Episódios

  • Questa è la storia di nonna Anna, e delle due bambine di cui si prende cura ormai da sette anni. Ma è una storia diversa dalle altre raccontate in questo podcast. O meglio, diverso è l’epilogo, anche se il drammatico contesto è sempre quello: donne che vivono per anni immerse in continue violenze e vessazioni fino a cercare disperatamente di fuggire, senza riuscirci. E pagano il loro bisogno di libertà con la morte, o, come in questo caso ribaltato, con un gesto estremo, l’omicidio. Sì, perché in questa storia Michela, figlia di Anna, arriva a uccidere il marito pur di provare a rifarsi una vita; ma è chiaro che è impossibile rifarsi una vita dopo un atto del genere. E così, in un modo o nell’altro, sono i figli e le figlie che restano a pagare il prezzo più alto di queste relazioni violente.

  • "Sono cose che quando si sentono si pensa 'Ma come si fa? A me non succederà mai'. E invece succede. E' la realtà". A parlare in questo episodio è Massimo di Pietro, figlio di Alessandra Maffezzoli, maestra elementare molto amata, uccisa dall'ex compagno l'8 settembre del 2016 a Pastrengo, quando Massimo aveva solo 17 anni e suo fratello Alberto 18. Una tragedia inimmaginabile che lo ha colto nel pieno dell'adolescenza, lasciandogli un segno indelebile. Ma una tragedia - ricordiamolo - che non è così unica perché in Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni.C'è tanta rabbia in Massimo ancora, verso l'assassino che ha tolto la vita a sua madre in modo crudele e assurdo, ma anche verso le istituzioni, che lo hanno condannato ad appena 15 anni dopo un processo che Massimo ha dovuto seguire udienza dopo udienza senza supporto da parte di nessuno. 15 anni che per buona condotta possono essere ridotti a 12, per Massimo non c'è pace: "Così poco valeva la vita di mia madre? Così poco vale la vita di una donna?"

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  • Questo episodio è particolare. Non racconta di mariti che uccidono le mogli pensando di avere diritto di vita e di morte sulle proprie donne, racconta di una società intera che ritiene di dover “rimettere al proprio posto” una donna perché di indole libera, intraprendente e capace. E’ la storia di Maria Chindamo, fatta sparire dalla ndrangheta dopo la separazione dal marito (suicida) e di cui non si è mai più ritrovato il corpo. La racconta il fratello Vincenzo che ha preso in carico i tre figli della donna, crescendoli nella propria famiglia senza l’aiuto di nessuno, né dello Stato, né dei parenti paterni. E che continua a lottare per fare luce sulla morte della sorella perché, come dice lui stesso “Un tribunale clandestino ha deciso che Maria non doveva scegliere liberamente chi essere, non doveva scegliere liberamente chi amare, e non doveva scegliere che lavoro fare. Questo tribunale clandestino ha accusato Maria di libertà, l'ha condannata a morte e ha eseguito la pena”.

  • La madre che lo tiene sulle ginocchia mentre suona il pianoforte è il ricordo più dolce che resta a Domenico Romeo, figlio di Tiziana Marra, uccisa il 4 settembre del 2003 a Siderno, davanti agli occhi dei due figli. Una storia di soprusi vissuti fin dalla nascita “Le violenze da quando ricordo ci sono sempre state, ma da bambino uno non si rende conto, pensa che siano una cosa normale…. i piatti che volano, i lividi, la paura…” Il padre di Domenico è un rinomato imprenditore della zona e la moglie non lo denuncerà mai per non rovinargli la reputazione. La reputazione, la cosa più importante. Fino al giorno in cui sarà troppo tardi. Difronte alla volontà della moglie di separarsi l'uomo le spara tre colpi di pistola, davanti a Domenico, che ha appena 12 anni. “Vedere la propria madre morta, davanti ai propri occhi, uccisa dal padre, con il terrore di fare la stessa fine, è qualcosa che non si può raccontare…”
    Domenico ha dovuto fare un lunghissimo percorso di recupero psicologico. La furia del padre non si è presa anche la sua vita, ma si è presa tutto il resto. Oggi finalmente può tirare le somme di quello che è, nonostante l'accaduto, perché "purtroppo il passato non si può cancellare, ma il presente è qualcosa che ancora si può scrivere".

  • In questo episodio è nonna Adriana a parlare, a 6 anni dalla morte della figlia Stefania, uccisa dal marito il 19 ottobre 2016 a Sant'Antimo, a soli 28 anni.
    Perché quando avviene un femminicidio la vita di tutta la famiglia è distrutta. "Nella tragedia il nostro primo pensiero è stato quello dei bimbi, il piccolo aveva solo 19 mesi e il grande 4 anni", racconta Adriana Esposito. Lei e il marito Luigi Formicola si sono trovati così dall'oggi al domani a prendere in carico i piccoli "Non sapevamo cosa fare, avevamo paura che gli assistenti sociali ce li portassero via" Un percorso a ostacoli che la coppia ha portato avanti con coraggio e dedizione, non smettendo mai di denunciare quello che è successo alla figlia "Stefania è stata annientata prima dentro, poco a poco, si è spenta come persona e non era più capace di reagire, persino i suoi occhi avevano cambiato colore. Eppure lei sapeva che sarebbe stata uccisa".
    RESPIRO è un podcast ideato da Terre des Hommes e scritto da Roberta Lippi, nel quadro dell'omonimo progetto per la presa in carico degli orfani di femminicidio, selezionato da Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

  • Cosa succede ai figli delle donne vittime di #femminicidio? Chi si prende cura di loro? Cosa rimane quando si spengono i riflettori sulla tragedia che ha sconvolto la loro vita in un istante?
    A raccontare la sua storia di violenza e riscatto in questo primo episodio è Giuseppe Delmonte, rimasto orfano il 26 luglio del 1997, quando sua madre Olga è stata uccisa per strada a colpi d'ascia dall'ex marito e padre di Giuseppe.
    Lui aveva 18 anni “Quando perdi tua mamma così sei condannato all’ergastolo del dolore…. il tuo mondo crolla in un istante" Per 25 anni Giuseppe non è riuscito a parlarne con nessuno, nessuno lo ha aiutato, solo 5 anni fa grazie a un bravo psicologo - che ha dovuto pagare di tasca sua - è riuscito a rielaborare l'accaduto. Oggi Giuseppe è un affermato strumentista di sala operatoria ​"Il mio lavoro mi ha salvato - dice - ma non per tutti è così, il mio grido è perché si intervenga subito, gli orfani hanno bisogno di un supporto immediato"
    RESPIRO è un podcast ideato da Terre des Hommes e scritto da Roberta Lippi, nel quadro dell'omonimo progetto, selezionato da Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.​

  • RESPIRO è un podcast ideato da Terre des Hommes e scritto da Roberta Lippi, che ci conduce attraverso sei storie di orfani di femminicidio e delle famiglie che si sono prese cura di loro dopo la tragedia. Perché quando una donna viene uccisa dal proprio compagno o marito lascia dietro di sé molto dolore e spesso anche dei figli, il cui mondo si stravolge all’improvviso. Queste bambine e bambini diventano, loro malgrado, orfani “speciali” perché hanno perso la mamma e il papà, suicida o in carcere, e anche la capacità di sognare una vita felice.
    Quando si spengono i riflettori sul drammatico fatto di cronaca, chi resta deve affrontare un lungo calvario, psicologico, legale e spesso anche economico per ritrovare una qualche forma di normalità.

    RESPIRO è un podcast realizzato nel quadro del progetto omonimo, promosso dalla cooperativa Irene ’95 in partenariato con: Az. Ospedaliera Giovanni XXIII di Bari, Centro Famiglie Catania, Cestrim, CISMAI, CIPM Sardegna, Consorzio CO.RE, Progetto Sirio, Save The Children, Terre des Hommes, Thamaia, Koinos, Sinapsi e selezionato da Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
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