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Una laurea, un corso di Java, una lingua straniera, tutte hard skills, verificabili sul campo e spesso certificate da un attestato che mette nero su bianco le nostre competenze tecniche. A queste competenze se ne affiancano altre più sottili, umane e personali chiamate soft skills. Caratteristiche proprie fondamentali in qualsiasi contesto lavorativo perché parlano del modo in cui facciamo fronte agli stimoli dell'ambiente lavorativo. Ecco qualche esempio: come l’autonomia, ovvero al capacità di saper lavorare senza il bisogno di una supervisione costante attingendo quindi alle proprie risorse; o la flessibilità, resistenza allo stress, la capacità di pianificare e di problem solving. Insomma, cosa ci rende speciali al di là degli attestati?Quale nostra qualità può giocare la differenza durante un colloquio (e soprattutto dopo). Abbiamo parlato di Soft Skills con la Job and Career Coach Amanda Franchi nella puntata del podcast: Chiamate il Coach!, Soft Skills, le abilità “umane” che fanno la differenza in un colloquio.
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L’autoerotismo come via di autoconsapevolezza. È il tema della nuova puntata del podcast Chiamate il Coach! nella quale ci siamo posti come interrogativo, come l'esplorazione del nostro corpo alla ricerca del piacere possa diventare una via di conoscenza e migliorare le nostre relazioni sociali. Più di quanto pensiamo, il conoscersi in profondità non passa tanto dalla ruminazione razionale quanto dalla libertà di espressione del nostro corpo: nello sport, nel respiro, nella danza e ...anche nella masturbazione, un momento di libertà e intimità assolute, lontano dal giudizio altrui, dell'autocritica e da quell'idea di prestazione che ha inquinato un po’ tutti gli ambiti della nostra vita. Partiamo dal presupposto che il tempo che dedichiamo alla conoscenza di noi stessi è un regalo che facciamo alla nostra vita e alle persone che abbiamo accanto, possiamo dire allora che autoerotismo è un bene per la collettività. La masturbazione può essere di aiuto infatti anche per migliorare il nostro stato di salute abbassando il livello di stress, la qualità del rapporto di coppia, e avere ricadute positive sulla nostra autostima. Ci spiega come e perché Valentina Cosmi, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa, nonché consulente del brand di sex toys di design Lelo, nella puntata del podcast Chiamate il Coach!, La masturbazione e la via della saggezza.
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Al di là della necessità di coprirsi dagli agenti atmosferici, l’abbigliamento è il nostro biglietto da visita psicologico. In un colpo d’occhio fornisce a chi ci guarda un pacchetto di informazioni sulla persona, dal latino persōna, maschera; ovvero sul "personaggio sociale", ma non necessariamente sul suo io profondo, nel caso in cui abbigliamento e interiorità siano disallineati. Questo accade quando utilizziamo gli abiti non per raccontare chi davvero siamo (quando lo sappiamo), ma per “vestire” il personaggio richiesto in una tale epoca o in un determinato contesto al fine di risultare conformi al resto della popolazione e non esserne tagliati fuori.Prendiamo a esempio il tailleur di chi svolge le professioni di ufficio, oppure il look ribelle dei ragazzi (ma pur omogeneo all’interno di alcuni gruppi), oppure lo stile anonimo di alcune adolescenti spaventati dal loro corpo in mutamento e che cercano di rendersi invisibili in abiti oversize. Siamo circondati di esempi di come ci serviamo dell’abbigliamento per apparire (o scomparire), per smorzare un aspetto o per esaltarne uno più conformante (ma magari meno allineato con il nostro io profondo). Di questo aspetto della vita tratta la psicologia della moda, da non confondere con la consulenza di immagine. Attraverso un percorso di psicologia della moda si affrontano temi come l’autostima, la percezione di sé, gli stili comunicativi, i punti di forza e le insicurezze, per arrivare ad allineare i vissuti psicologici a una espressione di sé più autentica. Il percorso prevede anche una parte pratica alla Marie Kondo: si apre l’armadio e si passano in rassegna gli abiti nei quali non ci riconosciamo più o che non ci fanno sentire a nostro agio.La puntata del Podcast Chiamate il Coach! N.20 parla proprio di abiti, autostima ed espressione di sé. Protagonista della puntata la dottoressa Annanisia Centra psicologa e psicoterapeuta specializzata in psicologia della moda. Buon ascolto!
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Un atto vitale, involontario, forse troppo: respirare. Respiriamo quel tanto per stare in vita. #L’ansia, la vita frenetica e lo stress ci costringono a uno stato di apnea e fiato corto perenni e, inutile dirlo, non salutari. Imparare a respirare profondamente invece è importante, perché ci riporta nella calma del nostro corpo, nel qui e ora e, nelle situazioni ad alto tasso di stress o addirittura di burnout, può diventare una pratica di auto-aiuto, un luogo fluido nel quale trovare conforto in qualunque momento della giornata. Respirare correttamente non è un’arte da apprendere, bensì una modalità che il nostro corpo conosce perfettamente, ma che con il tempo si è deteriorata a causa di uno stile di vita troppo pressante. Il respiro calmo e profondo ci riconnette alla nostra profondità e ai nostri stati emotivi, ci costringe a guardarci dentro, esperienza non per tutti ritenuta necessaria o piacevole, perché quello che potremmo scoprire facendo entrare l’aria nel profondo potrebbe non piacerci. Allora teniamo il respiro alto, quello dello stress, dell’affanno, per non vedere, per non sentire. Sul lungo periodo, però, perdiamo il contatto con noi stessi e la nostra vita rischiando di diventare degli automi.Ed è un peccato, perché respirare profondamente è una risorsa potentissima alla portata di tutti per combattere lo stress, darsi coraggio e vivere pienamente la propria vita.Abbiamo parlato delle potenzialità di un respiro a pieni polmoni con il campione di apnea Mike Maric, autore del saggio la Scienza del respiro edito da Vallardi, Membro del team di MP Michael Phelps e consulente di Federica Pellegrini, Gregorio Paltrinieri, Giacomo Carini e molti altri sportivi, nella puntata n. 19 del podcast Chiamate il Coach!, Il potere antistress del respiro. Buon ascolto!
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È considerato (a torto) il regalo passepartout, quello che a Natale o al compleanno salvano la situazione in corner. Quante volte, un profumo è stato scelto come regalo facile per un’amica, al partner per San Valentino, o alla suocera. Ecco, a meno che non abbiamo acquistato su ordinazione, probabilmente abbiamo sempre sbagliato regalo. «Una fragranza è un regalo molto intimo, quasi impossibile da indovinare. Spesso anche chi cerca un profumo non sa bene cosa sta cercando. Scegliere un profumo per sé è un’indagine psicologica sofisticata e stupefacente», dice Silvio Levi uno dei maggiori esperti di profumi in Italia e presidente di Calé, azienda che distribuisce marchi della cosiddetta profumeria artistica. Restare fedeli a un’unica fragranza e per tutta la vita ci fa perdere l’occasione di scoprire sfaccettature impensabili della nostra personalità di noi, così come l’acquisto d’impulso dell’ultimo profumo di grido indossato da tutti denota una estrema necessità di conformarsi più che di distinguersi. Ad ogni modo, non vi è scampo: qualunque cosa scegliamo di indossare sulla pelle, questa parlerà di noi prima che noi possiamo proferir parola.Il profumo infatti, dialoga direttamente con la parte più recondita e primordiale del cervello, scatenando emozioni profonde, facendoci regredire allo stato infantile o eccitandoci.La magia delle note olfattive è la protagonista della puntata n. 18 del podcast Chiamate il Coach!, Perfumum: raccontarsi attraverso un profumo. Abbiamo parlato di psicologia, note, piramidi e personalità con il dott. Silvio Levi ideatore dei saloni di profumeria Pitti Fragranze a Firenze ed Excense a Milano. Buon ascolto!
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Il corpo non è stato mai lasciato in pace. Con lui abbiamo ingaggiato una battaglia secolare per cambiarlo e controllarlo secondo i desiderata della comunità. Perché la conformità è il biglietto di ingresso per tutti i gruppi umani.I body code che si sono alternati nelle epoche storiche hanno fatto sì che avessimo sempre da ridire per come appariva nel suo presente anagrafico, ma anche per il suo modo di maturare: «Nell’arco della storia dell'uomo si sono alternati anche modelli opposti tra loro», spiega Cristina Cassese, storica dell'arte specializzata in antropologia culturale. «Per esempio, al contrario di quanto succede oggi, un tempo si operavano pratiche estetiche “invecchianti” per essere considerati più saggi, fascinosi o semplicemente più fortunati per aver superato l’età media di mortalità della propria generazione. Alla corte di Maria Antonietta le parrucche bianche rappresentavano molto di più di un vezzo estetico, addirittura un messaggio di autorevolezza e di status sociale legato alle posizioni di potere. Ai nostri giorni, l’esibizione di un corpo anziano correlato alla manifestazione di desiderio sessuale rappresenta invece l’ultimo grande tabù».Come se la desiderabilità avesse una data di scadenza da posticipare il più in là possibile o quanto meno preservare camuffando rughe e capelli bianchi. Perché per quanto si decanti la bellezza delle chiome silver, «deporre la tinta» e mostrarsi con i capelli grigi appare come un gesto di resa all’età anagrafica, se non una dichiarazione estetica dell’ingresso nel club poco blasonato della «pace dei sensi». Quante volte dopotutto ci è capitato di sentirci dire che dimostriamo meno dei nostri anni, come se fosse un complimento?Abbiamo parlato di bellezza, conformità ai canoni, discriminazione e libertà dagli stereotipi nella puntata del podcast n.17 di Chiamate il Coach! Insieme a Marina Cuollo, divulgatrice e attivista, contributor di Vanity Fair e autrice del libro A Disabilandia si tromba, edito da Sperling&Kupfer.
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Passiamo metà della nostra nel mondo dei sogni, ma non ce li raccontiamo. I sogni invece possono rivelarci soluzioni e connessioni inaspettate. Ne abbiamo parlato con l'antropologa Arianna Cecconi, specializzata in sogni dei popoli andini. Per scoprire che nei momenti difficili, come durante una pandemia, i sogni ci uniscono A quanti di noi sarà capitato nell’ultimo anno infatti di sognare di uscire senza la mascherina, o di avere il desiderio di abbracciare qualcuno? In molti, da quanto testimoniano i forum di condivisione di materiale onirico nati in questo periodo, diari digitali che custodiscono un tesoro antropologico e psicologico inestimabile eppure sottostimato.
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Burnout, dall’inglese: bruciato, combusto. In italiano ha assunto anche il significato di esaurito. Uno stato psicologico che deriva da una condizione di stress cronico generalmente associato al contesto lavorativo. Accade quando non riusciamo a fare fronte a una situazione professionale che ci logora psicologicamente, emotivamente e fisicamente.Ci si accorge di essere arrivati a toccare il fondo quando siamo completamente esausti, privi di gioia di vivere, prostrati alla routine, ingabbiati in un loop di attività e pensieri che non lasciano spazio ad altro e che ci lasciano sfiniti. Imparare a individuare i sintomi al suo nascere è quindi fondamentale. Soprattutto in questo momento storico che ci vede chiusi in casa per buona parte della giornata in un ciclo incessante di lavoro da remoto, didattica a distanza dei figli e accudimento della casa. La puntata del podcast Chiamate il Coach!, L’ora d’aria anti Burnout, con Dott.ssa Maria Letizia Primo psichiatra e specializzata in omotossicologia e responsabile scientifico dell’asse intestino cervello della Scuola Microbioma Università di Torino, è dedicata al riconoscere l’insorgenza della sintomatologia del burnout e alle strategie quotidiane che possiamo mettere in atto per non farci sopraffare dallo stress.
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Fondi pensione, investimenti, tassi, azioni, Etf, propensione al rischio e molto altro riguardante la gestione dei propri risparmi stanno entrando sempre più di frequente nel lessico familiare femminile, anche se parlare di denaro tra donne non è così ancora all’ordine del giorno e tra uomo e donna ancora meno. Questa asimmetria arriva da lontano, da un retaggio storico che non vedeva le donne come un interlocutore all’altezza dell'argomento. Ovvio, se si pensa che fino a non molto tempo fa (e in alcune parti del mondo è ancora così) le spose non potevano decidere di come di come disporre della propria dote perché innanzitutto non venivano educate nell’ottica di poterlo fare. La gestione finanziaria femminile era ridotta alle spese strettamente necessarie alla vita domestica. Certo, non mancano i casi eccellenti (ed eccezionali) di donne a capo di imprese e alla direzione di banche, ma la percentuale di quelle che possono dirsi a loro agio con la materia è ancora troppo bassa. Molto sta cambiando e molto deve ancora cambiare, ma dal web e dai social arrivano segnali incoraggianti di un crescente interesse a riguardo. Ne è un esempio il profilo Instagram Pecuniami, di Aminata Gabriella Fall, meglio nota con il nomignolo Ami, bancaria e divulgatrice sul di tematiche economiche, con tanto di dirette su risparmi, fondi di investimento e budgeting, e presto in libreria con il volume Signore, è ora di contare! Manuale di consapevolezza finanziaria, in pre-booking su BookaBook.it. Il fatto che il 90% dei suoi follower sia composto da donne fa capire quanto l’universo femminile sia a digiuno di nozioni di questo tipo, ma anche di quanto sia interessato a coprire il gap culturale, perché stufe di trovarsi di fronte al promotore finanziario di turno che insinua che sarebbe meglio se potessero interloquire con il marito/padre.L’ignoranza nella gestione dei nostri risparmi ci espone al rischio che lo faccia qualcun altro al posto posto, ma non necessariamente a nostro vantaggio. Negli ultimi anni si è parlato addirittura di violenza economica all’interno della famiglia. Un fenomeno “estremo”, ma più frequente di quanto si pensi, che si presenta quando un partner resta legato all’altro perché non può o non sa provvedere a se stesso economicamente e/o perché non ha gli strumenti per gestire il proprio denaro, restando vittima alle volte di situazioni inaccettabili.L’informazione è potere e la consapevolezza dei propri bisogni e obiettivi è il primo passo per imparare a gestire il proprio patrimonio: «È fondamentale capire quali sono le nostre necessità nel breve e lungo periodo per capire se è il tempo di accantonare o di investire. E se è il momento di investire, come. I progetti di una donna di 20 anni sono diversi di una di 30 o di 50», spiega Ami che ci insegna che «Non è mai troppo troppo tardi per imparare a badare ai propri soldi, soprattutto perché è alla portata davvero di tutt*».
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Quante si sentono vittime della sindrome di Wonder Woman?Bene sappiate che è una grandissima fregatura. Fare il 110%, non delegare mai, mettersi sempre per ultime, ci fa vivere peggio. Meglio adottare la legge di Pareto, ovvero del 20-80: concentrare i propri sforzi in pochi ambiti. Abbiamo parlato di Multitasking e di assertività (ovvero di dire più "no, grazie") con la dottoressa Simona Vitale, Women Coach impegnata nel women empowerment. Buon ascolto!
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Per permettere alle cose belle della vita di entrare dobbiamo fare loro spazio. E non solo nella nostra mente, ma in casa. Esiste infatti un nesso tra il nostro io e la nostra abitazione, il nostro io più esteso. Spesso, il circondarsi di una montagna di oggetti nasconde altro rispetto all'innocua passione per il collezionismo. Fare ordine quindi è un'operazione tutt'altro che banale. A riportare in auge il concetto di "fare sgombero del superfluo" è stata la declutterer di professione Marie Kondo nel suo fortunatissimo libro Il magico potere del riordino, nel quale spiega il metodo Konmari attraverso il quale si mette in ordine stanza per stanza, cassetto per cassetto, buttando quello che non serve più e trovando un posto a ciò che si decide di tenere con sé. Questa semplice azione avrebbe ricadute positive anche sul nostro modo di pensare. Perché la nostra casa è il riflesso della nostra psiche. Abbiamo parlato di decluttering e ordine mentale nella 12esima puntata del podcast Chiamate il Coach!, Decluttering: fare ordine in casa e in testa con Luna Rossi, architetta specializzata in Feng Shui, disciplina orientale antichissima che studia l'energia degli spazi ed è finalizzata alla ricerca dell'armonia. Buon ascolto!
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La parola dieta oggi ha un significato molto distante dalla sua etimologia: viene dal greco δίαιτα (diaita) e vuol dire abitudine, modo di vivere. Ai giorni nostri il suo sinonimo più usato è regime alimentare che sottintende restrizione calorica, privazione, rinuncia e controllo del corpo. La parola dieta però è anche l’etichetta di un cassetto di desideri sottaciuti come ad esempio l’approvazione sociale strettamente connessa l’autoaccettazione.Ma se fossero proprio LE diete (perché sono ormai infinite: dalla Dukan, alla Keto, alla Paleo…) la causa del sovrappeso e dei disordini alimentari? Il Non Diet Approach è un nuovo modo di concepire il corpo, il suo peso e allo stesso tempo le sfere correlate ad esso. La Non-Dieta parte innanzitutto dal concetto che non esiste un numero ideale da leggere sull’oblò della bilancia, ma un range di peso sostenibile anche psicologicamente in cui si può essere felici. Abbiamo parlato di Non Diet Approach, Intuitive Eating e body acceptance con Veronica Bignetti. Buon ascolto!
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I libri sono nostri specchi. Per questo la lettura è sempre più utilizzata come supporto alla psicoterapia. Nella puntata di Chiamate il Coach dedicata alla Book Therapy, abbiamo avuto come ospite-book coach Laura Pezzino con la sua "prescrizione" di titoli must read per essere felici. Un programma di Rossella Fiore
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Freschi di studi o stressati dal tran tran? Il tema della ricerca di un nuovo lavoro è attuale a ogni età. Con la Job and Career Coach Amanda Franchi abbiamo parlato di competenze, curriculum vitae e di...mollare tutto e ricominciare senza sbagliare mosse.Un programma di Rossella Fiore.
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Avere cura del sé esteriore è la minima parte del volersi bene. Amarsi è correlato al concetto di autostima, all’idea che noi abbiamo di noi stessi, al nostro saper mettere dei confini accettando i nostri limiti. È il tema della puntata del podcast Chiamate il Coach con Franscesca Zampone, love coach. Un programma di Rossella Fiore
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Dalla Cina al Canada, dalla Siberia alla California, insieme a Luigi Farrauto e alla Guida per salvarsi la vita viaggiando. 500 esperienze e luoghi per stare bene abbiamo tracciato una rotta di viaggio terapeutica a partire dai disagiopsicologici che tutti abbiamo vissuto alemeno una volta nella vita. Perché ognuno di noi ha un paesaggio che gli risuona dentro, che sia una località di mare, la vetta di una montagna, una città affollata o un fazzoletto di deserto.Ci sono poi paesaggi che sanno descrivere meglio delle parole un nostro stato d’animo, anche passeggero. Alcune mete possono addirittura rivelarsi terapeutiche in alcuni sfortunati momenti della nostra vita.Non solo come contrappunto interiore, quindi, il viaggio inteso come spostamento interiore può avere una ricaduta attiva sulle nostre vite. Molte possono essere le motivazioni: partire per lasciare alle spalle una versione di noi in cui non ci riconosciamo più o per far emergere una sfumatura di noi che aspetta il viaggio giusto per venire alla luce.Questo è il tema della puntata numero 7 del podcast Chiamate il Coach, Travel Therapy, atlante dei disagi e delle mete terapeutiche. Ospite della puntata Luigi Farrauto, Graphic designer dello studio studio 100km specializzato in cartografia e mappe, e autore della casa Editrice di Viaggio Lonely Planet per a quale ha scritto, insieme allo psicanalista Romeo Carullo, la Guida per salvarsi la vita viaggiando. 500 esperienze e luoghi per stare bene.Dalla Cina al Canada, dalla Siberia alla California, insieme a Farrauto abbiamo tracciato una rotta terapeutica partendo da un disagio psicologico che tutti abbiamo vissuto alemeno una volta nella vita. Buon ascolto!Un programma di Rossella Fiore.
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Amore e droghe usano gli stessi circuiti neurali e danno dipendenza. In caso di rottura, però, l'unica droga benefica è la musica, terapia ideale per i cuori infranti. Nella prima fase del lutto ascolteremo canzoni romantiche e tristi, che ci culleranno tra le lacrime. Nella seconda, fase rielaboreremo il lutto, pronti a ripartire. Ne abbiamo parlato con lo Psicologo del Rock, Romeo Lippi, nella 6a puntata del podcast «Chiamate il Coach»!Un programma di Rossella Fiore.
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Correre può cambiarvi la vita. E non intendiamo solo in termini di perdita di peso... Perché quando si corre si produce l’ormone della felicità. Il running, insomma è una psicoterapia in movimento. Ne abbiamo parlato con il triatleta Daniel Fontana che ci ha speigato come abbandonare il divano e cimentarsi nei 5 chilometri di corsa.Un programma di Rossella Fiore.
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Partiamo con una domanda: il talento esiste? Thomas Edison avrebbe risposto: «Il genio è per l'1% ispirazione e per il 99% sudore». Gioia Gottini, business coach, non è completamente d'accordo: il talento esiste, anzi, probabilmente ne abbiamo più di uno. E per scoprirli, basta ascoltare questa puntata.Un programma di Rossella Fiore.
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«Le parole sono importanti», diceva Michele-Nanni Moretti in «Palombella Rossa» nel 1989, soprattutto quando parliamo con noi stessi.Sappiamo essere i nostri migliori fan, oppure ci tiriamo sempre giù? Abbiamo parlato del dialogo interiore con Gennaro Romagnoli, psicologo, psicoterapeuta e autore del podcast Psinel.Un programma di Rossella Fiore.
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