Episodit

  • ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    IVAN E LA STREGA - fiaba popolare ucraina. Età consigliata: dai 3 anni
    La variante che abbiamo scelto per l’audio racconto contiene un elemento veramente originale che appare nel finale della storia: una forbice. Sarà proprio l’oggetto che determinerà il lieto finale.
    voce narrante Graziana Maniscalco
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo JDS

    ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto:
    IVAN E LA STREGA
    Una madre aveva un bambino di nome Ivan.
    Vivevano in una piccola casa: erano poveri; spesso non avevano niente da mangiare.
    Un giorno Ivan disse:
    - Mamma, andrò a pescare!
    - Ma dove vuoi andare? Sei ancora piccolo, rischi di annegare!
    - Non annegherò, sarò prudente; e del buon pesce pescherò!
    La madre lo lasciò partire.
    Ivan, andò al mare: si sedette sulla barca, prese il largo e si mise a pescare.
    Passò poco tempo, passò molto tempo,
    La madre gli portò da mangiare. Quando arrivò a riva, si mise a chiamare:
    Ivan, Ivan!
    Rema fino a riva!
    Ti ho portato del pane bianco,
    un po’ di sale salato
    e una camicia bianca!

    Ivan, si avvicinò a riva con la barca: diede alla madre un pesciolino; poi mangiò, mise la camicia pulita, salutò la mamma e tornò a pescare.
    Ma una strega aveva visto e sentito ogni cosa e le venne in mente di rapire il bambino.
    Così, dopo un po’, anche la strega chiamò:
    - Ivan, Ivan
    Rema fino a riva!
    Ti ho portato del pane bianco,
    un po’ di sale salato
    e una camicia bianca!

    Lo chiamò con una voce grossa.
    Ivan disse:
    - No, non è la voce di mia madre, forse è qualcuno che mi vuole fare del male!
    E remando si allontanò verso il largo.
    La strega capì che se voleva prendere Ivan, doveva chiamarlo con la stessa voce della madre. Così, andò da un fabbro e disse:
    - Svelto, fabbro! Battimi la lingua col martello; fammi una voce fine e gentile, come quella di una mamma!
    Il fabbro batté, ribatté, limò, e alla lingua fece un buco in mezzo.…
    La strega corse a riva, chiamò:
    Ifan, Ifan!
    tema fino a tiva!
    Ti ho fottato del fane pianco,
    un po’ di tale talato
    e una camicia pianca!

    La strega farfugliava soltanto!
    - Questa non è mia madre - disse Ivan - è certo una strega! La voce di mia madre è così bella!
    La strega, arrabbiatissima, tornò di nuovo dal fabbro: lo minacciò, gli ordinò di battere bene la lingua in modo da riuscire a pronunciare.
    Il fabbro s’impegnò: batté col martello, ancora e ancora; sistemò la lingua proprio bene.…
    La strega tornò sulla riva. Chiamò:
    Ivan, Ivan!
    Rema fino a riva!
    Ti ho portato del pane bianco,
    un po’ di sale salato
    e una camicia bianca!

    Ivan non ebbe dubbio che fosse la voce di sua madre, e si avvicinò con la barca. Appena toccò riva, la strega lo prese con forza, lo chiuse dentro un sacco e se lo portò via.

    Arrivata a casa, la strega dice alla figlia:
    - Alenka, scalda bene il forno, ho nel sacco un bambino, da fare arrosto!
    E uscì di nuovo.
    Alenka, scaldò bene il forno; e poi tirò fuori dal sacco il piccolo Ivan.
    Portò con sé una pala da forno e disse:
    - Ivan, da bravo, sdraiati sulla pala, ormai devo cuocerti, ormai…
    Ivan si sdraiò sulla pala e allargò le gambe.
    Alenka disse:
    - Come stai sdraiato? Chiudi le gambe, altrimenti non riuscirò a metterti nel forno!
    Allora, Ivan chiuse le gambe e si sedette sulla pala.
    - Sdraiati, ora, se non passi dalla bocca del forno!
    Ivan si sdraia... e riallarga le gambe!
    - Chiudi le gambe! Così non riesco ad infornarti! Non passi!
    Ivan disse:
    - Non so come si fa! Sdraiati tu stessa sulla pala! Fammi vedere…
    La figlia della strega si sdraiò sulla pala.
    - Ecco, ti faccio vedere: si sta sdraiati sulla pala... così! Con braccia conserte e le gambe chiuse e diritte…
    Ivan non aspettava che questo: spinse a tutta forza la pala dentro il forno, chiuse lo sportello e scappò via.
    C’era davanti alla casa della strega, un cortile con una grande quercia.
    Ivan salì sopra la quercia: era curioso di sapere che cosa sarebbe successo.
    La strega ritornò presto. Entrò in casa affamata, e tirò fuori l’arrosto dal forno; ne staccò un pezzetto. Uscita in cortile, si mise a sedere. Mangiava soddisfatta, dicendo:
    - dolce, gustosa la carne di Ivan!

    Quando dall’alto della quercia Ivan disse:
    - davvero! Dolce e gustosa la carne dì Alenka!

    La strega guardò verso l’alto: vide Ivan.
    Corse dentro, cercò la figlia, ma inutilmente.
    Si armò allora di una scure affilata e iniziò a tagliare la quercia.
    Era così rapida con la scure che subito la quercia cominciò a dondolare.
    Ivan tremava tutto pensando che presto sarebbe caduto di nuovo nelle mani della strega!
    Quando, vicino a lui, prese a volare uno stormo di uccelli.
    Erano delle oche-cigni. Si mise a chiedere:
    Miei bei cigni leali, vi prego,
    Prendetemi sulle ali
    Portatemi dalla mamma
    A bere, a mangiare, a passeggiare!

    Le oche lo afferrarono al volo e lo portarono in alto.
    Ivan era al sicuro ora, ma immaginò che la strega, vedendo dove era diretto, non avrebbe smesso di inseguirlo fino a casa.
    Tirò fuori dalle tasche un paio di forbici; le lanciò a terra; si aprirono allora due grandi strade: una che andava a destra, l’altra che andava a sinistra.
    La strega correva, correva, voleva Ivan ad ogni costo, quando, si trovò proprio dinnanzi alle due strade, aperte dalle forbici: non sapeva quale prendere e da quale parte Ivan era volato.
    Si disse:
    - quale prendo? La strada di destra, o quella sinistra?
    Oh, metterò un piede in questa e l’altro in quell’altra, così farò presto e lo raggiungerò!

    Si mise a camminare, e mettendo un piede qui, un piede là, camminando, camminando, le si allargarono le gambe a tal punto che, alla fine, si spezzarono.
    Non riuscì più ad andare avanti.
    Ivan, era lontano, ormai, tra le braccia della mamma.
    Le oche–cigni, volando e volando, lo avevano portato fino a casa.

  • ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    TANTE DOMANDE.
    Da Favole al telefono di Gianni Rodari, un classico di tutti i tempi.
    Le domande dobbiamo farle: a noi, agli altri, scegliendo con attenzione quelle giuste.
    voce narrante Graziana Maniscalco
    audio editing Giuseppe Romeo JDS
    prodotto da CTS Centro Teatrale Siciliano
    https://www.ibs.it/favole-al-telefono-libro-gianni-rodari/e/9788879268493

    ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.

    TANTE DOMANDE
    C'era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male, anzi è un bene.
    Ma alle domande di quel bambino era difficile dare risposta.
    Per esempio, egli domandava: - Perché i cassetti hanno i tavoli?
    La gente lo guardava, e magari rispondeva: - I cassetti servono per metterci le posate.
    - Lo so a che cosa servono i cassetti, ma non so perché i cassetti hanno i tavoli.
    La gente crollava il capo e tirava via. Un'altra volta lui domandava:
    - Perché le code hanno i pesci? Oppure:
    - Perché i baffi hanno i gatti?
    La gente crollava il capo e se ne andava per i fatti suoi. Il bambino, crescendo non cessava mai di fare domande.
    Anche quando diventò un uomo andava intorno a chiedere questo e quello. Siccome nessuno gli rispondeva, si ritirò in una casetta in cima a una montagna e tutto il tempo pensava delle domande e le scriveva in un quaderno, poi ci rifletteva per trovare la risposta, ma non la trovava.
    Per esempio scriveva:
    «Perché l'ombra ha un pino?»
    «Perché le nuvole non scrivono lettere?» «Perché i francobolli non bevono birra?»
    A scrivere tante domande gli veniva il mal di testa, ma lui non ci badava.
    Gli venne anche la barba, ma lui non se la tagliò.
    Anzi si domandava: «Perché la barba ha la faccia?»
    Insomma era un fenomeno.
    Quando morì, uno studioso fece delle indagini e scoprì che quel tale fin da piccolo si era abituato a mettere le calze a rovescio e non era mai riuscito una volta a infilarsele dalla parte giusta, e così non aveva mai potuto imparare a fare le domande giuste.
    A tanta gente succede come a lui.

  • Puuttuva jakso?

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  • ASCOLTA E LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    IL POZZO DI CASCINA PIANA
    Da "Favole al telefono" di Gianni Rodari, un classico di tutti i tempi.
    La determinazione delle donne che sanno guardare e andare oltre.
    voce narrante Graziana Maniscalco
    audio editing Giuseppe Romeo JDS
    prodotto da CTS Centro Teatrale Siciliano
    https://www.ibs.it/favole-al-telefono-libro-gianni-rodari/e/9788879268493
    ASCOLTA E LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    IL POZZO DI CASCINA PIANA da “Favole al telefono di Gianni Rodari.

    A metà strada tra Saronno e Legnano, sulla riva di un grande bosco, c'era la Cascina Piana, che comprendeva in tutto tre cortili. Ci vivevano undici famiglie. A Cascina Piana c'era un solo pozzo per cavare l'acqua, ed era uno strano pozzo, perché la carrucola per avvolgervi la corda c'era, ma non c'era né corda né catena.
    Ognuna delle undici famiglie in casa, accanto al secchio, teneva appesa una corda, e chi andava ad attingere acqua la staccava, se l'avvolgeva al braccio e la portava al pozzo; e quando aveva fatto risalire il secchio staccava la corda dalla carrucola, e se la riportava gelosamente a casa.
    Un solo pozzo e undici corde.
    E se non ci credete, andate a informarvi e vi racconteranno, come hanno raccontato a me, che quelle undici famiglie non andavano d'accordo e si facevano continuamente dispetti, e piuttosto che comprare insieme una bella catena, e fissarla alla carrucola perché potesse servire per tutti, avrebbero riempito il pozzo di terra e di erbacce.

    Scoppiò la guerra, e gli uomini della Cascina Piana andarono sotto le armi raccomandando alle loro donne tante cose, e anche di non farsi rubare le corde.
    Poi ci fu l'invasione tedesca, gli uomini erano lontani, le donne avevano paura, ma le undici corde stavano sempre al sicuro nelle undici case.
    Un giorno un bambino della Cascina andò al bosco per raccogliere un fascio di legna e udì uscire un lamento daun cespuglio.
    Era un partigiano ferito a una gamba, e il bambino corse a chiamare sua madre.
    La donna era spaventata e si torceva le mani, ma poi disse:
    - Lo porteremo a casa e lo terremo nascosto. Speriamo che qualcuno aiuti il tuo babbo soldato, se ne ha bisogno. Noi non sappiamo nemmeno dove sia, e se è ancora vivo.

    Nascosero il partigiano nel granaio e mandarono a chiamare il medico, dicendo che era per la vecchia nonna.
    Le altre donne della Cascina, però, avevano visto la nonna proprio quella mattina, sana come un galletto, e indovinarono che c'era sotto qualcosa.
    Prima che fossero passate ventiquattr'ore tutta la Cascina seppe che c'era un partigiano ferito in quel granaio, e qualche vecchio contadino disse:
    - Se lo sanno i tedeschi, verranno qui e ci ammazzeranno. Faremo tutti una brutta fine.

    Ma le donne non ragionarono così. Pensavano ai loro uomini lontani, e pensavano che anche loro, forse, erano feriti e dovevano nascondersi, e sospiravano. Il terzo giorno, una donna prese un salamino del maiale che aveva appena fatto macellare, e lo portò alla Caterina, che era la donna che aveva nascosto il partigiano, e le disse: - Quel poveretto ha bisogno di rinforzarsi. Dategli questo salamino.
    Dopo un po' arrivò un'altra donna con una bottiglia di vino, poi una terza con un sacchetto di farina gialla per la polenta, poi una quarta con un pezzo di lardo, e prima di sera tutte le donne della Cascina erano state a casa della Caterina, e avevano visto il partigiano e gli avevano portato i loro regali, asciugandosi una lacrima. E per tutto il tempo che la ferita impiegò a rimarginarsi, tutte le undici famiglie della Cascina trattarono il partigiano come se fosse un figlio loro, e non gli fecero mancare nulla.

    Il partigiano guarì, uscì in cortile a prendere il sole, vide il pozzo senza corda e si meravigliò moltissimo. Le donne, arrossendo, gli spiegarono che ogni famiglia aveva la sua corda, ma non gli potevano dare una spiegazione soddisfacente.
    Avrebbero dovuto dirgli che erano nemiche tra loro, ma questo non era più vero, perché avevano sofferto insieme, e insieme avevano aiutato il partigiano. Dunque non lo sapevano ancora, ma erano diventate amiche e sorelle, e non c'era più ragione di tenere undici corde.
    Allora decisero di comprare una catena, coi soldi di tutte le famiglie, e di attaccarla alla carrucola. E così fecero. E il partigiano cavò il primo secchio d'acqua, ed era come l'inaugurazione di un monumento.
    La sera stessa il partigiano, completamente guarito, ripartí per la montagna.

  • ASCOLTA e LEGGI con il testo della favola qui sotto.
    UNO E SETTE. Da Favole al telefono di Gianni Rodari, un classico di tutti i tempi.
    Sette bambini...un solo uomo! .
    voce narrante Graziana Maniscalco
    audio editing Giuseppe Romeo JDS
    prodotto da CTS Centro Teatrale Siciliano
    https://www.ibs.it/favole-al-telefono-libro-gianni-rodari/e/9788879268493

    ASCOLTA E LEGGI con il testo della favola:
    UNO E SETTE – tratto da “Favole al telefono” di Gianni Rodari

    Ho conosciuto un bambino che era sette bambini.
    Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era un tranviere.

    Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili.

    Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello.

    Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica.

    Però abitava anche a Nuova York, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina.

    Quanti ne ho detti? Cinque.

    Ne mancano due: uno si chiamava Ciú, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; l'ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l'imbianchino.

    Paolo, Jean, Kurt, Juri, Jimmy, Ciú e Pablo erano sette, ma erano sempre lo stesso bambino che aveva otto anni, sapeva già leggere e scrivere e andava in bicicletta senza appoggiare le mani sul manubrio.

    Paolo era bruno, Jean biondo, e Kurt castano, ma erano lo stesso bambino.

    Juri aveva la pelle bianca, Ciú la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino.

    Pablo andava al cinema in spagnuolo e Jimmy in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua.

    Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.

  • ASCOLTARE e LEGGERE - se vuoi inviato il nostro PDF con il testo della fiaba scrivi a: [email protected]

    URASHIMATARŌ antico racconto popolare giapponese. Età consigliata 7-10 anni.
    La leggenda - che narra di un pescatore che compie un fantastico viaggio nel tempo attraverso gli spazi marini - è nata intorno all’ottavo secolo e nel corso del tempo, attraverso numerosi rimaneggiamenti, è giunta ai nostri giorni.
    Voce narrante Luana Toscano
    Direzione Graziana Maniscalco
    Montaggio e Sound Design Giuseppe Romeo - JDS
    https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-giapponese/fiabe-giapponesi-9788806249298/
    VOCIFERO - Podcast di Narrazioni Sonore Digitali di letterature - è prodotto da
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  • ASCOLTARE e LEGGERE - se vuoi inviato il nostro PDF con il testo della fiaba scrivi a: [email protected]
    IL RAGAZZO CHE RUBO' AL GIGANTE - fiaba di tradizione svedese.
    Età consigliata: dai 6 anni.
    Fiaba ricca d'azione e di situazioni divertenti. Grazie ad una piccola madia per il pane avuta in eredità, il giovane protagonista della storia riuscirà a sottrarre al gigante preziosi doni.
    Compiuta l'avventura, conquisterà l'amore della principessa e diventerà re.
    Voce Narrante: Pietro Cucuzza.
    E con: Salvo Valentino.
    Regia: Graziana Maniscalco
    Regia: sonora e musicale Giuseppe Romeo

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  • ASCOLTARE e LEGGERE - se vuoi inviato il nostro PDF con il testo della fiaba scrivi a: [email protected]
    IL MUSICISTA – fiaba persiana. Età consigliata 6-10 anni.
    voce narrante Elena Gloria Ragaglia
    direzione Graziana Maniscalco.
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo #JDS

    La narrazione sonora Audio che ascolterete - una antica fiaba persiana - sarà gradita ai ragazzi e agli adulti. Essa possiede lo stile tipico delle fiabe de Le Mille e una notte.
    La musica, vera protagonista nel racconto, è linguaggio universale, intima relazione tra la natura e gli uomini, espressione di armonia e amore.
    https://www.mondadoristore.it/Fiabe-persiane-AAVV-Artisti-Vari/eai978880979678/

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  • La piccola dei fiammiferi - racconto di H.C. Andersen. Adatto ai ragazzi di età superiore a 8 anni. voce narrante Sara Emmolo
    direzione Graziana Maniscalco
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo - #JDS
    https://www.mondadoristore.it/Le-fiabe-Hans-Christian-Andersen/eai978880623662/

    Nel commovente finale Andersen scrive: «...Nessuno seppe mai tutte le cose che la bambina aveva visto. Nessuno seppe...» La storia, i desideri, le visioni di una bambina sola e povera.

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  • Pelle d'Asino- fiaba dei F.lli Grimm - età da 6 anni.
    voci narranti: Pietro Cucuzza e Salvo Valentino
    direzione Graziana Maniscalco
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo - #JDS


    Sotto un aspetto fuori dal comune, spesso, si nasconde una persona straordinaria. Un classico per i bambini questa fiaba tedesca raccolta dai Grimm.

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  • Gli Gnomi- fiaba dei Fratelli Grimm. Età consigliata da 4 anni.
    voce narrante Pietro Cucuzza
    direzione Graziana Maniscalco.
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo - #JDS
    Gli Gnomi, questa breve ed ilare fiaba dei Grimm, raccolta dai due letterati antropologi dalla viva voce del popolo tedesco, ci porta al cuore del Natale. Un calzolaio e sua moglie ricevono la visita notturna di due omini nudi. Grazie al lavoro dei due il calzolaio e sua moglie acquisteranno una vita agiata. Gli gnomi riceveranno dalla coppia un dono di Natale molto speciale.
    https://www.lafeltrinelli.it/tutte-fiabe-prima-edizione-integrale-libro-jacob-grimm-wilhelm-grimm/e/9788868433475

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  • Vasilissa la bella - fiaba russa. Età consigliata da 7 anni.
    Adattamento e voce narrante Graziana Maniscalco
    Regia sonora e composizione musicale Giuseppe Romeo #JDS
    Tra le più belle fiabe della tradizione orale russa raccolte da A. N. Afanasjev. Vasilissa riceve dalla madre morente una piccola bambola; questa aiuterà la bambina a superare dure prove imposte dalla nuova matrigna e dalle sorellastre. Vasilissa partirà con la magica bambola alla ricerca del fuoco.
    https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-russa-e-slava/antiche-fiabe-russe-aleksandr-n-afanasjev-9788806401887/

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  • ASCOLTARE E LEGGERE- se vuoi ricevere il nostro PDF con il testo, scrivi a [email protected]
    LA BARBA DEL CONTE- fiaba italiana - Italo Calvino. Età consigliata da 7 anni
    adattamento e direzione Graziana Maniscalco.
    voci narranti: Pietro Cucuzza e Salvo Valentino
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo -#JDS
    La Barba del Conte - fiaba popolare piemontese raccolta da Italo Calvino e Giovanni Arpino - ha i caratteri del racconto realistico, in cui non intervengono fenomeni soprannaturali, e popolare in cui lo scontro sociale ha l'andamento di un apologo che si conclude con l'affermazione del diritto dei più deboli al cospetto del conte sopraffattore.
    https://www.oscarmondadori.it/libri/fiabe-italiane-italo-calvino/

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  • ASCOLTA e LEGGI la favola scritta qui sotto.
    I MUSICANTI DI BREMA - fiaba dei Fratelli Grimm. Età consigliata 6 - 12 anni.
    voci narranti: Salvo Valentino e Pietro Cucuzza.
    voci narranti: Salvo Valentino e Pietro Cucuzza.
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo #JDS
    direzione Graziana Maniscalco
    montaggio e sound design Giuseppe Romeo #JDS
    Un asino, un cane, un gatto e un gallo, divenuti vecchi e ritenuti inutili dai loro padroni, fuggono nel timore d'essere uccisi. I quattro animali si metteranno in cammino verso la città di Brema. Insieme ritroveranno il coraggio e la forza di incominciare una nuova vita da liberi.
    https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-tedesca/fiabe-jacob-grimm-9788858410158/

    ASCOLTA e LEGGI con la favola scritta qui.
    I musicanti di Brema
    Un uomo aveva un asino, che per molti anni aveva assiduamente portato i sacchi di farina al mulino; ma ora le forze lo abbandonavano e di giorno in giorno era meno atto al lavoro.
    Allora il padrone pensò di toglierlo di mezzo; ma l’asino s’accorse che non spirava buon vento, scappò e prese la via di Brema: là, pensava, avrebbe potuto far parte della banda municipale.

    Dopo aver camminato un po’, trovò un cane da caccia che giaceva sulla strada, ansando come uno sfinito dalla corsa.
    - Be’, perché soffi cosi, mastino? - domandò l’asino.
    - Ah, - disse il cane, - siccome son vecchio e divento più debole ogni giorno e non posso piu andare a caccia, il mio padrone voleva accopparmi, e allora me la son data a gambe: ma adesso come farò a guadagnarmi il pane?
    — Sai? - disse l’asino, - io vado a Brema a fare il musicante, vieni anche tu e fatti assumere nella banda : io suono il liuto e tu batti i timpani.

    Il cane acconsentì e andarono avanti. Poco dopo trovarono sulla strada un gatto, rannuvolato come il cattivo tempo.
    - Be’, t’è andato qualcosa a traverso, vecchio barbitonsore? - domandò l’asino.
    - Si può essere allegri, se ne va di mezzo la pelle? - rispose il gatto. - Siccome invecchio i miei denti si smussano e preferisco starmene a far le fusa accanto alla stufa piuttosto che dar la caccia ai sorci, la mia padrona ha tentato di annegarmi; l’ho scampata, è vero, ma adesso è un bell’imbroglio: dove andare?
    — Vieni a Brema con noi: ti intendi di serenate, puoi entrar nella banda municipale.

    Il gatto approvò e andò con loro. Poi i tre fuggiaschi passarono davanti a un cortile; sul portone c’era il gallo del pollaio, che strillava a più non posso.
    - Strilli da rompere i timpani, - disse l’asino, - che ti piglia? - Ho annunciatoci bel tempo, - disse il gallo, - perché è il giorno in cui la Madonna ha lavato le carnicine a Gesù Bambino e vuol farle asciugare; ma domani, che è festa, ci saranno ospiti, e la padrona di casa, senza misericordia, ha detto alla cuoca che vuol mangiarmi lesso; e così stasera devo lasciarmi tagliare il collo. E io grido a squarciagola, finché posso.
    - Macché, Cresta-rossa, - disse rasino, - vieni piuttosto con noi, andiamo a Brema; qualcosa meglio della morte lo trovi dappertutto; tu hai una bella voce e, se faremo della musica insieme, andrà benone —.il gallo accettò la proposta e se ne andarono tutti e quattro.

    Ma non potevano arrivare a Brema in un giorno e la sera giunsero in un bosco, dove stabilirono di pernottare.
    L’asino e il cane si sdraiarono sotto un albero alto, il gatto e il gallo salirono sui rami, ma il gallo volò fino in cima, dov’era più al sicuro.
    Prima di addormentarsi, egli guardò ancora una volta in tutte le direzioni; gli parve di vedere in lontananza una piccola scintilla e gridò ai compagni che non troppo distante doveva esserci una casa, perché splendeva un lume.
    Disse l’asino: — Allora mettiamoci in cammino e andiamo, perché qui l’alloggio è cattivo -.
    Il cane pensava che un paio d’ossa con un po’ di carne gli avrebbero magari fatto bene. Perciò s’avviarono verso quel lume e ben presto lo videro brillare più chiaro e sempre più grande, finché arrivarono a una casa ben illuminata dove abitavano i briganti.
    L’asino, che era il più alto, si avvicinò alla finestra e guardò dentro.
    - Cosa vedi, Rabicano? - domandò il gallo.
    - Cosa vedo? - rispose l’asino: - una tavola apparecchiata con ogni ben di Dio e attorno i briganti che se la spassano. - Farebbe proprio al caso nostro, - disse il gallo.
    - Si, si, ah, se fossimo là dentro! — disse l’asino.

    Allora gli animali tennero consiglio sul modo di cacciar fuori i briganti, e alla fine lo trovarono.
    L’asino dovette appoggiarsi alla finestra con le zampe davanti, il cane saltare sul dorso dell’asino, il gatto arrampicarsi sul cane; e infine il gallo si alzò a volo e si posò sulla testa del gatto.
    Poi a un dato segnale cominciarono tutti insieme il loro concerto: l’asino ragliava, il cane abbaiava, il gatto miagolava e il gallo cantava; poi dalla finestra piombarono nella stanza facendo tintinnare i vetri.
    A quell’orrendo schiamazzo i briganti saltarono su, credendo che entrasse uno spettro, e fuggirono atterriti nel bosco. I quattro compagni sedettero a tavola, si accontentarono di quel che era rimasto e mangiarono come se dovessero patir la fame per un mese.

    Quando ebbero finito, i quattro musicanti spensero la luce e si cercarono un posto da dormire a loro agio, ognuno secondo la propria natura: l’asino si sdraiò sul letamaio, il cane dietro la porta, il gatto sulla cenere calda del camino e il gallo si posò sulla trave maestra; e stanchi com’erano per la lunga strada, s’addormentarono subito.

    Passata la mezzanotte, i briganti videro da lontano che in casa non ardeva più nessun lume e che tutto pareva tranquillo; il loro capo disse: - Non avremmo dovuto lasciarci spaventare, -e mandò uno a esplorare la casa.

    L’inviato trovò tutto tranquillo, andò ad accendere un lume in cucina e, scambiando gli occhi ardenti del gatto per carboni accesi, ci accostò un fiammifero, perché prendesse fuoco.
    Ma il gatto se l’ebbe a male e gli saltò in faccia, sputando e graffiando.
    Atterrito, egli tentò di fuggire dalla porta di dietro, ma là era sdraiato il cane, che saltò su e gli morse la gamba: e quando quegli attraversò di corsa il cortile, mentre passava davanti al letamaio, l’asino gli diede un bel calcio con la zampa di dietro; ma il gallo, che si era svegliato al baccano, strillò tutto arzillo dalla sua trave: - Chicchirichì! —
    Allora il brigante tornò dal capo, correndo a piu non posso, e disse:
    - Ah, in casa c’è un’orribile strega, che mi ha soffiato addosso e mi ha graffiato la faccia con le sue lunghe dita; e sulla porta c’è un uomo con un coltello, che mi ha ferito alla gamba; e nel cortile c’è un mostro nero, che mi s’è scagliato contro con una mazza di legno; e in cima al tetto il giudice gridava:
    « Portatemi quel birbone! » Allora me la diedi a gambe -.

    Da quel giorno i briganti non si arrischiarono più a tornar nella casa, ma i quattro musicanti di Brema ci stavano così bene, che non vollero più uscirne. E a chi per ultimo l’ha raccontata - ancor la bocca non s’è sfreddata.


    #VOCIFERO - Podcast di Narrazioni Sonore Digitali di letterature - è prodotto da
    C.T.S. Centro Teatrale Siciliano - ©2021vocifero - con il supporto di #RØDE
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  • L'asinello grigio. Fiaba di Dinah. Età consigliata dai 4 anni.
    Adattamento e voce narrante Graziana Maniscalco.
    Editing audio Giuseppe Romeo #JDS
    La mamma deve lasciare solo il suo piccolo per andare al lavoro. L'asinello grigio trascorrerà il tempo che lo separa dal ritorno della mamma cercando nuovi compagni gioco. Ma non sempre otterrà l'amicizia degli altri animali della fattoria. Incompreso dagli altri e triste per la mancanza della mamma, ritroverà l'allegria grazie al regalo speciale che riceverà al ritorno della mamma.

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  • Il Giovane Gambero di Gianni Rodari - Favole al telefono. Età consigliata: dai 4 anni.
    Il giovane protagonista di questa storia prova camminare in avanti, a non cedere alla facile omologazione, e di trovare, nonostante difficoltà e incomprensioni con la sua famiglia, la propria strada. Una favola per i più piccoli, ma anche no...
    Voce narrante Graziana Maniscalco.
    Editing audio: Giuseppe Romeo #JDS
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