エピソード

  • Articolo del mese maggio-giugno 2024

    Il lavoro in un gruppo teosofico,

    di Iqbal Kishen Taimni

    legge Nicoletta Boriello

    Il dottor Taimni è stato un teosofo e docente universitario che ha dedicato molte energie allo studio e alla declinazione dei princìpi del lavoro teosofico, su cui ha scritto anche un importante saggio.

    Per Taimni “Il successo del lavoro compiuto da un gruppo teosofico dipende principalmente dalla comprensione degli insegnamenti teosofici e dalla mentalità dei membri che lo compongono, dal loro carattere e dalla loro vita interiore. Ne consegue che, se vogliamo fare di un gruppo teosofico un centro vitale e operoso dobbiamo conoscere gli obiettivi e i princìpi e agire in modo che questi siano realizzati”.

    Il primo e indispensabile passaggio è legato a un interesse autentico per gli Scopi della Società Teosofica e per lo studio e la pratica della Teosofia. Un secondo aspetto ha invece a che fare col superamento di uno stato di attenzione solo sui propri problemi personali e con un’apertura di coscienza sulle condizioni dell’umanità e sulle sue sofferenze. È proprio questo passaggio che apre gli esseri umani alla dimensione dell’#empatia e della buona relazione umana.

    Un terzo elemento fondante è l’acquisizione della conoscenza e il metterla in pratica a servizio degli altri. Ciò porta con sé la dimensione del sacrificio.

    Conclude Taimni: “Cambiamenti nel carattere dei membri e nella loro visione delle cose possono solo essere il risultato di molto studio, di profonda riflessione, di un contatto reale con i problemi della vita, di sacrifici in nome dell’ideale e dell'esempio di coloro che hanno maggiore esperienza e, di conseguenza, una maggior comprensione dei problemi esistenziali”.

  • Articolo del mese maggio-giungo 2024

    Il potere dei luoghi sacri,

    di Tim Boyd

    legge Luca Marini

    In questo articolo Tim Boyd, Presidente Internazionale della Società Teosofica, approfondisce il tema del potere dei luoghi sacri. Lo fa sottolineando innanzitutto l’importanza della sperimentazione nella vita spirituale e collegando poi quest’ultima al beneficio che l’essere umano può trarre da questi spazi, “quei luoghi sulla Terra dove chiunque vi si rechi sperimenta la presenza di un’energia di sacralità e benedizione”.

    Non può mancare a questo punto un collegamento con Adyar, il luogo simbolo della Società Teosofia, quello che viene definito “La Casa dei Maestri”, marcando così un collegamento e un ruolo attivo degli esseri umani nel processo di valorizzazione degli spazi sacri.

    Osserva Tim Boyd: “Il coinvolgimento umano nella creazione di luoghi sacri è qualcosa su cui abbiamo un certo controllo. Questi devono essere realizzati dove viviamo. Si, possiamo entrare in un tempio per trovare pace ed elevazione spirituale, ma non dovremmo allontanarci dalle nostre case per conquistare tutto questo”.

    Per raggiungere questo obiettivo diventa molto importante la qualità del nostro pensiero e delle nostre relazioni, così “con il tempo, la pazienza e un impegno intelligente diventiamo strumenti efficaci per una nuova direzione in questo mondo”.

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  • Articolo del mese marzo-aprile 2024

    Il telescopio di James Webb e la sincronia fra il nostro cervello e l’universo,

    di Vipin Shah

    legge Laura Verdone

    In questo articolo, tradotto per la prima volta in italiano dalla Rivista Italiana di Teosofia, dopo la pubblicazione nel numero di ottobre 2022 del “The Theosophist”, Vipin Shah ripercorre innanzitutto la storia, concreta e simbolica a un tempo, dei telescopi, da Galileo a James Webb, con il lancio, avvenuto nel 2021, di un telescopio che staziona a un milione di chilometri dalla Terra ed è in grado di fornire immagini davvero uniche (per ora) del cosmo e dell’universo.

    Vipin Shah, dopo aver ricordato che “Noi non siamo affatto al centro dell’universo e questo non è eterno, ha avuto un inizio e avrà una fine. Possiamo essere venuti al mondo dal grembo di nostra madre, ma il vero grembo che ci avvolge è l’universo, sin dal lontano ‘Big Bang’, quattordici miliardi di anni fa. Questo grembo è governato da leggi della fisica solide come la roccia e sperimenta forze della Natura che le nostre menti sono incapaci di immaginare”, si pone una domanda di fondamentale importanza: “L’universo è cosciente?”.

    Per arrivare a una risposta, secondo l’autore dell’articolo, possono essere molto utili alcune teorie scientifiche, come quella del “Panpsichismo” di Roger Penrose, secondo cui tutto ha una coscienza, che trae origine dalle regole statistiche della #fisicaquantistica applicate negli spazi microscopici tra i neuroni del cervello. La vasta rete di neuroni umani, tutti legati per creare un essere cosciente, ha un’inquietante somiglianza con lo sterminato numero di galassie e stelle esistenti secondo le leggi della fisica.

    Nel 2006 questa idea fece un ulteriore passo in avanti grazie al fisico Bernard Haisch. Egli ipotizzò che i campi quantici che permeano tutto lo spazio vuoto producano e trasmettano coscienza, che emerge poi in ogni sistema sufficientemente complesso attraversato da energia che fluisce in esso.

    Dopo aver invitato il lettore a considerare il sincronismo fra il cervello umano e l’universo (“noi siamo “gli osservatori” e l’universo è “l’osservato”) Shah conclude: “Mentre ci rallegriamo della capacità della nostra specie di aver ottenuto lo straordinario risultato nel portarci tante meravigliose immagini, dobbiamo anche lamentare il fatto che gli strumenti scientifici non sono altro che un’estensione dei nostri cinque sensi. Dobbiamo andare ben oltre per carpire la ragione della nostra esistenza e per aprire l’unica porta rimasta per noi – quella della spiritualità – l’unica, sembra, che potrà riflettere su questo #misticismo, quando la scienza avrà raggiunto i suoi limiti”.

  • Articolo del mese marzo-aprile 2024

    Lo spazio luminoso del karma. Considerazioni teosofiche sul principio di causalità,

    di Graciano Caucig

    legge l'autore

    Graciano Caucig studia da molti anni la Teosofia ed è un membro attivo del Gruppo Teosofico di Cervignano del Friuli. Nel suo articolo invita a una riflessione positiva e a tutto tondo sulla legge del Karma e approfondisce teoria e pratica del principio di causalità.

    Caucig collega innanzitutto il primo scopo della Società Teosofica, quello della Fratellanza Universale senza distinzioni, al Sentiero dell’azione (Karma marga) così com’è definito nella Bahagavad Gita. Ne consegue la grande importanza della relazione positiva, della meditazione e della comprensione delle cause del dolore, che può avvenire solo dopo aver superato la dimensione dell’ignoranza.

    L’autore cita un frammento della lettera n. 10 del Mahatma K.H. a Sinnett, nella quale viene sottolineato che “... Il vero male proviene dall’intelligenza umana e la sua origine è provocata solo dall’uomo razionale che si allontana dalla natura. Perciò l’umanità è la vera e unica fonte del male, la degenerazione del bene, il risultato dell’egoismo e dell’avidità. Pensate profondamente e scoprirete che, all’infuori della morte – che non è un male ma una legge necessaria – e delle sventure che saranno sempre ricompensate nelle vite future, l’origine d’ogni piccolo o grande male risiede nell’azione umana, nell’uomo che, grazie alla sua intelligenza, è l’unico agente libero in natura [...]”.

    L’essere umano è dunque chiamato a innescare in se stesso un processo verso la consapevolezza che porta Caucig a sottolineare come: “… possiamo trasformarci solamente tramite la Conoscenza e la Saggezza, presenti in quell’universo sotterraneo e inconoscibile e dal quale si sprigiona la scintilla Luminosa che, specchiandosi, consente l’apparire delle diverse Intelligenze Primordiali nonché degli Esseri di Compassione che cooperano, a vari livelli, con l’evoluzione della nostra umanità. Questa favilla è di fatto la #Monade che si riflette anche in quelle tre parti della nostra costituzione segreta chiamate in Teosofia #Atma, #Buddhi e #Manas. In tutta la nostra costituzione sono dunque presenti sia questi diversi aspetti della Saggezza Primordiale sia le qualità spirituali delle Luminose Intelligenze. In una dimensione fondata su simili caratteristiche non esiste l’ordinaria e lineare legge di causalità composta prevalentemente da reazioni, ma una dimensione formata da sole cause, da sole azioni spontanee presenti simultaneamente in ogni istante e in ogni tipo di modificazione nel tempo intuitivo”.

  • Articolo del mese gennaio-febbraio 2024

    Si può eliminare il Karma?,

    di Pablo Sender

    legge Tobia Buscaglione

    Pablo Sender, attento studioso de “La Dottrina Segreta” di H.P. Blavatsky, è l’autore di questo articolo, che propone una riflessione a tutto tondo sul Karma, argomento molto importante per chi voglia avere una visione autenticamente spirituale della vita.

    Questo tema è sempre stato al centro della riflessione e della ricerca che ha caratterizzato la vita della Società Teosofica, anche perché il karma è strettamente collegato al concetto di evoluzione e di reincarnazione.

    Partendo dunque dal fatto che il Karma “è la legge di causa ed effetto, secondo la quale tutto ciò che capita a una persona è il risultato delle sue azioni del passato mentre ogni azione del presente produrrà i suoi effetti nel futuro”, Sender precisa subito che secondo “La Dottrina Segreta” di H.P. Blavatsky “la dottrina centrale della filosofia esoterica non ammette nessun privilegio o regalo all’essere umano se non quello che l’Ego si è guadagnato tramite i propri sforzi e meriti personali” e che “tutto quello che capita è la conseguenza e il risultato naturale delle nostre azioni. A volte gli effetti di un’azione possono tardare a portare i loro frutti (addirittura il tempo di una vita), ma anche in questa situazione cause ed effetti non sono mai scollegati”.

    La risposta alla domanda iniziale è dunque, secondo la letteratura teosofica, un no; ma anche se il Karma non può essere eliminato, attraverso la nostra presa di #coscienza e l’#accettazione della sofferenza come strumento evolutivo, esso comunque può essere modificato e la sua manifestazione trascesa.

  • Articolo del mese gennaio-febbraio 2024

    Considerazioni sulla guerra,

    di Jiddu Krishnamurti

    legge Gabriele Sabetta

    Jiddu Krishnamurti (1895-1986) ha avuto sempre una grande attenzione per la dimensione della Pace, sottolineando come essa debba nascere prima di tutto nel cuore di ciascun essere umano, attraverso una presa di coscienza che faccia comprendere come la scissione fra l’osservatore e l’osservato, e dunque anche fra l’individuo e le proprie paure, impedisca di fatto di vivere il presente e lasci invece aperto lo spazio ai condizionamenti delle esperienze del passato e alle proiezioni incerte e titubanti nel futuro.

    L’articolo “Considerazioni sulla guerra” riporta alcune risposte di Krishnamurti a domande che gli erano state poste sulla guerra.

    J.K. non lascia spazio a compromessi intellettuali e afferma: “La guerra è la proiezione imponente e sanguinosa della nostra vita, una mera espressione esteriore del nostro stato interiore, un ampliamento della nostra azione quotidiana”.

    Alla domanda “che cosa provoca la guerra, sia essa religiosa, politica o economica?” risponde: “Ovviamente ciò che causa la guerra è il desiderio di potere, posizione, prestigio, denaro; e inoltre la malattia chiamata nazionalismo, il culto di una bandiera, la malattia della religione organizzata, la devozione a un dogma” e per J.K. questi aspetti non riguardano solo gli altri, ma ciascuno di noi direttamente; infatti “per porre fine alla guerra esteriore bisogna iniziare a porre fine alla guerra in noi stessi […] Se comprenderete la sofferenza, se rileverete l’urgenza di un’azione immediata e non rinvierete, allora vi trasformerete. La pace arriverà solo quando sarete pacifici, quando voi stessi sarete in pace con il vostro vicino”.

  • Articolo del mese novembre-dicembre 2023

    La Teosofia pratica e Radha Burnier,

    di Deepa Padhi

    legge Sara Gencarelli

    In questo articolo Deepa Padhi, Vice-Presidente Internazionale della Società Teosofica, tratteggia con grande sensibilità la figura di Radha Burnier, che fu a lungo la Presidente Internazionale della S.T.

    Lo fa collegando l’opera della grande studiosa e infaticabile paladina del pensiero teosofico a uno degli aspetti fondamentali della Teosofia: quello pratico, che si affianca a quello legato alla conoscenza. Burnier affermava infatti che “i nostri studi devono avere un valore pratico, si devono manifestare nelle nostre relazioni, pensieri e atteggiamenti con gli altri; dovrebbero essere un esempio di come il mondo intero possa essere una famiglia nella quale c’è un reciproco incoraggiamento e supporto in occasione di difficoltà psicologiche, morali e fisiche”.

    Per Padhi è tempo che gli esseri umani comprendano qual è il loro ruolo nel tutto dell’universo, superando la percezione sbagliata di essere “superiori” agli altri e ai vari regni della natura, avendo inoltre cura degli animali e delle piante, dei minerali e, naturalmente, di tutti coloro che soffrono.

    Ed è proprio per questo - come ha insegnato Radha Burnier - che “la trasformazione personale non può essere fatta solo da sé, ma necessita degli altri sé, perché è per mezzo delle relazioni che il nostro sviluppo è possibile”. E per Deepa Padhi dunque “La Teosofia è la filosofia della solidarietà, dell’inclusione. Amore, compassione, sacrificio, empatia - tutto emerge dalla solidarietà o dall’inclusività”.

  • Articolo del mese novembre-dicembre 2023

    Il Sentiero senza fine,

    di Tim Boyd

    legge Tobia Buscaglione

    Nella sua riflessione sul tema Tim Boyd, Presidente Internazionale della Società Teosofica, riprende un’affermazione di Helena Petrovna Blavatsky: “È cosa relativamente facile diventare teosofi. Ogni individuo di media capacità intellettuale, che abbia una tendenza per la metafisica, conduca una vita pura, altruistica, che trovi una gioia maggiore nell’aiutare il prossimo piuttosto che nel ricevere aiuto, un individuo sempre pronto a sacrificare i propri piaceri per la causa altrui e che ami la Verità, la Bontà e la Sapienza per loro stesse e non per il beneficio che possono arrecare, un individuo siffatto è un teosofo”.

    Naturalmente ciò che viene dichiarato come cosa facile da H.P.B. può apparire più complicato e difficile all’essere umano che intraprende un sentiero spirituale.

    Quel che più conta in realtà è proprio la decisione di iniziare un cammino che ci porti verso la consapevolezza, lungo un Sentiero senza fine.

    Boyd nella sua riflessione illustra anche contenuti tratti da alcune fonti preziose, quali il “Lam Rim”, corpo di insegnamenti di saggezza tipici del buddhismo Tibetano, il libro “Ai Piedi del Maestro”, scritto da un giovanissimo Jiddu Krishnamurti, “La Luce sul Sentiero” di Mabel Collins e la “Bhagavad Gita”.

    La conclusione è lasciata a questa citazione da Albert Einstein: “La più bella esperienza che possiamo vivere è il mistero. È l’emozione fondamentale che veglia la culla della vera arte e della vera scienza”.

  • Articolo del mese settembre-ottobre 2023

    Trascinato nel vortice della probazione: il caso di Edmund W. Fern,

    di Pedro Oliveira

    legge Nicoletta Boriello

    Pedro Oliveira in questo articolo approfondisce il tema della “probazione”, che fa diretto riferimento al rapporto fra Maestro e allievo.

    Il supporto concettuale gli viene fornito dal punto di vista di T. Subba Row relativo allo sviluppo occulto e spirituale. Scrive T. Subba Row: “Questa filosofia riconosce due vie, entrambe con lo stesso fine: una gloriosa immortalità. Una è il sentiero naturale e regolare del progresso attraverso lo sforzo morale e la pratica della virtù. Ne risulta una sicura crescita dell’anima, naturale e coerente… e questo è il percorso che Sankaracharya raccomandava a tutti i suoi discepoli e successori. L’altra strada è il ripido sentiero dell’occultismo, che passa attraverso una serie di iniziazioni. Solo poche nature particolari e specialmente organizzate sono adatte a questo sentiero”.

    Il caso concreto analizzato da Pedro Oliveira è quello di Edmund W. Fern, che era il segretario di A.O. Hume e che fu accettato da un Mahatma come chela in probazione. Le vicende legate all’esperienza di Edmund W. Fern consentono all’autore di analizzare profondamente il senso dell’esperienza di un chela e del suo rapporto con il Maestro: “Sebbene sia un processo formativo, l’adeptato comporta una verifica e un accertamento continui della natura interiore e morale del candidato, così da controllare che egli o ella possa riuscire a integrare la propria coscienza sulla base sia della stabilità sia dell’altruismo”, senza dimenticare che “uno dei punti importanti che riguardano lo stadio probatorio è quello di mettere le persone in stretta relazione, così che tirino fuori reciprocamente le loro virtù e i loro difetti”.

    In conclusione Pedro Oliveira osserva che: “Nella storia della S.T. un certo numero di teosofi è stato messo alla prova, ciascuno a confronto con la propria natura personale e, nonostante molte difficoltà e lotte interiori, fu in grado di emergere da tali verifiche con una costante e incrollabile dedizione alla causa della Teosofia. Questi divennero pilastri dell’edificio teosofico. Forse ciascuno dei lavoratori sinceri della S.T. potrebbe dover affrontare prove similari, come molti altri prima, ora o nel futuro”.

  • Articolo del mese settembre-ottobre 2023

    Arte e Teosofia oggi - Prospettive in un mondo tecnologicamente avanzato,

    di Sandro Orlandi Stagl

    legge Francesco Pisani

    In questo saggio breve Sandro Orlandi Stagl, architetto, curatore di mostre e art director che coordina un gruppo di artisti che si riconoscono nei valori dell’arte etica, riesce mirabilmente a mettere a fuoco il rapporto, moderno e contemporaneo, fra Arte e TeosofiaDopo aver ricordato che: “È ormai riconosciuto che il pensiero teosofico moderno ha avuto un ruolo determinante nella formazione e nello sviluppo dell’arte del ‘900” e che “numerosi artisti, di correnti e stili diversi, si sono interessati alle idee della Società Teosofica e alcuni di loro ne hanno anche fatto parte”, l’autore passa ad approfondire una serie di casi concreti, a partire da quelli del pittore inglese Reginald Machell (1854-1927), di Odilon Redon (1840-1916) e Arnold Bocklin (1827-1901).

    Dopo essersi soffermato sui futuristi Umberto Boccioni e Giacomo Balla, Orlandi Stagl analizza il rapporto fra l’arte di Hilma af Klint (1862-1944) e la Teosofia, per arrivare poi a Vassili Kandinsky (1866-1944), Piet Mondrian (1872 -1944), che della Società Teosofica è stato anche un importante esponente, e a Jackson Pollok (1912-1956).

    Il testo non trascura anche il fatto che “tanti altri personaggi famosi in diverse discipline mostrarono la loro propensione per le idee teosofiche, fra cui gli scrittori James Joyce, D.H. Lawrence, Henry Miller, il giallista Sir Arthur Conan Doyle (l’autore di Sherlock Holmes), il musicista Gustav Mahler, il cantante Elvis Presley, l’attrice Shirley Mac Laine, l’inventore Thomas Edison, l’educatrice MariaMontessori ecc.”.

    In conclusione Orlandi Stagl ricorda i versi della poesia di AntonioPessoa (1888-1935) titolata “Tabaccheria”: Non sono niente / non sarò mai niente / non posso voler essere niente / a parte questo, ho dentro di me tutti i sogni del mondo”.

  • Articolo del mese luglio-agosto 2023

    Teosofia e neuroscienze, tra tecnologia e comunicazione,

    di Graziella Ricci

    legge Daniel Gonzalez

    La teosofa milanese Graziella Ricci, forte dei suoi studi e approfondimenti nel campo della comunicazione e delle neuroscienze sviluppa in questo articolo una indagine di vasto spettro culturale sul tema del rapporto fra Teosofia e neuroscienze. L’autrice parte dall’analisi del filosofo Eric Sadin e dalla sua lapidaria affermazione “Siamo predatori, schiavi degli algoritmi. Non ci salverà la tecnologia ma la condivisione”. Graziella Ricci mette anche in guardia il lettore dai pericoli di un uso inappropriato del metaverso, sottolineando come questa apparente realtà porti “verso una schiavitù digitale futura”. L’invito è chiaro: “Ciascuno, nel suo piccolo, se ha capito il pericolo di un futuro quasi totalmente digitale, dovrebbe impegnarsi a far capire agli altri l’importanza della comunicazione in presenza, svegliare in loro il discernimento per attivare il distacco dalla schiavitù digitale. Certamente non si può tornare indietro, ma far capire che l’eccesso di tecnologia e di esperienza immersiva appiattisce la mente e toglie libertà di pensiero sarebbe salutare”.La parte conclusiva dell’articolo riprende il pensiero di Jiddu Krishnamurti e la sua affermazione: “Ciò che è essenzialmente amore e compassione e morte, è quell’intelligenza che è creazione. C’è creazione quando ci sono anche gli altri due elementi, la morte e l’amore. Tutto il resto è invenzione”.

  • Articolo del mese luglio-agosto 2023

    Muoversi nel "senza tempo",

    di Tran Thi Kim Dieu

    legge Sara Gencarelli

    In questo articolo Tran Thi Kim Dieu, già Presidente della Federazione Teosofica Europea, accompagna il lettore in una profonda analisi sul tema del tempo, anche nel suo significato psicologico. La premessa da cui parte l’autrice è che: “Gli esseri umani sono tutti prigionieri del tempo. Le preoccupazioni quotidiane, le nostre e quelle degli altri, funzionano come un acceleratore dei nostri pensieri. Ci lasciamo facilmente condizionare da questo turbinio al punto che rischiamo d’inciampare e perdere la direzione del cammino della vita”.

    Dopo aver approfondito il tema della cronologia del tempo e della sua soggettività dal punto di vista psicologico, Tran Thi Kim Dieu approfondisce il tema della coscienza e della sua continuità, arrivando alla conclusione che: “Muoversi nel senza tempo significa quindi vivere a livello della coscienza più profonda (o più elevata) ossia con bontà e compassione, perché non c’è più autoidentificazione della coscienza di sé ma si tratta di vivere secondo l’ordine naturale dell'Universo o Rita, dal quale poi deriva l’etica”.

  • Articolo del mese maggio-giugno 2023

    H.P.B. in Tibet,

    di Pedro Oliveira

    legge Nicoletta Boriello

    Quello della presenza in Tibet di Madame Blavatsky è un tema centrale nella vita e nell’opera della grande teosofa. Comprendere a fondo questo aspetto significa cogliere anche la portata dei suoi contatti con alcuni Mahatma e l’importanza di aver potuto accedere direttamente a fonti di una saggezza perenne che ha origini pre-buddhiste.

    L’articolo di Pedro Oliveira fornisce un accurato approfondimento sul tema e sottolinea come “il successo della nuova iniziativa - la Società Teosofica e la diffusione della Teosofia - fu basato in non piccola misura sull’addestramento occulto di HPB. La preparazione non poteva essere condotta in nessun’altra nazione e richiedeva la sua presenza fisica in quell’isolata Regione in cui i Maestri vivevano”.

    Approfondire il significato del rapporto di Blavatsky con il Tibet e i Mahatma significa anche cogliere appieno la portata dei suoi scritti e del suo straordinario contributo all’#evoluzione dell’umanità.Scrive ancora Oliveira: “Il legame con i Maestri di saggezza, che H.P.B. incarnò, non muore. Esso illumina molte vite, conforta molte anime e fornisce energia a un movimento spirituale globale. Lei vive fra noi come essenza della Teosofia messa in pratica”.

  • Articolo del mese maggio-giugno 2023

    L’8 di maggio,

    di Pier Giorgio Parola

    legge Francesco Pisani

    In questo articolo Pier Giorgio Parola - teosofo che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per lo studio della letteratura teosofica delle origini, con particolare riguardo alle opere di Helena Petrovna Blavatsky - ricorda l’origine della ricorrenza con cui, l’8 maggio di ogni anno, viene ricordata la principale pioniera della Società Teosofica. Fu il Presidente internazionale della S.T. Henry Steel Olcott a promuovere l’iniziativa, che assunse la denominazione di “giorno del Loto Bianco”.Parola ricorda che H.P. Blavatsky aveva affermato: “Non seguite me né la mia via, ma la via che vi indico”, precisando che: “La vita è costruita dal sacrificio dell’individuo a favore del tutto. Ogni cellula di un corpo vivente deve sacrificarsi per la perfezione del tutto, altrimenti la malattia e la morte danno una lezione”.

    L’articolo di Pier Giorgio Parola merita la lettura integrale, che trova un suo momento particolarmente significativo nelle parole: “Il simbolo del loto ricorda sì la figura di Helena Petrovna Blavatsky, una donna straordinaria, ma soprattutto il fatto che mentre le forme esteriori della sua manifestazione sono svanite, resta la sua opera, restano i simboli di realtà invisibili come punti focali per l’interazione delle forse interiori”.

  • Articolo del mese marzo-aprile 2023

    Droghe e spiritualità - una prospettiva occulta,

    di Pablo Sender

    legge Tobia Buscaglione

    Pablo Sender, è un attento studioso del pensiero teosofico, compreso quello delle origini del movimento teosofico moderno, che trova in Helena Petrovna Blavatsky l'interprete più importante. In questo articolo Sender affronta un tema importante e delicato ad un tempo: quello del rapporto fra droghe e spiritualità. Non sono stati pochi coloro che in passato hanno ritenuto che l'uso di sostanze psicotrope potesse servire ad avere positivi riflessi sull'evoluzione della coscienza e ancor oggi ci sono persone che sostengono questa tesi. Per Sender invece è imprescindibile considerare la realtà della costituzione settenaria dell'essere umano e la necessità che l'evoluzione spirituale avvenga attraverso la lenta presa di coscienza che solo la meditazione e la retta azione possono ispirare. Sender riporta nell'articolo una significativa espressione di Madame Blavatsky: "Un Sadhu [asceta religioso] che usa doghe intossicanti come la ganja e la sooka non è che un falso asceta. Invece di portare i suoi seguaci verso Moksha [liberazione] non ha altro che trascinarli con sé nel fosso, nonostante cammini o dorma sui chiodi".

    Nella letteratura teosofica l'uso di droghe viene condannato non a causa di ciechi pregiudizi o per atteggiamento moralistico, ma sulla base una conoscenza scientifica, spiritualmente confermata da molti saggi, anche grazie alla visione spirituale e chiaroveggente della realtà.

    Conclude Pablo Sender: "Mettere in guardia contro le droghe psicoattive può renderci impopolari tra un cero tipo di persone interessate alla spiritualità, ma è tradizione che la Società Teosofica sostenga delle verità che ai tempi erano mal accette, come quelle della Fratellanza Universale, della connessione fra scienza e spiritualità, della saggezza delle antiche culture e altre".

  • Articolo del mese marzo-aprile 2023

    Il Maestro sei Tu,

    di Patrizia Moschin Calvi

    legge l'autrice

    L'articolo di Patrizia Moschin Calvi, teosofa molto attiva sul piano del servizio sia a livello nazionale che internazionale, trae ispirazione da una celebre riflessione di Jiddu Krishnamurti, che affermò: "Ogni guru è una trappola. Ogni Leader è un tiranno. Ogni maestro confonde. La malattia del secolo si chiama "dipendenza". Il contatto con la propria anima è ridotto a una debole luce. Se fossimo in contatto con il nostro cuore profondo, cioè il luogo reale dello spirito, non accetteremmo nessun leader, nessun maestro, nessun guru. Saremmo indipendenti. Svegli. Vigili, autonomi e non automi. Il maestro sei Tu e dentro di te c'è anche tutto quello che serve".Per l'autrice del testo lo snodo fondamentale è quello di non cercare autorità fittizie e condizionanti all'esterno, creando falsi idoli, quanto piuttosto di coltivare un'attenzione e una vigilanza rivolti al maestro interiore, proprio come suggerito dai Mahatma che ispirarono la nascita della Società Teosofica.Patrizia Moschin Calvi ci ricorda anche che "Quando verrà il momento, perché giungerà quel momento nel cammino evolutivo, in cui andremo finalmente alla ricerca di ciò che è dentro di noi, avverrà perché avremo saluto superare il dualismo fra la visione personale e quella universale, saremo passati oltre l'illusione che qualcuno ha ragione e qualcun altro torto. Saremo "oltre"."

  • Articolo del mese gennaio-febbraio 2023

    Una visione teosofica del processo di autotrasformazione nell’antica Grecia,

    di Elena Bessie Camplone,

    legge l'autrice

    Questo articolo è di Elena Bessie Camplone, molto attiva nell’ambito del movimento dei Giovani Teosofi sia a livello nazionale sia internazionale.

    Dopo aver citato Talete, con il suo “la cosa più difficile del mondo è conoscere se stessi” e H.P. Blavatsky che, ne “La Voce del Silenzio”, ci ricorda che “Per raggiungere il Nirvana si deve conseguire la conoscenza di Sé e che questa nasce dalle opere d’amore”, l’autrice analizza il processo di autotrasformazione così come è stato rappresentato da vari filosofi e sapienti dell’antica Grecia quali Anassagora e Platone, per arrivare allo stesso neoplatonico alessandrino Plotino. Il percorso che compie Elena Bessie Camplone è comparativo, con continui riferimenti al pensiero di Helena Petrovna Blavatsky.

    L’articolo si chiude con una citazione della teosofa americana Joy Mills che ricorda che “Se noi stessi siamo nelle tenebre, il mondo non può conoscere la luce. Dentro di noi si incontrano tutte le possibilità per la distruzione del mondo o per la sua redenzione. Quando sapremo sopportare la sofferenza e il peso del dolore del mondo, sapremo come trasmutare quel dolore in gioia suprema”.

  • Articolo del mese gennaio-febbraio 2023

    Per una teosofia dell’esperienza,

    di Antonio Girardi,

    legge l'autore

    L’autore dell’articolo, Antonio Girardi, lo fa precedere da tre citazioni: la prima, di George S. Arundale, fa riferimento al fatto che “La Teosofia è la vera scienza dell’eterna giovinezza, la reale incarnazione dell’autentico spirito della giovinezza”; la seconda, di Joseph Pang Wai, ci ricorda che “Quando avremo fatto quanto è in nostro potere, potremo dire con sincerità nel nostro cuore: ‘Qualsiasi cosa accada, è sempre per il meglio’”; la terza, di Gertrude Stein, sottolinea che “La risposta viene prima della domanda”.

    Dopo aver analizzato i concetti fondamentali della Teosofia, così come sono rappresentati in particolare nelle proposizioni fondamentali de “La Dottrina Segreta” di H.P. Blavatsky, tutte ispirate all’Unità della Vita, Girardi sottolinea come la Teosofia rappresenti non soltanto un ordinato insieme di conoscenze ma anche il presupposto per una sperimentazione di tipo pratico sul piano della Fratellanza Universale senza distinzioni, che è poi il primo scopo della Società Teosofica. Ed è proprio in questo senso che si può parlare di una Teosofia dell’esperienza.

    L’idea è che “La Teosofia ha la possibilità, attraverso l’osservazione, la conoscenza e l’intuizione di portarci anche a una più profonda comprensione del significato della relazione”.

    In questo contesto il momento presente esprime tutte le sue potenzialità, proprio come “sintesi suprema della vita e delle sue possibilità”, nonché “chiave di comprensione del karma, legge suprema di una risonanza universale che nulla trascura e tutto comprende”.

  • Articolo del mese novembre-dicembre 2022

    Giovanni Pico della Mirandola e la Teosofia,

    di Gabriele Sabetta,

    legge l'autore

    In questo articolo Gabriele Sabetta, dopo aver ricordato i timori suscitati in Occidente dalla caduta di Costantinopoli (29 maggio 1453), introduce la figura di Pico della Mirandola ricordando che “Invece di concentrarsi su questioni che consideravano astratte e insensate [la logica e la grammatica che avevano animato la filosofia del tardo Medioevo], gli umanisti preferivano indagare le relazioni concrete fra l’umano e il divino, vedendo nell’uomo il vertice della creazione. Persuasi, con spirito teosofico, che un frammento della Verità fosse stato rivelato a tutti –cristiani e non- il loro disegno consisteva nel sottolineare le somiglianze fra filosofie e religioni di ogni tempo e luogo [...] E un giovane studioso, erede di un’importante famiglia dell’Emilia, portò a questo progetto una mente immensa, una curiosità insaziabile, una memoria infallibile e una fiducia nella proprie capacità intellettuali che pochi (o nessuno) eguagliarono prima e dopo: Giovanni Pico dei conti della Mirandola”. L’articolo approfondisce non soltanto la vita, le opere e l’azione di Pico della Mirandola ma anche il pensiero, il collegamento con il movimento del neo-platonismo fiorentino e con Marsilio Ficino in particolare.

    L’autore pone Pico della Mirandola “nella distesa luminosa della Teosofia”, sottolineando come: “L’audace intento del giovane conte mostra la ripresa, in quell’epoca travagliata, dell’ideale che nei secoli posteriori rifiorirà ancora e ancora, dando origine infine alla Società Teosofica: la ricerca dell’unità trascendente ogni singola dottrina, filosofia o religione: l’essere la Verità superiore a ognuno di queste e, nello stesso tempo, la presenza di un frammento di essa in ogni espressione della realtà manifestata”.

  • Articolo del mese novembre-dicembre 2022

    Alcune riflessioni su Teosofia e Società Teosofica,

    di Graziella Ricci,

    legge Francesco Pisani

    Graziella Ricci, Presidente del Gruppo Teosofico “Ars Regia” di Milano in questo articolo riflette sulle possibilità che la Teosofia offre per intraprendere un percorso di chiarimento interiore e di risveglio agli aspetti invisibili del mondo, raggiungibili, come insegnano la stessa Teosofia e la fisica quantistica, solo se si riesce ad alzare la propria frequenza vibratoria. Per fare questo non sono sufficienti lo studio e la lettura; sono necessarie anche l’ascolto, una mente aperta e una interazione con l’altro con cuore empatico.

    L’autrice approfondisce il significato di due termini della cultura giapponese: Il primo è quello di ikigai, “che significa scoprire la passione che dà senso alla propria vita ed è un termine da tenere sempre presente perché se la passione per la ricerca spirituale è intensa essa può provocare una grande svolta psicologica”; il secondo è quello ichigo-ichiè, “che potrebbe tradursi come “ogni momento è irripetibile” o anche “l’arte di rendere unico il momento””.

    Dopo aver citato gli esempi di Mondrian e del mistico tedesco Jacob Bohme, Graziella Ricci sottolinea: “Ma ricordiamoci che l’Amore (e quindi la scoperta del mondo invisibile) comincia da un io e un tu, cioè dalla relazione con l’altro e da un ascolto totale e senza pregiudizi e aperto al silenzio interiore”.