Episodes
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La resilienza è divenuta la nuova virtù da molti acclamata. Tuttavia, essa rischia di celare il fatto che la fragilità, dalla quale ci vorremmo proteggere, è una caratteristica dell'umano cui non avrebbe senso rinunciare.
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Che cosa succede nelle relazioni affettive o lavorative quando non si stabiliscono confini chiari tra sé e gli altri? Da un lato, viene fuori il cosiddetto "enmeshment", l'invischiamento; dall'altro, la controdipedenza, la rigidità emotiva. Stabilendo un giusto confine riusciamo a vivere meglio.
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Missing episodes?
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Nelle comunicazioni in cui siamo ogni giorno impegnati possiamo incontrare veramente un altro o possiamo mettere in scena la parte peggiore di noi stessi.
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In una lettera indirizzata ai fratelli del dicembre 1817, il poeta inglese John Keats attribuiva agli uomini più intelligenti la cosiddetta “negative capability”, cioè la capacità di stazionare nella incertezza. Tale capacità andrebbe oggi rivalutata nel confronto tra convinzione e dogmatismo, presente in molte dinamiche comunicative.
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Uno dei simboli della Pasqua – ed in particolare della Pasqua ebraica – è il divieto di alimentarsi con cibi lievitati. Il lievito, per la sua azione, rinvia al male. Non cibarsi del lievito è dunque un modo per indirizzarsi verso la vita buona. Proprio partendo dai simboli, occorre, oggi, recuperare il senso di una essenzialità che permetta di passare, anche nel caso della Pasqua, dalla ricorrenza all'evento.
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La mistica delle piccole cose è la capacità che ognuno di noi ha di mettere tra parentesi ciò che ci sta intorno come primo passo di un movimento che ci porta a sottrarci al loro dominio. Occorre, come suggeriva Simone Weil, “Mettersi alla ricerca, non della tecnica che dà maggior rendimento, ma della tecnica che dà maggior libertà” (Quaderni 1, 138).
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La vita esagerata è la forma assunta dalla ipertrofia dell’io, dal fatto che per ognuno di noi sia diventato normale celebrare la sfera del proprio. Per contrasto, essa ci aiuta ad inquadrare la "vita temperata" in cui ritroviamo la dimensione creaturale.
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A volte, si immagina che i cambiamenti debbano avvenire in seguito a grandi eventi. E così si inizia a vivere in attesa che il grande evento arrivi. E se la più grande trasformazione possibile avvenisse partendo da come guardiamo il mondo?
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"Mettere ordine nella propria vita" è una delle prime indicazioni degli "Esercizi Spirituali" di Ignazio di Loyola. Essi, secondo Carlo Maria Martini, "non sono un sedersi, uno star farmi", ma "un mettersi in cammino". È ancora attuale l'ideale della "vita ordinata"?
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In una pagina molto bella del Libro dell’inquietudine, Pessoa riflette sul fatto che la maggior parte degli uomini trascorra la vita in uno stato di sospensione perenne, egli scrive “con la stessa apatia verso le finalità ultime, lo stesso abbandono dei propositi formulati, la stessa diluizione della vita”.
In questi casi, ci si ritrova a dedicare tutte le energie alla gestione ordinaria delle attività che, pur necessarie al vivere, dovrebbero sempre rappresentare un mezzo piuttosto che il fine della nostra esistenza. -
C’è, a volte in noi, un senso di insoddisfazione latente, che mette un sigillo di sottrazione alle nostre attività. Succede così che qualsiasi cosa facciamo, ci troviamo sempre ad accorgerci di una mancanza, che giunge – appunto – a sottrarre alle nostre esperienze la dimensione della pienezza.