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  • CI o NE? Questo è proprio un bel dilemma per gli stranieri che studiano italiano! A cosa servono queste due particelle? Cosa esprimono? Come si usano? Come faccio a sapere quando devo usare una o l’altra? State per scoprirlo in questo articolo! E cercherò di rendere la spiegazione chiara e breve. Andiamo!













    Quando usare CI o NE in 10 minuti



    Non sapete come usare le particelle pronominali CI e NE in italiano? Niente paura! Di seguito, attraverso degli esempi, vi spiego a cosa servono, come si usano e cosa esprimono in modo che impariate ad utilizzarle nel modo corretto.







    A cosa servono?



    La loro funzione principale è quella di sostituire parole o intere parti di una frase, evitando così ripetizioni inutili.







    Come si usano?



    Vengono solitamente collocate prima del verbo, tranne se questo è all’infinito, al gerundio o al participio (in questo caso, vanno messe dopo, formando una sola parola).







    Cosa esprimono?



    Queste due particelle pronominali possono esprimere diverse cose e possono assumere varie funzioni e significati!







    Vediamo prima NE e dopo passiamo a CI!




    NE con funzione partitiva: indica una parte di una quantità, oppure nessuna quantità. Sostituisce “di qualcosa”. In questo caso, è sempre seguito da un numero o una qualsiasi espressione che indichi quantità.




    Esempi:



    Prendo cinque cioccolatini. = Ne prendo cinque.



    Assaggia un po’ di torta! = Assaggiane un po’!



    Mancano molti documenti.  = Ne mancano molti.



    Non voglio del miele. = Non ne voglio.



    Luca ha 5 fratelli ma io non ne ho nessuno.







    ATTENZIONE!



    In questo caso, se si usa NE con un participio passato (quindi con i tempi composti), bisogna concordare il participio passato in genere e numero con il sostantivo sostituito da NE.



    Esempi:



    Quante valigie hai portato? Ne ho portata una sola. (valigia = femminile singolare)



    Quanti gelati hai mangiato? Ne ho mangiati tre. (gelati = femminile plurale)



    Ho molti amici ma oggi non ne ho invitato nessuno. [con “quantità zero” concorda solo in genere ma non in numero]








    NE sostituisce DI qualcuno / DI qualcosa




    Se hai mangiato i biscotti, dimmi che pensi dei biscotti. = Se hai mangiato i biscotti, dimmi che ne pensi.



    Ho guardato il film horror ma non ho avuto paura del film horror. = Ho guardato il film horror ma non ne ho avuto paura.



    Dopo aver licenziato Lucrezia, il suo capo si è reso conto di aver bisogno di Lucrezia. = Dopo aver licenziato Lucrezia, il suo capo si è reso conto di averne bisogno.








    NE sostituisce DA qualcuno / DA qualcosa




    So che è una situazione difficile, ma sono certa che riuscirai a uscire da questa situazione difficile. = So che è una situazione difficile, ma sono certa che riuscirai a uscirne.



    Appena ha conosciuto Stefania, è rimasto affascinato da Stefania. = Appena ha conosciuto Stefania, ne è rimasto affascinato.







    Invece…




    CI è un pronome riflessivo (per prima persona plurale: noi)




    Quando siamo in vacanza, ci svegliamo sempre molto tardi.



    Non ci vediamo da molto tempo, ma ci incontreremo di nuovo dopodomani.








    CI è un pronome personale diretto o indiretto (che sostituisce noi o a noi)




    Paolo ha accompagnato me e mia sorella [noi] all’aeroporto. = Paolo ci ha accompagnato all’aeroporto.



    Mia nonna ha sempre dato buoni consigli a me e ai miei cugini [a noi]. = Mia nonna ci ha sempre dato buoni consigli.








    CI si riferisce a un luogo (sostituisce “qui”, “lì”, “in questo luogo”, “in quel luogo”…)




    Vado a Torino domani. = Ci vado domani.



    Non stiamo mai in casa il sabato sera. = Non ci stiamo mai il sabato sera.



    Con chi sei andato alle Hawaii l’anno scorso? = Con chi ci sei andato?








    CI sostituisce A qualcosa




    Hai pensato a un piano? = Ci hai pensato?



    Non fare caso alle sue parole! = Non farci caso!



    Prova a cucinare il pollo. = Ci prova.








    CI sostituisce IN qualcuno / IN qualcosa




    Non crede in Dio? = Non ci crede.



  • Ci sono molti participi passati in italiano che sono completamente strani e irregolari, creando confusione tanto agli stranieri quanto agli italiani. Aaah! Oggi il sole splende come non ha mai… Spleso? Splenduto? Splento? Che vi avevo detto? Restate là perché alla fine dell'articolo vi darò la risposta a questo dubbio che attanaglia anche gli italiani. Perché purtroppo si tratta di verbi molto comuni, che si ha bisogno di usare frequentemente. Ma ogni volta che bisogna coniugarli al participio passato, si tende sempre a fermarsi perché non si è mai sicuri. Ma prima… faremo insieme un bel test, proprio sui participi passati più strani e irregolari della lingua italiana! Iniziamo!













    Qui di seguito ci sono 10 participi passati più strani e irregolari della lingua italiana che ho scelto per voi. Come sempre, vi darò 3 alternative e voi dovrete scegliere quella che ritenete più corretta. Le soluzioni saranno alla fine dell'articolo!







    1. Concedere:



    Non pensare che tutto ti sia …… !



    A. Concesso



    B. Conceduto



    C. Concesito







    2. Scuotere:



    Quello che mi hai raccontato mi ha molto ……



    A. Scuotuto



    B. Scuossuto



    C. Scosso







    3. Convenire:



    Dovete rispettare ciò che è stato …… durante la riunione.



    A. Convesso



    B. Convenito



    C. Convenuto







    4. Nuocere:



    Tutto quell'alcol ha …… alla sua salute.



    A. Nuociuto



    B. Nociuto



    C. Nuocciuto







    5. Esigere:



    La somma che è stata …… ammonta a 2 milioni di dollari.



    A. Esigiuta



    B. Esigita



    C. Esatta







    6. Coinvolgere:



    Non è mai stato …… negli affari di famiglia perché era il figlio minore.



    A. Coinvoluto



    B. Coinvolto



    C. Coinvolso







    7. Espellere:



    Dopo vari rimproveri, la preside della scuola ha …… Luigi.



    A. Espulso



    B. Espellato



    C. Espelluto







    8. Premere:



    Spero di non aver …… il tasto sbagliato.



    A. Premesso



    B. Presso



    C. Premuto







    9. Rimuovere:



    Avevo completamente …… questa informazione dalla mia mente: grazie per avermene ricordato!



    A. Rimosso



    B. Rimuovuto



    C. Rimovuto







    10.  Rodere:



    Quel vecchio tavolo di legno è stato …… dalle tarme.



    A. Roduto



    B. Roso



    C. Rosuto







    SOLUZIONI



    1 - A



    2 - C



    3 - C



    4 - B [Nuociuto non è completamente sbagliato, ma è ormai molto raro.]



    5 - C



    6 - B



    7 - A



    8 - C



    9 - A



    10 - B







    Quante risposte corrette sei riuscito a dare? Faccelo sapere nei commenti! Non dimenticare di dare un'occhiata a tutti i nostri test di italiano: ce ne sono moltissimi! Se invece preferisci imparare l'italiano in maniera contestualizzata, non ti resta che iscriverti a Italiano in Contesto, il corso interamente basato sul Metodo Contestuale! Ottieni l'accesso illimitato al corso per soli 70 euro con il codice coupon PARTICIPIO.

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  • Nella lingua italiana l'espressione "essere pigro" è la prima che viene in mente per indicare la pigrizia. Tuttavia, esistono molteplici alternative che vi mostrerò in questo articolo. Pronti a scoprirle insieme?













    10 modi DIVERSI per dire "Essere Pigro"



    Vediamo insieme in che modo sostituire al meglio l'espressione "ESSERE PIGRO":



    1 - ESSERE POCO ATTIVO



    È semplicemente un’alternativa (neutra) a “pigro”: indica, appunto, una persona che non ha molta voglia di fare qualcosa.



    Esempio:



    Questa sera non ho molta voglia di uscire perché mi sento poco attivo.



    2 - ESSERE UN PANTOFOLAIO



    Questa espressione è un’espressione idiomatica molto simpatica che indica una persona che ama vivere comodamente, in totale pigrizia.



    La parola “pantofolaio” deriva proprio dalle “pantofole”, cioè le tipiche calzature che si indossano in casa, proprio per sottolineare che quella persona è qualcuno che è abituato ad indossare le pantofole tutto il tempo.



    Esempio:



    Dopo aver lavorato tutta la settimana, durante il fine settimana divento un pantofolaio.



    3 - ESSERE UNO SCANSAFATICHE



    Anche questa espressione è molto simpatica e indica chi evita di fare qualsiasi cosa che richieda un minimo sforzo.



    La parola “scansafatiche” è infatti una parola composta, formata dal verbo “scansare” + fatiche. Scansare significa “evitare, schivare”. Dunque, se si scansano le fatiche significa che si evita di fare lavori e cose stancanti.



    Esempio:



    Mario è uno scansafatiche e non perde l’occasione per fuggire via quando bisogna lavorare!



    4 - NON ESSERE VOLENTEROSO / ESSERE POCO VOLENTEROSO



    Una persona pigra può anche essere definita come poco volenterosa. Questo aggettivo deriva dal verbo “volere”, che indica quindi una volontà di fare, di portare a termine, ad esempio, un lavoro o un compito.



    Al contrario, chi non è volenteroso non ha proprio questa voglia.



    Un altro modo per dire lo stesso potrebbe essere “essere svogliato”.



    Esempio:



    I lavoratori non volenterosi non verranno premiati.



    5 - ESSERE UN FANNULLONE



    Ancora un’espressione simpatica.



    “Fannullone” è infatti composta da “fare” e “nulla” significa che quella persona non fa nulla e non vuole far nulla.



    Esempio:



    Marco non aiuta mai nei lavori domestici, è proprio un grande fannullone!



    6 - NON ESSERE MOTIVATO/ESSERE DEMOTIVATO



    Si sa: quando si ha la giusta motivazione, si è in grado di fare qualsiasi cosa, anche i compiti più difficili.



    Ma che succede, invece, quando non si ha la motivazione? Eh… si diventa pigri, non si vuole più agire.



    È proprio da qui che deriva il significato di queste due forme: indicano una mancanza di motivazione, che spinge una persona a non avere obiettivi ben precisi e non svolgere le proprie attività al meglio.



    Esempio:



    Non mi sento abbastanza motivato per portare a termine questo progetto.



    7 - ESSERE OZIOSO



    Ozio è un sinonimo di inerzia, inattività, pigrizia. È da qui che deriva l’aggettivo “ozioso”, che appunto indica una persona che si astiene da ogni attività e vive in un continuo stato di riposo.



    Esempio:



    Francesco è un ragazzo ozioso, passerebbe le sue giornate sempre sul divano.



    8 - ESSERE APATICO



    Una persona apatica è una persona totalmente indifferente a ciò che la circonda: non interessata a stabilire rapporti sociali con altre persone, non motivata nella pratica di qualsiasi lavoro o attività e incapace di godere della vita.



    Il suo significato è quindi un po’ più ampio della semplice pigrizia, ma in qualche modo la include tra le altre cose.



    Insomma, se vedete qualcuno giocare ai videogiochi e urlare, potreste definirlo un fannullone, un pantofolaio, perché non lavora e non fa altro se non essere seduto a guardare uno schermo, ma comunque non potreste definirlo apatico, perché almeno si gode il videogioco e prova delle emozioni.



    Al contrario, qualcuno che è steso sul divano tutto il giorno senza parlare e senza fare altro,

  • Non puoi masticare la gomma! Non puoi scattare delle foto qui. Non puoi mangiare ora! Non puoi ballare. Ahhh! È veramente frustrante e irritante sapere di NON poter fare qualcosa, non è vero? Eppure, ci sono sempre limiti a quello che possiamo fare: sono le regole della società. Ma sapete che questo non vale solo per le persone ma anche per le lingue? Eh già… Anche l’italiano ha i suoi limiti… Perciò in questo articolo vedremo tutte quelle cose che LA LINGUA ITALIANA NON PUÒ FARE!













    Cose che la Lingua Italiana NON può Fare



    Lo so, è dura da accettare...ognuno ha i propri limiti, anche la lingua italiana! Di seguito vi lascio una lista di tutte quelle cose che la lingua italiana NON può fare.








    Fare una distinzione tra “ora” e un periodo di tempo più lungo attraverso i verbi




    Sto studiando l’italiano…



    Sì, ok, ma quando? In questo preciso momento o in questo periodo?



    Alcune lingue utilizzano forme verbali diverse per distinguere tra “ora, questo momento” e un periodo di tempo più lungo (una settimana, un mese, un anno..).



    L’Italiano, invece, non ha questa distinzione: diremo “sto studiando l’italiano” sia se vogliamo dire che è ciò che stiamo facendo proprio nel momento in cui parliamo, sia se vogliamo dire che è una cosa che facciamo “in questo periodo” (da qualche mese o settimana), ma che non lo facciamo proprio nel momento in cui parliamo.



    Perciò, per capire se si tratta di “ora” o di un periodo un po’ più lungo bisogna aiutarsi con degli avverbi o delle espressioni di tempo, quali ad esempio oggi, adesso, questo pomeriggio, questa mattina, da una settimana, nell’ultimo mese, in questo periodo, è da qualche giorno che…



    Esempi:



    È da qualche mese che sto studiando l’italiano: mi piace molto!



    In questo momento sto studiando l’italiano, perciò non posso uscire con voi.








    Fare una distinzione tra “processo” e “risultato”




    Alcune lingue utilizzano forme verbali diverse per esprimere al meglio ciò su cui ci si vuole focalizzare nella conversazione: cioè, è più importante il processo o l’aver completato un’azione?



    Se vi dicessi “Ieri ho letto un libro”, dalle mie parole non riuscireste affatto a capire quale sia la cosa più importante: il processo di leggere il libro o il fatto di completare la lettura?



    In altre parole, da quella semplice frase non si può capire se ieri abbia semplicemente passato del tempo a leggere qualche pagina o capitolo del libro, oppure se abbia ormai letto l’intero libro e abbia terminato la mia lettura.



    Anche in questo caso, per essere chiari bisogna aggiungere ulteriori dettagli.








    Salutarsi in modo diverso se ci si è appena incontrati o se si sta per andar via




    Se vi chiedessi quale sia il saluto più comune in lingua italiana, sicuramente rispondereste “Ciao!”.



    Per alcuni parlanti stranieri, tuttavia, è strano che in italiano non esistano modi diversi per salutarsi quando si arriva e quando si va via, come accade per esempio in lingua inglese con la distinzione tra Hi e Bye.








    Fare una distinzione tra chi ospita e chi viene ospitato




    Se vi dico “Marta è la mia ospite”, sto dicendo che io ospito lei a casa mia oppure che lei ospita me a casa sua?



    Bella domanda, fuori contesto, non si può proprio sapere! “Ospite”, infatti, in italiano indica sia la persona che viene ospitata sia la persona che ospita!



    In grammatica, il fenomeno si chiama enantiosemia, e ci sono molte altre parole che si comportano così! Non dovete imparare il nome grammaticale, ma certamente conoscere queste parole è importante!








    Terminare le parole in consonante




    Ogni parola italiana deve terminare con una vocale (a – e – i – o – u).



    Le uniche parole in italiano che terminano con una consonante, sono quelle prese in prestito dalle lingue straniere. 



    Eppure, molti stranieri concorderanno con me sul fatto che molti italiani, nella pronuncia di parole straniere, “aggiungono un suono vocalico”,

  • Con questo articolo vorrei semplificare le vostre vite e aiutarvi a ridurre al minimo errori e incomprensioni. Infatti, l’argomento di questo articolo è spesso causa di dubbi e fraintendimenti, e mi riferisco alle PAROLE POLISEMICHE.













    Le Parole Polisemiche della Lingua Italiana!



    Prima di tutto, che cosa sono le parole polisemiche?



    Sono parole che hanno più significati, spesso anche molto diversi tra loro, in base ai contesti in cui sono utilizzati.



    Ecco a voi una lista con le parole polisemiche in italiano, seguite dal numero di significati che ognuna di loro ha.







    Caffè



    [2 significati]



    La parola caffè indica:




    la famosa e amata bevanda eccitante.




    Esempio: La prima cosa che faccio al mattino, appena sveglia, è bere una bella tazza di caffè.




    un certo tipo di luogo pubblico dove si servono caffè e altre bevande, fornito spesso anche di pasticceria, gelateria e simili.




    Esempio: Una delle cose più belle della città di Torino sono i deliziosi caffè eleganti in centro.







    Piano



    [6 significati]



    La parola piano indica:




    uno strumento musicale (il pianoforte).




    Esempio: Non ho mai imparato a suonare il piano ma mi sarebbe piaciuto.




    uno stratagemma per risolvere un problema o per raggiungere un obiettivo.




    Esempio: Ci serve un piano per battere la concorrenza!




    superficie piatta e uniforme in senso orizzontale.




    Esempio: La villa si trova su un terreno piano.




    lentamente.




    Esempio: Se loro non ti capiscono, prova a parlare più piano.




    ognuno dei livelli di una casa/un palazzo.




    Esempio: Abito al terzo piano.




    punto di vista.




    Esempio: Sul piano teorico, l’idea si può realizzare. Sul piano pratico, forse no.







    Pianta



    [4 significati]



    La pianta è:




    un organismo vivente vegetale.




    Esempio: Maria ha il pollice verde: il suo balcone è pieno di fiori e piante.




    in architettura, la rappresentazione grafica in scala ridotta del piano orizzontale di un edificio o di una parte di esso.




    Esempio: L’architetto ci ha fatto vedere la pianta della nostra futura casa e ci ha illustrato la disposizione delle stanze.




    il disegno che riproduce la disposizione di persone o di cose in un determinato luogo (di conseguenza, è un sinonimo di “mappa” per una città).




    Esempio: I genitori volevano vedere la pianta degli alunni della classe 4B per capire come mai i ragazzi avessero litigato.




    parte inferiore del piede.




    Esempio: Dopo una serata sui tacchi alti, provavo dolore alle piante dei piedi.







    Coda



    [5 significati]




    la coda è quella che hanno molti animali all’estremità del corpo.




    Esempio: I cani, quando sono contenti, scodinzolano, cioè agitano la coda.




     un particolare modo di acconciare i capelli, che vengono legati sulla parte alta della testa e lasciati pendere.




    Esempio: Non ti avevo mai vista con la coda, stai molto bene! Sono abituata a vederti sempre con i capelli sciolti.




    fila di persone che aspettano, più o meno ordinata.




    Esempio: Siamo bloccati nel traffico: c’è una coda chilometrica che non avanza di un centimetro.




    l’estremità posteriore, la parte finale di qualcosa.




    Esempio: La carrozza ristorante è in coda al treno.




    lo strascico dell’abito.




    Esempio: La sorella della sposa le teneva la coda dell’abito durante l’ingresso in chiesa.







    Viola



    [4 significati]




    viola è un colore.




    Esempio: Il viola è il colore che meno mi piace indossare.




    un fiore.




    Esempio: Luisa ha fatto una passeggiata in campagna e ha raccolto un mazzolino di viole da regalare a sua madre.




    uno strumento musicale ad arco e a quattro corde, tra violino e violoncello, che si suona appoggiandolo alla spalla, sotto il mento.




    Esempio: Suona la viola da molti anni in un’orchestra.




    aggettivo che indica qualcuno o qualcosa che è in qualche modo legato alla squadra di calcio della Fiorentina (di Firenze).




    Esempio: I tifosi viola non riuscivano a trattenere le lacrime per la vi...

  • In italiano esistono alcuni verbi che hanno origine dal verbo “correre”, con l’aggiunta di qualche prefisso o suffisso, che ne cambia completamente il significato. In questo video, vi spiegherò cosa significano e le principali occasioni in cui possiamo usarli. Scopriamoli insieme!













    Verbi Italiani che hanno origine dal verbo "CORRERE"



    Ecco a voi una lista con 11 verbi italiani che contengono il verbo "correre", ognuno accompagnato dal proprio significato!











    Incorrere (in)



    Andare incontro, scontrarsi con, finire in qualcosa di nocivo, noioso, fastidioso, negativo, dannoso. Usato soprattutto per danni, pene, sanzioni o multe, spesso di tipo legale.



    Per esempio:



    Chi non rispetterà il divieto potrà incorrere in severe sanzioni.







    Rincorrere



    Correre dietro a una persona o una cosa che fugge, che si allontana.



    Per esempio:



    Fermati un attimo perché ho bisogno di parlarti e non mi va di rincorrerti per tutta casa.







    Ricorrere (a)



    Questo verbo ha più di un significato:




    Rivolgersi, in un momento di bisogno o in una circostanza difficile, a una persona che può fornire aiuto, spesso una figura autorevole (il medico, il giudice, il ministero, etc...).Esempio: Se continuerai a ignorare i miei avvertimenti, dovrò ricorrere a un avvocato.





    Servirsi di un mezzo (spesso negativo o violento) per raggiungere lo scopo desiderato. Esempio: Non costringermi a ricorrere alle maniere forti!





    Detto di festività o eventi, essere celebrato in un certo momento, in una certa data.Esempio: Il 25 aprile ricorre la Festa della Liberazione.








    Percorrere



    Compiere un tragitto, attraversare un luogo.



    Per esempio:



    Per arrivare al castello bisognava percorrere un sentiero tortuoso.



    La ferrovia percorreva tutto il Paese.







    Trascorrere



    Passare un periodo di tempo.



    Per esempio:



    Dove trascorrerai le vacanze di Natale?



    Da bambina, trascorrevo sempre l’estate a casa dei nonni.







    Decorrere (da)



    Entrare in vigore, diventare valido a partire da una certa data. Infatti, “a decorrere da” significa “a partire da”. Si utilizza in contesti formali.



    Per esempio: 



    Gli interessi dell’investimento decorrono dal primo del mese.







    Scorrere



    Fluire (detto di liquidi), procedere agevolmente.



    Per esempio:



    Il fiume scorreva lungo la valle.



    Il sangue scorre nelle vene.



    Il traffico scorre senza problemi oggi.



    Il tempo scorreva velocemente.







    Occorrere



    Essere necessario. Spesso la frase si costruisce con il soggetto posposto.



    Per esempio:



    Ci occorre più tempo per portare a termine il progetto.







    Intercorrere



    Essere tra una cosa e l’altra, stare in mezzo, esistere tra due o più elementi. Può indicare il tempo intercorso tra due eventi, la distanza tra due cose o la relazione tra due soggetti. 



    Per esempio:



    Tra l’Italia e la Spagna sono sempre intercorsi buoni rapporti.



    Tra noi intercorre un rapporto di grande fiducia.



    Tra le due case intercorreva una breve distanza.







    Soccorrere



    Dare aiuto, soprattutto in una situazione di emergenza.



    Per esempio:



    In caso di incidente è obbligatorio fermarsi a soccorrere i feriti.







    Accorrere



    Correre verso un luogo, in genere perché lì è successo o succede qualcosa di interessante (sia brutto sia bello) che non ci si può perdere.



    Per esempio:



    I giornalisti sono accorsi sul luogo dell’incidente.



    Il 25 giugno si terrà la sagra del fungo porcino! Accorrete numerosi!.







    Se volete imparare altri verbi, vi consiglio di dare un'occhiata alla lezione sui verbi che contengono il verbo "VENIRE". Sono davvero utili ed interessanti!



    E non dimenticate che su Italki è possibile fare lezioni individuali di italiano con professori madrelingua! Ci sono anche io, potrete trovarmi cercando il mio nome: Graziana Filomeno!

  • La persona più ricca d’Italia, un successo che resiste da tre generazioni, una marca nota in tutto il mondo. Chi non ha mai provato, almeno una volta nella vita, la loro crema spalmabile al cacao e nocciole? Eh già, sto parlando dell’azienda Ferrero e del suo amministratore delegato, Giovanni Ferrero! In questo articolo, vi racconterò alcune curiosità su di lui, sulla sua famiglia e sulla sua compagnia!













    Storia della Famiglia Ferrero



    Volete sapere di più sulla famiglia più ricca d'Italia? Ecco a voi alcune curiosità interessanti che riguardano una delle marche italiane più note al mondo!







    Michele Ferrero: il papà della Ferrero



    Giovanni Ferrero è oggi l’uomo più ricco d’Italia e amministratore delegato dell’azienda che porta il suo nome. Ma a portare la compagnia al successo è stato Michele Ferrero, papà di Giovanni, che partendo dal piccolo laboratorio di dolci di famiglia è riuscito a espandersi sempre di più, fino a superare i confini nazionali.







    La Valeria



    “La Valeria”, come Michele la chiamava, era la “consumatrice tipo”, a cui lui sempre pensava ogni volta che doveva creare un prodotto nuovo. Perché? Perché “La Valeria” era la mamma, la zia, la moglie che andava a fare la spesa al supermercato e quindi la persona che bisognava conquistare con i prodotti e le loro confezioni, affinché li comprasse per tutta la famiglia.







    La Nutella non è sempre stata così



    Tutti quanti conosciamo la Nutella e l’abbiamo mangiata almeno una volta nella vita. Ma sapete che non è sempre stata così come noi oggi la conosciamo?



    È nata nel periodo tra le due guerre mondiali, un periodo un po’ complicato, in cui il cacao era molto difficile da trovare. Ma Pietro, il papà di Michele, ha avuto la geniale idea di realizzare una pasta dolce al sapore di cacao (che quindi era necessario in una quantità minore), ma anche con zucchero e nocciole.



    In origine, aveva la forma di un panetto, era più “dura” e poteva essere tagliata a fette da spalmare sul pane. Si chiamava prima Giandujot, poi SuperCrema, e infine (negli anni Sessanta) Nutella, con il caratteristico vasetto che noi tutti oggi conosciamo.



    Ah, esiste anche un World Nutella Day: è il 5 febbraio!







    Pocket Coffee: tra arabo e camionisti



    Il Pocket Coffee è un cioccolatino che ha all’interno del caffè… liquido, vero!



    È stato pensato da Michele Ferrero per i camionisti, perché negli anni Sessanta ancora non c’erano i bar negli autogrill italiani. Di conseguenza, il suo obiettivo era aiutare i camionisti ad affrontare il loro lavoro con la giusta energia: per questo ha unito “l’energia del cioccolato e la carica del caffè”, proprio come lo slogan del prodotto dice.



    Era stato lo stesso Michele a trovare un procedimento che consentisse di mantenere un liquido (caffè o liquore) all’interno del cioccolato senza che questo lo assorbisse.



    Non era facile e lui andava fiero della sua idea, ma temeva che, se avesse brevettato il procedimento in Europa, qualche impiegato sleale avrebbe potuto passare la formula alla concorrenza.



    Che fare dunque? Si accorsero che l’Italia aveva un accordo commerciale particolare con l’Egitto, perciò la ricetta fu tradotta… in arabo!







    La paternità dei Tic Tac



    Per chi ancora non lo sapesse, anche i Tic Tac sono nati nel mondo Ferrero! Più precisamente, sono nati verso la fine degli anni Sessanta. In origine si chiamavano “refreshing mint”, ma poi i consumatori, giocando con l’astuccio apri e chiudi, sono arrivati al nome onomatopeico Tic (per l’apertura) e Tac (per la chiusura).



    Così l’azienda ha deciso di cambiare il nome del prodotto… ed è stato un grandissimo successo internazionale!



    Non a caso, spesso compaiono in film e serie tv stranieri.







    Un amore in azienda



    Michele Ferrero e sua moglie Maria Franca si sono conosciuti e innamorati in azienda, dove lei era stata precedentemente assunta come interprete.







    Pasqua tutto l’anno



    In Italia, a Pasqua,

  • Venite nella farmacia LEARNAMO per scoprire tutte le parole e le espressioni più comuni necessarie per parlare in FARMACIA in Italia! Assisterò varie clienti, voi ascolterete i dialoghi e troverete le spiegazioni e definizioni delle parole o espressioni più rilevanti sullo schermo. Se sono troppo veloci per voi, potete sempre mettere pausa al video, leggere attentamente e farlo ripartire subito dopo.













    PAROLE ed ESPRESSIONI utili in FARMACIA



    DIALOGO #1




    Farmacista: Salve, come posso aiutarla?



    Cliente: Buongiorno, vorrei un rimedio per il mal di testa. Oggi non è proprio giornata.



    Farmacista: Capisco. Da quanto tempo presenta questo sintomo?



    Cliente: Da circa due o tre ore.



    Farmacista: Ha provato a misurare la pressione?



    Cliente: A dire il vero no. È possibile misurarla qui?



    Farmacista: Sì, certamente. Mi porga il braccio sinistro e tiri su la camicia.



    Cliente: Ecco qui.



    Farmacista: Vedo che soffre di pressione alta. Ne era a conoscenza?



    Cliente: No, non lo sapevo.



    Farmacista: Dovrebbe farsi prescrivere qualcosa dal suo medico curante.  Esistono diversi farmaci utili a tenere questa patologia sotto controllo. Di solito vanno assuntial mattino, meglio se al risveglio. Però, per acquistarli, è necessaria una ricetta. Può inviarmela tramite e-mail e passare a ritirare il farmaco nel primo pomeriggio.



    Cliente: Grazie mille, a più tardi.





    Rimedio: preparato utilizzato per curare una malattia o alleviarne i sintomi, cioè renderli più leggeri.



    Mal di testa: dolore provato in qualsiasi parte della testa (anche detto “cefalea”). Esistono anche: mal di pancia, mal di stomaco, mal di denti, mal di gola.



    Sintomo: manifestazione di uno stato patologico, avvertita soggettivamente dal malato e rilevabile dal medico.



    Pressione (sanguigna): pressione esercitata dal sangue nel sistema cardiovascolare (cuore e vasi sanguigni). La pressione si può misurare con un’apposita macchina e può essere alta o bassa.



    Medico curante (anche “medico di base” o “medico di famiglia”): dottore scelto da ogni cittadino per l’assistenza sanitaria base, generale, di primo livello, non specialistica.



    Farmaco: prodotto (naturale o chimico) che produce effetti sulle funzioni dell’organismo, con il compito di curare una malattia o comunque tenerla sotto controllo, in modo che non diventi grave.



    Patologia: sinonimo di “malattia”.



    Ricetta: documento scritto dal medico di base, necessario per comprare determinate medicine in farmacia. Spesso contiene anche istruzioni al paziente per l’assunzione del farmaco. Le medicine che si possono acquistare senza una ricetta si chiamano invece “farmaci da banco”.




    DIALOGO #2




    Farmacista: Buongiorno, come posso esserle utile?



    Cliente: Mi servirebbero delle pastiglie per il mal di gola.



    Farmacista: Lei è già la seconda persona che mi chiede un rimedio per il mal di gola oggi.



    Cliente: Già, con l’arrivo dell’autunno i malanni di stagione sono all’ordine del giorno.



    Farmacista: Le consiglio queste caramelle menta-eucalipto ad azione antisettica.



    Cliente: Grazie, vanno benissimo. Per caso può aggiungere al mio ordine anche uno spray per combattere il naso chiuso?



    Farmacista: Certo. Può prendere questo qui.



    Cliente: Il mio naso è molto fragile e soffro di epistassi: mi esce spesso il sangue dal naso…



    Farmacista: Capisco… Non si preoccupi! Questo tipo di spray può essere somministrato anche ai bambini sopra i 12 anni.



    Cliente: Ottimo! Ah, visto che ci sono, vorrei qualcosa per i miei occhi che, con queste basse temperature diventano frequentemente secchi e arrossati.



    Farmacista: Dunque… Penso che questo collirio sia perfetto per lei: è ottimo in caso di occhi secchi, affaticati, arrossati, allergici…



    Cliente: La ringrazio! Buona giornata!





    Pastiglia: sinonimo di “pillola”; preparato farmaceutico spesso in forma di piccolo disco.



    Mal di gola: dolore o irritazione della gola.



  • Questo video tratterà di RAP! In particolare, vedremo tutte le parole più comuni che fanno parte del “vocabolario specializzato” del rap italiano. Spero che rimaniate a guardare il video anche se non siete grandi appassionati del rap! Perché si impara sempre qualcosa! Potreste sempre vantarvi un po’ con i più giovani che conoscete: nipoti, fratellini, sorelline, cuginetti e così via!













    Il "Vocabolario Specializzato" del RAP Italiano!



    Ecco, quindi, una breve lista degli slang più utilizzati dai più noti rapper italiani: Marracash, Massimo Pericolo, Sfera Ebbasta, Salmo, Ghali, Anna... (per citarne solo alcuni)







    - 4L



    Derivazione dell’inglese “for life” è un termine atto a designare qualcosa che, per l’appunto, durerà per sempre, per la vita.







    4L, per tutta la vita 4L



    Okay



    Ehi, ehi (Sick Luke, Sick Luke)



    Cucino pezzi, chiudo le tapparelle (Pezzi)



    (4L, Dark Polo Gang)







    - Bando



    Celebre brano di Anna, sta ad indicare normalmente un quartiere periferico o una casa abbandonata in cui si è soliti riunirsi ma anche un luogo in cui ci si droga o si spaccia.







    Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster



    Anna fattura e no, non parlo di buste



    Mando tutto io, svuota il freezer



    C'ho il passaggio assicurato sopra questo diesel



    (Bando, Anna)







    - Bufu



    Acronimo dell’espressione angloamericana “by us fuck u”, è un termine introdotto e coniato dalla DPG (Dark Polo Gang). Di solito viene rivolto agli hater come contro-attacco col significato spicciolo “per quanto ci riguarda, vaffanculo”. Il termine però viene anche utilizzato come insulto generico il cui significato è ‘nullafacente’, ‘stupido’, ‘idiota’, ‘ridicolo’.



    Curiosità: il termine "Bufu" è entrato ufficialmente nella Treccani, enciclopedia italiana.







    Questo è un gioco, non mi serve



    Questi rappers sono bufu mostragli l'inferno



    Sono il re del rione, pensano che scherzo



    A palle potrebbe farglielo vedere



    (Piccoli brividi, Dark Polo Gang)







    - Eskere



    Nulla in più se non l’italianizzazione dell’americano “esketit”, un’abbreviazione usata al posto di “let’s get it”.  In italiano, quindi, significa qualcosa come “facciamolo/prendiamocelo” in riferimento a quella che potrebbe essere una scalata verso il potere, i soldi, il successo, la fama.







    Contando soldi su una spiaggia in camicia



    Side e Tony veniamo dalla cucina (trap, trap)



    Bling, bling, il mio orologio non fa tic-tac (Eskere)



    (Tic Tac, Dark Polo Gang)







    - Ollare



    Italianizzazione dell’inglese “whole lotta gang shit”. È un verbo che indica un’azione criminosa compiuta dalla propria gang.







    Ollare, ollare, ollare, ollare



    Sto studiando medicina (gang)



    La mia tipa conta i soldi (ollare gang)



    Dice che sono 4L (4L)



    (4L, FSK Satellite)







    - Fareshi



    Italianizzazione dell’inglese “Fuck that shit”. È entrata nel contesto rap italiano grazie ai trapper Ski e Wok che l’hanno importata facendo riferimento al modo in cui viene pronunciata. Ha il significato di “al diavolo questo schifo / vai a quel paese”.







    Faccio triplicare i conti



    Fareshì se non parli di soldi (cash)



    Fareshì se non mi parli di soldi (cash)



    (Fareshi, Ski & Wok)







    - Flexare



    Un verbo con più significati, a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Può significare spendere, possedere, ostentare, esibire e deriva dall’inglese “to flex” che fa riferimento, infatti, alla flessione del muscolo quando viene messo in mostra.







    Prendo la tua tipa e ci flexo (flexo)



    Prendo il mio catchet e poi lo spendo (spendo)



    Cucino in mano come un drago



    (Flex, Dark Polo Gang)







    - Bro, Fra



    Sinonimi, più o meno colloquiali, utilizzati come abbreviativi slang di “fratello”. Il termine non designa quasi mai un legame di sangue, ma bensì una persona vicina, un amico ma anche un partner, un socio all’interno di una trattativa.







    Gli sguardi, degli altri che male possono farmi



    Se c'è un bro, bro, bro, bro



  • In questa lezione ci occuperemo delle espressioni italiane più comuni nel mondo del lavoro. Sia che stiate pensando di venire a lavorare in Italia, sia che abbiate dei colleghi italiani che volete stupire, sia che stiate guardando una serie tv in italiano ambientata in un ufficio… restate là perché vedremo ben 16 espressioni che possono veramente sempre tornarvi utili!













    Le Espressioni Italiane più Comuni nel Mondo del Lavoro



    Di seguito vi proponiamo una lista con ben 16 espressioni più usate nel mondo del lavoro in Italia.







    1) Pensare fuori dagli schemi



    Significa creare, inventare qualcosa di nuovo o di diverso dal solito, abbandonando i soliti schemi e cambiando il nostro abituale modo di pensare.



    Esempio:



    Per poter scrivere il suo nuovo libro, lo scrittore ha dovuto pensare fuori dagli schemi, perciò ha vissuto in Alaska per un intero anno.







    2) Centrare il segno / Colpire nel segno



    In generale indicano l’avere successo: nel senso di capire perfettamente un concetto o un’idea, oppure indovinare qualcosa, o ancora avere un’idea / realizzare un progetto perfettamente coerente con gli obiettivi dell’azienda.



    Esempio:



    Con questo nuovo prodotto abbiamo proprio colpito nel segno: le vendite sono triplicate nell’ultimo mese!







    3) Essere (sempre) sul pezzo



    Ha due significati:



    -essere sempre informati sulle nuove tendenze o sulle ultime novità. Questo significato deriva dall’ambito giornalistico: un articolo su una rivista o un giornale si chiama “pezzo”. Quindi, “essere sul pezzo” significa che il giornalista segue con molta attenzione ciò di cui si sta occupando, quindi si tiene aggiornato con tutti i dettagli e tutte le nuove informazioni.



    -essere particolarmente concentrati su ciò che si sta facendo, senza lasciarsi distrarre. Questo significato deriva dalla catena di montaggio, dove ogni operaio deve rimanere concentrato su un singolo passaggio della produzione, lavorando, quindi, su un pezzo alla volta.



    Esempio:



    Come hai saputo di ciò che sta succedendo alla concorrenza? Certo che sei sempre sul pezzo tu! Non ti sfugge niente!







    4) Fare il passo più lungo della gamba



    Tentare un’impresa molto più difficile di quello che si può affrontare.



    Esempio:



    Hai comprato un’azienda da 3 milioni di euro? Temo che questa volta tu abbia fatto il passo più lungo della gamba…







    5) Prendere una scorciatoia



    Se siamo per strada e prendiamo una scorciatoia, significa che scegliamo il percorso più rapido (spesso secondario) per raggiungere la destinazione.



    Invece, nel mondo del lavoro, significa che scegliamo il modo più rapido per raggiungere uno scopo, che spesso non è proprio “pulito”, ma un po’ losco, e richiede maggiore spregiudicatezza.



    Esempio:



    Il primo che completerà il progetto riceverà una promozione. Se ho il sospetto che il vincitore abbia preso una scorciatoia, sarà licenziato.







    6) Andare in porto (detto di un progetto)



    Avere successo, raggiungere il compimento, andare a buon fine.



    Esempio:



    Se questo progetto andrà in porto, la reputazione della nostra azienda migliorerà notevolmente.







    7) Bruciare le tappe



    Raggiungere velocemente un obiettivo, progredire rapidamente.



    Esempio:



    Dato che non abbiamo scadenze, non è necessario bruciare le tappe: possiamo procedere lentamente.







    8) Battere cassa



    Chiedere a una persona o a un’azienda di pagare ciò che deve pagare.



    Esempio:



    Quel cliente non ha ancora pagato la merce che ha preso. Bisogna battere cassa immediatamente, altrimenti non pagherà più!







    9) Trattare



    Negoziare per ridurre un prezzo stabilito o per migliorare le proprie condizioni di un accordo.



    Esempio:



    Penso che il prezzo sia troppo alto: bisogna trattare con l’azienda se vogliamo guadagnarci qualcosa.







    10) Fare l’impossibile / Farsi in quattro



    Entrambe queste espressioni significano impegnarsi tantissimo e lavorare duro pur di raggiungere un determinato obiettivo,

  • Imparare le lingue è davvero difficile, ma parlare come un madrelingua lo è ancora di più! Volete conoscere anche voi uno strumento utilissimo per gli studenti di lingue straniere? Allora leggete questo articolo e scoprite questa APP strepitosa: HiNative!













    HiNative: parla anche tu come un madrelingua



    Certo, parlare usando parole e frasi semplici è molto facile, ma parlare senza fare alcun errore è davvero un successo? Non vorreste anche voi essere fluenti come i madrelingua? Beh, conosco l’APP che fa per voi!



    HiNative! Questa è un’app davvero strepitosa. HiNative permette di interagire costantemente con i madrelingua della community della lingua straniera che stai studiando. Grazie a quest’app puoi fare domande sulle parole ed espressioni che non conosci, sul significato e uso di alcuni modi di dire e parole! Grazie a HiNative puoi chiedere e chiarire qualsiasi dubbio tu abbia.



    HiNative è davvero una risorsa fondamentale per tutti coloro che studiano una lingua straniera. Ma esattamente, come funziona? Scopriamolo assieme!



    Registrarsi ad HiNative è facilissimo, una volta aver effettuato l’accesso, l’app farà alcune domande riguardo le lingue che vi interessano (sia la lingua madre che quella che studiate), il motivo per cui vi state registrando e il contesto in cui volete ampliare le vostre conoscenze linguistiche: contesto colloquiale, lavorativo, scolastico, e molto altro! Una volta effettuata la registrazione, avrete l’esperienza che meglio si adatta alle vostre esigenze e livello!



    La community di HiNative è molto grande e vivace, infatti conta di ben 113 lingue e di iscritti che provengono da 170 Paesi diversi. Basta selezionare la lingua che state imparando e sarete messi in contatto automaticamente con i madrelingua di quella determinata lingua.



    Ecco tutto quello che potete fare con HiNative!



    Domande e Risposte



    HiNative è essenzialmente una Q&A APP (un’app per fare domande e rispondere a domande), quindi potete chiedere qualsiasi cosa vogliate. Potrete infatti domandare, ad esempio, cosa significa una determinata parola, o come la si pronuncia! È possibile anche domandare cose non strettamente legate alla lingua, come cose legate alla cultura del Paese della lingua che studiate.



    Per porre domande, l’app permette di usufruire di template (la maggior parte di questi sono disponibili per gli utenti che usufruiscono del pacchetto Premium), oppure di scrivere liberamente ciò che si vuole.



    Una volta fatta la vostra domanda, riceverete risposte efficaci da persone che parlano quella lingua come lingua madre. È possibile cambiare la lingua in cui porre le domande a vostro piacimento.



    I madrelingua possono anche rispondere alle vostre domande con una registrazione vocale, così che voi possiate ascoltare la vera pronuncia della parola o frase che vi interessa!



    Oltre che registrazioni audio, è anche permesso allegare alle proprie domande delle immagini o foto, a seconda di ciò di cui avete bisogno.



    Correzioni



    Una volta che la vostra domanda è ufficialmente online, i madrelingua possono rispondere al vostro post, dando correzioni e consigli.



    È possibile anche registrare se stessi leggendo o pronunciando qualcosa e chiedere ai madrelingua un feedback sulla vostra pronuncia. Non preoccupatevi di commettere errori: sbagliando si impara! Quindi non siate troppo timidi ed esponetevi al mondo!



    Le risposte possono anche essere valutate dagli utenti se questa è stata utile o meno.



    Ricerca



    Anche per i più timidi non c’è alcun problema! Infatti è possibile fare una ricerca direttamente dentro l’app e trovare domande già poste da altri utenti sul tema che vi interessa. In questo modo avrete le risposte alle vostre domande, senza dover esporvi nella community. Essendo una community molto interattiva, tutti i contenuti e le discussioni sono disponibili per tutti.



    Un’altra particolarità di quest’app è che non c’è alcun modo di messaggiare privatamente con le persone della com...

  • La bocca è una delle parti più importanti del nostro corpo, infatti, non solo ci permette di mangiare, bere, parlare e quindi comunicare con gli altri, ma anche di emettere alcuni suoni un po’ più particolari, che aiutano a trasmettere lo stato in cui ci sentiamo: se, per esempio, ci siamo fatti male, se siamo felici, ecc. In questo video ci occuperemo proprio di questo: come definire in italiano i suoni e i rumori che si fanno con la bocca.













    I Verbi che definiscono i Suoni che emettiamo con la Bocca



    Ecco a voi un elenco con alcuni verbi italiani che identificano e definiscono in italiano i suoni e i rumori che si emettono con la bocca:







    Canticchiare



    Ripetere una canzone sottovoce, senza metterci impegno. Ogni momento è buono per "canticchiare": facendo le pulizie, cucinando, sotto la doccia… e di solito vuol dire che si è di buon umore!







    Fischiare



    Emettere un suono acuto e stridulo, soffiando tra i denti o tra le labbra. Spesso viene utilizzato, per esempio, nello sport: l’arbitro "fischia" per fermare il gioco e segnalare un fallo, oppure per indicare l’inizio o la fine di una partita. Anche se in questi casi di solito viene utilizzato un fischietto, il suono è comunque lo stesso che si può riprodurre anche con la bocca.



    Questo verbo, inoltre, ha anche un altro significato: quello di esprimere la propria disapprovazione per qualcuno o per qualcosa. Il pubblico, infatti, potrebbe "fischiare" uno spettacolo, un attore, un cantante… se non è d’accordo con le sue azioni.







    Sbuffare



    Espirare o soffiare forte con la bocca, solitamente perché ci si sta annoiando, si è impazienti oppure non se ne può più di qualcosa, si è giunti al limite della sopportazione.







    Russare



    Emettere dei suoni rochi e fastidiosi durante il sonno, solitamente senza rendersene conto. Questo succede quando l’aria, durante la respirazione, non riesce a passare facilmente tramite la bocca o il naso perché trova un ostacolo e quindi produce delle vibrazioni sonore.







    Gemere



    Emettere suoni soffocati tenendo le labbra chiuse, spesso uniti al pianto. Si "geme" di solito a causa di un dolore forte (sia fisico, che emotivo), per esprimere il proprio lamento. Per esempio, dopo aver sbattuto il mignolo contro la porta, potrebbe capitarvi di "gemere" di dolore.







    Sgranocchiare



    Suono prodotto quando si mangiano cibi croccanti, come per esempio, biscotti, toast o noccioline: masticando questo tipo di cibo, si sbriciolerà e produrrà rumore.







    Digrignare / Sfregare (i denti)



    Muovere la mascella da una parte all’altra ripetutamente, spesso in maniera involontaria. Questo non solo produce un rumore fastidioso per chi lo sente, ma può anche causare dei danni ai denti.







    Gridare / Urlare



    Emettere suoni o parole a voce molto alta, per farsi sentire meglio, per attirare l’attenzione di qualcuno o anche per sfogarsi.







    Sussurrare



    Il contrario di "gridare": dire qualcosa a voce molto bassa o sottovoce per non farsi sentire. Per esempio, si può "sussurrare" un segreto all’orecchio di qualcuno.







    Starnutire



    Emettere aria dal naso e dalla bocca in maniera improvvisa e rumorosa, spesso provocato da allergie, influenza, raffreddore.



    In Italia, dopo che una persona "starnutisce", le si dice "Salute!". Questa abitudine pare che risalga fino al Medioevo, quando la peste nera era molto comune. "Starnutire" era uno tra i primi sintomi e quindi dicendo “salute!” si augurava alla persona di non aver contratto la malattia.







    Singhiozzare



    Emettere un suono che sembra un “hic”, in maniera ritmica e continua, dovuto alle contrazioni ripetute e involontarie del diaframma. Le cause più comuni sono legate all’aver mangiato troppo o troppo velocemente, bruschi balzi di temperatura o aver bevuto troppi alcolici. Ci sono diversi modi per farselo passare, come, per esempio, bere velocemente acqua a piccoli sorsi oppure inspirare profondamente e trattenere il fiato.



  • In questo articolo affronteremo il tema della concordanza a senso. Non lasciatevi spaventare dal nome! In realtà si tratta di un semplice concetto che spiegheremo passo passo. Se ne avete già sentito parlare, probabilmente avrete avuto dubbi sull'argomento, a cui nessuno ha mai saputo dare risposte efficaci. Non è così? E allora, se vi interessa scoprire di cosa si tratta e cercate una spiegazione chiara ed esaustiva del concetto di concordanza a senso...continuate a leggere questo articolo!













    I 3 tipi di concordanza a senso



    Prima di tutto, cosa si intende per concordanza?



    La concordanza è l’operazione che facciamo quando creiamo un accordo tra gli elementi di una frase (articoli, aggettivi, nomi, verbi) in genere, numero e persona.



    Ovvero, quando cambiamo l’ultima lettera delle parole, al maschile o al femminile, al singolare o al plurale.



    Ad esempio:



    Caterina è una ragazza simpatica —> è = 3ª persona singolare, perché concorda con il soggetto (Caterina, lei) + una ragazza simpatica, perché concordano con Caterina, a cui si riferiscono, che è singolare e femminile.







    Questa è la concordanza “tradizionale”, che tutti avrete studiato e che starete praticando e provando a padroneggiare. Questo tipo di concordanza è chiamato “concordanza grammaticale”, perché segue le regole grammaticali.



    Ma l’argomento di questo articolo è, più specificamente, la “concordanza a senso”, che è un altro tipo di concordanza. Questa dà più importanza agli elementi che determinano il senso, il significato della frase, piuttosto che dare importanza alla sua grammatica. Semplificando il concetto, la concordanza a senso risulta essere un po’ più “flessibile” di quella grammaticale.



    Ma cosa intendiamo? Vediamolo insieme!



    Innanzitutto, è bene sapere che esistono 2 tipi principali di concordanza a senso.



    Tipo 1



    Il primo tipo avviene quando abbiamo a che fare con un complemento partitivo  (ovvero, introdotto da DI, che specifica l’insieme di cui fa parte il nome a cui si riferisce) che regge una proposizione relativa.



    E cioè, in breve, stiamo parlando di strutture come “uno di … (un gruppo) che”).



    Ecco un esempio:



    Laura è una di quelle persone che sa / sanno sempre come comportarsi



    Il dubbio è: dopo il pronome relativo CHE, si usa il verbo al singolare (che concorda con “Laura, una”) o al plurale (che concorda con “persone”)?



    Cosa ne pensate?



    Ebbene, secondo le regole di grammatica e quella che si definisce concordanza grammaticale, il verbo deve concordare con il partitivo, cioè con ciò che si trova dopo il “di” (persone, in questo caso):



    Laura è una di quelle persone che sanno sempre come comportarsi (concordanza grammaticale)



    Ma, secondo la concordanza a senso, il verbo deve concordare con il nome principale, il soggetto logico che davvero esprime il significato della frase (Laura, in questo caso):



    Laura è una di quelle persone che sa sempre come comportarsi (concordanza a senso)



    E quindi? Quale delle due è corretta?



    La concordanza grammaticale è sempre corretta: seguendo le norme grammaticali, la frase relativa è retta dal complemento partitivo (di quelle persone = nome plurale à verbo al plurale).



    Però la concordanza a senso è molto molto comune nella lingua parlata e nelle conversazioni, poiché è vero che noi stiamo parlando di Laura, su un piano logico. Quindi potrebbe capitarvi di sentirla o leggerla spesso, soprattutto perché non è considerata come un vero e proprio errore. Ricordatevi, però, che sarebbe da evitare in contesti formali, per ragioni di chiarezza.



    Se volete il un consiglio, utilizzate sempre la concordanza grammaticale, così sapete di essere sempre nella parte della ragione. Però, è importante in ogni caso chiarificare tutto, così che voi possiate riconoscere la concordanza a senso quando la sentite e che siate perfettamente in grado di capire perché è stata usata.



    Tipo 2



    Il secondo tipo avviene quando si ha un soggetto collettivo (cioè u...

  • “Un caffè per favore!”. Quante volte al giorno pronunciamo o ascoltiamo questa frase? Decine! Ma sapete cosa vi si nasconde dietro? Non vi preoccupate… State per scoprirlo! In questo video vi presenterò le 10 COSE CHE (FORSE) NON SAPEVATE SUL CAFFÈ!













    Ecco le 10 COSE che forse non sapete sul CAFFÈ



    1) La Finlandia va pazza per il caffè!



    Si potrebbe pensare che l’Italia sia il Paese che consuma più caffè all’anno,  ma infatti non è così!



    In realtà è la Finlandia che guadagna il primo posto per consumo annuo di caffè, con 12 kg pro-capite all’anno.



    L’Italia non è nemmeno al secondo posto, ma - udite udite - al tredicesimo!!!! Con 5,9 kg di caffè pro-capite.



    2) Il caffè come ispirazione



    Il compositore Bach amava al tal punto il caffè da dedicargli una cantata – Kaffeekantate – eseguita a Lipsia nel 1732. Nel testo parla, in modo ironico, della moda di andare ai caffè, molto diffusa nella società settecentesca di Lipsia.



    3) La moka non si lava!



    In Italia non si lava assolutamente la moka, ossia la caffettiera, con il detersivo, in quanto la sostanza ha un odore troppo aggressivo che andrebbe a coprire l’aroma del caffè. Si usa solo l’acqua!



    4) Il caffè è salutare



    Uno studio dell’università di Lund, in Svezia, ha dimostrato che bere caffè riduce la probabilità di cancro al seno, la Harvard School of Public Health dichiara che riduce il rischio di cancro alla prostata e ha un potere antidepressivo.



    La caffeina, poi, migliora i livelli di energia e stimola alcune funzioni cerebrali (memoria e attenzione tra le altre); ha anche un effetto stimolante sul sistema cardiovascolare.



    E non è finita qua! Sembrerebbe che il caffè aiuti anche a ridurre il rischio di ammalarsi di Alzheimer!



    In cosmesi, la caffeina viene utilizzata per preparare prodotti anticellulite, snellenti e tonificanti per il corpo e cosmetici antiage per il viso e per il contorno occhi.



    5) La bevanda del Diavolo



    Inizialmente la Chiesa era contro il consumo di caffè, definito “la bevanda del Diavolo” per le sue proprietà eccitanti che portavano “alla perdizione dei sensi”.



    Papa Clemente VIII, nel ‘500, è stato il primo uomo di Chiesa a dare la sua approvazione al caffè dicendo “Questa bevanda di Satana è talmente buona che sarebbe un peccato farla bere solo agli infedeli. Imbroglieremo Satana battezzandola”.



    6) Dove costa di più?



    Sembrerebbe che le città in cui il caffè costa di più siano nell’Europa del Nord. Oslo, capitale della Norvegia, è dove una tazza di caffè espresso costa di più: in media 4,50€. Seguita poi da Copenaghen (4€) e Ginevra (3,60€), Sidney (3,10€), Tokyo (3€) e a seguire.



    In Italia, un caffè espresso costa in media 1€ (tranne se siete turisti a Venezia). No sto scherzando, per fortuna questi episodi sono molto molto rari.



    7) Tutti lo amano...



    È la bevanda più diffusa al mondo: si consuma in ogni angolo del pianeta e ogni giorno se ne consumano quasi 1.6 miliardi di tazze. Certo, ogni Paese ha la sua propria forma di consumarlo… Un giorno le intendo provare tutte! Ma quella che mi incuriosisce di più è quella finlandese, il cosiddetto Kaffeost, in cui il caffè caldo viene versato sulla cagliata di formaggio!



    8) Persino gli animali!



    La mangiano anche gli elefanti e ne vanno matti!



    Mangiano le bacche di caffè come snack. Ma non finisce qui! I chicchi restano intatti nella digestione e vengono poi raccolti dalle loro feci e lavorati per creare il Black Ivory – un tipo di caffè morbido e pregiato, che è anche il più caro al mondo (costa 80 dollari a tazzina).



    Personalmente non so se io abbia il coraggio di provarlo, anche se me lo offrissero gratis… Voi lo avete provato?



    9) Chi ha scoperto il caffè?



    Secondo un’antica leggenda, la scoperta del caffè sarebbe merito di un pastore etiope di nome Kaldi. Questi portava a spasso il suo gregge quando notò una certa iperattività delle pecore, che avevano iniziato quasi a ballare selvaggiamente,

  • Come si vive in Italia? Vale la pena per uno straniero trasferirsi a vivere nel Bel Paese? In questo video, ho raccolto tutti i PRO e i CONTRO di vivere in Italia, così che possiate fare la vostra scelta sapendo a cosa state andando incontro!













    Quali sono i PRO di vivere in Italia?



    Cominciamo con i PRO e partiamo da quelli un po’ più scontati e palesi.



    1 - Bellezza



    L’Italia è anche chiamata “Il Bel Paese”, e non è un caso. L’Italia offre davvero molta bellezza, naturale e artistica.



    Innanzitutto, è un Paese che ha i più disparati paesaggi. Insomma, c’è tutto: mare, montagne, colline, laghi, spiagge, fiumi, grandi città, campagne.



    Ma allo stesso tempo, c’è anche tanta bellezza in senso storico e artistico: basti menzionare due città, Roma e Firenze, per averne un’idea. Ma in realtà ogni regione e quasi ogni città italiana ha qualche bellezza da offrire.



    2 - Cibo



    Pochissimi sono gli stranieri che hanno dichiarato che a loro non piace il cibo italiano (e tra l’altro alcuni di loro si sono ricreduti dopo aver passato del tempo in Italia).



    La cucina italiana è gustosa ma anche molto diversificata: da Nord a Sud, ci sono decine e decine di piatti tipici con gli ingredienti più disparati (verdure, carne, pesce, pasta…).



    A chi non piace la pizza, la pasta, il gelato?



    Ma ovviamente la cucina italiana è anche molto altro ed è un piacere scoprirla tutta!



    Per esempio, se volete sapere come e cosa si mangia in un ristorante con tre stelle Michelin in Italia, potete dare un’occhiata al video in cui vi portiamo con noi da Osteria Francescana, il ristorante dello chef Massimo Bottura!



    3 - Persone



    Spesso all’estero si dice che gli italiani siano solari, gentili, disponibili e amichevoli. Per la maggior parte, si può dire che questo è vero.



    Ovviamente ci sono eccezioni e alcune città vengono considerate particolarmente “fredde”, anche dagli stessi italiani.



    Però in generale l’esperienza che avrete con gli italiani dovrebbe essere piacevole!



    4 - Clima



    In generale, il clima in Italia è gradevole: non è troppo rigido né troppo caldo. È chiaro che nelle Dolomiti in inverno fa molto freddo e che all’estremità più bassa della Sicilia in estate fa molto caldo, ma in media il clima è incantevole.



    Inoltre, è possibile spostarsi di poco per trovare un clima più caldo o più freddo nello stesso Paese.



    5 - Costo della vita



    Chiaramente, dipende dal Paese da cui venite, dalla vostra moneta eccetera. Però si può affermare in senso generale che il costo della vita in Italia non è troppo alto.



    Certo, Milano è costosissima. Firenze e Venezia anche. Ma a parte poche eccezioni, in Italia si può vivere dignitosamente anche con poco. E qualora aveste bisogno di essere in queste città per lavoro, potreste sempre optare per una casa in una città più piccola nei dintorni delle grandi città, dove certamente affitti e vita sono più bassi.



    In particolare, i prezzi in Italia risultano più bassi (rispetto al Nord Europa o altri Stati) per affitti e cibo. Invece le bollette o la benzina sono abbastanza simili al Nord Europa, per esempio.



    6 - Sanità pubblica



    Molti italiani si lamentano della sanità nel Bel Paese, e in generale hanno ragione. Le file sono interminabili e la prenotazione per una visita specialistica richiede almeno 3 mesi di attesa.



    Ma non bisogna dimenticare che, nonostante tutti i difetti, la sanità in Italia è pubblica e questo significa che non ci sono discriminazioni di nessun tipo: se sei malato, vieni curato, a prescindere dal tuo portafoglio.



    In più, bisogna ammettere che negli ultimi anni ci sono stati molti tagli alla Sanità da parte del Governo, il che non ha permesso di migliorare il sistema ma, al contrario, lo ha mandato in una situazione più difficile da gestire.



    7 - Studi



    L’Italia ha ottime università e queste sono accessibili a tutti, senza discriminazioni di reddito.



    Le università pubbliche italiane sono molto buone e la retta è piuttosto bassa,...

  • In italiano il verbo CHIEDERE è molto usato sia per esprimere il desiderio di ottenere, l’esigenza di avere qualcosa sia per domandare e interrogare per sapere. Ascoltando gli italiani però, forse avrai notato che questo verbo è presente in tantissimi modi di dire, frasi fatte e semplici espressioni verbali. In questo video vedremo le più comuni!













    13 ESPRESSIONI con il verbo CHIEDERE



    Vediamo insieme le principali espressioni italiane che contengono il verbo CHIEDERE



    1. Chiedere scusa



    Esprimere tristezza, rimpianto o rimorso per quello che si è detto o fatto nei confronti dell’interlocutore, riconoscendo i propri errori, con lo scopo di riconciliarsi e ripristinare un rapporto.



    Esempio:



    Ops… Vi chiedo scusa! Stavo rispondendo a qualche messaggio…



    2. Chiedere perdono



    Un altro modo per dire “chiedere scusa”. Questa espressione, però, è utilizzata anche in ambito religioso: si chiede all’interlocutore (una persona o Dio) di assolvere l’errore (o il peccato) commesso.



    Esempio:



    Vi chiedo perdono se sono stata un po’ assente… Avete sentito la mia mancanza?



    3. Chiedere venia



    La parola “venia” significa favore, grazia, perdono, generalmente lieve. Dunque, “chiedere venia” vuol dire domandare perdono in situazioni di piccole colpe.



    Questa espressione è utilizzata spesso in registri molto elevati e aulici per scusarsi o anche in maniera scherzosa nella quotidianità.



    Esempio:



    Come hai detto che ti chiami? Lisa Petragallo? Pietragalla? Petrigallia? Chiedo venia se l’ho pronunciato male! Non l’ho mai sentito però…



    4. Chiedere clemenza



    Utilizzata soprattutto in contesti giuridici, per richiedere benevolenza nella punizione e disponibilità al perdono.



    Esempio:



    Signor giudice, sento di dover chiedere clemenza per il mio cliente. È innocente!



    5. Chiedere giustizia



    Questa è ancora un’espressione legata all’ambito giuridico, ma è usata spesso anche nella quotidianità: la richiesta è che si agisca in modo giusto e corretto nei confronti di qualcuno o che si ristabilisca un diritto calpestato o un torto subito.



    Esempio:



    Graziana mi ha rotto questo bracciale e io adesso chiedo giustizia! Me ne deve ricomprare almeno tre!



    6. Chiedere (il) permesso



    Domandare ad altre persone l’autorizzazione (verbale o scritta) per dire o fare qualcosa. È molto usata soprattutto dai bambini, a scuola o a casa, per chiedere all’insegnante o ai genitori di poter fare qualcosa.



    Esempio:



    Più tardi c’è l’aperitivo in centro? Più tardi quando? Tra 15 minuti? Non so se riesco a farcela… Dovrei chiedere il permesso a Graziana perché la sto aiutando con un video… Lo so, anche io penso che dirà di no! Lei è così stakanovista…



    7. Chiedere uno sforzo



    Esigere dall’interlocutore il massimo delle energie e dell’impegno nell’attività che sta svolgendo o che dovrà svolgere.



    Esempio:



    Mi dispiace, non posso venire. Graziana mi ha chiesto uno sforzo per completare questo video e non posso deluderla. È lei che mi paga! Però ti prometto che ci sarò al prossimo aperitivo!



    8. Chiedere conto



    Richiedere, in modo pressante, una spiegazione o una giustificazione riguardo a qualcosa che è stato fatto o detto.



    Esempio:



    Finalmente ho trovato i miei auricolari! Chissà chi li aveva presi! Sicuramente Graziana… Ma gliene chiederò conto… Non la passerà liscia questa volta! 



    9. Chiedere conferma



    Accertarsi sulla verità di una notizia o sulla correttezza di una cosa fatta o detta, per avere la prova certa di un fatto o di una supposizione.



    Esempio:



    Mi hanno invitata a una festa questa sera, però ho ricevuto un messaggio molto generico… Ma davvero c’è una festa a casa di Luca? Ti chiamavo per chiedere conferma… Sì? Benissimo!



    10. Chiedere lumi



    Volere un chiarimento, una spiegazione da qualcuno. La parola “lumi”, infatti, significa luce. Quindi, con questa espressione si vuole che qualcuno faccia luce su una questione, con una spiegazione ben dettagliata.



    Esempio:



  • Il verbo dare è molto particolare, dato che possiede molti significati, tra cui porgere, passare, offrire, donare ecc... Ma sapevate che è anche molto utilizzato in espressioni e modi di dire italiani? In questo articolo scopriremo insieme alcuni dei più comuni, con tanto di esempi! Quindi, se siete curiosi di conoscerli... proseguite la lettura!













    16 espressioni idiomatiche in italiano con "DARE"







    1. Dare fastidio



    Provocare noia, irritazione, disturbare una persona.



    Luca mi dà sempre fastidio ascoltando musica ad alto volume quando cerco di studiare



    2. Dare ai/sui nervi



    Questa espressione si può considerare un sinonimo di quella precedente: infastidire, irritare qualcuno a tal punto da farlo esasperare.



    È così arrogante! Il suo comportamento mi dà proprio sui nervi!



    3. Dare retta



    O (meno frequente) “dare ascolto”: ascoltare e seguire i consigli o gli ordini di qualcuno.



    Dammi retta, comincia a frequentare quel corso di yoga e vedrai che sarai meno stressato!



    4. Dare una mano



    Aiutare qualcuno a svolgere una determinata attività.



    Luigi ci ha dato una mano con il trasloco.



    È importante non confondere questa espressione con “darsi la mano” che invece indica stringersi la mano con qualcuno, per esempio quando ci si presenta a qualcuno che si vede per la prima volta.



    5. Dare voce



    Far sentire le proprie parole o idee, anche quando le altre persone o le circostanze lo rendono complicato.



    Ho finalmente dato voce ai miei pensieri nei suoi confronti: adesso non siamo più amici ma mi sono tolta un bel peso!



    6. Darsi da fare



    Impegnarsi molto in modo produttivo nello svolgimento di un’azione o nella realizzazione di un compito.



    Gli architetti si sono dati molto da fare per completare in tempo il progetto della nostra casa.



    7. Dare i numeri



    Perdere momentaneamente la ragione.



    Ma anche: essere nervosi o arrabbiati per un fatto accaduto o qualcosa che ci è stato detto. Con questo significato: “dare di matto”.



    Quando il capo ha visto l’errore che avevamo commesso, ha dato i numeri e stava per licenziarci.



    8. Non dare tregua



    Continuare a far soffrire o a disturbare, infastidire qualcuno.



    Quest’anno la pioggia proprio non ci dà tregua: non vediamo il sole da settimane!



    Viceversa, “dare tregua” significa smettere di infastidire qualcuno.



    Mi ha dato tregua quando finalmente gli ho detto che non ne potevo più delle sue lamentele.



    9. Dare spazio



    Aiutare, incentivare, supportare nella realizzazione di un’idea o un progetto, dare la possibilità di crescita.



    Nel mondo del lavoro, è importante dare spazio ai giovani e alle loro idee.



    10. Darci dentro



    Impegnarsi molto a fare qualcosa.



    Simone ci sta dando dentro con il nuoto in questi giorni per vincere la gara la prossima settimana.



    11. Dare corda



    Dimostrarsi disponibili ad ascoltare qualcuno o incoraggiare qualcuno a fare qualcosa.



    Spesso esprime una sfumatura negativa, per sottolineare che quello che si sta ascoltando o incoraggiando è insensato, stupido.



    Se continui a dargli corda, non la smetterà più di parlare!



    12. Dare atto



    Comunicare ufficialmente, riconoscere apertamente un’idea, un’azione o un comportamento.



    Devo dare atto che sento sempre delle proposte innovative da parte di Lucia.



    13. Dare credito



    Concedere fiducia, credere a qualcuno.



    Ho dato credito alle sue parole e ciò che abbiamo ottenuto è stato un fallimento totale!



    14. Dare filo da torcere



    Rendere la vita difficile a qualcuno, causare molte difficoltà.



    Imparare l’italiano può dare filo da torcere, ma ne vale la pena!



    15. Dare per scontato (qualcosa/qualcuno)



    Considerarlo come assolutamente certo e sicuro, anche se non si è ancora verificato (per azioni).



    Non dare mai per scontata l’opinione altrui in una riunione!



    Abbiamo dato per scontati i nostri dipendenti e invece ci hanno traditi e sono andati a lavorare per la concorrenza....

  • Prima o poi, a tutti voi capiterà di dover parlare di case in italiano, sia che vogliate comprarne una in Italia, sia che un vostro amico italiano venga a farvi visita a casa vostra, sia che siate in affitto in Italia e abbiate un problema da spiegare a qualcuno… E così via. Non sempre, però, si conoscono tutte le parole e le espressioni necessarie per descrivere le componenti di una casa in italiano, dalle stanze ai mobili alle rifiniture. Perciò, è quello che faremo in questo video! Preparate carta e penna! Ne avrete bisogno…













    Il lessico italiano della casa



    Occorre una piccola premessa prima di iniziare, ovvero chiarire una volta per tutte un dubbio che tanti stranieri hanno. Quando in italiano si parla di casa, non si indica una tipologia specifica, ma si indica abitazione in senso generale, ossia il luogo in cui un nucleo famigliare vive. 



    Quante tipologie di case ci sono in Italia?



    Prima di scoprire le caratteristiche interne di una casa, ti propongo questo elenco delle principali tipologie di case italiane: vi sarà utile per conoscere i loro nomi in italiano e le loro particolarità.



    Appartamento: Abitazione che si trova all’interno di un edificio che ne ospita più di uno. Questo edificio più grande che comprende tutti gli appartamenti si chiama “condominio”. 



    Baita: Abitazione tipica di montagna.



    Casa a schiera: Parte di un complesso in cui le abitazioni sono uguali e sono disposte una accanto all’altra.



    Casa singola: Abitazione individuale, che non fa parte di un complesso.



    Casale: Grande abitazione di campagna rustica e isolata.



    Cascina: Abitazione di campagna tipica per i contadini, con ambienti per attrezzi ed animali. Nel Sud Italia, generalmente questo tipo di abitazione si chiama “masseria”.



    Palazzo: Grande edificio, usato come abitazione signorile ed elegante oppure come sede di uffici.



    Villa: Abitazione ampia ed elegante, circondata da un giardino piuttosto grande.



    Villino: Abitazione singola con un piccolo giardino. 



    Entriamo insieme in una casa!



    Chiarito questo, procediamo alla casa vera e propria. Come dicevamo, alcune possono avere un giardino davanti, con del verde e magari un vialetto. 



    Però quello che tutte le case hanno è una porta d’ingresso. Ormai è sempre più comune optare per una porta blindata, pensata per resistere a tentativi di intrusione. In generale è molto molto sicura e resistente, anche la maniglia e la serratura. Se si vuole vedere chi ha suonato il campanello, si può guardare dallo spioncino. 



    Una volta aperta la porta, c’è di solito un ingresso, cioè un piccolo spazio con un appendiabiti per lasciare il proprio cappotto, oppure dei ganci per le chiavi o ancora uno specchio per guardarsi prima di uscire, un mobile per lasciarvi gli oggetti che abbiamo nelle tasche e che non ci servono in casa. Io di solito ci lascio la borsa oppure gli occhiali da sole. Non è molto ordinato, ma è molto pratico. L’ingresso può anche essere in forma di corridoio, lungo e stretto, che conduce alle varie stanze. E ora vediamo le varie stanze!



    Le stanze di una casa



    Dopo aver varcato l'ingresso e aver percorso il corridoio, sarete pronti per esplorare tutte le stanze e sentirvi veramente a casa!



    IL SOGGIORNO



    È la stanza della casa più ampia e accogliente delle altre, dove si trascorre la maggior parte della giornata, ci si rilassa, si ricevono le visite degli ospiti. 



    Infatti qui ci sono sempre divani e poltrone, per sedersi comodamente a chiacchierare o a guardare la TV. La differenza principale tra divano e poltrona è che la poltrona ha un solo posto, mentre il divano ha più posti. 



    Spesso, in un soggiorno c’è un camino, perfetto per le serate invernali.



    In molte case, il soggiorno coincide anche con la sala da pranzo, cioè la stanza in cui consumano i pasti più importanti, pranzi, cene, feste con gli ospiti. Se la casa è più grande, la sala da pranzo sarà una stanza a se stante, con un ampio tavolo e molte sedie. 



  • Padova è un comune italiano di 208.533 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia in Veneto. Ricca di luoghi suggestivi, rappresenta oggi una meta turistica interessante, a causa delle numerose attrazioni da visitare. E voi, ci siete mai stati? Vediamo insieme cosa fare e cosa visitare mentre si è in vacanza a Padova!













    Cose da fare e da vedere a Padova



    Di seguito vi proponiamo un elenco con le maggiori attrazioni, accompagnate da una breve descrizione, che la città di Padova offre ai turisti che desiderano visitarla: dalla piazza più bella alle basilica più visitata, dai palazzi più prestigiosi alle bevande più gettonate.







    Fare una passeggiata per “Prato della Valle”



    Conosciuta come una delle piazze più belle e più grandi d’Europa (è la quinta piazza più grande del continente), è caratterizzata da un’isola verde centrale e circondata da un canale, sul quale si affacciano 78 statue di personaggi illustri, tra cui Francesco Petrarca e Galileo Galilei.







    Visitare la Cappella degli Scrovegni



    La Cappella degli Scrovegni è senza dubbio uno dei più grandi capolavori dell’arte italiana, nominata di recente patrimonio dell’Unesco. Si tratta di un museo civico, presso il quale è possibile ammirare un noto ciclo di affreschi di Giotto risalente ai primi anni del XIV secolo, a cui appartiene il celeberrimo Giudizio Universale.







    Fare un salto alla Basilica di Sant’Antonio o più semplicemente alla “Basilica del Santo”



    Una delle basiliche più visitate al mondo, costituisce quasi una sorta di “tappa obbligatoria” per chi visita la città. Custodisce le reliquie del Santo e dispone persino di un sito web dove è possibile inviare preghiere “virtuali”.







    Visitare Palazzo Bo, sede dell’Università di Padova



    L’Università di Padova, una delle più antiche e prestigiose università italiane, ha visto tra i propri docenti persino Galileo Galilei per 18 lunghi anni. Nel 1678, presso l’Università di Padova, si è inoltre laureata la prima donna al mondo, Elena Cornaro Piscopia.  L’edificio è, poi, famoso per la presenza del primo “teatro anatomico”, creato appositamente per dissezionare i cadaveri e studiare il corpo umano.







    Partecipare ad una visita guidata nella Sala dei Giganti



    La Sala dei Giganti è una sala trecentesca tutta affrescata, ubicata presso Palazzo Liviano, il cui programma iconografico fu curato da Francesco Petrarca.







    Visitare la Torre dell’Orologio



    La Torre, alta 30 metri, fu elevata tra il 1426 e il 1430 sulle rovine della porta orientale della Reggia Carrarese, residenza e sede del governo dei signori della città. L’orologio astrario che vediamo oggi venne inaugurato nel 1437. È la ricostruzione fedele del precedente realizzato nel 1344. Il quadrante ha una forma circolare, con al centro il pianeta Terra e ad esso sono legate tutt’oggi diverse leggende.







    Visitare il “museo del pre-cinema”



    Si tratta di un museo molto particolare, ricco di illusioni ottiche e macchine da vedere. Ubicato all’ultimo piano del Palazzo Angeli, raccoglie tutti gli strumenti di proiezione precedenti a quelli del cinema come lo conosciamo oggi.







    Visitare il Palazzo della Regione, passando per “Padova sotterranea”



    Sotto al Palazzo della Regione, una delle maggiori attrazioni della città, si trova “Padova sotterranea”, una serie di rovine risalenti al 1200.







    Gustare un caffè presso il “Caffè Pedrocchi” anche detto il “Caffè senza porte”



    Il Caffè Pedrocchi, situato nel centro di Padova, è un caffè storico famosissimo in tutto il mondo. Il suo nome, alquanto singolare, deriva dal fatto che fosse aperto giorno e notte fino al 1916, poiché si trattava di un punto d’incontro molto prestigioso, frequentato da intellettuali, studenti e uomini politici.







    Bere uno spritz con gli amici



    Il termine “spritzen” in tedesco significa spruzzare, e questo è dovuto al fatto che la bevanda nasce nel Triveneto durante il dominio Austroungarico. Bevanda alcolica di origine veneta,

  • Innanzitutto: grazie mille! Perché dai commenti e dalle visualizzazioni mi sembra di capire che vi piaccia la serie dei video sui 5 errori più comuni commessi dagli stranieri riguardo a un argomento in particolare: il congiuntivo, la parola QUALCOSA, il verbo TRATTARSI DI… Questo video segue la stessa serie, quindi preparatevi per i 5 errori più comuni commessi dagli stranieri riguardo un argomento piuttosto temuto: il SI IMPERSONALE!













    Il "SI" impersonale in italiano: i 5 Errori più comuni



    “Ma il SI impersonale è facilissimo! Bisogna solo usare SI + il verbo alla terza persona singolare! Che sarà mai?”



    Non fatevi ingannare! Saper parlare bene richiede una conoscenza più approfondita!



    Ecco a voi i 5 errori più comuni che gli stranieri commettono con il "SI" impersonale in italiano.







    1. SI COMPRA LE COSE



    Molti stranieri seguono la “regola generale” del si impersonale (si + verbo alla 3 persona singolare) ciecamente. Purtroppo non è così facile, come vi anticipavo.



    Per esempio, la frase “Si compra le cose” è sbagliata! La forma corretta sarebbe “Si comprano le cose”.



    Perché?



    Facciamo chiarezza.



    In questo caso il SI ha funzione PASSIVANTE; inoltre, il verbo ha un oggetto diretto (le cose). In questo caso, l’oggetto diretto del verbo è il soggetto di una frase passiva, perciò il verbo concorda con questo.



    Ve lo mostro con un esempio. Se io dico



    Si comprano le bevande



    In questa frase, “le bevande” è l’oggetto diretto, ma sarebbe anche il soggetto della frase se la trasformassi in forma passiva (Le bevande sono comprate).



    Dunque, in parole povere, quando si usa il SI PASSIVANTE con un verbo transitivo che regge un oggetto diretto plurale, il verbo dovrà essere coniugato alla 3 persona plurale (si mangiano i panini, si vedranno le stelle, si troveranno i soldi…).



    Ricordate: se l’oggetto diretto è singolare, il verbo sarà coniugato alla 3 persona singolare.



    Esempio:



    Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante. Paolo Giordano







    2. SI LO FA



    Molti stranieri si confondono quando, con il SI impersonale, hanno bisogno di usare anche un altro pronome. Dove mettere l’uno e l’altro? Quale va prima? Quale va dopo?



    “Si lo fa?”



    “Se lo fa?”



    “Lo si fa?”



    “Lo se fa?”



    Sembra un elenco di note musicali…



    Ebbene, la forma corretta è “Lo si fa”.



    Infatti, di una cosa potete stare certi: il SI impersonale va sempre immediatamente prima del verbo. Ogni altro pronome, di conseguenza, va aggiunto prima del SI.



    E la forma “se lo fa”? Vi suona corretta, no? È vero! Esiste, ma significa un’altra cosa! In questa frase, infatti, abbiamo ancora due pronomi insieme, ma il SI non è impersonale, bensì è un SI riflessivo, riferito a una terza persona singolare (lui o lei).



    Per esempio:



    Mario si fa il bagno. —> Mario se lo fa.



    Notate la differenza? Questa frase ha come soggetto Mario, quindi non può essere impersonale.



    Esempio:



    Si dice che l’amore rende ciechi. Fa ben di più, rende sordi, paralizza. Quando viene il mal d’amore, si diventa come la mimosa che subito si chiude, nessun grimaldello riesce ad aprirla e più le si fa violenza, più si chiude. Søren Kierkegaard







    3. SI HA MANGIATO BENE



    I tempi composti, come sempre, creano più confusione rispetto al presente, e questo succede anche con il SI impersonale.



    Per esempio, un errore diffusissimo è quello di usare, al passato prossimo, l’ausiliare “avere” con i verbi che normalmente usano l’ausiliare “avere”.



    E quindi? Qual è l’errore qui?



    Ebbene, l'ausiliare per formare i tempi composti dopo il SI impersonale è sempre il verbo "essere". Il participio passato, poi, varia in base alla tipologia del verbo in questione.



    “Mangiare” è un verbo transitivo, quindi il participio passato rimane nella forma base (in -o): la forma corretta sarebbe “si è mangiato bene”.



    Esempio:



    Quando si è parlato molto, si è detto sempre qualcosa che sarebbe stato meglio tacere.