エピソード
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Ultimo episodio.
L'arrivo trionfale a Tokyo è sempre più vicino. Dopo la partenza da Canton, Arturo Ferrarin e il suo motorista Capannini sono impegnati nelle tappe cinesi, accolti ogni volta da esaltanti festeggiamenti che durano giorni: Foowchow, Shanghai, Tsingtao, Pechino, Kow Pangtzu, Shingishu; e poi la Corea: Seoul e Taegu; infine il Giappone: Osaka e l'arrivo a Tokyo, il 31 maggio 1920.
Più aumentano i festeggiamenti, più il diario dell'aviatore thienese si dirada. "Stavo diventando l'idolo e la vittima della folla", scrive Ferrarin.
Possono la gloria e gli onori velare di tristezza l'impresa?
(Il racconto delle ultime tappe del Raid Roma-Tokyo, non essendoci il diario, rimangono affidate alla relazione finale, che può essere letta seguendo questo link: https://bit.ly/2XOTSyr -
Dopo cinque giorni di attesa, Ferrarin parte col biplano da Hanoi, diretto a Canton, nonostante il maltempo. Un viaggio dentro una nuvola nera, quattro ore di "martirio", seguendo poi la costa verso nord, nell' "inviolato cielo cinese". Infine, l'arrivo a Canton, a corto di benzina e con una folla delirante che acclama.
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Il volo prosegue verso Calcutta, città "enorme e mostruosa", simile a una metropoli europea. E poi via, verso il Siam e Hanoi, nel Tonchino francese, pronti a lanciare il biplano verso la pianura cinese. Il Giappone è sempre più vicino, ma Ferrarin deve fare i conti con un annuncio drammatico.
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Ancora India settentrionale: da Delhi verso Benares sorvolando il Gange, il fiume sacro. Fra attacchi di avvoltoi e un vento forte che spinge ancora di più il biplano di Arturo Ferrarin, che è costretto però a svoltare verso Agra, dove l'Ansando S.V.A. 9 sfreccia, nella commozione del suo pilota, sopra la "meraviglia di trine marmoree" del Taj Mahal.
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Dopo varie peripezie, prigionie e ispirati voli nutturni, Arturo Ferrarin e il suo motorista Gino Capannini arrivano - con il loro biplano Ansando S.V.A. 9 - a Delhi, l'affollata, colorata e vitale metropoli indiana.
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In volo, di notte, sopra la foresta nel centro dell'India una notte orientale meravigliosa, illuminata dalla più grande luna del mondo, seguendo due linee metalliche continue: la ferrovia, dove sferraglia l'ultimo Express. "Mi eccita questo martellamento d'acciaio, in questa notte sovrannaturale, sopra questa natura splendente e agitata", scrive Ferrarin. "Se fermassi il motore udrei un brusio, un fremito intenso, salire dalla terra".
E' una "pazza notte di comunione con la natura". Prima dell'arrivo a Delhi. -
Ferrarin e Capannini proseguono la loro trasvolata: la partenza da Karachi, il volo col biplano sopra il deserto, fino ai paesaggi lussureggianti dell'India... Poi, improvvisamente, il motore si impianta....
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L'atterraggio di fortuna del biplano Ansaldo S.V.A. 9 in una zona impervia fra la Persia e l'India riserva a Capannini un rocambolesco incontro con una tribù locale, della quale riescono a conquistarsi la fiducia solo nel momento in cui si spacciano per bulgari, acerrimi nemici dell'impero inglese.
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Ferrarin parte da Bender Abbas senza dare retta al consiglio di un ufficiale inglese: "Giovane amico attento, monsone terribile! Non partire!". La battaglia con alte colonne di sabbia sarà aspra, ma il peggio avviene dopo, quando il motore si pianta e il biplano atterra fra prati e alberi....
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Lo S.V.A. di Ferrarin e Capannini parte da Bushir con destinazione Bender Abbas, approfittando di uno scorcio di bel tempo. Per raggiunge quel porto nel sud della Persia, il pilota thienese sceglie la via più breve, fra catene di monti, strette vallate e altopiani. Ma prima dell'arrivo, i due vivranno attimi di paura...
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Trascorsi quattro giorni in compagnia degli ufficiali inglesi della città di Bassora, "la più araba delle città del mondo", la trasvolata prosegue verso Bender-Abbas, in Persia. Ma il biplano di Ferrarin deve fare i conti con una pioggia fittissima e di inaudita violenza. "Proseguo, mezzo accecato, a tentoni, a sbalzi di quota, attraverso quest'acqua che si precipita su di me con una violenza formidabile", racconta l'aviatore thienese.
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Ferrarin decolla da Aleppo, in Siria, portando con sé un sacco di posta da consegnare in poche ore a Bagdad: normalmente, una lettera impiega un mese per unire gli abitanti delle due città e in tanto alla partenza lo implorano di portare con sé la corrispondenza personale per quella città. L’aviatore thienese prosegue poi verso Bassora, volando sopra l’antica Mesopotamia, fra i fiumi Eufrate e Tigri, luccicanti laggiù in basso contornati da palmeti.
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Arturo Ferrarin e il suo motorista Gino Capannini sono in volo sui cieli della Turchia, diretti verso la Siria: tappe contrassegnate dal freddo e dall’incidente di un altro equipaggio che sta partecipando al Raid. Ma anche da panorami ora brulli, ora cangianti, come quello del lago di Antiochia. E infine, laggiù in fondo, le case bianche di Aleppo.
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Dopo aver attraversato l’Adriatico in mezzo alla nebbia, Ferrarin e Capannini raggiungono Valona, in Albania e da lì la mattina successiva ripartono con destinazione Salonicco, in Grecia, seguendo la ferrovia. Da lì, la tappa successiva è Smirne (Turchia), attraversando l’Egeo, fra nuvole e mare.
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Dopo aver attraversato l’Adriatico in mezzo alla nebbia, Ferrarin e Capannini raggiungono Valona, in Albania e da lì la mattina successiva ripartono con destinazione Salonicco, in Grecia, seguendo la ferrovia. Da lì, la tappa successiva è Smirne (Turchia), attraversando l’Egeo, fra nuvole e mare.
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“Picinin”: Arturo Ferrarin chiamava così il suo fido motorista Gino Capannini. Compagno di avventura, che con il motore del biplano viveva in simbiosi. Le prime tappe della trasvolata: Gioia del Colle (Bari) e poi l’Adriatico, solcato immersi nella nebbia e le nubi...
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Mattino del 14 febbraio 1920, ore 11. Campo d’aviazione di Centocelle, presso Roma.
Fervono i preparativi per la partenza del Raid Roma -Tokyo. Arturo Ferrarin e il fidato motorista Gino Capannini sono pronti a partire, anche con la tela delle ali del biplano riverniciata e non ancora asciutta. L’Ansaldo SVA 9 del pilota thienese prima della partenza, infatti, “presentava segni evidenti di aspre lotte coi venti”. -
1920. Per il mondo, un anno di passaggio fra il passato e il futuro. E’ l’anno in cui in America entra in vigore il proibizionismo che rende illegale la vendita di alcol, ma anche quello in cui il XIX emendamento della Costituzione americana concede il diritto di voto alle donne di colore e viene inaugurata la prima stazione radio. In Svizzera, viene bocciata con un referendum l'estensione del diritto di voto alle donne e in India, il 1º marzo Gandhi dà inizio alla resistenza passiva e non violenta per l'indipendenza dalla Gran Bretagna. L’Europa cerca di guardare avanti, ma non si è ancora lasciata davvero alle spalle la sanguinosa Guerra Mondiale col suo carico di 17 milioni di morti. Intanto in Italia, qualche mese prima, l’8 settembre 1919, erano nati i Fasci italiani di combattimento su iniziativa di Benito Mussolini, lento avvicinamento alla dittatura del Ventennio.
Durante la Prima Guerra Mondiale furono usati, per la prima volta, aerei da combattimento e grande eco ebbero le incursioni del poeta Gabriele D’Annunzio, soprattutto con l’incredibile volo su Vienna. E fu proprio D’Annunzio a lanciare l'idea di un raid aereo da Roma fino a Tokyo.