Episodes
-
Si tratta della registrazione della mia presentazione e descrizione del nuovo Contratto Sociale approvato il 12 dicembre 2023 nella Amministrazione Autonoma del Nord Est della Sira, nota anche come Rojava (ovest in curdo). La mia descrizione con i miei commenti è stata fatta il 25 gennaio 2024 presso l'Ateneo Libertario della FAI di Milano.
Nei quasi 46 minuti dell'intervento ho descritto non solo i contentuti degli articoli più significativi, ma ho cercato anche di sottolineare l'originalità del Contratto Sociale e degli aspetti più innovativi, non solo per tutta l'area del Medio Oriente, ma anche rispetto alle costituzioni (come la nostra) degli stati di democrazia rappresentativa parlamentare.
E' un intervento non accademico, ma con approccio colloquiale. -
Qualche politico ha già posto la questione del cosiddetto“dopo Hamas” a Gaza, ma le soluzioni proposte sono ancora generiche esoprattutto teoriche, dall’alto e incuranti di quello che sta avvenendo sulterreno. In questo breve podcast di 13 minuti delineo quella che potrebbeessere una soluzione pragmatica che tiene conto del contesto, delle condizioniconcrete e anche delle reciprochepercezioni degli attori statuali che sono interessati e coinvolti nelledinamiche geopolitiche del Medio Oriente e dell’irrisolta questionepalestinese.
-
Missing episodes?
-
A partire dai recenti fatti di sangue a Jenin e in Israele cerco di delineare il contesto in cui avvengono tali fatti e come sia proprio il contesto a provocarli. Governi di Israele, Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e i differenti soggetti delle due comunità sono in una situazione di stallo politico che però vede nella pratica quotidiana uno squilibrio di potere e di comportamenti tollerati o proibiti che fomenta frustrazione e rabbia dalla parte palestinese, mentre dalla parte israeliana il senso di poter continuare ad andare avanti così indefinitamente.
Il tutto in un quadro concettuale, politico e mediatico che fa riferimento allo stato, alla nazione e, purtroppo, all'ancor più ambiguo concetto di stato-nazione.
Nel delineare il contesto faccio esempi concreti delle pratiche quotidiane nei territori occupati (West Bank, Cisgiordania) per evidenziare quanto e come questi siano sfavorevoli alla costruzione di un rapporto positivo tra le due comunità, in un quadro di crescente nazionalismo etnico in Israele, di mancanza di capacità politica dell'ANP e di un sostanziale disinteresse geopolitico mondiale fino a quando non avvengono fatti e/o scontri sanguinosi.
-
Si tratta del solo audio di un power point commentato (pubblicato su youtube) che fornisce informazioni sulla questione curda e sulle pratiche politiche e socio-economiche che si cerca di praticare nel nord-est della Siria in quello che si autodefinisce AANES (Amministrazione Autonoma del Nord Est della Siria) e che in curdo è chiamato Rojava, cioè occidente. Cerco anche di inquadrare tale esperienza nel contesto di conflitto armato nell'area a partire dalle rivolte del 2011 contro il regime di Bashar Assad, la crescita e la sconfitta di daesh (stato islamico) da parte dei curdi siriani, e dell'espansionismo neo ottomano della Turchia di Erdohan. Fornisco informazioni sul funzionamento di AANES-Rojava vista la totale assenza da TV, e giornali di notizie che non siano generiche, superficiali, imprecise e relative solo al Kurdistan iracheno perché, è la mia tesi, è solo quello che media e commentatori sono in grado di comprendere in quanto si tratta di un quasi stato-nazione. L'unico concetto che il mainstream mediatico è in grado di "capire" in Occidente e non solo. E' pubblicato su Spreaker, Anchor, Spotify il solo audio; su Youtube il video con audio e diapositive.
-
Le dinamiche politiche geopolitiche relative ai curdi o non vengono raccontate o sono raccontate occasionalmente e malamente.
La questione curda di oggi, nelle sue diverse declinazioni in Turchia, in Iran, in Iraq e soprattutto in Siria, andrebbe raccontata e spiegata bene, con particolari precisi e con continuità, ma per fare questo bisognerebbe informarsi anche da fonti diverse da quelle solite, generiche e tutte appiattite sulla visione dei curdi che unitariamente vogliono il loro stato-nazione.
Non è più così da tempo: dall’attacco all’Iraq del 2003 del presidente Usa G.W.Bush, non autorizzato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e dal 2005 circa quando il leader curdo Őcalan, incarcerato in Turchia dal 1999, ha lanciato la proposta socio-politica del Confederalismo Democratico, adottata maggioritariamente dai militanti sul terreno e messa in pratica in Siria dal Rojava-AANES (Amministrazione Autonoma del Nord-Est della Siria).
Seguirà a breve una mia presentazione del contesto geopolitico e delle dinamiche del Rojava su Youtub
-
Partendo dalla notizia data in 8 brevi righe dell'accordo tra Etiopia e Tigray dopo 2 anni di guerra, nel podcast delineo quelle che sono le "regole" per cui si arriva ad accordi di armistizio o di sospensione dello scontro così come si sono verificate in passato e si verificano oggi. Sulla base di quei comportamenti, dovuti alla rigidità del concetto di "integrità territoriale", e della situazione di fatto sul terreno al momento indico perché la situazione in Ucraina è in un sostanziale stallo e perché non c'è la volontà di attivare un cessate il fuoco.
L'Italia nel maggio del 2022 aveva fatto una proposta in 4 punti per iniziare a confrontarsi per negoziare, ma non c'è stato esito perché le gabbie mentali degli attuali, pochi leader che gestiscono effettivamente la cosiddetta "comunità internazionale" e le pratiche abitudinarie consolidate sono più favorevoli alle tensioni e alla guerra piuttosto che alla pace.
-
Nel podcast espongo alcuni concetti geopolitici che criticano la concezione dei confini come rigidi e sostanzialmente indiscutibili perché così garantiscono la stabilità e la pace. Al contrario sono la maggiore fonte di dinamiche conflittuali e l'attacco militare russo all'Ucraina ne è il più recente e maggior esempio. Le parole simboliche di "integrità territoriale, sovranità, indipendenza", essendo strettamente dipendenti e interconnesse allo stato-nazione sono in realtà dei punti di partenza pregiudiziali che ostacolano qualsiasi negoziazione geopolitica e rendono più difficile attivare processi pacifici di soluzione delle crisi. Il tutto in un quadro geopolitico mondiale che vede il costante confronto tra le tre grandi potenze, Usa, Russia e Cina, e di alcuni dei loro alleati che si sentono "protetti" e agiscono perseguendo i propri fini nazionalistici, infrangendo, come i grandi, accordi e trattati da loro stessi sottoscritti (vedi il caso della Turchia con la Siria e contro i curdi).
Ci sono soluzioni pacifiche per risolvere le dinamiche di confronto tra gruppi umani che si sentono diversi dai vicini pur essendo nello stesso stato; il modello Sud Tirolo - Alto Adige è uno di quelli più funzionante e da più lungo tempo. Ma i nazionalisti e le propagande nazionaliste tengono ancora oggi in ostaggio "ideologico" parte di gruppi umani e quasi tutti i leader degli stati.
-
Nel podcast delineo i motivi che, secondo me, non consentono di negoziare una tregua e nemmeno un accordo finale al momento in Ucraina. I motivi sono principalmente due: 1) la gabbia mentale dello stato-nazione e dei confini fissi e intoccabili, 2) l'idea della "guerra giusta" che spinge le parti a volere la vittoria e eventualmente negoziare da una posizione di forza.
Cerco anche di essere brutalmente chiaro circa il possibile destino di Crimea, Donbass e Ucraina del sud, indicando però anche cosa si sarebbe potuto fare prima e dopo il 2014 e quale modello esistente avrebbe potuto essere seguito. Sottolineo anche la distanza tra le nobili parole dei leader e i principi dichiarati, rispetto alle pratiche ripetute che ho visto dispiegarsi in molte dinamiche geopolitiche mondiali.
Concludo con un suggerimento bibliografico sulla guerra.
-
Nel podcast affermo che la difficoltà, forse l'impossibilità di negoziazione sulla questione Crimea, Donbass e simili dipende da una gabbia mentale dei leader e di quasi tutti noi rappresentata dalla concezione di confini rigidi, intoccabili degli stati-nazione. Finché non si pensa ai confini non come eterni, ma funzionali, cioè che favoriscano la relazione transconfinaria invece che muro di separazione, la negoziazione circa lo stato amministrativo di un territorio confinario risulta impossibile. E questo spinge i più forti militarmente o i più prepotenti ad usare la forza per far durare nel tempo il fatto compiuto. E queste pratiche si inseriscono nel mai scomparso confronto tra grandi potenze (Usa, Russia e Cina) che cercano sempre di espandere la propria sfera di influenza di stati-nazione "clienti". Nel podcast faccio anche un breve confronto tra la diversa concezione dello spazio e dei confini negli imperi di prima del 1918 e quella degli stati-nazione comparsi in seguito al loro disfacimento.
La negoziazione è possibile se c'è la volontà, che però dipende anche dai quadri concettuali presenti nelle menti dei "negoziatori".
-
Il commento, a guerra in corso, cerca di delineare i vantaggi che la Russia di Putin può ottenere a breve e nel prossimo futuro a fronte degli svantaggi, molto più consistenti, relativi al sicuro isolamento politico ed economico internazionale della Russia, in una fase storica che definisco Nuova Guerra Fredda. Vengono sottolineate anche le ambiguità e le iconografie rigide delle Relazioni Internazionali che nella sostanza sostengono l'idea delle azioni di forza e non rendono capaci i leader di pensare creativamente soluzioni pratiche alle crisi perchè ingabbiati dall'idea dei confini attuali intoccabili invece di pensarli come funzionali.
-
Nel podcast argomento perché secondo me Putin ha fatto un grosso errore strategico attaccando l'Ucraina. Potrà conquistare e tenere per mesi e anni una parte del territorio ucraino, ma le conseguenze negative in Russia e a livello internazionale potranno mettere in crisi il suo potere interno e rendergli sempre più difficile agire a livello globale; a prescindere dalle sanzioni di UE e USA.
Inizia una Nuova Guerra Fredda che modificherà le modalità di gestione delle dinamiche geopolitiche future.
-
Breve commento sul perché una guerra in Ucraina non conviene a nessuno in loco (Ucraina dell'est o Crimea), tantomeno a USA e Russia. Il breve commento evidenzia una quadro più generale entro cui inserire le dinamiche attuali del movimento delle truppe e della navi russe piuttosto che quello di una "guerra costruita" mediaticamente a partire da metà novembre. La ripresa degli accordi di Minsk 2 del 2015 sono la via per uscirne, ma anche se sono stati riattivati sembra che siano marginali nella diplomazia ufficiale e nelle narrazioni mediatiche. Una guerra che non ci sarà.
-
Il commento prova a dare qualche informazione dei punti riferimento dei fondamentalisti islamici (talebani, daesh, jihadisti ecc.) con citazioni dal Corano e dagli hadith per evidenziare contraddizioni e coerenze della loro interpretazione della sharia.
Se vogliamo difendere i diritti dall’esterno (soprattutto delle donne, come ripetono i media) noi, ma anche musulmani europei o del mondo che non vogliono più che l’islam sia rappresentato da daesh, al Qaeda o lo stato islamico-provincia del Khorasan e simili, dobbiamo dibattere, stimolare, contrastare, riuscire a mettere in difficoltà i leader talebani sul piano dei loro strumenti culturali e religiosi.
Ma non possiamo aspettarci che i talebani siano come vogliamo noi, come pure rappresentarli come una sovra imposizione in qualche modo “esterna” alla società afgana: i talebani fanno parte dell’isola culturale afgana in cui l’islam è un collante molto forte e una pratica quotidiana di comportamenti largamente condivisi.
-
Secondo commento sulle dinamiche attuali in Afghanistan in cui evidenzio, con l'aiuto anche di pezzi di articoli di quotidiani, alcune situazioni concrete relative alla questione femminile e all'istruzione delle bambine, come pure le caratteristiche dei talebani come maschi combattenti. Evidenzio anche che il sistema mediatico accetta senza discutere con i loro portavoce il riferimento alla sharia e sottolineo anche con le parole di Tahar Ben Jelloun come sia nel "mondo musulmano" che in Occidente non si levi la voce di esperti che contestino (citazioni alla mano) la loro personale interpretazione della sharia; dei cui caratteri do qualche informazione.
-
Un mio primo commento sulle dinamiche in corso in Afghanistan dopo la cosiddetta "conquista" talebana dovuta al ritiro occidentale (ancora in corso) e allo sfaldamento senza quasi combattere dell'esercito regolare (oltre alla fuga del governo). Ho ripreso e letto alcune parti di articoli pubblicati il 17 agosto su Repubblica per cercare di evidenziare cosa può essere veramente significativo per capire cosa sta succedendo al momento. Ci sarà un seguito in altri commenti.
-
Lettura del testo della presentazione fatta al TEDx Mestre sul tema generale Con/Fine il 23 maggio 2021.
Il podcast sottolinea i limiti e i confini che ogni essere umano si crea e anche con quali confini/frontiere abbiamo a che fare ogni giorno per evidenziare come le dinamiche geopolitiche relative ai confini non siano altro che una loro proiezione. Se si utilizzasse questa consapevolezza a livello di decision makers e leadership politica forse le dinamiche geopolitiche sarebbero meno conflittuali e più negoziate.