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Le scarpe supersoniche e gli allenamenti con l’intelligenza artificiale, i Giochi sono una frontiera di sperimentazione e anche il posto dove ogni novità viene smaltita. Quando la sicurezza invade la privacy e il computer sbaglia il pronostico: viaggio per scoprire fino a dove ci si può spingere per restare umani. O almeno campioni.
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Esiste il Dna del campione e anche il momento olimpico. E quando i due pianeti si incrociano, nasce una stella. Phelps e i suoi otto ori in una sola edizione nel 2008. Bolt e i successi in serie dal 2008 al 2016. Baldini re di Maratona nel 2004. Poi c’è l’effetto a Cinque Cerchi, che prende un giorno qualsiasi e trova il modo di renderlo indimenticabile. E sono tutte le facce dei Giochi.
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Il luogo, quasi sacro, dove vivono gli atleti durante le Olimpiadi. Un bunker impenetrabile e insieme un party infinito. Leggende, amori e paura: in quel perimetro olimpico può succedere qualsiasi cosa, ma solo chi si è meritato un posto ai Giochi sa davvero che cosa accade nelle segrete stanze.
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Nel 2024 due azzurri sono scesi sotto i 10 secondi nei 100 metri durante la stessa gara e l’Italia ha capito di avere davvero imparato a essere veloce. Viaggio dentro una distanza che definisce il sogno: i miti dello sprint hanno lasciato un’impronta sulla storia dell’umanità. Ecco perché la gara delle gare ai Giochi coinvolge così tanto. Ed ecco come noi ci abbiamo messo dentro il tricolore.
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Come le olimpiadi riescono a cambiare il vocabolario. Identità, patriottismo, confine, appartenenza, tutte parole scivolose che stanno al centro del dibattito politico e vengono spesso strumentalizzate, tirate da una parte o dall’altra, ma ai Giochi trovano la vera natura. In costante evoluzione. Ecco perché si può rappresentare un Paese e portarne dentro altri e perché le nazionali hanno più potere quando si mischiano. Senza perdere i colori.
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Se volete sapere perché un film degli Anni Ottanta è entrato nelle Olimpiadi, questo è il posto giusto per scoprirlo. La break dance, meglio il breaking, è entrato nel programma di Parigi 2024. Ha tolto la nostalgia dal movimento e lasciato l’essenza delle origini: non gli scaldamuscoli, la sfida. Un confronto che è anche musica, stile, cultura, moda. Così come succede per l’arrampicata o lo skateboard, altre discipline che i Cinque cerchi credono di sfruttare per avere un pubblico giovane e che invece si prenderanno la loro strada. Come hanno sempre fatto.
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Per la prima volta nella storia dei Giochi le quote di ingresso per gli atleti sono spaccate a metà e la rappresentanza di genere è divisa al 50 per cento esatto: 5250 qualificazioni disponibili per gli uomini e 5250 per le donne. Solo che parità non è sinonimo di uguaglianza. Questi numeri vanno protetti e nutriti per arrivare a uno sport senza distinzioni. Nelle competizioni è già così, nella politica che ci sta dietro un po’ meno. Anche se passare da qui, da questo 50 per cento pieno, era necessario ed è senza dubbio un traguardo da celebrare.
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Una grandiosa cerimonia di apertura sulla Senna: la Francia si gioca subito la carta “mai visto prima” per aprire le Olimpiadi e si ritrova a gestire uno spettacolo incredibile e una paura indicibile. Tra i sogni di gloria e i ricordi del terrore. Con un piano sicurezza che blinda Parigi, ambizioni smodate, stile in ogni angolo e - soprattutto - con la voglia di smarcarsi dalla cartolina romantica che tutti conosciamo. Per diventare la seducente capitale capace di muoversi al ritmo irriverente del rap.
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I Giochi di Parigi 2024 sono quasi pronti. Sono stati farciti come il più ricco e gustoso dei panini. A strati. Grandeur, epica, ambizioni. Però anche sicurezza, sostenibilità, un’eredità da lasciare oltre i miliardi spesi. Cercano equilibrio, cercano meraviglia, promettono sfarzo, rischiano l’eccesso. Aspettano che lo sport faccia la sua magia. OLIMPIADI MON AMOUR di Giulia Zonca vi racconta tutto questo, ma anche il meglio e il peggio delle edizioni precedenti. E vi mostra cosa c’è dentro a questo debordante sandwich olimpico, che aspetta solo il primo morso.
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