Episodit
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La recente apertura della nuova sede di Palazzo Citterio ha ampliato gli orizzonti della Pinacoteca di Brera nella direzione di una Grande Brera; i nuovi spazi espositivi accolgono le collezioni di arte contemporanea e mostre temporanee. E tuttavia tutte queste novità sono solo l’ultima tappa di un lungo percorso iniziato nel Medioevo, quando Brera era uno spazio vuoto ai margini della città. La vocazione di Brera per le arti e le scienze prende forma con l’arrivo dei Gesuiti nella seconda metà del Cinquecento; la loro missione è la formazione delle classi dirigenti milanesi, come racconta Flavio Rurale. Dopo la soppressione dell’ordine nel 1773, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria fonda qui l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca braidense. Infine con l’arrivo dei Francesi di Napoleone Milano assume un’importanza nuova come capitale del Regno d’Italia; e l’apertura della Pinacoteca di Brera sul modello del Louvre, nelle parole di Antonio De Francesco, rafforza proprio l’identità cittadina.
L’identità di Brera prende forma così, secolo dopo secolo, strato dopo strato, integrando il passato senza rigide contrapposizioni, riflette lo storico dell’arte Marco Carminati passeggiando per le vie di un quartiere ormai centrale e prestigioso; mentre l’architetto Luca Molinari ha cercato di dare ordine e senso a questo lungo cammino curando la mostra «La Grande Brera. Una comunità di arti e scienze».
Prima emissione: 27 dicembre 2024
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A un anno e mezzo dalla nomina come inviato di pace in Ucraina per conto di papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e capo dell’episcopato italiano, racconta alla RSI la sua strada per la pace, “che nasce anzitutto dall’interrompere il meccanismo del rialzo degli strumenti bellici”. Dalla sua abitazione in centro a Bologna, Zuppi parla del conflitto in Ucraina, che “è iniziato nel 2014 e non si è mai arrestato”, della necessità di trovare “una pace duratura” con un negoziato nel quale tutte le parti “sono convinte per la pace”. E ancora il ruolo dell’Europa e l’allarme perché “il seme del nazismo e del fascismo, nonostante la lezione terribile della guerra, purtroppo ha ancora dei seguaci”.
Prima emissione: 31 dicembre 2024
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Puuttuva jakso?
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“Cabu, Elsa Cayat, Charb, Honoré, Bernard Maris, Mustapha Ourrad, Tignous, Wolanski ci mancate”. Inizia così il libro Charlie Liberté, quasi un diario tra fotografie di redazione e vignette, da oggi nelle librerie francesi. Un libro per conservare la memoria della “loro gioia di essere liberi” che guida Charlie Hebdo ogni giorno, da quel 7 gennaio 2015 quando, in un minuto e quarantanove secondi, i fratelli jihadisti Cherif e Said Kouachi hanno assaltato armati la redazione del giornale satirico a Parigi, uccidendo 12 persone. Il 7 gennaio del 2015 per la prima volta in Francia, in un paese democratico, un giornale, Charlie Hebdo, è stato attaccato.
“È stato un attentato politico ma i terroristi non hanno ucciso Charlie Hebdo”, ribadisce a Parigi, dove lo incontriamo, il caporedattore Gérard Biard, scortato dalla polizia, sfuggito all’attentato perché quel 7 gennaio era a Londra. Il diritto alla caricatura e il diritto al blasfemo, intanto, sono messi in discussione. Dopo una polemica, nel 2019 The New York Times ha deciso di non pubblicare più caricature. Lo scorso anno la Danimarca ha reintrodotto il reato di blasfemia. Charlie Hebdo continua a difendere la libertà e laicità di pensiero, nonostante le minacce continuino, anche di morte, costretti a lavorare in una redazione segreta, che assomiglia a un bunker, protetta da 85 agenti di polizia e sei porte blindate.
L’attentato contro Charlie Hebdo rappresenta un fatto inedito e ha cambiato tutto, ha reso Charlie Hebdo “un simbolo della libertà di espressione e della lotta al terrorismo”, spiega Christian Delporte professore di Storia contemporanea all’Università di Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, specializzato in media, autore del libro Charlie Hebdo. La folle histoire d’un journal pas comme les autres (Flammarion, 2020).
Prima emissione: 5 dicembre 2024
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Il turismo ha un lato oscuro, il Dark Tourism, ovvero il viaggio verso luoghi dove sono avvenute tragedie o disastri naturali; campi di battaglia, prigioni, cimiteri, edifici abbandonati, luoghi contaminati sono solo i primi esempi di una lunga lista.
Con Philip Stone (Institute for Dark Tourism Research) ci addentriamo nella riflessione su questa particolare forma di turismo, sempre più praticata e sempre più raccontata dai media. Se gestito con la dovuta attenzione e con sensibilità etica il Dark Tourism perde molto del suo carattere morboso, aprendo invece una riflessione sul tempo, il passato, la morte.
Luca Bravi, Università di Firenze, cerca di rispondere a una domanda ineludibile: è possibile essere “turisti” ad Auschwitz? Fabio Carbone, Università di Northampton, ha invece introdotto la categoria di War Porn, qui applicata al Museo dell’assedio di Sarajevo, per sottolineare l’inadeguatezza e le carenze di molte narrazioni. Infine Marco Trovato, direttore della rivista Africa, ci accompagna nell’isola di Gorèe, in Senegal, tra le memorie dolorose della tratta degli schiavi e lo sforzo dei loro discendenti per riallacciare i fili della memoria.
Prima emissione: 3 dicembre 2024
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“Esseri paralimpici dà l’opportunità di credere in se stessi, dà a una persona con disabilità l’opportunità di vincere nella vita” dice il presidente del Comitato paralimpico ucraino, Valeriy Sushkevych. Alle ultime Olimpiadi paralimpiche l’Ucraina si è classificata settima, un risultato ancora più ancora più impressionante se si considerano le morti e le distruzioni avvenute dopo l’invasione della Russia nel febbraio 2022. Oltre 500 tra atleti, allenatori e preparatori sono stati uccisi dall’inizio del conflitto e circa 520 strutture sportive sono state danneggiate o distrutte. Se fino a qualche decennio fa la disabilità portava all’isolamento sociale, oggi, con un sempre più crescente numero di persone diversamente abili a causa della guerra, lo sport diventa un mezzo per sopravvivere alla violenza e ridare speranza a nuove generazioni ferite dalla guerra.
Prima emissione: 11 dicembre 2024
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È ricordato per aver previsto la pandemia di Coronavirus del 2019, prospettiva raccontata nel libro Spillover (Adelphi, 2014). Lo scrittore saggista e divulgatore statunitense David Quammen ci propone un viaggio straordinario attraverso realtà selvagge, magnifiche e fragilissime in giro per il mondo. Lo fa attraverso una nuova pubblicazione (Il cuore selvaggio della natura, Adelphi 2024) e raccontando la propria esperienza in angoli sconosciuti del pianeta, ma messi in pericolo dall’attività umana e dalla scarsa attenzione che la popolazione globale dedica al tema della biodiversità e all’equilibrio con la flora e la fauna. Dal Serengeti al Gabon, dalla penisola russa della Kamchatka alla Repubblica Democratica del Congo, Quammen ci porta con lui ad esplorare mondi lontanissimi e affascinanti ma allo stesso tempo messi in pericolo dal nostro comportamento.
Prima emissione: 12 settembre 2024
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Autore e attore, ma anche artista: anzi “artrista”, come si definisce lui. Alessandro Bergonzoni, nato a Bologna nel 1958, laureato in legge, ha al suo attivo 15 spettacoli teatrali e sei libri. Ma dal 2005 ha iniziato anche un percorso artistico, esponendo i suoi lavori in gallerie e musei: nel 2011 mostra personale alla Cittadellarte – Fondazione Pistoletto di Biella dal titolo “Grembi: soglie dell’inconcepibile” e nello stesso anno, “BonOmnia 2006 rivisitata”, collettiva a cura di Philippe Daverio presso Palazzo Fava a Bologna.
Nel 2012 partecipa alla collettiva “Data on imperfection”, a cura di Martina Cavallarin, alla Factory Art a Berlino; nel 2015 espone alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, due anni dopo è presente alla Biennale e alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e nel 2018 nella Sala delle Maestà degli Uffizi all’interno delle manifestazioni dell’Estate Fiorentina.
La sua attività di artista resta tuttora poco conosciuta. E per scoprire Bergonzoni artista lo abbiamo incontrato a Milano, dove alla Fondazione Mudima di arte contemporanea i lavori di Bergonzoni sono stati accostati all’opera di Bill Viola. L’occasione per una conversazione appassionata sui rapporti tra scrittura e immagine, sul ruolo dell’arte e dell’artista in una società che sembra aver perso alcuni fondamentali valori. In Laser incontro con l’artrista Bergonzoni.Prima emissione: 30 dicembre 2024
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Lo svizzero Alfred Rittmann (Basilea, 1893 – Piazza Armerina, 1980) è considerato il padre della vulcanologia moderna. Gran parte di ciò che è diventata la vulcanologia lo dobbiamo al suo lavoro e alle sue intuizioni, oltre a essere stato fonte d’ispirazione per tanti di coloro che oggi fanno ricerca sui vulcani. Arrivato in Italia a cavallo delle due guerre, ovunque sia andato ha lasciato un segno, prima a Napoli a studiare il Vesuvio e i Campi Flegrei – fu lui a capire che si trattava della caldera di un vulcano – e poi a Catania, sull’Etna, il vulcano attivo più grande d’Europa, dove fu motore di un profondo cambiamento, grazie a lui furono gettate le basi dell’attuale sistema di monitoraggio e dell’Osservatorio Etneo.
Fabio Meliciani racconta la storia di questo straordinario uomo di scienza a partire da chi l’ha incontrato e da chi ne ha seguito le orme; un racconto appassionato che mostra come sia cambiato nell’ultimo secolo il rapporto fra l’uomo e questi “draghi sepolti”, con le parole di chi vive oggi alle pendici di un vulcano, e da anni lo racconta, lo osserva e lo studia: il giornalista Giuseppe Riggio, lo storico della scienza Daniele Musumeci, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Antonio Di Vito e Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio Etneo.
Prima emissione: 28 ottobre 2024
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Come trovare le parole quando il dialogo sembra una parola vuota. E quando anche provare a pronunciare il termine “pace” sembra un esercizio inutile. In un momento particolarmente complesso e doloroso per il Medio Oriente, Laser incontra il custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton, autore di Come un pellegrinaggio (edizioni Terra Santa) dove racconta la propria esperienza di responsabile di conventi e luoghi sacri della cristianità, da Rodi ad Aleppo.
La crisi siriana, il confronto con i musulmani moderati, la preoccupazione per le derive fondamentaliste che la regione sta subendo, le speranze dettate dall’impegno costante – soprattutto nei momenti difficili – a favore del dialogo.
Il Medio Oriente può trasformarsi in un laboratorio internazionale per formare una cultura di pace. Servono piccoli passi, pazienza, attenzione a valori come dignità e rispetto dell’altro. Dopo il 7 ottobre 2023 tutto è più difficile, ma la speranza si legge tra le righe del messaggio francescano, a ridosso del Natale e dell’Anno SantoPrima emissione: 20 dicembre 2024
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In questo Laser racconteremo la vicenda di una cittadina straordinaria, Betlemme. Qui duemila anni fa accadde un evento che avrebbe sconvolto le sorti del mondo. Il borgo a una decina di chilometri da Gerusalemme si ritrovò al centro dell’interesse dell’intera cristianità, ma anche altre religioni e altri popoli passarono di qui. Per gli ebrei Betlemme è la città di Davide e nei pressi è venerata la tomba di Rachele, mentre i musulmani riconoscono nel figlio di Maria che qui ebbe i natali la potenza divina.
Come nacquero le tradizioni di pellegrinaggio che non sono mai venute meno nei millenni? Come cambiò sovente padrone questa città, passando da bizantini, a musulmani, a crociati, a ebrei? Qual è la Betlemme del nostro immaginario, legata al presepe e alla festa di Natale, e qual è quella reale, dove si stanno vivendo proprio in questi mesi momenti altamente drammatici?
Intervengono Antonio Musarra, uno storico del Medioevo dell’Università La Sapienza di Roma, esperto di storia delle Crociate e di oriente mediterraneo, che ha appena pubblicato dal Mulino I Magi e la Stella. Viaggio a Betlemme. L’italianista Vincenzo Guerci ripercorrerà il mito letterario di Betlemme, mentre il filosofo Ivo Lizzola, che insegna Pedagogia del conflitto, ci aiuterà a capire il senso di Betlemme nel mondo dominato dalla violenza.
Prima emissione: 15 dicembre 2024
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Lina Bertola è filosofa ed ha insegnato filosofia al Liceo Lugano 1 ed etica alla Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale. È autrice di opere come Kill Venus. Liberare il femminile tradito negli uomini e nelle donne e Per una vita autentica. Coltivare l’intimità con noi stessi e con il mondo (entrambi pubblicati dall’editore Armando Dadò e l’ultimo appena uscito). I suoi scritti indagano temi centrali come l’etica, l’autenticità e il femminile, proponendo una visione capace di connettere la riflessione filosofica con la quotidianità.
Al microfono di Lina Simoneschi Finocchiaro, la filosofa parla del suo percorso intellettuale e del suo impegno nell’elaborare strumenti per comprendere la complessità del nostro tempo.
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Mentre altre repubbliche post-sovietiche hanno fatto di tutto per cancellare la memoria di Joseph Stalin, uno degli uomini più temuti della storia, proprio il Paese che, per primo, è sceso in piazza per rivendicare l’indipendenza dall’Unione Sovietica, la Georgia, ha continuato a mantenere la posizione più ambigua al riguardo.
Questa ambivalenza è particolarmente evidente a Gori, una città anonima e senza particolari attrattive, se non fosse che ha dato i natali al dittatore sovietico. Oltre al famoso e gigantesco museo a lui interamente dedicato, in città si trovano molti riferimenti a Stalin, tra cui statue, negozi, strade e ristoranti. Ma c’è di più. Ogni sabato a Gori si riunisce la Società degli eredi nostalgici di Stalin, un’organizzazione politica che ha l’obiettivo di mantenere vivo e trasmettere il “messaggio stalinista” alle nuove generazioni.
A ridosso di elezioni che, anche grazie a brogli e manipolazioni, hanno visto affermarsi per la quarta volta consecutiva il partito filo-russo Sogno Georgiano, ho trascorso un pomeriggio con gli anziani membri di questa Società, cercando di capire come si posizionano rispetto ai fatti correnti, e cosa li spinge ad amare così ciecamente uno dei dittatori più spietati di tutti i tempi.
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Il 17 e 18 settembre 2024 i cercapersone e i walkie-talkies in possesso ai combattenti di Hezbollah, sono stati fatti esplodere nella periferia meridionale di Beirut, nella valle della Bekaa e nel sud del Libano. Quanto accaduto, oltre a dare il via al conflitto tra lo stato dei cedri e Israele a seguito di una strutturata operazione di intelligence sorprendente nella sua articolazione, porta con sè altro rispetto all’efferatezza dell’attacco perpetrato che ha raggiunto sia i miliziani che la cittadinanza inerme.
Il livello di crudeltà toccato rappresenta un punto di non ritorno: la violazione dello spazio personale privato legato agli apparecchi digitali che usiamo quotidianamente, la consapevolezza che l’identità personale sia perforabile e raggiungibile da altri, l’ansia e la paura che da ciò derivano, mettono assieme le aberrazioni della datacrazia e l’imminente arrivo dell’era quantistica.
L’intreccio tra le vicende ospedaliere, la pianificazione dell’attentato in ambiti di supply chain e delivery, la costruzione dei dispositivi tramutati in armi e l’identificazione di chi e dove sia il nemico, è raccontato dal chirurgo oculista Elias Jaradeh di Beirut, dall’avvocato Stefano Mele che si occupa di diritto delle tecnologie, cybersecurity e data protection, dall’informatico forense Paolo Dal Checcho e dall’accademico Derrick de Kerckhove, erede intellettuale di Marshall McLuhan, autore del recente libro Quantum Ecology [Mit Press].
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Il centro siderurgico dell’Ilva di Taranto ha una storia complessa, affonda le sue radici nel 1960 quando nasce come Italsider, un impianto statale simbolo di progresso e benessere economico. Privatizzato nel 1995 dai Riva, è divenuto uno dei più grandi e inquinanti impianti siderurgici d’Europa, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica e sull’ambiente. Dopo un sequestro nel 2013 per disastro ambientale, l’impianto è passato sotto amministrazione straordinaria, inizialmente gestito da ArcelorMittal e ora da Acciaierie d’Italia, mentre la proprietà resta dello Stato italiano. Oggi, il futuro dell’Ilva è sospeso tra bonifiche e strategie industriali fallimentari.
In questo contesto si inserisce lo spettacolo Ilva Football Club, una creazione della compagnia Usine Baug e del duo Fratelli Maniglio, prodotto da Campo Teatrale. Ispirato dal libro omonimo di Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, lo spettacolo racconta la resilienza di una città segnata dall’impatto della fabbrica, unita alla passione per il calcio come simbolo di speranza.
In Ticino, Ilva Football Club è stato presentato per la prima volta all’interno della 24esima edizione del Festival di narrazione di Arzo Dopo, lo spettacolo sarà riproposto il 18 dicembre 2024 al Teatro Centro Sociale di Mendrisio ore 20:30, con repliche riservate agli studenti dei licei di Mendrisio e Lugano 1, un’occasione per sensibilizzare i giovani su una storia che intreccia sport, lavoro, salute e questioni ambientali.
Con gli attori della compagnia Usine Baug: Ermanno Pingitore, Stefano Rocco e Claudia Russo; i Fratelli Maniglio, Fabio e Luca; e Alessandro Marescotti, docente, ambientalista e trai i fondatori di PeaceLink.
Prima emissione: 14 dicembre 2024
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L’Istituto Von Mentlen di Bellinzona è stato teatro (soprattutto negli anni tra il 1932 e il 1962, ma non solo come dimostra la storia contenuta in questo Laser) di internamenti coatti di bambini e bambine che per vari motivi non potevano vivere con le loro famiglie. A gestire il Von Mentlen erano le suore della Congregazione della Santa croce di Menzingen.
Uno studio – pubblicato dall’Università di Ginevra, firmato da Marco Nardone, e presentato all’inizio di ottobre 2024 a Bellinzona - racconta di questa realtà. È stato intitolato Bisogna portare alla luce queste sofferenze, e ha incontrato la collaborazione dello stesso istituto. Contiene dodici interviste biografiche di chi è passato di lì, e sono ricordi e racconti che parlano di sofferenze e di violenze.
La voce che guida questo audio-documentario è di una donna, all’epoca bambina, entrata in Istituto nel 1962. Ha chiesto di rimanere anonima. L’ha incontrata Francesca Torrani.
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Il restauro “dal vivo” della Dama del Pollaiolo, celebre ritratto del Quattrocento, sta riscuotendo un grande successo di pubblico che per la prima volta può seguire in diretta l’intervento conservativo su questo dipinto simbolo del Museo Poldi Pezzoli di Milano e grazie a visite serali guidate può dialogare con i restauratori scoprendo i retroscena di un’operazione preceduta da una campagna di indagini diagnostiche eseguite con tecnologie all’avanguardia. Alla puntata di Laser ci raccontano di questo cantiere che ha già condotto ad alcune scoperte: Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli, la restauratrice Carlotta Beccaria e Isabella Castiglioni, professoressa di fisica per le scienze della vita, l’ambiente e i beni culturali all’Università Bicocca di Milano.
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A Milano, in Piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969 una bomba è esplosa all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, facendo diciassette vittime e ottantotto feriti. Sono passati 55 anni, di cui trentasei di indagini, con sette processi e nessuna condanna definitiva per strage: i responsabili, che facevano parte del gruppo eversivo di estrema destra “Ordine Nuovo” attivo in quegli anni in Italia, sono stati individuati ma non condannati, tra depistaggi, silenzi e complicità.
All’indomani della strage a essere imboccata è la pista anarchica, viene fermato il ferroviere Giuseppe, detto Pino, Pinelli che il 15 dicembre del 1969 precipita, in circostanze mai chiarite dalla magistratura, dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano. Un’altra vittima innocente di Piazza Fontana.
Quel 12 dicembre del 1969, le vittime e le famiglie, il difficile cammino verso una verità visibile ma irraggiungibile in via giudiziaria, con le testimonianze del giornalista Corrado Stajano, uno dei primi ad entrare nella Banca Nazionale dell’Agricoltura dopo lo scoppio della bomba, Fortunato Zinni, ex impiegato della banca miracolosamente sopravvissuto, Paolo Silva, che nella strage ha perso suo padre Carlo Silva, Claudia Pinelli, figlia di Pino Pinelli, e Guido Salvini, magistrato ora in pensione, che negli anni Novanta ha riaperto le indagini cercando fino in fondo la giustizia sulla strage di Piazza Fontana. -
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“Laser” ripropone oggi, in occasione della consegna dei premi Nobel a Stoccolma e Oslo, l’emissione trasmessa in occasione dell’assegnazione del Nobel per la letteratura alla scrittrice sudcoreana Han Kang«Tutto quello che scrive Han Kang si sprigiona dai corpi, ma in una maniera che non somiglia all’ossessione identitaria e classificatoria che tiene in scacco la cultura occidentale». Con queste parole la scrittrice Elena Stancanelli chiosa su “La Repubblica” l’attribuzione del premio Nobel per la letteratura ad Han Kang, prima scrittrice a portare l’ambito riconoscimento in Corea del Sud.
L’approfondimento di Rete Due affronterà dunque la scrittura della neolaureata con lo sguardo di Elena Stancanelli, tratteggerà poi le sfide di traduzione che sono state affrontate ospitando Lia Iovenitti, traduttrice dal coreano che ha firmato la versione in italiano di L’ora di greco e poi, assieme a Domitilla Pirro, sonderà il ruolo della figura femminile nella letteratura della Han.
Ospiti in diretta:
Lia Iovenitti, traduttrice dal coreano, per Adelphi ha tradotto L’ora di greco.
Elena Stancanelli, scrittrice e sceneggiatrice collabora con il quotidiano “La Repubblica”.
Domitilla Pirro, giornalista e direttrice di Fronte del Borgo di Torino, Fronte del Borgo è la sede della Biblioteca della Scuola Holden.Prima emissione 14 ottobre 2024
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Nel novembre 2024 il Castelgrande di Bellinzona ha ospitato il convegno Orizzonti numerici, dedicato all’utilizzo delle misurazioni statistiche nelle politiche culturali. Il tentativo di raccontare la cultura con i numeri è recente ma ha già mostrato le sue potenzialità, per esempio nell’orientare il finanziamento delle diverse proposte e poi nel valutare l’efficacia dei progetti.
Questi sono i compiti dell’Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale del nostro cantone, qui rappresentato dal suo direttore Roland Hochstrasser.
Barbara Antonioli Mantegazzini spiega invece come i numeri non offrono solo una fotografia della realtà, ma possono aprire nuove prospettive. Le statistiche sostengono e in qualche misura indirizzano anche le scelte dei politici, secondo
Alessandra Ferrighi. Di particolare interesse il caso della produzione libraria, analizzato da Alessandro Caramis. Da qualche tempo però lo stesso oggetto dell’indagine sembra diventato sfuggente, come sottolinea Luca Dal Pozzolo, mettendo a dura prova gli strumenti statistici. E naturalmente la transizione digitale ha ulteriormente arricchito e complicato il quadro, anche se proprio la natura sfuggente della cultura è forse la garanzia della sua ricchezza, conclude Lorenzo Cantoni. -
Alla vigilia della riapertura dei portali di Notre Dame, “Laser” porta gli ascoltatori a scoprire la nuova cattedrale. La ricostruzione è terminata a tempo di record, senza dimenticare nessun dettaglio, cinque anni dopo il devastante incendio che distrusse parte della copertura e mise in ginocchio Parigi e la Francia.
Quelle pietre altissime e quei contrasti di luce ritornano a brillare tra le note dell’organo suonato dall’organista titolare, Olivier Latry.
E attraverso le testimonianze di chi ha contribuito alla ricostruzione
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