エピソード
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Traduzione di Gianluca Testani
Jimenez Edizioni
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Incipit da "Bruciare i giorni" di James Salter
Lettura di Marco Palagi
Sinossi:
In "Bruciare i giorni" l'eccezionalità dell'esistenza di James Salter – cadetto di West Point, ufficiale dell'aeronautica militare, pilota di caccia, sceneggiatore – si fa romanzo e si dispiega in tutta la sua ricchezza, trasfigurata dalla potenza di una scrittura che illumina, scava, consuma quasi, esperienze, progetti, passioni. Vertiginosa è la varietà di scenari e paesaggi: New York, la Corea degli anni della guerra, Parigi vista con meraviglioso disincanto da espatriato, fino alla Roma di Pasolini e Laura Betti. E insieme agli amici e agli incontri che hanno ispirato i personaggi dei suoi libri, ci sono in queste pagine tutti i cieli e gli aeroplani, le feste, le mogli e le amanti: Salter sembra non poter fare a meno delle donne, per la loro bellezza e le promesse di felicità che nascondono. Costante è in lui l'anelito alla perfezione, all'immortalità, cui può aspirare solo chi non si sottrae alla sfida con il destino e con la caducità dell'esistenza e dei sentimenti umani. Il pilota che affronta l'aereo nemico nella solitudine del proprio abitacolo; l'amante che guarda l'oggetto del suo amore, o l'amore stesso, sfiorire; l'atleta che si prepara a una partita decisiva; lo scrittore in cerca d'ispirazione o in lotta con la pagina scritta. Che si tratti di Saint Exupéry o di Ed White, di un Kerouac alle prime armi, di Irwin Shaw, di Faulkner o di ignoti compagni di scuola e ragazze di una sera, Salter ci rivela, evocandone il ricordo, tutto quel che può essere la vita, a saperla e volerla raccontare. -
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Incipit da "La mia ragazza su Marte" di Deborah Willis
Lettura di Marco Palagi
Sinossi:
Annoiata dalla solita vita, Amber – che vive con Kevin, trent’anni entrambi, insieme da quattordici, in un appartamento a Vancouver dove coltivano illegalmente marijuana – decide di iscriversi alle selezioni di un nuovo reality. Si chiama MarsNow e i due vincitori – un uomo e una donna – verranno spediti su Marte, per la prima missione umana sponsorizzata dal miliardario Geoff Task. Kevin, che è uno sfaccendato, non capisce questa improvvisa smania di Amber di voler dare un senso alla sua vita, quando, se mai dovesse andare su Marte, si tratterebbe, per loro, di non vedersi mai più: la tecnologia garantisce l’andata, ma non il ritorno sul pianeta Terra. Ma Amber è irremovibile. Le selezioni cominciano: ventiquattro concorrenti provenienti da tutto il mondo – tra cui un bell’israeliano, un’affabile canadese e un assortimento di scienziati nerd e aspiranti influencer – competono per i due posti in palio, e Amber dà il meglio di sé, sorretta da un’appassionata ambizione e un incrollabile idealismo. -
Incipit da "Oliver Loving" di Stefan Merrill Block
Neri Pozza Editore
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Incipit da "Addio alle armi" di Ernest Hemingway
Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, "Addio alle armi" è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l'infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare. -
Incipit da "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee
In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. Questo, in poche righe, l'episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant'anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto. Non si esagera dicendo che non c'è americano che non l'abbia letto da bambino o da adolescente e che non l'abbia consigliato a figli e nipoti. Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell'Ottocento, della white trash, i "bianchi poveri" abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia. Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire "in gonnella" sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all'autrice dal suo amico d'infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente. -
Incipit da "1984" di George Orwell
L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo. -
Cosa farei io se dovessi dire a mio figlio di uscire dalla sua camera in trenta secondi prendendo un solo giocattolo col rischio di non tornare indietro mai?
Cosa farei io se fossi costretta a vivere per quindici anni in un campo profughi senza un bagno? Diventerai una persona triste o violenta?
Cosa farei io se domani mattina mi svegliassi con un carro armato che ha invaso il mio paese in giardino, da cui esce un soldato che spara a vista su tutti gli uomini della via?
Avrei la forza di chiedermi quali sono le ragioni dell'altro?
Cosa farei io se l'unico modo per scappare fosse salire su un gommone con mio figlio neonato, rischiando di morire e di farlo morire?
All'arrivo, cosa mi aspetterei? Rifiuto, repulsione o accoglienza?
Cosa farei io se sentissi per ore, per giorni il pianto di un bambino che ha fame senza poterlo sfamare?
È questo che mi domando ogni volta, ogni singola volta che sto per incominciare a trasformare una storia che ho ascoltato in parole.
Estratto dal monologo della scrittrice Francesca Mannocchi a Più libri più liberi 2022
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Lettura da "Donna" di Mia Martini
Donne piccole come stelle
c'è qualcuno le vuole belle
donna solo per qualche giorno
poi ti trattano come un porno.
Donne piccole e violentate
molte quelle delle borgate
ma quegli uomini sono duri
quelli godono come muli.
Donna come l'acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole
chi la vuole per una notte
c'è chi invece la prende a botte.
Donna come un mazzo di fiori
quando è sola ti fanno fuori
donna cosa succederà
quando a casa non tornerà.
Donna fatti saltare addosso
in quella strada nessuno passa
donna fatti legare al palo
e le tue mani ti fanno male.
Donna che non sente dolore
quando il freddo gli arriva al cuore
quello ormai non ha più tempo
e se n'è andato soffiando il vento.
Donna come l'acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole
chi la vuole per una notte
c'è chi invece la prende a botte.
Donna come un mazzo di fiori
quando è sola ti fanno fuori
donna cosa succederà
quando a casa non tornerà
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Estratto da "Libra" di Don Delillo.
Traduzione di Massimo Bocchiola
Einaudi
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Racconto "Una passeggiata lunga una vita" di Kurt Vonnegut tratto da "Benvenuta nella gabbia delle scimmie".
Bompiani editore
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Estratto dal racconto "Credenti" di Charles Baxter
Raccolta di racconti "Credenti" - Mattioli 1885
Traduzione di Francesca Cosi e Alessandra Repossi -
Racconto “Autoritratto da vecchio” di Richard Brautigan da “102 racconti zen”
Traduzione di Alessandra di Luzio
Einaudi -
"Vuoi amare?"
"Vuoi essere amata?"
Estratto da "Il fucile da caccia" di Inoue Yasushi
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Durante il primo atto dell'Opera, Matilde pensò col più schietto ardore di passione all'uomo che amava; ma al secondo atto una massima amorosa cantata, bisogna dirlo, su di una melodia degna di Cimarosa, le andò in fondo al cuore. L'eroina dell'opera diceva: «Debbo punirmi di amarlo troppo!»
Appena ebbe sentito quel canto sublime, tutto il mondo sparve agli occhi di Matilde. Le parlavano, non rispondeva; la madre la rimproverava, Matilde riusciva appena a guardarla.
La sua estasi giunse a uno stato di esaltazione e di passione paragonabile ai più violenti dei moti che da qualche giorno agitavano Giuliano per lei. La melodia divinamente bella su cui era cantata la massima che rispondeva così singolarmente alla sua condizione, la perseguitava, in tutti i momenti in cui non pensava direttamente a Giuliano.
Grazie al suo senso musicale, per tutta quella sera fu com'era sempre Luisa Renal quando pensava a Giuliano. L'amore cerebrale ha certo più spirito che l'amore vero, ma ha solo alcuni momenti d'entusiasmo; conosce troppo sé medesimo, si giudica continuamente; lungi dal liberarci dal pensiero, non è esso stesso costruito d'altro che di pensieri. (cap. XLIX; 1929)
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Una canzone per te
Non te l'aspettavi eh
Invece eccola qua
Come mi è venuta
E chi lo sa
Le mie canzoni nascono da sole
Vengono fuori già con le parole
Una canzone per te
E non ci credi, eh?
Sorridi e abbassi gli occhi un istante
E dici, "Non credo d'essere così importante"
Ma dici una bugia
Infatti scappi via
Una canzone per te
Come non è vero sei te
Ma tu non ti ci riconosci neanche
E lei è troppo chiara e tu sei già troppo grande
E io continuo a parlare di te
Ma chissà pure perché
Ma le canzoni
Son come i fiori
Nascon da sole, sono come i sogni
E a noi non resta che scriverle in fretta
Perché poi svaniscono
E non si ricordano più
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che poi durante l'ultimo brindisi
mentre alzo il calice e guardo negli occhi le persone che mi sono scelto,
qualcosina a me, in silenzio,
me la auguro
mi auguro di sapermi tenere queste persone di essere quello che loro
considerano
'sorriso'
di esserci quando le loro lacrime
chiederanno spalle
mi auguro di avere sempre la forza di poter lottare per e con loro
mi auguro di non mollare, di resistere di saper stringere i denti
ma non per questo smettere di baciare
mi auguro di non perdermi di vista, di vivermi a pieno di vivere attento
e di saper cogliere il tempo di insistere e il tempo di mollare la presa
mi auguro di essere sorridente di non prendermi troppo sul serio
ma di prendere seriamente il gioco, la leggerezza,
mi auguro di non far pesare le mie guerre agli altri
e di saper scegliere con cura la persona con cui non lottare mai
con cui non essere timido con cui condividere l'unico posto letto in più che ho
mi auguro di sentirmi uomo mentre piango
di prendermi cura del bambino che mi vive dentro
mi auguro di non trascurarmi quest'anno
di trovare tempo per i libri e per il cinema per la poesia,
per i parchi e per le albe per le gallerie d'arte e per le cene fuori
e poi non mi auguro chissà cosa a me basti tu
questo spumante questa musica sapere che la vita è eterna
che il mondo è immenso e che io e te ci siamo trovati.
[Gio Evan]
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Se avess’io levità di una fanciulla
invece di codesto, torturato,
pesantissimo cuore e conoscessi
la purezza delle acque come fossi
entro raccolta in miti-sacrifici,
spoglierei questa insipida memoria
per immergermi in te, fatto mio uomo.
Io ti debbo i racconti più fruttuosi
della mia terra che non dà mai spiga
e ti debbo parole come l’ape
deve miele al suo fiore. Perché t’amo
caro, da sempre, prima dell’inferno
prima del paradiso, prima ancora
che io fossi buttata nell’argilla
del mio pavido corpo. Amore mio
quanto pesante è adducerti il mio
carro che io guido nel giorno dell’arsura
alle tue mille bocche di ristoro!
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Mi dispiace
per quelli che manco ci provano
che non sfidano mai se stessi
per quelli che non si buttano
per paura di rovinarsi il vestito nuovo
per paura di sbucciarsi la gamba, il cuore,
per paura di soffrirci un po'
mi dispiace
per quelli che non fanno pazzie
per quelli che non partono
che non viaggiano
che non beccano mai la pioggia in testa
mi dispiace per loro
che se ne restano lì
con le mani in tasca
a ripetersi ogni giorno,
ad aspettare il pulman della loro vita
quello che finito il giro del quartiere
torna in piazza
mi dispiace per quelli
che non ci sono mai
che non si prendono tempo per loro
per gli amici
per la mamma
mi dispiace per chi dimentica
mi dispiace per gli accidiosi
mi dispiace per chi è esperto
della vita degli altri
ma non sa niente della sua,
per chi giudica le valigie di chi parte
mentre lui
non parte mai
mi dispiace
per quelli che dicono sempre
"ti amo da morire"
e poi
manco sanno viverti.
[Gio Evan]
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E quando ti hanno delusa tu non hai imprecato contro il cielo
Non hai maledetto il sole, non hai fatto sgambetti alla luna
Non hai rinviato i tramonti
E quando ti hanno tradita tu non hai mosso un urlo
Non hai dannato il vino, non hai scritto parolacce sopra i muri
Non hai spaccato nessun vetro
E quando ti hanno ferita non hai chiamato nessuno di notte
Non hai perso dalla sacca bucata nessuna moneta d'oro
Ti sei tenuta tutto dentro
Sperando che lentamente la tenebra
dimenticasse di te e i cuscini della tua notte
E quando ti hanno uccisa tu non hai fatto sapere a nessuno
Il nome del tuo killer
Hai nascosto le sue prove con le tue lacrime
Perché fin troppo bene sai che ad odiare chi odia
Si perde solo la meraviglia dell'amore proprio
Amica mia, quanto sei forte
Quanto sei resistente, amica mia
Come le rocce e come il pane di ieri
Quanto sei formidabile, amica mia
Quanto sai vivere bene
Dovresti sentirtelo dire più spesso
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