Episodit
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Un ragno, dopo essere stato per molti giorni ad osservare il movimento degli insetti, si accorse che le mosche accorrevano specialmente verso un grappolo d'uva dagli acini grossi e dolcissimi. Ho capito. - disse fra sé. Si arrampicò, dunque, in cima alla vite, e di lassù, con un filo sottile, si calò fino al grappolo installandosi in una celletta nascosta fra gli acini. Da quel nascondiglio incominciò ad assaltare, come un ladrone, le povere mosche che cercavano il cibo; e ne uccise molte, perché nessuna di loro sospettava la sua presenza. […]
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
— Vieni a vedere! — gridò un uccellino al suo compagno. — Ci sono quattro teneri vermicelli che giocano sopra una foglia! — Infatti, proprio ai quattro lati di una foglia, stavano quattro piccoli vermicelli, che si drizzavano dimenandosi e contorcendosi. Quell’uccellino non poté resistere alla tentazione di mangiare quei vermi, tanto teneri e ben nutriti da sembrare squisiti, e così si precipitò giù per catturarli, beccarli e divorarli. [...]
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Puuttuva jakso?
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Un coccodrillo, dopo aver ucciso un uomo che dormiva sotto una palma, versò molte lacrime. - Vedi - disse un icnèumone a suo figlio - il coccodrillo è un ipocrita, perché ora piange e fra poco divorerà la sua vittima. -Infatti, dopo un po', il coccodrillo si mise tranquillamente a mangiare la sua preda. Finito il pasto si addormentò sulla sponda del fiume, a bocca aperta, per consentire ad un uccellino suo amico, chiamato Trochilo, di entrar dentro a beccare gli avanzi rimastigli tra identi.Stuzzicato piacevolmente dal diligente uccellino, il coccodrillo, nel sonno, apri ancora di più le sue poderose mascelle.Allora l'icnèumone disse a suo figlio:
Ora stai bene attento. E così che si uccidono i traditori. - E, presa la rincorsa, si precipitò nella bocca del coccodrillo infilandosi alla svelta giù per la gola. Da quella passò nello stomaco, glielo sfondò con i denti aguzzi, quindi entrò nell'intestino facendo altrettanto. Il coccodrillo, svegliato di soprassalto, incominciò a rotolarsi per terra in preda al dolore, urlò sentendosi strappare le viscere, finché, dilaniato dall'icnèumone, restò a pancia all'aria, morto e stecchito. -
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Eppure, stava lì, in attesa, fermo e ben saldo sul palmo di una foglia, il piccolo teneroso bruco. Il vermicello dai tanti e tanti piedini guardava con i suoi occhietti in ogni parte e in ogni dove, e girava intorno nei suoi pensieri. C’era chi sorrideva, chi salutava, chi cantava, chi saltellava, chi correva in ogni dove, e soprattutto c’era volava. Tutto era gioioso intorno, ogni cosa si muoveva e vibrava di vita felice. Solo lui, povero bruchino, non riusciva quasi più a muovere il suo corpo, non aveva mai avuto voce, né poteva muoversi veloce come gli altri, ma soprattutto, non sapeva cosa volesse dire volare. Ogni suo passaggio da una foglia all’altra gli pareva un lungo stanco e infinito viaggio. [...]
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Messa in voce di Gaetano Marino
Un parpaglione variopinto e vagabondo andava, una sera, discorrendo nel buio, quando vide in lontananza un lumicino. Subito drizzò le ali in quella direzione, e quando giunse vicino alla fiamma si mise a ruo-tarle agilmente intorno guardandola con grande meraviglia. Com'era bella!Non contento di ammirarla, il parpaglione si mise in testa di fare con lei quello che faceva di solito coi fiori odorosi: si allontanò, si voltò, e puntando coraggiosamente il volo verso la fiamma le passò sopra sfiorandola.
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
L’aspide è un serpentello pericolosissimo per il suo veleno mortale. Al morso dell’aspide non c’è altro rimedio che di tagliare subito le parti morsicate. Eppure, questo pestifero animale ha un tale desiderio di compagnia che si muove sempre insieme a qualcuno della sua specie, maschio o femmina che sia.
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Messa in voce di Gaetano Marino
Una talpa, sottoterra, passeggiava per le lunghe gallerie che la sua famiglia aveva scavato e ripulito in tanti anni di lavoro. Andava avanti e indietro, saliva ai piani superiori, scendeva nelle cantine come se avesse avuto una vista buonissima; invece, come tutte le talpe, aveva gli occhi molto piccoli e poca vista.
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Messa in voce di Gaetano Marino
Ogni volta che andava a caccia d'anatre, il nobile falcone si arrabbiava. Quelle anatre riuscivano quasi sempre a beffarlo, tuffandosi sott'acqua proprio all'ultimo momento, e restando sommerse più di quanto lui potesse rimanere sospeso in aria ad aspettarle.Anche quella mattina il falcone decise di ritentare.
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Messa in voce di Gaetano Marino
Siamo liberi! Siamo liberi! - gridarono un giorno i tordi, vedendo che l'uomo aveva catturato la civetta.Ora la civetta non ci fa più paura. Ora dormiremo tranquilli. -La civetta, infatti, era caduta in un'imboscata, e l'uomo l'aveva rinchiusa in gabbia.Andiamo a vedere la civetta in prigione - dicevano i tordi volando e cantando intorno alla gabbia della loro avversaria. -
Messa in voce di Gaetano Marino
Un giorno una giovane scimmia, saltando di ramo in ramo, vide un nido pieno di piccoli uccelli. Tutta contenta si avvicinò ed allungò una mano per prenderli; ma quelli, sapendo già volare, fuggirono via lasciando nel nido soltanto il più piccolo.Allegra come una pasqua la scimmietta tornò a casa con l'uccellino; e tanto gli piaceva che cominciò ad accarezzarlo, a baciarlo, a stringer-selo al petto. Sua madre la guardava senza dir nulla.
Com'è carino! - gridava la scimmietta. - Gli voglio tanto bene! -E seguitò a baciarlo ed a stringerselo a sé, finché gli tolse la vita. Questa favola, è detta per quelli che non sanno castigare i propri figli. -
Messa in voce di Gaetano Marino
Quando ritornò nel nido, con un piccolo verme in bocca, il cardellino non trovò più i suoi figlioli. Qualcuno, durante la sua assenza, li aveva rubati.Il cardellino incominciò a cercarli dappertutto, piangendo e gridando; tutta la selva risuonava dei suoi disperati richiami, ma nessuno gli rispondeva.Un giorno un fringuello gli disse:
Mi pare di aver visto i tuoi figlioli sulla casa del contadino.Il cardellino partì, pieno di speranza, e in breve tempo arrivò alla casa del contadino. Si posò sul tetto: non c'era nessuno. Scese sull'aia: era deserta. -
Messa in voce di Gaetano Marino
Il cigno piegò il flessuoso collo verso l'acqua e si specchiò a lungo. Allora capi la ragione della sua stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare come d'inverno: con assoluta certezza egli seppe che la sua ora era suonata e che bisognava prepararsi a morire.Le sue piume erano ancora bianche come il primo giorno della sua vita. Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza macchiare la sua veste immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in bellezza la sua vicenda.Alzando il bel collo, si diresse lento e solenne sotto ad un salice, dov'era solito riposarsi durante la calura. Era già sera. Il tramonto tingeva di porpora e di viola l'acqua del lago.E nel grande silenzio che già scendeva tutto intorno, il cigno incominciò a cantare.Mai aveva trovato, prima di allora, accenti così pieni d'amore per tutta la natura, per la bellezza del cielo, dell'acqua e della terra. Il suo canto dolcissimo si sparse nell'aria, velato appena di nostalgia, finché piano piano si spense, insieme all'ultima luce dell'orizzonte.
È il cigno - dissero commossi i pesci, gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - è il cigno che muore. -
Messa in voce di Gaetano Marino
Un ragno, dopo avere esplorato tutta la casa, di fuori e di dentro, pensò di rintanarsi nel buco della serratura.Che rifugio ideale! Chi lo avrebbe mai scoperto, li dentro?Lui, invece, affacciandosi sull'orlo della toppa, avrebbe potuto guardare dappertutto senza correre alcun rischio.Lassù diceva fra sé, sbirciando la soglia di pietra tenderò una rete per le mosche; quaggiù aggiungeva scrutando lo scalino ne tenderò un'altra per i bruchi; qui, vicino al battente dell'uscio, farò una piccola trappola per le zanzare.Il ragno gongolava. Il buco della serratura gli dava una sicurezza nuova, straordinaria; cosi stretto, buio, foderato di ferro, gli sembrava più inattaccabile di una fortezza, più sicuro di qualsiasi armatura.Mentre si crogiolava in questi pensieri, gli giunse all'orecchio un rumore di passi: allora, prudente, si ritirò in fondo al suo rifugio. Qualcuno stava per entrare in casa; una chiave tintinnò, s'infilò nel buco della serratura e lo schiacciò.
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Messa in voce di Gaetano Marino
Una volpe stava mangiando, quando passò un elegante ermellino. - Vuoi favorire? - disse la volpe ormai sazia. Grazie, - rispose l'ermellino - ho già mangiato. -
Ah, ah! - rise la volpe. - Voialtri ermellini siete gli animali più modesti del mondo. Mangiate solo una volta al giorno, e preferite digiunare piuttosto che sporcarvi il vestito. -In quel mentre arrivarono dei cacciatori. La volpe, svelta come un lampo, si rintanò sotto terra, e l'ermellino, non meno veloce della volpe, corse verso la sua tana.Ma il sole aveva sciolto la neve e la tana era diventata un pantano.Il candido ermellino, per non strisciare nel fango, si fermò titubante. E i cacciatori lo colpirono a morte.La moderazione frena tutti i vizi, tanto che l’ermellino preferisce morire, piuttosto che macchiare la sua purezza. -
Messa in voce di Gaetano Marino
Un toro in libertà faceva strage fra le mandrie e gli armenti. I pastori non avevano più coraggio di portare al pascolo gli animali, per via di quel selvaggio bestione che arrivava all'improvviso, caricando a testa bassa, per infilzare con le corna tutto ciò che incontrava.I pastori, però, sapevano che il toro odiava il colore rosso; e quindi, un giorno, decisero di tendergli un tranello.Fasciarono di stoffa rossa il grosso tronco di un albero e poi si nascosero.Il toro, soffiando dalle narici, non si fece attendere molto.Vedendo quel tronco rosso, abbassò la testa partendo alla carica, e con un gran fracasso inchiodò le corna nell'albero, restandovi prigioniero. Così i pastori lo uccisero.
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Una volpe affamata capitò, un giorno, sotto un albero dove s'era posato un branco di gazze rumorose.La volpe, nascosta, incominciò ad osservarle, e si accorse che quegli uccelli erano sempre in cerca di cibo e non avevan paura di posarsi e di beccare nemmeno sulle carcasse degli animali. Proviamo disse fra sé la volpe.Piano piano, senza farsi sentire, si mise lunga distesa, restando immobile, a bocca aperta, come se fosse morta.Dopo un po' una gazza la vide e subito si buttò giù dall'albero.Si avvicinò alla volpe, e, credendola morta, incominciò a beccarle la lingua.Cosi lasciò la testa nella bocca della volpe come in una tagliola.
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Una volpe era caduta in un pozzo e non poteva più uscirne. Un caprone assetato viene allo stesso pozzo guarda dentro e la vede: - E' buona quest'acqua? Era la fortuna inattesa. - Se è buona! Scendi giù, amico mio! Scendi: è una delizia!E quello stordito si caccia giù e beve sino a saziarsene. Quando ebbe bevuto, si guardò intorno. - E ora come si fa a risalire?
Già, è un affaraccio; ma c'è un modo di salvare te e me. Guarda: tu appoggi i piedi davanti, così, in alto, contro il muro, e rizzi le corna; io m'arrampico e poi ti tiro su. Va bene? - Facciamo pure così rispose quel bonaccione; e così fece.La volpe, saltando lesta lungo le gambe, le spalle e le corna del suo compagno, si trovò subito al collo del pozzo; e già se ne andava.Ohé, - gridò il malcapitato - te ne vai? E così mi tradisci?La volpe si rivoltò verso di lui : - Se tu avessi tanti ragionamenti nella testa quanti hai peli sotto il mento non saresti sceso giù, prima d'aver pensato al modo di risalire. -
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Il contadino parti, dopo aver chiuso la porta del cortile.Sperava di ritornare presto, ma i giorni passavano senza che lui si facesse vedere.Gli animali del cortile avevano fame e sete; perfino il gallo non cantava più.Stavano tutti immobili, per non consumare le forze, sotto l'ombra di una pianta.Soltanto il pavone, anche quel giorno, si levò barcollando sulle zampe, apri a ventaglio la sua grande e variopinta coda, e incominciò a passeggiare avanti e indietro.
Mamma - domandò una magra gallinella alla chioccia - perché il pavone fa la ruota tutti i giorni? -Perché è vanesio, figlia mia; e l'ambizione è un vizio che scompare soltanto con la morte -
Adattamento messa in voce di Gaetano Marino
Un famoso re era conosciuto per la sua saggezza e bontà. Ma ahimè, l’invidia d’altri re gli aveva creato intorno molti nemici, assassini, crudeli e spietati. Le gru, sue fedeli e leali guardie da sempre, stavano in pensiero per lui. Era la notte che dava più pensieri, specialmente quando le difese apparivano più deboli nell’oscurità, e i nemici potevano entrare di nascosto a palazzo.— Che fare? — si domandarono le gru. — I soldati, invece di fare la guardia, si addormentano; sui cani, sempre a caccia e sempre stanchi, non c'è da fare alcun affidamento. Dunque, tocca a noi, le fedeli gru, sorvegliare il palazzo e far dormire al nostro re sonni tranquilli e sicuri.E così le fedeli gru decisero di trasformarsi in sentinelle: si divisero in gruppi, e distribuirono in gruppi i vari turni di guardia, assegnando a ciascuna gru una zona d’intorno al castello.Il gruppo più numeroso si distribuì lungo il grande prato che circondava il palazzo dove il re alloggiava con i suoi cari; un altro gruppo si mise davanti alle tante porte d’ingresso; un terzo, infine, decise di stabilirsi nella camera del re per sorvegliarlo a vista.— È se ci prende il sonno? — domandarono alcune.— Contro il sonno — rispose la gru più anziana — prenderemo tutte un sasso dello stagno, lo stringeremo forte con un piede, che terremo alzato quando stiamo ferme. Se qualcuna di noi si dovesse addormentare, il sasso le cadrebbe per terra e col suo rumore la sveglierebbe.Da quel giorno, le gru stando ferme su una gamba fanno la guardia al re. E nessuna, ancora, ha lasciato cadere il suo sasso.
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