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LA COSTITUZIONE TUTELA GLI ANIMALI, QUINDI NON L'UOMO
Sarà ancora possibile abbattere un animale se fosse l'unico modo per salvare la vita di una persona?
di Francesca Romana Poleggi
Scrivendo in modo critico dell'animalismo e dell'anti-specismo non vorrei essere accusata di avere un cuore arido e insensibile nei confronti degli animali e dell'ambiente. Allora ci tengo a precisare che sono convinta che ogni essere umano degno di tale qualifica debba amare e rispettare gli animali e il creato (meglio di "ambiente") e mi permetto di condividere con i lettori la foto mio amatissimo e bellissimo Gattuccio. È morto alcuni anni fa, ma ancora ne sento molto la mancanza.
L'8 febbraio 2022 Il Parlamento ha varato la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione. L'art. 9, tra i «Principi fondamentali», «tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico della Nazione». Ora si aggiunge: «La Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». Quindi, gli animali, gli ecosistemi e la biodiversità diventano "valori" costituzionalmente garantiti.
L'art. 41 recitava: «L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Ora dopo «danno» si aggiunge «alla salute, all'ambiente», che quindi vengono anteposti alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Il secondo comma pone limiti alla libertà economica privata dicendo: «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». Ora si aggiunge alla fine «e ambientali".
IL GORILLA DELLO ZOO DI CINCINNATI
È questo il compimento di un percorso: di ambiente ed ecosistema si parla già nel nuovo testo dell'art. 117 che ripartisce il potere legislativo fra Stato e Regioni. E la Corte costituzionale da una trentina d'anni ha lavorato sul concetto di "paesaggio", fino a trasformarlo in "ambiente", bene unitario, che va salvaguardato nella sua interezza.
Alla luce di quanto sopra, l'insigne giurista Francesco Mario Agnoli si chiede se si chiuda così la bocca agli ambientalisti che di solito protestano contro le pale eoliche e i pannelli solari che deturpano il "paesaggio".
Inoltre, Tommaso Scandroglio, su La Nuova Bussola Quotidiana, stigmatizza l'anteposizione della tutela della salute e dell'ambiente rispetto alla tutela della dignità umana. «Dovrebbe essere l'opposto perché è il riferimento alla dignità della persona a costituire il paradigma che orienta il nostro agire morale. Un'azione è buona o malvagia a seconda che sia in accordo o disaccordo con la dignità umana, questo è il principio fondamentale della morale naturale. In tal senso io posso lecitamente arrecare un danno ambientale se è di vantaggio per la dignità personale. Ad esempio, sarebbe bene radere al suolo un intero bosco se fosse l'unico modo per salvare la vita di una persona».
Invece, nel 2016 quando un gorilla dello zoo di Cincinnati è stato abbattuto per salvare un bambino caduto nel recinto, il web si è indignato e i genitori sono finiti sotto processo. E di storie analoghe ce ne sono parecchie.
D'ora in poi, dunque, le leggi del Parlamento dovranno tutelare gli animali tanto quanto le persone.
NESSUN DIRITTO SENZA DOVERI
Chissà se verrà data loro anche la "capacità giuridica", cioè la capacità di avere diritti e doveri, che finora appartiene solo agli esseri umani (art. 1 cod. civ.). In Spagna ed in alcuni Stati federati americani ci provano da tempo.
Ma poiché non possono esserci diritti senza doveri (il dovere è il comportamento che consente la realizzazione dei diritti altrui), come potrà un animale essere tenuto ad adempiere i suoi doveri? Sarà un "soggetto" dotato di soli diritti?
Lo stesso art. 1 del codice civile, riconosce in qualche modo anche la capacità giuridica del concepito: la qualcosa è stata in mille modi aggirata e calpestata con la legalizzazione dell'aborto e della fecondazione artificiale. Il concepito, quindi, è di fatto considerato un "sub-umano" perché non ha diritto di vivere. Invece gli animali potranno essere considerati come persone?
La risposta già si sa, visto che le leggi (in Italia e all'estero) tutelano i cuccioli di cani, gatti e animali da allevamento molto di più dei cuccioli d'uomo.
Bisogna fare molta attenzione nel voler mettere gli animali allo stesso livello delle persone, perché in tal modo non si eleva la loro dignità, ma si abbassa quella della persona, che così, come un qualsiasi animale, diventa un oggetto disponibile, che si può comprare, vendere, manipolare, sopprimere in base all'utilità che ne può trarre il più forte. Così già è, se si pensa all'aborto alla fecondazione artificiale, all'ingegneria genetica o all'eutanasia.
Il grande G. K. Chesterton, in The Thing (del 1939) aveva parlato del ‘comunismo cosmico'. Una nuova ideologia che, affermando l'indifferenza tra il corpo umano e quello animale, si esprimeva «lasciando che un uomo muoia come un cane e pensando che la morte di un cane sia più patetica di quella di un uomo». Dai tempi di Chesterton ad oggi, riforma costituzionale compresa, l'umanizzazione degli animali prosegue inesorabile.
Ma all'umanizzazione dell'animale corrisponde la bestializzazione dell'uomo. E chi ne fa le spese è la porzione di umanità più fragile e indifesa. L'idea secondo la quale "l'uomo non è che un animale" vuol dire che siamo solo una specie tra gli animali della foresta, dove vale la legge del più forte. Se animali ci definiamo, come animali agiremo. -
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MODIFICARE LA COSTITUZIONE PER TUTELARE GLI ANIMALI E L'AMBIENTE... A SCAPITO DEGLI UOMINI? di Giuliano Guzzo
Grande giubilo, nei giorni scorsi, per l'approvazione di una proposta di legge costituzionale volta ad inserire nella nostra Carta due solenni tutele: quella degli animali e quella dell'ambiente. Il testo approvato impegna infatti la Repubblica italiana alla «tutela» di «ambiente, biodiversità ed ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni», stabilendo altresì per lo Stato il compito di disciplinare «i modi e le forme di tutela degli animali».
Come prevedibile, questo atto legislativo ha allietato gli animi di molti. Per esempio, l'ex Ministro all'Istruzione Lucia Azzolina, ha condiviso la sua gioia sui social scrivendo che «finalmente è stata conferita dignità costituzionale ai nostri cari amici animali. Possiamo esserne tutti felici». «Si è anche dato un segnale importante alle giovani generazioni», ha aggiunto, spiegando che la «Terra non è una nostra proprietà privata, appartiene a tutti e va rispettata» e che «poche parole nuove nella Costituzione hanno aperto la strada ad un modello culturale nuovo». [...]
VIVA GLI ANIMALI, ABBASSO L'UOMO
Però, come si suol dire, c'è un però: e il concepito? Che ne è del nascituro? Perché [...] non ci si può dimenticare che, se di vita vogliamo parlare, quella più indifesa è bistrattata, e non da oggi, è una: quella dell'essere umano nel grembo materno.
In realtà, la questione non riguarda neppure solo il concepito, ma l'uomo in generale. Torna in mente, su questo, quanto ebbe a dire, nel maggio 2016, Papa Francesco, criticando apertamente «chi ama cani e gatti e ignora le sofferenze dei vicini». In effetti, la storia è costellata di esempi di un animalismo privo o comunque scarso di compassione umana. Nei tempi antichi, per esempio, non risulta che il filosofo Plutarco abbia mai avuto da ridire sulla schiavitù - pratica certo non rispettosa della dignità umana e a suoi tempi diffusissima - mentre invece tuonò senza pietà contro i cittadini facoltosi, colpevoli di mangiare carne animale: «Che crudeltà! E' terribile vedere imbandite le mense dei ricchi, che usano i cuochi, professionisti o semplici cucinieri, come acconciatori di cadaveri».
Lo stesso Friedrich Nietzsche, per passare a epoche meno remote e più vicine alla nostra, una volta ebbe - com'è noto - pietà per le pene d'un cavallo, ma non pare coltivasse grande simpatia per gli umani poco prestanti: «I deboli e in malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore gli uomini [...] Che cos'è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli».
IL CICLONE ZAPATERO IN SPAGNA
Tra gli amanti degli animali, venendo ai nostri anni, si segnala anche José Luis Zapatero, durante il cui governo il Parlamento spagnolo, il 25 giugno 2008, approvò Gran Simios, un progetto con cui s'è deciso che i grandi primati - oranghi, gorilla, scimpanzé - hanno alcuni diritti umani.
All'attenzione verso gli animali, pure in questo caso, non è però seguita quella verso l'uomo, se si considera la parallela entrata in vigore - sotto Zapatero - di una nuova legge che ha consentito alle donne di età superiore ai 16 anni l'aborto entro le prime 14 settimane di gestazione senza l'obbligo di motivare in alcun modo la scelta.
Ecco che allora, alla luce di simili precedenti, vien spontaneo temere che anche la svolta legislativa green, per così dire, della Costituzione italiana, possa essere accompagnata non solo da scarsa attenzione verso l'uomo, ma addirittura da disprezzo nei confronti del nascituro, per abortire il quale i metodi chimici, grazie a pillole e preparati, vanno proprio in questi anni moltiplicandosi. Il che, oltre che paradossale e ingiusto, risulta anche grottesco dal momento che sono proprio i bambini di oggi coloro i quali saranno, domani, chiamati a prendersi cura dell'ambiente e degli animali. E se non loro, infatti, chi?
Sarebbe bello condividere questo interrogativo con gli ideologi di certo ambientalismo estremo. Chissà che costoro non riescano a comprendere la natura contraddittoria di tante loro battaglie. Mai dire mai -
Manglende episoder?
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GLI ANIMALI HANNO GLI STESSI DIRITTI DEGLI UOMINI? di Raffaella Frullone
Domenica scorsa gli animalisti milanesi si sono ritrovati in piazzale Cuoco, all'esterno del Circo Orfei, per protestare contro l'utilizzo degli animali nei circhi. Il sit in si è svolto praticamente in contemporanea con lo spettacolo: gli attivisti si sono presentati con megafoni e cartelli, su uno c'era la fotografia che mostrava un elefante in catene e la scritta «lo trovi divertente?». Con loro Luigi Piccirillo, consigliere regionale lombardo del Movimento 5 Stelle, che si prepara a presentare una mozione sul tema e che su Facebook ha commentato così: «Nei pochi minuti di spettacolo in pista vengono nascosti i quotidiani, faticosi e umilianti momenti dell'addestramento; volti a piegare l'animale alla volontà dell'uomo che li costringe ad esibirsi in quanto di più lontano dalle caratteristiche etologiche».
GLI ANIMALI HANNO DIRITTI?
Lo stesso giorno moriva a 75 anni il filosofo Roger Scruton, tra i più autorevoli esponenti del pensiero conservatore di matrice anglosassone dell'ultimo mezzo secolo, protagonista del dibattito culturale nel mondo di lingua inglese e non solo. Un cristiano anglicano, che in un'intervista disse: «Sono sempre stato attratto dalla Chiesa cattolica per il suo rispetto per la tradizione, per la continuità apostolica che rappresenta e per i suoi tentativi di infondere sacramenti nella vita ordinaria». Tra i temi di cui l'eclettico Scruton si è occupato non ultimo è stato quello condensato in un libro uscito anche in italiano, dal titolo "Gli animali hanno diritti?" (Raffaello Cortina). Ecco alcuni estratti:
«I partigiani della "liberazione degli animali" hanno enfatizzato e reiterato il punto che gli animali soffrono quanto noi: provano dolore e paura, sentono fame e freddo e quindi, come sostiene Peter Singer, hanno "interessi" che formano, o dovrebbero formare, parte della questione morale Anche se ciò è vero è comunque solo una parte della verità» [...] Dobbiamo comunque fare tre distinzioni e precisamente tra:
1) infliggere deliberatamente dolore fine a se stesso e in modo da poter godere dello spettacolo della sofferenza;
2) infliggere deliberatamente dolore in modo da raggiungere un altro scopo, per ottenere il quale il dolore è un mezzo necessario;
3) la scelta deliberata di agire in un modo del quale il dolore è un sottoprodotto inevitabile, ma non voluto. [...]
ANCHE LA CORRIDA È ETICAMENTE CORRETTA
Devono essere condannati senza appello i combattimenti fra cani e fra cani e orsi, poiché comportano una sofferenza deliberatamente inflitta, fine a se stessa e con l'obiettivo di godere del risultato. Tuttavia non tutto il dolore inflitto deve essere paragonato in questi casi. Gli animali non possono essere addestrati senza una punizione occasionale, che deve essere dolorosa per ottenere l'effetto voluto, ma che non è inflitta per provocare sofferenza fine a se stessa bensì per ottenere il risultato desiderato: se fosse possibile ottenerlo senza dolore sarebbe allora giusto scegliere la maniera che non lo comporta. Però nel momento in cui l'addestramento di un cavallo o di un cane risulti migliore con un sistema punitivo, infliggergli qualunque forma di dolore sia necessaria a tal fine non è crudeltà, ma gentilezza».
Scruton arriva a parlare della corrida di cui dice: «Potrebbe essere condannata ipso facto solo se l'interesse degli spettatori fosse crudele e sadico, e bisognerebbe chiedersi se, in generale, i tori vivano meglio in una società che pone fine alla loro vita in un'arena o in una società dove non sono utili se non come carne di manzo».
Scritte nel 1996 (titolo originale Animal Rights and Wrongs) come verrebbero accolte le sue parole oggi? Passerebbero il vaglio del politicamente corretto che inneggia alla libertà solo quando non si infrangono certi tabù?
Nota di BastaBugie: per approfondire il motivo per cui la corrida non è contraria alla morale, si possono leggere i due articoli seguenti.
LA CORRIDA: STUPENDA TRADIZIONE LEGATA ALLA PASQUA
In Spagna ognuna delle 400 Plaza de Tores ha una cappella dove il torero riceve la benedizione dal prete prima di entrare nell'arena
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3024
UNA DECINA D'ANNI FA LA PRIMA TORERA ITALIANA
Eva Florencia ha affermato: ''Il torero ama il suo toro''
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3120
EUTANASIA PER ANIMALI NO, MA PER GLI UOMINI SÌ
Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "Il paradosso: eutanasia per animali no, ma per gli uomini sì" parla della dichiarazione del governatore della California, il democratico Gavin Newsom, di voler porre fine all'eutanasia praticata nei rifugi per animali. Nessuna preoccupazione, invece, per gli esseri umani, in uno Stato in cui il suicidio assistito è legale da anni. Uno strabismo etico che purtroppo, lungi dall'essere un fulmine a ciel sereno, ha radici lontane.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 gennaio 2020:
Basta eutanasia per gli animali, è una vergogna; per gli umani, invece, va benissimo, anzi già che ci siamo incoraggiamola. Certo, messa così la cosa può apparire una provocazione, eppure è precisamente in questa sconvolgente contraddizione che sta finendo lo Stato americano della California, il cui governatore, il democratico Gavin Newsom, in una conferenza stampa dei giorni scorsi - secondo quanto conferma la testata Sacramento Bee - ha dichiarato di voler porre fine all'eutanasia praticata nei rifugi per animali.
«Dobbiamo diventare uno Stato "no-kill"», sono state le parole esatte di Newsom, il quale, con l'occasione, ha pure annunciato uno stanziamento una tantum di 50 milioni di dollari a supporto di un programma per rifugi per animali. Il che, beninteso, è del tutto in linea con la politica del governatore della California, che già nell'ottobre 2019, firmando la AB44, una delle leggi più stringenti a difesa dei diritti degli animali, aveva fatto del suo Stato il primo in cui, a partire dal 2023, sarà vietata la vendita e la produzione di nuovi prodotti di pelliccia animale.
Dunque, tutto bene? Non proprio. Infatti, nella California che si vuole "no-kill" verso gli animali, analogo impegno non vale nei confronti degli esseri umani. «Ironia della sorte», ha notato in tal senso National Review, «mentre il governatore lavora per salvare gli animali dalla morte, la California non solo ha legalizzato il suicidio assistito, ma consente anche di incoraggiare il suicidio ai malati terminali». Il riferimento è all'Assembly Bill n. 282, che in buona sostanza stabilisce che se qualcuno - poniamo un familiare in attesa di eredità, un caregiver esausto, un tifoso della «dolce morte» o addirittura un medico o un' infermiera - si rende persuasore e aiuta attivamente una persona morente a farla finita, ebbene costui - fa osservare sempre National Review - non è punibile.
Un paradosso? Certo che lo è. Ma non una novità. Esiste difatti un filone culturale consolidato che dimostra ampiamente come alla cura verso gli animali non corrisponda sempre, per usare un eufemismo, rispetto verso la vita. Si pensi al filosofo Friedrich Nietzsche, il quale una volta ebbe - com'è noto - pietà per le pene d'un cavallo, eppure non riservava grande rispetto verso gli uomini poco prestanti. «I deboli e i malriusciti devono perire», scrisse infatti Nietzsche ne L'Anticristo, subito aggiungendo: «Questo è il principio del nostro amore gli uomini [...]. Che cos'è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli».
Analogamente, per venire ai giorni nostri, il celebre oncologo Umberto Veronesi, scomparso nel 2016, da un lato era favorevole alla legalizzazione di droghe leggere, aborto, eutanasia e provetta, dall'altro, oltre a dichiararsi vegetariano convinto, giungeva ad essere - come scrisse nel suo La libertà della vita (Raffaello Cortina, 2006) - estimatore dell'intelletto e della spiritualità degli elefanti: «Se gli elefanti di cui parlava Montaigne potessero parlare, sarebbero quasi come noi... Magari ci racconterebbero i contenuti delle loro preghiere [...]. Probabilmente ne concluderebbero che non vi è alcuna ragione evolutiva che li induca necessariamente a credere».
Tutto questo per dire che lo strabismo etico di certo animalismo e del governatore della California - dove il suicidio assistito è legale da anni - non è affatto un fulmine a ciel sereno. Al contrario, non fa che confermare l'incapacità di certo animalismo di mettere a fuoco il fatto che battersi per il diritto alla vita di cani, gatti e non solo, per poi chiudere gli occhi dinnanzi alla vita umana più fragile non rende solo poco credibile chi sposa un simile atteggiamento. Danneggia e soprattutto impoverisce i concetti stessi di diritto e di umanità. -
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GLI ANIMALI DOMESTICI POSSONO COLMARE LA SOLITUDINE? di Giuliano Guzzo
«Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo, e poi dormiamo coi cani», canta Cesare Cremonini in Nessuno vuole essere Robin, evidenziando come i quadrupedi siano sempre più spesso, di fatto, chiamati a colmare solitudini. Neppure il creativo cantautore bolognese, però, avrebbe forse immaginato un legame tra possesso di animali domestici e scarsa frequenza ai luoghi di culto. Un dato sorprendente che non è stato riportato su qualche bollettino parrocchiale conservatore, bensì sul Journal for the Scientific Study of Religion, una rispettata rivista scientifica peer reviewed.
In breve, Samuel Perry, ricercatore dell'Università dell'Oklahoma e principale autore della ricerca, è partito da un dato: quello che registra come il 60 per cento degli americani abbia un animale domestico. Fatto questo, ha provato a verificare - cosa che mai era stata fatta prima - l'esistenza di un legame tra la religiosità e l'avere o non avere, appunto, cani e gatti. Ebbene, non senza sorpresa, attingendo al database della General Social Survey del 2018, egli ha constatato come esista una netta differenza tra chi non è religioso (o non si dichiara tale) e chi frequenta la chiesa assiduamente. Infatti, nel primo caso la media di animali domestici posseduti è risultata essere di due, nel secondo di 1.4.
SIAMO TUTTI PIÙ SOLI PERCHÉ SIAMO MENO RELIGIOSI
Una difformità non di poco, che deve aver messo in imbarazzo lo stesso Perry, il quale per tentare di spiegare quanto riscontrato ha subito avanzato due ipotesi. La prima riguarda una non meglio precisata personalità diversa, e quindi i diversi gusti, tra non religiosi e devoti; una seconda ipotesi, già più concreta, si basa sulla supposizione che chi possiede più animali avverta meno il bisogno di quella interazione umana che la partecipazione attiva a una comunità religiosa assicura.
Esiste però, anche se Perry non pare averla considerata, una terza spiegazione, per così dire, demografica e forse più lineare e convincente delle altre. Si allude all'evidenza, ampiamente riscontrata in numerosi Paesi, secondo cui le persone religiose hanno più figli delle altre. Ne consegue come sia difficile, per un padre di famiglia che abbia due o tre bambini, badare adeguatamente a più animali domestici: un cane o un gatto già bastano e avanzano. Ecco che allora, per dirla con Cremonini, il mondo in cui «dormiamo coi cani» è il mondo dove siamo tutti più soli. E siamo tutti più soli anche perché siamo meno religiosi o, se si preferisce, meno praticanti.
UNA SOCIETÀ SEMPRE MENO CRISTIANA E SEMPRE PIÙ ANIMALISTA
Viceversa, una società, come la nostra, dove gli animali domestici e non solo godono di sempre maggior attenzione e perfino ormai di «diritti» (dichiararsi cacciatore, oggi, è quasi un rischio), rischia di essere una società dove la fede è sempre più messa in secondo piano. Ma questo, ben prima dei sociologi, lo aveva compreso san Giovanni Maria Vianney, il quale un secolo e mezzo fa profeticamente denunciava: «Lasciate una parrocchia per vent'anni senza prete, vi si adoreranno le bestie».
Intendiamoci: il problema, in tutto questo ragionamento, non sono certo gli animali domestici né tantomeno lo è il miglior amico dell'uomo, come viene meritatamente chiamato il cane. Del resto, dal lupo di Gubbio ammansito da san Francesco all'orso che san Romedio, in Trentino, avrebbe addirittura cavalcato, la stessa storia dei santi è costellata di episodi in cui figurano degli animali, per giunta feroci e selvaggi, ma non per questo abbattuti in modo scriteriato, anzi.
Il punto qui è un altro, ed è quello di una società sempre meno cristiana e, al tempo stesso, sempre più animalista; un accostamento che finora era sempre suonato un po' provocatorio e molto semplicistico. Ebbene, ora sappiamo che così non è, e che l'avanzata della cultura animalista non si sa se sia una buona notizia per gli animali; ma di certo, ed è la cosa più rilevante, non lo è per la Chiesa. -
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CONSUMO DI CARNE UMANA AL POSTO DI QUELLA ANIMALE PER LIMITARE IL RISCALDAMENTO GLOBALE di Roberto De Mattei
La notizia, riportata da tutti i media nel mondo, è agghiacciante. Un professore svedese alla Stockholm School of Economics, Magnus Söderlund, ha detto, durante un programma televisivo, che il consumo di carne umana al posto di quella animale potrebbe rappresentare una proposta sostenibile per limitare il riscaldamento globale.
Secondo il ricercatore svedese, mangiare cadaveri umani anziché carne e verdure potrebbe essere la soluzione ideale al problema ambientale, perché questo consumo sostituirebbe l'industria della carne e l'agricoltura che, secondo molti ambientalisti, è in gran parte responsabile del "global warming".
L'assunzione di questo tipo di cibo, secondo Soderlund, "libererebbe" la civiltà da uno dei tabù più antichi dell'umanità: mangiare altri esseri viventi. "Oggi consumare il corpo di un cadavere significa oltraggiare in qualche modo il defunto", ha spiegato Soderlund. Domani potrebbe essere la soluzione ai nostri problemi. Quando gli è stato chiesto se fosse stato disposto a mangiare anche lui carne umana, Soderlund ha detto di essere aperto all'idea.
Il cannibalismo, o antropofagia, è forse la prima caratteristica che viene attribuita ai popoli primitivi. Non tutti i popoli primitivi sono cannibali, ma cannibali sono solo i selvaggi. Come meravigliarsi se il ritorno al tribalismo, sempre più diffuso tra gli ambientalisti, implica anche il cannibalismo?
L'antropofagia è la logica conseguenza della scelta indigenista che caratterizza la cultura postmoderna. Il Documento preparatorio al prossimo Sinodo sull'Amazzonia, imbevuto di indigenismo, insiste sulla necessità di riscoprire la saggezza ancestrale dei selvaggi, le loro tradizioni e i loro riti. Tra questi riti c'è il cannibalismo ancora oggi praticato da alcuni di questi popoli.
Gli yanomami dell'Amazzonia, per esempio, praticano il cannibalismo rituale: in un rituale funebre collettivo di carattere sacro, bruciano il cadavere di un parente morto e mangiano le ceneri delle sue ossa, poiché credono che nelle ossa risieda l'energia vitale del defunto, che in questo modo è reintegrato nel gruppo familiare. Allo stesso modo uno yanomami che uccide un avversario nel territorio nemico pratica questa forma di cannibalismo per purificarsi.
I missionari impiegarono secoli per estirpare queste aberrazioni, di cui rimangono poche sopravvivenze. La nuova missiologia non si propone di civilizzare i selvaggi, ma di imbarbarire i popoli civilizzati. È pazzesco, ma la saggezza dei selvaggi è il tema del prossimo Sinodo di ottobre in Vaticano.
Nota di BastaBugie: vogliamo ricordare un fatto storico emblematico che ci è tornato in mente leggendo l'articolo sopra riportato.
"Nel 1553 il primo vescovo del Brasile, Pedro Sardina, sbarcò in queste terre. Tre anni dopo, a sud di Alagoas, venne mangiato dagli indios Caeté." (tratto da: Eduardo Galeano, I figli dei giorni).
Si avete letto bene. Mangiato. Letteralmente. Anzi, fisicamente.
Per ricordare com'era la situazione americana prima dell'evangelizzazione dell'intero continente non si può che consigliare ancora una volta Apocalypto, lo stupendo film di Mel Gibson sui sacrifici umani dei Maia e degli altri popoli precolombiani.
Tutte le informazioni sul film e il trailer si possono vedere sul sito Film Garantiti al seguente link:
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=17 -
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I VEGANSEXUAL FANNO SESSO SOLO CON VEGANI di Andrea Zambrano
Fortuna che c'è Repubblica a tenerci aggiornati su tutte le perversioni contemporanee sennò come faremmo? Un interessante articolo di Marino Nola pubblicato ieri ci informa dell'esistenza dei vegansexual. Trattasi - nientemeno - di nuova tendenza del veganesimo che tende a prediligere i rapporti sessuali tra vegani e ad evitare coloro che mangiano carne. Ergo: salsicce e salamelle bandite dal talamo perché si tratta di una promiscuità molto grave che avrebbe anche delle giustificazioni, diciamo così, olfattive: i non vegani infatti, che poi sarebbero la quasi totalità della popolazione tranne quegli invasati dei vegani, emetterebbero degli strani odori.
Eh…certo, mangiando carne animale, tra cosciotti di pollo e prosciutti di suino, mangiano carcasse di animale. Dunque, in poche parole: puzzano. Che poi: si azzardassero e definire il ragù di nonna Silvana un cimitero di animali mentre lei è pronta a scolare le tagliatelle e a servirle in tavola fumiganti, vedi come le rincorrerebbe con il mestolo, queste frigide eretiche da tavola.
Eccoci al punto. L'eresia. Dall'articolo si scopre che questo movimento di vegansexual, non si sa quanto diffuso al mondo, in realtà non è altro che una riedizione riveduta e corretta di antiche eresie gnostiche dei primi secoli cristiani che consideravano la carne con disprezzo: Encratiti, Eustaziani, Priscilliani e quant'altro avevano la loro ragion d'essere nelle eresie che di fatto negavano l'incarnazione: negando il Dio che si fa carne, la carne è nemica dell'uomo. E pertanto alcuni di loro attribuivano al demonio l'uso di mangiare bistecche e cosciotti.
Fortuna che arrivò poi Sant'Agostino a rimettere le cose in chiaro e dare loro il matterello della pasta sfoglia in testa. Nola infatti ricorda che il vescovo di Ippona, nel suo libro sulle eresie, imputa proprio al veganesimo spinto dei Priscilliani l'incremento delle liti famigliari e delle separazioni causate dalle abitudini alimentari di questi strani coniugi. Ma in questo Agostino fu davvero un salvatore: bollando la stravaganza come eresia contribuì anche all'estinzione di questi invasati dell'insalata. Che oggi - seppur in forme diverse sono tornati, sempre però con lo stesso spirito gnostico e fondamentalmente anti umano.
Questa storia ci dimostra alcune cose interessanti: anzitutto che è merito della Chiesa cattolica, dei suoi vescovi e dei suoi Padri nei secoli se credenze, superstizioni e altre stupidaggini sono state debellate consegnando all'uomo un corretto, armonioso e razionale rapporto con il proprio corpo. E che dobbiamo dunque ringraziare i credenti in Cristo se oggi l'uomo non è ottenebrato da queste sciocchezze. Ma la storia ci insegna anche un'altra verità: oggi, che la fede è in crisi e spesso gli uomini di Chiesa non fanno il loro dovere di correzione degli errori, questi errori vengono propagati dopo essere stati ritirati fuori dalla naftalina della storia. Lo vediamo anche nel piccolo del veganesimosessuale. La conclusione è semplice: nella vita dell'uomo moderno serve molta più Chiesa e vita di fede e dottrina sana per uscire dalle nebbie della follia.
Nota di BastaBugie: nell'articolo di Andrea Zambrano si parla delle eresie degli Encratiti e dei Priscilliani che negavano l'incarnazione. Ovviamente negando il Dio che si fa carne, la carne diventava, per loro, nemica dell'uomo. Pertanto attribuivano al demonio l'uso di mangiare bistecche e cosciotti.
Ecco cosa erano queste due pericolose eresie (che sono drammaticamente tornate di moda oggi anche se con nuova denominazione, ma stessa dottrina anti-procreazione, anti-matrimonio, vegetariana, in definitiva disumana) secondo quanto riportato su Wikipedia:
ENCRATISMO
L'encratismo è una dottrina morale di matrice gnostico-cristiana a sfondo ascetico, di probabile influenza sethiana, che si diffuse in Gallia e Spagna tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. I seguaci di questa dottrina vengono detti encratiti.
Il termine deriva dal greco enkràteia, tradotto abitualmente come «continenza»: in realtà il significato rimanda al «dominio di sé» nell'accezione già indicata da Socrate, e si riferisce alla capacità dell'individuo di padroneggiare istinti e passioni, in vista di un perfezionamento etico della persona. [...]
L'encratismo si configura ben presto come sinonimo di «continenza rigorosa e mortificante», confluendo nella concezione filosofico-religiosa del manicheismo. Partendo dal principio gnostico che identifica la materia col male, l'encratismo attribuiva una valenza fortemente peccaminosa a numerosi aspetti del vivere quotidiano come l'unione matrimoniale, il consumo di carne e vino - al punto che Taziano, apologista greco del II secolo ed esponente di punta dell'encratismo, giunse a sostituire l'acqua al vino nell'eucaristia - e il benessere materiale oltre il necessario, condannando ogni ostentazione di ricchezza e predicando anzi un severo pauperismo. [...]
Secondo Ireneo gli encratiti, rifiutando il matrimonio, accusano implicitamente il Creatore che fece sia l'uomo che la donna; rifiutando tutte le carni e gli alimenti, che reputano intossicanti, essi sono ingrati verso colui che creò tutte le cose [...] (essi aborrivano il consumo di carne, il matrimonio e la procreazione).
La parte dottrinale più particolare di questa setta consisteva proprio nello sviluppo estremo dell'ideale ascetico della continenza. Essi proclamavano l'agamia e soprattutto avversavano la procreazione. In questa loro visione demonizzavano in particolar modo la struttura fisica della donna vista come essere creato appositamente per produrre altra materia. L'uomo, a differenza della donna, avendo un ruolo secondario nella procreazione, poteva accedere più facilmente alla sfera divina, per questo gli encratiti sostenevano che una donna per potersi salvare doveva prima farsi uomo. La strada per la salvezza passava quindi per il rifiuto della pratica matrimoniale con il conseguente blocco del ciclo generazione-corruzione-morte. Il primo passo per bloccare questo circolo vizioso consisteva nella volontà di non far nascere altri "esseri infelici" e di non offrire "nutrimento alla morte". [...]
Questo gruppo ricevette nuova linfa vitale dall'ingresso di un certo Severo: dopo di lui gli encratiti furono spesso chiamati severiani. Questi encratiti severiani accettavano la legge di Dio, i profeti, ed i Vangeli, ma respingevano gli Atti degli apostoli e maledicevano Paolo di Tarso e le sue epistole. [...]
Essi scomparvero alla metà del V secolo, probabilmente assorbiti dai manichei, con i quali avevano sin dall'inizio molto in comune.
PRISCILLIANESIMO
Questo movimento prende il nome dal vescovo spagnolo Priscilliano, nato ad Ávila intorno al 345 e giustiziato con sei seguaci a Treviri nel 385 su ordine dell'imperatore Magno Massimo, dopo essere stato denunciato da alcuni vescovi spagnoli.
Il Priscillianesimo, che si diffuse in Spagna, Provenza e Aquitania, probabilmente sopravvisse fino al VI secolo, specialmente in Galizia.
Priscilliano è la figura più rilevante di una comunità comprendente altri vescovi ed influenzata da maestri gnostici provenienti da Alessandria d'Egitto. Gli aspetti principali della dottrina comprendono:
1. l'ascetismo;
2. il dualismo gnostico;
3. il modalismo in campo trinitario (ovvero le tre persone divine sono considerate solo aspetti provvisori dell'unica divinità);
4. il docetismo nella cristologia (ovvero negazione della carnalità di Gesù);
5. il rivendicazionismo sociale;
6. credenza nell'astrologia (la motivazione della sentenza di morte è di magia). -
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INFLUENCER VEGANA DI SUCCESSO... MA POI VIENE SCOPERTA CON UN BEL PIATTO DI PESCE ARROSTO di Andrea Cionci
Nel suo manifesto della "Cucina futurista", del febbraio 1909, Filippo Tommaso Marinetti dichiarava guerra alla pastasciutta, colpevole, a suo dire, di infiacchire il corpo, ingrassarlo e rendere penosa la digestione. Fra l'altro, all'epoca, il grano era per la maggior parte di importazione, a scapito del più salutare riso, prodotto nazionale. Oggi sembra che la storia dia ragione al poeta nato ad Alessandria d'Egitto, con la corsa dei pastifici al recupero dei grani antichi, le epidemie di celiachia, le scoperte scientifiche sui danni provocati dall'abuso di carboidrati e le attuali diete per la maggior parte proteiche.
Eppure, anche i teorici duri e puri come Marinetti ogni tanto cedono: storica rimase una foto rubata al fondatore del Futurismo, colto in una trattoria ad arrotolare gli spaghetti di un monumentale piatto di amatriciana.
A distanza di 100 anni precisi, un obiettivo malandrino cattura un'altra clamorosa incoerenza alimentare ai danni della ventinovenne californiana Yovana Mendoza, nota sui social come Rawvana, influencer vegana e crudista, da ben 1 milione e 300.000 follower su Instagram.
La pappola è sempre quella: "Mangiate vegano e crudo e sarete sani, purificati, disintossicati e anche ecologicamente corretti". La ragazza aveva eliminato latte, uova, carne, pesce, ogni tipo di proteina animale dalla sua alimentazione e per anni ha parlato di quel meraviglioso senso di pace, armonia e felicità che la sua dieta "non violenta" le aveva donato.
Peccato che durante una vacanza a Bali, la bella Yovana sia stata inquadrata in una diretta video, a tavola, di fronte a un bel trancio di pesce arrosto. Uno sgombro o forse un tonnetto, pensate, crudelmente pescato e sottratto ai suoi avannotti - oggi inconsolabili - e fatto morire per asfissia fra atroci tormenti. Apriti cielo: i fan di Yovana si sono sentiti pugnalati alle spalle e l'hanno ricoperta di icone ittiche, improperi, sarcasmi e pesanti ironie. Qualcuno ha anche detto che le servirebbe un buono psichiatra.
Eh, no, lo psichiatra serve a voi follower vegan-crudisti, non a Yovana, la quale ha fatto benissimo a dar retta ai suoi medici che le avevano imposto di tornare di gran carriera a consumare carne, pesce e uova. La sua salute era a pezzi: da due anni aveva perso il ciclo mestruale, accusando poi infezioni intestinali e vaginali. Rimetterci la pelle per l'empatia con le sardine, proprio no. «So che vi sentite traditi - ha dichiarato in un video di scuse Yovana - e vi chiedo perdono».
Più che traditi, avrebbe dovuto dire turlupinati e truffati, perché la donna, pur vedendo benissimo quali fossero gli effetti di quella dieta folle e innaturale, ha continuato bellamente a spacciarla in giro per specularvi sopra. Infatti la ex star vegana aveva accumulato parecchi soldini commercializzando, per la cifra di "soli" 99 dollari, un kit di pillole e beveroni per dimagrire e purificarsi - oltre al corpo - anche l'anima dai sensi di colpa verso il pianeta.
Carriera finita per Yovana, a meno che, con un colpo di reni, non decida di dare un senso alla sua insensatezza: l'unico riscatto potrebbe provenire dallo sfruttare la sua esperienza per rimediare al male fatto e divenire una testimonial onnivora, mettendo in guardia chiunque dal seguire una dieta pericolosissima per la salute. In effetti, un cenno nel suo video di scuse c'è stato, anche se molti giornali si sono ben guardati dal riportarlo: "Non avrei mai pensato di dovermi sedere un giorno davanti a questa videocamera per dirvi che sono già due mesi che mangio uova e pesce e mi sento molto meglio perché la dieta crudista vegana fa male. Tornerò a una dieta vegetariana". Forse la lezione non è stata sufficiente?
Il paradosso è che l'uomo ha impiegato migliaia di anni per garantirsi l'approvvigionamento di carne e pesce, alimenti preziosi e dall'altissimo potere nutritivo, che hanno consentito lo sviluppo del suo cervello e della sua intelligenza. Proprio adesso, invece, fa retromarcia e si autodistrugge cercando un'impossibile evoluzione verso il sottordine dei ruminanti.
Lo scontro fra bene e male si attua nel mondo - in modo ancora poco indagato - anche nelle filosofie alimentari. Non è un caso che i giornaloni politicamente corretti siano tutti schierati, in modo molto più che sospetto, in favore del vegetarianesimo, al massimo aprendo ad alcune "graziose concessioni" verso il mondo degli insetti. Non è nemmeno un caso che i media abbiano silurato senza pietà i sostenitori della "dieta ancestrale", quella a base principalmente di carne, pesce, frutta e verdura come Mozzi, Tozzi, Panzironi.
Una cosa è certa e indiscutibile: per due milioni e mezzo di anni l'uomo si è nutrito di carne, pesce, uova, frutta e verdura: non di soli vegetali, dunque, né di pasta, pane, pizza, polenta, dolci, legumi o latte che sono arrivati appena 11mila anni fa con l'introduzione dell'agricoltura e poi dell'allevamento. Ognuno ne tragga le proprie conclusioni. -
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BERLUSCONI VA IN TV DALLA BRAMBILLA AD ESALTARE L'AMORE PER IL SUO CAGNOLINO DUDU' di Andrea Cionci
Uno degli spettacoli più grotteschi della politica degli ultimi dieci anni (forse a pari merito con l'impeto "descamisado" del deputato Pd Fiano mentre aggredisce i colleghi a Montecitorio) ci è stato regalato da Silvio Berlusconi: lui col maglione blu da qualche migliaio di euro mentre allatta teneramente un agnellino. Pochi giorni fa nella trasmissione Dalla parte degli animali condotta dalla pasionaria animalista Michela Vittoria Brambilla, ha pontificato su Dudù e gli altri batuffoli che si rincorrono nel giardinone della sua Versailles presso Arcore. A parte la tristezza di vedere un ex maschio alpha della politica italiana ormai ostaggio dei sondaggi e delle sue avvenenti dame di corte che si riduce a intercettare le simpatie di proprietarie di beagle e barboncini, occorre una seria riflessione su uno dei più sottovalutati figli della cultura atea: l'animalismo.
Nulla a che vedere con l'amore e il rispetto per le creature della tradizione cristiana, ma anzi una vera aggressione all'uomo e all'ordine naturale, una privazione coatta del nostro rapporto armonico con la natura, un processo inversivo che pone l'uomo al servizio dell'animale; infine, l'allontanamento dei bambini dalla bellezza della natura. Una delle notizie più assurde degli ultimi giorni riguarda la scuola primaria di Oggebbio, nel Verbano. Una maestra aveva portato a scuola un pesce - morto - acquistato in pescheria per mostrare ai suoi piccoli allievi il miracolo dell'anatomia. Forse voleva far vedere che oltre a quel parallelepipedo surgelato e panato con granella di scarsa qualità che le loro madri comprano al supermercato, ci sono anche creature marine dotate di branchie, cuore, stomaco, fegato. Puntuale è arrivata la lettera inviperita della Lav (Lega anti vivisezione) a firma di tale Odette Favini: «Utilizzare per la didattica animali, vivi o morti, è obsoleto e mina la sensibilità dei bambini».
L'ALTOLÀ DEL PRESIDE
Il preside, cuor di leone, pur balbettando che il pesce era stato acquistato in pescheria, ha chinato il capo dicendo: «Non lo faremo più». Sembra una notizia alla Lercio, ma non lo è. Il potere intimidatorio di queste associazioni rasenta ormai l'abuso psicologico. Oggi comprare un cosciotto d'agnello per il pranzo pasquale è diventato una pratica aberrante e guai a cucinare il coniglio alla cacciatora. I seguaci dell'antispecismo si rivelano, poi, dei veri fondamentalisti, carichi di tutta quell'energia impositiva che un'erronea percezione di essere nel giusto offre loro. Non sono rare azioni violente contro allevatori, ristoratori e macellai, ma ancora peggiore è la nuova forma patologica di empatismo zoologico che si sta sviluppando, la quale crea dei danni enormi - non ancora sufficientemente indagati - sulla salute, sulla psicologia di massa, sulla cultura e anche sull'ambiente.
Di qualche tempo fa è la notizia che alcuni supermercati vendevano carne imballata in modo speciale per i ragazzi che provavano schifo a maneggiarla. All'allontanamento dal mondo rurale che è toccato alle giovani generazioni per motivi socio-economici, si aggiungono nuove svenevoli idiosincrasie indotte con l'unico risultato di allontanare sempre più i ragazzi dalla conoscenza diretta del mondo naturale. Un giovane che ha impressione a mettere in padella una bistecca, non è un giovane sensibile, è uno che ha dei problemi.
Questa subcultura crea anche enormi danni alle persone e all'economia. Un esempio? Per ovviare ai danni dell'enorme popolazione di cinghiali (attualmente circa sei milioni in Italia) - che provocano la rovina degli agricoltori, incidenti stradali e imbruttiscono il paesaggio imponendo ovunque l'installazione di reti e dissuasori - basterebbe dare la briglia ai cacciatori. Ma non si può, perché gli animalisti protestano.
QUESTI FANATICI CREANO DANNI AGLI STESSI ANIMALI
Il paradosso è che questi fanatici creano danni agli stessi animali quando, per i loro conati emotivi, non si prendono provvedimenti di controllo demografico di certe specie, soprattutto invasive. Accade così che cinghiali, topi, gabbiani facciano strage di altri animali a tutto svantaggio della biodiversità. Un caso di scuola fu quello di una specie di uccelli marini, le berte, presso l'Isola di Montecristo. La loro popolazione era seriamente a rischio a causa di un'invasione di ratti che ne divoravano pulli e uova. Secondo gli animalisti che protestarono per la derattizzazione, si sarebbero dovuti catturare i topi e trasportarli altrove. Oggi, per fortuna le berte sono salve e il 90% di loro porta a termine la covata.
L'amore inversivo per i topi è tratto caratteristico: i soliti giornaloni hanno recentemente ripreso con gridolini di entusiasmo il salvataggio di un topo di fogna rimasto incastrato in un tombino. I pompieri di Bensheim, in Germania, hanno impiegato mezzora del loro tempo per l'operazione. Ecco, quando si va in solluchero perché un ratto è stato salvato a spese del contribuente c'è qualcosa che non va.
L'animalismo si lega poi, come non mai, al clima-alterismo secondo cui, visto che l'effetto serra è causato dai peti delle mucche, dovremmo diventare tutti vegetariani. Questo avviene proprio nel momento in cui la medicina sta scoprendo i danni della nostra alimentazione eccessivamente sbilanciata sugli zuccheri (cereali).
Dal punto di vista culturale, gli animali da compagnia stanno riscuotendo un'attenzione manicomiale: alcune aziende si sono inventate perfino la lingua da gatto finta, di gomma, in modo che il padrone possa leccare il proprio gatto. Tutto questo ha dei risvolti persino demografici: non si contano le coppie che ormai, piuttosto che fare un figlio, si prendono un cane o un gatto.
Fra l'altro, adesso va molto di moda la campagna contro le gabbie. In pochi si sono però chiesti quanto verrebbe a costare al mercato un petto di pollo cresciuto in selvagge praterie e a quali danni, per lo sviluppo di un bambino, potrebbe portare una dieta alimentare povera di carne. Insomma, per voler garantire una vita dignitosa agli animali d'allevamento e rispettare l'ambiente non serve essere animalisti, basta semplicemente attingere alla tradizione cristiana che da duemila anni vede l'uomo come saggio amministratore della natura e contemplatore dell'opera di Dio.
Parafrasando una vecchia battuta, si può dire che l'amore per gli animali sta all'animalismo come l'enologia all'alcolismo.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Rivolta vegana in Australia, il terrorismo prossimo venturo" racconta cosa sta succedendo in Australia. I vegani hanno occupato macelli, attaccato le macellerie e interrotto il traffico nelle grandi città. Il premier australiano li definisce "criminali dal collare verde". Ma loro si sentono legittimati dall'Onu.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 aprile 2019:
In Australia è in corso una rivolta contro... la carne. I vegani sono passati all'azione, bloccando macelli, attaccando le macellerie e interrompendo il traffico nelle grandi città. Solo nella mattina di ieri, decine di loro sono stati arrestati. Il premier australiano, in un discorso radiofonico, lancia l'allarme: è una protesta contro gli interessi nazionali. Si tratta di un caso eclatante, ma non di un caso isolato nel clima che si respira, nel mondo anglosassone e non solo, negli ultimi dieci anni.
L'Australia, secondo le statistiche dell'Ocse, è il secondo paese al mondo per consumo di carne, preceduto solo dagli Usa e seguito dall'Argentina (l'Italia non compare neppure nella classifica delle prime dieci). Ciò non dovrebbe costituire un problema: è una questione di dieta e di tradizioni. L'Australia vive anche di allevamento da carne, che costituisce il 40% dei profitti per l'agricoltura locale. E questo ha fatto scoppiare la rivolta dei vegani. "Vogliamo che la gente diventi vegana! - ha detto ai microfoni della Abc una militante, Kristin Leigh - Vogliamo che la gente smetta di abusare degli animali. Gli animali soffrono in un modo che la maggior parte di noi nemmeno di si immagina. Noi non chiediamo gabbie più grandi: chiediamo la liberazione degli animali!".
Dagli appelli ai ristoranti e alla moda della dieta vegana, si è passati rapidamente alla protesta, prima sporadica poi organizzata. Il vegano, contrariamente al vegetariano, infatti, non solo sceglie per sé una dieta integralmente priva di animali e prodotti animali, ma pretende che nessuno consumi cibo animale o di derivazione animale (dunque neppure latte, formaggio e altri latticini, uova...). Se il vegano è anti-specista, è convinto che non vi debba essere alcuna discriminazione di specie. Dunque gli animali dovrebbero avere diritti quanto gli uomini. Ciò spiega l'attacco alle macellerie. Il sindacato di categoria dei produttori di carne, l'Australian Meat Industry Council, denuncia un "attacco continuo" dei manifestanti sui negozi in cui si vende carne. "Vogliamo che tutto questo cessi e cessi subito - ha detto il presidente del sindacato, Patrick Hutchinson - vogliamo dar retta al 99% degli australiani che vuol solo comprare e consumare la carne rossa". Ieri gli attivisti vegani hanno iniziato con l'occupazione dei mattatoi: hanno fatto irruzione nelle strutture e si sono incatenati ai macchinari per impedire il lavoro. La protesta è avvenuta, simultaneamente in quattro regioni. Subito dopo, un centinaio di manifestanti ha occupato i principali incroci della capitale Melbourne. La reazione della polizia non si è fatta attendere, i picchetti sono stati smantellati e gli attivisti vegani sono stati arrestati a decine: 38 arresti a Melbourne e altri 9 nel mattatoio di Goulburn, nei pressi di Sidney. -
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5570
REGIONE LOMBARDIA: CANI SEPPELLITI CON GLI UOMINI E BAMBINI NON NATI NEI RIFIUTI SPECIALI di Luca e Paolo Tanduo
Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato la Legge di riforma dei servizi cimiteriali e funerari. E' stato approvato all'unanimità anche un emendamento del Partito democratico, che modifica parzialmente le disposizioni in materia di sepoltura dei bambini non nati, chiamati nell'emendamento «prodotti del concepimento», a seguito di interruzione (volontaria e non) di gravidanza. L'emendamento introduce che ciò dovrà avvenire «esclusivamente su esplicita richiesta della donna o di chi è titolato alla decisione», nel caso ad esempio di minorenni o di persone incapaci di intendere e di volere. La precedente norma imponeva che venisse loro data comunque sepoltura, restituendo ai bambini non nati la dignità di persone invece di essere trattati come rifiuti speciali.
Un'altra modifica significativa introdotta è che si trasferisce «dalla famiglia» alla «sola donna» la decisione.
«Così - avvisa don Maurizio Gagliardini, presidente dell'associazione "Difendere la vita con Maria" creata proprio per dare sepoltura ai bambini abortiti - nel sottolineare il peso decisionale esclusivo della donna, per voler accentuare a tutti i costi la legge 194, in realtà si va a discriminare il ruolo del padre e della genitorialità». Secondo il sacerdote, «il concepito con questo indirizzo diventa proprietà della donna, che infatti con la nuova norma ne potrebbe disporre. Ma non è così: il concepito è autonomo, nella sua vita e nella sua libertà».
UN PASSO INDIETRO
Nell'intervista rilasciata al quotidiano "Avvenire" don Gagliardini sostiene che le cose dovrebbero rimanere come sono ora, con l'obbligatorietà che embrioni e feti siano collocati all'interno dei cimiteri in appositi spazi per chi desidera ricordarli o in luoghi dove già oggi vengono inumati gli altri resti umani. Don Gagliardini afferma: «Mi sembra che la norma sia un passo indietro nonostante rimanga il fatto che embrioni e feti si possano comunque onorare con una sepoltura». Il seppellimento dei bambini non nati, oltre a restituire una dignità a questi bambini, mantiene viva la coscienza sull'aborto che con il seppellimento esce dal nascondimento e lo rende pubblicamente visibile. Cancellare il seppellimento è come voler nascondere quello che è successo e far finta di nulla, ma non è e non sarà mai così perché quello che è avvenuto è la perdita di una vita umana.
La nuova Legge di riforma dei servizi cimiteriali e funerari dà anche la possibilità che gli animali d'affezione siano tumulati con i loro proprietari. L'articolato è stato approvato dal Consiglio regionale con 41 sì e 29 no e specifica che «per volontà del defunto o su richiesta degli eredi, possono essere tumulati in teca separata, previa cremazione, nello stesso loculo del defunto o nella tomba di famiglia».
NESSUN FUNERALE PER GLI ANIMALI
Questa regola porrà molti problemi come già sui social hanno evidenziato alcuni sacerdoti, perché non ci può essere un funerale cristiano per gli animali domestici. La decisione di seppellire insieme uomini e animali prefigura una equiparazione che non è possibile, o il ritorno ad un paganesimo che si leggeva di solito sui libri di storia.
Insomma i cani seppelliti con gli uomini e i bambini non nati come rifiuti speciali. Una vergogna che si aggiunge alla decisione della Giunta regionale della Lombardia dello scorso 17 dicembre 2018 di rendere possibile la somministrazione del composto abortivo Ru486 anche in regime di day hospital. Decisione sbagliata perché favorisce l'uso di queste pillole abortive che lasciano sempre più sole le donne di fronte al dramma dell'aborto e perché questa pillola ha un tasso di mortalità 10 volte superiore all'aborto chirurgico. La deriva della regione Lombardia prosegue con la decisione di promuovere la distribuzione gratuita dei profilattici agli studenti. Insomma i tempi di un'amministrazione pro-life sembrano giunti alla fine. -
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OBBLIGATORIO IL SOCCORSO STRADALE DEGLI ANIMALI di Federico Catani
Dal 27 dicembre 2012 è entrato pienamente in vigore il decreto relativo all'obbligo di soccorso stradale degli animali, che va così a concludere l'iter di modifica del Codice della Strada iniziato nel 2010. D'ora in poi, chiunque avrà l'obbligo di fermarsi e soccorrere un animale ferito. L'omissione di soccorso sarà punita con pesanti sanzioni amministrative. Pertanto, se si assiste o si è coinvolti in un incidente stradale che ha provocato lesioni ad un animale, è necessario assicurare un intervento immediato di soccorso, provvedendo personalmente a portarlo in una struttura veterinaria o coinvolgendo le forze di polizia.
Si tratta dell'ennesima vittoria dei gruppi animalisti, che nel tempo sono riusciti a cambiare il pensiero comune della gente facendo credere che esista una perfetta uguaglianza tra uomini e animali. Alcuni sono addirittura arrivati a definire questi ultimi come "animali non umani".
Leggendo i giornali o guardando la tv siamo travolti da messaggi più o meno espliciti volti a farci comprendere che pure gli animali hanno dei diritti e che è giunto il momento di riconoscerli. Resta però da chiedersi dove e quando cani, gatti, cavalli e galline abbiano stabilito democraticamente di darsi una carta dei loro diritti fondamentali.
LA SUPERIORITÀ ONTOLOGICA DELL'UOMO
Purtroppo anche molti cattolici cedono all'ideologia animalista, dimenticando l'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica, che per l'Anno della Fede il Papa ci invita a riscoprire. Se prendiamo questo testo, ci accorgiamo che l'unico vero e autentico amore per gli animali è quello cristiano, non certo quello degli ideologi alla Peter Singer, autore del celebre quanto dannoso Liberazione animale. Peraltro, la Chiesa ha previsto persine un santo protettore degli animali, specie domestici: il grande sant'Antonio abate, venerato in tutte le campagne cattoliche nostrane.
Il libro della Genesi esprime chiaramente la superiorità ontologica dell'uomo su tutte le altre creature e la sua sostanziale differenza da esse (Gn. 2,19-20; vedi anche CCC 371): qualunque manuale di antropologia filosofica sta lì a confermarlo.
L'uomo è a immagine a somiglianza di Dio e possiede un'anima immortale. L'animale no. Certamente, ciò non implica la liceità di abuso del creato. «Il dominio accordato dal creatore all'uomo sulle risorse minerali vegetali e animali dell'universo, non può essere disgiunto dal rispetto degli obblighi morali, compresi quelli che riguardano le generazioni future. Gli animali sono affidati all'uomo, il quale dev'essere benevolo verso di essi. Possono servire alla giusta soddisfazione dei suoi bisogni» (CCC 2456-2457).
Ma cosa significano tali parole nel concreto? Il Catechismo lo spiega molto bene, con buona pace degli animalisti. «Il settimo comandamento esige il rispetto dell'integrità della creazione. Gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente [ovvero è deciso così da Dio stesso, ndr] destinati al bene comune dell'umanità passata, presente e futura» (CCC 2415; vedi anche Gn. 1,26-31; 9,1-4). Quindi, nel piano di Dio, l'animale è per l'uomo e non il contrario, sebbene l'essere umano, non avendo signoria assoluta sul creato, debba sempre usare le risorse della natura in maniera etica.
L'INSEGNAMENTO DEL CATECHISMO SUGLI ANIMALI
Ma cosa sono gli ammali e come ci si deve comportare in concreto con essi? «Gli animali sono creature di Dio. Egli le circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d'Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali» (CCC 2416).
Da tener presente, in ogni caso, che né questi due, né tantomeno Nostro Signore erano vegetariani. Quei santi invece che evitavano la carne lo facevano non certo per ideologia ma per ascetismo e mortificazione del corpo.
Contro chi straparla di diritti animali e ritiene l'uomo sempre e solo un nemico del creato, il Catechismo afferma: «Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. È dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l'uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane» (CCC 1417).
Toni pacati, equilibrati e di profondo buon senso. Buon senso assente invece in molte dichiarazioni di politici e uomini dello spettacolo che condizionano l'opinione pubblica. Oggi si può arrivare a criminalizzare qualcuno perché, in un impeto di rabbia, tira un calcio al proprio gatto, oppure perché, come il Papa, indossa la mozzetta bordata di ermellino (come si usa da secoli!) e si ammette con tutta serenità che negli ospedali vengano ammazzati bambini innocenti nel grembo delle loro madri in virtù di una legge dello Stato.
Uno Stato che da una parte salvaguarda gli animali e dall'altra consente l'aborto di esseri umani. In tv sentiamo ripeterci che siamo delinquenti se abbandoniamo un cane per strada o ci divertiamo al palio di Siena, ma nessuno alza la voce contro la solitudine di molte persone anziane o per la violenza sui cristiani nel mondo. È proprio vero: il mondo è alla deriva, è impazzito.
Chiaramente, avversare l'ideologia animalista (e antiumana) non significa sposare il sadismo e godere della violenza sugli animali. Anche qui la Chiesa è molto precisa. «E contrario alla dignità umana (umana, non animale! ndr) far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell'uomo spendere per gli ammali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell'affetto che è dovuto soltanto alle persone» (CCC 1418).
Se dunque la violenza gratuita, come ovvio, è biasimata, sono d'altra parte criticate tutte quelle azioni di cura eccessiva e morbosa per gli animali, che a volte risultano essere a scapito delle persone. Quante coppie, non potendo avere un figlio, anziché adottarne uno, si "consolano" con un cane o un gatto, ai quali magari lasciare l'eredità! Non è forse assurdo tutto ciò? Eppure accade.
D'altronde si sa, quando non si rispettano più i diritti di Dio, non si hanno più a cuore nemmeno i diritti dell'uomo. E allora non resta che blaterare su quelli delle bestie.