Episodit
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La mia cameretta è il mio rifugio, mi sono buttato a letto e ho ficcato la testa sotto al cuscino, da una parte mi sentivo soffocare, ma dall’altra mi sentivo protetto e al sicuro. A volte faccio le prove a vedere quanto resisto senza respirare. A un certo punto ti pare di scoppiare ma non scoppi e fai un grosso respiro che tutto pare un giro in giostra.
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Non so. Non so spiegare perché tutte quelle donne siano morte, perché io le abbia fatte a pezzi e le abbia sepolte nei miei campi. Non lo so! Mia mamma aveva ragione, se fossi stato più attento ora non sarei in carcere.
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Puuttuva jakso?
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Era per questa idea di mantenere vivo il nostro rapporto che tenevo quei fogli. Schede, dati e note. Riguardavano le mie donne, riguardavano noi. Ne ho fatte un sacco di schede. Così potevo ricordarmele meglio, come fotografie. Così le potevo guardare quando volevo, erano ricordi sempre a disposizione anche se magari le ragazze erano morte.
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Mi piacciono i campi, mi piace la libertà, gli spazi aperti, mi piace camminare sulla nuda terra, sulla mia terra, personale e privata, imbevuta e impregnata del mio desiderio con tutti quei corpi sepolti là sotto. Sarebbe stato troppo difficile conservarli in un altro modo. Se le ho messe lì è perché gli volevo bene. Così le tenevo vicine anche dopo.
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Un efferato serial killer che esce moralmente vincitore, perché tra le oltre 7000 foto ritrovate a casa sua solo poco più di 100 sono state attribuite a persone scomparse. Ci sono quindi almeno un centinaio di donne di cui ha conservato le immagini assieme a documenti di riconoscimento, a un sacchetto di peli pubici e corde e oggetti d’uso comune che nelle sue mani diventavano strumenti di tortura. Risulta vincitore perché in realtà nessuno sa quante siano veramente le sue vittime. Nessuno sa o saprà mai quante siano le donne sepolte nei suoi campi.