Episoder

  • Il primo e più venerabile altare, sul quale il Signore stesso istituì il Sacrificio Eucaristico, era un tavolo di legno; esso è ancora conservato nella Cattedrale di Roma – cioè nella chiesa di S. Giovanni in Laterano. – Quando S. Pietro ebbe conquistato il senatore Pudens e la sua famiglia al cristianesimo, il santo Apostolo prese la sua residenza permanente nella sua casa. Lì anche il Principe degli Apostoli offrì il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo su un altare ligneo, che il santo Papa Silvestro I (314 - 335) tolse dalla Chiesa di S. Pudenziana per la Basilica di S. Giovanni in Laterano, dove è ancora visibile racchiuso nell’altare in marmo; esso è riservato esclusivamente al Papa per celebrarvi il Santo Sacrificio.

  • Il Sacrificio deve essere offerto in un luogo; per la celebrazione degli adorabili misteri del Corpo e del Sangue di Cristo, un luogo santificato è indubbiamente appropriato. Chiese e cappelle dedicate costituiscono il luogo più remoto del sacrificio; il luogo più prossimo del sacrificio è l'altare consacrato. Con un permesso speciale, la Santa Messa può essere celebrata all'esterno di un santuario, ad esempio all'aria aperta, nelle case, nelle prigioni.

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  • "Perché questo unguento non fu venduto per trecento denari e dato ai poveri?" Sotto il mantello della carità, l'ipocrita nascondeva una bassa avarizia. Perché ha detto questo, osserva il Vangelo, non perché si prendesse cura dei poveri, ma perché era un ladro e non aveva fede in Gesù né amore per Lui (Gv 12, 1-6). Di regola, i fedeli che possiedono un amore ardente e più pratico verso il loro prossimo, sono anche i contributori più generosi e lieti allo splendore e al ricco ornamento della casa di Dio. Dove i mezzi e le circostanze non permettono molta spesa per l'esibizione nel culto divino, almeno si può e si deve avere cura che tutte le cose relative al culto divino siano tenute, per quanto possibile, ordinate e pulite: lasciarle riposare nella polvere e nella sporcizia, usarle in una condizione lacerata e trascurata per la celebrazione della Santa Messa, è altamente sconveniente, irriverente e più o meno peccaminosa. I vasi sacri e i paramenti sacri non possono essere sempre e ovunque ricchi e preziosi, ma in ogni momento possono e devono essere completamente puliti e sufficientemente belli. 2. Per quanto siano perfetti gli articoli destinati al Santo Sacrificio in relazione al loro valore intrinseco, alle loro decorazioni artistiche e alla loro bellezza, essi non sono ancora adatti per essere utilizzati per il culto divino; la maggior parte di essi richiede una precedente benedizione o consacrazione, per essere adatti alla loro destinazione eccelsa e sublime. Tutto ciò che è destinato ad essere portato in connessione diretta e intima con il Santo Sacrificio, deve essere prima ritirato dall'uso profano ed essere particolarmente dedicato al servizio dell'Altissimo, cioè, deve essere reso un oggetto sacro (res sacra). – Per mezzo della benedizione e della preghiera della Chiesa, gli oggetti liturgici non solo sono resi sacri, ma diventano anche capaci di produrre vari effetti salutari su coloro che li usano devotamente e vengono in contatto con loro. – Questi oggetti benedetti o consacrati sono, per così dire, trasferiti dal dominio della natura nel regno della grazia, e diventano la proprietà speciale di Dio; così hanno in sé qualcosa di divino. Essi non devono in alcun modo essere irriverentemente trattati, né mai essere impiegati per usi profani, ma devono sempre essere considerati, usati e tenuti con grande riverenza; per quanto riguarda il modo di usarli e trattarli (toccandoli e lavandoli), la Chiesa ha stabilito delle indicazioni che devono essere coscienziosamente osservate. La formula prescritta dalla Chiesa nel suo rituale per la benedizione o la consacrazione di questi oggetti deve precedere il loro uso nel Santo Sacrificio, viceversa non possono prestarsi per tale uso. Poiché gli oggetti benedetti per il culto divino sono portati più o meno strettamente in connessione con i santi misteri della Messa, essi acquisiscono inoltre per il loro uso nel culto divino un carattere sacro.

  • Lo splendore e la ricchezza degli ornamenti servono, quindi, in primo luogo a
    glorificare Dio e, inoltre, a promuovere l'edificazione e la salvezza degli uomini. Quando
    nella celebrazione del servizio divino si utilizzano utensili e paramenti preziosi, allora i
    fedeli cristiani sono in modo più suggestivo e vivo colpiti dalla sublimità e dall'adorabilità
    dei misteri celebrati; i presenti si trovano innalzati al di sopra della vita quotidiana

  • Nel Sacrificio Eucaristico la Chiesa Cattolica possiede il “sole” del suo culto divino, così come il cuore della sua vita di grazia e virtù, il suo sommo bene, la sua più grande ricchezza ed il suo tesoro più prezioso. Perciò essa ha sempre esercitato tutta la sua energia e la sua cura per celebrare questo sublime ed eccelso mistero di fede nel modo più degno.

  • c) Vigilanza
    Ben amato Cristiano, se tu morissi proprio in questo momento, dove andresti? O se la tua sorte per l'eternità dovesse essere decisa prima che cali la notte, i tuoi conti sarebbero pronti? Oh! Quanto non daresti per ottenere da Dio un altro anno, un mese, o anche un giorno in più, per prepararti al giudizio? Perché dunque, ora che Dio ti dà questo tempo, non fai i conti della tua coscienza?

    Se ora stai vivendo nel peccato, devi abbandonarlo prima della morte. Ma se prima o poi devi rinunciarvi, dice sant'Agostino, perché non rinunciarvi adesso? A che scopo rimandare la tua conversione? - se non per mettere a rischio la tua salvezza eterna? Quel denaro che ti è stato prestato e che non hai mai restituito; quel denaro che hai ottenuto con l'inganno che hai confessato ma non restituito; quel peccato di impurità che continui a commettere senza confessarti come se non fosse proprio peccato, o, se lo è, Dio farà un'eccezione nel tuo caso; quel peccato così personale ed imbarazzante che non hai mai osato confessarlo, e quindi non ti è mai stato perdonato?
    È forse impossibile che questo sia per te l'ultimo giorno? «Stolto», dice Nostro Signore nella parabola, «questa stessa notte ti sarà richiesta l'anima tua» (Lc 12,20). Hai provveduto alla tua vita, ma che cosa hai provveduto alla tua morte?

    Quando qualcuno prende in prestito da te una grossa somma di denaro, ti prendi cura di ottenerne una garanzia scritta. Chissà, dici, cosa può succedere? Ma quando è in gioco l'Eternità, perché non dici: chissà cosa può succedere? Se tu perdessi una somma di denaro, non tutto andrebbe perduto, anche se fosse tutto quello che avevi... Ma se alla morte perdessi l'anima, allora veramente avrai perso tutto.

    Immagina una persona a cui viene detto che tra poco avrà luogo un processo, da cui dipenderà la sua vita e tutta la sua proprietà: con quanta fretta non cerca un abile consiglio per perorare la sua causa! Quanto poco tempo perderebbe nell'adottare ogni mezzo per assicurarsi un risultato favorevole! Ma che dire di noi? Sappiamo per certo che la più importante di tutte le cause - la vicenda della salvezza eterna - sarà presto determinata: anzi può avvenire in qualsiasi momento, e tuttavia non ci pensiamo.

  • La Chiesa desidera e vuole che tutti gli oggetti di culto, quanto a materiale e forma, siano il più perfetti possibile, cioè che rispondano alle esigenze dell'arte cristiana e alle esigenze pratiche della liturgia. I materiali impiegati ai fini del culto divino dovrebbero essere non solo genuini e solidi, ma anche - per quanto possibile - preziosi, ricchi ed eccellenti. Il materiale prezioso, inoltre, dovrebbe avere una forma corrispondentemente bella, ornamentale e artistica, oltre che pratica e adatta al suo scopo. – Ma perché la Chiesa ha tanto a cuore "la bellezza della casa di Dio e il luogo dove abita la sua (eucaristica) gloria" (Sal 25, 8)? Perché Essa si diletta nell'ostentazione di sfarzo, ricchezza, splendore nella casa di Dio e nel culto divino - specialmente all'altare durante la celebrazione del Santissimo Sacrificio? In risposta a questa domanda, il cuore del devoto cattolico non chiederà una lunga risposta; basta un semplice sguardo all'altare e ciò spiega tutto, lo convince che è proprio come dovrebbe essere, che non dovrebbe essere altrimenti, – uno sguardo all'altare sul quale giorno dopo giorno il cielo con la sua maestà e grazia scende nella Santa Messa. I misteri del Sacrificio Eucaristico sono così eccelsi e sublimi, così santi e così divini, che per la loro degna celebrazione nulla può essere troppo prezioso. – Con il Suo prezioso sangue l'Agnello Immacolato di Dio ci ha acquistati e ci ha riscattati: questo sangue redentore del mondo, questo riscatto inestimabile, rispetto al quale tutte le cose transitorie sono nulla, tutti i tesori della terra sono inutile polvere e cenere, – questo prezioso sangue versato così abbondantemente e generosamente, scorre ogni giorno sull'altare e riempie il calice: l'uomo non dovrebbe allora offrire con gioia e letizia ciò che è più nobile, magnifico e bello nelle produzioni della natura e nelle creazioni dell'arte, per celebrare degnamente questo sublime, celeste Sacrificio? L’oro, l’argento e le pietre preziose della terra forse troppo pregiate per il culto eucaristico, alla cui celebrazione i figli della Chiesa militante emulano i cori gloriosi degli spiriti benedetti, che davanti al trono di Dio e dell'Agnello per tutta l'eternità cantano il nuovo cantico, l'inno di adorazione: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello, benedizione e onore e gloria e potenza nei secoli dei secoli" ? (Ap 5, 9-13). Se i cieli si aprissero e il Re della Gloria apparisse in visibile splendore sull'altare, con quali ornamenti e con quale ricchezza non adorneremmo la casa di Dio per riceverLo degnamente? Ora, il fatto che sull'altare Egli vela la Sua gloria sotto le semplici e umili apparenze sacramentali, viene a noi e rimane con noi in tale profondo nascondimento, umiliazione e abbassamento, non è certamente ragione per onorarLo meno; – al contrario, più Egli si abbassa e si nasconde per amore nostro, più fervida dovrebbe essere la gratitudine dei Suoi figli intenti a decorare i Suoi altari con tutto ciò che di più costoso e prezioso hanno a disposizione.

  • Nel Sacrificio Eucaristico la Chiesa Cattolica possiede il “sole” del suo culto divino, così come il cuore della sua vita di grazia e virtù, il suo sommo bene, la sua più grande ricchezza ed il suo tesoro più prezioso. Perciò essa ha sempre esercitato tutta la sua energia e la sua cura per celebrare questo sublime ed eccelso mistero di fede nel modo più degno.

  • L'uomo “continua a combattere, si sforza, soffre qui sulla terra; per cui è attratto dal suo
    Redentore, che gli appare non nello splendore della Sua gloria, ma in un’indicibile
    umiliazione, che gli è presente in sacrificio, la cui discesa sull'altare è un oggettivo e vero
    memoriale della Sua passione. Così il cuore umano, peccatore e colpevole, desidera avere
    vicino il suo Dio, ha bisogno che Egli non appaia come il Dio giusto che vendica il peccato,
    ma come la vittima che ha sopportato le nostre infermità e tolto i nostri dolori, sulla quale il
    Padre ha posto l'iniquità di tutti noi! (Is 53, 6). Così il cuore umano, debole e afflitto, ha
    necessità che in questa vita, finché ne fanno parte la prova e il lutto, il peccato e la
    tentazione, possa essere in grado di guardare al Sommo Sacerdote che, provato in tutte le
    cose, ‘ha compassione per la nostra fragilità’.

  • Nessuna penna è in grado di descrivere lo zelo ardente, la generosità, l'energia, la
    purezza del cuore e la grandezza dell'anima, la magnanimità e la mitezza, la pazienza e la
    negazione di sé – in breve, lo spirito e l'amore di sacrificio che sono scaturiti dall'altare per
    più di diciotto secoli, e fatti da milioni di figli della Chiesa che offrono sacrifici santi per
    compiacere Dio (Rm 12, 1). Anche noi dovremmo aspirare ad essere fra questi suoi buoni
    figli, che costituiscono la sua corona e la sua gioia (Fil 4, 1); dovremmo fare di noi stessi un
    sacrificio a Dio e per i nostri simili conducendo una vita pura e casta, attiva e paziente,
    devota e caritatevole – una vita di sacrificio.

  • Amano davvero i genitori, i fratelli e le sorelle, ma Gesù, che amano più del padre e della
    madre, le ha chiamate, ed esse rispondono con gioia alla Sua chiamata, tengono stretto il
    velo e la corona di spine dicendo: “Rinuncerò a tutto per amore di Cristo, per servirlo nella
    persona dei poveri e dei malati”. Negli ospedali, nelle prigioni, nei manicomi, vediamo quali
    tesori di paziente carità e di gioiosa devozione vengono elargiti per il sollievo e la
    consolazione dei poveri, degli oppressi e degli afflitti dall'umanità.
    La carità, nella veste della religione, che per scelta volontaria visita tali dimore di miseria e di
    sofferenza, non solo transitoriamente, ma le sceglie come luogo costante di dimora, anche
    scegliendo come propria una tale vita tra i poveri e i miserabili – una tale carità dà più del
    pane, più dell'oro: sacrifica la libertà, la salute e la vita per servire Cristo che vede con
    l'occhio della fede nascosto sotto gli stracci dei poveri distesi sul letto di malattia. All'altare,
    alle nozze dell'Agnello, la Chiesa conduce “le sue anime vergini scelte, che per amore
    volontario e devoto, si sono sacrificate interamente a Lui, che qui celebrano ogni giorno di
    nuovo il loro sposalizio con lo Sposo Divino, e che non chiedono a Lui nient'altro che questo,
    come il più grande dei Suoi favori, che sia loro permesso di sacrificarsi come Lui ha fatto per
    i fratelli.
    Lì l'amore sublime e santo del sacrificio viene ogni giorno riacceso, perché il sacrificio è
    amore e l'amore si dimostra nel sacrificio. Questo santo amore per il sacrificio non solo ha
    eretto ospedali per i poveri e gli abbandonati, si è imprigionato con i prigionieri nelle loro
    dimore infette, ma, come Sandoval e il Beato Pietro Claver, è divenuto per sempre schiavo
    degli schiavi. Dove mai c'è stata una creatura così sfortunata, così miserabile e deplorevole,
    così abbandonata ed emarginata, nel cui misero tugurio questo santo amore di sacrificio non
    sia entrato, per abbracciarla e baciarle le ulcere, a quale miserabile divano non si
    inginocchierebbe, come un gioioso aiutante, per lavarle i piedi? Una tale carità è andata
    implorando l'amore di Dio alle porte dei ricchi ed ha elargito l'elemosina ricevuta a chi
    patisce la fame.
    È questo amore di sacrificio, che diviene un bambino con il bambino, per condurre i cuori dei
    bambini al loro Salvatore, che, dimenticandosi di sé, diventa debole con i deboli, piange con
    coloro che sono nel dolore, diventa tutto a tutti, per ottenere tutto a Cristo” (Hettinger).

  • In nessun momento della sua esistenza la Chiesa cattolica cessò mai di opporre alle passioni
    prevalenti dell'avarizia, del godimento eccessivo, dell’effeminazione e sensualità, l'esempio
    di generosa rinuncia al mondo, di mortificazione volontaria della carne, di un amore
    disinteresato a Dio e al prossimo. Perciò troviamo sotto la sua egida Ordini religiosi e
    Congregazioni che sempre spuntano e fioriscono, i cui membri, con la loro libera scelta e
    con una santa emulazione, rompono e mettono da parte tutti i legami mondani, affinché
    possano seguire senza ostacoli Gesù sofferente, perseguitato, crocifisso, e in perfetta
    obbedienza, santa povertà e purezza verginale, possano salire sulle vette della santità, e
    innalzarsi ad un’intima unione con Dio, il Bene Supremo.

  • I confessori, che appartenevano a tutte le condizioni di vita, - non erano tutti copie della Vittima Divina, sebbene non fossero autorizzati a versare il proprio sangue? Tutta la loro vita è stata una “croce e un martirio"; perchè essi, “di cui il mondo non era degno”, sono stati "crocifissi per il mondo, e il mondo è stato crocifisso per loro". La loro vita è stata spesa nel servire Dio nella devozione ininterrotta e nella penitenza severa, nella grande povertà e nelle ardue fatiche; come frutto della loro vita di sacrificio, hanno lasciato ai loro simili il buon odore della loro santità, il lustro del loro esempio e l'efficacia delle loro preghiere. E le sante vergini rinunciarono a tutto l'amore terreno, per consacrarsi interamente all'amore celeste del loro Divino Sposo e “per seguire l'Agnello ovunque Egli vada”; si mantennero pure nel corpo e nell'anima, per servire indisturbate il Signore del cielo e della terra, il Re del loro cuore, e per compiacere Lui solo. Con S. Agnese esclamarono gioiosamente: “A Lui, la cui bellezza ammirano il sole e la luna, sono sposata”, - e sulle loro labbra era incessantemente il detto preferito di S. Cecilia: “Il mio cuore e il mio corpo rimarranno integri, perchè non possa essere svergognata!”. Sono riuscite a conservare fresco e immacolato il fiore celeste della verginità e della purezza, consacrato a Dio, solo annaffiandolo con la rugiada della preghiera incessante e coprendolo con le spine della mortificazione costante, cioè, con una vita di incessante sacrificio. Questi grandi e onorati Santi, che brillano nel firmamento celeste della Chiesa numerosi come le stelle del cielo, con la loro luce e brillantezza proclamano la gloria di Dio, che “è meraviglioso nei Suoi Santi”, e la fama della Chiesa cattolica, nel cui seno diventati santi. Essi sono il frutto più maturo e pregiato del prezioso Sangue che brilla nel calice sull'altare. Nessun santo sarebbe possibile, se la Chiesa non possedesse il Sacrificio e il Banchetto Eucaristico; perché solo dalla fonte celeste del sacrificio sgorga il potere, il coraggio, l'ispirazione e la resistenza necessari per affrontare i sacrifici richiesti da una vita di santità. Perché una tale pienezza di virtù eroica, un tale zelo per l'auto-rinuncia, una tale dedizione senza riserve al servizio di Dio e del nostro prossimo, un tale sacrificio universale e ininterrotto, come è compreso nella santità cristiana, può svilupparsi e prosperare solo nel terreno fertile e ben innaffiato della Chiesa, dove le acque della salvezza e della grazia fluiscono incessantemente dall'altare in cuori aperti e volenterosi, per vivificarli e rinfrescarli, per introdurli e rafforzarli in una vita e morte di lieto sacrificio.Oltre a questi santi eminenti, la Chiesa possiede sempre un numero infinito di altre anime nobili e perfette, le cui vite sono segnate da uno spirito di sacrificio, molto al di là di quanto richiesto dai Comandamenti Divini. Dio solo conosce e conta il numero delle anime magnanime e nobili, che nel santuario del chiostro o nel mondo hanno condotto e conducono vite distaccate dal mondo; consacrate a Dio e piene di sacrifici incomprensibili all'uomo naturale.

  • La vita sacrificale della Chiesa può assumere forma e manifestarsi solo nei suoi
    membri, i singoli fedeli. Ma la vita e le azioni dei figli di Dio porteranno il carattere del
    sacrificio ad un grado tanto più alto, quanto più saranno riempiti e penetrati dallo spirito di
    Cristo e della Sua Chiesa, ovvero, quanto più virtuosi, perfetti e santi saranno. La santità
    consiste essenzialmente nell'intenzione e nella volontà di sacrificarsi, nel sacrificio e nella
    sofferenza. Senza lo spirito del sacrificio la perfezione e la santità non possono essere
    raggiunte, né conservate, né aumentate. Per quanto varia sia la vita interiore ed esteriore dei
    Santi di Dio, tutti concordano sul fatto che tutta la loro vita e le loro azioni portano il carattere
    del sacrificio, il marchio del sacrificio di sé.

  • Essi hanno tratto questo eroismo, questa letizia nel loro sacrificio, principalmente dal Sacrificio e dal Sacramento dell'Eucaristia; poiché la Chiesa afferma che sull'altare viene offerto quel Sacrificio in cui ogni martirio ha la sua origine e la sua fonte, e che il Signore, con i suoi meravigliosi misteri, donava ai martiri quella forza e quella grazia invincibili, con le quali, nel loro sanguinoso combattimento, trionfavano sui dolori e sui terrori di una morte violenta. L'intima e suggestiva connessione tra il martirio cristiano e il sacrificio eucaristico è simbolicamente espressa dalla conservazione delle reliquie dei martiri nell'altare sul quale si celebra la Messa.

  • Per crucem ad lucem – la via della Croce conduce alle gioie della vittoria; attraverso la miseria e la morte viene raggiunto il trionfo. Come nella vita terrena di Cristo, così nella vita della Chiesa predominano il combattimento e la fatica, il dolore e la sofferenza; ma proprio come Cristo, anche nei giorni della Sua umiliazione e nascondendo la Sua divinità sotto la forma di un servo, ha rivelato il suo potere e la gloria divina, così anche nella storia della Chiesa non mancano brillanti vittorie militanti e trionfi gloriosi. Da quando il giudizio è stato emesso sul mondo e il principe del mondo è stato scacciato (Gv 12, 31), la Chiesa è e rimane, anche in catene e in mezzo all'oppressione, il potere morale dominante del mondo. Ma come la Chiesa non è un regno di questo mondo, così anche i suoi combattimenti, le sue vittorie e i suoi trionfi non sono di carattere terreno. Essa combatte e conquista, come ha fatto Cristo, con l'apparente follia e debolezza della Croce; con apparenti sconfitte raggiunge il trionfo, – e tutte le volte che il mondo eleva il suo canto funebre, Essa alza di nuovo la testa, trionfante nella gioiosa coscienza della sua vita imperitura, e guardando dall'alto in basso i suoi nemici e persecutori che si ammucchiano nella polvere, ogni volta intona esultante il suo cantico di ringraziamento: "Cantiamo al Signore; perché si è mostrato grandemente glorioso: ha precipitato in mare il cavallo e il cavaliere!" (Es 15, 1). –

  • Il Salvatore condusse il Suo popolo fuori dall'Egitto, lo sostenne con pane dal cielo, lo
    rinfrancò con dolci acque dalla roccia e gli diede uno scettro regale; – e in cambio cosa fece
    il Suo popolo a Lui? Fece una croce per il suo Salvatore, con una lancia Gli trafissero il
    fianco, Lo riempirono di colpi e piaghe, Gli diedero da bere aceto e fiele, Gli conficcarono sul
    capo una corona di spine. La Chiesa è trattata allo stesso modo.
    Nostro Signore le ha lasciato in eredità il patrimonio delle Sue sofferenze; sì, è Lui stesso che
    continua a soffrire nella Sua Chiesa, è Lui stesso che è perseguitato nella Sua Chiesa (At 9,
    4). Essa è la Sposa di Gesù Cristo – il Crocifisso; ma come la vera Sposa di un Re coronato
    di spine, appare solo negli ornamenti delle sofferenze, in quanto anch'essa è carica della
    croce e con la fronte circondata da una corona di spine, anch’essa attraversa molte
    tribolazioni fino alla gloria del cielo.

  • Questo eroismo, questa pienezza di un amore che rinuncia al mondo e si sacrifica, si trova
    solo in seno alla Chiesa Cattolica, poiché è solo dentro di essa che scorrono queste fontane
    del Salvatore, da dove scaturisce quell'energia di vita e di amore nei deboli cuori umani, per
    rafforzarli e animarli ad una vita di sacrificio superumano. Le molteplici società e istituzioni di
    carità cristiana e di opere buone, che lo spirito di sacrificio ha sempre fondato nella Chiesa,
    sono frutti preziosi dell'Albero eucaristico della vita.
    Ovunque l'altare sacrificale è stato distrutto o abbattuto, tali istituzioni non si sono più viste,
    o almeno non prosperano, ma vivono solo un’esistenza stentata e miserabile. Poiché solo
    dove tali opere e servizi di benevolenza sono intraprese per amore di Dio e permeate dal
    dolce spirito del sacrificio, esse porteranno l'impronta di un motivo superiore, riceveranno la
    benedizione del Cielo, e attrarranno e conquisteranno i cuori degli uomini.
    Al contrario, dove la società, indipendentemente dalla religione, promuove opere simili
    "senza Dio e senza Cristo", esse degenerano in istituzioni secolari o sociali, e sono
    considerate semplicemente come mezzi per ottenere sussistenza, emolumenti, ricchezza,
    ricompense o vantaggi temporali. Ovunque la fede religiosa, la speranza cristiana e uno
    spirito santo di sacrificio di sé non esistono più in una comunità per infiammare e allargare il
    cuore, lì pone base un agghiacciante egoismo che diffonde la sua rovina funesta in tutti i
    ranghi e condizioni di vita.

  • Questo eroismo, questa pienezza di un amore che rinuncia al mondo e si sacrifica, si trova
    solo in seno alla Chiesa Cattolica, poiché è solo dentro di essa che scorrono queste fontane
    del Salvatore, da dove scaturisce quell'energia di vita e di amore nei deboli cuori umani, per
    rafforzarli e animarli ad una vita di sacrificio superumano. Le molteplici società e istituzioni di
    carità cristiana e di opere buone, che lo spirito di sacrificio ha sempre fondato nella Chiesa,
    sono frutti preziosi dell'Albero eucaristico della vita.
    Ovunque l'altare sacrificale è stato distrutto o abbattuto, tali istituzioni non si sono più viste,
    o almeno non prosperano, ma vivono solo un’esistenza stentata e miserabile. Poiché solo
    dove tali opere e servizi di benevolenza sono intraprese per amore di Dio e permeate dal
    dolce spirito del sacrificio, esse porteranno l'impronta di un motivo superiore, riceveranno la
    benedizione del Cielo, e attrarranno e conquisteranno i cuori degli uomini.