Episodit
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Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio in giro per l'Europa a conoscere chi sono gli italiani e le italiane che vivono nel resto dell'Unione Europea. Dieci puntate, decine di interviste, ma la domanda centrale di questo viaggio ancora non ha trovato una risposta. L’Europa è ancora una faccenda di trattati e accordi, o è una cosa che vive nella testa delle persone? Lo abbiamo chiesto a Delfina Licata, sociologa, che dal 2006 si occupa del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes.
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In Europa ci vivono più o meno 420 milioni di persone, di cui 42 milioni non bianche. Il fatto di avere la pelle chiara per secoli ha garantito privilegi e sicurezza in questa parte di mondo. E per garantire una vera uguaglianza nella società alle persone non bianche che vivono, studiano e lavorano in Europa di strada ancora ce n'è da fare. Ce lo racconta la storia di Carla, che ha origini africani e di mestiere fa la cantante lirica. Vive ad Amsterdam, suo marito è di Bari e i suoi figli sono bilingui dalla nascita. E quando le chiedi da dove viene ti risponde con tre parole secche che spazzano via tutti i pregiudizi che ancora in Europa stiamo combattendo: «Io sono lombarda».
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Puuttuva jakso?
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Se oggi esiste l'Unione Europea lo dobbiamo alla firma dei Trattati di Maastricht del 1992. Evento che ha consegnato alla storia una cittadina olandese fino a quel momento anonima. Da quella firma è partita la costruzione di un'Unione che ha per motto «Uniti nella diversità», ed è un motto che Mauro, originario di Trento, è riuscito a vivere sulla sua pelle solamente quando ha deciso di lasciare l'Italia e di trasferirsi ad Amsterdam, la capitale dei Paesi Bassi. Dove finalmente ha potuto vivere sentendosi esattamente uguale a chi lo circondava.
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L'Atomium è un edificio alto più di cento metri che rappresenta la versione ingrandita di 165 di un atomo di ferro. È a Bruxelles dal 1958, quando venne eretto come simbolo dell'entusiasmo e delle speranze che l'umanità riponeva nella potenza dell'atomo. Solo qualche anno prima l'energia nucleare aveva mostrato al mondo il suo potenziale distruttivo nelle bombe di Hiroshima e Nagasaki, ma dopo la guerra immaginare un futuro migliore significava anche immaginare tanta energia a basso prezzo per tutti. Oggi come allora, l'energia è uno dei campi in cui l'Unione Europea concentra enormi risorse sia economiche sia umane. Come Stefano, che da Milano si è trasferito a Bruxelles per lavorare allo sviluppo delle energie che faranno girare l'Europa, e il mondo, di domani.
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Bruxelles, la capitale del Belgio, da decenni è diventata quasi sinonimo di Unione Europea. Qui hanno sede la maggioranza delle istituzioni europee e qui vivono e lavorano più di duecentomila persone legate in un modo o nell'altro al funzionamento della macchina istituzionale, politica e burocratica dell'Unione. Oggi una persona su quattro che vive a Bruxelles è arrivata qui da un altro Paese dell'Unione Europea. Tra queste c'è Letizia, che si è trasferita nel cuore dell'Europa per lavorarci, con l'Europa. E quando ha conosciuto l'uomo che sarebbe diventato suo marito, l'Europa è diventata non solo la sua casa, ma anche la sua famiglia.
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Tra il 2011 e il 2012 c'è stato un momento in cui l'Europa ha tremato. La scossa era arrivata dalla crisi economica che aveva colpito la Grecia e nel giro di poche settimane aveva contagiato i mercati finanziari di mezzo mondo, diffondendo un senso di sfiducia pericoloso sia nella finanza sia nella sopravvivenza del progetto dell'Europa unita. Proprio in quel momento, la Croazia con un referendum decide di entrare in Europa, forse credendoci di più di tanti euroscettici di ieri e di oggi. E in quel momento Maria, arrivata a Zagabria un po' per caso e rimasta per insegnare italiano, vive in prima persona come cambiano la sua vita e quella di chi la circonda quando un giorno si è in un Paese extraeuropeo e, da un giorno all'altro, si diventa tutti e tutte europei ed europee.
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Per le strade del centro di Zagabria, la capitale della Croazia, si possono ancora vedere monumenti e edifici che raccontano un passato non troppo lontano del continente europeo. Quando la democrazia era ancora una cosa per pochi e re, imperatori e condottieri ordinavano la costruzione di palazzi imponenti e lussuosi, per lasciare il proprio segno sulle terre che avevano conquistato e nelle vite dei sudditi che governavano. Oggi di imperi in Europa non ce ne sono più, ma alcuni luoghi iconici di quel tempo sono ancora in piedi. Tra questi c'è il Teatro Nazionale di Zagabria, che in qualche modo è la seconda casa di Mattia. Professione: ballerino di danza classica.
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La storia di Yasmina è legata a doppio filo con l'entrata in Europa dei Paesi balcanici. Nata in Croazia da madre croata e padre bosniaco, Yasmina con la famiglia negli anni Novanta scappa dai balcani martoriati dalla guerra, l'onda lunga del crollo dell'Unione Sovietica. Scappa e arriva in Italia, dove crescerà provando sulla sua pelle cosa vuol dire vivere in Europa senza essere europei. E come l'ingresso della Croazia nell'Unione abbia cambiato migliaia e migliaia di vite, compresa la sua.
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Dicono che la Slovenia sia terra di draghi. O almeno, in passato leggenda vuole i boschi e le caverne dell’alto Adriatico pullulassero di draghi, compreso uno enorme sconfitto a mani nude da Giasone, l’eroe della mitologia greca. Oggi ce ne sono ancora, soprattutto a Lubiana, la capitale della Slovenia, dove il drago è la mascotte cittadina e dove Giuseppe, da cinque anni, vive assieme alla sua compagna di origini slovene.
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Molto prima di chiamarsi Parigi, il territorio dove oggi si estende la capitale francese era una landa desolata con in mezzo un’isola di fango, circondata dalla Senna. Poi da lì sono passati regni, imperi e rivoluzioni, e Parigi è rimasta sempre lì, al centro dell’Europa che man mano le cresceva intorno. Oggi, nel palazzo dove si decide in che direzione deve andare la capitale della Francia, ci lavora Fabiola, nata a vicino a Milano, "figlia di Maastricht” e ormai parigina d’adozione.
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Alla fine dell’ottocento, nel sud della Francia, gli italiani che lavoravano nelle saline venivano attaccati e uccisi perché erano ritenuti immigrati che rubavano il lavoro ai francesi. Dopo più di un secolo, in Francia, migliaia di italiane e italiani hanno cambiato Paese senza dover passare una frontiera, senza cambiare valuta, senza chiedere un visto: sono europee ed europei e tra loro c’è Maria Chiara, arrivata a Parigi vent’anni fa col progetto Erasmus. Oggi dirige la Maison d’Italie all’interno della Cité Universitaire.
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Sei capitali europee, sei incontri pubblici con alcuni tra i milioni di italiane e italiani che vivono, studiano, lavorano in Europa e che ormai sono diventati una cosa diversa da quella che erano quando hanno lasciato l’Italia. Sono europee e europei e Carlo Notarpietro, assieme a loro, racconterà le loro storie.