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  • Come smettere di cercare l'approvazione degli altri ed eliminare gli haters per sempre?

    Le persone lottano per sentirsi accettate, vogliono vivere in pace e serenità senza gli haters che gli giudicano e non approvano le loro scelte.

    Da dove nasce questo desiderio?

    Parte dal bisogno di accetazione e approvazione che ognuno ha dentro di sé.

    L'obiettivo da raggiungere? Tutti mi devono accettare.

    Il problema qual'e? Che tu vuoi controllare il pensiero degli altri.

    Insomma, la convinzione è che potrai essere felice e vivere la tua vita serenamente solo quando tutti ti acceteranno, e nessuno ti offenderà mai più .

    Ti sembra un obiettivo reale da raggiungere? Ti sembra reale voler controllare i pensieri e comportamenti di "tutti"?

    A me sembra irreale.

    Per me la soluzione immediata a tutti i problemi di "accettazione" parte solo ed esclusivamente da "autoaccettazione". Perché, semplicemente, se tu ti accetti così come sei, attorno a te si crea una certa energia, una "protezione" contro ogni commento, ogni comportamento delle altre persone. Perché, se tu ti accetto davvero, non hai bisogno di essere accettata da tutti, stai bene così come sei. Quindi che cosa succede?

    Non devi portare avanti le battaglie, puoi vivere serenamente da subito.

    Mi dirai: ma come faccio a vivere serenamente se di continuo spuntano fuori le persone che mi urtano e mi offendono?

    Eccolo il problema: gli haters.

    Gli haters come ragionano? Perché lo fanno? Perché attaccano, perché offendono? Semplicemente, perché cercano disperatamente l'attenzione. Se loro fanno le battute e te reagisci offendendoti, stando male o in qualsisiasi modo loro ottengono ciò che hanno cercato: hanno alterato il tuo umore.

    Esercitati perciò a non farti influenzare dagli altri. Se padroneggi la tecnica di mantenere la calma, sempre e comunque, vedrai che diventerai "poco interessante" come il bersaglio degli haters. A loro piacciono le persone, che sono emotivamente sensibili, facilmente irritabili, le persone che reagiscono subito con un'emozione forte: la rabbia, la tristezza, la sfida, le lacrime... va bene qualsiasi reazione. Quello che non va bene a loro è essere ignorati. Attenzione, però, non dimostrare il tuo "non interesse" in modo da sfida, perché potrebbe scatenare la loro voglia di fare qualunque cosa per ottenere una tua reazione - qualsiasi.

    In poche parole, se non gli dai ciò che cercano vanno a cercarlo altrove. Se capisci che loro cercano la tua attenzione e te non gliela dai, prima o poi si stufano.

    Pensa come sarà bello il tuo mondo senza gli haters.

    Sai cosa c'è? Che gli haters non spariscono davvero dalla faccia della terra, semplicemente non avranno più il posto nel tuo mondo.

    Non ci credi? Prova a mettere in atto questa regola. Te. Solo te. Non devi convincere 4 amici, nemmeno condividerla con altre 10 persone.

    Non cercare l'appoggio da fuori, sii te stessa la fonte della tua forza, se tu accetti e ami te stessa non devi unirti e identificarti con altri e nemmeno combattere per essere accettata. Una volta che trovi il tuo vero sé e ti accetti completamente, sei libera di esprimerti in modo autentico, vestirti in modo che ti piace e nessun commento negativo potrà rovinarti la giornata.

    Scegli i vestiti che rappresentano la tua essenza, i vestiti sono la parte indispensabile della tua identità e trovare quelli giusti ti aiuta a sentirti a tuo agio.

    Quindi mettiti davanti allo specchio e guardati bene, comincia a parlare in modo indulgente con te stessa e impara ad accettarti, solo così potrai sentirti davvero accettata da tutti.

  • Nella nostra era degli influencer

    uno dei vantaggi enormi che abbiamo raggiunto è che sono stati normalizzati e sdoganati tutti i stili di vestirsi,

    Ognuno può sentirsi pienamente libero di esprimersi attraverso i propri vestiti lo stile personale: piercing, tatuaggi, acconciature, scegliere l’aspetto naturale o farsi aiutare, ormai nessuno si scandalizza se una donna si rifà il seno o al contrario promuove il seno piccolo senza reggiseno.

    Allora se siamo riusciti a raggiungere questa libertà di espressione, perché non sempre riusciamo a esprimerci liberamente? Perché temiamo le valutazioni, le critiche degli altri…. Perché quello che conta per noi in realtà è l’approvazione… E per avere l’approvazione siamo disposti ad allinearci con delle aspettative, con delle idee di bellezza…

    La storia della mia amica è completamente diversa, lei non cerca l’approvazione, lei di natura e una ribelle e fa il contrario di ciò che la società vuole da lei.

    Allora sentite questa storia:

    Ci incontriamo dopo un po’ di tempo, in un bel mezzo d’estate, in spiaggia, quindi logicamente in costume. Considerando che non ci siamo viste per quasi un anno abbiamo tante cose da raccontarci, ma io rimango distratta da un particolare che è impossibile non notare e lei, nemmeno cerca di nasconderlo, anzi lo mostra con fierezza: il pelo che graziosamente spunta da sotto l’ascella.

    Ecco lei a quel punto con orgoglio mi spiega: “non mi depilo più. Non sopporto l’idea di essere un oggetto sessuale e nemmeno voglio più seguire il modello di bellezza imposto dal mondo dei maschi, che obbligano tutte le donne ad essere come loro comandano.”

    Io ci penso un po’ e poi le chiedo:

    “Quindi fammi capire: ti sei fatta crescere il pelo per dare fastidio ai maschi?”

    E lei, ridendo, ammette.

    Io aggiungo: “perciò ora sei l’oggetto di desiderio di tutti i maschi che adorano le donne pelose.”

    Lei, con la faccia schifata, rimane senza parole, quindi cerco di rincuorarla:”Fai le scelte per te stessa, non per piacere o meno agli altri. Sai, non è possibile piacere e tutti, ma e altrettanto impossibile non piacere a nessuno”, a sto punto scoppiammo a ridere entrambe.

    Infatti, Se il nostro obiettivo è piacere o non piacere a qualcuno, seguire o non seguire lo stile di vita, di vestirsi, di mostrarsi o non mostrarsi..

    Perdiamo il tempo che potremmo usare per approfondire il rapporto con noi stessi.

    Ogni azione ha senso se l’obiettivo è mirato sulla nostra crescita e sul conoscerci meglio, sulla ricerca del nostro benessere.

    Viviamo in un’era dove abbiamo a disposizione un’infinità di possibilità.

    La vasta scelta a volte ci manda in tilt, perché in fondo non sappiamo che cosa vogliamo e la pressione di dover scegliere crea l’ansia.

    Se non sappiamo quale è il nostro desiderio autentico e non abbiamo chiari i nostri obiettivi, potremmo finire per scegliere una delle due direzioni principali: scegliere per adeguarsi o per ribellarsi.

    In entrambi i modi significa fare una scelta condizionata.

    Condizionata da ciò che piace o non piace agli altri.

    Per riuscire a fare delle scelte basate su ciò che si vuole, per prima cosa bisogna indagare nel profondo del nostro cuore e chiedere alla nostra anima e scoprire il nostro vero volere.

    Ma per riuscire a capire ci vuole tanto tempo, diversi tentativi, esperimenti e avventurose ricerche.

    Il rapporto che si sviluppa con il proprio corpo è una cosa molto delicata e intima e va coltivato. Con pazienza e amore.

    Perciò ricordatevi, Fate le scelte basate su ciò che piace a voi, e sentitevi libere di provare e cambiare mille volte finché non trovate ciò che fa per voi, ma non fatevi distrarre cercando di capire che cosa piace agli altri.

    Riuscire a capire se stessi e amarsi incondizionatamente è il passo fondamentale per poter creare un benessere personale e di conseguenza collettivo.

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  • Vestire in modo consapevole: comunicare la propria identità attraverso i vestiti

    A volte ci capita che desideriamo realizzare un miglioramento, ma questo non arriva.

    Per scoprire come mai, è necessario trovare la ragione che spesso risiede nel nostro subconscio.

    Infatti la prima condizione purché si verifichi un cambiamento è definirlo in modo chiaro e di seguito capire che cosa ci trattiene dal raggiungerlo.

    Diciamo che il nostro obiettivo sia “vestire in modo consapevole”. Per cambiare il mio stile attuale devo capire alcune cose fondamentali:

    Perché desidero questo cambiamento?

    Perché non riesco a realizzarlo?

    Che cosa mi ferma?

    Che cosa invece mi aiuta a andare avanti?

    Che cosa vuol dire per me ‘vestirsi in modo sostenibile?’

    E poi le cose molto più pratiche:

    Che cosa c’è nel mio armadio?

    Quale è lo stile che preferisco?

    Come faccio a capire se i vestiti sono stati prodotti davvero in maniera etica e sostenibile?

    Prima di tutto bisogna approfondire la conoscenza sull’argomento.

    Capire che cosa sia davvero la ‘Moda Etica e Sostenibile’.

    Capire che io come consumatore ho il potere di scegliere e quindi influenzare l’offerta del mercato che per forza segue la domanda.

    Capire che il modo in cui mi vesto è strettamente collegato al mio modo di essere.

    Capire che attraverso i vestiti comunichiamo i nostri pensieri, le nostre convinzioni, la nostra identità.

    Mi viene in mente la storia di una mia cara amica:

    Lei è appassionata di moda, adora scegliere i vestiti con cura e abbinare tutti gli accessori alla perfezione. Quando le venivano fatti i complimenti, lei cominciava a giustificarsi e elencava in modo dettagliato i prezzi e provenienza di ogni capo, per dimostrare che non ha speso tanto e che lei non è per niente vanitosa.

    È stata la sua mamma a chiamarla ‘vanitosa’. Perché dal suo punto di vista chi tiene tanto ai vestiti è senza dubbio una persona priva di valori, superficiale e vuota dentro.

    Che peccato! I genitori a volte non si rendono conto che conseguenze hanno le loro parole e convinzioni che trasmettono.

    Quindi che cosa è successo? La mia amica aveva dentro di sè un senso di estetica, l’amore per il bello, ma l’ha sempre represso per non essere considerata una persona vanitosa.

    Una volta che ha individuato la radice di questa credenza l’ha potuto eliminare.

    Ora vive in piena libertà la sua passione, si veste in modo creativo e sprizza di gioia senza un minimo rimorso. E sia chiaro la sua energia positiva si percepisce e influenza notevolmente le persone attorno a lei.

    Ecco: una parte di approccio sostenibile alla moda è la positività: non si può vivere a lungo provando le emozioni negative, non è sostenibile, non è sano. Bisogna fermarsi, indagare e trovare dentro di noi gli schemi mentali sbagliati che sono radicati nel nostro subconscio, individuarli e rimuoverli.

    Perciò per la logica, prima devo capire chi sono e di seguito scegliere i vestiti!

    Facile da dire ma impegnativo da realizzare! anche perché la ricerca di se stessi è e un compito che a volte dura anni, a volte una vita intera.

    Ma il viaggio interiore è quello più avventuroso e più bello che si possa fare, perciò non posticipate la partenza, fate il primo passo.

    Insieme andremo ad approfondire alcune regole, che più che regole rigide sono delle idee e dei concetti che aiutano a fare dei ragionamenti, che ci stimolano a scoprire la parte autentica di noi. Perché solo quando si è autentici e quando si è se stessi, si può vivere appieno e provare la gioia e serenità.

    Quali sono le prossime tappe del nostro avventuroso viaggio per diventare uno shopper consapevole? Le scopriremo nella prossima puntata

    Vi aspetto.

  • Impatto positivo: la storia del piccolo colibrì

    Ciao e bentornati! Oggi cercheremo di capire ‘Come fare un impatto positivo’.

    Chi può aiutare a capire è il piccolo colibrì. Come mai? Ecco qui la sua storia:

    Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.

    Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì.

    Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.

    Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.

    La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: “Cosa stai facendo?”. L’uccellino gli rispose: “Faccio la mia parte!”.

    Il leone si mise a ridere: “Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?” e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.

    A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.

    Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.

    Incoraggiati da quegli esempi, tutti i cuccioli si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.

    Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco.

    Quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato.

    Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.

    Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che «insieme si può».

    La storia secondo me è bellissima perché da il coraggio e la speranza, invita ad agire e non rimanere fermi, non giudicare gli errori passati, non preoccuparsi del risultato. Semplicemente fare la propria parte in modo migliore che si può.

    Spesso ci sforziamo a cambiare il mondo, ma il mondo non ha bisogno di essere cambiato. Il mondo ha bisogno di essere capito. E per poterlo capire bisogna guardarlo con gli occhi aperti, anzi con il cuore aperto. Osservare senza giudicare. Osservare con amore e gentilezza.

    Per quanto i passi siano piccoli, importante è non fermarsi mai.

    Nella prossima puntata parleremo dei passi essenziali da compiere per diventare uno Shopper consapevole.

    Ciao ! Alla prossima

  • Buongiorno e benvenuti!

    Oggi parliamo di Consapevolezza. Si sente così spesso parlare di consapevolezza, ma, in fondo, di che cosa si tratta?

    La definizione del vocabolario dice: "Cognizione, coscienza: aver piena consapevolezza di qualcosa, esserne perfettamente al corrente".

    La base della consapevolezza, quindi, è la conoscenza. Non confondiamo, però, questi due concetti, scambiandoli per sinonimi.

    Senza la conoscenza non è possibile arrivare alla consapevolezza, ma "sapere", a volte, non basta per "essere consapevoli".

    Fare una scelta consapevole vuol dire rendersi conto delle conseguenze. Rendersi conto che ogni nostra azione crea un impatto. Rendersi conto che abbiamo la possibilità, il potere di scegliere.

    C'è chi si convince che le sue azioni non contano, perché sulla scala globale non hanno un effetto significativo.

    C'è chi si accontenta di fare poco o niente, perché osserva le persone attorno a lui e, visto che a nessuno importa, perché dovrebbe occuparsene lui? Accade anche l’inverso. C’è chi nota di avere attorno persone brave ed educate e perciò decide di agire controcorrente: ribellarsi, dimostrare di essere liberi, di fare qualsiasi cosa, mentre gli altri sono pesanti e noiosi…Insomma c’è chi pensa che seguire le regole non faccia per lui.

    In ogni caso, questi aspetti del comportamento sono la conseguenza di un modo di ragionare, spesso - se non sempre - influenzato da schemi mentali sbagliati, che vanno reimpostati, acquisendo una nuova consapevolezza.

    Senza dubbio, ciascuno di noi, osservando il passato - personale e collettivo - può capire dove il suo ragonamento è stato in errore e, quindi, decidere per un nuovo approccio.

    Perché le persone ripetono gli errori? Perché rimangono ancorati ad uno stile di vita che è evidentemente dannoso e non produce un benessere autentico a lungo termine ?

    Perché cambiare fa paura. In fondo, ciò che conosciamo ci fa sentire sicuri, ci dà una sensazione di serenità. Al contario, avventurarsi e cercare la conoscenza, scavare nuove verità richiede coraggio.

    Vivere, invece, con una verità già nota, per quanto incompleta ma rassicurante, è più comodo che addentrarsi nel “bosco” dell'ignoto.

    Gli esseri umani, però, nel loro cuore bramano la libertà, sono nati per essere liberi. La libertà si può raggiungere solo attraverso la conoscenza: non è un caso che l'unico frutto proibito nel paradiso fosse la mela... La mela che rappresenta la conoscenza, la conoscenza che porta alla consapevolezza.

    Chi ha l'audacia di fare le scelte consapevoli che, per quanto sembrino piccole, in fondo arriverà al cambiamento. Il cambiamento che è il leitmotiv di tutti i discorsi sulla sostenibilità: come si può realizzare un cambiamento positivo che ci porta al tanto desiderato "mondo migliore"? Questa è la domanda a cui proverò dare la mia risposta nella prossima puntata... vi aspetto!

  • Sostenibilità olistica

    Ciao!

    In questa puntata ti spiego quali sono i tre pilastri ESG della sostenibilità e che cosa vuol dire “sostenibilità olistica”.

    Cominciamo.

    Tante persone nella vita - se non tutti - cercano la felicità.

    Beh... è assolutamente normale. Gli esseri umani sono fatti per stare bene, vivere felici con gli altri, in un ambiente bello, anche dal punto di vista estetico.

    Quali sono le tecniche più diffuse per trovare la felicità? Come sempre, non mi baso sulle statistiche, ma esprimo la mia opinione.

    Da bambini, quello che ci fa felici è la compagnia dei genitori; crescendo desideriamo, inoltre, avere degli amici e infine… la garanzia della felicità sarebbe trovare l'amore vero e vivere felici per sempre.

    C’è chi, invece, decide di realizzarsi nell'ambiente lavorativo, convincendosi che per essere felici è assolutamente necessario accumulare molto denaro e permettersi tutti i beni considerati indispensabili per una vita appagante. Perciò sta attento a non creare legami emotivi, perché ritiene che distolgano l’attenzione dalle cose importanti per lui.

    Ancora, c’è poi chi si rifiuta di possedere beni materiali, perché è convinto che questi siano in contrasto con un’autentica felicità spirituale e che siano addirittura un ostacolo per ottenerla.

    Ci saranno altre tecniche – astute, a quanto pare - per afferrare la felicità, ma sapete cosa?

    Nessuna funziona.

    Nessuna da sola.

    Sono efficaci solo se vengono messe insieme.

    Funzionano, se si trova un giusto equilibrio. Senza rinunciare all'amore, alla autorealizzazione, al benessere finanziario e spirituale.

    Una volta che si trova questo benessere personale, che sussiste nell'individuare il punto di equilibrio tra la mente, corpo e spirito, si raggiunge il benessere olistico. Olistico significa completo, intero, totale.

    Il concetto di olismo viene applicato anche nella sostenibilità. Noi parliamo, infatti, di sostenibilità olistica.

    Quali sono i tre livelli della sostenibilità?

    Environmental - Ambiente

    Social - Persone

    Governance - Gestione (Soldi)

    Ragionando in maniera olistica, non basta impegnarsi nelle cause ambientali, non basta proteggere i diritti degli operai e sostenere i progetti sociali per l'inclusione, diversità e la body positivity, non basta avere i bilanci aziendali a posto.

    Bisogna trovare un equilibrio tra queste tre sfere.

    La vera sostenibilità, quella sincera, si comincia a desiderare solo se si sta bene con sé stessi.

    Perché solo a quel punto non si considera più il proprio interesse, da soddisfare nel tempo più breve possibile.

    La scala temporale viene prolungata: si ambisce al benessere a lungo termine. L'interesse viene allargato: non ci si concentra più esclusivamente su sé stessi, ma ciò che ci interessa è il benessere collettivo.

    Il benessere collettivo a lungo termine è la vera felicità.

    Il benessere collettivo a lungo termine è la sostenibilità.

    La vera felicità è la sostenibilità.

    Ma come si fa a stare bene ed essere felici, se la sostenibilità è fatta di rinunce?

    Questa è una delle convinzioni più diffuse, ma sbagliata.

    Per praticare un lifestyle sostenibile, non serve fare le rinunce, ma agire con consapevolezza!

    Per capire meglio che cos’è la consapevolezza, ti aspetto nella prossima puntata.

  • Il salotto della sostenibilità:

    Nostra ospite Stefania Saviolo

    presenta il libro The Branded supply chain

    Il libro che è stato realizzato insieme al Gian Mario Borney Strategy advisor nel settore di Luxury fashion, presenta la nuova prospettiva e la unione di due mondi apparentemente lontani ma in questo momento storico più vicini che mai: quello dei brand e la supply chain.

    1. I tre argomenti chiave del libro sono: sostenibilità, supply chain e brand. Come sono collegati tra di loro?

    2. Potresti spiegare l’evoluzione di linee ESG attraverso la Corporate Social Responsibility?

    3. Quale è il concetto di ‘Promise and Purpose’ ovvero l’importanza di avere un obiettivo chiaro?

    4. Quali sono le principali conseguenze di COVID-19 nel mondo dei brand e come si spiega la necessità di ‘rilevanza’ per raggiungere successo a lungo termine.

    5. Nella transizione verso la sostenibilità una delle prime richieste fatte al brand è di ‘essere trasparente’. In che modo consiglieresti di realizzarlo?

    6. Brand di lusso che vogliono guadagnarsi la simpatia e la fiducia spesso si scontrano con il concetto mentale tradizionale che non accetta l’idea di ‘lusso sostenibile’. In che modo si può tradurre in realtà ciò che a primo impatto sembra un ossimoro?

    Link per il libro The Branded supply chain

    https://www.amazon.com/Branded-Supply-Chain-Perspective-Creation/dp/8831322206

  • Benvenuto!

    In questa puntata vorrei darti la mia opinione su come approcciare la sostenibilità senza farsi prendere daemozioni negative, mantenendo un mindset efficace, per uno stile di vita sereno e al tempo stesso attento all’ambiente.

    Cominciamo con una storia.

    Avete presente quando i vostri genitori vi hanno costretto,"per il vostro bene", a imparare una lingua, fare uno sport o suonare uno strumento?

    Una volta, una mia amica mi disse: «Da piccola non volevo studiare l'inglese. Sai perché? Perché mia mamma ci teneva tanto. Quindi io mi sono ribellata e ho detto "piuttosto il francese o lo spagnolo!".

    Poi... quando mi sono innamorata di una band che cantava in inglese, dato che avevo un grande desiderio di capire i testi delle loro canzoni, ho imparato la lingua».

    Già. La voglia deve fluire dal nostro desiderio profondo,perché anche la cosa più bella al mondo - se viene imposta- può avere l’effetto contrario, al punto che finiamo per detestarla.

    Qual è l’approccio di una persona che vuole condividere le sue scelte sostenibili?

    Secondo me, ci sono due tipologie di persone - che sia chiaro, questi non sono i risultati di una ricerca scientifica di uno istituto internazionale ma semplicemente la mia personale considerazione della realtà - .

    Il primo:

    un ambientalista agguerrito, che tira fuori i numeri di tutte le statistiche mondiali e, pensateci, tutti questi numeri ci spaventano! Sì, ci spaventano, perché quello che non conosciamo ci spaventa (personalmente, la matematica mi spaventa).

    Quindi, qual è la spinta emotiva per compiere un'azione buona, dopo aver sentito questi discorsi e questi terribili numeri?

    È la paura, l'angoscia, il senso soffocante che non ci sia più tempo sufficiente per rimediare. In questo modo, le persone agiscono motivate da agitazione e preoccupazione.

    La seconda tipologia: una persona sempre pronta a sfogliare le ultime foto dei disastri naturali, gli incendi, gli oceani inzuppati di rifiuti di plastica... Se non siamo assolutamente priva di qualsiasi emozione, che cosa proviamo? Sentiamo un ardente senso di colpa, un senso di colpa così forte che ci stringe lo stomaco e ci immobilizza, oppure… ci sprona a combattere.

    Ma anche chi decide di reagire sta reagendo con furia, con odio. Odia tutti quelli che sono responsabili dei disastri causati. Agisce con astio e rancore.

    Ecco, chi vuole spronare un’azione buona, usando le tecniche sbagliate magari non se ne rende conto, perché è convinto che quello che conta sia il risultato.

    Quello che conta, invece, è il percorso.

    Non serve suscitare i sensi di colpa per il passato e tantomeno l'angoscia per il futuro.

    La sostenibilità è un viaggio che va affrontato con serenità, amore e fiducia.

    Per questo, bisogna imparare come si può integrare un atteggiamento ecologico nella vita quotidiana, senza sconvolgerla.

    Semplicemente, in modo olistico.

    Qual è l’approcio olistico alla sostenibilità?

    Te lo spiego nella prossima puntata.

  • Deborah Zani, imprenditrice di successo e l’autrice del libro “Sostenibilità e profitto” spiega in che modo va affrontato il percorso aziendale verso la sostenibilità e quali sono i primi passi da compiere.

    Racconta come ha affrontato lei l’introduzione della sostenibilità all’interno dell’azienda, su che cosa si basa l’idea del concetto “HESG” e come vive la sostenibilità nella sua vita quotidiana.

    Link per acquistare il libro: https://www.amazon.it/Sostenibilit%C3%A0-profitto-binomio-successo-prossimo/dp/8891833169

    Altre interviste con Deborah Zani:

    VANITY FAIR: https://www.vanityfair.it/mybusiness/news-mybusiness/2021/09/24/deborah-zani-libro-sostenibilita-profitto

    LA REPUBBLICA: https://www.repubblica.it/economia/2021/11/28/news/rubner_haus-328151992/

  • Quali sono gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile?

    In questa puntata vi elenco i 17 obiettivi definiti dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Ma, prima di tutto, che cos’è la sostenibilità? Quando da bambini sogniamo - lo facciamo in grande - non ci poniamo limiti. Sogniamo di cambiare il mondo. Mi ricordo un giorno a scuola. Il maestro ci diede il compito di disegnare ciò che ci auguriamo per il mondo. Io disegnai un mappamondo con un'unica scritta,"The world". Questo disegno esprimeva il mio desiderio di cancellare i confini e rendere il mondo un posto unico, un posto dove tutti si sentono a casa. I miei compagni fecero diversi lavori: che si augurava la pace nel mondo, chi avrebbe voluto che ci fosse abbastanza cibo per tutti... Voi? Se poteste desiderare qualsiasi cosa per il mondo, che cosa sarebbe ? Gli oceani puliti? Salute e benessere per tutti? Ridurre le disuguaglianze e raggiungere la parità di genere? Oppure vivere nelle città sostenibili, innovative, con una crescita economica che garantisca un lavoro e una vita dignitosa per tutti? Ecco, adesso probabilmente vi viene da dire: «Sì, ma dai, ora siamo adulti, non possiamo mica sognare come i bambini!». Questi sogni, però, queste speranze, che sembrano pura fantasia, in realtà sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e approvate da tutti gli Stati membri. Eccoli, sono 17: 1: Sconfiggere la povertà 2: Sconfiggere la fame 3: Salute e benessere 4: Istruzione di qualità 5: Parità di genere 6: Acqua pulita e servizi igienico-sanitari 7: Energia pulita e accessibile 8: Lavoro dignitoso e crescita economica 9: Imprese, innovazione e infrastrutture 10: Ridurre le disuguaglianze 11: Città e comunità sostenibili 12: Consumo e produzione responsabili 13: Lotta contro il cambiamento climatico 14: Vita sott’acqua 15: Vita sulla Terra 16: Pace, giustizia e istituzioni solide 17: Partnership per gli obiettivi Ecco: la parola "sostenibilità" racchiude in sé tutta questa meraviglia. Ma come si fa a raggiungere questo sogno? Ovviamente con un approccio giusto. Quale sarebbe mindset efficace? Ve lo spiego nella prossima puntata --->