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In un mondo globalizzato, lo sappiamo, le economie sono interconnesse. Ciò che succede in un paese lontano ha delle ripercussioni importanti anche sul nostro. Tutto è amplificato se il paese di riferimento sono gli Stati Uniti: qui Donald Trump, fresco di elezione sta pensando a come e a quando imporre nuovi dazi. Ma perché? Ne parlo con Paolo Di Falco.
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La Germania è il paese che milioni di millennial europei hanno conosciuto come il motore d'Europa. L'economia di questo paese ha continuato a galoppare in tutti questi anni, senza mai dare un vero cenno di crisi, e anzi Berlino ha rappresentato la prova che il rigore dei conti pubblici avrebbe portato, assieme a un taglio della spesa, a un rilancio economico. Oggi le cose non stanno più così. L'economia tedesca è crisi, ma anche la politica. In questi giorni il governo Scholz è entrato in crisi. Ma perché? Ne parlo con Lorenzo Santucci.
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Episodes manquant?
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La vittoria di Donald Trump solleva interrogativi importanti. Tra questi, l’intenzione di ridurre il sostegno all’Ucraina, che potrebbe compromettere la sicurezza europea. Inoltre, il suo piano di deportazioni di migranti irregolari genera preoccupazioni, così come l’effetto che la presidenza potrebbe avere sui suoi processi legali, inclusi quelli legati all’assalto a Capitol Hill. Ecco a proposito di questi: Trump probabilmente riuscirà a farla franca. Ma perché? Ne parlo con Federica Olivo.
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Ieri i giornali di tutto il mondo aprivano con la vittoria di Donald Trump, diventato 47° Presidente degli Stati Uniti. Lo stupore era palpabile: com’è possibile che un uomo che ha mentito, insultato e minacciato giornalisti abbia ottenuto un simile risultato? Di Kamala Harris si può dire tutto: candidata sbagliata, poco carismatica, troppo vicina a Biden… Ma è davvero solo questo? Io credo di no. La sconfitta non è solo un fatto personale, è un problema di percezione: il partito democratico viene visto come espressione delle élite, delle star di Hollywood, lontano dai problemi reali. Forse, allora, la vittoria di Trump non è affatto una sorpresa. Ma perché? Ne parlo con Francesco Semprini.
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Spesso sento dire: “Quello che succede negli Stati Uniti non ci riguarda”. Ma non è così: il destino dell’Italia e dell’Europa è strettamente legato a quello americano, specialmente ora, con guerre in Ucraina, Medio Oriente e tensioni in Asia. La politica estera americana ci coinvolge. Ma perché? Ne parlo con Gianluca Pastori.
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Questa campagna elettorale americana è stata forse la più pazza di sempre. Un candidato presidente, Joe Biden, si è ritirato dalla corsa, lasciando il timone alla sua vice Kamala Harris. Donald Trump è stato quasi ucciso da un uomo armato durante un comizio elettorale. Bugie, attacchi se non addirittura minacce hanno caratterizzato questi mesi di campagna. Il risultato è come sempre incerto, ma questa volta, forse, lo è ancora di più. Da questa giornata possiamo aspettarci di tutto. Ma perché? Ne parlo con Francesco Semprini.
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Wall Street scommette su una vittoria di Trump, con i rendimenti dei titoli di Stato in salita, segno di attese per un aumento del debito dovuto ai tagli fiscali promessi. In Europa, però, il dibattito resta polarizzato e superficiale. A giudicare dalle promesse di Trump, però, per noi europei non sarebbe una buona notizia. Ma perché? Ne parlo con Giulio Ucciero.
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Le cronache locali riportano quotidianamente episodi di violenza, spesso efferati, che restano però confinati nelle poche copie stampate. Non c’è una sola ragione per cui i grandi giornali scelgano alcune storie e ne scartino altre, né una regola che preveda la reazione del pubblico. È un aspetto della natura umana, per quanto possa sembrare duro dirlo, e dei suoi interessi. Alcune notizie di cronaca nera colpiscono più di altre. Ma perché? Ne parlo con Giacomo Galanti.
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Qualche puntata fa abbiamo parlato del nuovo scandalo "spioni", così chiamato dalla stampa italiana. Al centro c'è una rete criminale che avrebbe violato la mail del Presidente della Repubblica, infiltrandosi nello SDI del Ministero dell'Interno e sottraendo i dati di 800 mila persone. Molti si sono chiesti: com’è stato possibile? La risposta è fin troppo semplice: il Paese fatica a proteggersi da questi attacchi. Ma il problema è più ampio e richiede consapevolezza sul valore dei nostri dati e sulla privacy. Ma perché?
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Apple quest'anno affronta difficoltà: in Europa ha subito multe per 1,8 miliardi per abuso di posizione dominante e dovrà restituire 13 miliardi all’Irlanda per tasse arretrate, ritenute aiuti di Stato dall'UE. Pur concentrandosi sul mercato americano, Apple non può trascurare Europa e Asia. Tuttavia, il nuovo governo indonesiano ha vietato l’iPhone 16 nel Paese. Ma perché? Ne parlo con Lorenzo Ancona.
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“Dossier” è la parola del 2024, almeno in Italia. Il dossieraggio, ovvero la pratica di raccogliere, spesso illegalmente, informazioni sensibili su personaggi politici e non solo, è un argomento molto serio. Quest'anno ne abbiamo parlato più volte, spesso a sproposito. Da qualche giorno ci risiamo, e questa volta le cose sembrano essere davvero gravi. La politica italiana è di nuovo alle prese con uno scandalo "spioni". Ma perché? Ne parlo con Paolo Di Falco.
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La guerra tra Israele e Libano prosegue senza sosta. L'IDF continua le operazioni nel sud del paese. Centinaia di migliaia di persone hanno lasciato le loro case, in cerca di un rifugio nelle grandi città. Molte di queste stanno tentando di andare in Siria, ma l'ingresso nel paese non è scontato. In Libano i rifugiati non sanno più dove andare. Ma perché? Ne parlo con Jacopo Mocchi.
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“Qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile,” ha detto Giuseppe Conte a Bruno Vespa, parlando del suo rapporto con Beppe Grillo. I due leader del Movimento 5 Stelle appaiono sempre più distanti, e sembra che il problema sia personale, non solo politico. Conte ha accusato Grillo di “atti di sabotaggio” che ostacolano il rinnovamento del Movimento. Nel libro di Vespa, in uscita a fine mese, emerge un dettaglio clamoroso: Conte avrebbe interrotto il contratto da 300mila euro destinato a Grillo. Ma perché? Ne parlo con Alfonso Raimo.
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È bastato che Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, annunciasse un’inchiesta sul ministro della Cultura Giuli, in onda questa domenica su Rai3, perché scoppiasse un terremoto. Ranucci ha parlato di un “caso Boccia al contrario” e ha aggiunto che “chi dentro Fratelli d’Italia non ama Giuli, lo amerà ancora di meno”. Giuli ha nemici nel suo stesso partito: intanto, il suo capo di gabinetto, da lui nominato, si è dimesso. C’è chi critica la sua vicinanza alla sinistra e chi allude al suo orientamento sessuale, con commenti omofobi nelle chat interne di FdI. Il partito nega ogni accusa di omofobia, e Giuli ha espresso solidarietà al collaboratore dimissionario, già con lui ai tempi del Maxxi. Al ministero della Cultura sembra non esserci pace. Ma perché? Ne parlo con Fabio Salamida.
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Nella puntata del 4 settembre di “Ma perché?”, Chiara Piotto ha parlato del caso Pelicot, che ha sconvolto la Francia. Un uomo ha permesso a 50 uomini di stuprare la moglie, incosciente a causa di farmaci che lui stesso le somministrava. Gisèle, la vittima, ha scelto coraggiosamente di far celebrare il processo a porte aperte. «Non so se la mia vita mi basterà per rialzarmi», ha detto ieri. La vicenda potrebbe portare a un cambiamento legislativo sul tema del consenso. Ma perché? Ne parlo con Chiara Piotto.
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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per blindare il "caso Albania", elencando i paesi "sicuri". Prima della decisione presa dal Tribunale di Roma, questi erano 22, decisi da un decreto interministeriale. In 48 ore, la maggioranza ha escluso Nigeria, Colombia e Camerun. Ora la questione passa ai giudici. Intanto, la vicenda ha attirato l’attenzione in Europa, con alcuni leader che lodano la partnership con l'Albania, nonostante nulla sia ancora avviato. Un documento del Consiglio d’Europa, nel frattempo, ha fatto infuriare il governo italiano. Ma perché? Ne parlo con Paolo Di Falco
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Maia Sandu, economista e politica moldava, è presidente della Moldavia dal 2020, la prima donna a ricoprire questa carica. Liberale e vicina all’Unione Europea, si contrappone alla Russia, che osserva attentamente il paese. Vladimir Putin cerca da sempre di influenzare i vicini, vedendo l’espansione occidentale come una minaccia, uno dei motivi alla base dell’invasione dell’Ucraina. La Moldavia, con 2,5 milioni di abitanti, confina con Ucraina, Romania e la Transnistria, una regione autoproclamata indipendente ma non riconosciuta dall’ONU. Il paese è diviso: una parte guarda alla Russia, l’altra all’Europa. In questi giorni si parla molto del futuro della Moldavia. Ma perché? Ne parlo con Lorenzo Santucci.
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Gli attriti tra governo e magistratura non sono nuovi, anzi, durante i governi Berlusconi erano frequenti. L'ex premier accusava una parte della magistratura di fare opposizione politica al governo, sollevando la questione della separazione dei poteri. Nelle democrazie liberali, il legislativo, esecutivo e giudiziario hanno ruoli distinti, per evitare che il potere si concentri in un'unica istituzione. In Italia, però, questa separazione è spesso vista, da alcuni, come meno netta, soprattutto tra governo e magistratura. Il caso Albania ha riacceso questo dibattito. Ma perché? Ne parlo con Edoardo Buffoni.
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Nella puntata di venerdì scorso, con Raffaele Ricciardi, abbiamo discusso della nuova legge di bilancio, in cui il governo rivendica il "sacrificio" chiesto alle banche. Già mesi fa si era ipotizzato di tassare gli extraprofitti bancari, vista l’inflazione alta e i tassi d’interesse elevati, per chiedere un contributo maggiore dalle banche. Tuttavia, nella legge di bilancio, questa tassa non c’è. L’impressione di molti è che le banche escano sempre indenni. Ma è davvero così? E soprattutto, perché? Ne parlo con Vincenzo Imperatore.
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Un uomo con il volto coperto da una kefiah verde è seduto su una vecchia poltrona malconcia. Immobile, fissa un drone che gli vola accanto. Stanco e ferito, tiene un bastone con la mano sinistra, che lancia dopo pochi secondi verso il drone. Poco dopo, l’artiglieria israeliana colpisce il palazzo, cercando di eliminare tre terroristi nascosti all’interno. I soldati, terminata l’operazione, trovano un cadavere: è quello di Yahya Sinwar, ideatore dell’operazione Alluvione di Al-Aqsa, in cui morirono 1.200 israeliani. La sua morte potrebbe segnare una svolta decisiva nel conflitto. Ma perché? Ne parlo con Sharon Nizza.
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