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Il Pio Monte della Misericordia viene fondato nel 1602 da sette nobili napoletani con lo scopo di svolgere opere di carità e di assistenza. Ancora oggi, quasi con le stesse regole del passato, prosegue il suo cammino con le stesse finalità. Nel 1658 il progetto della chiesa fu affidato a Cosimo Fanzago, ma questi era già impegnato in altri lavori nella stessa città di Napoli, per cui il primo gruppo di “associati” del tempo si rivolse ad un’altra grande personalità in campo artistico, l’ingegnere del Regno Francesco Antonio Picchiatti (1617-1694), ugualmente celebre ed apprezzato.
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Tralasciando gli studi estemporanei ed inconsistenti, pregiudizialmente “chiusi” al soprannaturale, bisogna rilevare che dalle autorità ecclesiastiche del santuario lauretano è avvenuto ultimamente uno sforzo per ripristinare in qualche modo la tradizione storica del miracolo, anche con la celebrazione di un giubileo (8 dicembre 2019-10 dicembre 2021) con cui si è voluto commemorare il centenario della proclamazione della Madonna di Loreto a patrona dell’Aviazione, avvenuta nel 1920 per volontà di papa Benedetto XV, che con l’occasione riconobbe di nuovo ufficialmente – come tutti i Sommi Pontefici dei secoli precedenti – la verità storica dei voli miracolosi della Santa Casa.
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Secondo la tradizione, santa Salome raggiunse l’Italia, precisamente Veroli (Frosinone), in un anno imprecisato, insieme a san Demetrio ed a san Biagio. Stanca del viaggio, trovò ospitalità presso un pagano, ch’ella convertì e battezzò col nome di Mauro. Morì sei mesi dopo, il 3 luglio. Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura in un’urna di pietra e per paura di subire il martirio, si nascose con l’urna nella spelonca di Paterno, morendovi tre giorni dopo.
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I “parmigiani del sasso” (che vuol dire quelli orgogliosamente titolari di radici della parmigianità) sono e si confermano oltranzisti nei convincimenti, giusti o sbagliati che siano, rendendoli esclamativi con veemenza verdiana. In politica, rivendicano l’epopea delle barricate di popolo, erette contro il dilagare del fascismo nella pianura padana.
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ll’inizio del XIII secolo, ad esempio, venne fondata l’abbazia di Casamari, edificata sui resti di un municipio romano, conosciuto come Cereatae Marianae, in quanto dedicato a Cerere e collocato lungo la via Maria. Agli inizi dell’anno Mille, sulle rovine di quelle antiche strutture, Benedetto, Giovanni, Orso e Azzo, quattro chierici verolani, ricevuto l’abito presso il vicino monastero di Sora dall’abate Giovanni, si fecero carico della costruzione di una chiesa benedettina.
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La presenza cristiana presso il territorio di Veroli, in provincia di Frosinone, è radicata sin dal principio della storia della Chiesa.
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Il rapporto di Parma con il teatro cantato nasce molto presto. All’alba del Seicento, il duca Ranuccio I costruisce il sorprendente teatro ligneo Farnese, che viene inaugurato nel 1629 nientemeno che da una partitura di Monteverdi, il primo genio dell’opera. Ma è una falsa partenza, non è da lì che può nascere un amore: le note non ci sono arrivate (riscoprirle resta il sogno proibito di un musicologo) ed, a tale straordinaria apertura, non fa seguito alcuna tradizione di rappresentazioni.
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L’8 dicembre 1859, festa dell’Immacolata Concezione, i coniugi Pizio di Torino si fecero protestanti dietro promessa di aiuti finanziari, trovandosi essi nell’indigenza. Lo stesso giorno il marito, Alberto Pizio, cercò di vendere alcuni vecchi mobili e, tra questi, un bel quadro della Vergine dipinto su legno, ma i compratori, vedendo l’immagine dell’Immacolata, proruppero in orrende bestemmie ed uno di essi tentò ripetutamente di farlo a pezzi con una scure; se non che la scure si ruppe e l’immagine rimase illesa.
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Il monumento religioso più insigne della diocesi è la cattedrale di Ivrea, per la quale il reperimento di cospicui resti di costruzioni romane, reimpiegati nelle sue parti più antiche, fanno ritenere che, sopra l’altura sulla quale essa sorge, fosse già presente un tempio romano in asse con il sottostante teatro, di cui sono ancora visibili alcune tracce. Tale tempio venne poi trasformato in chiesa cristiana tra il IV ed il V secolo, quando venne istituita la diocesi, rendendola autonoma da quella di Vercelli.
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Uno dei luoghi più suggestivi di Montefiascone è la Rocca Papale. Sorge sulla sommità del colle, in una posizione da sempre considerata strategica per la possibilità di dominare una vasta area. Molte culture, alternatesi nei secoli, hanno lasciato tracce che confermano una frequentazione documentata già in epoca neolitica e giunta sino ai nostri giorni.
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Il nome attuale deriverebbe dal latino “Mons faliscorum”: lì si rifugiò, infatti, il popolo dell’Etruria meridionale dei Falisci dopo la distruzione della loro città, fra i Monti Cimini e il Tevere, da parte dei Romani. A partire dal secolo VII, Montefiascone subì l’influenza della Chiesa, diventando uno dei centri più importanti del Lazio, anche per la sua posizione strategica.
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Nel sito dell’attuale Bergamo Alta sorgeva già nel VI–VII a.C un centro abitato dei celti orobi, popolazione che rientrava nella cosiddetta cultura di Golasecca, che per molti secoli fece da tramite fra il mondo mediterraneo e quello dei celti transalpini.
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Oltre a san Vigilio da Trento che è patrono di diversi Comuni del Trentino, troviamo il beato Enrico, patrono di Bolzano. Operaio analfabeta, lavorò nella sua terra d’origine; di ritorno da un pellegrinaggio a Roma con la moglie e il figlio Lorenzo, si stabilì vicino a Treviso.
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Seguire le orme dell’Arcangelo significa ripercorrere con gli occhi della fede le tracce fisiche e tangibili, che fin dai tempi antichissimi san Michele ha lasciato nella sua specifica funzione di difensore del popolo di Dio e della fede contro il Maligno. Sono tracce molto particolari, tutte concrete e ben riconoscibili, che hanno spesso come comune denominatore l’essere scavate nella roccia o visibili in paesaggi montuosi e inaccessibili.
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Appartenente ad una nobile e ricca famiglia dell’Alta Baviera, Romedio, ottenuta la benedizione di Vigilio, allora vescovo di Trento, partì pellegrino per Roma ed ebbe modo di essere persino ricevuto dal Sommo Pontefice. Al ritorno dal viaggio, fatto dono di buona parte delle proprie sostanze alla Diocesi (ed, a quanto pare, il restante alla chiesa di Augusta, in Baviera), forse consigliato dal Vescovo stesso, Romedio si diede alla vita eremitica insieme a due suoi compagni, Abramo e Davide.
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San Bernardo da Corleone nacque col nome di Filippo Latini a Corleone, in Sicilia, il 6 febbraio 1605, dunque durante la dominazione spagnola. Infatti, erano i Borgognoni, ovvero i soldati spagnoli, a presiedere l’antico borgo. Proveniva da una famiglia molto religiosa: il padre Leonardo era molto generoso e caritatevole con i poveri.
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“Il paese delle cento chiese”: questo è uno degli appellativi con i quali è comunemente conosciuta la città di Corleone. Fra Trecento e Quattrocento si contavano già 17 edifici sacri entro le mura cittadine e 14 al di fuori di esse (sia negli immediati paraggi, sia presso le contrade rurali). Le chiese principali diedero peraltro il nome ai diversi quartieri di Corleone: san Pietro, san Giuliano, san Nicola, sant’Agostino… Si è registrata la presenza sul territorio, nello stesso periodo, di sei confraternite, associazioni laiche medioevali, dedite a varie opere di pietà. Quella di Sant’Orsola, ad esempio, si offriva di trovare un rifugio agli agonizzanti e di porsi a garante della buona morte.
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Secondo la tradizione storiografica, la città di Corleone nacque col privilegio del novembre 1237, con il quale Oddone de Camerana da Brescia ottenne da Federico II il permesso di trasferirsi in terra siciliana, insieme a una folta schiera di lombardi. Il sovrano concesse a Oddone ed al seguito anche la possibilità di distribuire le terre a propria discrezione, il diritto di legnatico e di pascolo.
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Passeggiando per l’isola greca di Corfù, non si può non rimanere ammirati dalla semplice bellezza che l’isola offre in dono ai visitatori: il mare cristallino e il cielo nitido e azzurro incorniciano gli aspri profili delle terre colme di verde, ripide e scoscese, ma di un fascino ancestrale, favorito dal clima mediterraneo e dalla pace, che donano i luoghi più segreti. La natura si coniuga perfettamente con l’opera dell’uomo, che ha lasciato magnifici segni del proprio passaggio fra cui spiccano noti monumenti religiosi e civili, tutt’oggi ben conservati e testimoni della lunga e articolata storia dell’isola e dei suoi abitanti.
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Statio è un sostantivo che deriva dal verbo sto e indica propriamente l’atto di fermarsi o di soggiornare; quindi, per estensione, assume il significato anche del luogo secondo i fini per cui si compie la sosta o il soggiorno. Così, per esempio, nel foro romano, nei pressi del tempio di Giuturna,, si trovano ancora le vestigia costantiniane della statio aquarum, la sede amministrativa degli acquedotti, che regolava la distribuzione dell’acqua; dove oggi sorge la basilica di S. Maria in Cosmedin a Roma vi era la statio annonae, il servizio pubblico preposto alla distribuzione di vivande al popolo romano; nel gergo militare, abbiamo le stationes, luoghi fortificati posti spesso presso confini, con valore di avvistamento e di difesa.
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