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Di fronte ad un evento climatico estremo, di fronte alla distruzione degli ecosistemi, all’aumento della temperatura globale ha davvero senso chiedersi che cosa possiamo fare noi? Che cosa possiamo fare per migliorare le cose? C’è davvero qualcuno che ancora non conosce la risposta?
Guardatevi attorno: conosciamo già tutto, eppure il sapere non ci spinge all’azione… Ci lasciano indifferenti i dati, le statistiche, il numero di specie estinte, le tonnellate di anidride carbonica emesse nell’atmosfera, le temperature mai registrate prima, i titoli dei giornali, i servizi in tv, i post, gli articoli, i report, non ci smuove più nulla.
Digitate la parola “global warming” e Google vi restituirà in 0,27 secondi 369 milioni di risultati. Conosciamo benissimo le cause e ci sono chiare anche le soluzioni, sappiamo cosa dovremmo fare, ma semplicemente scegliamo di non farlo! Per quale motivo?
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Giorgia è nel mezzo della stanza con accanto Roberta. La donna tiene in braccio Jenny, la nipotina di un anno. La giovane mamma invece stringe al petto qualcosa di piccolissimo: è Diego, avvolto in una copertina azzurra che gli copre la testa. 45 giorni soltanto. L'acqua attorno a loro sale rovesciando mobili, sedie…
I Vigili del Fuoco sono senza parole. A 20 metri di altezza sopra di loro un elicottero da 6 tonnellate in hovering attende informazioni.
«Ragazzi, abbiamo un problema… due bimbi… Sono piccolissimi…»
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Il livello dell’acqua raggiunge ora il collo di Sara e sebbene la forza della corrente stia aumentando il vero problema è un altro: la temperatura. L’acqua è gelida. È acqua di fiume che scenda dalle montagne dell’entroterra con una temperatura inferiore agli 8°C e Sara ha addosso solo i vestiti che chiunque avrebbe scelto di indossare in una normale giornata di metà maggio.
La ragazza sente le braccia intorpidirsi, mentre la sensibilità di piedi e gambe diminuisce. I muscoli si contraggono. La sua temperatura sta per scendere sotto i 35°C. Il respiro accelera, la frequenza cardiaca aumenta…
È in quel momento che Sara si rende conto di quel dettaglio che lei ora conosce bene ma che molti invece non conosceranno mai: aggrappata a quell’albero, mentre attorno a lei è quasi notte, Sara capisce che forse non ce la farà.
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Mentre la pioggia continua a cadere, 3 enormi dinosauri fatti di metallo, pistoni e cingoli si muovono nel buio della notte. Ai loro comandi stanno 3 uomini: i piedi sui pedali, la mano sinistra sulla cloche di braccio di scavo e ralla, quella destra per braccio di sollevamento e benna. Lavorano in silenzio, mentre i fari sulla cima di ogni escavatore squarciano il buio di una notte fatta di acqua, roccia, alberi a pezzi e tonnellate di fango.
«Siamo andati avanti tutta la notte… senza chiudere occhio, senza mangiare, senza bere… mentre fuori veniva giù il mondo… dovevamo riuscire a liberare il letto del fiume… a riportare l’acqua nel suo tracciato e salvare le case a valle…
Poi ad un certo punto ho visto mio padre lasciare i comandi e mettersi le mani davanti agli occhi e ho capito che era tutto inutile… che era finita…»
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«Ascolti, Lucia! Adesso dobbiamo andare sotto, va bene? Dobbiamo passare sotto la porta e uscire dall’altra parte! Lei adesso prende un bel respiro, si chiude il naso, chiude gli occhi e al resto pensiamo noi… Lei prenda il respiro più grande che può!»
Lucia risponde con un cenno del capo.
I due agenti si guardano… Filippo appoggia una mano sulla testa della donna… Un lungo respiro e giù… sott’acqua tutti e tre in apnea in quel mare fatto di acqua e fango nel tentativo disperato di raggiungere l'uscita.
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Mentre fuori si è fatto buio, in casa di Giorgio l’acqua sale, raggiunge l’ultimo gradino della seconda rampa, e senza esitazioni, senza incertezze invade il pavimento del primo piano dove si trovano lui, la madre e la sorella.
«Mia madre mi chiamava dalla camera da letto e diceva: «Che succede, Giorgio?» Ed io rispondevo che andava tutto bene… Fermati, fermati! Ti prego!… Ma l’acqua non ti ascolta… l’acqua fa quello che vuole… e sapevo che ora non avevamo più nessun posto dove scappare…»
Non c’è una soffitta, non c’è un lucernario per raggiungere il tetto, non c’è neppure un balcone… Giorgio sente il panico stringere lo stomaco e capisce che lui e la sua famiglia hanno i minuti contati.
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«Ricordo i bambini: erano fermi e guardavano dritto… Avevamo il lato che saliva alla nostra destra ed il bosco che scendeva alla nostra sinistra. Pioveva ma non tirava vento, ma ecco… le cime degli alberi hanno cominciato a muoversi…
Era come se ci fosse un animale in mezzo alla foresta… e quell’animale era sempre più grande perché prima a muoversi erano un coppia di alberi, poi dieci, venti e poi all’improvviso un pezzo intero di bosco…»
Marco, Daniela ed i loro tre figli si mettono a correre, mentre una frana di oltre 400 metri di ampiezza comincia ad avanzare alle loro spalle…
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«Continuavo a dirmi: “o ce ne andiamo via tutti quanti o io resto qui con loro!” So che ti sembrerà assurdo… ma morivo io con loro piuttosto che abbandonarli!»
Le hanno chiamate “vittime silenziose” perché non potevano parlare, non potevano chiedere aiuto ed il loro effettivo numero è tuttora sconosciuto. Inizialmente si parlò di 30.000, che poi divennero 50.000 e infine superarono le 200.000. Sono gli animali: uccisi dall’acqua, dal fango, travolti dall’alluvione, dalle frane nonostante il tentativo di fare il possibile, nonostante chi era pronto a restare al loro fianco piuttosto che abbandonarli.
Luca è il padrone di 5 bellissimi Rottweiler… che da 5 sono diventati 12 da quando la grande femmina ha messo al mondo 7 bellissimi cuccioli…
Quella notte Luca dovrà decidere tra la sua vita e quella di coloro che lui da sempre chiama: "la mia famiglia".
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«Era molto freddo… ricordo che le braccia tremavano e ricordo le labbra dei bambini: erano viola… il freddo è bastardo perché rallenta i pensieri: non riesci più a capire niente… tenevo in braccio i bambini pregando che l’acqua si fermasse…»
È in quel momento, mentre il suo cellulare sta per spegnersi definitivamente, che Maria Chiara riesce a digitare un messaggio. Vorrebbe dire tante cose… a sua madre, a sua sorella, alla sua migliore amica… ma non c’è più tempo. Così prima che lo schermo si spenga per sempre, Maria Chiara scrive di getto l’unica cosa che vorrebbe chiedere a tutte le persone che le sono più care: “Pregate per noi”. 21:54 - l’ora di quest’ultimo post.
Poi più niente.
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È notte e piove. Da ore il cellulare vibra, mentre giungono notifiche, messaggi ed anche su quella chat dove si dicono sempre un mare di idiozie, avvertite che pure i vostri amici cominciano ad essere in ansia. Dal mattino piove… ed è assurdo perché solo il giorno prima il cielo era di un azzurro che sembrava dipinto. Sui giornali, in tv, sui social dicono di tornare a casa e di salire ai piani superiori… "ai piani superiori?!" Per quale motivo?!
Parlano della Protezione Civile che si sta muovendo da mezza Italia, dell’esercito che si sta mobilitando… ma voi vi affacciate alla finestra e quella che vedete è la vostra strada nella vostra città e la pioggia di una sera di maggio simile alla pioggia di mille sere identiche a questa…
Che cosa sta succedendo?!
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16 maggio 2023 – Accade l’impensabile: i principali corsi d’acqua dell’Emilia-Romagna, oltre 20 fiumi, esondano causando una delle più gravi alluvioni sul territorio nazionale. Nelle ore successive moriranno 17 persone, 36.000 perderanno per sempre la propria casa, 544 strade saranno cancellate dalle cartine, 260.000 animali perderanno la vita, 105 città verranno coinvolte, 105 scuole devastate, 2300 frane registrate… Mai qualcosa del genere era stato documentato nella Storia del nostro Paese.
Vi porteremo nel cuore di una notte che ha cambiato la vita di migliaia di persone: lo faremo attraverso le voci dei protagonisti e l’audio inedito di filmati, telefonate, richieste di aiuto. Condivideremo con voi alcune delle testimonianze di coraggio più travolgenti provenienti da un'inchiesta sul campo che ha coinvolto centinaia tra soccorritori e salvati: storie vere di eroismo e determinazione, di solidarietà e speranza, di chi quella notte ha visto la fine negli occhi, ma non si è arreso.
Sarà come essere lì mentre continuate a chiedervi: “Ed io che cosa avrei fatto?”
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