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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centoventiquattresima puntata di Bestiale, che comincia con il presunto avvistamento di un tilacino.



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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centoventitreesima puntata di Bestiale, che comincia col leopardo nebuloso.

    Domenica scorsa sono stato al parco faunistico La Torbiera (la foto qui sopra è presa infatti dal loro sito): ne avevo sentito parlare un gran bene, mi piacciono gli animali (si era capito?), ho controllato la mappa ed era abbastanza vicino (si trova in provincia di Novara), così ho deciso di andare. E non sono rimasto deluso. Il parco è immerso nel verde, ogni animale presente è calato nel suo habitat naturale e ha il modo per condurre un’esistenza serena. La Torbiera porta avanti progetti di conservazione ambientale e di sensibilizzazione. Visitarlo è stata una bella occasione per vedere da vicino specie altrimenti lontanissime e spesso “invisibili” e per supportare il parco nelle sue sfide quotidiane.

    Con mia grande gioia, durante il percorso mi sono imbattuto in diverse puntate di Bestiale: c’era il nostro amico yaguarondi (nella sua versione rossastra), ma anche il crisocione (che emozione, scovarlo tra gli arbusti), il muntjak, il binturong. E ancora: panda rosso, ghepardo, emù, leopardo delle nevi… ecco l’elenco completo.

    Tra gli animali che più mi hanno impressionato, c’è il leopardo nebuloso che citavo all’inizio: saranno stati i grandi occhi lucidi e “parlanti”, sarà stato il modo spettacolare in cui si è palesato a noi, spuntando da dietro i cespugli per… fare cacca; fatto sta che mi è rimasto impresso il suo passo discreto, il modo in cui il suo manto spariva tra gli arbusti, perfettamente confuso nella vegetazione, rendendolo l’animale elusivo che è.

    Anche per questo, conosciamo molto poco dei suoi comportamenti in natura. È una cosa che mi ha fatto pensare: in un mondo iperconnesso, con informazioni accessibili in maniera immediata e totale, ci sono ancora un’infinità di cose che non sappiamo e che forse non sapremo mai. In fondo è bello e giusto così: è proprio il non sapere che ci spinge a curiosare, a studiare, ad approfondire. È la spinta fondamentale di ogni scienza e conoscenza. Gli animali, in questo, giocano un ruolo importantissimo.

    Tornando al felino in esame, di lui sappiamo che vive soprattutto nel Sud-Est Asiatico, si stima ne siano rimasti in natura circa 10.000 esemplari (numero in diminuzione, ovviamente a causa della riduzione di habitat). Il nome “nebuloso” deriva proprio dal suo manto, cosparso di motivi che ricordano le nuvole. Un paio di curiosità: è un abile arrampicatore (pare si nutra per lo più di animali arboricoli) e riesce addirittura a camminare sugli alberi a testa in giù; inoltre i suoi canini superiori sono, in proporzione, i più lunghi tra tutti i felini (come si vede dall’immagine che segue, presa da Wiki).

    L’esemplare presente a La Torbiera, dopo aver fatto i suoi bisogni, ha deciso di mostrarsi a noi comuni mortali con una sfilata meravigliosa, passandoci davanti e mostrando il suo manto maculato (che gli è costato storicamente molto, visto che ha attirato i bracconieri) in tutto il suo splendore. Emozione e pura bellezza.

    Assistere a piccole scene come questa mi ricorda cosa vuol dire guardare la vita con gli occhi di chi è ancora in grado di meravigliarsi.

    Quando vedo un animale, che sia un leopardo nebuloso o una volpe che attraversa la strada, mi sento un bambino in un corpo da adulto. Gli occhi si allargano, il sorriso si spalanca come le persiane la domenica mattina. Vorrei dire tante di quelle cose che provo, invece spesso resto solo a bocca aperta.

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    Perché il pavone “fa la ruota” con la coda? 🦚

    E mentre noi cercavamo di vedere altri animali, qualcuno non era d’accordo e preferiva che guardassimo lui, in tutto il suo splendore: abbiamo trovato un pavone piazzato davanti alla zona dei gibboni, con la sua ruota variopinta spalancata di fronte a due ragazzi fermi, intenti ad osservarlo. Che il pavone fosse innamorato?

    Proprio questo è il motivo principale per cui il pavone maschio fa la ruota: in primavera comincia la stagione degli amori e le femmine scelgono chi ha la ruota più grande e bella (ma non solo: qui un articolo approfondito sul tema), e che quindi ha i geni migliori. I maschi emettono anche delle impercettibili vibrazioni, sempre per attirare l’altro sesso. E per non farci vedere i gibboni.

    Occhio, però: si pensa che la ruota, grande e piena di “occhi”, serva anche per spaventare altri maschi corteggiatori o eventuali predatori che possano metterlo in pericolo, o pensare di invadere il suo territorio. Meglio stargli alla larga, dunque. E infatti abbiamo proseguito il percorso senza disturbarlo…

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    Momento quiz 💡

    La risposta nella puntata #86 di Bestiale.

    Una semplice infografica che apre gli occhi

    Siamo abituati a pensare il mondo come umanocentrico, mettendoci sempre sopra a tutto il resto. E invece il mondo non è neanche mammiferocentrico: al massimo è insettocentrico. Lo spiega bene questo pannello che ho trovato lungo il percorso: tra gli Animalia, la nostra classe (Mammalia) non è poi così numerosa.

    Spiccano invece gli insetti: ne conosciamo circa un milione di specie, ma il loro numero potrebbe essere cinque volte maggiore. Di nuovo: quante cose che non sappiamo. E quanto è bello non sapere.

    🧘🧘🧘

    Questo, invece, è stato il momento più rilassante, riconciliante, riappacificante, calmo, quieto, serafico, tranquillo, sereno, placido, pacato. Un modo come un altro per riconnettersi col mondo, per fermarsi e dire: ok, forse una pausa è necessaria. Perché alla fine la vita è pure questa cosa qua: crogiolarsi al sole in un pomeriggio di domenica.

    Me lo hanno ricordato due capibara.

    La grande guerra degli emù

    Prima di chiudere il nostro giro, abbiamo anche avuto modo di fare un piccolo salto in Australia. Oltre ai piccoli e pucciosi wallaby (che altro non è che un “macropode di dimensioni moderate”) nello stesso spazio erano presenti anche gli emù. Si tratta del secondo uccello più grande del mondo (dietro solo al suo gigante cugino struzzo). Gli emù sono conosciuti anche perché, nella prima metà del secolo scorso, sono riusciti a “vincere” una guerra contro gli esseri umani. Tutto vero: esiste pure una pagina di Wikipedia a riguardo. Lascio qui un video che spiega bene quanto accaduto.

    Momento qualche link e poi chiudiamo a volo di gabbiano:

    * Ehi, zoo di Taizhou: era veramente necessario dipingere un cane in modo tale da farlo assomigliare ad un panda? 🤦

    * Ci risiamo: le orche hanno affondato un’altra imbarcazione a Gibilterra 🚤

    * L’orsa JJ4, che l’anno scorso aveva aggredito mortalmente Andrea Papi (ne avevo parlato anche qui su Bestiale), sarà trasferita in Germania: il prossimo autunno verrà portata in un’oasi della Foresta Nera 📰

    * Domanda: sarebbe forse meglio che i gatti indossassero dei campanelli per proteggere gli uccelli selvatici? 🔔

    * Il cane-attore Messi ancora protagonista: questa volta gli è toccato il red carpet del Festival di Cannes - che a questo punto potremmo chiamare Festival di Cane (era brutta, lo so) 🐶

    Eccoci:

    Per oggi è tutto, ci sentiamo giovedì, ciao!

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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centoventiduesima puntata di Bestiale, che comincia con il desman russo.



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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centoventunesima puntata di Bestiale, che comincia col crisocione.



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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centoventesima puntata di Bestiale, che comincia col pesce blob.



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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centodiciannovesima puntata di Bestiale, che comincia con la sula piediazzurri.



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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centodiciottesima puntata di Bestiale, che comincia con l’antilope giraffa.

    Conosciuto dai più come gerenuk, il Litocranius walleri è l’unica specie appartenente al suo genere e in effetti sembra proprio il prodotto di un’antilope che si è accoppiata con una giraffa, tipo la famosa scena dell’arca di Noé dei Griffin. Vive in Africa Orientale e, oltre ad avere il collo lungo, il maschio ha pure delle corna ad esse che lo rendono unico.

    Brucatore irriducibile, il muso appiattito gli serve per arrivare alle foglie senza ferirsi tra la vegetazione spinosa (che spettacolo, l’evoluzione) e pare che l’antilope giraffa ami stare sotto la pioggia, come la prima volta, con tutta probabilità per rinfrescarsi dal calore della savana africana (è un animale diurno e il sole picchia forte, laggiù).

    Altre curiosità che mi ha fatto volare: al gerenuk non piace molto combattere né spostarsi, preferisce risparmiare energie per ricercare cibo. Inoltre, con il passare degli anni, queste tendenze sedentarie sembrano aumentare. I branchi sono piccoli, massimo sei esemplari; alcuni maschi, però, preferiscono passare la vita completamente da soli.

    Se guardando la foto avete pensato “ma io questo l’ho già visto da qualche parte”, beh, forse è perché nella vostra vita vi è capitato di cercare “popcorn” tra le GIF trovando questa qui (come è successo a me, irriducibile amante delle GIF).

    Condividi questo post con chi ama risparmiare energie per cercare cibo!

    Il possibile ritorno della tigre di Giava 🐅

    Tra le tigri, c’era un esemplare endemico dell’isola di Giava (Indonesia), tanto unico da meritare di essere classificato come una sottospecie a parte (Panthera tigris sondaica). Le sue dimensioni erano più piccole rispetto a sua cugina che vive nell’Asia continentale, questo perché anche le prede presenti sull’isola sono più piccole (la cosiddetta regola di Bergmann).

    L’estinzione della tigre (causata ovviamente dall’uomo, tra bracconaggio, avvelenamenti e riduzione di habitat) è stata resa ufficiale a metà degli Anni Novanta, dopo che nonostante l’istallazione di diverse fototrappole non è stato più individuato alcun esemplare. Questa è una delle rare foto dell’animale: risale al1 938 e la scattò Andries Hoogerwerf nel Parco nazionale di Ujung Kulon.

    Di recente, però, è arrivata una notizia inaspettata a sensazionale: dopo numerose presunte segnalazione mai confermate, nel 2019, a seguito dell’avvistamento da parte di una persona del luogo, è stato recuperato un pelo che, dopo un’attenta analisi, sembrerebbe contenere delle tracce genetiche compatibili con la tigre di Giava. Lo studio è stato pubblicato dalla dalla Cambridge University Press di recente, se ne parla su Kodami:

    [Il pelo], infatti, è stato prelevato proprio dalla recinzione dove si presume che il grosso felino sia saltato e vicino alla quale sono state trovate anche impronte e segni di artigli. Nell'abstract dello studio si legge: «Sulla base della nostra intervista approfondita con Ripi Yanur Fajar, [il locale, ndr] che ha visto la tigre, crediamo che il pelo provenga da una tigre di Giava. Se questa sia ancora presente allo stato selvatico deve essere confermato con ulteriori studi genetici e sul campo».

    Muhammad Ali Imron, capo del programma Forest and Wildlife del WWF Indonesia, ha dichiarato all'AFP di apprezzare gli sforzi dei ricercatori, ma anche che i campioni di peli sono estremamente limitati ed è necessario trovarne altri per confermare i risultati dello studio tramite altri test genetici. Inoltre, ha espresso preoccupazione per il fatto che i risultati siano già stati resi pubblici, cosa che potrebbe allertare i cacciatori.

    Balene che sfruttando la sequenza di Fibonacci per cacciare

    Contesto: ho visto su Netflix Il problema dei tre corpi (consigliata), parlando con Alessandra di altre cose pazze della natura è uscita fuori la celeberrima sequenza di Fibonacci con il suo rapporto aureo. Dovrei dedicare una puntata della newsletter a parte per parlarne e spiegarne le sue applicazioni, ma qui siamo su Bestiale e non su Matematicale (che nome tremendo, tra l’altro) quindi ecco una dimostrazione di quella successione di numeri, messa in pratica… dalle balene che, per cacciare, producono cerchi di bolle per imprigionare le proprie prede.

    Qui un articolo che parla delle applicazioni della sequenza di Fibonacci in natura.

    Momento genitori orribili nel mondo animale

    Dopo il quokka, ecco un altro genitore orribile: è l’upupa, che secondo un recente studio farebbe figli in più solo per darli in pasto ai cuccioli più grandi. Cito Geopop:

    Prima di questo studio sulle upupe, negli uccelli, era ben conosciuto soltanto il fenomeno del cainismo tra fratelli: quel fenomeno – molto comune nelle sule e nei rapaci, in particolare nelle aquile – secondo il quale gli uccelli eliminano i loro fratelli nel nido, senza mangiarli, per assicurarsi più cibo e cure parentali.

    Con lo studio sul campo della Dott.ssa María Dolores Barón e dalla precedente intuizione teorica del suo supervisore, il Dott. Juan José Soler, è stato dimostrato che per l'upupa è vera "l'ipotesi della dispensa", fino ad ora mai rinvenuta nei vertebrati, ma soltanto in squaletti e coleotteri. Secondo questa ipotesi questi animali producono uova extra e individui in più per darli da mangiare ai figli più "anziani", come una sorta di dispensa pronta all'uso per aumentare le chance di sopravvivenza.

    La cincia giapponese comunica a gesti, proprio come noi

    Ma passiamo a un volatile simpaticone: la cincia giapponese. Una recente ricerca pubblicata su Current Biology ha dimostrato che questa specie muove le ali e gesticola come facciamo noi primati. Nello specifico, la cincia usa i gesti per invitare al partner ad entrare nel nido: questo comportamento è stato registrato solo nelle coppie, quindi è segno di grande intimità. Ne parla Focus:

    Secondo lo studio, c'è un parallelo tra questo comportamento della cincia del Giappone e la nostra gestualità: noi umani abbiamo evoluto questo tipo di linguaggio perché il bipedalismo ci ha lasciato le braccia libere, e le cince, quando sono appollaiate su un ramo, si trovano nella stessa condizione con le ali.

    Momento qualche link e poi gatti al bancone del bar:

    * Eclissi solare e animali: come l’hanno vissuta le bestiole dello zoo di Dallas e che effetti ha su di loro in generale 🌔

    * Chi lavora all’Università Bicocca di Milano potrà portare il proprio animale domestico a lavoro: lo ha stabilito l’ateneo 🐈

    * Leoni marini vs cani randagi sulle spiagge del Cile: scene da film pubblicate su Instagram dalla BBC 🦭🆚🐕

    * Per L’Ultimo Uomo ho scritto un Bestiario dei soprannomi calcistici: contiene tigri, papere, ragni e tanti altri animaletti ⚽

    * Una storia pubblicata più di cento anni fa sul New York Times: il cane che continuava a spingere i bambini nel fiume Senna per poi salvarli e ricevere una ricompensa 🗞️

    I gatti, invece, come noto amano spingere bicchieri, quindi:

    A giovedì prossimo, ciao!

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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la centodiciassettesima puntata di Bestiale, che comincia con l’idrosauro crestato.



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  • Ciao, questo è il settimo episodio di Dolittle, il podcast della newsletter Bestiale, alla quale puoi iscriverti qui:

    In questa puntata si parla di rane che corrono sulle carriole, che piacciono alle Pro loco ma non alle associazioni animaliste.

    Il jingle che sentite all’inizio e alla fine del podcast è sempre il solito: viene da Coma-Media, Pixabay. L’articolo che cito, invece, è questo qui.

    Buon ascolto!

    PS: ecco la corsa di cui si parla.

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  • Un giorno non ci saremo più, ok, lo sappiamo. Ma chi prenderà il nostro posto?

    Ne ho parlato con Marco Granata, autore del Bestiario invisibile.

    Buon ascolto!

    Il jingle che sentite all’inizio e alla fine del podcast è sempre il solito: viene da Coma-Media, Pixabay.

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  • La strana storia di un maiale utilizzato in un processo per capire se il corpo di un imprenditore scomparso sia stato gettato in una fonderia.

    Qui trovate il migliore articolo che ho trovato sulla vicenda.

    Buon ascolto!

    Il jingle che sentite all’inizio e alla fine del podcast è sempre il solito: viene da Coma-Media, Pixabay.

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  • Ciao, questo è il quarto episodio di Dolittle, un podcast bestiale.

    In questa puntata si parla di orsi marsicani e di come convivere con i grandi carnivori che sempre più spesso entrano a contatto con l’uomo.

    Per l’occasione ho chiesto il contributo di Ferdinando Cotugno, giornalista che si occupa di ambiente.

    Se volete, qui potete iscrivervi alla newsletter Bestiale:

    Buon ascolto!

    Il jingle che sentite all’inizio e alla fine del podcast è sempre il solito: viene da Coma-Media, Pixabay.

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  • Ciao, questo è il terzo episodio di Dolittle, un podcast bestiale.

    Oggi si parla di meteoriti che colpiscono le cucce dei cani e di cani che ci restano molto male quando le loro cucce vengono portate via, come potete vedere da questa immagine:

    Questo l’articolo di Dude Mag dove parlo di asteroidi.

    Il suono dei grilli che sentite in sottofondo all’inizio l’ho preso da qui. Il jingle è sempre il solito: viene da Coma-Media, Pixabay.



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  • Ciao, questa è la seconda puntata di Dolittle, il podcast bestiale. Si parla di oche aggressive.

    Buon ascolto!

    Il brano che sentite in sottofondo all’inizio e alla fine del podcast è di Coma-Media, da Pixabay. Il verso dell’oca invece è preso da qui (che avrei potuto scrivere anche “duck oui”, perché amo i giochi di parole). La cover invece è di Alexas_Foto, sempre da Pixabay.



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  • Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questo è il primo episodio di Dolittle, un podcast bestiale.

    Se non sapete chi sia il Dottor Dolittle:

    Nella puntata numero uno si parla di allevamenti di polpi e per l’occasione ho chiesto un piccolo contributo a Margherita Paiano, etologa che collabora con LifeGate.

    Buon ascolto!

    Il brano che sentite in sottofondo nel podcast è di Coma-Media, da Pixabay.

    Ehi! Qui puoi iscriverti a Bestiale, la newsletter pucciosa:



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