Episodit
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Le istruzioni in aereo le conosciamo tuttiƏ: prima la maschera d'ossigeno agli adulti e poi ai BambinƏ, eppure nella realtà la situazione è più complicata e mettere in pratica quello che sappiamo essere sensato si scontra con un sistema di credenze e convinzioni che iniziano spesso con la parola "dovrei..." e poi una vocina figlia del perfezionismo, del compiacere gli altri o del dimostrare ciò di cui siamo capaci.
Compiti per casa:
Che cosa hai bisogno di fare per darti ossigeno? -
Da quanto tempo ti critichi per ogni cosa che sbagli o che non riesci a fare? E' una strategia che funziona? Ti è servita a qualcosa? Perché forse è il caso di festeggiare ogni volta che puoi, anche se non hai portato a casa l'obiettivo ultimo... no non sono pazza! Ti spiego nell'episodio...
Compiti per casa:
Sorprenditi a fare qualcosa di giusto. Qualsiasi cosa. Anche minuscola.
E' il momento di darsi una pacca sulla spalla e dirsi bravƏ! -
Puuttuva jakso?
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Quante volte lasciamo che quello che NON possiamo fare ci blocchi dal fare quello che invece possiamo fare? Questo tipo di pensiero, spesso capillare, pervade piccole e grandi scelte che facciamo ogni giorno e ci condiziona... soprattutto relativamente a ciò che a che fare con il "prenderci cura di noi".
Compiti per casa:
Cercare tracce di questo paradigma limitante nelle piccole scelte quotidiane. Dov'è che mi limito pensando a tutto quello che non posso fare, anziché a quello che posso fare? Quand'è che mi ritrovo a pensare che se non posso fare TUTTO allora tanto vale non fare niente?
Riferimenti nel podcast:
- Dire sì alla vita: https://www.lunedinontitemo.it/2020/11/28/diresiallavita/
- O tutto o niente: https://www.instagram.com/p/CholzYTt3mn/?igshid=MDJmNzVkMjY%3D -
Il modo in cui ci parliamo, affrontato nella settimana 2, ci porta direttamente a domandarci quanto ci accettiamo.
"Non importa che cosa facciamo fino a quando non accettiamo noi stesse. Una volta che ci accettiamo, non importa quello che facciamo"
Charly Heavenrich, naturalista
Da questa citazione parte la puntata di oggi. Per quanto possa sembrare strano, solo accettando noi stessiƏ così come siamo possiamo creare le condizioni per il cambiamento.
Compiti per casa:
Scegli una cosa (una sola) che non ti piace di te e prova a pensarla anche in termini positivi. Prova ad integrarla e accettarla così com'è. -
Torna la rubrica "Perché non faccio le cose che mi fanno bene?"! Questa è la seconda settimana e ci occupiamo principalmente del modo in cui parliamo a noi stessiƏ.
Compiti per casa:
Scrivi le espressioni negative più ricorrenti che ti trovi ad utilizzare
Se necessario fatti aiutare anche da qualcunƏ a cui sei vicinƏ
In un momento di calma, rileggi le espressioni e rifletti sul linguaggio emozionale che hai imparato quand'eri piccolƏ: ti rispecchia? è ancora il modo in cui vuoi parlarti e raccontarti agli altrƏ? -
In questo settembre che sa sempre un po' di gennaio, iniziamo un nuovo progettino per conoscerci e prenderci cura di noi attraverso il journaling e l'ascolto di sè.
Partendo dal libro di B. J. Gallagher "Perché non faccio le cose che mi fanno bene?" ci incontreremo ogni settimana per provare a rispondere a questa domanda e per innescare un processo di cura di sé che parta dalla consapevolezza e dalla conoscenza dei nostri meccanismi, anziché da qualcosa di imposto da fuori.
Compiti per casa:
1) Quando uso dovrei, voglio, ho bisogno?
2) Che descrizioni ho avuto di me nell'infanzia?
3) Come mi parlo? Cosa penso di me? Cosa disapprovo?
4) Quali sono le attività che non mi piace fare e quali quelle che mi piace fare e perché?
5) Cosa mi colpisce nella pubblicità e tendo a comprare?
6) Quali sono le mie dipendenze? -
Quando mangiamo non mangiamo solo il cibo ma anche le emozioni che abbiamo in quel momento e molto spesso ricorriamo al cibo per coprire o sanare o saziarci di altro che non è il cibo in sé. Quindi è un terreno di grande scoperta... e pratica.
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Il rilassamento muscolare progressivo è una tecnica, ideata da Edmund Jacobson negli anni trenta e basata sull'alternanza contrazione/rilasciamento di alcuni gruppi muscolari. Si tratta di un esercizio molto semplice ma anche molto efficace... questa è la versione Kids, adattissima da fare in famiglia!
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Quello che vi chiedo di fare è di immaginarvi in uno spazio aperto. Può essere una piazza, un prato, un bosco. Ci siete solo voi, è uno spazio che conoscete, e avete in mano una chiave. Potete immaginare di guardarla questa chiave… com’è fatta, di che colore è, è grande, piccola, c’è un portachiavi attaccato? Sembra una chiave nuova o una chiave molto antica? Prendetevi il tempo per osservarla. Potete passare una mano su questa chiave, sentire se è ruvida, liscia, fredda o calda. È una chiave importante che avete solo voi.
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Forse arriviamo a questo momento di meditazione dopo giornate dense di impegni, in cui la nostra mente è stata attiva, partecipe e concentrata. Gli impegni possono essere fisici, reali (appuntamenti di lavoro, scadenze, commissioni, cose da fare; in altri casi possono essere meno tangibili ma occuparci energia, tempo, testa. Magari sono pensieri, sono domande a cui non sappiamo trovare risposta, sensazioni che non sappiamo decifrare, soluzioni che vorremmo avere, attese che non vorremmo avere. Probabilmente a ognuna di queste mie parole avete associato qualcosa tra le vostre incombenze giornaliere o lavorative, tra le commissioni di questi giorni, tra le domande, le attese o i pensieri ricorrenti.
#cosedafare
#procrastinazione
#ansia -
Questa sera vorrei partire dalla sensazione e dai pensieri connessi al Non sono mai abbastanza.
Cosa succede nel corpo sentendo queste parole. La sensazione di non essere adeguati. Per qualcuno potrebbe essere una sensazione molto vicina. Qualcun altro potrebbe riconoscerla ma sentirla lontana. Quello che vi chiedo è di non analizzarla cognitivamente, ma di sentire nel corpo che cosa emerge all’idea di non essere abbastanza.
#autostima
#selflove
#selfcare -
Come sto in questo momento?
Se la risposta è già chiara, semplicemente stiamo con la risposta, onoriamo quell’emozione, qualsiasi essa sia.
Se quello che sentiamo è un groviglio e le emozioni sono più di una e non chiare, onoriamo quel groviglio e quelle emozioni.
Se ancora non c’è nulla che mi faccia rispondere alla domanda come sto? va bene, accetto, sto, anche con la possibilità di non sapere.
#emozioni
#accettazione
#ascoltoprofondo -
La gratitudine è vista come la disponibilità a stare con quello che c’è. La gratitudine è una risorsa, è una prospettiva, è una scelta tra le tante che abbiamo: possiamo scegliere di essere grati anche e soprattutto nei momenti meno facili. Abbiamo invece questa idea che la gratitudine si possa praticare solo quando si sta bene, solo quando tutto va bene, solo quando siamo felici, o che la gratitudine sia solo all’interno di momenti belli, dove comunque belli e brutti sono dei giudizi, delle etichette che diamo noi. Abbiamo questa idea che per essere grati bisogna essere felici.
#gratitudine
#gioia
#felicità -
Non è un caso che molto spesso al giorno d’oggi ci ritroviamo invece con la sensazione di non avere abbastanza tempo. Vi chiedo di dedicare qualche istante a questo, magari all’ultima volta che vi è capitato di sentirvi senza abbastanza tempo, a cosa succede quando sentiamo di non avere tempo. Qual è la prima cosa che smettiamo di fare? Magari è prenderci cura di noi, magari è mangiare bene. Proviamo a esplorare questa dimensione.
#mancanzaditempo
#procrastinazione
#tempo -
In questa meditazione vorrei proporvi di esplorare l’ansia. Che cos’è l’ansia? È normale che in questo momento ci sia anche una parte cognitiva che risponde a questa domanda. Proviamo a fare quel passo indietro che ci permette di osservare i pensieri e le parole che rispondono a questa domanda e i segnali del corpo: una zona che si contrae, un senso di fastidio o bruciore, qualcosa che comprime… questi possono essere tutti segnali del corpo. vi chiedo di stare ancora qualche istante con questa domanda: che cos’è l’ansia? Per vedere se la sentite nel corpo, per vedere se vi accorgete di esservi già persi in mezzo a pensieri, convinzioni, idee e definizioni sull’ansia.
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Noi abbiamo sempre questa tendenza ad avere un problema e cercare che cosa fare per risolverlo. Questa mentalità, in questi casi e soprattutto quando abbiamo a che fare con pratiche meditative di ascolto o con il percorso di conoscenza e di stare con noi, diventa in realtà un altro modo per esercitare il nostro controllo e invece di lasciarci andare e di stare con quello che c’è cerchiamo la chiave, il passo, il modo più veloce per arrivare alla soluzione.
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Viviamo tutti in un mondo fatto di rumore, fatto di stimoli, ma se tutte le giornate sono troppo rumorose, come facciamo a trovare lo spazio per ascoltare noi? Possiamo iniziare proprio portando l’attenzione a questo rumore esterno e a osservare come stiamo, osservare i pensieri o le sensazioni o i giudizi che abbiamo sui rumori che ci circondano. Più prendiamo coscienza e consapevolezza del mondo che ci circonda, più possiamo far sì che diventi uno strumento e parte della nostra evoluzione anziché un ostacolo.
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Siamo su un prato e forse muovendo le mani possiamo sfiorare l’erba. Mi lascio andare alla coccola di questo momento. È un momento sereno. Non ci sono pericoli, non ci sono rumori minacciosi. Ci siamo noi. Più mi rilasso più mi sento parte dell’ambiente, parte di quella natura, parte di quella meraviglia che ci avvolge.
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Stasera, visto che la situazione negli ultimi giorni è cambiata molto (cambiano le routine, cambiano le abitudini, cambiano i luoghi che si possono frequentare e gli orari), abbiamo più o meno tutti avuto l’occasione non sempre felice e non sempre facile, ma è comunque un’occasione, di sperimentare l’incertezza. Lasciamo che ancora per qualche istante questa parola risuoni dentro di noi. Cosa succede nel corpo se dico incertezza? Proviamo a sentire se qualcosa o qualche sensazione arriva a noi. Potrebbe essere un senso di pesantezza, una fitta, un dolore, qualsiasi cosa che arriva però dal corpo e non dalla mente.
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Ora, lentamente, iniziamo a immaginare un enorme specchio davanti a noi. Osserviamo la forma, il colore, se c’è o non c’è una cornice, quanto è distante da noi. Lasciamo che queste caratteristiche emergano da sé. Non cerchiamo di costruire noi con la testa lo specchio ma lasciamo che arrivi. Se vediamo che la nostra mente invece ci ostacola, possiamo provare a iniziare questa visione immaginando qualcosa e poi vedere se si completa e se emergono altri dettagli. Per ora c’è solo questo specchio, in una stanza senza forma e senza tempo, alla distanza che ritenete opportuna per voi. Com’è nel corpo avere questo specchio davanti a voi? Emergono dei pensieri, delle emozioni? Proviamo ad ascoltare che cosa c’è.
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