Episodes
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L'ecuador è nel caos. Tutto è iniziato con la rocambolesca fuga del signore della droga José Adolfo Macías Villamar, più conosciuto come Fito, dal carcere di Guayaquil.
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La missione del presidente ucraino a Washington è stata tutt'altro che un successo. Per il momento non è riuscito a convincere una minoranza di senatori repubblicani che legano i fondi, un pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari a Kiev, a nuove regole sull'immigrazione da parte dell'amministrazione Biden.
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Missing episodes?
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Tre giorni fa, l'Italia ha consegnato alla Cina una nota in cui dichiara che non verrà rinnovato il memorandum d'intesa firmato nel 2019. Secondo la premier Meloni, "la via della seta non ha dato i risultati attesi".
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Anche la guerra ha le sue regole, precise. Cosa dicono i trattati internazionali quando vengono attaccati ospedali o altre strutture mediche?
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L'Ecuador ha un nuovo presidente, l'Argentina si prepara al voto, il Guatemala aspetta l'insediamento del nuovo capo di Stato mentre nel Paese è in atto un "golpe al rallentatore". Ne parliamo con Federico Nastasi, ricercatore e giornalista freelance.
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L'analisi di Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata senior dell'Ispi, esperta di Yemen, monarchie del Golfo e forze militari arabe.
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L'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh ha annunciato la sua dissoluzione a partire dal primo gennaio 2024. Una settimana fa l'ultima offensiva dell'esercito azero che ha costretto alla fuga più di 50mila armeni dalla regione. Il punto della situazione con il professor Aldo Ferrari, Università Ca'Foscari di Venezia, a capo del programma Russia, Caucaso e Asia centrale dell'Ispi.
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A un mese dal golpe, la situazione resta tesa nel Paese. Il generale al potere, Tchiani, ha detto che la transizione durerà tre anni. L'Ecowas ha già pronto il D-Day.
Si vedrà se con i negoziati (che ci sono) golpisti e membri della comunità economica dell'Africa occidentale riusciranno a trovare una soluzione diplomatica all'impasse.
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Un giro di mazzette, un cartello della droga, una campagna elettorale. Nicolas Petro, il figlio del presidente colombiano Gustavo Petro, finisce nei guai e fa tremare il padre.
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Domenica scorsa nel Paese ci sono state le elezioni. Primo partito i popolari, poco dietro i socialisti del premier Sanchez, grande sconfitta l'ultradestra di Vox. Nessuno però ha i numeri per governare. E non si esclude il ritorno al voto.
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Un terremoto politico. Così avevamo definito (puntata del 19 maggio) i risultati delle elezioni thailandesi di due mesi fa. La vittoria a sorpresa del partito Move Forward, infatti, portava una ventata di cambiamento. Ma così non è stato.
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C’è chi la definisce la nuova frontiera della psichiatria, qualcuno azzarda il termine rivoluzione: l’utilizzo delle sostanze psichedeliche per il trattamento di alcune patologie, come il disturbo post traumatico da stress e la depressione resistente. Malattie, specie quest’ultima, difficili da curare con antidepressivi seppur assunti ad adeguato dosaggio per un periodo sufficiente di tempo. Solo in Italia i pazienti che non rispondono alle terapie sono più di centomila.
Di nuovo, in realtà, c’è poco. Gli effetti di sostanze psichedeliche come l’LSD, la psilocibina (presente in alcuni funghi allucinogeni) e l’MDMA (nome di strada: ecstasy) interessano la comunità scientifica, anche italiana, già dagli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Una sorta di ventennio psichedelico, sia negli ambienti universitari sia in quelli della controcultura perlopiù statunitense. Poi un lungo letargo: sotto il cappello della war on drugs”, la lotta alla droga dell’amministrazione Nixon, anche le sostanze allucinogene e dissociative vennero messe al bando. Così anche la ricerca medico-scientifica, più o meno, si fermò.
Ma da ormai più di un decennio si assiste a un rinnovato interesse. “Lo studio delle sostanze psichedeliche in ambito psichiatrico non è più considerato alla periferie delle neuroscienze”, mi ha raccontato in un’intervista Tommaso Barba, ricercatore dell’Imperial College di Londra.
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Armi, contanti, travestimenti: i giornali russi hanno pubblicato le foto della lussuosa villa dell'ex comandante della Wagner, forse una mossa del Cremlino per screditarlo. Con una residenza che fa molto Tony Montana, l'immagine di Prigožin esce piuttosto ridimensionata. Lui, però, ancora non si trova.
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Un anno fa Ferdinand Marcos Jr, detto Bong Bong, si insediava al Palazzo di Malacan, diventando presidente delle Filippine. Tornava nel Paese la dinastia dei Marcos.
Ne parliamo con Raimondo Neironi, docente a contratto di Storia dell'Asia orientale a Bologna e Research Fellow di T.Wai.
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Secondo il quotidiano Nikkei Asia, semiconduttori prodotti da aziende giapponesi continuano a entrare in Russia nonostante le misure economiche adottate dopo l'invasione in Ucraina. La maggior parte delle transazioni passa per Paesi terzi, come la Cina, la Turchia e la Corea del Sud.
Questo il tema della puntata, anticipata dalla storia più e meno recente dei rapporti tra Mosca e Tokyo con al centro un'isola maledetta: Sakhalin.
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Questa è una di quelle storie che intriga, turba, in un certo senso disgusta, inquieta. Una di quelle storie che potrebbe essere la trama di un film ma che in realtà è tutto vero. Una storia al confine tra finzione e realtà, tra promesse e bugie, tra devozione e lealtà, tra la vita e la morte. Una storia che è già successa in passato e che si ripete nel presente, solo da un’altra parte, con la consapevolezza che può succedere di nuovo. Ovunque.
Siamo a Shakaola, nella foresta vicino a Malindi, dove il Kenya si affaccia sull’oceano indiano, apparentemente un paradiso terrestre. Qui, in una zona poco più grande di un ettaro e mezzo, la polizia ha disseppellito centinaia di persone, tra loro anche donne e bambini, la maggior parte morte di fame e di sete. E più si scava più se ne trovano altri. Un suicidio di massa.
Sembra che le persone si siano lasciate morire con una promessa, la promessa di raggiungere e vedere Gesù in Paradiso, la promessa assurda di salvezza, spinte dalle prediche deliranti del pastore Paul Mackenzie.
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Il Senegal è considerato una delle più solide democrazie africane. Convinzione valida fino a qualche tempo fa, che ora rischia di diventare obsoleta. Da un paio d’anni si registra una stratta autoritaria del presidente Macky Sall in vista delle elezioni del prossimo anno. La scorsa settimana venti persone sono morte nelle proteste scoppiate dopo la condanna a due anni di carcere dell’oppositore politico Ousmande Sonko. Sentenza che non gli permette di partecipare alle presidenziali. Il sistema reggerà?
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Domenica scorsa Erdogan è stato rieletto presidente. Una vittoria tesa, difficile, che in ogni caso gli consente di rimanere al potere per altri cinque anni. Tra proclami, crisi, aspettative e realtà, quale direzione prenderà la Turchia?
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Il primo giugno Chisinau, la capitale, ospiterà il secondo vertice della Comunità politica europea mentre il Paese spinge per entrare nell'Unione europea. Un'accelerazione inevitabile piena di sfide, riforme, insidie. Tra queste la ricerca di una soluzione con la Transnistria, repubblica separatista filorussa che nessuno riconosce.
Questa puntata mette insieme nuove notizie e appunti di un viaggio in Moldova e Transnistria di due mesi fa.
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I due partiti di opposizione hanno vinto le elezioni di domenica scorsa. E la nuova prima forza politica in Parlamento, il Move Forward Party, propone un cambiamento radicale, minando le radici alla base della "paternalistica" monarchia thailandese. Ne parliamo con Giuseppe Bolotta, professore di Storia dell'Asia orientale e sud-orientale dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
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