Episodes

  • In un mondo che corre veloce, dove il ticchettio dell’orologio scandisce i ritmi frenetici della vita quotidiana, la cultura italiana ci offre un ricco repertorio di espressioni che invitano al relax, per ricordarci l’importanza di trovare momenti di pausa e di piacere tra gli impegni di tutti i giorni.













    Come Esprimere il Relax in italiano







    1. STACCARE LA SPINA



    Cosa succede quando si stacca la spina a un elettrodomestico? Smette di funzionare, e “si riposa”, no? Bene, la stessa cosa vale anche per noi esseri umani, in senso figurato.



    Questa espressione indica la sensazione di relax in cui è possibile estraniarsi e allontanarsi dal mondo esterno e ricaricare le proprie batterie e la propria energia.



    Esempio:



    Ogni volta che ho bisogno di staccare la spina, vado in montagna.







    2. RICARICARE LE PILE



    Questa espressione significa fare una pausa per recuperare le energie perse. Come si fa con le pile scariche, che si attaccano alla corrente per dar loro nuova energia.



    Esempio:



    Questi ultimi mesi sono stati davvero stressanti. Adesso ho bisogno di ricaricare le pile prima di cominciare di nuovo!







    3. FARE UNA PENNICHELLA



    La pennichella è il riposo che si fa nelle prime ore del pomeriggio (chiamato anche “pisolino”), dopo pranzo, generalmente di breve durata.



    Si può usare l’espressione “fare una pennichella” anche per altri momenti della giornata, ogni volta che si ha bisogno di qualche minuto con gli occhi chiusi per recuperare le forze.



    Esempio:



    Quando mi sento sopraffatta dal lavoro, faccio una pennichella e mi riprendo subito!







    4. PRENDERSELA COMODA



    Questa espressione indica il fare tutto con molta calma, senza fretta, procrastinando il più possibile e riducendo al minimo lo stress.



    Esempio:



    Abbiamo chiuso l’affare con i nuovi clienti e abbiamo guadagnato un bel po’… Adesso possiamo prendercela comoda per qualche settimana.







    5. RELAX TOTALE!



    Questa espressione enfatizza una sensazione di profondo relax, durante la quale non si vuole fare proprio nulla.



    Esempio:



    Finalmente sono arrivate le ferie! Da domani relax totale! Si dorme tutto il giorno e non si pensa al lavoro!







    6. PERDERE LA COGNIZIONE DEL TEMPO



    Questa espressione indica l'essere in uno stato di tale rilassamento che provoca un disorientamento momentaneo: non ci si rende conto di che ore siano e di quanto tempo sia passato dall’ultima volta che un’attività è stata svolta.



    Esempio:



    L’altro giorno, nel pomeriggio, ho dormito così tanto che quando mi sono svegliata avevo perso proprio la cognizione del tempo. Pensavo che fosse già la mattina dopo!







    7. ESSERE SULLE/TRA LE NUVOLE



    Guardare le nuvole da vicino provoca sicuramente una sensazione di relax, ad esempio quando siamo su un aereo.



    Questa espressione indica la sensazione di profondo relax in cui si è completamente lontani dal mondo e non ci si rende conto della realtà circostante. Come se non si vivesse più sulla Terra ma, appunto, tra le nuvole.



    Esempio:



    Sveglia! Ti sto parlando ma sembra che tu sia tra le nuvole!







    8. MERITATO RIPOSO !



    Questa è un'esclamazione usata quando si viene fuori da una situazione pesante e stancante e ci si sente di meritare del buon relax.



    Esempio:



    Aaaah! Finalmente abbiamo finito il video! Meritato riposo!







    9. LASCIARSI ANDARE



    Questa espressione indica il “rilassarsi” nel senso di non pensare più a niente e cadere in una sensazione di abbandono totale.



    Esempio:



    Sei troppo tesa: lasciati andare per una volta! Vedrai che le cose si sistemeranno!







    10. ANDARCI PIANO



    Questa espressione significa fare tutto con calma per non ritrovarsi stressati o, se lo si è, per ridurre al minimo lo stress.



    “Andarci piano con qualcosa” significa “procedere con moderazione”, “comportarsi con cautela”.



    Esempio:



    Ti stai preoccupando troppo in questo periodo… Vacci piano! Altrimenti la tua salute ne risente!



  • In questa lezione imparerete delle espressioni provenienti direttamente da film italiani che potete usare nelle conversazioni della vostra vita di tutti i giorni (e che stupiranno gli italiani!).



    Pronti?













    CITAZIONI di film che usiamo QUOTIDIANAMENTE



    Ricordati che devi morire (“Non ci resta che piangere”, 1984)



    La citazione "Ricordati che devi morire" viene dal film italiano "Non ci resta che piangere" del 1984, diretto da Massimo Troisi e Roberto Benigni.



    I protagonisti viaggiano indietro nel tempo e si ritrovano nel 1492 in un borgo toscano. La frase viene pronunciata da un frate diverse volte consecutivamente.



    Riflette il tema della morte presente nel film in un modo leggero e umoristico, tipico dello stile comico dei registi Troisi e Benigni.



    La citazione è la traduzione della famosa frase latina “Memento mori” (promemoria della morte e della brevità della vita), che invita le persone a vivere una vita piena, con questa consapevolezza.



    Dopo l’uscita del film, la citazione in italiano è diventata molto popolare ed è stata utilizzata anche da diversi comici italiani nel corso degli anni, sempre con un’accezione umoristica. Di conseguenza, anche gli italiani la usano frequentemente, sia per invitare l’interlocutore a godersi il momento e la vita, tenendo presente che dura poco, sia in senso ironico. 







    E io pago! (“47 morto che parla”, 1950)



    La citazione appartiene a Totò (nel personaggio di un barone avaro) ed è una delle sue battute più famose.



    Nel film Totò, ogni volta che qualcuno sta sprecando delle risorse da lui offerte, ci tiene a specificare che lui è sempre quello che ci rimette e che tira fuori i soldi.



    Questa espressione viene ancora usata quotidianamente, soprattutto da chi deve pagare per gli altri.



    Per esempio, la dicono i genitori ai propri figli, la dice il collega o l’amico che finisce per offrire sempre a tutti e così via.







    Buongiorno, principessa! ("La vita è bella”, 1997)



    La citazione "Buongiorno principessa!" è tratta dal film italiano "La vita è bella", diretto da Roberto Benigni e uscito nel 1997.



    Nel film, il personaggio interpretato da Roberto Benigni, Guido, usa questa frase come saluto per esprimere il suo amore nei confronti di Dora e il desiderio di farle vedere la bellezza e la gioia anche in mezzo all'oscurità e alla tragedia dell’Olocausto.



    "La vita è bella" è ambientato durante l'Olocausto e Guido cerca di proteggere suo figlio e sua moglie dalla realtà brutale del campo di concentramento in cui si trovano, trasformando la loro situazione in un gioco di immaginazione, per regalargli momenti di felicità in un contesto così drammatico.



    Oggigiorno, usiamo questa citazione sia con la stessa sfumatura affettuosa originale, sia in senso più ironico, ad esempio se qualcuno si sveglia tardi o con una faccia completamente sconvolta.







    Non posso né scendere né salire ("Tre uomini e una gamba”, 1997)



    Questa citazione viene dal film "Tre uomini e una gamba”, una famosa commedia italiana del 1997 diretta da Aldo, Giovanni e Giacomo, che sono anche i protagonisti del film.



    Tre amici si trovano coinvolti in una serie di ostacoli e situazioni comiche mentre cercano di consegnare una gamba di legno (costosa scultura di un famoso artista).



    Aldo pronuncia questa frase perché, sceso dalla macchina per cercare Giacomo, si avventura tra le rocce in infradito e si ritrova bloccato. 



    Oggigiorno questa espressione viene utilizzata per indicare una situazione problematica in cui qualsiasi soluzione potrebbe portare a un risultato negativo.







    Il mio falegname con 30 mila lire lo faceva meglio ("Tre uomini e una gamba”, 1997)



    Usata per criticare la qualità di un lavoro o di un prodotto che però è costato molto.



    Suggerisce che sarebbe stato possibile ottenere un risultato migliore a un prezzo inferiore, magari dal proprio “uomo di fiducia”.



    Anche questa viene dal film “Tre uomini e una gamba”.



  • Missing episodes?

    Click here to refresh the feed.

  • Quante volte vi sarà capitato di sentire o dire a qualcuno “Sei pazzo!”? Bene, sicuramente avevate tutte le ragioni. Però, questa frase è un po’… come dire… banale! In questo articolo scoprirete tutte le alternative a questa espressione!

















    Smettila di dire "SEI PAZZO": di' questo invece!



    Vediamo come potete sostituire "SEI PAZZO!" la prossima volta!







    1. SEI FOLLE!



    Si tratta di un’alternativa abbastanza neutra. Infatti, “folle” è un sinonimo di “pazzo”.Potremmo tranquillamente anche usare “matto” (“Sei matto!”), dal momento che anche “matto” è un sinonimo di “pazzo”.



    Esempio:- Sei folle nel buttarti in questa avventura senza la minima esperienza!- Hai speso tutto il tuo stipendio per comprare questa borsa, sei folle!







    2. SEI MATTO DA LEGARE!



    Questa espressione fa riferimento a un indumento usato in passato per “contenere” la gente considerata pazza: la camicia di forza. Con questa si legavano le persone che venivano considerate incontrollabili, impedendo loro di muoversi.



    Esempio:Voi siete matti da legare: volete fare bungee-jumping con questo ventaccio?!







    3. TI SEI BEVUTO IL CERVELLO!



    Immaginate se potessimo berci il cervello! Rimarremmo senza il minimo segno di razionalità a guidarci… Ecco appunto il senso di questa espressione!



    Esempio:Ti sei bevuto il cervello? Hai speso tutti quei soldi per una maglia!







    4. SEI SVITATO!



    Il significato originale di “svitato” è “non più o non del tutto avvitato”, usato in riferimento a cose come bulloni o tappi.Però nel linguaggio familiare questo aggettivo ha assunto il significato di “pazzo”, volendo significare che la testa non è ben serrata (“avvitata”) sul collo, e non è quindi salda e fa fare o dire cose bizzarre, irrazionali.



    Esempio:La mia amica è completamente svitata: va ogni sera in discoteca fino alle 4 del mattino e alle 9 è ufficio! In pratica non dorme mai… Finirà per rovinarsi la salute…







    5. ESSERE/USCIRE FUORI DI SENNO



    Per “senno” si intende “la capacità di intendere, giudicare e operare nel modo più giusto e conveniente”.Perciò, se si esce (o si è) fuori da questa capacità, ovviamente non si è lucidi e si agisce in modo bizzarro.



    Esempio:L’uomo che ha investito quella signora era fuori di senno! Sono intervenuti ben quattro poliziotti per fermarlo.







    6. ESSERE DA MANICOMIO/RICOVERO



    Il manicomio, originariamente, era il luogo in cui venivano ricoverati i malati di mente, una sorta di ospedale psichiatrico.È un termine molto delicato, di cui oggi si abusa, soprattutto in espressioni come questa. È ok se usata in contesti estremamente informali, ma altrimenti vi consiglierei di evitare di usarla perché potrebbe essere un po’ offensiva.



    Esempio:Ti rendi conto di ciò che fai? Sei da manicomio! Hai sbagliato tutto dopo che te l’avevo spiegato per ben 5 volte!







    7. ESSERE CON LE ROTELLE FUORI POSTO



    Si tende a immaginare la testa come una serie di ingranaggi (a rotelle) che si muovono perfettamente in sincronia tra loro e che fanno funzionare tutto.Se però qualcuna di queste rotelle comincia ad andare fuori dal suo posto abituale, c’è un problema… Tutto si sballa… e si agisce in modo bizzarro.



    Esempio:Penserete che io sia con le rotelle fuori posto, ma non vedo l’ora di tornare a scuola dopo l’estate.







    8. PERDERE IL LUME DELLA RAGIONE



    La ragione è spesso associata alla luce (si pensi al periodo storico chiamato Illuminismo…). Se si perde questa luce… beh… si perde la ragione! E quindi non si ragiona più bene e di conseguenza si impazzisce.



    Esempio:Questa guerra contro i suoi fratelli gli ha fatto perdere il lume della ragione! Adesso odia tutti…







    9. SEI SQUILIBRATO!



    L’aggettivo “squilibrato” è un sinonimo di “pazzo”, in quanto fa riferimento al fatto di non avere il giusto equilibrio psichico.



    Esempio:Sei un po’ squilibrato: come ti viene di chiederle di uscire e andare a mangiare sushi se sai che non mangia pesce!







    10. SEI FUORI DI TESTA!



  • Quali sono le espressioni idiomatiche italiane più bizzarre, assurde e divertenti, ma anche più utilizzate?



    Scopriamole insieme! 













    12 Espressioni Idiomatiche Italiane Simpatiche



    Cominciamo subito!



    1. Lasciare/Rimanere di stucco



    Lo stucco è un impasto a base di gesso, calce o cemento con cui si realizzano generalmente le statue. 



    RIMANERE DI STUCCO



    Significa rimanere scioccati, immobili e imbambolati per lo stupore o la sorpresa o lo sbalordimento, proprio come statue di gesso. 



    Se qualcuno causa ciò a un’altra persona, allora dal suo punto di vista sarà LASCIARE (QUALCUNO) DI STUCCO.



    Esempio:



    Il discorso che ha fatto ha lasciato tutti noi di stucco: non sapevamo sapesse parlare così bene.







    2. Il cavallo di battaglia



    Il cavallo di battaglia era il cavallo parzialmente protetto da armatura che i cavalieri usavano in passato durante la guerra. Proprio perché questa era la sua funzione, era di solito particolarmente robusto e ben addestrato, e godeva di trattamento e alimentazione privilegiati. 



    Oggigiorno, l'espressione indica il meglio del meglio, il proprio pezzo forte, ciò in cui si è più bravi, l’opera migliore o un’attività, un argomento in cui si è più bravi e più preparati. 



    Esempio:



    Se verranno ospiti a cena, preparerò le lasagne. Sono il mio cavallo di battaglia! Così possiamo fare bella figura.







    3. Avere la coda di paglia



    Si dice di chi, non avendo la coscienza tranquilla, si discolpa senza essere accusato perché si sente chiamato in causa, coinvolto in un’affermazione, anche se non lo è realmente. 



    L’immagine viene da una favola in cui una volpe perde la propria coda e decide di usarne una di paglia, vivendo nella costante paura che essa possa prendere fuoco.



    Esempio:



    - Che strano, pensavo ci fosse ancora della torta in frigo…



    -Io non l’ho mangiata eh…



    -Nessuno ti stava accusando! Non avrai mica la coda di paglia?







    4. Cercare il pelo nell’uovo



    Significa essere eccessivamente meticolosi, perfezionisti all’estremo; cercare difetti in tutto e tutti, anche se impercettibili o addirittura assenti.



    Esempio:



    -Mi piacciono le tue scarpe, ma non le avrei usate con questo vestito perché sono di tonalità di verde un po’ diverse tra loro.



    -Vabbè adesso non cercare il pelo nell’uovo… è stato già abbastanza difficile trovare queste di questo colore.







    5.  Sputare il rospo



    Significa dire finalmente qualcosa che non si poteva o non si voleva dire in precedenza (una preoccupazione, un segreto…).



    Esempio:



    Forza! Sputa il rospo! Raccontaci chi era la persona che ti piaceva al liceo!







    6.  Darsi/Tirarsi la zappa sui piedi



    Significano entrambe auto-danneggiarsi involontariamente o in momenti di non lucidità (rabbia, paura…). 



    Un sinonimo potrebbe essere: "Scavarsi la fossa con le proprie mani".



    Esempio:



    Dicendole che sei bravo a scrivere ti sei dato la zappa sui piedi: adesso Sabrina ti chiederà sempre di scrivere cose per lei! 







    7.  Avere il dente avvelenato



    Significa provare risentimento, portare rancore verso qualcuno.



    Esempio:



    Mario ha ancora il dente avvelenato per quella vecchia storia con Luca, perciò non lo ha invitato al suo compleanno. 







    8.  O la va o la spacca



    Indica una scommessa, un azzardo “calcolato”: si conoscono i rischi e non si ha l'assoluta certezza di riuscire in ciò che si sta facendo, ma lo si fa comunque.



    Esempio:



    Dopo anni, ho trovato il coraggio di chiedere al capo un aumento. Sto andando proprio ora nel suo ufficio: non so come la prenderà, ma lo scopriremo… O la va o la spacca!







    9.  Qui gatta ci cova



    Usata se una situazione risulta strana o poco convincente, per indicare che c’è probabilmente qualcosa di losco o poco chiaro sotto.



    Il riferimento è al gatto inteso come animale furbo, che, in apparenza, si mostra ignaro e innocuo, mentre in realtà attende l'occasione buona per fare la sua mossa. 



  • È possibile insegnare l'italiano a un bambino straniero... a casa?













    Come Insegnare l'Italiano ai Più Piccoli (fuori dall'Italia)



    Volete insegnare l'italiano come lingua straniera ai vostri figli o nipoti all'estero. Come fare?



    Sicuramente un tipo di insegnamento più “serio” può dare al vostro piccolo delle buone basi.Perciò, se potete, scegliere un insegnante privato competente o un corso con altri bambini è sicuramente una buona opzione. Il bambino saprà che “deve” essere attento per quei 30 o 60 minuti e sicuramente finirà per imparare qualcosa.







    Però quel tempo “ufficiale” non è sufficiente! Sta a voi, poi, integrare quelle lezioni con delle attività a casa, da svolgere nella quotidianità.Avvertimento: munitevi di tanta pazienza. Servirà!







    1. Gli oggetti della quotidianità



    Sfruttate l’ambiente che vi circonda, usate gli oggetti della vita di tutti i giorni per far abituare il bambino alla nuova lingua e farlo immergere in essa. Per esempio, se siete in casa, prendete un oggetto e ditegli il nome. Se prendete una mela dal frigorifero, dite “MELA” e aspettate che il bambino la ripeta.



    Potete farlo con qualsiasi cosa: gli alimenti in frigo, i vestiti nell’armadio, i suoi giochi... Ma potete anche farlo fuori casa, per esempio al parco o al supermercato. Aiutato dal contesto, il bambino imparerà e ricorderà più facilmente il vocabolario.







    2. Non temere la ripetizione



    Nessuno impara una parola appena gliela dicono. Sarebbe bello no? Ma così come noi adulti abbiamo bisogno della ripetizione, altrettanto ne hanno bisogno i nostri piccoli.



    Non pretendete che possano imparare una parola solo dopo averla sentita e ripetuta una volta, ma continuate a ripetergliela giorno dopo giorno. Solo così, a furia di sentirla, la imparerà.







    3. 10 minuti al giorno



    Probabilmente all’inizio il vostro bambino (che già sta imparando i nomi delle cose nella sua prima lingua) non capirà perché ne debba imparare altri, in una lingua diversa, per gli stessi oggetti. Il rischio è che continuerebbe a chiamare gli oggetti con i loro nomi nella prima lingua.



    Perciò, una buona soluzione sarebbe quella di concentrare l’italiano in 10, 15, 20 minuti ogni giorno. Così il bambino saprebbe che in quel tempo deve solo usare l’italiano.Per esempio, nel viaggio in macchina per andare a scuola. Oppure prima di cena. O ancora durante la merenda. “Ok, adesso si parla in italiano. Pronti? Via! Chi sa come si chiama questo oggetto?” E via così.



    Ovviamente, dovete assicurarvi che in quell’arco di tempo si parli davvero solo italiano! Voi dovete interagire con il bambino solo in italiano e, se lui inizia a rispondere nella sua prima lingua, voi dovete fingere di non aver capito quello che ha detto e di non poterlo aiutare.



    Per esempio, se vuole del latte ma vi chiede del “milk” (o comunque usa la sua prima lingua), voi non glielo dovrete dare, fino a quando non dirà “latte”. Eh eh… una piccola sofferenza, ma necessaria!







    4. Una parola al giorno



    Un altro buon metodo per aiutare l’apprendimento potrebbe essere decidere di imparare una parola al giorno, ogni giorno alla stessa ora. Così il bambino aspetterà quel momento tutta la giornata.



    E ovviamente, quella sarebbe anche una buona occasione per ripassare le parole imparate fino a quelmomento. Repetita iuvant!







    5. Utilizzare il gioco



    Si sa: si impara molto di più quando ci si diverte. Perciò i giochi e le attività interattive sono un ottimo modo per insegnare al vostro bambino l’italiano come una lingua straniera.



    Esempi di giochi utili sono:STREGA COMANDA COLORE: come dice il nome stesso, questo è perfetto per ripassare o imparare i colori. Voi direte “Strega comanda color… (nome del colore)” e il bambino dovrà correre per toccare il colore scelto. Se riuscite a prenderlo prima che lo tocchi, sarà lui la strega al turno successivo. Ovviamente, il gioco è più divertente se lo si fa in tanti.

  • Può sembrare una cosa banale perché la facciamo da quando siamo bambini, però descrivere oggetti non è così facile come sembra, soprattutto se dobbiamo farlo in una lingua straniera. Continua a leggere per scoprire come farlo... in italiano!













    Come DESCRIVERE qualcosa attraverso i 5 sensi



    Le espressioni sono divise in base ai 5 sensi, perché la descrizione di qualsiasi cosa può avvenire in base a come si entra in contatto con quella cosa, se con gli occhi, con le mani, con il naso...







    1. Attraverso il tatto



    In questo tipo di descrizione si usano parole per identificare l’oggetto dal punto di vista di come appare al contatto, quando lo si tocca.



    Si potrà parlare quindi di:




    materiale:




    di legno, di metallo, d’acciaio, di vetro, di carta, di cotone, di plastica, di pelle, di gomma…




    temperatura:




    caldo, freddo, ghiacciato, bollente, tiepido, a temperatura ambiente, asciutto, bagnato, fradicio, umido…




    consistenza:




    appuntito, soffice, duro, malleabile, morbido, gommoso, spugnoso, peloso, appiccicoso, liscio, ruvido, unto…




    utilità:




    comodo, scomodo, pieghevole, fragile, apri e chiudi, delicato…



    Per esempio, ora proviamo a descrivere un materassino da yoga attraverso il tatto:



    È di gomma, a temperatura ambiente, asciutto (anche se diventa umido quando mi ci alleno sopra), spugnoso, comodo e pieghevole.







    2. Attraverso la vista



    In questo tipo di descrizione si usano parole per identificare l’oggetto in base a come appare ai propri occhi.



    Si potrà parlare quindi di:




    forma:




    rotondo, quadrato, a punta, rettangolare, ovale, arrotondato, tondeggiante, squadrato, spigoloso…




    colore/fantasia:




    giallo, rosso, verde, a fantasia, a fiori, a pois, a righe…




    dimensione:




    grande, piccolo, medio, alto, basso, spesso, sottile …




    composizione:




    è compatto



    HA + nome dell’oggetto (ha un manico, ha una cerniera, ha un gancio, ha delle paillettes…)



    È FORMATO DA + nome dell’oggetto (è formato da due elementi, è formato da tre bastoncini e un piano…)



    Per esempio, ora proviamo a descrivere una pentola attraverso la vista:



    È rotonda e grigia, è piccola, ha due manici ed è compatta.







    3. Attraverso l'olfatto



    In questo tipo di descrizione si usano parole per identificare l’oggetto in base a ciò che percepisce il proprio naso.



    Si potrà parlare quindi di:




    odore:




    è profumato, è puzzolente, inodore…



    ha un odore molto forte, ha un odore delicato, ha un cattivo odore, ha un tanfo insopportabile…




    cosa quell’odore ricorda:




    ricorda un campo di lavanda, ricorda un aranceto in Sicilia…



    Per esempio, ora proviamo a descrivere una candela profumata attraverso l’olfatto:



    È profumata, ha un odore delicato che ricorda un aranceto in Sicilia.







    4. Attraverso l'udito



    In questo tipo di descrizione si usano parole per identificare l’oggetto in base a ciò che sentono le proprie orecchie.



    Si potrà parlare quindi di:




    tipo di suono:




    è rumoroso, è silenzioso, ha un volume alto/basso, è un rumore forte, è un suono delicato…



    FA + descrizione del suono (fa beep beep, fa drin drin…)




    frequenza del suono:




    SUONA PER + (n) tempo e poi smette



    è a intermittenza, è costante…




    ciò che il suono provoca in noi:




    è un rumore fastidioso, è assordante, fa venire il mal di testa, fa rilassare…



    Per esempio, ora proviamo a descrivere il suono di qualcuno che russa attraverso l’udito:



    È un po’ rumoroso, è a intermittenza, è un rumore fastidioso che fa innervosire chiunque gli stia accanto.







    5. Attraverso il gusto



    In questo tipo di descrizione si usano parole per identificare l’oggetto in base a ciò che percepisce la propria bocca, o più precisamente le proprie papille gustative.



    Si potrà parlare quindi di:




    tipo di gusto:




    dolce, amaro, piccante, salato, speziato, aspro, rinfrescante, insipido…



    ha un sapore delicato, intenso…




    la reazione che il gusto provoca in noi:




    fa rabbrividire,

  • In questa lezione avrete l’opportunità di mettervi alla prova e scoprire quanto conoscete la cultura italiana.



    Ricordate: le domande hanno un livello di difficoltà crescente.













    Scopri quanto conosci il Bel Paese



    Come dicevamo, si comincia con 5 domande di livello principiante, per poi passare a 5 di livello intermedio e concludere con 5 domande di livello avanzato.



    Pronti?



    1) Qual è il nome della famosa opera scritta da Dante Alighieri?




    I Promessi Sposi



    La Divina Commedia



    Il Decamerone




    2) Chi ha dipinto la Cappella Sistina?




    Leonardo da Vinci



    Raffaello Sanzio



    Michelangelo Buonarroti




    3) Quante sono le regioni italiane?




    25



    18



    20




    4) In che giorno si celebra la Festa della Repubblica?




    25 aprile



    1° maggio



    2 giugno




    5) Qual è stata la prima capitale d’Italia?




    Torino



    Firenze



    Milano




    6) Qual è il fiume più lungo d’Italia?




    Il Po



    Il Tevere



    L’Arno




    7) Da quanti mari è bagnata l’Italia?




    2



    6



    3




    8) Qual è la regione italiana più grande?




    Sicilia



    Lombardia



    Emilia-Romagna




    9) In quale anno avvenne l’Unità d’Italia?




    1961



    1861



    1781




    10) Cosa si celebra il 25 aprile?




    Festa della Costituzione



    Festa della Liberazione



    Festa dei Lavoratori




    11) Chi è stato il primo Presidente della Repubblica italiana?




    Luigi Einaudi



    Enrico De Nicola



    Giovanni Leone




    12) Quanti articoli ci sono nella Costituzione italiana?




    139



    90



    152




    13) Quanti Stati indipendenti ci sono in Italia?




    2



    Nessuno



    4








    14) Come si chiama la sede del Presidente della Repubblica?




    Palazzo Madama



    Palazzo del Quirinale



    Palazzo Montecitorio








    15) In Italia c’è solo una lingua ufficiale (l’italiano), ma il governo riconosce ufficialmente come lingue anche altre…




    5



    20



    3








    Le soluzioni corrette sono alla fine del video!



    Se volete continuare a imparare e affinare le vostre competenze linguistiche, vi consigliamo di esplorare tutti gli altri nostri test. In particolare, potreste trovare utile il test di grammatica. Buon apprendimento!

  • Benvenuti nell'incantevole mondo delle favole! In questo articolo scopriremo alcune espressioni italiane che derivano dalle fiabe e dai loro personaggi.



    Pronti a lasciarvi incantare?













    Espressioni Fiabesche: Metafore del Quotidiano



    1. LA BELLA ADDORMENTATA



    Chi è la “Bella addormentata”?



    Aurora, una delle principesse delle fiabe molto amata, che cade in un sonno profondo in attesa del suo principe.



    Con queste parole, nell'italiano odierno della vita di tutti i giorni, ci si riferisce a una persona molto calma, molto ingenua e troppo spesso con la testa tra le nuvole, che spesso non si rende conto di ciò che succede intorno a lei e quindi anche di eventuali pericoli.



    ESEMPIO:



    Che stai facendo lì come la bella addormentata? Svegliati! C’è ancora tanto lavoro da fare!







    2. C'ERA UNA VOLTA



    “C’era una volta” è la classica espressione con cui cominciano le fiabe.



    Utilizzata nel quotidiano, serve per introdurre un racconto e sottolineare che si tratta di qualcosa che è successo in un tempo passato indefinito, molto generico.



    ESEMPIO:



    C’era una volta un mondo senza cellulari, in cui non era possibile contattare una persona se questa non si trovava a casa. Sembra preistoria, eppure sono solo alcuni anni fa.







    3. E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI



    “E vissero per sempre felici e contenti”, al contrario della precedente, è la classica espressione con cui terminano le fiabe... quelle con un lieto fine.



    Nella vita di tutti i giorni, è utilizzata per indicare la conclusione di un evento o una relazione in modo ottimista, positivo.



    ESEMPIO:



    Matteo e Sara si erano conosciuti al liceo ma poi si sono persi di vista. Un paio di anni fa si sono ritrovati per caso in Giappone e hanno passato una settimana insieme. Nel giro di due mesi hanno deciso di andare a vivere insieme e sposarsi, e vissero felici e contenti.







    4. LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO



    Questa espressione fa riferimento a una favola di Esopo: un uomo aveva una gallina che ogni giorno produceva un uovo d’oro. Non accontentandosi, decise di ucciderla sperando di trovare tanto oro al suo interno, ma invece era una gallina come le altre... e lui perse una buona fonte di ricchezza.



    Nella vita quotidiana odierna, è utilizzata in riferimento a una persona, un'attività oppure una condizione che si rivela essere estremamente redditizia, che porta molto denaro.



    ESEMPIO:



    Marco ha trovato la gallina dalle uova d’oro: sua moglie è la figlia di un imprenditore milionario della città.







    5. MORALE DELLA FAVOLA



    La “morale” è un messaggio contenuto in una favola, con lo scopo di dare un insegnamento e consigliare un comportamento corretto.



    L’espressione è utilizzata nella vita di tutti i giorni in modo scherzoso per trarre le conclusioni di qualcosa.



    ESEMPIO:



    Eravamo andati a letto tardi la sera prima, avevamo bevuto un po’, la mattina la sveglia non ha suonato e il cellulare nel frattempo si era scaricato. Morale della favola: abbiamo perso il treno e abbiamo dovuto aspettare quello del giorno dopo!







    6. RAPERONZOLO



    Raperonzolo è la famosa principessa dai capelli lunghissimi, protagonista di una fiaba.



    Perciò, usare “Raperonzolo” in riferimento a qualcuno oggi significa che quella persona ha capelli folti, forti e lunghi.



    ESEMPIO:



    Che bei capelli! Sembri Raperonzolo! Cosa fai per mantenerli così forti?







    7. BIANCANEVE



    Biancaneve è la celebre principessa di una fiaba dal volto bianco e pallido, motivo per cui era stata chiamata così: “bianca come la neve”.



    Se la si rivolge a qualcuno, significa che quella persona ha una carnagione molto chiara oppure che è particolarmente pallida.



    ESEMPIO:



    Miriam si abbronza difficilmente, sembra proprio Biancaneve.







    8. LA PRINCIPESSA SUL PISELLO



    Anche la principessa sul pisello è la protagonista di una fiaba per bambini, come le due precedenti.



    La principessa della storia era stata sottoposta a un test per vedere ...

  • In italiano alcune città estere vengono chiamate con il proprio nome originale (New York, San Francisco, Madrid...), mentre altre vengono tradotte (London --> Londra, Paris --> Parigi, New Delhi --> Nuova Delhi) e così via.



    Esiste una regola per sapere quali nomi tradurre e quali nomi lasciare invariati? Non proprio... In ogni caso... Facciamo chiarezza!













    I NOMI delle CITTÀ ESTERE in ITALIANO



    In questo articolo parleremo delle ragioni per cui i nomi di alcune città estere sono rimasti invariati e per quali motivi altri invece sono stati tradotti!



    Come dicevamo, non c’è una vera e propria regola che determina quali tradurre (e quali no), ma ci si basa su consuetudini legate a motivi storici o pratici.







    Ragioni principali per cui i nomi di alcune città sono stati tradotti:



    1. Il Latino



    Prima di tutto, bisogna dire che l’italiano, insieme ad altre lingue romanze, ha chiaramente subito l’influenza del latino. Di conseguenza, ha ereditato in gran parte l’etimologia latina anche per i nomi delle città, che sono rimasti pressoché invariati nella forma finale.Ad esempio, la forma Lutetia Parisiorum (antico nome di Parigi nell’opera di Cesare Il De Bello Gallico) si è successivamente trasformata in Parigi: l’influenza è notevole, nonostante alcune modifiche a livello fonetico.Stessa cosa vale anche per Barcellona, che deriva dal latino Barcinone(m).Anche Londra era già nota ai latini come Londinium, anche se in questo caso l’adattamento italiano si è un po’ allontanato dalla versione latina originale, probabilmente per come è stato con il tempo trasmesso oralmente dalle persone.







    2. La storia più recente e il fascismo



    Cosa è successo invece nella storia più recente?



    In linea di massima, tutti i nomi di città e Paesi con cui l’Italia aveva avuto contatti nel corso della storia venivano adattati alle norme fono-morfologiche italiane.



    Questo perché nel passato non era comune l’idea di “apertura” alle lingue straniere, pochi le parlavano e quindi, quando bisognava menzionare delle città straniere (perché avevano relazioni con l’Italia), venivano tradotte o adattate, per renderle più comprensibili e pronunciabili dai parlanti madrelingua.



    Questa pratica è rimasta in vigore fino al Novecento, e in particolare si è rafforzata durante il periodo fascista con la sua forte impronta nazionalista.



    Nello specifico, a partire dal luglio del 1923, Mussolini aveva eliminato l’insegnamento bilingue nelle scuole slovene e aveva modificato la denominazione dei luoghi di gran parte del nord Italia, proprio per eliminare completamente le parole non italiane nei nomi di città, tra le altre cose. Per esempio, vocaboli come “film” (che divenne “pellicola”) o “sandwich” (che si trasformò in “tramezzino”) hanno subito la stessa sorte in quel periodo.



    Proprio per tutto questo, abbiamo situazioni come: Colonia ma Dortmund in Germania, Nizza ma Cannes in Francia, Edimburgo ma Glasgow in Scozia.



    Potete facilmente intuire, tra queste coppie, quale delle due avesse più rapporti con l’Italia.







    3. Mancanza di caratteri



    In altri casi, si ricorre alla traduzione (o all'adattamento) a causa della mancanza di certi caratteri originali del nome straniero all'interno dell'alfabeto italiano.



    Questo è il caso del nome Copenaghen, ad esempio, che è un'adattamento di København.



    È evidente che, in questo caso, la ragione è la mancanza di certe lettere dell'alfabeto danese in italiano. Per questo motivo, si è adattata la forma danese alle esigenze italiane, pur senza allontanarsi troppo dalla forma originale.







    4. L'inglese



    I toponimi (= nomi di luoghi) anglo-americani, invece, restano principalmente nella forma originale.



    Perché?



    Per varie ragioni… Sicuramente perché molte di loro sono state fondate abbastanza recentemente. E poi per via della sempre più grande diffusione dell’inglese in Italia.



    È il caso di città come Sydney, Washington, Chicago,

  • Che cos’è una battuta “squallida” in italiano? Una battuta “squallida” (o una freddura) in italiano è un gioco di parole divertente e spiritoso.













    Freddure italiane che ti faranno piangere dalle risate (forse)



    In questo articolo vi offriamo un elenco di 10 freddure, con le relative spiegazioni.







    1. "Che cosa fanno otto cani in mare?"



    "Il can-otto!"



    La domanda è abbastanza semplice e fa riferimento a cosa potrebbero fare otto cani in mare. La risposta gioca con le parole “cane” e “otto”, unendole e facendo sì che si crei la parola “canotto”, che in italiano indica una piccola imbarcazione utilizzata per il trasporto di persone.







    2. "Cosa fa un ginocchio in discesa?



    "Rotula!"



    Nella domanda ci si chiede che cosa ci faccia un ginocchio su una discesa.



    La risposta scherzosa gioca con la parola “rotula” (che è un osso che si trova nel ginocchio), che ricorda molto la parola “rotolare” (verbo che indica un movimento rotatorio continuo, soprattutto su una discesa).







    3. "Ma se io mi metto la camicia di lino, poi Lino che si mette?"



    Lo scherzo fa riferimento alla ripetizione della parola “lino”.



    In italiano il sostantivo “lino” indica il tessuto di cui è composta la camicia. Mentre Lino (con la lettera maiuscola) è un nome proprio di persona italiano.



    La freddura sta proprio nel giocare con il nome proprio di persona, chiedendosi dunque Lino cosa potrebbe indossare se la camicia di lino è già indossata da qualcun altro!







    4. "Cosa fa un gallo in chiesa?"



    "Il chicchirichetto!"



    La risposta è un gioco di parole tra “chicchirichì”, versione onomatopeica del verso del gallo, e “chierichetto”, un giovane che svolge funzioni liturgiche in una Chiesa.







    5. "Vorrei acquistare una camicia."



    "La taglia...?"



    "No, la porto via intera."



    Immaginiamo di trovarci in un negozio e chiediamo al commesso una camicia da acquistare. Il commesso ci chiede la taglia, cioè la misura che indossiamo solitamente.



    In italiano però chiedere soltanto “La taglia?” può anche essere una struttura formata dal pronome diretto (la) e il verbo "tagliare". Dunque, la risposta scherzosa a questa freddura è “la porto via intera” alludendo al fatto che non vogliamo tagliare la camicia (cioè ridurla in pezzi), perché abbiamo bisogno del capo d’abbigliamento "tutto intero".







    6. "Ho finito le battute in serbo... e adesso inizio quelle in croato"



    Lo scherzo gioca con “in serbo”, che in italiano ha un duplice significato: può voler dire “che si tiene da parte” (battute in serbo = battute tenute da parte, solo per noi, magari nella nostra mente); però può anche indicare "in lingua serba".



    È così che nasce la battuta: le battute “in serbo” sono terminate, posso iniziare a raccontare quelle "in croato" (lingua croata), giocando sulla contrapposizione delle lingue di Serbia e Croazia.







    7. "Che vitaccia!" - disse il cacciavite.



    Il cacciavite è un oggetto inanimato, che non può parlare, però il bello delle freddure è proprio quello di essere anche assurde.



    Il cacciavite, che è uno strumento che si usa per avvitare le viti, dice che quella che sta vivendo è una vitaccia.



    La battuta gioca con il doppio significato di "vitaccia": 1. dispregiativo di "vita" (vita brutta); 2. dispregiativo di "vite" (vite non buona).







    8. "Ma perché i gatti hanno i canini ma i cani non hanno i gattini?"



    Questa battuta gioca sulla contrapposizione cane/gatto.



    Al centro del dibattito ci sono i canini, che sono una tipologia di denti affilati, che hanno tutti gli animali (compresi gli esseri umani).



    La battuta gioca con la somiglianza di “canino” (dente) con la parola “cane” (in particolare, "canino" come "piccolo cane").



    I gatti, come tutti gli animali, hanno i "canini" (denti), ma i cani non hanno i "gattini"!







    9. "Qual è la città preferita dai ragni?"



    "Mosca!"



    Mosca è la capitale della Russia ma, in italiano, la parola “mosca” (con la lettera minuscola) indica anc...

  • Utilizzare i taxi in Italia è un'esperienza conveniente e affidabile per spostarsi comodamente in città. In questa guida scoprirete come chiamare un taxi, cosa dire all'autista e come comportarsi durante il viaggio.













    Cosa dire e cosa fare quando si prende un taxi in Italia



    Se durante il vostro soggiorno in Italia vi serve un taxi, potete cercarlo in vari modi.



    1 - Chiamare i numeri dedicati (basta cercare su Google)



    2 - Usare una delle app dedicate



    3 - Recarvi alle fermate dedicate, riconoscibili attraverso un cartello arancione







    Se siete in un albergo o un ristorante, potete chiedere a chi è in struttura di chiamare un taxi per voi, dicendo:



    Può chiamare un taxi (per me/noi) per favore?



    Se invece dovete chiamare voi, niente panico! L’importante è prepararsi prima: magari potreste memorizzare frasi fatte, come quelle che vedremo tra poco, o addirittura potreste scriverle, così da non dimenticarle!



    Per esempio, se vi serve un taxi subito, potete dire:



    Avrei bisogno di un taxi il prima possibile.



    Quando sarebbe possibile avere un taxi?



    Potrebbe mandare un taxi il prima possibile?



    Ovviamente, la persona dall’altro lato vorrà sapere più informazioni su dove siete:



    Mi trovo in via… (Roma, 9) / presso piazza… (San Carlo) / al ristorante… (Sfizio) a… (Napoli). Spesso non è necessario specificare la città.



    Generalmente non serve dire al telefono qual è la vostra destinazione. Però, se si tratta di una destinazione “facile” (come la stazione o l’aeroporto), potete aggiungerla.



    Per esempio:



    Salve, avrei bisogno di un taxi per l’aeroporto il prima possibile. Mi trovo in via Dante n 8.



    Se avete molta fretta, potete chiedere:



    Quanto tempo ci mette ad arrivare più o meno?



    Saprebbe dirmi all’incirca tra quanto tempo arriva?



    C’è molto da aspettare?



    Se invece volete prenotare un taxi per un giorno e un orario fissati, potete dire:



    Posso prenotare un taxi per il giorno … alle ore …?



    Vorrei prenotare un taxi per il giorno … alle ore …



    Ho bisogno di un taxi per il giorno … alle ore …



    Una volta che siete nel vostro taxi, dovrete dire all’autista dove volete andare:



    Mi può portare a… (alla stazione) / in via… (Roma), per favore?



    Mi porti a… (all’aeroporto) / in via… (dei Faggi numero 165), per favore.



    Vado / Devo andare / Ho bisogno di andare a… (al Colosseo) / in… (Piazza Navona), grazie.







    Se la vostra destinazione è un po’ generica (come una piazza), avrete bisogno, una volta arrivati, di dare indicazioni al tassista su dove volete esattamente scendere:



    Scendo qui, grazie.



    Mi lasci qui, per favore.



    È proprio qui che devo andare, grazie.







    E infine, è il momento di pagare:



    Quanto le devo?



    Qual è il costo della corsa? (corsa = percorso di un mezzo pubblico)



    Posso pagare con carta / in contanti?



    La pago in contanti / con carta. Va bene?



    In Italia, poi, non è necessario, ma se volete, potete anche aggiungere la mancia per il tassista:



    Ecco la mancia!



    Tenga pure il resto (come mancia)!







    Detto questo, vediamo alcuni consigli su cosa fare e come comportarsi quando si deve prendere un taxi in Italia:



    1. È possibile sapere in anticipo quanto pagherò la corsa?



    Non sempre.



    Ci sono delle tariffe fisse, ma di solito sono valide per percorsi specifici, come dalla stazione all’aeroporto o dal centro allo stadio.



    Altrimenti, potete chiedere al tassista:



    Quanto costa andare… (in centro / al Colosseo / al centro commerciale X) ?



    Qual è la tariffa per la corsa da qui a… ? (tariffa = prezzo fisso per un determinato servizio)



    Ha un’idea di quanto mi verrebbe a costare la corsa per… ?







    2. L'indirizzo



    Se non vi sentite completamente a vostro agio con il vostro italiano, vi consiglio di preparare l’indirizzo in anticipo.



    Cercate di perfezionare la pronuncia il più possibile, così che sia chiaro al tassista quando glielo dite. E non dimenticate di imparare i numeri!



  • Vi siete mai chiesti chi abbia inventato le parole che utilizziamo quasi ogni giorno?



    Non ho la risposta per tutte tutte le parole italiane, ma ce ne sono un sacco che sono state inventate da scrittori italiani, e che noi usiamo quotidianamente senza saperlo! Scopriamole insieme!













    Non solo Dante! A chi si devono le parole italiane?







    1. Sappiamo tutti cos’è una PIADINA, non è vero?



    Si tratta di una sfoglia come una focaccia piatta, sottile, non lievitata e circolare, che si consuma a fette oppure piegata in due e farcita a piacere.



    Ma chi ha inventato la parola?



    Ebbene, il termine è stato inventato dallo scrittore italiano Giovanni Pascoli, nato e cresciuto in Emilia-Romagna, patria della piadina.



    Infatti, più precisamente, è stato lui a italianizzare il termine dialettale romagnolo “piè” in “piada”, in seguito “piadina”.



    Addirittura Pascoli ha scritto una poesia dedicata alla piadina! Nel poemetto, la elogia, considerandola un alimento antico quasi quanto l’uomo, e definendola “il pane nazionale dei Romagnoli”. 



    E voi? L’avete mai mangiata?







    2. Adesso parliamo di un aggettivo: MOLESTO.



    “Molesto” indica qualcuno o qualcosa che, con la propria azione o la propria presenza, provoca una sensazione di irritazione o disagio. Come una mosca per esempio, oppure una persona che si lamenta in continuazione!



    Ebbene, in pochi lo sanno, ma questo aggettivo deriva dal latino molestus ed è associato a Dante.



    In realtà, si pensa che non lo abbia inventato proprio da zero: sembrerebbe infatti che il termine esistesse già ai suoi tempi, ma è sicuramente grazie a lui che si è affermato e si è diffuso ampiamente. Infatti, Dante lo ha usato molto nella sua Divina Commedia:



    “Or vedi la pena molesta,



    tu che, spirando, vai veggendo i morti:



    vedi s’alcuna è grande come questa.”



    “La tua loquela ti fa manifesto



    di quella nobil patria natio 



    a la qual forse fui troppo molesto.”                             







    3. Un altro detto che si deve a Dante è SENZA INFAMIA E SENZA LODE...



    In realtà questa è la versione italianizzata dell’originale dantesco “sanza ’nfamia e sanza lodo”.



    Nella Divina Commedia, è utilizzato da Virgilio per descrivere a Dante gli ignavi, i dannati che, durante la propria esistenza terrena, non hanno mai agito né nel bene né nel male, non hanno mai seguito un proprio ideale.



    Infatti, oggigiorno il detto indica qualcosa di mediocre, che non ha proprio niente di speciale.



    Per saperne di più su quanto Dante abbia influenzato la lingua italiana, potete leggere il nostro articolo dedicato alle espressioni che ancora oggi utilizziamo frequentemente e che sono state inventate proprio da lui!







    4. Anche Giacomo Leopardi è il padre di nuove parole, come INCOMBERE



    Il poeta di Recanati, però, ha dato vita a termini che sono estremamente raffinati e di tono elevato, e perciò non molto diffusi nella vita di tutti i giorni.



    Un esempio? Il verbo INCOMBERE.



    Questo verbo si riferisce generalmente a fatti gravi o situazioni minacciose, e significa “essere imminente”.



    Per esempio:



    A causa di guerra e siccità, la carestia incombeva sulla città.







    5. Avete mai sentito l’espressione ESSERE UN ALTRO PAIO DI MANICHE?



    Significa “essere tutt’altra cosa, essere molto diversa e non paragonabile con la cosa precedente”, sia in senso positivo (è di gran lunga migliore) che negativo (è di gran lunga peggiore).



    Ma... Cosa c’entrano le maniche?



    Il riferimento è ai vestiti femminili di svariati secoli fa (Quattrocento, Cinquecento), quando erano molto complessi e pesanti, quindi difficili da lavare; perciò le maniche erano intercambiabili, cioè create in modo che si potessero staccare facilmente dal resto del vestito.



    Quello che si faceva più spesso, allora, era sostituire (e lavare) solo le maniche e questo dava l’idea che si trattasse di un altro vestito.



    È stato lo scrittore Alessandro Manzoni, però,

  • Dicembre è il mese di Natale e, in Italia, ogni regione lo festeggia con delle tradizioni e delle abitudini molto particolari. In questa lezione scopriremo quali sono!













    Natale nelle diverse Regioni italiane: un mosaico culturale festivo



    1. VALLE D'AOSTA



    Tra le tradizioni più interessanti del Natale in Valle d’Aosta c’è la sagra del pane micooula (in dialetto, “un po’ piccolo e un po’ speciale”), preparato proprio nel periodo natalizio e fatto con castagne, noci, uva passa e fichi secchi.



    La tradizione ha origine da una leggenda: come consuetudine, la sera della Vigilia di Natale, una donna di nome Rosa si stava dirigendo in chiesa per la Messa. Poiché era in ritardo, prese una scorciatoia attraverso il bosco e si trovò di fronte a un vecchio mulino abbandonato, noto per essere la dimora di spiriti, streghe e altre creature maligne. Tuttavia, la donna non era spaventata perché sapeva che Dio vegliava su di lei. Così, quando le comparve davanti un enorme serpente minacciandola, Rosa gli chiese cosa volesse per ritrovare la retta via smarrita. Il serpente le chiese un pezzo di pane dalla chiesa in cambio della sua vita salva. Rosa accettò e, tornando dalla Chiesa, diede al serpente il pane benedetto. Dopo averlo mangiato, il serpente si trasformò in una colomba bianca, che spiccò il volo verso il cielo.



    2. PIEMONTE



    In Piemonte la tradizione del Ceppo di Natale è molto conosciuta. Si tratta di un tronco d'albero decorato con candele, che viene acceso la sera della Vigilia di Natale.



    Ma era così popolare che… è diventato anche dolce! Infatti, è molto comune preparare un tronchetto dolce per il pranzo natalizio, fatto con cioccolato, panna, brandy… Probabilmente, questa tradizione è stata influenzata dalla Francia (vicina al Piemonte), dove è molto comune la Bûche de Noël per Natale.



    3. LOMBARDIA



    Il famosissimo panettone natalizio, un dolce lievitato ricco di canditi e uvetta, è nato proprio in Lombardia e qui, ancor più che nel resto d’Italia, è un must per il cenone (e il pranzo) natalizio.



    Ma come è nato il panettone? Ci sono varie leggende al riguardo. La più accreditata narra che il panettone sia nato per errore durante il pranzo di Natale preparato per Ludovico il Moro (XV secolo). Il cuoco di corte avrebbe infatti scordato nel forno il dolce che stava preparando, facendolo bruciare. Lo sguattero Toni, però, trovò la soluzione per servirlo lo stesso: unì all’impasto salvabile burro, uvetta e canditi! Diede così origine al “Pan di Toni”, poi divenuto “panettone”.



    4. TRENTINO-ALTO ADIGE



    In Trentino si festeggia il Krampuslauf, una parata di Krampus (figure demoniache dai denti aguzzi e dalle lunghe corna). Queste figure sfilano per le vie delle città, spaventando grandi e piccini ma soprattutto scoraggiando i cattivi comportamenti dei bambini durante il periodo natalizio.



    5. VENETO



    A Venezia, soprattutto nel passato, la figura della Befana era più popolare di quella di Babbo Natale. I bambini, infatti, non aspettavano i regali da Babbo Natale, ma proprio dalla vecchina, la “Marantega”, che, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, riempiva le loro calze con piccoli doni, dolci, caramelle, frutta secca, mandarini e, per i più monelli, anche qualche pezzo di carbone.



    Perciò ancora oggi, ogni anno, a Venezia, viene organizzata la Regata della Befana, una cerimonia decisamente unica nel suo genere rispetto alle celebrazioni per la Befana nel resto d’Italia.



    6. FRIULI-VENEZIA GIULIA



    La tradizione più affascinante, antichissima ma ancora oggi viva e sentita, è quella dei Pignarûi. Il Pignarûl sembrerebbe legato all’adorazione di Beleno (o Belanu), antica divinità della luce. Beleno era uno dei principali dei pagani per il quale si eseguivano sacrifici e riti. Tra questi vi era l’accensione di falò sulla cima dei colli, forse anche in onore della sua compagna, Belisma, dea del fuoco.



    Così ancora oggi, dopo secoli, la sera del 5 gennaio e soprattutto la sera del 6 gennaio...

  • Italia: Paese conosciuto in tutto il mondo per cibo, arte, cultura, storia, paesaggi, ma anche per la moda e il cosiddetto “Made in Italy”, che affonda le sue radici negli anni Cinquanta. Ovviamente, una storia così lunga non poteva non avere intriganti curiosità... che scoprirai continuando a leggere!













    Il Made in Italy: segreti, sorprese e tragedie







    1. Com'è nato il mito della Moda Italiana?



    Il mito della moda italiana risale a una sfilata organizzata il 12 febbraio 1951 dal marchese Giovanni Battista Giorgini nella sua residenza fiorentina, che prende il nome di “First Italian High Fashion Show” . Dieci stilisti italiani presentarono i loro modelli e l’evento fu un tale successo da essere descritto come una bomba che avrebbe scosso i saloni dell’alta moda parigina e minacciato il loro monopolio. Parigi fino a quel momento era infatti considerata l’unica capitale della moda, senza alcun rivale che potesse tenerle testa.







    2. Il segreto del successo



    In che modo però l’Italia è riuscita ad arrivare ai livelli della competizione con la moda francese? Semplice: adottando una filosofia opposta alla sua! L’obiettivo di Giorgini era creare un mercato di vestiti più moderni e allo stesso tempo meno sofisticati, che avessero prezzi più accessibili a tutti.







    3. Italia e celebrità



    Un grande aiuto per promuovere e rendere più popolare la moda del Bel Paese è stato fornito da grandi icone del cinema, tanto italiane quanto straniere. In primis, le italiane Sophia Loren e Gina Lollobrigida, ammirate anche all’estero, poi anche le famosissime Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor e Marylin Monroe. Quando loro hanno cominciato a indossare il Made in Italy, in tanti hanno deciso di copiare i loro look e il loro stile, che subito sono stati associati a classe, eleganza, raffinatezza, qualità.







    4. Tessuto elasticizzato



    Uno dei motivi per cui la moda italiana ha riscosso così tanto successo sono state senza dubbio le innovazioni introdotte dai grandi stilisti italiani. Riuscireste ad immaginare la vostra vita senza vestiti elasticizzati? Fino agli anni ‘60 non esistevano tessuti elasticizzati, i primi campioni furono creati da Elio Fiorucci, che mise insieme l’appena inventata Lycra al denim, dando vita ai jeans elasticizzati. Non solo una comodità, ma anche un aiuto ad esaltare il proprio fisico e le proprie curve.







    5. Creazione della top model



    C'è differenza tra una semplice modella e una vera e propria top model. La modella si limita a sfilare, è un quadro bianco dove l'effettivo protagonista del ritratto è il capo di abbigliamento indossato. La top model invece è molto di più di una semplice indossatrice, è la musa che ispira lo stilista a creare l’abito perfetto per lei. Tra le più famose ricordiamo Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Cindy Crawford e Carla Bruni. Vi sorprenderà scoprire che la figura della top model è stata inventata proprio da un italiano negli anni ‘90, il grandissimo Gianni Versace.







    6. Caso Versace



    Proprio Gianni Versace, grande icona della moda italiana, ha fatto una fine tragica. Gianni Versace è stato assassinato davanti alla sua villa di Miami da un giovane di 23 anni, Andrew Cunanan, serial killer all’apice di un delirio omicida durato 90 giorni. La polizia ha inizialmente archiviato il caso come un suicidio e l’eredità del brand è passata alla sorella minore Donatella Versace. Se la vicenda vi incuriosisce, potete dare un’occhiata alla serie tv “The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story”, basata sugli eventi.







    7. Caso Gucci



    Altro re della moda italiana la cui storia si conclude in cronaca nera è Maurizio Gucci. Lui è stato ucciso a Milano la mattina del 27 marzo 1995, per mano di un sicario. Ingaggiato da chi? Niente meno che dalla sua ex moglie Patrizia Reggiani, condannata a 29 anni di carcere insieme a complici ed esecutori nonostante non abbia mai confessato il suo ruolo nel delitto in tribunale.

  • Il verbo ANDARE indica non solo uno spostamento fisico, ma ha anche tante altre sfumature che possono causare confusione. Vediamo insieme i 5 errori e dubbi più comuni per gli stranieri con questo verbo!













    Tutte le Sfumature e gli Usi del verbo ANDARE



    ANDARE significa "recarsi, dirigersi verso un luogo".



    Ma quali sono i suoi usi particolari o gli errori che gli stranieri commettono più spesso con questo verbo?







    ANDARE al posto di VENIRE



    Un errore comune è quello di confondere il verbo ANDARE con il verbo VENIRE, in quanto entrambi indicano uno spostamento verso un luogo, ma non sono sinonimi e quindi non sono intercambiabili!



    La differenza sta nel punto di vista.



    ANDARE significa spostarsi verso un luogo o una persona lontana da chi parla o da chi ascolta.



    VENIRE, invece, indica lo spostamento verso il luogo in cui si trova la persona che sta parlando o la persona con cui si sta parlando, oppure anche verso il luogo in cui una delle due persone sta andando.



    Vediamo meglio cosa si intende con degli esempi.



    Cominciamo con il verbo ANDARE:



    1. Vado al ristorante stasera perché non ho voglia di cucinare.



    2. Andremo da Ludovica per festeggiare il suo compleanno.



    Come potete vedere negli esempi precedenti, tutti i luoghi espressi sono lontani da dove si trova ora il parlante (e l'interlocutore).



    Vediamo ora un paio di esempi col verbo VENIRE:



    1. Vieni a casa mia stasera: possiamo guardare la partita e mangiare una pizza. (= spostamento verso il luogo dove si trova la persona che sta parlando)



    2. Posso venire un attimo da te? Ho bisogno di parlarti. (= spostamento verso il luogo dove si trova la persona con cui si sta parlando)



    3. Vieni anche tu alla festa di stasera? Sarà sulla spiaggia, quindi immagino che ci divertiremo un sacco! (= spostamento verso il luogo dove uno dei parlanti sta andando)







    ANDARE + PARTICIPIO PASSATO: cosa significa?



    Il verbo ANDARE può essere usato in alcuni casi seguito dal participio passato di un altro verbo.



    Questa costruzione assume una forma passiva e un senso del “dovere”, indicando qualcosa che deve essere fatto.



    Per esempio:



    1. Se il computer non funziona più, va cambiato. (= deve essere cambiato)



    2. Le cose che si cominciano vanno finite. (= devono essere finite)



    3. Gli ospiti nella stanza 17 vanno svegliati alle 6 di mattina domani. (= devono essere svegliati)







    ANDARE + gerundio: cosa significa?



    Questa struttura del verbo è progressiva: c’è quindi un significato sottinteso di “ripetutamente, via via, continuamente”.



    Indica, perciò, un’azione che non si svolge in un momento specifico, ma è già iniziata nel passato, si sta protraendo nel presente e continuerà anche nel futuro.



    Vediamo alcuni esempi!



    1. A volte mi chiedo proprio cosa tu vada cercando nella vita.



    2. Ci sono due persone che vanno domandando informazioni sul tuo conto… Le conosci?



    3. Sono anni che vado ripetendo la stessa cosa: non devi mai prestare soldi ai conoscenti.







    VADO A FARE invece di FARÒ: influenza dallo spagnolo e dall’inglese? In quali casi è corretto?



    Si potrebbe pensare, soprattutto se si è madrelingua inglesi o spagnoli, che anche in italiano la forma “andare a fare” sia una struttura per indicare il futuro, ma non è così.



    Non posso uscire più tardi perché vado a preparare una torta. —> sbagliata



    Non posso uscire più tardi perché preparo/preparerò una torta. —> corretta



    In italiano la forma “andare a (fare qualcosa)” esiste, ma indica che ci si sta fisicamente spostando in un luogo diverso da quello in cui ci si trova per fare una determinata cosa, in questo momento o nel breve futuro.



    Ecco qualche esempio:



    1. Esco un attimo: vado a fare la spesa.



    2. Vado a fare la doccia… Se suona il telefono rispondi tu per favore!



    3. Stiamo andando a fare l’esame di inglese, auguraci buona fortuna!







    ANDARE in espressioni comuni



    Il verbo ANDARE è utilizzato anche in molte espressioni idio...

  • La lingua italiana, come tutte le altre, si arricchisce costantemente di nuove parole e termini. Questo è dovuto al fatto che la nostra vita influenza moltissimo ciò che diciamo e come parliamo. Tra i neologismi, infatti, rientrano tutte quelle parole che fanno parte della nostra quotidianità.













    NEOLOGISMI della lingua italiana



    Dopo l'anno 2000 il vocabolario italiano si è arricchito di molte nuove parole.



    Esse derivano da mondi diversi, perché la lingua si evolve e si adatta in base ai cambiamenti della società.



    Vediamo insieme i termini più diffusi provenienti da vari settori!



    Dal mondo dei giovani:



    1) Friendzonare = rifiutare uno spasimante e respingerlo all'interno di un semplice rapporto di amicizia, in quanto non si condividono gli stessi sentimenti.



    2) Blastare = nel mondo dei social network, rispondere duramente a qualcuno, attaccarlo, deriderlo o zittirlo pubblicamente per aver detto una sciocchezza, solitamente da una posizione di presunta superiorità intellettuale.



    3) Instagrammabile = foto, immagine o video adatto per essere condiviso sui social, in particolare Instagram, perché sicuramente attirerebbe molti seguaci e Mi piace.







    Dal mondo di trap o rap:



    1) Dissare = nel rap, l’insieme degli insulti e delle offese nel testo di una canzone, dirette a un altro soggetto specifico. Deriva dalla parola inglese “disrespecting” (mancare di rispetto).



    2) Sbatti = il darsi da fare, anche improduttivamente, nel tentativo di ottenere un determinato risultato. Non avere lo sbatti di + INFINITO: non avere voglia di fare qualcosa di noioso o pesante. È stato reso famoso dal cantate italiano Il Pagante.



    Per scoprire tutte le altre, guarda il video sulle parole derivate dal mondo del rap.







    Dal COVID-19:



    1) Tamponarsi = sottoporsi ad un tampone, cioè un test per scoprire se il virus è nell’organismo.



    2) Distanziamento sociale = l’insieme delle misure necessarie a contenere la diffusione di un’epidemia o pandemia, come, per esempio, quarantena dei soggetti a rischio o positivi, isolamento domestico, divieto o limitazione degli assembramenti, chiusura delle scuole.



    3) Didattica a distanza (DAD) = la modalità di apprendimento online e, quindi, non in presenza. Si è diffuso in Italia dopo la chiusura delle scuola a marzo 2020 a causa della pandemia da COVID-19.







    Dal mondo della tecnologia:



    1) Virale = un contenuto video o foto che si diffonde molto facilmente sul web, diventando spesso tanto popolare da dare vita a una nuova tendenza.



    2) Memare = creare e/o postare meme (contenuti digitali, spesso umoristici) e utilizzarli per prendere in giro.



    3) Whatsappare = inviare, scambiarsi dei messaggi, tramite l’applicazione di messaggistica WhatsApp.



    4) Disiscriversi = cancellare, revocare un'iscrizione.



    5) Spoilerare = rivelare in anticipo, in parte o del tutto, la trama o il finale di un film o una serie TV.



    6) Triggerare = nel suo significato più diffuso sul web, provocare una reazione di rabbia in qualcuno.



    7) Twittare = pubblicare brevi messaggi di testo sulla piattaforma Twitter (ora X).







    Altri neologismi nel vocabolario italiano:



    1) Badante = la persona, priva di particolari certificazioni, addetta alla sorveglianza di anziani o persone non autosufficienti.



    2) Brassare = prestito adattato dal francese (brasser), significa produrre la birra, con particolare riferimento a quella artigianale.



    3) Bullizzare = sottoporre qualcuno a un trattamento violento, verbalmente, psicologicamente o fisicamente.



    4) Camperizzare = modificare un mezzo di trasporto come un furgone o un'auto con attrezzature e strumenti, così da trasformarlo in un vero e proprio camper.



    5) Cuociriso = piccolo elettrodomestico per la bollitura del riso.



    6) Docciarsi = farsi una doccia.



    7) Domotizzare = rendere i dispositivi e gli elettrodomestici di una casa automatizzati attraverso sistemi informatici ed elettronici.



  • La particella CI dà tanti problemi a chi studia italiano, lo sappiamo. In questa lezione scopriremo come la particella CI, aggiunta ad alcuni verbi, ne crea di nuovi, dal significato completamente diverso!













    Come la particella CI cambia completamente il significato di un verbo







    Prima di proseguire, assicurati di conoscere bene le particelle italiane CI e NE!



    Se invece le padroneggi, puoi continuare la lettura!



    In italiano ci sono alcuni verbi che cambiano completamente significato quando gli si aggiunge la particella CI.







    Ecco alcuni esempi:



    1. CASCARE - CASCARCI



    CASCARE: Cadere (familiare).



    CASCARCI: Cadere in un tranello o in uno scherzo, farsi abbindolare, farsi ingannare.



    Mi ha detto che era cascata dalle scale e che stava male, così sono corsa da lei. Invece voleva solo chiedermi un parere su cosa indossare alla festa… E io che ci sono anche cascata!







    2. METTERE - METTERCI



    METTERE: Posizionare, collocare qualcosa in un posto.



    METTERCI: Impiegare una certa quantità di tempo per fare qualcosa.



    Ma quanto tempo ci metti a mettere la frutta nel frigo? Sbrigati: ci sono ancora tante altre cose da fare!







    3. PROVARE - PROVARCI



    PROVARE:



    1 - Sottoporre a prova una cosa per conoscerne qualità e proprietà o per verificarne il funzionamento.



    2 - Tentare di fare qualcosa, non sapendo se avrà esito positivo o negativo.



    3 - Indossare un capo per vedere come sta.



    PROVARCI (con qualcuno): Tentare un approccio amoroso con qualcuno.



    Ha provato (2) a imparare il portoghese ma ci ha rinunciato dopo due mesi, ha cominciato a seguire un corso di cucina ma dopo aver provato (1) il suo primo piatto ha capito che non era la strada giusta, allora ha capito che è bravo solo a fare due cose: fare shopping senza provare (3) i capi in camerino e provarci con tutte le ragazze che incontra!







    4. VOLERE - VOLERCI



    VOLERE: Desiderare qualcosa con decisione.



    VOLERCI: Essere necessario.



    Voglio una lasagna, ma ci vuole troppo tempo per prepararla, perciò la ordinerò a domicilio da un ristorante.







    5. FARE - FARCI



    FARE: Compiere, eseguire.



    FARCI: Far finta di non capire. Principalmente usato nell’espressione “Ma ci sei o ci fai?” (che significa "Ma sei proprio stupido o stai solo facendo finta?")



    Ma ci sei o ci fai? Ti ho detto di fare la valigia ieri e ancora non l’hai fatta… Mi prendi in giro?







    6. STARE - STARCI



    STARE: Restare, trovarsi in un certo ambiente, luogo o situazione.



    STARCI:



    1 - Poter essere contenuto, entrare, trovare posto.



    2 - Essere d’accordo, partecipare, aderire.



    3 - Essere, mostrarsi disponibile a rapporti amorosi (colloquiale).



    Andremo in montagna e staremo in uno chalet per tutto il fine settimana. Siamo in sette e forse sette persone non ci stanno (1) nello chalet, ma proveremo a farlo funzionare. Ci stai? (2) Ti piace il piano? Se poi durante la lezione di sci incontri qualcuna che ci sta (3), potresti anche trovare una fidanzata! Che te ne pare?







    7. PRENDERE - PRENDERCI



    PRENDERE: Afferrare con le mani.



    PRENDERCI: Intuire la verità, capire ciò che è giusto dire o fare.



    Hai preso i documenti che dobbiamo consegnare a Sara? A proposito di Sara! Mesi fa dicevo che si stava frequentando con Giorgio e nessuno mi credeva… Invece ci avevo preso! Si sposeranno tra un anno!







    8. ENTRARE



    ENTRARE: Passare dall'esterno all'interno di un luogo, andare dentro, accedere.



    ENTRARCI:



    1 - Avere spazio sufficiente per stare in qualcosa.



    2 - Avere parte, attinenza, relazione con qualcosa.



    Una volta che sarete entrati nell'edificio, dovrete prendere l'ascensore e salire al quinto piano. Probabilmente non ci entrerete (1) tutti in un unico ascensore, quindi ne dovrete usare due. E ricordate di rimandare tutto quello che non c'entra (2) niente con la missione a quando sarà finita!







    9. ARRIVARE - ARRIVARCI



    ARRIVARE: Giungere in un luogo, alla fine di un itinerario,

  • Conoscete già i nomi di alcuni dei lavori più comuni in italiano? Se la risposta è "no", proseguite con la lettura per scoprirli insieme.













    Lista dei lavori in italiano in ordine alfabetico



    In questo articolo troverete una lista di mestieri comuni (in italiano) in ordine alfabetico. Mettiamoci subito al lavoro!



    A



    - Addestratore (cinofilo / di cani)



    Chi aiuta i cani a imparare i giusti comportamenti, azioni e reazioni in modo che possa svolgere determinate attività utili per un lavoro (ricerca, salvataggio…) o inserirsi al meglio nel contesto sociale e famigliare.



    - Agricoltore



    Chi svolge un’attività nell’agricoltura, sia come responsabile della conduzione del fondo, sia come lavoratore. Spesso è usato come sinonimo di “contadino”, anche se questo è un po’ più specifico: è una persona che vive e lavora nei campi in aperta campagna.



    - Allevatore



    Chi si occupa di far crescere e riprodurre animali per ricavarne cibo, prodotti, servizi o ricavo economico.



    - Animatore



    Chi, in villaggi vacanze, hotel o navi da crociera, intrattiene, diverte e coinvolge gli ospiti con attività di gruppo (balli, sport, fitness…) oppure, durante eventi, intrattiene e fa divertire i bambini, che altrimenti si annoierebbero.



    - Arbitro



    Chi, durante una competizione sportiva, applica e fa rispettare il regolamento, assegna punti e/o penalità, scandisce inizio e fine della gara.



    - Archeologo



    Chi studia i reperti con valore storico, dando importanza anche alla loro conservazione e valorizzazione.



    - Architetto



    Chi progetta, dirige e segue la realizzazione e la restaurazione di edifici.



    - Attore



    Chi interpreta un ruolo durante un’esibizione teatrale, televisiva o cinematografica.



    - Avvocato



    Chi difende la causa del proprio cliente di fronte a un tribunale, applicando i principi di legge.







    B



    - Bagnino



    Chi si occupa di vigilare sulla sicurezza dei bagnanti in un tratto di spiaggia o in una piscina pubblica.



    - Barbiere



    Chi taglia capelli e barba a clienti uomini.



    - Barista



    Chi lavora al banco di un bar, servendo caffè, bevande e cibo ai clienti.



    - Benzinaio



    Chi si occupa della distribuzione di carburante (benzina, GPL, diesel) ai veicoli presso le stazioni di servizio.



    - Bidello



    Chi lavora in una scuola e si occupa di mantenere gli ambienti puliti, fornire il materiale necessario agli insegnanti e vigilare gli studenti in assenza degli insegnanti.







    C



    - Calzolaio



    Chi ripara le scarpe (calzature) cucendo, incollando, riparando tacchi e suole…



    - Cameriere



    Chi serve cibo e bevande ai clienti in un bar, un ristorante o un albergo.



    - Capotreno



    Capo del personale addetto a un treno.



    - Cassiere



    Chi si occupa della cassa in banche, aziende, negozi, esercizi pubblici.



    - Commesso



    In un negozio, addetto alla vendita al pubblico.



    - Conduttore



    Chi dirige uno spettacolo televisivo, lo “gestisce” scandendo i tempi, presentando ospiti, rubriche, servizi, coinvolgendo e dialogando con il pubblico, in studio o a casa.



    - Contabile



    Chi tiene la contabilità nell’amministrazione di un’azienda.



    - Corriere



    Chi trasporta e consegna pacchi.



    - Cuoco



    Chi per mestiere prepara e cuoce cibi in ristoranti, alberghi o case private.







    D



    - Dentista



    Medico specializzato nella cura dei denti.



    - Dietista



    Chi elabora i menù di ospedali, grandi alberghi, mense di aziende e scuole, promuovendo in generale una corretta alimentazione e una buona nutrizione. DA NON CONFONDERE con il “dietologo”, un medico vero e proprio, che può fare diagnosi e prescrivere analisi e medicine e che si occupa di disturbi alimentari (anoressia, bulimia) o malattie legate all’alimentazione (celiachia). Ma in realtà ci si può rivolgere al dietologo anche solo se si vuole tornare in forma in modo sano ed equilibrato.



    - Dirigente scolastico



    Chi è a capo della gestione di una scuola: selezionare i docenti, stabilire attività,

  • Prima o poi capita a tutti nella vita di litigare… e poi sfogarsi con qualcuno per raccontargli tutto. Però, se ci pensate, è un po’ noioso dire sempre “ho avuto un litigio con lui”, “sto litigando con lei”. No? In questa lezione, quindi, approfondiremo le alternative al verbo “litigare”, ognuna con le sue proprie sfumature e particolarità.













    10 Modi per Sostituire il Verbo "LITIGARE" in italiano



    In italiano esistono diversi modi per dire di aver litigato con qualcuno, e questi si differenziano in base al grado di intensità e alle modalità che caratterizzano la lite. Queste espressioni sono delle valide alternative da utilizzare in varie situazioni, consentendo di essere più precisi ed evitando di risultare ripetitivi.



    Pronti a scoprirle insieme?



    1. Discutere / Avere una discussione



    Significa conversare più o meno animatamente su un argomento, ma anche dibattere o avere uno scambio di vedute.



    Può essere usato sia con il significato di "litigare" (a parole), sia con il significato di "avere una conversazione pacata su un determinato argomento, scambiandosi idee e opinioni", senza cadere in un litigio.



    Esempio:




    Durante la riunione di condominio , i condomini hanno avuto un'accesa discussione, così non è stata presa nemmeno una decisione.





    Io e il mio studente abbiamo discusso delle tradizioni in Italia e nel suo Paese.








    2. Rimbeccarsi



    Litigare scambiandosi battute critiche e ostili; discutere a botta e risposta. Sottolinea la prontezza, la perspicacia e la vivacità delle interazioni tra i litiganti.



    Esempio:




    Hanno un brutto carattere: si rimbeccano tutto il giorno in ufficio!








    3. Bisticciare



    Litigare con qualcuno con vivacità, ma in modo scherzoso o comunque poco grave.



    Di solito bisticciano due persone che vanno generalmente d’accordo, ma che non si tirano indietro quando si tratta di esprimere un parere o un punto di vista diverso da quello dell’altra persona.



    Esempio:




    Paolo e sua moglie bisticciano sempre quando devono scegliere dove passare le vacanze.








    4. Battibeccare



    Sinonimo di “bisticciare”.Un battibecco, infatti, è un litigio poco grave, una discussione fatta di botta e risposta (meno intenso di rimbeccarsi).Esempio:




    Quando hanno cominciato a parlare di politica, la cena si è trasformata in un battibecco continuo.








    5. Attaccare briga



    provocare, causare, incominciare una lite.Da questo verbo deriva un sostantivo molto utilizzato: attaccabrighe, cioè una persona sempre pronta a fare lite con tutti.



    Esempio:




    È una persona odiosa: orgogliosa, maleducata e attaccabrighe! Meglio non averci niente a che fare…








    6. Avere un alterco / Altercarsi



    Avere uno scontro verbale piuttosto violento, ma comunque senza ricorrere alle mani, alla violenza fisica.



    Un’altra espressione simile è “avere un diverbio”.



    Sono tutte piuttosto formali.



    Esempio:




    L'alterco tra gli automobilisti a seguito dell’incidente è stato placato dalla Polizia Stradale.








    7. Questionare



    Discutere in modo animato, anche abbastanza violento (come altercarsi). Può, tuttavia, anche significare “intrattenere una discussione” (nel senso più tranquillo del termine), seguito dalle preposizioni DI o SU (questionare di politica, questionare sull’attualità).È, però, forse il verbo meno utilizzato della lista.



    Esempio:




    So che questo è un mio grosso limite ma non posso rinunciare a questionare per ogni problema che si presenta.








    8. Azzuffarsi



    Discutere animatamente, spesso arrivando alle mani; litigare non soltanto a parole, ma anche con violenza fisica.



    Esempio:




    Quando si sono incrociati, i due grossi cani si sono ringhiati contro, ma il guinzaglio gli ha impedito di azzuffarsi.








    9. Accapigliarsi



    Discutere animatamente facendo ricorso alla violenza fisica (come azzuffarsi).

  • L’Italia è il Paese dell’arte, lo sappiamo tutti. Ma quali sono le parole e le espressioni più opportune per parlare di arte e di quadri in italiano? Proseguite con la lettura per scoprirle!













    Lessico per parlare nei Musei in Italia



    1. DIPINTO



    Opera d’arte che consiste in un’immagine su una tela o una tavola, creata usando dei colori e un pennello. Un dipinto può raffigurare paesaggi, ritratti, scene di vita, nature morte, ecc…



    I colori usati possono essere tempere, acquerelli, colori a olio, colori acrilici.



    Il dipinto di un paesaggio di montagna era appeso sulla parete della sala da pranzo.







    2. QUADRO



    Qual è la differenza rispetto a un dipinto? Un quadro è pur sempre un dipinto, ma con delle caratteristiche molto specifiche: un dipinto si può anche chiamare quadro se realizzato su un supporto mobile e se è racchiuso in una cornice.



    Il quadro di Monet appeso in questo museo è un capolavoro.







    3. NATURA MORTA



    La natura morta è una raffigurazione pittorica che rappresenta degli oggetti inanimati: fiori, frutta, piatti, bottiglie, arredamento ecc…



    Queste rappresentazioni sono molto realistiche e dettagliate per creare un ordine visivo. La natura morta viene utilizzata come celebrazione della bellezza della vita quotidiana, attraverso oggetti di uso comune.



    Questo dipinto raffigurante un vaso di fiori freschi e una mela rossa sul tavolo rappresenta la natura morta.







    4. TELA



    Riquadro di tessuto resistente e liscio, soprattutto lino o canapa, che viene teso su un telaio e che costituisce il supporto su cui realizzare un dipinto a olio o a tempera.



    Spesso, si può utilizzare la parola “tela” con significato esteso, anche per indicare un “quadro” vero e proprio.



    Il pittore ha scelto una grande tela bianca per la sua opera.







    5. SCULTURA



    La scultura è un’opera che rappresenta figure o immagini a tutto tondo o in rilievo,  ottenuta modellando o incidendo materiali come marmo, pietra, legno, bronzo.



    Il David di Michelangelo è una delle sculture più famose al mondo.







    6. ARTISTA



    Colui che crea le opere d’arte.



    L’artista è stato molto bravo nel creare questo dipinto.







    7. PITTORE - SCULTORE



    Un artista che crea opere d’arte utilizzando dei colori su una tela. Può utilizzare diverse tecniche di pittura e creare ritratti, scene di vita o opere astratte.



    Un artista che realizza sculture si chiama invece “scultore”.



    Frida Kahlo è stata una pittrice messicana famosa per i suoi autoritratti.







    8. MUSEO



    Luogo in cui sono raccolte opere d’arte o oggetti di particolare interesse artistico o storico-scientifico, che sono esposti per il pubblico che vuole vederli.



    I musei possono essere gratuiti o a pagamento e offrono servizi come visite guidate e mostre temporanee.



    Il British Museum di Londra è uno dei musei più antichi e famosi al mondo.







    9. MOSTRA D'ARTE



    Evento in cui vengono esposte le opere di uno o più artisti.



    Può essere pubblica o privata e può anche concentrarsi su un tema in particolare piuttosto che su un artista in particolare.



    La mostra può anche essere temporanea, cioè solo per un periodo di tempo limitato.



    La mostra d’arte di Salvador Dalì ha attirato migliaia di visitatori da tutto il mondo.







    10. GALLERIA D'ARTE



    Luogo, solitamente privato, in cui sono esposte e vendute delle opere d’arte di artisti viventi o recentemente scomparsi.



    Le gallerie sono utili per gli artisti perché così questi hanno la possibilità di promuovere le loro opere e cercare collaborazioni, con musei o con privati.



    Questa sera la galleria d’arte ospita mostre di artisti emergenti.







    11. CRITICO D'ARTE



    Professionista capace di determinare l'autenticità delle opere d'arte, classificarle, valutarle e determinare il loro valore economico.



    Il critico d’arte verrà per valutare il quadro che è stato ritrovato nella villa.







    PARLARE D'ARTE IN ITALIANO



    Descrizioni positive



    L’opera è…