Episoder
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Un Re aveva tre figliuole belle come il sole, e le amava più degli occhi suoi. Avvenne poi che il Re, rimasto vedovo, riprese moglie, e come sempre accade, cominciò per le tre fanciulle una terribile esistenza. La matrigna era gelosa dell'affetto immenso che il Re portava alle figlie e per questo le odiava in segreto. In mille modi aveva cercato di farle cadere in disgrazia, ma, visto che le calunnie non servivano, anzi, servivano a farle amare di più, deliberò di consigliarsi con una fattucchiera, una maga strega insomma. — Si può farle morire — rispose costei. — Impossibile: il Re ammazzerebbe anche me. — Si può sfregiarle per sempre. — Impossibile: il Re m'ammazzerebbe comunque — Si può fargli una fatatura stregata in qualche modo, se lo desiderate. — Vorrei una fatatura che le facesse odiare il padre, e per sempre. La strega meditò a lungo, poi disse: — L'avrete, oh mia regina. Ma mi occorre che mi portiate un capello di ciascuna strappato con le vostre mani e tre setole di scrofa porcella, strappate con le vostre mani. [...] Continue reading
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Quando il filtro e la sortiera, preparavano gl'incanti, ascoltate tutti quanti! C'era, allora, c'era… c'era… Un principe chiamato Aquilino, che aveva vent'anni e voleva condurre in moglie la più bella principessa del mondo. Pubblicò un bando di nozze e giunsero centinaia di ritratti, ch'egli fece esporre nelle gallerie del castello; e là meditava sulle belle sorridenti dalle grandi cornici dorate. La scelta cadde su Nazzarena, principessa di Bikarìa, e per mezzo ad ambasciatori furono concertate le nozze. Nel castello di Aquilino si fecero grandi preparativi per la cerimonia e all'alba del giorno sospirato il principe era già sulla torre più alta, alle vedette. Il corteo doveva giungere tra poco; tra poco avrebbe visto per la prima volta quella bellezza famosa. Ma il corteo non giungeva. [...] Continue reading
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Manglende episoder?
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C'era una volta un Principe che ritornando dalla caccia vide nella polvere, sul margine della via, un bimbo di forse otto anni che dormiva tranquillo. Scese da cavallo, lo svegliò:— Che fai qui piccolino?— Non so — rispose quegli, fissandolo senza timidezza.— E tuo padre?— Non so.— E tua madre?— Non so.— Di dove sei?— Non so.Quel è il tuo nome?— Non so.Preso il bimbo in groppa, il Principe lo portò al suo castello e lo consegnò alla servitù, perché ne avesse cura.E gli fu dato il nome Nonsò. [...] Continue reading
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Piumadoro era orfana e viveva col nonno nella capanna del bosco. Il nonno era carbonaio e Piumadoro lo aiutava nel raccattar fascine di legna per far carbone. La bimba cresceva buona, amata dalle amiche e dalle vecchiette degli altri casolari, e bella, bella come una regina. Un giorno di primavera vide sui garofani della sua finestra una farfalla candida e la chiuse tra le dita. — Lasciami andare, lasciami andare, per pietà! Piumadoro, aprì il palmo delle mani e la lasciò andare. — Grazie, bella bambina; come ti chiami? — Mi chiamo Piumadoro. — Io mi chiamo Pieride del Biancospino. Vado a disporre i miei bruchi in terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò. E la farfalla volò via. [...] Continue reading
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[...] E come l'ebbe a tiro la colpì con un nocciolo sul naso. La vecchietta si grattò il naso dolente, si chinò tremante, raccolse, strinse il nocciolo tra il pollice e l'indice e lo rinviò all'erede al trono. Le grida sdegnate della Corte scagliarono cento guardie sulle tracce della strega Nasuta, ma quella aveva svoltato l'angolo della via, ed era scomparsa. Al tocco aspro del nocciolo il Reuccio Sansonetto vacillò, come preso da vertigini; poi cominciò a ridere, premendosi gli orecchi con le mani. I cortigiani lo guardavano sbigottiti ed inquieti: — Che cosa vi sentite? — Sento… sento… E il Reuccio rideva, rideva senza poter rispondere. — Che cosa vi sentite? — Sento… sento il tempo che va indietro! Il tempo che va indietro! Che cosa buffa! Ah, se provaste! Che cosa buffa!… La Corte lo credeva ammattito. [...] Continue reading
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[...] Lassù, nel candore perpetuo, abbagliante, inaccessibile agli uomini, il Re Gennaio preparava la neve con una chimica nota a lui solo; Nevina la modellava su piccole forme tolte dagli astri e dagli edelweiss, poi, quando la cornucopia era piena, la vuotava secondo il comando del padre ai quattro punti dell'orizzonte. E la neve si diffondeva sul mondo. Nevina era pallida e diafana, bella come le dee che non sono più: le sue chiome erano appena bionde, d'un biondo imitato dalla Stella Polare, il suo volto, le sue mani avevano il candore della neve non ancora caduta, l'occhio era cerulo come l'azzurro dei ghiacciai. Nevina era triste. [...] Continue reading
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Messa in voce di Cristiana Cocco C’era una volta un orfano detto Prataiolo, tardo e trasognato, tenuto da tutti per un mentecatto. Prataiolo mendicava di porta in porta ed era accolto benevolmente dalle massaie e dalle fantesche, perché tagliava il legno, attingeva al pozzo; e quelle lo compensavano con una… Continue reading
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C'era una volta un vecchio contadino che viveva in una povera capanna. Questo contadino aveva un figliuolo malaticcio, gobbo, distorto; e per colmo d'ironia questo figliuolo si chiamava Fortunato. Sui diciott'anni Fortunato decise di lasciare la capanna paterna e di mettersi alla ventura. Salutò il padre, che lo benedì piangendo; si fabbricò un paio nuovissimo di grucce scolpite e prese la via di levante, attraversò monti e pianure, patì la fame e la sete, in attesa sempre della fortuna. E la fortuna non veniva. [...] Continue reading
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C'era una volta un vecchio signore, senza più fortuna, che aveva tre figli. Il primogenito disse un giorno al padre:— Voglio mettermi per il mondo, alla ventura.— Sia come tu vuoi — disse il padre, — ma non posso darti più di dieci scudi.— È poco, ma farò che mi bastino.Desiderio prese i dieci scudi e partì.Giunto in città vide un uomo che gridava per le vie un bando del re. Il re cercava chi sapesse costruirgli una nave che andasse per mare e per terra. Ricompensa: la mano della principessa.— Voglio tentare — disse Desiderio, e si propose al banditore.Fu condotto alla reggia e all'indomani gli fu data un'accetta per abbattere il legno necessario all'impresa.Lavorò tutto il mattino, e a mezzodì sedette all'ombra d'un vecchio castagno, per mangiare il suo tozzo di pane.Una gazza lo guardava curiosa, scendendo di ramo in ramo. Ella diceva nel suo roco cicaleccio:— Un briciolo anche a me! Un briciolo anche a me! [...] Continue reading
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Quando l'alba si levava, si levava in sulla sera, quando il passero parlava c'era, allora, c'era… c'era… … una vedova maritata ad un vedovo. E il vedovo aveva una figlia della sua prima moglie e la vedova aveva una figlia del suo primo marito. La figlia del vedovo si chiamava Serena, la figlia della vedova si chiamava Gordiana. La matrigna odiava Serena ch'era bella e buona e concedeva ogni cosa a Gordiana, brutta e perversa. La famiglia abitava un castello principesco, a tre miglia dal villaggio, e la strada attraversava un crocevia, tra i faggi millenari di un bosco. Nelle notti di plenilunio i piccoli gnomi vi danzavano in tondo e facevano beffe terribili ai viaggiatori notturni. [...] Continue reading
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C'era un vecchio contadino che aveva tre figliuoli. Quando sentì vicina l'ora della morte li chiamò attorno al letto per l'estremo saluto. — Figliuoli miei, io non son ricco, ma ho serbato per ciascuno di voi un talismano prezioso. A te, Cassandrino, che sei poeta e il più miserabile, lascio questa borsa logora: ogni volta che v'introdurrai la mano troverai cento scudi. A te, Sansonetto, che sei contadino e avrai da sfamare molti uomini, lascio questa tovaglia sgualcita: ti basterà distenderla in terra o sulla tavola, perché compaiano tante portate per quante persone tu voglia. A te, Oddo, che sei mercante e devi di continuo viaggiare, lascio questo mantello: ti basterà metterlo sulle spalle e reggerlo alle cocche delle estremità, con le braccia tese, per diventare invisibile e farti trasportare all'istante dove tu voglia. [...] Continue reading
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C'era una volta un pover'uomo rimasto vedovo, con un figlio chiamato Candido; egli possedeva per tutta fortuna un campicello e tre buoi. Candido, che era un bimbo sveglio e intelligente, giunti agli otto anni disse al padre: — Vorrei andare a scuola… — Non ho danaro sufficiente, figlio mio! — Vendete uno dei buoi. Il padre restò pensoso, poi si decise. Alla fiera seguente vendette uno dei buoi e col danaro ricavato mandò Candido alla scuola. Candido imparava rapidamente e i maestri erano sbigottiti della sua intelligenza. Quando seppe leggere e scrivere, decise di mettersi pel mondo alla ventura. Si vestì d'un abito nero da un lato, bianco dall'altro e si mise in cammino. [...] Continue reading