Episodes

  • Viviamo gli anni dell’apocalisse permanente, un’età segnata da virus e guerre, da minacce nucleari ed emergenza climatica. Se il pericolo è ovunque, allora è inevitabile cercare protezione in spazi chiusi e impenetrabili: come il North Star Missile Silo, uno dei più sicuri rifugi mai realizzati dall’uomo. Ubicato in Kansas, il North Star è stato concepito per resistere a un’esplosione atomica e a ogni tipo di catastrofe. Insomma, un’icona della Guerra fredda tornata di moda. Nel 2021, in tempi di pandemia, il silo è stato messo in vendita a privati per uso abitativo, al prezzo base di circa 900mila dollari. Lo spazio inattaccabile è il sogno inconfessabile dell’Occidente. Benvenuti nel bunker.
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  • Mentre nei cinema si proietta Civil War del regista britannico Alex Garland, gli Stati Uniti sembrano un Paese segnato da conflitti non ricomponibili. Se i mercati restituiscono l’immagine del migliore dei mondi possibili, nella realtà dilaga l’emergenza Fentanyl, aumenta l’impoverimento della classe media e monta la bolla dei debiti studenteschi. Intanto, gli investimenti si indirizzano prevalentemente verso i titoli della Difesa e dell’industria bellica o verso beni-rifugio come l’oro e i bitcoin. La guerra è un sempre un ottimo business nella nazione in cui la distanza tra american dream e american nightmare è più marcata che mai.
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  • Sono le 8.45 del 24 aprile 2013. Il Rana Plaza, un edificio commerciale di otto piani, sede di diverse attività tra cui alcune fabbriche tessili, e ubicato a Savar, vicino Dacca, in Bangladesh, si accartoccia su se stesso per cedimento strutturale. Il bilancio è di 1.134 morti e 2.515 feriti. La strage è una tragedia annunciata e – al tempo stesso – è la diretta conseguenza di un modello di produzione dal devastante impatto sociale e ambientale. Lo chiamano “fast fashion” e garantisce una sistematica produzione di capi d’abbigliamento a prezzi accessibilissimi grazie a uno spietato sfruttamento del lavoro, all’assenza di condizioni di sicurezza, e all’uso massiccio di fibre sintetiche derivate da prodotti petrolchimici. A distanza di più di dieci anni, la catastrofe del Rana Plaza rimane uno dei più angoscianti rimossi delle società occidentali. 
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  • Da più di un secolo, l’uomo interviene sull’arco alpino per modificarne il paesaggio e alterarne gli equilibri. Le devastazioni della Prima guerra mondiale e la successiva ricostruzione a base di una monocultura di abeti rossi hanno compromesso la tenuta dell’ecosistema. Cento anni più tardi, gli eventi atmosferici estremi provocati dal cambiamento climatico e l’azione infestante del coleottero chiamato “bostrico tipografo” ci costringono a misurare gli effetti rovinosi di un modello economico che ha cancellato la biodiversità dei boschi esponendo le montagne a mille pericoli.
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  • Una catastrofe si sta abbattendo sui boschi in vaste aree del Trentino-Alto Adige, del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. Il suo nome scientifico è Ips typographus, ma è meglio conosciuto come “bostrico dell’abete rosso”, perché l’abete rosso è la sua vittima preferita. È un coleottero grande pochi millimetri e si nutre di legno. Di solito attacca piante indebolite, o già morte, ma se l’infestazione è importante, colpisce anche le piante sane. Oggi, grandi macchie di alberi secchi ingrigiscono i boschi alpini. È un vero e proprio flagello, imputabile all’alterazione degli equilibri naturali, alla distruzione di un ecosistema, all’alternanza di fenomeni climatici estremi e a un modello di sviluppo dagli effetti rovinosi.
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  • Gli indicatori finanziari fotografano una situazione all’insegna dell’ottimismo diffuso. Il mercato obbligazionario si presenta affidabile, grazie agli effetti a lungo termine della liquidità immessa dodici mesi fa, durante il salvataggio delle “banche regionali” terremotate dal crack della Silicon Bank. Su quello azionario si registra un’importante ondata di acquisti. Oltre agli investitori istituzionali e agli hedge fund, a comprare sono le famiglie, i cui risparmi non sono mai stati così massicciamente investiti in equity. Nell’anno delle elezioni presidenziali, gli States sono un Paese profondamente diviso. Ma quello che la politica separa, la finanza unisce e la concordia regna sui Mercati Uniti d’America.
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  • L’obesità è una condizione tipica delle società del benessere. Nel mondo, le persone obese sono più di un miliardo. Il loro numero è raddoppiato rispetto al 1990. Entro il 2035, secondo le proiezioni, potrebbero essere due miliardi. Negli Stati Uniti, il 32% della popolazione adulta maschile e il 37% di quella femminile è obesa. La multinazionale danese del settore farmaceutico Novo Nordisk ha lanciato di recente l’Ozempic, un farmaco miracoloso per l’obesità che ha riscosso grande successo sul mercato statunitense, e non solo. L’America sembra voler affrontare il lato oscuro del suo benessere. Eppure, dietro all’ottimismo di facciata, ci sono mille risvolti da considerare in merito alle politiche di prevenzione e all’accessibilità dei nuovi farmaci.
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  • Durante la febbre dell’oro, nei centri minerari si registrava un’improvvisa esplosione delle diseguaglianze. Chi disponeva di concessioni di sfruttamento, licenze commerciali e asset strategici vedeva aumentare in modo esponenziale la propria ricchezza. Tutti gli altri, a cominciare dai minatori, si impoverivano. Si chiama “effetto Cantillon” e spiega la profonda difformità nella distribuzione del denaro laddove è maggiormente in circolo. Ieri come oggi. Ai tempi della febbre dell’oro come all’inizio del XXI secolo, quando le politiche monetarie espansive, il Quantitative easing e l’emissione di debito pubblico hanno concorso a erodere il valore della moneta. Così si approfondiscono le sperequazioni sociali, anche e soprattutto in quella Silicon Valley, raccontata come frontiera dell’innovazione tecnologica, che sempre più assomiglia al presagio di un avvenire tragico e iniquo.
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  • Il prossimo novembre, negli Stati Uniti si terranno le elezioni per la Casa Bianca. Nonostante i mercati restituiscano l’immagine di un Paese che cresce a ritmi sostenuti, con una disoccupazione sotto il 4% e un settore azionario che lo scorso anno ha registrato performance eccezionali, la vittoria dei democratici non sembra così certa. L’amministrazione Biden ha gestito la fase del post-Covid imprimendo un nuovo corso e stanziando trilioni di dollari per rilanciare settori strategici della produzione nazionale. Eppure, qualcosa scricchiola. Esiste un’America che ha patito il galoppare dell’inflazione e non ha potuto compensare coi rialzi a doppia cifra della Borsa. Un’America mai così indebitata, in cui il tasso dei mutui continua a salire insieme al valore delle case. Un’America che fatica e ha paura, che ha smesso di sognare e che potrebbe trascinare il mondo intero in un incubo.
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  • Secondo un report di ARK – invest, fondo d’investimento che analizza la frontiera dell’innovazione, è possibile isolare sette mega-trend che raccontano un futuro dentro cui siamo già immersi. Intelligenza artificiale, robotica, mobilità elettrica, industria spaziale, criptovalute e nuove terapie di precisione in campo medico, basate sull’RNA e sui sistemi di editing genomico, sono tendenze dirompenti, potenzialmente capaci di rivoluzionare la vita umana. Il settimo trend comprende tutti i pericoli di un’accelerazione verticale, esponenziale, senza contrappesi né regolatori, come il montare di nuovi privilegi, le ricadute occupazionali, la devastazione ambientale e perfino il rischio esistenziale per l'homo sapiens davanti all'affermarsi delle macchine pensanti. Il domani è incerto, sempre in bilico tra le previsioni ottimistiche dei tecno-entusiasti e le proiezioni della più cupa distopia.
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  • All’ultima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino è stato presentato il documentario Architecton del regista russo Victor Kossakovsky. Il lavoro è una dura requisitoria contro l’edilizia basata sul cemento, materiale tragicamente rappresentativo della contemporaneità: effimero, deperibile, inquinante, ad alto impatto ambientale. Architecton è un invito a cambiare prospettiva, a contestare le retoriche pervasive del green washing, a sposare le ragioni di un’ecologia profonda, a utilizzare materiali durevoli e sostenibili, a puntare sulla circolarità, a ridefinire il rapporto tra uomo e Natura.
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  • L’intelligenza artificiale sta dettando un mutamento epocale destinato a rivoluzionare la vita umana sul pianeta Terra. In questa puntata speciale di Black Box registrata durante il Festival Chora Volume 1 che si è svolto a Milano dal 16 al 18 febbraio 2024, Guido Brera e il giornalista-scrittore Marco Bardazzi, intervistati da Chiara Albanese di Bloomberg, si confrontano su avvento e prospettive della AI, ricostruendone la genesi, soppesando i rischi della sua implementazione, analizzando il dibattito tra tecno-critici e tecno-entusiasti, valutando le ripercussioni che questa innovazione tecnologica dirompente avrà sull’organizzazione del lavoro, sull’ambiente e sulle relazioni sociali.
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  • L’acqua è la materia prima più scambiata nel mondo. Il “mercato virtuale” dell’oro blu sarebbe quattrocento volte più grande di quello del petrolio. Ma la crisi idrica rappresenta una delle principali emergenze di questo tempo. Tanto più che l’accelerazione tecnologica richiede un consistente dispendio di acqua. Per ogni venti comandi che impartiamo a ChatGPT ne consumiamo mezzo litro. Per addestrare il modello di terza generazione di GPT, di litri ce ne sono voluti 700mila. La rivoluzione dell’Intelligenza artificiale richiede ingenti quantità di H₂O per raffreddare una rete tentacolare di server. Le riserve d’acqua utilizzabili si sono dimezzate dal 1970 e a questo ritmo potrebbero terminare entro il 2040…
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  • Qualche giorno fa, un tribunale del Delaware ha sospeso il pagamento del pacchetto retributivo accordato, nel 2018, dal board di Tesla al fondatore dell’azienda Elon Musk. Il pacchetto si aggirava intorno ai 56 miliardi di dollari, una cifra che non ha precedenti neppure nel fantastico mondo delle tech companies e che certifica il compiuto ingresso del capitalismo nell’età del feudalesimo digitale. I sette colossi tecnologici – Apple, Microsoft, Google Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta – formano una nuova aristocrazia che pretende di esercitare autorità assoluta e di sfidare perfino gli Stati. Contro l’ordine neo-feudale si sta muovendo da tempo la Federal Trade Commission, l’autorità antitrust americana, guidata dalla trentacinquenne Lina Kahn. Lo scontro è in corso anche se la contesa sembra volgere, per il momento, a vantaggio delle Magnifiche Sette.
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  • Mosca, 26 settembre 1983. È da pochi minuti passata la mezzanotte, quando il tenente colonnello Stanislav Petrov si trova davanti all’inizio dell'apocalisse. Sugli schermi collegati a OKO, un sistema di satelliti che ha la funzione di segnalare il lancio di testate nucleari dagli Stati Uniti, si sono materializzati cinque missili diretti in territorio sovietico. Il protocollo prevede di avvisare il Cremlino per organizzare la rappresaglia. Ma Petrov non crede all'attacco e decide di segnalare un errore del sistema. Pochi minuti dopo, l’intuizione si rivela giusta. Le macchine non hanno interpretato correttamente un fenomeno atmosferico. La decisione di un singolo umano ha salvato l’umanità. Ma cosa succederebbe se un giorno fosse l’Intelligenza artificiale a trovarsi al posto di Petrov?
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  • «Rebuilding Trust in the Future» è stato il tema dell’ultima edizione del Forum economico mondiale, che si è tenuto come ogni anno a Davos. La formula è suonata da subito vaga in una congiuntura segnata da una sequenza vertiginosa di emergenze e dal terremoto che sta scuotendo la globalizzazione. Eppure, il meeting ha continuato a offrire il suo profilo "migliore", un allestimento di retorica astratta, incapace di aggredire i nodi di questo tempo: dall’emergenza ambientale alla crisi delle filiere produttive globali. Ma il Forum ha due facce. E quella nascosta coincide con un formicaio brulicante di accordi sottobanco tra aziende e Stati, e di scambi d’interesse che restano strettamente privati. L’ambivalenza di Davos è uno specchio fedele del presente, delle contraddizioni che lo attanagliano e dell’inerzia che esclude ogni occasione di cambiamento.
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  • Nelle ultime settimane una nuova minaccia incombe sui mercati globali. I raid degli Houthi, milizia ribelle yemenita sostenuta dall’Iran, hanno inceppato uno dei gangli del commercio planetario: la rotta del mar Rosso lungo la quale transita il 12 per cento delle merci della Terra e circa un terzo del traffico dei container. Diversi colossi dello shipping hanno sospeso il passaggio delle loro navi nell’area. Il prezzo del petrolio è in salita, mentre il costo del trasporto dall’Asia all’Europa schizza alle stelle. L’ennesima emergenza aggrava la crisi degli equilibri internazionali nel quadro di una tendenza complessiva che, a partire dalla pandemia di Sars-Cov-2, fa degli anni Venti di questo secolo l’età della de-globalizzazione.
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  • A guardare i principali indicatori finanziari, lo scenario di inizio 2024 sembra più roseo delle più rosee previsioni. L’inflazione è in calo, la crescita americana costante, la disoccupazione stabile sotto il 4%. Gli scambi del settore azionario registrano risultati-record e i titoli delle Big Tech volano. I mercati raccontano la favola del migliore dei mondi possibili. Eppure, la realtà è ben diversa. Sul pianeta Terra si allungano le ombre di una terza guerra mondiale strisciante e di una rovinosa crisi ambientale, mentre gli assetti della globalizzazione sono in frantumi. La finanza assomiglia sempre più a uno specchio ingannevole che distorce la prospettiva e inganna lo sguardo per garantire il perpetuarsi dello stato di cose presente.
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  • Il 2023 è stato l’anno del ritorno dello Stato al centro delle politiche economiche nel segno del cosiddetto derisking: la “riduzione del rischio” adottata dall’Occidente per contenere la sua dipendenza dal mercato cinese in settori strategici come la tecnologia o le energie rinnovabili. Ma i dodici mesi appena trascorsi sono stati scanditi anche da emergenze molteplici. Alcune di queste crisi sono rientrate. Le banche centrali hanno dimostrato di saper gestire il montare dell’inflazione e di contenere il terremoto scatenato, a marzo, dal fallimento della Silicon Valley Bank. Altre emergenze, invece, sono ancora in corso: è il caso dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Così, il 2024 si preannuncia segnato da diverse questioni ancora aperte, a cominciare dagli effetti del derisking che potrebbe essere limitato e rivisto o, al contrario, esteso ai servizi finendo per inaugurare un nuovo corso in netta discontinuità con le ricette ultra-liberiste.
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  • L’ultimo terremoto che ha scosso la Silicon Valley si è scatenato lo scorso venerdì 17 novembre. Epicentro al 601 di Mission Street, San Francisco, sede di OpenAI, la società leader nel settore dell’Intelligenza artificiale. In meno di una settimana, il CEO Sam Altman è stato defenestrato e poi reintegrato nella sua carica. Le convulsioni che scuotono i vertici di OpenAI sono l’atto finale della guerra sotterranea che contrappone la fazione tecno-entusiasta alla tendenza tecno-critica, preoccupata che l’intelligenza artificiale sfugga al controllo del genere umano. Ma il vero colpo di scena è l’ingresso nel board della società di Lawrence Henry Summers, l'Equilibrista, il grande Tessitore: colui che da più di trent’anni è l’eminenza grigia del capitalismo a stelle e strisce.
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