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  • Se il lavoro ti fa star male, allora chiaramente questo è un sintomo che devi cambiare qualcosa. Certo, ma che cosa?

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    *** Puntata Precedente*** https://youtu.be/b2NpImk_YNs
    🌍 Visita il sito: https://www.lavocedeldaimon.it/ se-il-lavoro-ti-fa-stare-male
    🎤 Ascolta il podcast: https://www.spreaker.com/show/la-voce-del-daimon
    ✍️ Trascrizione ✍️
    Avere un lavoro che ci piace è sicuramente uno dei modi migliori per realizzare noi stessi, le nostre potenzialità, e dare un senso maggiore alla nostra vita.
    Molto spesso, però, succede che il lavoro sia, nel migliore dei casi solo un impegno, nel peggiore dei casi, invece, una vera e propria sofferenza che non ci crea solo stress, ma, anzi, è proprio la causa principale del nostro malessere.
    A volte, invece, soffriamo ad andare al lavoro perché non abbiamo (più) le giuste motivazioni che ci spingono, vuoi magari per una mancata promozione, vuoi per i valori dell'azienda per cui lavoriamo vuoi per una serie di delusioni e disillusioni in generale.
    Non tutto il male vien per nuocere
    Come dicevo sopra, il fatto di stare male per il lavoro, per quanto ci faccia stare male ed è una rottura di palle in sé, non è sempre e solo una cosa negativa.
    Il fatto che stiamo male e comunque una (forte) indicazione che c'è qualcosa che non va e, se la nostra testa non lo capisce, allora e il nostro corpo a farcelo capire, magari anche con le cattive.
    Nel mio caso era stata l'insonnia, nel caso di altri potrebbe essere un mal di testa fortissimo, mal di stomaco, o chissà quale altro sintomo.
    In quel caso non dobbiamo risolvere il sintomo (magari ammazzando cd antidepressivi) ma dobbiamo risolvere la causa, ossia il lavoro, o ancora meglio, i motivi che ci hanno spinto a scegliere quel lavoro che magari non fa per noi.
    Considerare altre possibilità
    Ciononostante, a volte, la soluzione migliore è quella di cambiare lavoro.
    Cambiare lavoro è sicuramente una cosa che fa paura e contro la quale sentiremo resistenze di ogni tipo; solo che come tutte le cose che possono portare cambiamenti significativi è una cosa difficile ma molto Gratificante,” basta solo” pianificare le cose nella maniera più precisa possibile e nel caso fosse necessario, farci aiutare da qualcuno che ci possa seguire lungo il percorso.
    E quando dico precisa. Intendo il più oggettiva possibile guardando sul nostro curriculum le esperienze che abbiamo fatto, le nostre capacità, Ma pensando anche ai nostri Talenti e passioni.
    Cosa ci fa stare male nello specifico?
    Fortunatamente, non è necessario cambiare completamente lavoro ma potremmo anche sistemare le cose rimanendo nel lavoro attuale.
    Quindi, che cos'è in particolare che ci fa stare male? Se è semplicemente il rapporto con qualche collega, possiamo cercare di appianare i rapporti con queste persone. Se la struttura dell'azienda ce lo permette e non ci troviamo bene con un nostro responsabile, possiamo richiedere di essere mandati in un altro reparto o svolgere un'attività differente. In modo tale da non dover affrontare queste persone sgradevoli.
    A volte, però, questi cambiamenti esterni, non saranno possibili e avremo maggiori possibilità di successo non cambiando l'esterno, ma cambiando l'interno.
    Avere coraggio
    Sia che decidiamo di licenziarsi o modificare alcune cose rimanendo lì dove siamo, un cambiamento sarà comunque necessario.
    I cambiamenti fanno paura e possono farci stare male Ma dobbiamo anche pensare che stiamo male anche nella condizione attuale ricordandoci anche che non staremo sempre male con questa intensità, ma più manterremo le cose così come stanno per quieto vivere, più le cose andranno peggio con il passare del tempo e meno quieto vivere ci sarà.
    Allora, forse, tanto vale prendere il coraggio a due mani e dare alla nostra vita la svolta che ci aspettiamo.
    Smettere di raccontarsela
    Il cambiamento, Come dicevamo, fa paura e quindi preferiamo evitare la paura rimanendo Dove siamo cercando di sminuire la cosa dicendoci cose del tipo “Eh vabbè ma non è poi così male dai potrebbe andare peggio”.
    Si, certo, potrebbe anche andare peggio, ma potrebbe anche andare molto meglio. E comunque, se stiamo male, ormai non è più neanche questione di potrebbe andare peggio, ma è questione che adesso va male, e, come dicevamo prima, in futuro le cose non potranno che peggiorare.

    Accettare di aver sbagliato
    Collegato con il. Precedente c'è anche la questione, sicuramente non da poco conto, di rendersi conto e accettare di aver sbagliato.
    A volte l'idea che ci facciamo di un lavoro è, appunto, un'idea, che nulla Ha a che fare con la realtà. Quando iniziamo veramente a sporcarsi le mani le cose sono ben diverse da come ci eravamo immaginate e, anche in questo caso, lo so per esperienza.

  • Se il lavoro ti fa star male, allora chiaramente questo è un sintomo che devi cambiare qualcosa. Certo, ma che cosa?

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Avere un lavoro che ci piace è sicuramente uno dei modi migliori per realizzare noi stessi, le nostre potenzialità, e dare un senso maggiore alla nostra vita.
    Molto spesso, però, succede che il lavoro sia, nel migliore dei casi solo un impegno, nel peggiore dei casi, invece, una vera e propria sofferenza che non ci crea solo stress, ma, anzi, è proprio la causa principale del nostro malessere.
    A volte, invece, soffriamo ad andare al lavoro perché non abbiamo (più) le giuste motivazioni che ci spingono, vuoi magari per una mancata promozione, vuoi per i valori dell'azienda per cui lavoriamo vuoi per una serie di delusioni e disillusioni in generale.
    INTRO
    In generale, i lavoratori di oggi si sentono molto più insicuri e sotto pressione rispetto a 15 20 anni fa e, in questo contesto, quindi, i risultati della ricerca della Gallup vengono un po’ contestualizzati.
    E, per vedere come questo sia vero, basta guardarci in casa a quello che dicono i nostri familiari, basta guardare la nostra cerchia di amici per vedere quante di loro sono in realtà soddisfatti del loro lavoro e, forse, ancora più vicino, basta guardare dentro di noi per renderci conto di come ci rapportiamo con il lavoro.
    Quindi, diciamo che, se il lavoro ti fa star male di sicuro non sei da solo e, anzi, sono la maggior parte delle persone, ed è un fenomeno così diffuso che c'è anche un nome per questa situazione che è la “sindrome di burnout” o, in italiano, stress lavoro-correlato.
    E, essendo un fenomeno così diffuso, l’OMS ah addirittura classificato il burnout come una “forma di stress lavorativo che non sia in grado di gestire con successo”.
    Il brutto e che questo disagio essendo così tanto profondo non si limita solamente alla sfera professionale ma si allarga anche a quella personale, ed ecco che così diventiamo più stressati, irascibili e insoddisfatti al di fuori del nostro lavoro e quindi se il lavoro ci fa star male non stiamo male solo 8 ore al giorno e solo in ufficio ma stiamo male ventiquattr'ore su 24 anche a casa e fuori dal lavoro.
    Stare male per il lavoro è una sensazione che non è limitata solamente ad alcuni lavori o lavoratori ma è un sintomo che attraversa tutte le età e tutti i lavori.
    Certo, poi, in un mercato lavorativo come il nostro in cui è richiesta una formazione di livello altissimo, spesso i lavori che si finiscono a fare non sono assolutamente in linea con ciò per cui abbiamo studiato. Le scuole, ad esempio, sono piene di personale scolastico di qualunque tipo che, in realtà, aveva studiato per fare tutt'altro.
    Ed è anche questa disparità tra i nostri talenti, le nostre passioni e le nostre tendenze e il lavoro che facciamo che ci crea disagio e ci fa stare male.
    E questo malessere è una cosa così pervasiva che potremmo anche soffrire dei seguenti sintomi (E io ci sono stati i momenti in cui ho avuto tutti questi insieme):
    Insonnia, Calo della produttività, Mancanza di concentrazione, depressione, mal di stomaco…
    In alcuni casi la soluzione arriva “da fuori” e veniamo licenziati (come era stato il mio caso) , ma non è certo detto che il licenziamento sia sempre la soluzione ai nostri problemi lavorativi.
    Ecco quindi quali sono i modi che potremmo utilizzare per “uscire” da una condizione lavorativa che ci fa stare male.

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  • Quando siamo bloccati in un lavoro che non ci piace, quando non troviamo più una via d'uscita alla situazione in cui siamo, quando non vediamo di fronte a noi un futuro migliore rispetto al presente, allora è facile lasciarsi andare a pensieri catastrofici come “la mia vita sarà sempre una merda”, “non combinerò mai niente”, “è inutile sbattersi tanto …”.

    Certo, in alcune situazioni questi sono pensieri perfettamente normali e legittimi, ma una volta passato il “momento critico” si potrebbe provare a guardare le cose in maniera più oggettiva e distaccata, perché la cosa importante è, nonostante tutto, non perdere mai la speranza.

    Quando perdiamo anche l'ultimo barlume di speranza, allora non vediamo più la strada di fronte a noi, ed è un po’ come se, in un certo modo, smettessimo di batterci per quello che per noi conta di più.

    Di sicuro la strada per realizzare i nostri obiettivi sarà molto lunga e piena di ostacoli e vicoli ciechi, ma è proprio quando troviamo ostacoli su ostacoli, blocchi su blocchi, impedimenti e interruzioni su impedimenti e interruzioni che non dobbiamo mollare la presa, ma anzi continuare a fare il nostro “sporco lavoro” nella convinzione e nella speranza che in futuro le cose andranno per il verso giusto.


    Se ci abbandoniamo a pensieri negativi e ci convinciamo di non avere vie d'uscita dalla situazione attuale allora è un attimo diventare dei catastrofisti e immaginarci le situazioni peggiori possibili.

    Oltretutto, così facendo, corriamo anche il rischio di sovrastimare la gravità della situazione credendo anche che una situazione che noi riteniamo senza speranza sia permanente (spoiler alert: per quanto possa essere brutta una situazione, ricordiamoci che tutto cambia).

    Quando entriamo in questo loop di mancanza di prospettive, di vie d'uscita e di speranza allora entriamo anche in un circolo vizioso in cui, pensando appunto che non ci sia alcuna speranza, gettiamo la spugna e ci lasciamo andare, e lasciamo andare anche tutte le cose per cui abbiamo lavorato tanto e ci siamo tanto sacrificati.

    Non ci impegniamo più, non programmiamo più, non cerchiamo più, non sogniamo più e, in breve, facciamo morire i nostri sogni e i nostri progetti e noi moriamo con loro (a volte, purtroppo, anche letteralmente).

    Vediamo allora che cosa fare per andare avanti nonostante tutto eh, per quanto possibile, non perdere mai la speranza:

    La mente mente
    Secondo me, la prima cosa da ricordarci e che non è assolutamente detto che tutto ciò che pensiamo sia vero e prendere tutti i nostri pensieri per oro colato.

    Uno dei compiti della nostra mente e anche quello di farci sopravvivere e difenderci da eventuali sofferenze. Ovvio quindi che la mente pensi che tanto le cose non miglioreranno mai, perché, così facendo, ci metterà al riparo da eventuali delusioni.

    Potremmo magari pensare cose tipo “ho provato qualunque cosa ma non funziona niente”. Certo, magari abbiamo provato anche tante cose, ma siamo sicuri di aver provato proprio tutto. Questa è quella che in gergo si chiama “distorsione cognitiva" che appunto quella Che ci fa pensare che non ci siano vie d'uscita.

    In questi casi, possiamo provare a darci il beneficio del dubbio e provare ad accettare l'idea che forse non abbiamo provato proprio tutto tutto tutto tutto, ma che magari abbiamo lasciato qualche via intentata.

    Oltretutto, secondo me, c'è anche la questione dei percorsi preferenziali che prendere la nostra mente: se abbiamo avuto una, 10,100 delusioni e molto probabile che nel nostro cervello si siano creati fisicamente dei percorsi Che portano la nostra mente a guardare al fallimento e alla delusione.

    Questi percorsi sono i più “comodi” e “abituali” della nostra mente, per cui non c'è da stupirsi se ci vengono in mente sempre pensieri così catastrofici.

    Ecco perché non dobbiamo prendere i nostri pensieri per oro colato: magari quello che pensiamo e semplicemente un'abitudine, Che nulla a che fare con la realtà e quindi, abbandonando questa abitudine distruttiva abbiamo solo che da guadagnarci.

    Che cosa ci guadagniamo dal sentirci senza speranza?
    Eppure, per quanto stiamo male, qualcosa da sentirci dei casi senza speranza ce lo ricaviamo. Chiaro che, in queste situazioni, ciascuno di noi direbbe “eh ma io non ce la faccio più a stare in questa situazione, voglio uscirne!”

    Di sicuro una parte di noi vuole uscirne, ma, molto probabilmente, c'è anche una parte di noi che preferisce rimanere così com'è, perché rimanere nel ruolo della vittima sfigata e senza speranza, in alcuni casi è comodo e ci evita di prenderci le nostre responsabilità che, in molti casi, è (molto) scomodo.

    E poi ci guadagniamo anche per il fatto che, come dicevamo prima, se pensiamo che non ci sia speranza, ci mettiamo al riparo da possibili delusioni future e da altra sofferenza.
    L'unica soluzione, in questo caso, come prima, e iniziare a fare per cercare di di tirarci fuori il prima possibile da una situazione da cui non vediamo una via d'uscita.

    E poi, magari, ci diremo anche “e, ma io, il mio lo sto facendo eppure le cose non cambiano”. Certo, magari è anche così, però bisogna vedere se:
    A) stiamo facendo le cose giuste
    B) non stiamo facendo solo per “fare” e per sentirci impegnati, oppure se facciamo qualcosa di veramente produttivo e utile. Spesso le due cose si confondono un po' anche se sono due cose molto diverse.

    PARTE 2

    Parlarne con qualcuno
    Come dicevamo, non dobbiamo necessariamente fare tutto da soli, ma ci possiamo dare il permesso di parlare con qualcuno che ci ricordi che non bisogna mai perdere la speranza. Può essere un familiare, un amico, un coach, uno psicologo, o qualunque altra persona di cui noi ci fidiamo e che pensiamo ci possa aiutare.

    Confrontarci con qualcuno di esterno è sicuramente una cosa molto utile per guardare le cose in maniera oggettiva e Perry considerarle sotto un'altra luce.

    E chissà, magari, sotto quest'altra luce ritroveremo la speranza che abbiamo perso e la forza per andare avanti.

    Tutto cambia

    Come dicevamo prima, nulla rimane uguale a se stesso per sempre perché nulla in natura è immutabile. Dico in natura, perché, invece, quello che creiamo artificialmente noi con la nostra mente, i nostri pensieri, quelli invece sì, c'è il rischio che quelli siano immutabili.

    Ma, se usciamo dalla nostra testa e continuiamo (riniziamo) a sporcarci le mani allora usciamo dalla nostra testa, rientriamo nella realtà, dove tutto è in continuo cambiamento, proprio anche la situazione che noi riteniamo senza speranza.

    Come a dire che la situazione che noi riteniamo senza speranza, prima o poi, cambierà naturalmente.

    Il fatto che cambi “naturalmente” comunque, non vuole dire che dobbiamo rimanere passivi e attendere questo cambiamento ma dobbiamo essere noi a mettere in moto questo cambiamento, proprio, appunto, facendo.

    Un esperimento sul cambiamento

    Mentre facevo un po di ricerca ho trovato questo esercizio che uno psicologo propone ai suoi pazienti: lui propone di dare un voto da uno a 10 ad ogni emozione positiva e negativa che provano durante ogni ora del giorno.

    Quello che lui ha visto e che anche la persona più “senza speranza” del mondo, durante il giorno ha dei cambiamenti di umore a seconda dell'ora della giornata, di quello che fanno, delle persone con cui sono e di quello che pensano.

    La questione è: se l'umore cambia durante il giorno, allora vuol dire che il cambiamento è possibile e quindi è bene mantenere la mente aperta alla possibilità del cambiamento, del miglioramento, del ritrovamento della speranza.

    La nostra vita non è tutta senza speranza

    Certo, possiamo avere abbandonato la speranza su alcuni ambiti della nostra vita, ma non detto che tutti gli ambiti della nostra vita siano completamente e irrimediabilmente senza speranza.

    Se, ad esempio, pensiamo che la nostra situazione lavorativa sia senza via d'uscita, è un attimo che la nostra mente e la nostra attenzione così come le nostre energie si concentreranno tutte su quel pensiero.

    Se invece, cerchiamo di guardare altrove e focalizzare le nostre risorse dove invece possiamo avere speranza, ecco che allora, piano piano, inizieremo di nuovo a recuperare le energie che ci mancano, inizieremo a recuperare la nostra autostima e capacità di agire nel mondo e, questo inizierà un circolo virtuoso che, a lungo andare, potrebbe anche farci trovare la speranza in quelle aree dove prima non ne vedevamo.

    Un esercizio di catastrofismo

    Ok, abbiamo perso la speranza e vediamo tutto nero. Benissimo, allora, come dire, alziamo il volume al massimo, e portiamo questo pessimismo al massimo.

    Qual è la cosa peggiore che ci può succedere? “moriremo in povertà assoluta, nessuno ci vorrà mai più bene, appena metteremo il naso fuori di casa tutti ci punteranno il dito addosso e incominceranno a riderci prendendoci per il culo.

    Ho ancora, la nostra famiglia ci abbandonerà in solitudine completa perché non valiamo niente, i nostri amici ci abbandoneranno.m quanto in basso possiamo ancora andare?

    L'idea, chiaramente non è quella di deprimerci ancora di più ma di arrivare a un punto talmente tanto ridicolo e surreale da farci dire “vabbè, adesso, non è che le cose andranno così male!”.
    Questo, appunto, per farci dire prima di tutto a noi stessi che, in realtà, la speranza c'è sempre e, come dice il detto, “la speranza è l'ultima a morire” (ma i Litfiba dicevano anche “chi visse sperando, muore non si può dire”, ma questa è un'altra storia).

    Il prossimo passo
    Dal momento che, come sempre, è importante capire i concetti, ma è ancora più importante fare ti invito a provare una di queste possibili azioni:

    1) scrivi l'ambito della tua vita che ritieni senza speranza. Ora pensa ad altri ambiti della tua vita in cui sei convinto di avere ancora delle speranze, perché sai di avere controllo e ancora qualcosa da dire. Concentra le tue energie e risorse per migliorare quelle per deviare la tua attenzione dai soliti pensieri catastrofici.

  • Quando siamo bloccati in un lavoro che non ci piace, quando non troviamo più una via d'uscita alla situazione in cui siamo, quando non vediamo di fronte a noi un futuro migliore rispetto al presente, allora è facile lasciarsi andare a pensieri catastrofici come “la mia vita sarà sempre una merda”, “non combinerò mai niente”, “è inutile sbattersi tanto …”.

    Certo, in alcune situazioni questi sono pensieri perfettamente normali e legittimi, ma una volta passato il “momento critico” si potrebbe provare a guardare le cose in maniera più oggettiva e distaccata, perché la cosa importante è, nonostante tutto, non perdere mai la speranza.

    Quando perdiamo anche l'ultimo barlume di speranza, allora non vediamo più la strada di fronte a noi, ed è un po’ come se, in un certo modo, smettessimo di batterci per quello che per noi conta di più.

    Di sicuro la strada per realizzare i nostri obiettivi sarà molto lunga e piena di ostacoli e vicoli ciechi, ma è proprio quando troviamo ostacoli su ostacoli, blocchi su blocchi, impedimenti e interruzioni su impedimenti e interruzioni che non dobbiamo mollare la presa, ma anzi continuare a fare il nostro “sporco lavoro” nella convinzione e nella speranza che in futuro le cose andranno per il verso giusto.


    Se ci abbandoniamo a pensieri negativi e ci convinciamo di non avere vie d'uscita dalla situazione attuale allora è un attimo diventare dei catastrofisti e immaginarci le situazioni peggiori possibili.

    Oltretutto, così facendo, corriamo anche il rischio di sovrastimare la gravità della situazione credendo anche che una situazione che noi riteniamo senza speranza sia permanente (spoiler alert: per quanto possa essere brutta una situazione, ricordiamoci che tutto cambia).

    Quando entriamo in questo loop di mancanza di prospettive, di vie d'uscita e di speranza allora entriamo anche in un circolo vizioso in cui, pensando appunto che non ci sia alcuna speranza, gettiamo la spugna e ci lasciamo andare, e lasciamo andare anche tutte le cose per cui abbiamo lavorato tanto e ci siamo tanto sacrificati.

    Non ci impegniamo più, non programmiamo più, non cerchiamo più, non sogniamo più e, in breve, facciamo morire i nostri sogni e i nostri progetti e noi moriamo con loro (a volte, purtroppo, anche letteralmente).

    Vediamo allora che cosa fare per andare avanti nonostante tutto eh, per quanto possibile, non perdere mai la speranza:

    La mente mente
    Secondo me, la prima cosa da ricordarci e che non è assolutamente detto che tutto ciò che pensiamo sia vero e prendere tutti i nostri pensieri per oro colato.

    Uno dei compiti della nostra mente e anche quello di farci sopravvivere e difenderci da eventuali sofferenze. Ovvio quindi che la mente pensi che tanto le cose non miglioreranno mai, perché, così facendo, ci metterà al riparo da eventuali delusioni.

    Potremmo magari pensare cose tipo “ho provato qualunque cosa ma non funziona niente”. Certo, magari abbiamo provato anche tante cose, ma siamo sicuri di aver provato proprio tutto. Questa è quella che in gergo si chiama “distorsione cognitiva" che appunto quella Che ci fa pensare che non ci siano vie d'uscita.

    In questi casi, possiamo provare a darci il beneficio del dubbio e provare ad accettare l'idea che forse non abbiamo provato proprio tutto tutto tutto tutto, ma che magari abbiamo lasciato qualche via intentata.

    Oltretutto, secondo me, c'è anche la questione dei percorsi preferenziali che prendere la nostra mente: se abbiamo avuto una, 10,100 delusioni e molto probabile che nel nostro cervello si siano creati fisicamente dei percorsi Che portano la nostra mente a guardare al fallimento e alla delusione.

    Questi percorsi sono i più “comodi” e “abituali” della nostra mente, per cui non c'è da stupirsi se ci vengono in mente sempre pensieri così catastrofici.

    Ecco perché non dobbiamo prendere i nostri pensieri per oro colato: magari quello che pensiamo e semplicemente un'abitudine, Che nulla a che fare con la realtà e quindi, abbandonando questa abitudine distruttiva abbiamo solo che da guadagnarci.

    Che cosa ci guadagniamo dal sentirci senza speranza?
    Eppure, per quanto stiamo male, qualcosa da sentirci dei casi senza speranza ce lo ricaviamo. Chiaro che, in queste situazioni, ciascuno di noi direbbe “eh ma io non ce la faccio più a stare in questa situazione, voglio uscirne!”

    Di sicuro una parte di noi vuole uscirne, ma, molto probabilmente, c'è anche una parte di noi che preferisce rimanere così com'è, perché rimanere nel ruolo della vittima sfigata e senza speranza, in alcuni casi è comodo e ci evita di prenderci le nostre responsabilità che, in molti casi, è (molto) scomodo.

    E poi ci guadagniamo anche per il fatto che, come dicevamo prima, se pensiamo che non ci sia speranza, ci mettiamo al riparo da possibili delusioni future e da altra sofferenza.
    L'unica soluzione, in questo caso, come prima, e iniziare a fare per cercare di di tirarci fuori il prima possibile da una situazione da cui non vediamo una via d'uscita.

    E poi, magari, ci diremo anche “e, ma io, il mio lo sto facendo eppure le cose non cambiano”. Certo, magari è anche così, però bisogna vedere se:
    A) stiamo facendo le cose giuste
    B) non stiamo facendo solo per “fare” e per sentirci impegnati, oppure se facciamo qualcosa di veramente produttivo e utile. Spesso le due cose si confondono un po' anche se sono due cose molto diverse.

    PARTE 2

    Parlarne con qualcuno
    Come dicevamo, non dobbiamo necessariamente fare tutto da soli, ma ci possiamo dare il permesso di parlare con qualcuno che ci ricordi che non bisogna mai perdere la speranza. Può essere un familiare, un amico, un coach, uno psicologo, o qualunque altra persona di cui noi ci fidiamo e che pensiamo ci possa aiutare.

    Confrontarci con qualcuno di esterno è sicuramente una cosa molto utile per guardare le cose in maniera oggettiva e Perry considerarle sotto un'altra luce.

    E chissà, magari, sotto quest'altra luce ritroveremo la speranza che abbiamo perso e la forza per andare avanti.

    Tutto cambia

    Come dicevamo prima, nulla rimane uguale a se stesso per sempre perché nulla in natura è immutabile. Dico in natura, perché, invece, quello che creiamo artificialmente noi con la nostra mente, i nostri pensieri, quelli invece sì, c'è il rischio che quelli siano immutabili.

    Ma, se usciamo dalla nostra testa e continuiamo (riniziamo) a sporcarci le mani allora usciamo dalla nostra testa, rientriamo nella realtà, dove tutto è in continuo cambiamento, proprio anche la situazione che noi riteniamo senza speranza.

    Come a dire che la situazione che noi riteniamo senza speranza, prima o poi, cambierà naturalmente.

    Il fatto che cambi “naturalmente” comunque, non vuole dire che dobbiamo rimanere passivi e attendere questo cambiamento ma dobbiamo essere noi a mettere in moto questo cambiamento, proprio, appunto, facendo.

    Un esperimento sul cambiamento

    Mentre facevo un po di ricerca ho trovato questo esercizio che uno psicologo propone ai suoi pazienti: lui propone di dare un voto da uno a 10 ad ogni emozione positiva e negativa che provano durante ogni ora del giorno.

    Quello che lui ha visto e che anche la persona più “senza speranza” del mondo, durante il giorno ha dei cambiamenti di umore a seconda dell'ora della giornata, di quello che fanno, delle persone con cui sono e di quello che pensano.

    La questione è: se l'umore cambia durante il giorno, allora vuol dire che il cambiamento è possibile e quindi è bene mantenere la mente aperta alla possibilità del cambiamento, del miglioramento, del ritrovamento della speranza.

    La nostra vita non è tutta senza speranza

    Certo, possiamo avere abbandonato la speranza su alcuni ambiti della nostra vita, ma non detto che tutti gli ambiti della nostra vita siano completamente e irrimediabilmente senza speranza.

    Se, ad esempio, pensiamo che la nostra situazione lavorativa sia senza via d'uscita, è un attimo che la nostra mente e la nostra attenzione così come le nostre energie si concentreranno tutte su quel pensiero.

    Se invece, cerchiamo di guardare altrove e focalizzare le nostre risorse dove invece possiamo avere speranza, ecco che allora, piano piano, inizieremo di nuovo a recuperare le energie che ci mancano, inizieremo a recuperare la nostra autostima e capacità di agire nel mondo e, questo inizierà un circolo virtuoso che, a lungo andare, potrebbe anche farci trovare la speranza in quelle aree dove prima non ne vedevamo.

    Un esercizio di catastrofismo

    Ok, abbiamo perso la speranza e vediamo tutto nero. Benissimo, allora, come dire, alziamo il volume al massimo, e portiamo questo pessimismo al massimo.

    Qual è la cosa peggiore che ci può succedere? “moriremo in povertà assoluta, nessuno ci vorrà mai più bene, appena metteremo il naso fuori di casa tutti ci punteranno il dito addosso e incominceranno a riderci prendendoci per il culo.

    Ho ancora, la nostra famiglia ci abbandonerà in solitudine completa perché non valiamo niente, i nostri amici ci abbandoneranno.m quanto in basso possiamo ancora andare?

    L'idea, chiaramente non è quella di deprimerci ancora di più ma di arrivare a un punto talmente tanto ridicolo e surreale da farci dire “vabbè, adesso, non è che le cose andranno così male!”.
    Questo, appunto, per farci dire prima di tutto a noi stessi che, in realtà, la speranza c'è sempre e, come dice il detto, “la speranza è l'ultima a morire” (ma i Litfiba dicevano anche “chi visse sperando, muore non si può dire”, ma questa è un'altra storia).

    Il prossimo passo
    Dal momento che, come sempre, è importante capire i concetti, ma è ancora più importante fare ti invito a provare una di queste possibili azioni:

    1) scrivi l'ambito della tua vita che ritieni senza speranza. Ora pensa ad altri ambiti della tua vita in cui sei convinto di avere ancora delle speranze, perché sai di avere controllo e ancora qualcosa da dire. Concentra le tue energie e risorse per migliorare quelle per deviare la tua attenzione dai soliti pensieri catastrofici.

  • Tutto il movimento del miglioramento di se stessi secondo me è una delle più grandi bufale del secolo. Secondo me non abbiamo niente da migliorare e andiamo benissimo come siamo. Ecco perché:

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Tutte le cose di cui abbiamo bisogno per realizzare il nostro sviluppo personale le abbiamo già dentro .

    quindi, non c'è necessità di migliorare niente, ma abbiamo il dovere di scoprire quello che già abbiamo dentro.

    Oltretutto, migliorare se stessi implica il fatto che, così come siamo, non andiamo bene e che dovremmo diventare migliori.

    Non si tratta di una to di list ma più che altro di attivare risorse che già sono dentro di noi e che vengono attivate solo in alcuni casi, in alcuni momenti della vita.

    Ma quali sono questi modi di essere che potrebbero aiutarci a scoprire le risorse che sono già dentro di noi

    Essere creativi

    La creatività, secondo me, è un argomento molto importante, E infatti ne ho già parlato qui è qui. La creatività è quel motore che ci permette di tirare fuori ciò che abbiamo dentro di noi e che vuol venire fuori .

    Come dicevamo all'inizio, migliorare se stessi, vuole sostanzialmente dire essere se stessi nella maniera più completa possibile, ed essere se stessi nella maniera più completa possibile vuol dire darci la possibilità di creare, di portare al mondo e di fargli vedere ciò che abbiamo dentro anche attraverso la creatività.

    Essere aperti alle critiche e al giudizio degli altri

    Altro argomento che ho affrontato di recente. Non fare qualcosa, non dare libero sfogo alla nostra creatività non dire, in breve non essere qualcosa per paura del giudizio degli altri, ci sega le gambe, e ci mette nella condizione di essere bloccati nel nostro percorso. Lasciamo, con coraggio, che gli altri ci giudichino.

    Essere pazienti nei confronti del nostro percorso

    Tutti sappiamo che le cose buone richiedono tempo e, la scoperta di se stessi è una cosa che di tempo ne richiede parecchio, Anzi, direi quasi tutta la vita.

    È un percorso su cui, se vogliamo, ci possiamo incamminare in qualunque momento e possiamo continuare a camminarci Per quanto tempo vogliamo .

    la cosa importante, secondo me, soprattutto considerando il fatto che siamo esseri umani ed imperfetti è dare tempo al tempo e non considerare il proprio sviluppo personale come una linea retta che va verso l'alto indefinitamente

    più che altro lo possiamo guardare come una spirale che, si, in generale va verso l'alto, ma ritorna su se stessa, Torna indietro ti ha un andamento sicuramente meno lineare di una linea retta che, si è l'ideale, ma . è un ideale non è reale.

    Essere benevolenti nei confronti dei nostri limiti

    Siamo esseri umani e quindi imperfetti, con tutte le nostre Falle, i nostri difetti, le nostre mancanze.

    Migliorare se stessi, non vuol dire certo essere perfetti, ma vuol dire essere disposti a mettersi in gioco e scoprire, volta per volta, i nostri limiti e le nostre mancanze, riconoscendole per quello che sono e abbracciando le, come degli specie di checkpoint nel nostro percorso, come indicazioni che ci segnano la strada, un po' come le paure che dicevamo prima.

    La perfezione è un ideale pericoloso a cui tendere, Anche perché, esattamente come il virgolette come migliorare se stessi " vuol dire poco e vuol dire conformarsi ad un ideale, ad uno standard che, non esiste, e quindi non è raggiungibile.

    Mettersi lungo un cammino di scoperta, vuol dire riconoscere le proprie imperfezioni e, anzi, fare proprio leva su di esse per proseguire lungo il percorso. La tecnica del kentsugy si indica proprio questo.

    In Giappone, quando un vaso perfetto, di ceramica cade e si rompe, non viene buttato via, Ma viene riparato con dei piccoli fogli d'oro in modo che queste imperfezioni lo rendono ancora più prezioso ed unico.

    Non esistono due vasi che si rompono nello stesso modo, e, alla stessa maniera, non esistono due esseri umani uguali nelle loro imperfezioni, e sono proprio queste imperfezioni a renderci unici.

    Ecco forse quello a cui dobbiamo tendere . e, non tendere ad essere migliori, ma tendere i più possibile ad essere noi stessi

    Essere disposti ( e coraggiosi abbastanza) da vivere la nostra sessualità

    Il sesso e ciò che fa progredire la nostra specie, è ciò che religioni e movimenti di tutti i tipi cercano di reprimere questo perché sanno che il sesso è un elemento profondissimo è fortissimo della nostra identità e della nostra auto affermazione.

    Non possiamo prescindere da un sano sviluppo della nostra completa personalità attraverso un altrettanto sano è cosciente sviluppo della nostra sessualità.

  • Tutto il movimento del miglioramento di se stessi secondo me è una delle più grandi bufale del secolo. Secondo me non abbiamo niente da migliorare e andiamo benissimo come siamo. Ecco perchè:

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Tutte le cose di cui abbiamo bisogno per realizzare il nostro sviluppo personale le abbiamo già dentro .

    quindi, non c'è necessità di migliorare niente, ma abbiamo il dovere di scoprire quello che già abbiamo dentro.

    Oltretutto, migliorare se stessi implica il fatto che, così come siamo, non andiamo bene e che dovremmo diventare migliori.

    Non si tratta di una to di list ma più che altro di attivare risorse che già sono dentro di noi e che vengono attivate solo in alcuni casi, in alcuni momenti della vita.

    Ma quali sono questi modi di essere che potrebbero aiutarci a scoprire le risorse che sono già dentro di noi

    Essere coinvolti nel nostro lavoro

    Beh, questo è un po' il tema portante del Daimon, quindi non potevo non parlarne, ma a prescindere da questo, sono convinto che svolgere un'attività lavorativa che ci piace È uno dei modi migliori per attivare i meglio che c'è dentro di noi.

    Lavoriamo per 40 anni per 8 ore al giorno, Il che vuol dire che una grande parte della nostra vita la passiamo proprio lavorando e quindi ha perfettamente senso utilizzare queste migliaia di ore della nostra vita per scoprire, realizzare, e approfondire i nostri Talenti e le nostre capacità.

    Il nostro lavoro è uno strumento straordinario di scoperta di noi stessi e se passiamo queste decine di migliaia di ore della nostra vita a fare un lavoro che non ci piace, sprechiamo questa possibilità che ci viene data?

    Essere protettivi nei confronti dei nostri Talenti

    Anche questo è già un argomento che abbiamo toccato, Ma i talenti sono capacità che ciascuno di noi ha e che sono già codificate dentro di noi.

    Andarli a pescare, a utilizzarli, e difenderli è nostro compito ed è sicuramente il modo migliore per tirare fuori il meglio da noi stessi

    Essere disposti a prendersi le proprie responsabilità

    Quando noi mettiamo la responsabilità della nostra vita in mano a qualcun altro o qualcos'altro, smettiamo di esercitare il nostro potere nella nostra vita.

    Già abbiamo poco controllo su quello che ci accade intorno, e se deleghiamo anche quel poco che rimane ad altri o comunque al di fuori di noi Ecco che perdiamo la possibilità di guidare la nostra esistenza nella direzione che vogliamo, in una direzione " migliore ".

    Essere responsabili vuol dire assumersi le proprie responsabilità nei confronti anche, e soprattutto, delle scelte sbagliate, degli errori e, solo così, capendo gli errori che abbiamo fatto, potremmo riconoscerli, crescere, e quindi attivare altre risorse dentro di noi.

    Essere coscienti delle nostre paure e farsele amiche

    Lo abbiamo accennato già un po' prima, ma avere paura è normale, e forse è un'indicazione che ci stiamo muovendo nella direzione giusta.

    Le nostre paure ci indicano In che direzione andare, e se vogliamo pescare dalle nostre risorse più profonde e attivare le risorse innate dentro di noi, allora, forse, dobbiamo proprio andare nella direzione delle nostre paure, usandole come una specie di bussola

    Essere disposti ad accettare il cambiamento e il futuro

    Il cambiamento fa parte della nostra vita e tutto ciò che è intorno a noi, ma anche, fisicamente, dentro di noi è cambiamento. Resistere al cambiamento che, comunque, avviene sia che lo vogliamo sia che non lo vogliamo, vuol dire resistere allo sviluppo di noi stessi come persone e bloccare ciò che abbiamo dentro di noi.

    Oltretutto, anche solo l'idea di migliorare se stessi, implica un cambiamento, un allontanarsi dallo status quo e dalla propria condizione attuale che, forse, per comodità o per pigrizia o per paura preferiamo mantenere.

  • Come cambiare lavoro, quando siamo arrivati alla frutta, senza fare passi falsi che potrebbero rendere ancora peggiori le cose?

    00:00 - Intro
    1:45 – Perchè vuoi cambiare lavoro?
    2:19 – Non ho abbastanza tempo
    2:43 – Sono troppo vecchio
    3:10 – Non ho le competenze
    4:10 – Mi metto in proprio!
    4:48 – I talenti
    4:10 – Mi metto in proprio!
    5:40 – Avere fiducia in noi stessi e nel processo
    6:23 – Impegnarsi
    7:09 – Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Quando arriviamo al punto di dire "Voglio cambiare lavoro, non ce la faccio più!" Vuol dire che siamo arrivati ad un. In cui il nostro lavoro, o la nostra carriera ci stanno strette e sono più che altro un ostacolo verso la realizzazione di ciò che vorremmo fare o essere in realtà.

    Ciao, io sono Elio e ti do il benvenuto sulla voce del daimon uno spazio che ho inventato per trovare o creare un lavoro che sia in linea con la nostra personalità e con i nostri talenti.

    Secondo me, la prima cosa da fare è capire se vogliamo cambiare lavoro, o vogliamo cambiare carriera e chiederci perché vogliamo fare uno piuttosto che l’altro

    Cambiare lavoro vuol dire che magari non siamo soddisfatti del nostro posto di lavoro attuale per i colleghi, per il capo, per la paga, perché è distante da dove abitiamo, e così via.

    Cosa diversa, invece, è se vogliamo cambiare carriera, che so, Faccio il meccanico e voglio diventare fotografo, oppure sono impiegato in un supermercato e vorrei avviare un'attività mia.

    Perché vuoi cambiare lavoro? Perché vuoi cambiare carriera?
    I principali ostacoli al cambiamento di lavoro sono spesso frasi che ci diciamo e che magari sono anche vere, ma il fatto che siano vere non vuole necessariamente dire che siano ostacoli insormontabili.
    Non ho abbastanza tempo da dedicarmi al nuovo lavoro
    Vero, magari hai poco tempo, ma non è detto che questo tempo non possa essere riorganizzato o gestito in maniera diversa.
    Si tratta sostanzialmente di gestire meglio il proprio tempo, le proprie energie, e le proprie risorse, tutte cose di cui ho parlato in maniera più approfondita in questo video sulla produttività e sulla gestione del tempo.
    Sono troppo vecchio.
    Eh beh, gli anni passano per tutti, Ma non è certo detto che questa sia una cosa negativa . Il fondatore di KFC ha fondato la sua azienda "che ora è una multinazionale" quando era povero e in pensione.
    Non ho le competenze giuste
    Una delle bellezze dell'epoca in cui viviamo è che abbiamo un oceano di informazioni accessibili dovunque e in qualunque momento, a prezzo anche molto contenuto o addirittura gratuito. Le competenze si possono costruire grazie a percorsi on-line, grazie a studi in presenza e grazie all'attività direttamente sul campo o al volontariato
    A volte, però, purtroppo, la situazione è un po' più complessa di così e altre sfumature entrano in gioco. Vediamone alcune:
    Mi metto in proprio
    Spesso la soluzione di mettersi in proprio viene vista come una Panacea per risolvere il problema della insoddisfazione lavorativa o di mancanza di lavoro. certo, In alcuni casi può anche essere così, ma sicuramente non in tutti.
    mettersi in proprio è una cosa molto stimolante, ma richiede anche molte energie, coraggio, sacrifici, E comunque non tutte le persone sono fatte per lavorare in proprio.
    I Talenti
    Come dicevamo nell'articolo sul lavoro dei sogni, ho anche in quello di cambiare lavoro a 40 anni possiamo vivere il desiderio di cambiare lavoro come il motore che ci mette in strada per la realizzazione dei nostri Talenti. Quindi per trovare un lavoro più in linea con noi, possiamo partire dalla domanda Quali sono i nostri talenti? Che cosa sono bravo naturalmente a fare? Certo che poi, ci possiamo anche chiedere quali sono le nostre passioni.
    Avere nel processo
    La vita, spesso, accade al di fuori del nostro controllo, quindi noi possiamo porci obiettivi, possiamo fare tutti i piani che vogliamo, ma poi alla fine sarà anche la vita a decidere per noi.
    Avremmo bisogno di un po' di fortuna, Ma si sa la fortuna aiuta gli audaci e gli audaci sono quelli che fanno e, come dice il detto, "Aiutati che il ciel t'aiuta ", come a dire tu fai il primo passo Poi l'universo farà il suo, Ma tu devi fare la tua parte.
    Impegnarsi
    Prendiamo la nostra condizione attuale come una scusa per rimanere immobili nella situazione in cui siamo, un po' presi dall'insoddisfazione e forse attanagliati dalla paura del cambiamento, di come le cose potrebbero essere.

  • ⁉️ Di cosa parleremo?
    00:00 - Intro
    1:26 – Essere Giudicati è Inevitabile
    2:22 – Essere giudicati per le cose che contano davvero
    2:57 – Quello che pensano gli altri non è affar nostro
    3:42 – Non leggere nel pensiero
    4:13 – Fare Fare Fare
    9:02 –Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️

    Questo e un argomento particolarmente delicato per me perché, ancora adesso, tutti i giorni, ho questa paura costante e in sottofondo di essere giudicato dagli altri.
    Una volta che mi sono messo a cercare un po', di informazioni sulla paura di essere giudicati, mi sono reso conto che questa paura ha molte facce, e che per me ha preso solamente una tra le tante, ossia il perfezionismo.
    Ma che cos’è la paura del giudizio degli altri, e come possiamo liberarcene per poterci finalmente realizzare anche nel nostro lavoro? Questo è esattamente quello che vedremo in questa puntata, ma prima di tutto sigla!
    Ciao sono Elio e ti do il benvenuto sulla voce del Daimon, uno spazio che ho creato per trovare o per creare un lavoro in linea con la nostra personalità e con i nostri talenti.
    La paura del giudizio degli altri è una bruttissima bestia che, spesso, purtroppo, si mette tra noi e quello che vorremmo realizzare sul lavoro.
    Che cosa ne penserà X se faccio questo?
    Che cosa ne penserà Y se decido questo?
    Che cosa ne penseranno Z K e H se comunico in questo modo?
    Per cercare di sbloccare un po’ questa paura del giudizio degli altri mi sono messo a cercare in tutta questa giungla di informazioni, e tra tutte le 1000 soluzioni ne ho selezionate 5 che potrebbero fare al caso mio;
    Ricorda che sul blog te ne ho lasciato altre 4, per cui se sei interessato, ti invito a cliccare sul link in descrizione.
    #1 il giudizio degli altri è inevitabile
    Purtroppo, ho scoperto una cosa che ho sempre saputo ma che non ho mai “formalizzato” in questo modo, ossia che gli altri ci giudicheranno sempre e comunque.
    A qualcuno non piaceremo, a qualcuno invece sì, e certo, razionalmente, ci possiamo anche dire “vabbè si certo, non possiamo mica piacere a tutti!”.
    Ma quando ci diamo il tempo per realizzare che cosa vogliono dire davvero queste parole e che cosa implicano, ecco che allora le cose cambiano perché non sono più semplici parole, ma accettiamo di essere giudicati.
    Non abbiamo assolutamente nessun controllo su quello che gli altri pensano di noi, però invece è vero che noi abbiamo controllo delle nostre emozioni.
    Se vogliamo essere responsabili della nostra vita e del nostro lavoro, allora dobbiamo togliere agli altri questo potere ed essere responsabili di come stiamo e di come ci sentiamo.
    #2 Concentrarci solo sulle cose che importano davvero
    Ma se essere giudicati è inevitabile, allora, tanto vale, essere giudicati per qualcosa in cui crediamo, per qualcosa che noi riteniamo importante.
    Se ciò che noi facciamo e per cui noi potremmo essere giudicati va nella direzione di realizzare cose che per noi sono importanti e che fanno parte di noi, allora il giudizio di altri potrebbe assumere un altro peso perché nulla è più importante di realizzare il nostro scopo.
    #3 Non è affar mio
    Questa l'ho trovata una cosa particolarmente liberatoria, ossia il pensare “quello che gli altri pensano di me non è affar mio”.
    Noi, in effetti, non abbiamo nessun controllo su ciò che gli altri pensano (di noi o meno, poco importa). Non è responsabilità nostra far cambiare idea agli altri; il fatto che gli altri cambino o meno idea non dipende da noi e non possiamo farci nulla.
    #4 Non leggere il pensiero
    Collegato al punto visto sopra non conviene comunque nemmeno provare a immaginarsi quello che gli altri pensano perché, molto probabilmente, sbaglieremo.
    Provare a pensare a quello che gli altri pensano equivale a mettersi nella loro testa ma con i nostri pensieri, i nostri filtri, i nostri preconcetti. Sono due ingredienti che non vanno insieme e l'unica cosa che ne ricaviamo è una ricetta che è una porcata.
    #5 Fare fare fare
    Un esempio a caso: facciamo finta che abbiamo paura di iniziare il blog o il podcast o il canale YouTube su un lavoro che è già la nostra passione e magari non lo facciamo perché, sotto sotto, abbiamo paura di quello che gli altri potrebbero pensare di noi.
    Ma ci rendiamo conto di quanto questo potrebbe influenzare la nostra creatività e soddisfazione?
    Chissà, forse la strategia di Mel Robbins, potrebbe anche aiutare: quando ci rendiamo conto di avere paura di fare qualcosa, “non dobbiamo fare altro che” fare un conto alla rovescia che da 5 arriva ad 1 e quando arriviamo a uno, semplicemente, farla.
    Realizzarsi sul lavoro e nella vita è prima di tutto una questione di “fare” e tutto ciò che e un ostacolo a questo dovrebbe essere rimosso.
    La paura di essere giudicati, sicuramente è un ostacolo, quindi va rimosso.

  • Le credenze limitanti sono blocchi che non ci rendiamo conto di avere e che bloccano la nostra crescita professionale e personale. Ma come possiamo superare questi blocchi?
    ⁉️ Di cosa parleremo?
    00:00 - Intro
    1:12 – Cosa sono le credenze limitanti
    1:55 – Perché le credenze limitanti fanno presa su di noi
    2:28 – Come portare alla luce le nostre convinzioni limitanti
    3:56 – Smontarle con la prova della OGGETTIVITA’
    6:54 – Il diagramma di flusso
    7:22 - Outro
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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Le credenze limitanti sono fisicamente delle corsie preferenziali che si sono formate nel nostro cervello grazie alla ripetizione da parte di persone che riteniamo affidabili (ad esempio i genitori), a determinati stati emotivi relativi a quella credenza, e a fatti accaduti spesso, come dicevamo, nell'infanzia.

    ma se ci pensiamo, è curioso che noi diamo per verità assolute queste credenze quando derivano da:
    1) persone che nella grande maggioranza dei casi sono tanto incasinate e insicure quanto noi
    2) memorie di fatti accaduti nel passato
    3) esperienze che abbiamo vissuto, ma anche in questo caso ci sarebbe da discutere sulla loro affidabilità.

    ma, se allora tutte queste possibili origini non sono affidabili, allora perché le credenze limitanti hanno così tanta presa su di noi?

    Le credenze limitanti, come le storie, fanno così tanta presa perche sono radicate nelle notre emozioni.

    Come scoprire le nostre convinzioni limitanti

    Per aiutarci a portare alla luce queste convinzioni limitanti inconsce e di cui spesso non ci rendiamo conto possiamo prendere un foglio, dividerlo in colonne e nominare ciascuna colonna a seconda degli ambiti più importanti della nostra vita, ad esempio il lavoro, il denaro, la famiglia, la salute, le amicizie , e chi più ne ha più ne metta.

    Poi, per ciascuna di queste colonne, possiamo elencare, le credenze limitanti che abbiamo cose tipo “non farò mai carriera”, “avere dei figli mi ostacolerà sul lavoro”, “sono troppo vecchio/a per cambiare lavoro”, “ma tanto per diventare ricchi bisogna partire ricchi” e così via.

    Come uscire dalle convinzioni limitanti

    Quello che dobbiamo fare è semplicemente prendere una credenza a caso dalla nostra lista e, chiederci “questa cosa è oggettivamente vera?”.

    I nostri ricordi, le nostre emozioni e anche quello che abbiamo fisicamente percepito potrebbero non essere completamente veri.

    Al contrario qualcosa che è OGGETTIVAMENTE vero è vero perché è un fatto dimostrato.

    Facciamo qualche esempio:

    Credenza limitante falsa: “avere dei figli mi ostacolerà sul lavoro” (questa era mia). È oggettivamente vero? no e prova ne è che adesso che sono padre riesco tranquillamente a lavorare e , anzi, lavoro meglio di prima.


    Credenza limitante forse vera, ma non sempre: “sono fisicamente impossibilitato a svolgere il mio lavoro. Per quanto lo ami dovrò abbandonarlo”. è oggettivamente vero? Dipende dai casi, ma qui c'è l'esempio di un batterista che, nonostante abbia perso un braccio in un incidente, ha continuato a suonare la batteria.

    credenza limitante vera: quello che credevo è effettivamente un ostacolo insormontabile.

    A questo punto dobbiamo chiederci “posso farci qualcosa?”

    se non possiamo cambiare una cosa è inutile che ci spacchiamo la testa perché è solo uno spreco di tempo ed energia”

    se non posso farci nulla adesso è inutile che ci pensiamo adesso. Ce ne occuperemo quando sarà il momento giusto.”

    Sono talmente tanto nerd che ho disegnato addirittura un diagramma di flusso per confermare o smentire le mie credenze limitanti e, sono felice di constatare che moltissime delle mie credenze altro non erano che credenze e tutto ciò che devo fare per smontarle è rimboccarmi le maniche per realizzare la realtà che voglio per la mia vita.

    Ma a volte uscire dalle nostre convinzioni limitanti può essere difficile perché sono così radicate dentro di noi, da non poterle “estirpare”.

    Allora, in questi casi confrontarci con qualcuno di esterno a noi, alla nostra vita In breve, qualcuno che ci faccia vedere le cose da un punto di vista diverso.
    Ti assicuro che a volte basta una frase per smontare una credenza limitante rimasta in noi anche per molti anni.

  • 00:00 - Intro
    00:41 - Messaggio per un’aquila che si crede un pollo
    01:09 - Il potere di adesso
    01:57 - Don’t even think about it
    02:46 - La sottile arte di fare quello che c**** ti pare
    03:26 - Conosci le tue paure e vincile
    04:05 - La regola dei 5 secondi

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Anche agosto, come i mesi scorsi, è stato un mese ricco di spunti e letture interessanti. Alcuni di questi libri e contenuti di altro genere sono gli input su cui ho ragionato per creare i contenuti degli articoli del blog e dei video di questo mese, altri, invece, sono contenuti che ho recuperato apposta per rendere più completi i contenuti.

    Ma prima di tutto, come sempre, sigla! Ciao, io sono elio, e ti do il benvenuto Sulla voce del Daimon, uno spazio che ho ideato per trovare e creare un lavoro che sia in linea con la nostra personalità e con i nostri Talenti.

    Questo è un libro che ho letto la prima volta molti anni fa. Il libro in questione è Messaggio per un'aquila che si crede un pollo: la lezione spirituale della consapevolezza, scritto da Anthony de Mello.
    Un libro ironico, leggero, ma non superficiale, proprio il modo di De Mello di trattare il tema della consapevolezza, dell'attenzione al momento presente è della nostra meravigliosa e complessa vulnerabilità di esseri umani.

    Sempre sul tema di rimanere nel momento presente ed evitare di concentrarci troppo sulle nostre paure per il futuro, un altro libro che ho trovato molto interessante, e che ho riscoperto per l'occasione è il potere di adesso: una guida all'illuminazione spirituale di Eckhart Tolle.
    Anche questo un libro sulla necessità di fermarsi sul momento presente per evitare che la mente Vada per i fatti suoi e ci metta i bastoni fra le ruote punto 1 lettura più intensa e meno leggera rispetto alla precedente ma sicuramente di grande impatto.

    E ancora riferito alla paura del futuro, un libro in inglese che spiega come mai il nostro cervello, il più delle volte, non generi i segnali di paura e necessari per una cosa di cui, in realtà, dovremmo avere molta più paura rispetto alle paure che ci sono nella nostra testa, ossia il cambiamento climatico.

    Il libro in questione, in inglese, è don't even think e bauret Why our Brains hardwired to ignore climate change.

    Una lettura sicuramente interessante che da un punto di vista psicologico, evolutivo e sociologico cerca di spiegare perché a prescindere da quello che dice la scienza non abbiamo paura dei cambiamenti climatici.

    E poi l'altro contenuto sul cui ho fatto molta ricerca è stato quello sulla paura del giudizio degli altri. Un libro non necessariamente solo su questo argomento ma che comunque ho trovato molto utile è La sottile arte di fare quello che c**** ci pare di Mark Manson, un libro molto spiritoso e leggero proprio sull'argomento di non farsi troppo influenzare da tutti gli stimoli esterni se questo Può risultare un blocco alla nostra evoluzione personale e professionale

    E poi, sempre sul tema della paura ( anche del giudizio c'è degli altri) c'è feel the fear and do it anyway di non mi ricordo chi, un libro costruito attorno all'idea che è ok è perfettamente naturale sentire le nostre paure, come quella appunto di essere giudicati da altri virgola Ma che questa paura non deve essere ciò che ci blocca dalle esprimerci. È l'unico modo per sorpassare questa paura è semplicemente quello di mettersi lì e fare esattamente le cose di cui abbiamo paura. Un libro un po' che potrebbe essere a completamento del libro di Mel Robbins The Five second Rule costruito attorno alla regola di non solo affrontare le proprie paure facendo, ma dandosi la regola di contare fino a 5 e poi, senza secondi pensieri, mettersi a fare questa cosa che noi sappiamo, ma non vorremmo, dover fare.

    Queste sono alcune delle letture che ho fatto durante questo caldissimo mese di agosto, ma sono sicuro che anche tu avrai spunti interessanti da condividere. In questo caso ti invito a usare lo spazio dei commenti per suggerire altri contenuti interessanti.

    Un abbraccio

  • La paura per il futuro altro non è che una proiezione della nostra mente nel futuro. Ma per capire come non soccombere alla paura è necessario capire prima dove e come nasce questa paura per il futuro.
    ⁉️ Di cosa parleremo?
    00:00 - Intro
    1:06 – Cos’è la paura per il futuro?
    1:36 – Dove e come nasce la paura del futuro?
    2:36 – Come non avere paura di cose che NON dipenderanno da noi
    5:30 – E per cose che dipenderanno da noi?
    6:44 – Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️

    ● Hai paura che il lavoro dei tuoi sogni potrebbe non farti guadagnare a sufficienza?
    ● Hai paura che licenziarti dal tuo posto di lavoro attuale per inseguire il tuo sogno potrebbe rivelarsi un grandissimo errore?
    ● Hai paura di ammalarti gravemente?
    ● Hai paura che il / la tua partner potrebbe mollarti?
    Queste sono paure, magari legittime, ma di cose che potrebbero accadere forse in futuro.

    Sostanzialmente, abbiamo paura di due cose:
    di cose che potrebbero accadere e su cui noi non avremo alcun controllo,
    e di cose su cui noi, in realtà, possiamo fare qualcosa.
    Come dicevamo, la paura altro non è che un'immagine, un pensiero che si genera automaticamente nella nostra mente.
    D'altra parte, se ci pensiamo, nessuno, coscientemente, si diverte a pensare a 1000 modi in cui le cose potrebbero andare male, no?
    Semplicemente, la nostra mente, crea un brusio di fondo ininterrotto che spesso, anche con fare un po’ sadico, ci dice che le cose andranno storte, che non saremo bravi abbastanza eccetera.
    Ora, se il problema è la mente che pensa, non ci possiamo certo aspettare che la mente risolva il problema, no?
    E qui, quindi arriviamo a due passi per risolvere il problema.
    Passo # 1: Cose cu cui non abbiamo controllo
    In effetti, se ci pensiamo, sì, ci possiamo ammalare gravemente, sì il nostro lavoro, in futuro, potrebbe essere automatizzato e noi non servire più e, quindi, potremmo perdere il nostro lavoro.
    In entrambi i casi, c'è qualcosa che possiamo fare? No, non possiamo fare nulla per azzerare il rischio che questo cose succedano.
    E allora perché sprecare tempo ed energia su cose che forse, chissà, magari potrebbero accadere?
    Se ci facciamo attenzione, noteremo una cosa interessante: il nostro cervello e in grado di pensare solamente ad una cosa alla volta.
    è certamente in grado di saltare da un pensiero all'altro talmente velocemente da non rendercene nemmeno conto, però, per quanto veloce, è un processo sequenziale, in cui prima viene un pensiero, poi ne viene un altro, poi ne viene un altro e così via.
    Quindi se noi riusciamo a bloccare l'unico spazio disponibile sostituendo il pensiero che ci crea paura per il futuro con un’altra cosa, ecco che abbiamo risolto il problema, perché abbiamo eliminato l'elemento scatenante della nostra paura, ossia la mente.
    ma come possiamo bloccare la nostra mente dal pensare?
    In realtà, un modo c'è ed è semplicissimo: basta semplicemente renderci conto che stiamo pensando. Tutto qui!
    Nel momento in cui diventiamo coscienti del fatto che la voce della mente sta parlando, ecco che allora la mente smetterà di pensare perché abbiamo occupato l'unico spazio libero.
    Prima questo spazio era occupato dalla nostra mente che andava per i fatti suoi, adesso questo spazio è occupato dall’ascolto.
    Ma momento in cui non c'è più alcuna voce non c'è più nulla da ascoltare, allora dove portiamo la nostra attenzione? La portiamo sul respiro.
    Per non far riprendere il brusio della nostra mente, è importante che ci concentriamo nella maniera più dettagliata possibile sul nostro respiro: sentiamo l'aria che entra fresca nelle nostre narici, e la sentiamo che esce più calda dalla bocca o dal naso.
    Prima portiamo l’attenzione sul respiro, poi quando siamo più in controllo, possiamo via via spostare la nostra attenzione oltre il respiro, verso il nostro corpo e verso il mondo fisico che ci circonda.
    La cosa importante è rimanere ancorati al presente per mantenere questo slot occupato.
    E per le cose su cui noi abbiamo controllo?
    Passo #2: Le cose su cui abbiamo controllo
    Per le cose su cui noi abbiamo controllo la soluzione è, anzi è un po’ il seguito del passo visto ora: riguarda ancora rimanere concentrati sul momento presente, ma, questa volta, “facendo”.
    Che cosa? Beh, qualunque cosa noi possiamo fare, per esempio, per diminuire le possibilità che qualcosa vada male o che la situazione che noi temiamo si verifichi.
    Ad esempio, ci capita per le mani un grande progetto e lì per lì siamo molto contenti. Però poi incominciano ad arrivare tutte quelle voci che ci dicono che andrà male, che non saremo abbastanza bravi e che faremo una figuraccia.

  • Leggi l'articolo del blog su https://www.lavocedeldaimon.it/spunti-interessanti-luglio-2021

    Libri
    The renaissance business https://puttylike.com/renaissance-business/
    The element https://www.amazon.it/element-Trova-elemento-cambia-vita/dp/8804598042
    Finding your element https://www.amazon.it/Finding-Your-Element-Discover-Transform/dp/0241952026/ref=sr_1_6?dchild=1&qid=1625517419&refinements=p_27%3AKen+Robinson&s=books&sr=1-6&text=Ken+Robinson

    Video
    Why some of us don't have one true calling | Emilie Wapnick - YouTube https://www.youtube.com/watch?v=4sZdcB6bjI8
    STOP searching for your passion and do this instead | Mel Robbins - YouTube - https://www.youtube.com/watch?v=5iZltDLFOfo&t
    How to Write a Personal Vision Statement (+ Visual Vision Statements) - YouTube - https://www.youtube.com/watch?v=Q3ps4bDjDmc

    Altre risorse
    Lynda.com - https://www.linkedin.com/learning/me?trk=lynda_redirect_learning
    Udemy - https://www.udemy.com/
    Upwork - http://upwork.com/
    Puttylike - https://puttylike.com/

  • Spesso capita di dirsi “non ho passioni”, “non so che cosa mi piace!” e da qui a deprimersi è un attimo. Ma se ti dicessi che un modo per trovare la tua passione in realtà c’è?

    ⁉️ Di cosa parleremo?

    00:00 - Intro
    1:03 – Cos'è la passione?
    1:35 – Passione = Passività
    2:24 – Il circolo virtuoso del fare
    3:59 – Trasforma la tua passione in un lavoro...ma anche no
    5:29 – Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    “Non ho passioni”, “non so cosa fare”, “non so cosa mi piace”. Questo era quello che mi dicevo tempo fa, oltretutto, sembrava che chiunque intorno a me sapesse esattamente qual era la loro passione e, minchia, vivesse per quello, il che mi faceva sentire ancora più a disagio e quindi cercavo ancora più ferocemente la mia passione, e più la cercavo, e più non ne uscivo.
    Se anche tu ti sei sentito così, beh, questo video e proprio per te, ma prima di tutto, sigla!
    Ciao, io sono Elio e ti do il benvenuto sulla voce del daimon uno spazio che ho ideato per trovare o per creare un lavoro che sia in linea con la nostra personalità e con i nostri talenti.
    mi ero messo a fare un po’di ricerca per questo contenuto, poi a un certo punto ho trovato una cosa che ha cambiato carte in tavola e ha dato anche un po’più di struttura a quello che volevo dire, e questa cosa è la definizione di “passione”.
    Stando alla Treccani, il termine passione “si contrappone direttamente ad azione, e indica perciò la condizione di passività da parte del soggetto, che si trova sottoposto a una azione o impressione esterna e ne subisce l'effetto sia nel fisico sia nell'animo”.
    Quindi, se è vero che passione indica passività, ed è il contrario dell'azione, allora non dobbiamo cercarla ma dobbiamo essere passivi e ricettivi e aspettare di essere investiti da questa passione, e l'unico modo per essere investiti dalla passione è provare nuove cose, provare cose diverse e vedere se dentro di noi scatta qualcosa.
    E proprio il fare delle cose mette in moto la magia: incominciamo a fare qualcosa, e, facendola, diventiamo un po’ più bravi se abbiamo un minimo di talento. Diventando più bravi traiamo maggiore soddisfazione da quello che facciamo. Traendo più soddisfazione da quello che facciamo continuiamo a fare questa cosa e diventiamo sempre più bravi e quindi mettiamo in moto un circolo virtuoso punto
    Ed è proprio qui che talento e passione vanno mano nella mano pur essendo diversi: entrambi possiamo scoprirli grazie a degli input esterni, ma mentre il talento nasce da dentro, la passione nasce da fuori, nasce dall'essere passivi agli input esterni.
    E la magia succede nel momento in cui talento e passione si incrociano. E’ quello che Ken Robinson chiama l’elemento: “l’elemento è il punto di incontro tra l'attitudine naturale e la passione personale”.
    Il discorso del talento vale sicuramente un po’più di approfondimento, e qui se sei interessato, troverai qualche informazione in più.
    Poi, oltretutto, cioè anche un altro mito riguardo la passione cioè il pensare che la passione debba essere sempre e solo necessariamente qualcosa che ci arde dentro, qualcosa che non ci fa dormire la notte.
    A volte, la passione si manifesta in modi molto più sottili, quasi intimi. Ho come la sensazione che questa immagine della esplosione della passione sia semplicemente prevalente rispetto all'altra perché l'esplosione, appunto, è un'immagine più forte che fa passare meglio il concetto ma non necessariamente è l'unica possibile.
    E poi, infine, c'è anche il mito che la passione debba trasformarsi necessariamente in un lavoro e che solamente così saremo soddisfatti e contenti del lavoro che stiamo facendo. Certo, questa è la condizione ideale, ma non è sempre così per due motivi:
    1) non tutte le passioni POSSONO essere trasformate in un lavoro perché non tutte le passioni sono monetizzabili. Se ad esempio io ho la passione degli animaletti fatti ad uncinetto, nessun problema, ma se poi ci devo vivere, allora devo anche trovare qualcuno che paghi i miei animaletti fatti ad uncinetto, il che chiaramente non è scontato.
    2) secondariamente non tutte le passioni DEVONO essere trasformate in un lavoro perché il fatto che diventi un lavoro vuol dire che necessariamente dovremmo dedicarci agli animaletti fatti ad uncinetto anche quando siamo malati può semplicemente non ce la sentiamo Queste forzature, a lungo andare, potrebbero tranquillamente far spegnere la passione.
    Se ci fosse solo una cosa che vorrei tenessi presente da questo contenuto e che la passione non è qualcosa che attivamente si cerca ma da cui si è investiti in maniera più o meno evidente, e l'unico modo per esserne investiti e fare tante cose diverse e vedere quali risuonano con noi.
    Un abbraccio.

  • Volevo condividere con te alcuni spunti interessanti che ho trovato questo mese e che ho usato come riflessioni per alcuni dei video che ho pubblicato nell’ultimo periodo, e , per ognuno di questi troverai anche un link in descrizione.

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    00:00 - Intro

    00:33 - Piccole abitudini per grandi cambiamenti. Trasforma la tua vita un piccolo passo per volta: https://www.amazon.it/Piccole-abitudini-cambiamenti-Trasforma-piccolo/dp/8851172412

    01:30 L'ostacolo è la via: https://www.amazon.it/Obstacle-Way-ancient-adversity-opportunity/dp/1781251495/

    02:20 Osare in grande. Come il coraggio della vulnerabilità trasforma la nostra vita in famiglia, in amore e sul posto di lavoro: https://www.amazon.it/grande-coraggio-vulnerabilit%C3%A0-trasforma-famiglia/dp/8867760068/

    03:10 L'ingannevole paura di non essere all'altezza: https://www.amazon.it/Lingannevole-allaltezza-Strategie-riconoscere-proprio/dp/8833314618/

    04: 00 TED - il potere della vulnerabilità: https://www.ted.com/talks/brene_brown_the_power_of_vulnerability?language=it

    04: 20 TED - Il raggiungimento degli obiettivi: https://www.ted.com/talks/brene_brown_the_power_of_vulnerability?language=it

    04:30 - Outro

  • Vuoi scoprire come puoi migliorare le tue performance?
    In questo video ti spiegherò cos'è la pratica deliberata e come può esserti utile nelle tue attività quotidiane.

    ⁉️ Di cosa parleremo?

    00:00 - Intro
    1:47 – La teoria delle 10.000 ore è vera?
    2:50– Come migliorare per DAVVERO?
    3:07 – Cos'è la pratica deliberata
    3:36 – Come funziona la pratica deliberata
    9:56 - Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    Uno dei miti più duri a morire, secondo me, è che ci sono persone che nascono con una capacità innata, fuori dal comune di fare alcune cose, sono quelle persone che noi diciamo che hanno talento.

    E vabbè, lo sai già dove voglio andare a parare: non è così! Certo, ci sono quelli che fanno delle cose pazzesche, senza alcuno sforzo, ma la stragrande maggioranza delle persone, anche quelle che noi ammiriamo di più, devono lavorare duramente per diventare effettivamente bravi.

    Come? Beh, è quello che vedremo oggi.

    Ok, abbiamo questa idea fissa del talento. O ce l’hai o non ce l’hai. Un po’ una questione di culo! Ma quando vediamo dei talenti superfighi alla TV o su Youtube, quello che non vediamo è tutto il mazzo che si sono fatti prima, e non lo vediamo perché il mazzo è noisoso, il mazzo non fa notizia, ma è molto più importante dell’”esserci nato”. Come si dice "non c'è gloria nella pratica, ma non c'è gloria senza pratica ".

    Ed è importante non perché lo dico io, ma perché la pratica influisce fisicamente sia sul cervello che sul sistema nervoso, crea sostanze nel corpo che ci aiutano ad apprendere meglio, più velocemente, e a ritenere più allungo le informazioni.

    Per molto tempo, ho sentito parlare della teoria delle 10.000 ore di pratica, per cui, per diventare veramente bravi a fare qualcosa, dobbiamo impiegare circa 10000 ore del nostro tempo a fare pratica.

    Chissà, magari è anche vero, però si lascia fuori una cosa. Ti faccio un esempio: quando iniziamo un nuovo lavoro di cui non abbiamo nessuna esperienza, passiamo più o meno i primi 2 anni a imparare tutte le cose principali per fare quel lavoro.

    Solo che poi, dopo un paio d'anni, smettiamo di imparare, diventiamo bravini e diciamo "ma sì dai, va bene così" e quindi pur facendo sempre la stessa cosa, magari per 10.000 ore, non miglioriamo più.

    E allora, se né la ripetizione nè il talento distinguono i migliori da tutti gli altri, allora dov'è il trucco? Il trucco, sta nella motivazione, nell’essere coscienti di quello che vogliamo migliorare, e sapere che cosa fare per migliorarlo, cioè nella “pratica deliberata”.

    Beyoncé, ad esempio, dopo ogni concerto, studia la sua performance e quella dei suoi ballerini e musicisti e cerca di capire dove migliorare per la volta successiva.

    Ma come funziona la pratica deliberata?

    Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che ci sono due stati: uno stato di apprendimento, e uno stato di performance.

    Lo stato di pratica è fatto apposta per imparare facendo, per migliorare aspetti su cui sappiamo di dover migliorare e qui ci possiamo permettere di fare errori.
    Nello stato di performance, invece, dobbiamo fare qualcosa, al meglio delle nostre capacità, facendo il meno errori possibile.

    Il problema è che spesso stiamo molto più nello stato di performance che nello stato di pratica, quindi continuiamo a fare le stesse cose che già ci vengono bene perchè fare le cose che sappiamo fare ci fa sentire tranquilli e al sicuro; invece, fare le cose che non sappiamo fare ci fa sentire a disagio e non cia piace sentirci così…in piu la pratica è pure noiosa.


    Quando siamo in modalità “apprendimento” dobbiamo imparare a osservare, dobbiamo voler migliorare e dobbiamo sapere come migliorare. Facile!

    Imparare a osservare, vuol dire essere capaci di valutare dove migliorare, imparare a riconoscere quelle aree che sappiamo non essere il nostro forte, o che magari ci bloccano.

    Ti faccio un esempio: quando suonavo la chitarra, il mio insegnante, mi faceva degli spiegoni sul fatto che tutta la muscolatura doveva essere rilassata, e per spiegarmi questo mi raccontava di un suo studente che, osservandosi, appunto, aveva scoperto che quando suonava tendeva a stringere le mascelle e quindi irrigidirsi, e questo irrigidimento si trasferiva poi anche nella performance perché la sua performance era appunto rigida. Problema che poi ha risolto con un trucchetto geniale che poi ti rivelerò alla fine.

  • Se hai tra i 30 e i 40 anni e devi o vuoi cambiare lavoro e sei in ansia, beh è normale ma superarla è possibile. come? È quello che guarderemo in questa puntata.

    ⁉️ Di cosa parleremo?
    00:00 - Intro
    1:14 – Smettiamo di pre-occuparci
    2:04 – FARE FARE FARE!
    3:22 – Un'altra possibilità
    4:08 – Perdonarci
    5:27 – Outro

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    ✍️ Trascrizione

    Vivere il cambiamento di lavoro senza ansia, o perlomeno sapendola gestire, ci permette di vivere questo momento delicato nel miglior modo possibile e io ti vorrei proporre 4 modi per contenere un po’ quest’ansia, ma comunque, sul mio sito linkato in descrizione troverai tutti gli spunti che ho trovato utili sul l'argomento, anche quelli di cui non parlo qui, per cui se sei interessato all'argomento ti invito anche a leggere l'articolo linkato.
    La prima cosa è capire che il l'ansia viene dalla anticipazione di qualcosa che deve ancora accadere. Ci sono cose che potrebbero accadere in futuro e sulle quali noi non avremo alcun controllo, e ci sono cose sulle quali noi potremmo fare qualcosa. Sulle prime, quelle su cui noi non potremo fare nulla, beh, se ci pensiamo, tutto sommato andare in ansia per una cosa Che potrebbe non succedere oppure non succedere come c'è la immaginiamo noi e uno spreco di risorse e di energie e , letteralmente non serve a niente, Quindi, in questi casi, è sempre bene cercare di tirarci fuori da questo futuro immaginato e riportarci al presente per trovare delle soluzioni per affrontare quelle cose su cui effettivamente abbiamo controllo e questo, ci porta al secondo punto.
    La seconda cosa che voglio condividere con te perché mi ha aiutato in questa difficile fase che io ho vissuto a cavallo tra i 30 e i 40 anni è quella di FARE. Fare qualcosa ci permette di tirarci fuori dalla nostra testa, quindi interrompere i nostri pensieri che ci deprimono e anzi ci fa sentire meglio, perché c dà la sensazione di esserci messi sulla strada giusta Ci fa sentire attivi e ci dà la sensazione di aver preso la nostra vita in mano, che è una cosa importantissima soprattutto in un momento in cui ci sentiamo che Il mondo esterno non ci dà risposte, o perlomeno non ci dà le risposte che noi vorremmo, per cui è un po’ come un modo di dire “fanculo, io vado dritto per la mia strada” che è sicuramente un modo positivo e costruttivo di sentirsi, soprattutto in un momento così.
    La terza cosa è approfittare di questo momento di cambiamento per fermarci a pensare a quale lavoro vorremmo realmente fare. se sei interessato a questo argomento, ti invito a cliccare sul video che trovi linkato qui in alto, in cui parlo proprio di alcuni consigli su come trovare un lavoro che sia effettivamente in linea con noi. Non sto qui a rivedere il processo che ho spiegato in maniera dettagliata nell'altro video, ma comunque per adesso, secondo me è sufficiente Fare una specie di cambio di mentalità che ci permetta di passare da un sentirsi scazzati e anziati e tristi, al sentirsi di essere tutto sommato nella posizione per poter, finalmente, dedicarci al lavoro che vorremmo in realtà fare e che forse, fino a questo momento, non ci siamo dati la possibilità di esplorare.
    E questo ci porta al quarto punto che è perdonarci. Io, come tutti quelli che hanno sofferto e soffrono di ansia, ho pensato spesso al passato, a ciò che ho sbagliato, alle preoccupazioni e, in linea di massima mi crogiola wow nel mio sentirmi ******** In questo video di Ted ho trovato un' analogia interessante: pensa un po' se avessi un amico che costantemente ti ricorda tutte le ****** che hai fatto nella tua vita, tutto quello che hai fatto di sbagliato. molto probabilmente lo manderesti a quel paese. Ecco tendiamo, quando siamo presi dall' ansia e dalle preoccupazioni a comportarci esattamente così con noi stessi per tutto il giorno, tutti i Giorni. Non esattamente un modo per essere in pace con noi stessi, che è sicuramente un requisito imprescindibile per smettere di ansia Arci. Forse questo è anche il momento di imparare a perdonarci, imparare a dire “e vabbè, e andata così In quel momento ho fatto quell’errore, ma l'ho fatto perché non ero pronto per fare di meglio“.
    Capisco bene che cambiare lavoro a 35 40 anni sia una cosa stressante e che mette un sacco di ansia perché ci fa sentire in colpa, inadeguati alla nostra età e al ruolo che probabilmente dobbiamo ricoprire, ossia quello di adulto e/o genitore.
    Per adesso ciao e a presto.

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    🌍 Multipod: che cosa vuol dire essere multipotenziale nel mondo del lavoro Visita il sito: https://www.lavocedeldaimon.it/multipod-multipotenziale-lavoro

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    Che cosa hanno in comune Leonardo da Vinci, Benjamin Franklin, Cleopatra, Newton e Bruce Dickinson (il cantante degli Iron Maiden)? Erano e sono tutti multipod, o multi potenziali. Ma cosa vuol dire essere multi potenziali, soprattutto nel mondo del lavoro di oggi?

    ✍️ Trascrizione ✍️
    Non so tu, ma spesso ho sentito dire che per fare il lavoro dei sogni bisogna trovare la propria passione e, in qualche modo, trasformare questa passione in un lavoro. Tutto giusto, per carità, il problema e che: A) non è che tutti abbiamo UNA passione ben chiara e definita e B) non tutte le passioni sono monetizzabili.
    Quello su cui vorrei concentrarmi qui è il primo punto, cioè “e se io non avessi una passione in particolare, ma ne avessi diverse?”. Se hai diverse passioni e hai il desiderio di trasformare tutte queste passioni in un lavoro, allora molto probabilmente sei un multipod.
    Un multipotenziale altro non è che una persona che ha diversi interessi magari in ambiti completamente scollegati fra di loro. Il termine multipotenziale o multipod (e ci sono altri 1000 termini per definire la stessa cosa) è una parola portata al grande pubblico da Emily Wapnick, creatrice del blog Puttylike che ha anche ispirato questo TED del 2015.
    Il problema di noi multi potenziali (mi ci metto anche io) è che questo modo di essere cozza con la norma, secondo cui dobbiamo scegliere una carriera da portare avanti fino alla pensione, e questo lo percepiamo fin da quando siamo piccolissimi quando ci chiedono “che cosa vorresti fare da grande?” (sottintendendo, qual è quell'unico lavoro che vorresti fare quando cresci?), il che inevitabilmente porta ad una risposta singola: l'astronauta, la ballerina, o chi più ne ha più ne metta, ma mai, guarda un po’ l'astronauta-ballerina.
    Sia chiaro, non c'è niente di sbagliato ad essere una sola cosa, in questo caso o astronauta o ballerina, solo che non siamo fatti tutti allo stesso modo e ci sono persone che hanno bisogno di lavorare su più di una cosa per essere soddisfatte e sentirsi coinvolte nel proprio lavoro.
    Il fatto di non riuscire a conformarsi alla norma di UN lavoro può provocare stati di ansia, può causare il fatto di sentirsi spesso inadatti al mondo del lavoro, e potrebbe rendere più difficile trovare un lavoro che ci permetta di mantenerci in maniera stabile sul lungo periodo.
    Quindi, la questione è: come fa un multipotenziale a trovare un lavoro in un mondo che offre la maggior parte delle volte un lavoro (specializzato) per volta?
    Siccome ciascuno di noi è diverso, e questo è ancora più vero per i multipod, non c'è una strada unica, che è anche un po’ la cosa che dicevo nell'articolo sul trovare il lavoro dei sogni.
    In linea di massima, comunque, un multipotenziale, per sentirsi soddisfatto, deve avere la possibilità di guadagnare attraverso attività lavorative che siano varie, che abbiano un senso al di là del denaro guadagnato e che appunto forniscano entrate sufficienti a mantenersi.
    Guardando alla mia esperienza e facendo un po’ di ricerca ho isolato quattro modi in cui un multipotenziale può portare dei soldi a casa, soddisfacendo tutte e tre le caratteristiche viste sopra.
    Essere multipod con l’ombrello
    Il primo modo potremmo chiamarlo “ombrello” che consiste nel raggruppare, mettendo quindi sotto un ipotetico ombrello, molti dei nostri interessi cercando di trovare tra di loro una linea comune. E’ quello che proprio Emily Wapnick chiama “business rinascimentale”, cioè un'attività che permette di integrare e usare molti interessi e passioni diversi, mettendoli sotto lo stesso tetto.
    Mi viene in mente l'esempio di Nerd Fitness, un blog che parla appunto di fitness e benessere, rivolgendosi però ai cosiddetti “nerd” e questo perché Steve Kamb, il creatore di Nerd Fitness, era appassionato sia dell'uno che dell'altro e voleva unire sotto lo stesso ombrello appunto sia il suo essere “nerd” che il suo essere appassionato di fitness.
    Chiaramente, non ti sarà sfuggito che “nerd” e “fitness” sono due parole che raramente vanno insieme, ed è proprio qui che sta la forza dell'idea.
    Il multipotenziale con il trattino
    Il secondo modo è quello del “trattino” cioè astronauta-ballerina, ingegnere-pittore, musicista-pilota di aereo (ecco perché parlavo del cantante degli Iron maiden che è sia uno che l’altro). In questo caso si affianca una professione ad un'altra non mischiandole, anche se parlando di multi potenziali ci potrebbe essere anche questa possibilità e, naturalmente, il tempo da dedicare ad una professione e all'altra può variare.
    Si può dare libero sfogo al nostro essere multipod lavorando metà giornata sulla professione A, e nell'altra metà della giornata sulla professione B, oppure per un periodo di tempo sulla professione A e poi per un altro periodo di tempo sulla professione B, per poi ritornare di nuovo alla professione A così via.
    Il trucco sta nel trovare un modo che vada bene per noi e ci permetta di essere soddisfatti.
    L’approccio Freddy Mercury
    Il terzo modo è l'approccio “Freddie Mercury” che consiste nel dedicare parte del tempo ad un lavoro “comune” stabile e magari ben pagato, che magari non è il massimo ma che ci lascia tempo a sufficienza da dedicare alle altre nostre attività, da cui traiamo più soddisfazione.
    Chiaramente, questo approccio come appunto nel caso di Freddie Mercury che per mantenersi i primi periodi lavorava come magazziniere in un aeroporto, può anche essere temporaneo fintanto che la professione che ci dà più soddisfazione non diventa abbastanza stabile da poterci dedicare più tempo, energie e risorse.
    Il principiante seriale
    Il quarto modo è quello del “principiante seriale”, cioè si incomincia un lavoro che ci appassiona un sacco, però poi col tempo, una volta che siamo diventati bravini, questo lavoro perde di interesse e di appeal, e allora lo lasciamo perdere e troviamo un altro lavoro che ci appassiona, ci interessa, ci consuma. E via così, di nuovo con un altro lavoro, e poi un altro e poi un altro ancora, il che ovviamente ci obbliga tutte le volte ad iniziare da zero o quasi.

  • Creatività e pensiero divergente sono due facce della stessa medaglia e uno può aiutare l’altro, ma la questione è “come”?. E’ proprio quello che vedremo qui 😊
    ⁉️ Di cosa parleremo?
    00:00 - Intro
    1:28 Cos’è il pensiero divergente
    1:47 Pensiero Convergente Vs. Pensiero Divergente
    3:20 Come usare pensiero divergente e convergente
    6:00 Come farsi venire un sacco di idee
    7:13 - Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️
    La creatività è un po' come guardare il mondo attraverso un caleidoscopio. Guardiamo un gruppo di elementi, gli stessi elementi che anche gli altri guardano, ma poi ri assembliamo questi pezzettini galleggianti in nuove forme e possibilità. Rosabeth Kanter
    In questo momento storico, in cui la pandemia da COVID-19 ha praticamente fermato tantissime attività lavorative, tutte le persone che da un giorno all'altro si sono ritrovate senza avere la possibilità di lavorare virgola in qualche modo hanno dovuto mettere in moto la loro creatività per trovare modi in cui sostenersi, utilizzando magari senza volerlo il pensiero divergente.
    Ti ricordo che in questo video ho inserito solamente alcune cose di quello che ho trovato nelle mie ricerche, ma puoi trovare anche la versione più completa nell'articolo del blog linkato in descrizione.
    Quando cerchiamo soluzioni, strade e risposte che non hanno un'unica soluzione, come in questo caso trovare nuovi modi per guadagnare qualcosa, allora stiamo utilizzando il pensiero divergente. Il pensiero divergente (o produttivo) è proprio quel tipo di pensiero che cerca nuove direzioni, alla ricerca di nuove idee, ed è proprio in questo senso che il pensiero divergente e la creatività vanno insieme, perché entrambe cercano di creare possibilità che prima non esistevano.
    Nel pensiero convergente, la creatività non è importante, perché ci muoviamo all'interno di confini, regole e situazioni ben definite, usiamo la logica. Invece il pensiero divergente e quello che utilizziamo quando risolviamo problemi astratti che possono avere diverse risposte, soluzioni e risultati. Il pensiero divergente è il pensiero creativo.
    Ad esempio, pensare ad un mattone come un pezzo per costruire una casa e pensiero convergente, pensarlo come a un fermaporta e pensiero divergente.
    Il pensiero divergente e come creare una rete di idee indipendenti, il pensiero convergente è sistematico e organizzato. Il pensiero divergente e come fare una lista, il pensiero convergente e fare una scelta. Il pensiero divergente è flessibile, il pensiero convergente è più concentrato.
    Ma quindi, visti così, pensiero divergente e convergente sembrano competere l'uno contro l'altro e, dipendentemente dai punti di vista, uno magari è anche meglio dell'altro. Ma piuttosto che vederli come alternative, si possono anche vedere come complementari.
    Facciamo l'esempio della respirazione: dobbiamo prima inspirare e poi espirare , non possiamo fare entrambe le cose insieme. Con il pensiero divergente e convergente è un po’ la stessa cosa.
    La maggior parte di noi non inspira ed espira allo stesso tempo, ma purtroppo quello che spesso facciamo e cercare di utilizzare il pensiero divergente e convergente allo stesso tempo, cioè ci facciamo venire delle idee (pensiero divergente) e poi subito dopo le valutiamo (pensiero convergente).
    qui quindi la soluzione è molto semplice: Dobbiamo, per così dire sospendere temporaneamente il giudizio fino a che non abbiamo una lista abbastanza lunga di idee tra cui scegliere ed allora , e solo allora, possiamo riaccendere il giudizio e allora fare una valutazione.
    Come in tante cose, usare il pensiero divergente è più che altro una questione di pratica , e allora vediamo come praticare il pensiero divergente.
    La prima cosa da fare è mettere in pausa il nostro giudizio.
    La seconda cosa da fare è darsi qualche minuto di tempo , che so ad esempio 5 10 minuti e in questo lasso di tempo generare il più alto numero di idee possibile, ricordandosi sempre di non giudicare quello che ci viene in mente. Quello che arriva, arriva, ok? Niente giudizi!
    È importante generare un alto numero di idee, perché dopo un po si esce dalle idee più superficiali che ci arrivano più velocemente e anche se dopo un po ci arrivano idee completamente fuori di testa , non è detto che queste nello specifico debbano funzionare o debbano essere le idee definitive, ma in queste idee completamente folli ci potrebbe essere il seme per qualche altra idea realizzabile che invece potrebbe anche funzionare.

  • Il non sentirsi abbastanza bravi, o comunque non sentirsi all’altezza è un bel problema, visto che questa è una paura che si mette tra noi e quello che vorremmo realizzare.

    ⁉️ Di cosa parleremo?

    00:00 - Intro
    1:08 –
    1:38 –
    2:26 –
    4:04 –
    4:32 –
    6:54 –
    8:07 –
    9:02 - Outro

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    ✍️ Trascrizione ✍️

    In questo momento storico in cui l'apparenza, e il sapersi vendere la fanno da padrona, purtroppo c'è sempre il rischio di non sentirsi abbastanza belli, bravi, intelligenti, e di non sentirsi all'altezza delle situazioni. Ma come fare a superare questa paura di non sentirsi all’altezza? È quello che vedremo in questa puntata ma prima di tutto, sigla!


    Ho trovato tre cause principali alla base di questa paura, e per ognuna di queste ti offrirò qualche soluzione, e chissà, magari una di queste potrebbe essere proprio quella che fa al caso tuo.

    Ricorda che qui ho messo solo le parti più succose delle mie ricerche, ma sul blog troverai anche tutte le altre che non ho inserito qui, ma assolutamente non vuol dire che non ti possano essere utili.

    Incominciamo dalla prima che è il perfezionismo.

    Ci dobbiamo sentire abbastanza bravi belli, preparati, insomma ci dobbiamo sentire all'altezza prima di metterci effettivamente in gioco. Continuiamo a fare corsi di formazione, controlliamo e ricontrolliamo il nostri progetti prima di consegnarli o rilasciarli al pubblico, vogliamo sempre apparire i migliori in qualunque cosa facciamo e con qualunque persona abbiamo a che fare.

    Ma come ci togliamo da questo pantanto? Anzitutto dandoci il permesso di essere delle schiappe considerando questo “essere delle schiappe” il primo passo verso il diventare bravi a fare qualcosa. E come diventiamo bravi a fare qualcosa? Facendo esperienza e pratica!

    Ho fatto tutto un video sul modo migliore per fare pratica, e se sei interessato all'argomento ti consiglio veramente di andarlo a guardare perché potresti trovare degli spunti molto interessanti. in breve, diciamo che con il giusto modo di fare pratica, di esercitarsi, possiamo raggiungere degli altissimi livelli di performance, e quindi, chiaramente con il tempo, sentirci “all’altezza”.

    E poi un'altro modo per superare questo perfezionismo è quello di avere la forza di dire a un certo punto “vabbè, oh, sai cosa? Va bene così!”. Questo vuol dire sapersi fermare, vuol dire mettere un punto a quello che stiamo facendo e accettare che il mondo veda quello che abbiamo fatto con tutte le imperfezioni del caso.

    Credo che a un certo punto accettare le imperfezioni delle cose che noi facciamo, sia uno dei modi migliori per accettare le nostre imperfezioni. che ci piaccia o no, siamo imperfetti e quindi quello che facciamo noi è altrettanto imperfetto.

    La seconda causa che ho trovato è la pressione alla quale ci sottoponiamo. Anche se facciamo un sacco di roba c'è sempre qualcosa che dovremmo o potremmo fare perché appunto sentiamo questa pressione a fare, fare, fare essere, essere, essere.

    Per quello che è stato il mio vissuto, la soluzione più semplice a questa questione della pressione è stato semplicemente chiedermi “Che cosa succederebbe se non facessi X?”. La risposta, non ti sorprenderà è stata “niente”.

    Chissà, forse, togliendo un po’ di forza alle nostre paure per il futuro, per quello che potrebbe accadere se non facessimo o non facessimo bene quella determinata cosa, potremmo toglierci anche un po' di pressione e allora, potremmo ridurre ancora un po' la nostra paura di non essere all’altezza.

    La terza causa è paragonarci agli altri: gli altri sono più bravi, gli altri guadagnano di più, sono più belli etc.. Credo che ci sia sempre qualcuno più bravo o bello di noi. Paragonarci agli altri ci farà sempre sentire da meno.

    Chiaramente, la soluzione in questo caso è quella di smettere di paragonarci agli altri che lo so, si fa ben prima a dire che a fare. Solo che ti invito a fare una considerazione che ho trovato facendo un po' di ricerca e che mi sembra particolarmente appropriata:
    noi misuriamo noi stessi con una piccola parte, la parte che noi decidiamo di vedere di qualcun altro; sembra una cosa banale, eppure…