Episodes
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Un leone, fiero e rampante, ma con la testa girata, lo sguardo rivolto all'indietro e fra le mani un pastorale. Il più maestoso predatore della terra, simbolo di forza e ferocia, che si staglia minaccioso pronto ad aggredire la sua futura preda, ma allo stesso tempo si volta per controllare il suo territorio, e ricordare le proprie radici. E in più, brandisce un simbolo di guida spirituale. Questo leone campeggia dal 1953 al centro dello stemma del Chelsea Football Club, ma è anche l'immagine perfetta per raccontare il personaggio che nella storia più recente del club londinese ha avuto un ruolo centrale, guidando sul campo a suon di zampate l'imposizione dei Blues ai vertici del calcio mondiale. E al tempo stesso non ha mai dimenticato la sue radici, laggiù in Costa d'Avorio, dove non è riuscito a vincere ma è stato ancora più determinante.
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L'icona pop per eccellenza del calcio mondiale, lo Spice Boy, il giocatore che ha vinto tutto, almeno a livello di club, con i suoi compagni della Class of '92 del Manchester United, ma che viene ricordato spesso per la sua immagine glamour, elegante e patinata fuori dal campo, più che per le gesta tecniche sul rettangolo verde. Cosa c'entra allora una figura come quella di David Joseph Robert Beckham da Leytonstone nella galleria di personaggi fuori dagli schemi, raccontata nella seconda stagione di Cronache dei '90? C'entra eccome, ci dicono Stefano Borghi e Billy Costacurta, perché serve uscire dagli schemi per andare oltre lo stereotipo in cui Beckham è rimasto intrappolato, e restituirgli la sua primaria dimensione: quella di un profondo innamorato del gioco del football, e di un serissimo professionista capace di diventare, col lavoro e la dedizione più ancora che col talento, un grande campione.
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Episodes manquant?
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La leggenda racconta che è nato e cresciuto in una grotta, le cronache sportive conservano echi di gol memorabili e vittorie leggendarie, ma Eric Cantona viene ricordato anche, e soprattutto, per le sue continue e ripetute intemperanze, come il celebre Kung-Fu Kick con cui, quando era al Manchester United, colpì un tifoso avversario che lo insultava dagli spalti. Ritratto fuori dagli schemi di una delle personalità più affascinanti e complesse del calcio degli anni '90, figura shakespeariana se ce n'è stata una nel mondo dello sport, dagli inizi a Marsiglia alla conquista d'Inghilterra, fino al ricco e sorprendente post-carriera in cui ha vestito i panni di attore, regista, produttore cinematografico, e sgangherato leader politico. Sempre e comunque fedele ai suoi valori e alla sua peculiare visione del mondo.
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Da Amsterdam a Londra, passando per la fondamentale tappa milanese, la parabola del tulipano nero, il gigante buono con le treccine, l'allegro e scanzonato Bob Marley del pallone che, a cavallo degli anni 80 e 90, ha vinto tutto e lanciato il calcio verso l'era globale. L'uomo che ha dedicato il suo pallone d'oro a Mandela e alla lotta al razzismo, proprio mentre stava diventando il primo straordinario prodotto di marketing dell'industria calcistica, ci lascia ancora oggi di fronte a un quesito irrisolto: più libero o più regista? Ovvero: personaggio genuinamente autentico, o professionista abilissimo anche nella capacità di vendere il proprio personaggio?
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di Stefano Borghi
“Durante il gioco lui è menzogna che cammina. I movimenti lenti sono la corda di un arco che si tende per scoccare una freccia inattesa, improvvisa e letale. Perciò è bene non credere ai suoi occhi, al suo corpo o ai suoi piedi. Tutta una bugia. Vive mandando messaggi falsi, dando informazioni sbagliate e svelando la verità solo all'ultimo istante. Inutile aggiungere che questa verità di solito scuote la rete”. Immagini e parole di Jorge Valdano, da cui parte il nostro racconto di uno dei più grandi attaccanti del calcio moderno, e della sua parabola dalla favela di Jacarezinho al Senato della Repubblica Brasiliana. Benvenuti nella storia di Romario de Souza Faria, un giocatore che in tutta la sua carriera ha avuto una sola entità cui rendere conto: non una maglia, ma il gol. -
di Stefano Borghi
La storia di Zinedine Yazid Zidane, l'uomo che nel calcio visse due volte, o forse tre. Splendido e aristocratico come un re francese, nelle sue movenze e nelle sue veroniche, ma spietato e figlio della terra come un guerriero berbero, come dimostrano i tanti "colpi di testa" che hanno costellato la sua magnifica carriera. Dall'infanzia sulle strade delle difficili periferie di Marsiglia ai folgoranti esordi nel campionatro francese, dagli anni di Torino al trionfo di Francia '98, quando diventa simbolo di una Nazionale capce di riunire le tante anime di un Paese periodicamente attraversato da tensioni etniche e razziali. E poi gli anni di Madrid, dove si consacra definitivamente come uno dei più grandi di sempre, prima sul campo, e poi in panchina, nella sua seconda e ora terza vita, quella di allenatore. Un personaggio affascinante e complesso come un moderno Saladino, il leggendario condottiero del XII Secolo: un arabo errante, signore in terre lontane dalla sua, attaccato fermamente alle proprie radici ma apertissimo a influenze e mescolanze utili alla sua evoluzione. -
di Stefano Borghi
26 Maggio 2018: 6.417 giorni, 616 partite e 63 gol dopo il suo debutto, Daniele De Rossi dice addio alla Roma. Con una decisione sofferta perché imposta da altri, si toglie per l’ultima volta la maglia gialla e rossa che è diventata davvero una seconda pelle, e prende la via del mare, quel mare che da piccolo osservava mentre tirava i primi calci a un pallone sul litorale di Ostia. Cronache dei '90 ripercorre la storia di un campione che, per amore di una maglia, di una città, e dei suoi tifosi, ha vinto forse meno di quanto avrebbe potuto e meritato. L’avventura di una bandiera che ha scelto di vivere all’ombra di un vessillo ancora più scintillante e amato, Francesco Totti. L’epopea di un Capitan futuro che, nell’impossibilità di diventare Capitan presente, ha accettato di diventare capitano di ventura, come quei figli cadetti delle famiglie nobili che un tempo si avviavano alla professione delle armi perché penalizzati nella linea di successione. -
di Stefano Borghi
L’ascesa e le tante cadute di un campione che è stato uno dei più grandi talenti naturali nella storia del football britannico, ma anche un personaggio tormentato, in perenne equilibrio tra un’esuberanza incontenibile e il richiamo di oscuri fantasmi che l’hanno inseguito e perseguitato fin dagli anni dell’infanzia. Un campione capace di esaltare il mondo del pallone con il suo genio calcistico e le sue trovate istrioniche, e di farlo disperare con i suoi vizi e i suoi atteggiamenti deprecabili, in campo e fuori. La storia di un fuoriclasse decisamente fuori dagli schemi, e del suo inseprabile Doppio: Paul John Gascoigne e Gazza, il Dr. Jekyll e Mr Hyde del calcio mondiale. -
di Stefano Borghi
Descrizione: La seconda stagione del podcast dedicato al mondo del calcio, a partite e giocatori memorabili. Questa volta, Stefano Borghi avrà accanto un ospite fisso, Billy Costacurta, per raccontare fuoriclasse del calcio che nei 90 minuti di una partita si sono giocati la vita e il loro destino. -
di Stefano Borghi
Europa, anno 1992. Un periodo di cambiamenti epocali per il Vecchio Continente: i muri sono caduti, l'Europa non è mai stata così unita, almeno nei suoi centri più in vista. Con un'unica, tragica eccezione: l'area balcanica, travolta da una guerra fratricida tra popoli nati dalla stessa terra ma divisi da miriadi di rancori che solo il Maresciallo Tito era riuscito a sopire. Succedono cose aberranti, in Jugoslavia. Il mondo guarda impotente, ma prova a prendere provvedimenti, anche nello sport: in maggio, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approva la risoluzione 757, che tra le altre cose vieta a qualsiasi rappresentativa jugoslava di partecipare a competizioni sportive internazionali. La Nazionale di calcio viene così estromessa dal Campionato Europeo in programma in Svezia, e al suo posto, a 2 settimane dal via, viene richiamata la Danimarca, che tutto si aspettava tranne che di dover partecipare alla festa del calcio continentale. E' l'inizio di una favola incredibile, che porta il più improbabile gruppo di giocatori, guidati dal meno accreditato degli allenatori, a raggiungere un risultato impensabile. Una favola che per uno dei protagonisti in particolare, Kim Vilfort, ha avuto la più grande, profonda e drammatica delle ambivalenze. -
di Stefano Borghi
Brasile, terra di contrasti e dualismi. Anche nel calcio, è tutto uno scontro fra opposti. E il dualismo per eccellenza è quello di una faida familiare che è diventata cittadina e poi si è fatta conoscere da tutto il pianeta: quello che contrappone il Fluminense e il figlio che non avrebbe mai voluto generare, il Flamengo. Uno scontro talmente sentito e radicato che per descriverlo è stato coniato un neologismo, un acronimo che le lega indissolubilmente: FlaFlu. Tutto è FlaFlu a Rio, il resto è paesaggio. E quella volta, il 25 giugno 1995, quel FlaFlu, con le due squadre guidate da Romario e Renato Gaucho, valeva veramente tutto: in palio c'era infatti il titolo del Cariocao, il Campionato dello stato di Rio, e l'illusione di poter definitvamente conquistare la capricciosa regina che Flamengo e Fluminense da sempre e per sempre si contendono: Rio de Janeiro. -
di Stefano Borghi
"Football, bloody hell...". E' il primo commento a caldo di Sir Alex Ferguson, la sera del 26 maggio 1999. E' ancora sul terreno del Camp Nou di Barcellona, dove ha appena vissuto, da protagonista a bordo campo, un'incredibille e indimenticabile finale di Champions League. Una partita che per più di novanta minuti ha raccontato una storia e in uno solo l'ha stravolta. Un momento che l'argentino Jorge Valdano ha immortalato come “il minuto del secolo”, e che ha permesso al Manchester United di chiudere un duplice cerchio: quello della rinascita del calcio inglese, dopo la lunga squalifica dalle Coppe europee seguita alla tragedia dell'Heysel; e quella di una squadra, lo United appunto, che proprio a Monaco di Baviera, la città degli avversari di quella finale al Campo Nou, aveva conosciuto 40 anni prima la pagina più tragica della sua storia. -
di Stefano Borghi
5 luglio 1994, ore 19:30. Fa un caldo bestiale a Boston, e l'Italia, a 2 minuti dal 90', è sotto per 1-0 nella partita degli ottavi di finale contro la Nigeria. Complice un arbitraggio discutibile, gli azzurri sono pure in inferiortà numerica. Il Mondiale di Usa '94 sembra finito qui per la nostra Nazionale, alle prese con difficoltà di gioco e soprattutto con la complicata relazione tra i suoi due uomini di punta: da una parte Arrigo Sacchi, l'allenatore, maestro illuminato ma spigoloso, fautore di un calcio organizzato, aggressivo e propositivo, fondato sul culto del collettivo; dall'altra Roberto Baggio, il fantasista, il giocatore tutto genio e istinto che fatica a inquadrarsi negli schemi del mister, e che infatti nelle prime parite di quel Mondiale ha profondamente deluso.
Ma come nella vita, anche in campo tutto può cambiare nel giro di un minuto. E infatti, Mussi scende a destra, mette palla all'indietro, dove spunta proprio lui: il Divin Codino, che finalmente accende la luce. In un minuto cambia tutto: perché nel calcio non è mai finita, anche quando sembra tutto finito. -
di Stefano Borghi
Qualificazioni Mondiali 1993. A Buenos Aires, la Selección di Batistuta e Simeone affronta i Los Cafeteros colombiani. Chi vince vola ai Mondiali di Usa 94, chi perde dovrà passare dalle forche caudine dello spareggio.
Alla vigilia del match, gli argentini sono sicuri di sé, forti della tradizione e della storica superiorità sui rivali. Ma quella che la squadra del CT Basile si trova di fronte sul terreno del Monumental è la generazione di calciatori più forte che la Colombia abbia mai avuto. Una generazione allevata anche dai narcodollari di Pablo Escobar e degli altri cartelli della droga, e forte di personaggi destinati a rimanere a lungo nella memoria degli appassionati di tutto il mondo: dal portiere Higuita alla gazzella Tino Asprilla, passando per la cerniera di centrocampo formata da Lionel Alvares e dal Pibe Valderrama. Finirà male, quella storia, finirà nel sangue di uno dei suoi uomini simbolo. Ma prima di quel tragico epilogo ci fu quel giorno di settembre in cui la Colombia sembrò, e forse davvero fu, la Nazionale più forte del mondo. -
di Stefano Borghi
La cronaca del doppio confronto in Coppa Uefa tra due club leggendari: il Genoa di Osvaldo Bagnoli e capitan Signorini, contro il Liverpool di John Barnes e Ian Rush.
Genova è stata la culla italiana del pallone. Lì, nel 1893, nasce infatti, su iniziativa di uomini d'affari inglesi, la pirma squadra italiana: il Genoa Cricket and Football Club. Per la precisione, come ci ricorda lo scrittore Riccardo Gazzaniga, proprio sotto il ponte Morandi, oggi tristemente al centro delle cronache.
All'inizio degli anni '90, la città torna a occupare una posizione centrale nel panorama calcistico nostrano. E dopo 99 anni di glorie e capitomboli, il Vecchio Grifone rossublu è pronto a ritrovare i discendenti dei propri avi. E a mostrare loro cosa i genovesi siano riusciti a costruire sulle basi da loro ereditate. -
Da mercoledì 28 novembre, Stefano Borghi racconta le partite di calcio degli anni '90 che hanno marcato un' epoca: ripercorriamo insieme a lui i match calcistici più memorabili, accompagnati da contributi audio e canzoni originali dell'epoca. Appuntamento a lunedì 19 novembre alle 20:00 con Stefano Borghi per una speciale puntata live, una bonus track dedicata alla partita Boca-River e in diretta dall'Apollo Club Milano.
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Da mercoledì 28 novembre, Stefano Borghi racconta le partite di calcio degli anni '90 che hanno marcato un' epoca: ripercorriamo insieme a lui i match calcistici più memorabili, accompagnati da contributi audio e canzoni originali dell'epoca. Appuntamento a lunedì 19 novembre alle 20:00 con Stefano Borghi per una speciale puntata live, una bonus track dedicata alla partita Boca-River e in diretta dall'Apollo Club Milano.
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