Episodi
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Nella scorsa puntata siamo venuti a sapere di come Agamennone non voglia cedere il suo bottino di guerra, la bella schiava Criseide, nemmeno sotto la minaccia di una possibile azione vendicatrice del dio Apollo.
La giovane, figlia di un sacerdote del dio della freccia, diviene, con l’andare del tempo e delle schermaglie di potere all’interno del gruppo di comando delle forze achee, una pedina importante nello svolgimento della guerra.
Una pestilenza, punizione divina, si diffonde nel campo dei greci e alla fine Agamennone deve cedere: restituirà la figlia al padre, ma in cambio vuole qualcosa.
Achille ha sfidato apertamente il potere di Agamennone, minandone l’immagine nella mente dei generali e dei re che seguono il comando del re di Micene. Agamennone, con una sola mossa riesce a riprendere lo status di re delle forze in guerra, fare pagare ad Achille la sua alterigia e mantenere caldo il suo letto.
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Episodi mancanti?
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Benvenuti in questo nuovo episodio della serie sulla Guerra di Troia, intitolato "Palamede Tradito". In questa puntata, viene esplorato il tradimento di Odisseo nei confronti di Palamede, un personaggio importante nella mitologia greca e nella storia della guerra di Troia.
Vengono approfondirti i dettagli del tradimento e il ruolo che ha avuto nell'esito finale della guerra. Esploriamo inoltre le motivazioni di Odisseo e le conseguenze del suo tradimento su Palamede e gli altri eroi coinvolti nella guerra.
Ci sono anche momenti emozionanti e curiosi, grazie ai quali si può scoprire alcuni dei fatti più interessanti sulla storia della guerra di Troia.
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Forti delle loro conquiste in territorio troiano, ma soprattutto rese audaci dall'avere come prigioniero Polidoro, il figlio più giovane di Priamo, i greci inviano una nuova delegazione agli anziani della città di Ilio! Questa volta hanno in mano una carta vincente: il delicato e non ancora adolescente principe può essere lo strumento per scardinare lo stallo in cui entrambi i fronti si trovano.
Tutti e due gli schieramenti hanno ben chiaro quale sarà altrimenti il tributo che dovrà essere versato ad Ade, il Dio dei morti.
Tentare un ultimo approccio per raggiungere un accordo appare ora una possibilità che sembra porre in vantaggio diplomatico le forze achee: ben oltre alla paura sicuramente suscitata alle notizie delle razzie compiute all’intorno, secondo il pensiero dei greci, grande peso deve avere Polidoro nella mente di Priamo: la vita del ragazzo di certo conta molto di più della fuggitiva spartana, per il re.
Le parti lette di Odisseo, Menelao, Panto ed Enea sono state tratte dal testo di Ditti di Creta, con una mia elaborazione, che rimane fedele al testo originale.
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ATTENZIONE: questo episodio è stato registrato in Dolby Atmos e offre una migliore esperienza ascoltato in cuffia.
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Come ti ho anticipato nello scorso episodio, i Troiani hanno iniziato a mandare messaggeri nelle terre vicine, sulle isole prossime alle spiagge di Ilio. Questi messi portano tutti la cattiva notizia del fallimento degli sforzi diplomatici tra le forze achee e quelle Troiane. I greci verranno, in forze, battaglieri e avidi di conquista. Troia si offre di supportare e di aiutare quanti vorranno unirsi a lei in questa nobile battaglia.
Molti rispondono nell’immediato mentre altri tentennano aspettando di aver un ben più chiaro quadro della situazione. In ogni caso, migliaia di persone, famiglie, contadini ma anche soldati e cavalli, si spingono a est ad ingrossare la popolazione troiana.
In questo modo, all’inizio dello scontro, le forze troiane arrivano secondo alcuni ad essere in rapporto tre a uno con le truppe achee.
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Nel nostro dipinto su questa guerra mancano alcune figure importanti: come avrai ben intuito dagli dal titolo, si tratta della presenza degli Dei che fino ad adesso abbiamo lasciato un po' da parte.
In questi giorni disperati, noi imploriamo chi sta più in alto di tutti di far terminare ogni scontro bellico. Ben pochi che abbiano combattuto la guerra di Troia, hanno implorato una qualche divinità affinché il conflitto arrivasse a termine: la maggior parte ha invocato questo quell'altro Dio chiedendo la grazia della vittoria!
In questo mitico scontro scendono in campo anche le divinità che parteggiano chi per le forze achee, chi per quelle troiane.
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«Desidero più moderazione, Palamede! E con questo abbandono questo incontro!» Queste sono state le parole di Priamo nel primo incontro con gli achei.
Come ben sappiamo dalle scorse puntate, questo primo incontro tra delegati achei e nobiltà troiana si è risolto in un nulla di fatto. In questa linea di racconto, mentre si preparano a lasciare Troia sulle loro navi, rientra nella città d’oro il principe Paride con la sua amata Elena di Sparta, la regina fuggita.
Immagina i greci che a grandi passi escono dalla sala del trono di Priamo, rossi in viso per lo scorno subito: Priamo ha infatti rimandato ogni decisione a quando Paride sarà tornato…
E proprio dopo pochi giorni ritorna Paride con la sua ex regina spartana. L’accoglienza che i cittadini della città riservano alla coppia è solo apparentemente festosa…
Questa puntata si basa soprattutto su Ditti Cretese, Ephemeris Belli Troiani.
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Siamo arrivati ad un punto particolare della nostra storia: siamo sbarcati sulle sponde in Anatolia e abbiamo assistito ai primissimi scontri tra le forze achee e troiane. Prima di addentrarci in un intrico di lame, urla e sangue è giusto soffermarci oggi sulla figura di Agamennone come capo spedizione.
A questo grande re ho in animo di dedicare diversi episodi, alla fine del nostro percorso sulla guerra di Troia: la complessa vita di Agamennone ha la sua parte più travolgente quando si disperdono i fumi che bruciano la città di Priamo…
Come ti dicevo, però, trovo giusto parlare di lui e della sua ascesa al comando delle truppe achee...
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Arrivati a questo punto del nostro racconto, è forse opportuno soffermarci a guardare dall’alto quella piccola flotta che sta veleggiando verso Troia. Non ci siamo più occupati, infatti, della coppia di amanti in fuga: Elena e Paride.
Usciti in fretta dalle grandi terre del Peloponneso, le navi di Paride devono affrontare una grande tempesta che li scaraventa fuori rotta! In viaggio verso casa sarà rallentato da diversi sbarchi in terre esotiche. Almeno due di questi sbarchi ci vengono testimoniati da più fonti.
Uscite da una pericolosa tempesta, le navi di Paride si trovano di fronte alla ricchissima città di Sidone, nel Libano.
Questa città che fa dell’artigianato e del commercio i suoi punti di forza, nel corso dei secoli è stata terra di conquista. All’epoca che ci interessa, Sidone è un centro famoso per la lavorazione e la colorazione dei tessuti: da un mollusco, il murice, viene estratto un pigmento che dona agli orditi un porpora intenso. Da ogni mollusco si riesce ad estrarre una sola goccia di questo pigmento, per cui questa pratica di tintura è molto costosa e solo le principesse, si dice nell’Iliade, possono permettersi di indossare dei veli di porpora di Sidone.
Paride, però non vede Sidone come un centro in cui avviare degli scambi: considera quella città dedita al commercio qualcosa di goloso per la sua brama di conquista...
Il primo brano che leggo viene dal sesto libro dell'iliade, mentre il secondo viene da Il ratto di Elena, di Colluto.
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A sostegno delle forze achee all’assalto di Troia c’è Calcante, l’indovino.
Come hai sentito in molte puntate precedenti a questa, Calcante entra in gioco in più occasioni: è una specie di “voce che attiva” l’azione dei greci.
Calcante, all’inizio della nostra storia, vive a Troia e serve Priamo: i suoi poteri sono dedicati alla conservazione della sicurezza della imprendibile e ricchissima città.
L’arrivo annunciato della regina di Sparta con il principe Paride mette in subbuglio l’intera corte: tutti hanno già ben chiaro in mente quanto difficile sarà uscire indenni dall’intricato ginepraio in cui la schiatta di Priamo è stata fatta precipitare da quel rapimento...
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Nell primo giorno di scontri sono scese nell’Ade oltre mille anime di achei, per mano di solo un eroe che difende le mura di Troia: Cicno, l’invincibile.
Egli è di statura superiore a qualsiasi altro acheo o troiano, la sua armatura è ridotta al minimo: buona parte del suo corpo, il petto le spalle il collo, è esposta alle armi nemiche… È come se Cicno non si curi per nulla riguardo la propria incolumità.
Ed è proprio così: costui, figlio di Poseidone, è un semidio! Come tutte le figure di questo tipo, anche Cicno manifesta un dono ereditato dal grande Dio dei flutti: il suo corpo è invulnerabile, nella sua figura non esiste una parte alla quale una qualsiasi arma costruita dall'uomo possa infliggere una ferita!
Egli poi è esperto nell'arte della guerra: maneggia con maestria spada, arco e lancia!
Immagina perciò cosa possa significare il combattere contro un avversario più alto e muscoloso di te, i cui colpi fanno tremare la terra stesse… Tu cerchi di colpirlo, di ferirlo con la tua spada e ci riesci anche pure ad entrare nella sua difesa… Ma la tua lama, per quanto affilata, non riesce a scalfire quella pelle invulnerabile! Un simile prodigio riesce a prosciugare la forza dalle braccia e dalla mente anche del più baldanzoso tra gli achei! Cicno ride! Beffardo e crudele negli scontri, insegue i nemici per finirli, uccidendone a centinaia! Qualcuno dice anche mille in un solo giorno!
Riuscirà Achille a sconfiggerlo?
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Dei molti figli con cui le sue tre mogli lo hanno arricchito, Priamo ama tra tutti il più giovane Troilo, poco più che adolescente.
La bellezza di questo giovane in fiore è tale che alcuni azzardano dirlo figlio di Apollo, più che di un uomo… La perfezione nelle forme, l’armonia nei gesti, l’attenzione a quanto di bello si trovi nelle opere dell’uomo e nelle creazioni della natura lo rendono così attraente che quanti lo vedono ne rimangono immediatamente affascinati.
Il suo nome contiene due figure fondamentali e importanti per la storia della sua città: Troilo è composto da due nomi di re notevoli: Troo, il fondatore di Troia e Ilo, suo figlio, primo re a succedere al fondatore. Da quest’ultimo, il nome greco di Troia, Ilio.
Troilo, dunque, contiene nel suo nome una sorta di incantesimo o, se vuoi, di un legame con il destino della sua città: egli è depositario inconsapevole del Fato di Troia.
Così afferma l’oracolo che gli aleggia sul capo: Troia rimarrà imbattuta se il giovane arriverà a compiere i venti anni.
Questo, per i greci si traduce in un solo proposito: Troilo deve morire!
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Filottete di Magnesia, il "Custode dell'Arco", è figlio di Peante.
Quest'ultimo è un eroe di cui si parla poco, nella mitologia, ma è uno degli incredibili arcieri dei racconti antichi. Partecipa alla spedizione degli Argonauti alla ricerca del Vello d’oro; il suo arco difende i suoi compagni in più di un’occasione e ha la sua massima espressione quando i fuggitivi dalla Colchide cercano di toccare terra sull’isola di Creta.
Ecco, questo infallibile arciere Peante, ha un figlio: Filottete. Costui è ancor solo un bambino quando fa l’incontro che gli cambierà la vita.
Il piccolo si trova insieme al padre sulla sommità del monte Eta. Un bagliore che si agita su un prato incolto attira la attenzione del genitore. Peante ordinando al figlio di ripararsi dietro le sue spalle, incocca una freccia e si avvia a scoprire cosa stia succedendo poche centinaia di metri più in là.
Sente due voci litigare, pare che uno dei due uomini si rifiuti di fare qualcosa per l’altro che invece gli comanda di obbedire al suo desiderio.
Peante drizza le orecchie, ha riconosciuto una di quelle voci… no… non può essere proprio lui!
Esce dalla boscaglia sorridendo per salutare l’amico di tante avventure ma tosto il sorriso si smorza in una espressione di tristezza.
“Eracle! Amico mio, che cosa sta succedendo? Grande Zeus! Quale maleficio ti ha colpito?”
NOTA: Il dialogo tra Peante ed Eracle e le parole che il semidio rivolge a Filottete sono di mia invenzione, non vengono da alcun testo antico.
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Protesilao, figlio di re, ha partecipato al giuramento di aiuto a Menelao, come tutti gli altri re presenti a Sparta. Arrivato nella città lacedemone, Protesilao ha sognato di riuscire ad avere Elena, ma ne è uscito scornato come tutti gli altri.
Per fortuna, col tempo dimentica la sposa di Menelao, e il suo cuore comincia a battere di nuovo, questa volta per la bella principessa di Iolco: Laodamia.
Re Acasto di Iolco, però, rifiuta di far avvicinare il giovane bellissimo e muscoloso alla bella figlia: Protesilao, pur figlio di Re, è un principe che ha ben poco da offrire: il suo piccolo regno vive di pastorizia e il suo stesso padre è guardiano delle sue proprie mandrie.
Acasto rigetta la richiesta del giovane principe con disgusto lo fa uscire di palazzo.
Accade però, l’impensabile: con una faccia tosta degna del peggior imbroglione, un principe troiano, ospite in casa di Menelao, rapisce la sposa e deruba il palazzo dei suoi ori.
In fretta si sparge la voce che una spedizione partirà per Troia per riscattare con le armi la regina rapita.
Questo pone Acasto in un angolo: non c’è nessun principe o re tra i più blasonati che abbia tempo e voglia di contrarre matrimonio con sua figlia: non si improvvisa un vincolo tra famiglie reali sui due piedi…
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«Oh, quanto ho sognato di vedere di nuovo il volto amato del mio amato padre! Abbracciami, padre mio, abbracciami! Stringimi a te più forte che puoi!»
A queste parole di Ifigenia, il cuore di Memelao va in frantumi. Non c’è che il vuoto, ora, al suo posto, e questo enorme buco nero, lui lo sa, gli terrà compagnia per il resto della vita.
Perché Ifigenia deve morire ed Ifigenia morirà…
Morirà per mano sua.
Morirà per mano di suo padre, l’essere umano che la giovane ragazza ama più di ogni altro.
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Uno dei siti che ospitano l'affresco pompeiano: https://www.lasiciliainrete.it/culti-miti-e-leggende-dellantica-sicilia/principali-culti-elleni/artemide-diana/affresco-raffigurante-il-sacrificio-di-ifigenia-casa-del-poeta-tragico-pompei/
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I greci si stanno riorganizzando per salpare verso Troia e questa seconda volta è destino che riescano a non sbagliare strada, anche grazie all’aiuto di Telefo.
Avvicinato Telefo per chiedergli quale possa essere il momento migliore per salpare in direzione di Troia, il figlio di Eracle risponde che quei venti avversi alla rotta che a loro interessa, termineranno la primavera successiva!
Finalmente, un timido vento ricomincia a soffiare in favore delle navi nere. Tutti si ritrovano di nuovo in Aulide.
Poco prima di salpare, però, accade un fatto prodigioso.
Qui, in Aulide, sotto l’ombra di un grande platano, gli eroi, i re e i comandanti delle navi stanno compiendo sacrifici, dedicando agli dei degli animali perfetti, per ingraziarsi la traversata e lo sbarco in terra straniera.
Dalla base della più grande ara, spunta un terribile serpente dalle squame marroni, con il dorso tutto rosso sangue… Questo spaventoso rettile subito si abbarbica al tronco del platano: ha preso di mira un grosso nido… In questo nido ci sono otto piccoli passerotti e la madre che ha appena assistito alla schiusa delle uova…
In questo episodio, denso di colpi di scena, ti racconto uno dei momenti più bui della preparazione delle truppe achee all'attacco di Troia...
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Telefo guarda verso le navi nere approdate sulle sue sponde.
I suoi occhi vengono accecati per un attimo da uno scintillio da una delle navi.
È più di uno scintillio, pare quasi un fuoco che, come dotato di vita propria, è sceso da una delle navi e si muove nella sua direzione.
Con le gocce di sudore che gli rendono difficile vedere, Telefo strizza gli occhi e riesce ad individuare le insegne della nave da cui quel fuoco è sceso: quella nera nave viene da Ftia, è carica, zeppa di quei soldati formidabili che il mito ci racconta essere stati generati da delle formiche, da cui il nome di mirmidoni.
Quelle truppe fantastiche e imbattibili appartengono a Peleo e sono comandate da suo figlio: l’invincibile Achille.
Certo, è lui quel fuoco scintillante sceso dalla nave, la sua armatura risplende come il sole nel cielo!
Telefo ordina ai suoi di indietreggiare e di lasciarlo solo a combattere contro il campione degli invasori.
Lo scontro è di quelli che sembrano non aver mai fine: alla perizia di Achille nel manovrar le armi risponde la potenza di attacco di Telefo!
Entrambi gli schieramenti assistono meravigliati a questa battaglia dei due eroi-esercito!
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Nota bene: questa è una delle versioni dell'attacco acheo alle terre di Misia; mi sono permesso di romanzare il pensiero degli eroi e qualche dialogo.
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Tra i vari eventi che rendono affascinante la partenza da Aulide della flotta achea, tre versioni differenti tra loro ci dipingono situazioni inevitabilmente diverse.
Un primo racconto vede Corito, figlio della ninfa Enone, che fa da guida alla testa delle nere navi greche.
Costui è un personaggio particolare: suo padre, preparati allo stupore, è Paride in persona!
Dunque, ritroviamo il figlio di Paride che incredibilmente guida la flotta achea alla guerra e che naviga contro il suo stesso padre!
Ma come mai è possibile?
Dobbiamo tornare indietro nel tempo, e volare verso le alture del monte Ida, in Frigia.
Enone è una adorabile e bella ninfa dei boschi, dai bruni capelli e dal forte temperamento.
Nella sua gioventù è stata amata da Apollo, che è stato il primo e l'unico a giacere con lei prima di Paride.
Nel corso del tempo molti la inseguono nei boschi, affascinati e irretititi dalla sua avvenenza: non si contano gli impudenti satiri che continuano a cercare di attirarla nei loro anfratti, e anche lo stesso Fauno, dalla testa adornata di corna, cinta da una corona pungente di aghi di pino: anche lui, invaghito, trascorre notti insonni e giorni senza posa alla sua ricerca…
Molti decenni dopo il suo studiare insieme ad Apollo, Enone, sempre giovanissima, è inseguita da un altrettanto giovanissimo Paride, in quei giorni sconosciuto e semplice pastore di tori e capre.
Le corse a perdifiato nelle boscaglie dei monti sono un graditissimo corteggiamento per Enone, che alla fine si concede al desiderio di quell’affascinante giovane uomo e si unisce a lui.
I giorni trascorrono felicemente tra corse, risate e abbracci; il tempo pare non voler trascorrere, per loro: tale è la felicità che li avvolge!
Questo incanto si infrange quando Ermes scende dall’Olimpo con un incarico speciale per Paride, il suo amato Paride.
Questo compito, come ben ricordi, è di scegliere quale dea tra Era, Atena ed Afrodite sia "la più bella”...
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Anio, il re di Delo, l’isola sulla quale nacque Apollo, dona alle navi achee abbondanza di grano, vino e olio…
Questo generoso re è frutto dei lombi stessi del dio della musica, che lo ha generato nella bella Reo, figlia di Re Stafilo e di Crisotemi.
Stafilo è figlio di Dioniso e di Arianna, mentre Crisotemi è una delle figlie di Demetra, la divinità delle messi.
Dai genitori, la prole è legata a una disposizione ad una fertile abbondanza.
Reo dà alla luce un bel bimbo, Anio, appunto.
Costui diviene sacerdote di Apollo a Delo ed in seguito eredita da Radamanto anche il regno su questa particolare isola.
Delo è una isola brulla che ospita solo templi e luoghi di preghiera. Non c’è luogo dove coltivare piante o piantare grano.
Eppure Delo è ricca di cibo… Anio è infatti colui che maggiormente contribuisce a riempire le stive delle navi achee con quelle che paiono interminabili quantità di vivande…
Il re di Delo non può contribuire in altro modo alla spedizione degli achei: la moglie Dorippa lo ha reso felice padre di tre belle fanciulle ma di nessun maschio.
Poco male! Anio adora le sue tre figliole, Elaide, Spermo ed Eno, tanto che le consacra a Dioniso.
Il dio dell’ebbrezza, deliziato che un figlio di Apollo chieda anche la sua protezione sulla prole, dona alle tre splendenti figlie di Anio un potere ciascuna...
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Sull’isola di Sciro si nasconde un segreto. Tra le sue grandi pietre, che danno il nome alla intera isola, nella corte di re Licomede trova rifugio un fuggitivo giovane.
Il suo fisico è armonioso ed agile ed egli è maestro nell’arte della caccia e nel combattere in battaglia.
Come se non bastasse, è di una bellezza divina…
Si tratta del settimo figlio di Peleo e di Teti.
Con Peleo, Teti concepisce sette figli e di tutti elimina le parti mortali cospargendone i corpi di ambrosia e poi esponendoli al fuoco.
Peleo che accorre non può più fare nulla per i primi sei, la cui parte mortale è stata uccisa… giunge in tempo per vedere il più piccolo, appena nato, sospeso sul fuoco che piange.
Teti lo regge per un tallone e completamente presa dal suo rito, non si accorge che Peleo è entrato nella stanza e le sta urlando di togliere immediatamente il piccolo dalle fiamme. Lei sembra non udire la sua voce… Peleo di forza strappa il piccolo dalle mani della madre la quale si scuote dalla sua concentrazione e, irata, scompare nell’aria.
La caviglia e il tallone per cui era tenuto sospeso sul fuoco sono carbonizzati…
Peleo dà in custodia il piccolo al saggio centauro Chirone e insieme decidono di sostituire le parti arse del bimbo con un pezzo del tallone e della caviglia del gigante Damiso, famoso per la sua velocità nella corsa, il cui corpo è sepolto a Pellene.
Teti del profondo mare, sa che il destino del giovane è di vivere da sconosciuto una lunga vita tranquilla oppure di morire giovane e coperto di gloria.
Disperata al pensiero di perdere il figlio, Teti decide di nasconderlo per salvargli la vita. Trova uno stratagemma per occultare la presenza del figlio al mondo intero, in modo che nessuno lo riesca a trovare: lo vuole inserire in un gruppo di dodici principesse…
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