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In questi giorni sono rimasto colpito da una lettera scritta da un religioso. L’autore, un domenicano, occupandosi del degrado liturgico imperante, scrive fra l’altro: “Non sono più gli atei, gli anticlericali, i liberi pensatori, i senza Dio quelli che vogliono a tutti i costi spogliare i fedeli di ciò che hanno di più prezioso; sono i vescovi che si dedicano a questo compito”.
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I miei nipotini milanesi amano ricevere lettere dai nonni di Roma. Intendo lettere vere e proprie, di carta, infilate dentro una busta con il francobollo e impostate. Come si faceva una volta, nel mondo pre-informatico, quando la posta non era ancora elettronica. E al nipotino più grande, di cinque anni, piace anche scriverle, le lettere. In stampatello, con il pennarello blu o viola. E abbondanza di disegni.
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Attenzione. Se credete nel matrimonio fra un uomo e una donna, se pensate che i bambini abbiano bisogno di un papà e di una mamma, se ritenete che mascolinità e femminilità siano non solo conseguenze culturali ma dati di natura, se non siete in linea con il pensiero politicamente corretto, potreste essere catalogati come pericolosi odiatori.
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L’espressione Great Reset è ormai di dominio pubblico ed entra in molte analisi e discussioni. Spesso però in proposito si resta nel vago. Per rendere più chiaro che cosa si prefiggono i teorici di questa manovra epocale può essere utile dare un’occhiata al cosiddetto libro bianco, intitolato Resetting the Future of Work Agenda in a Post-Covid World, pubblicato dal World Economic Forum.
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I cattolici torneranno mai alla Messa? Questa la domanda posta da Eric Sammons in un articolo per crisismagazine nel quale, prendendo in considerazione i dati sull’afflusso dei cattolici americani alle sante Messe, mette in luce quella che si può ormai definire una vera e propria fuga.
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La cupola di San Pietro a Roma e la cupola del Campidoglio a Washington, apparentemente, non hanno molto in comune. La prima è un capolavoro michelangiolesco del sedicesimo secolo, posta sopra la tomba del principe degli apostoli. La seconda è un’opera in stile neoclassico del XIX secolo che completa un progetto di origini massoniche.
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In questa nostra epoca di politicamente corretto sempre più spinto uno dei principali campi di battaglia è la lingua. Era il 2016, o giù di lì, quando all’Università di Oxford il sindacato degli studenti invitò tutti, professori compresi, a non utilizzare più i pronomi he, lui, e she, lei, ma un neutro di nuovo conio, ze.
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Anche questa volta, come sempre, il diluvio di auguri tra la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo mi ha lasciato un senso di insoddisfazione e anche un po’ di fastidio. Trovo generico, ma anche vacuo, augurarsi “buon anno”. Che significa “buon anno”? Forse sarebbe meglio dire “ti auguro un anno come tu lo desideri”, ma per noi cristiani non funziona nemmeno questa formula.
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L'unico modo per resistere alla “legge del compromesso morale” è di non scendere a compromessi. Si può riassumere così la riflessione proposta da Benjamin Wiker sul National Catholic Register a proposito della tendenza, ormai prevalente all’interno della Chiesa e proprio a partire dai suoi vertici, di legittimare i comportamenti morali che fino a ieri costituivano peccato.
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“La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12).
Con queste parole l’Investigatore Biblico (pseudonimo dietro il quale si nasconde un sacerdote ottimo conoscitore delle Scritture) apre La nostra battaglia. Manuale quotidiano di spiritualità... -
Se non siete mai stati in Terra Santa, oppure ci siete stati e desiderate rivivere l’esperienza ripercorrendo il pellegrinaggio nei luoghi santi, consiglio il libro Viaggio in Terra Santa. Vedere e credere: leggere il Vangelo nei luoghi di Gesù, di padre Vincent Nagle (Ares, 272 pagine, 15 euro) un diario semplice ma intenso attraverso il quale l’autore, religioso americano che fa parte della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, mette a disposizione le sue conoscenze per aiutarci a far parlare le pietre, quelle pietre, ma anche per ricordarci che “terra santa” è ovunque incontriamo il Signore.
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Re o pastore, avvolto in fasce o in vesti splendenti, sorridente o serio, ricciuto o quasi calvo, dormiente o sveglio, benedicente o con le braccia incrociate, Gesù bambino ci guarda. E ci parla. Lo fa da secoli, da innumerevoli opere artistiche più o meno nobili, più o meno elaborate. Un’immagine così comune che, a volte, corriamo il rischio di non notarla.
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La questione circa la reale esistenza delle creature angeliche e dei demoni, “agitata da qualche teologo contemporaneo”, non va nemmeno presa in considerazione se abbiamo fede nell’insegnamento della Chiesa. Purtroppo, però, anche nella Chiesa è penetrato il pensiero del mondo, tutto teso a negare o a sminuire l’esistenza di satana e degli angeli ribelli. Di conseguenza, l’opera malefica del diavolo è grandemente favorita dallo smarrimento della fede proprio da parte di coloro, i sacerdoti, che da Dio hanno ricevuto il potere di combattere il diavolo e di aiutare gli uomini a contrastarlo.
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Quando, il 4 ottobre dell’anno scorso, nei giardini vaticani, i leader indigeni dell’Amazzonia offrirono preghiere per la Terra, in una strana cerimonia alla presenza del papa, il Vaticano spiegò che si trattava di una consacrazione a san Francesco del sinodo panamazzonico, che si sarebbe tenuto dal 6 al 27 ottobre. Numerosi cattolici, in tutto il mondo, restarono tuttavia turbati, perché la cerimonia sembrò caratterizzata da paganesimo e panteismo. Su una specie di tovaglia stesa sul prato c’era infatti la famigerata pachamama, all’epoca al suo esordio sulla scena, e c’erano altri idoli sui quali preferiamo sorvolare.
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Le vicende politiche e istituzionali legate al Covid hanno portato alla ribalta, in Italia, il Comitato tecnico scientifico, istituito all’inizio del febbraio 2020 con decreto del capo dipartimento della Protezione civile per fornire “consulenza e supporto alle attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del coronavirus”.
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