エピソード
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Dovevamo mettere a frutto i soldi che abbiamo speso per rinnovare il dominio del sito e allora sai cosa? Eccoci qua, con una nuova puntata di Tilde. Siamo carichi di roba da fare ma riparlarci è sempre un piacere.
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-34
Antonio s'è perso un'altra volta a giro per il mondo: questa volta a Tokyo un paio di settimane tanto per cambiare aria e lavorare in trasferta, computerino a spalla e via per bar e coworking giapponesi. La sua è una vacanza lavorativa da nevrotico, tanto che s'è ridotto a comprare il macina pepe di Ikea uguale a quello che c'è qua in Italia "perché non ho la macchina e a Milano l'Ikea mi viene scomoda". Vabbè.
Invece Riccardo ha deciso di diversificare la vita: Roma è tossica e allora passa più tempo che può nella casetta vicino al mare e ai genitori. Due ore di treno e ogni dieci giorni torna a casa a Roma (se serve). Si sta così bene che andava fatto prima, dice lui.
Comunque, questi due ragazzi li avevamo lasciati che sembravano in crisi e adesso invece non è cambiato niente e sembrano sempre in crisi: andarsene alle isole Faroe, per dire, sarebbe un'opzione. Poi non lo fanno, ma non è detto: con loro non si sa mai.
Invece, dal punto di vista più squisitamente consumistico, Antonio si è comprato la nuova versione del suo registratore portatile: lo Zoom H1 Essentials che registra a 32 bit e quindi teoricamente non richiede la regolazione del volume di registrazione. Funzionerà meglio? Se ascoltate il podcast lo potete capire anche da voi.
Riccardo intanto si è costruito una interessante postazione da lavoro, anzi più di una. Microfoni a condensatori alimentati a pila, scheda audio e computer in prova (uno qualsiasi, non è quella la cosa importante). È quella che usa di solito per registrare musica con la sua fedele replica della Telecaster.
E poi sempre Riccardo si è comprato anche il MacBook nuovo/vecchio (cioè ricondizionato, con un po' di tribolazioni) e ci fa parecchie cose. Oltre a quello, non poteva mancare un momento e-Ink: dagli schermi paper-like per computer al nuovo reMarkable Pro a colori, passando per qualche Android e il Kindle Scribe di Riccardo, i nostri due flaneur digitali sono sempre alla ricerca di un sistema leggere di più. Anche se, diciamocelo, gli ebook costano veramente un botto.
E a proposito di cose da leggere: Riccardo è sempre perso nel mondo del Signore degli Anelli nella nuova traduzione con lo Hobbit tradotto da Wu Ming 4. Antonio legge Fosco Maraini mentre Riccardo, tra poesie e altre cose, si vende i libri che non gli interessano più. Mica male, no?
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Antonio ha finito le sue trabahanze (che poi si dovrebbe scrivere più correttamente “trabajanza” ma vabbè), metà lavoro metà vacanza. Con un ultimo viaggio a Philadelphia, New York e Boston si chiude un ciclo durato tutto il 2023 che lo ha visto fare flanella anche a Washington DC, Buenos Aires, Tokyo e Seoul. Cos’è rimasto di tanti giri nel New England? Un sacco di abiti termici di Uniqlo. Una scoperta fatta anni fa anche da Riccardo per la corsa: quando l’inverno si fa duro, la termica sotto fa la differenza per i duri che vogliono giocare.
→ Link e citazioni: https://tilde.show/podcast-33
Via, passiamo alle cose serie. Si parla di libri, ovviamente. A partire da una delle mille librerie dell’usato americane che non finiscono mai e sono meravigliose, strapiene, affastellate di libri e libricini in inglese, tra tascabili e microtascabili ma anche rilegati e tutto il resto, affogate da scaffali di legno, sezioni di vinili in cassetta della frutta, mucchi di calendari, cd e giochi di carta, mensolate piene di qualsiasi cosa, corridoi coperti di moquette e sopra tutto quell’odore di colla anti-tarme che solo nelle case di legno americane.
Belli i libri usati e abusati. Però adesso tutto costa più caro, anche là. Perché negli Usa i prezzi sono aumentati, mica solo qui. E di brutto.
Parliamo di libri, dicevamo. Antonio ha comprato un libro usato di fantascienza di Philip José Farmer, Traitor to the Living, e poi quando è tornato gli hanno mandato un libro che parla di roba nuova nuova: Commodore 64 VS ZX Spectrum di Jurij Gianluca Ricotti. Un libro romantico sulle passioni degli adolescenti di una volta, impaginato un po’ a rivista. Si legge random, con un dado, proprio come si può leggere a caso anche l’altro libro pescato da Antonio, cioè il clamoroso Rayuela. Clamoroso perché è un libro strepitoso, fondamentale, uscito negli anni Sessanta e che ridefinito l’idea stessa di romanzo creando “un disordine necessario”.
Riccardo sta leggendo invece Joyland di Stephen King. Gran libro, non lo conosceva ed è un testo bello teso di paura e d’amore. Un classicone nelle mani del Maestro del Maine. E scritto veramente bene. In compenso, Riccardo ha abbandonato La montagna incantata di Thomas Mann. Invece, sta leggendo anche la biografia di Emily Dickinson intitolata Come un fucile carico e scritta da Lyndall Gordon, una famosa per scrivere biografie di gente importante. In questo caso la Gordon porta avanti la teoria che la Dickinson avesse l’epilessia e questo spiegherebbe molte cose, soprattutto molte sue poesie, che hanno una storia incredibile così come tutta la produzione della Dickinson.
Stesso concetto (no, non l’epilessia) si applica a Emily Brontë, un’altra biografia che Riccardo ha chiesto a Babbo Natale. Anzi, ai suoi genitori (ci sono le prove, il vocale con la richiesta!) e che arriverà sotto l’albero. Almeno, lui ci conta.
Durante il Black Friday Antonio si è comprato la dutch oven, la pentola di ghisa smaltata olandese, che va sui fornelli e in forno. E si sta facendo minestroni, arrosti, il pane e tante altre cose. Dev’essere la crisi di mezza età. Nel podcast c’è anche la ricetta per fare il pane (provata e viene bene). Sul serio.
E poi Ian Fleming intanto è tornato in libreria. Questa volta hanno fatto uscire un’altra cosa, pubblicata dalla Nave di Teseo e non da Adelphi: Thrilling Cities, una serie di reportage pubblicati ai tempi sui giornali inglesi e che ancora oggi si leggono benissimo. Così come il libro di Gian Marco Biffi, che andava di moda l’anno scorso ed effettivamente merita: Ferrovie del Messico. Scritto bene, forse un po’ lungo, ha il suo vezzo, fare i virgolettati senza le virgolette: gustoso. Riccardo quando passerà dalla libreria lo aprirà e leggerà un paio di pagine a caso, per vedere com’è. L’estratto fatto a mano, insomma. -
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Viaggio veloce attraverso modi differenti di pensare i libri, le app per la radio e le traduzioni dei libri.
→ Tutti i libri citati: https://tilde.show/podcast-32
Dopo una lunga pausa tornano i due famosi ladri di tè che tutti noi amiamo. Registriamo la mattina dell’evento serale di Apple, come al solito, quindi non parliamo di nuovi Mac e nuovi processori. E non parliamo neanche di Matthew Perry, l’attore che ha interpretato Chandler Bing di Friends, che piace ad Antonio e non tanto a Riccardo (che non è della generazione a cui piace Friends).
Coccoliamo il nostro autismo, chiudiamoci in noi stessi e facciamo quel che ci pare. Ciascuno dentro la sua bolla, a girare attorno al Sole. Mentre Antonio ha aperto un canale ”stereo” (sia su Whatsapp che su Telegram) che si chiama Mostly Apple, Riccardo sta continuando a leggere il libro sulla Missione Rosetta: la sonda progettata nel 1994 e lanciata all’inizio degli anni Duemila. Come faranno? Se lo chiede Antonio e Riccardo ha un sacco di risposte a partire dal ruolo dei giovani.
Parliamo di libri: che differenza c’è tra ”saggistica” e ”varia”? È tutta una questione di posizionamento, cioè di marketing. Lo dimostra anche il libro di Giovanni Floris, che va proprio a giocare sulla saggistica, perché basta poco per avere successo. A differenza della varia, dove ci sono i libri di cucina e per emergere in classifica uno deve vendere un sacco di copie. Trucchetti furbetti.
I nostri ladri di tè hanno letto un po’: on Cervelli Menti Algoritmi si parla davvero di intelligenza e di cosa succede nelle persone e nei computer. Nel caos di libri sulle AI questo è uno dei pochi che secondo Antonio hanno senso.
Riccardo si è letto un libro terribile, non compratelo: In viaggio con Rimbaud. Invece Riccardo si è comprato Lettere a Theo, di Vincent Van Gogh, che è fenomenale. A Riccardo i libri epistolari piacciono assai, a quanto pare. E piace anche moltissimo la app della Rai per riascoltare le trasmissioni, per una volta schiette e oneste e non rimpacchettate come fossero dei podcast (che poi non lo sono). Si chiama RaiPlay Sound.
Riccardo poi ha iniziato a comprarsi le cassette (rossa, blu) dei libretti fatti per essere poi spediti, se uno vuole. La cassetta che Riccardo ha comprato è quella rossa, con Shakespeare, Hugo, Brontë, Woolf.
Antonio ha beccato una vecchia antologia (del 1981) intitolata Gli eroi dell’ombra con dei racconti sulle spie di inizio Novecento che ha un mix di autori spettacolare, perché ci sono dentro anche pesi massimi come Mark Twain, Guy De Maupassant, Graham Greene, Jorge Louis Borges, ed è stata curata da Laura Grimaldi e Marco Tropea. Questo lo ha portato a comprarsi un libro di uno dei padri delle spy story che non conosceva, cioè Eric Ambler, con La maschera di Dimitrios.
Parlando di traduzioni Riccardo propone: perché non impariamo il russo e tra dieci anni possiamo leggerci Fëdor Dostoevskij in lingua originale. Bella idea, dice Antonio: vai avanti tu che io ti aspetto qui.
Riccardo sta leggendo Il Male oscuro di Giuseppe Berto e gli piace un sacco: ha fatto l’upgrade dall’ebook al libro cartaceo ovviamente usato. E uno Zagor, già che ci siamo (quello non ve lo mettiamo in lista qui sotto, però).
Chiudiamo in bellezza con l’ossessione di Antonio per i libri della Penguin telati: Tales from the Thousand and One Nights. Comprato sia perché ha uno stupendo apparato critico di Robert Irwin che da solo vale il libro. E poi perché la traduzione di Malcolm C. Lyons e Ursula Lyons è nuova e spettacolare, fatta dall’originale arabo, saltando a pie’ pari le traduzioni fatte soprattutto in francese che sono infedeli e infantili (le edizioni italiane tendenzialmente pescano da quelle francesi).
Le Mille e una notte, peraltro considerata una ”bambinata” dagli... -
Eccoci qua. Riccardo, che al mare non ha più librerie, e Antonio, che invece ricorda le prime scoperte, come P.G. Wodehouse, fatte proprio alla “Diffusione del libro” di Lido di Camaiore. Chissà se c’è ancora. (NdR, Nota di Riccardo: sì, c’è ancora.)
→ Tutti i libri citati: https://tilde.show/podcast-31
Intanto, siamo tutti tornati a casa: Riccardo, dopo un periodo lunghissimo al mare, dove si è anche infortunato ed è stato fermo tutto il mese. E per sfogarsi ha fatto un altro ordine dal Giappone!
Invece Antonio, che questa estate ha viaggiato di più come sapete, si è comprato più cose “sul posto”: ad esempio, la biografia di Nicolas Bouvier, il giornalista svizzero di cui aveva già letto il libro sul Giappone. Uno che diceva che una nuova lingua si impara cominciando dai proverbi: lui infatti aveva memorizzato un sacco di proverbi giapponesi, imparando così pure la lingua.
Antonio a Washington D.C., in un capannone pieno di volumi usati, ha comprato un libro di fantascienza che già aveva a casa da quando era un ragazzo, di Philip José Farmer, che costava un botto, 16 mila lire. E poi l’edizione più recente di Akira (i sei volumi del manga di Katsuhiro Otomo). Ma la vera domanda è: dove li mette Antonio tutti questi libri? Perché non se li vende?
Per alcuni serve comunque tempo: ad esempio quello su Bouvier ci vorrà un bel po’ a leggerselo: per questo il volumetto segue Antonio nello zainetto, tra Budapest, Dublino e tutte le altre destinazioni.
Invece, come dicevamo, Riccardo non ha letto moltissimo, periodaccio da questo punto di vista, e ha pure abbandonato (per adesso) la Montagna incantata: troppo lento. Invece, ha letto roba piccola: Ugo Cornia che scrive Sulla felicità a oltranza parlando di morti di parenti uno via l’altro. E poi, per chiudere l’estate, si è letto un libro di quelli venduti in edicola della collana Piccoli Tesori: Virginia Woolf con Una stanza tutta per sé.
Un libro pericoloso da leggere, perché bello e profondo che ti rovina per settimane tutto quello che provi a leggere dopo. Per fortuna ci sono le Lettere del veggente di Rimbaud, che sono fatti da un piccolo editore che li ha messi nel formato di ”un libro da spedire” (si chiudono e si mandano, fantastico). È l’unica cosa che Riccardo si è concesso dopo Virginia Woolf.
Più o meno nello stesso periodo ad Antonio è finalmente arrivato uno dei libri che ha comprato su Kickstarter: non quello sulle tastiere ma quello su Douglas Adams, l’autore della Guida galattica per gli autostoppisti. Unica cosa brutta, a parte l’attesa: è arrivato con i soliti 6 euro e rotti di ”tassa postale per servizio sdoganamento”. Più il postino che non passava e non lasciava neanche l’avviso, pur dicendo di averlo fatto.
L’altro arrivato proprio stamattina è il nuovo Adelphi con la traduzione di un altro romanzo di 007 di Ian Fleming. Una ”saga” che va avanti dall’inizio di Tilde. L’amico di Antonio che compra i romanzi di Fleming assieme a lui (ciao Luca!) si scrive anche con Adelphi per sapere quando esce un volume nuovo.
Breve digressione: come si vendono i libri usati? Riccardo lo fa, Antonio proprio non ci riesce. Ci sono dei trucchi, e uno è quello del ”gruppone”, un po’ per i videogiochi e un po’ per i film, ma vale anche per i libri.
Andiamo avanti, perché di libri ce ne sono proprio tanti: a Riccardo è piaciuto molto quello in cui Paolo Ferri parla di Marte (appena uscito per Cortina Editore), e quindi ha cercato quello prima, sulle comete e su Rosetta. Molto bello davvero.
Intanto Antonio continua a comprare i libri pocket rivestiti in stoffa di Penguin, i Little Clothbound Classics, dove ci sono dei romanzi brevi meravigliosi. Da Chekhov ad Anaïs Nin, fino a Italo Calvino. Stiamo parlando della stessa edizione che avevamo già citato per Colazione da... -
Mettiamola così: uno se ne sta bello comodo in mezzo ai boschi, l’altro è tornato dal Giappone e si è trovato in mezzo a una tempesta di fulmini e grandine a Milano.
→ Tutti i link citati: https://tilde.show/podcast-30
Faceva caldo anche in Giappone, ma Antonio ha fatto un bel giro della città giapponese, e poi anche una giratina a Seoul, già che c’era. Le considerazioni? Parecchie: si lavora bene, ci sono musei straordinari, il caldo a luglio è torrido ma il sole non brucia, il jetlag è come un serpente: vorresti buttarti a terra e dormire.
Ma sopra tutto: i mezzi pubblici sono uno spettacolo. Tutto ordinato e a posto. Una civiltà superiore, altro che, mica come quei simpatici caciaroni dei coreani. Viene voglia di ripiegare la casa in una scatola di fiammiferi, infilarsela in tasca e andare a vivere là, almeno per un po'.
Visto che era a Tokyo nei giorni giusti, Antonio è anche andato a vedere l’ultimo film di Hayao Miyazaki (quello con il titolo impronunciabile uscito un po’ a sorpresa, che arriverà più avanti anche da noi). C’è andato come si va all’opera: leggendosi il libretto, perché del film in giapponese ovviamente non capiva niente.
Infine, siccome le cose che restano nel cuore sono quelle che si mangiano, evviva gli onigiri, i paninetti giapponesi che costano un’inezia mentre all’Esselunga ti viene da piangere quando li vedi a due euro e 50. Vabbè.
C’è poi da ragionare un attimo sul software, intelligente o meno, che sta diventando aggressivo e finirà che ci denuncia tutti. Soprattutto Riccardo quando insulta Alexa o Antonio quando cerca di convincere ChatGPT che “afrore” viene da Africa. Non c’è più rispetto per le persone anziane, viene da dire.
Passiamo ai libri. Con Antonio si fa presto: ha comprato ma non ha ancora letto né Status and Culture né Ametora entrambi di W. David Marx. Sono due saggi fichi sul Giappone, la moda, il perché cerchiamo di essere più di quel che siamo. Terzo libro: Il catalogo dei santi ribelli dell’ex vicino di blog di Antonio sul Post Leonardo Tondelli. Preso per due motivi: uno è che è un gran libro (Tondelli scrive da dio) e due perché è una raccolta riorganizzata di post del blog: un buon esempio per il libro sul Giappone a cui sta lavorando Antonio? Lui lo spera.
Veniamo a Riccardo, che invece ha fatto acquisti portentosi. A cominciare da 20 diconsi 20 libri di P.G. Wodehouse. Tutti usati, ovviamente. Ne parlavamo la scorsa puntata e adesso Riccardo ha fatto incetta sui siti. Ha già iniziato a leggere Aria di tempesta del ciclo del castello di Blandings, ma ne ha abbastanza per arrivare sino al 2030, quando le auto saranno tutte elettriche e il pianeta sarà tornato verde (sì, come no).
Poi, Riccardo ha preso anche un delizioso classico della letteratura sovietica tradotto da Paolo Nori e scritto dal Bukowski russo: Mosca-Petuškì: poema ferroviario di Venedikt Vasil’evič Erofeev. Un libro per alcolizzati e amanti dei treni.
Quindi, un altro classicone, questa volta di Nicholas Mirzoeff, che appartiene a questa nostra epoca fortunata in cui i manuali non sono più verticali e super analitici ma offrono un punto di vantaggio dal quale guardare e capire tante cose del mondo. Nello specifico, il titolo è proprio così: Come vedere il mondo. Un’introduzione alle immagini: dall’autoritratto al selfie, dalle mappe ai film. Tanta roba, se piace il genere.
Infine, un libro che a Riccardo proprio non è piaciuto, nonostante la fama di Fernanda Pivano, la sua autrice: I miei amici cantautori. Perché? Diciamo che è un po’ impreciso su alcune cose, per essere gentili. Ma nel podcast i ragazzi non ci vanno tanto per il sottile.
Sempre pronto a dare una mano anche nelle stroncature, Antonio si lancia in un improvvisato pippone sull’equivalenza tra la chitarra elettrica e il romanzo... -
A Milano fa ancora caldo e umido. In montagna, tra Udine e la Slovenia, invece, c’è un gran bel fresco. Riccardo si gode la stagione estiva migliore, quella che permette di andare a correre con la tutina termica e rilassarsi tra i boschi ombrosi. Antonio si prepara invece a partire per l’Asia e tanti saluti a tutti.
→ Link e note: https://tilde.show/podcast-29/
Ma sapete una cosa? Bisognerebbe stare in montagna un po’ di più di due settimane. Non d’inverno, perché poi piove e nevica, ma d’estate. Perché, per Riccardo, d’estate vivere la città d’estate è male (e anche d’inverno, insomma).
Comunque, Antonio ha una teoria: abbandoniamoci al caldo, non opponiamo resistenza. Da quando ha gli infissi nuovi montati a casa resiste molto meglio all’estate. Anche perché in città è vero che di giorno mancano i mezzi ma in compenso di notte c’è sempre casino: feste, musica a manetta, fuochi d’artificio, i compressori dei condizionatori sui tetti che vanno come treni. Riccardo? Lui ha risolto tutto con un orcio pieno di tappi per le orecchie, comprato sui siti cinesi: forse non ci sentirà mai più, ma almeno dorme bene.
Quando i ragazzi hanno registrato questa puntata era il compleanno di Riccardo: 43 anni! Il vantaggio di Antonio si è momentaneamente accorciato (ma tra pochi mesi ci sarà come sempre l’allungo).
La stagione estiva e le vacanze pongono uno stimolante quesito informatico: quale computer portarsi dietro? Riccardo ha preso su un Mini PC con schermo portatile. Ottimo, flessibile e potente per fare tutto quel che serve. Antonio invece ha provato il MacBook Air 15 con il processore Apple M2 e ha scoperto che scalda meno dell’Air 13 M2. È una buona notizia.
E l’anno prossimo, quando uscirà il MacBook Air M3, rimarrà lo stesso fattore di forma della scocca? Si pensa di sì. Dopotutto, quelli di Apple mica come fanno gli asiatici, che lanciano una ventina di computer diversi all’anno. Apple le scocche le deve ammortizzare. Come il vecchio MacBook Intel con schermo da 12 pollici di Antonio, che ha fatto tre o quattro generazioni perché il progetto tecnico di base e la linea di costruzione che era stata costruita richiede poi anni per essere ammortizzata. L’avevano capito che non era venuto bene, ma hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
La domanda di Riccardo però è più intrigante: ci saranno mai i MacBook con eInk? O gli iPad eInk? Chissà. Intanto Riccardo usa il suo eInk Android per leggere anche in montagna. E Antonio si porta il Kindle Scribe.
Dove se lo porta? Ricordate che Antonio va in Giappone, a luglio? Come libri da leggere si porta la guida Japan by Rail, Giappone in treno, che già l’avevamo detto. Invece non avevamo detto che ha preso Il pellegrinaggio in Oriente di Herman Hesse peraltro per motivi alquanto singolari. Infatti, Antonio aveva recensito un libro di management, When Woman Lead di Julia Boorstin, che a sua volta cita un altro autore, Robert K. Greenleaf, che negli anni Settanta si era inventato il termine ”servant leadership”, un tipo di leadership aziendale. Il quale Greenleaf a sua volta aveva preso ispirazione per l’idea della “servant leadership” dal libro di Herman Hesse, Il Pellegrinaggio, che è degli anni Trenta. Insomma, un giro lunghissimo per leggere un libro bello corto. Ma ci sta.
Altro libro per Antonio sarà Storia universale dell’infamia di Borges. Sempre Adelphi, che è quasi una droga. Come per quella ragazza che se li sta leggendo tutti, i libri pubblicati da Adelphi. Una vera matta. Il link alla sua storia è nelle note.
Riccardo in vacanza è un po’ fermo con la Montagna incantata. Ha ripreso, ma è sempre tanta tanta roba da leggere. Per spezzare si è portato un libriccino della Biblioteca di Cuore (presidente Michele Serra). Si intitola L’amore tra i polli, di P.G. Wodehouse. Un autore che è... -
Pronti per le nuove trabahanze, con buoni libri da leggere (Thomas Mann, Chuck Palanuck) e qualche riflessione sulle mappe e le guide da usare in viaggio.
Facile andarsene un po’ in vacanza e un po’ al lavoro per l’Italia. Ma provate un po’ a farlo all’estero. In questa nuova puntata di Tilde, ormai agli sgoccioli della seconda stagione, parliamo proprio di questo. Riccardo è in Sicilia. C’è sempre il sole a parte il solito temporale delle 14.
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-28/
Modalità da viaggio secondo il nostro uomo: portatilino, microfono e occhiali da sole. C’è da dire che a una certa età i 12 pollici dello schermo del portatilino diventano un incubo e Riccardo non ne può più. Forse è per questo che continua a comprare compulsivamente computer (scherziamo, ma neanche tanto) e a rimetterli in pista per poi stufarsi velocemente e passare alla prossima “caccia” sui soliti siti e mercatini. Dopo la Sicilia, arriverà il momento del Friuli, ma ne riparliamo tra un attimo.
Antonio intanto non si schioda di un centimetro per quanto riguarda la dotazione tech: MacBook Air M1 d’ordinanza e iPhone. È così che si prepara alle prossime due trabahanze. A inizio luglio 15 giorni a Tokyo e a cavallo tra agosto e settembre altri 15 a New York.
E visto che si parla di viaggi, parliamo anche di ebook reader: per Riccardo un Onyx eInk a colori con Android. Una bomba: si scrive senza latenza, buona la tastiera (americana) e la penna. E poi grande usabilità. Lo schermo da 10 pollici fa la differenza perché in realtà l’interfaccia Android un po’ spiazza. Si naviga su internet alla grande, però.
Antonio invece sta usando il Kindle Scribe, che è ottimo per scrivere e leggere e basta. Ma di suo ha che costa relativamente poco e l’hardware è di qualità. Inoltre, adesso ci si possono spedire gli ePub! Pazzesco. E il buon vecchio reMarkable? Preistorico, al giorno d’oggi, anche se è veramente elegante e sottile. Meglio il Kobo Elipsa, ovviamente con la penna.
Chiudiamo questa sezione con un ragionamento: ma chi li usa questi device con schermo eInk? Gli studenti che prendono appunti e studiano. Ma anche chi deve fare corsi di orientamento, ad esempio. O chi passa il tempo in riunione e non è che può chiudersi dentro il computer. Alla fine, però, diciamocelo: la gente si compra l’iPad, perché ci fa anche altro. Infatti lo schermo eInk serve solo se lo usi proprio tanto o se lo usi anche fuori.
Ah, ancora una cosa di tecnologia: Wayland, che ormai su Linux ti fa abbandonare quel che c’era per i windows manager nuovi, che includono server grafico e ambiente desktop integrati in un unico pacchetto (anche per Kde o Gnome). E poi di Asahi Linux, cioè il porting del pinguino su Apple Silicon: è la community da dove oggi arrivano più innovazioni per il kernel Linux. Ci sono ragazzi che stanno facendo cose ottime (sapevatelo).
Il futuro sono i processori Arm, anche per Windows. E macOS? Dovrebbero ripulirlo un po’, dice Riccardo, perché è diventato un po’ troppo barocco.
Antonio intanto ha fatto una migrazione epocale e dolorosissima da Gmail a Me, la posta di Apple, per togliersi di torno il filtro dell’AI di Google. Ha messo su un forward e pian piano chi gli scrive lo fa sul nuovo account. Anche Riccardo ha spostato tutto fuori da Google One (così ora ha l’account gratuito) ma è andato su Proton, che è tutta un’altra cosa. E poi, sorpresa sorpresa: quest’estate Antonio promette di lasciare Tinyletter. Poi a settembre vedremo.
Infine, parliamo di libri. Riccardo ha letto un sacco di cose ma le ha lasciate a Roma e quindi non si ricorda più niente. Nel frattempo, però, ha iniziato l’edizione Corbaccio della Montagna Incantata di Thomas Mann: una storia lunghissima di tisi e sanatori. La finirà sotto Natale.
L’editore Corbaccio... -
In ritardo ma con un prodotto invidiabile, no? Due famosi ladri di tè che fanno flanella online, cosa volete di più.
Rieccoci!!! Con tre punti esclamativi. Che poi è facile, basta far passare un bel po’ di tempo dalla puntata precedente e sono tutti dei gran “rieccoci!!!”. Abbiamo girato (perlomeno Antonio), fatto cose, visto gente e soprattutto letto libri (Riccardo, alla grande). O quantomeno comprati.
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-27/
Cominciamo da questi ultimi, anche se arrivano come al solito alla fine della puntata: dai vecchi/nuovi libri di Woody Allen (che vengono ristampati dalla Nave di Teseo con le introduzioni di Umberto Eco e la curatela di Daniele Luttazzi) alla riscoperta di Giuseppe Culicchia, autore che aveva anticipato i temi del disagio dei Millenial già negli anni Novanta, fino ad arrivare a Giuseppe Pontiggia, che come Prince viene meglio quando parla di scrittura che non quando questa scrittura la fà.
Riccardo ha due sorprese: un libro speciale di Karel Čapek, quello che si è inventato il termine “Robot” ma che in un viaggio da Praga a Capo Nord ha fatto di tutto, e un fantastico libro (che sembra pesante ma non lo è) su come il cervello crea la nostra coscienza.
Invece Antonio “ha fatto qualcosa di meraviglioso” leggendo il libro formato digitale su Steve Jobs pubblicato dalla sua fondazione, di cui sono state stampate e regalate poche copie a quanto pare già riciclate su eBay a un paio di centoni o forse più; e poi Antonio si è preso anche il nuovo libro sulla storia dello shareware e i suoi eroi, lettura obbligatoria per i noobs più giovani.
È passato un po’ di tempo dalla puntata precedente, come dicevamo, ma noi andiamo avanti imperterriti. Abbiamo anche un po’ di cose da dire, certamente. A partire dall’annuncio importantissimo che il titolo di Tilde perde il glifo (~) perché manda in bomba alcuni reader di podcast. Come Little Bobby Tables di xkcd, pensa te. Ah, tra le altre cose, grazie per tutti i commenti e gli upvote nelle pagine dei podcast sui relativi aggregatori! Siete fantastici, continuate così, per favore!
Mentre Antonio si riprende dai suoi viaggi di lavoro e non (la famosa “trabahanza”, metà trabaho e metà vacanza, da vero nomade digitale del fine settimana) Riccardo gli spiega che forse è l’ora di lasciare Tinyletter, il servizio di email che Antonio e lo stesso Riccardo usano per le rispettive newsletter, e passare a qualcosa di migliore e possibilmente free. Gente di internet, se avete idee è il momento di dircele!
Tra l’altro, in un lampo di creatività a Riccardo viene anche in mente che Antonio dovrebbe fare
una versione “digest” mensile della sua newsletter. Le puntate del mese stampate, rilegate e spedite a chi fa un’offerta adeguata (dieci euro o più). Interessa a qualcuno?
La Marea, la tastiera di Riccardo, è una bomba. Un gran lavoro ma anche una grande storia. Dopo aver chiuso gli ordini per evitare che la cosa gli scappasse di mano, Riccardo ha scoperto che costruire le tastiere è una stranissima professione. Però il vero segreto è quello di cambiare sempre e non fare mai in modo che quel che ti diverte diventi un lavoro da fare per forza, controvoglia.
Siamo alla fine, cioè non nell’ordine giusto perché quando Antonio scrive queste note va un po’ a zig-zag, come il montaggio audio di Riccardo, del resto. Ma il prodotto è invidiabile, no? Due famosi ladri di tè che fanno flanella online, cosa volete di più. Al prossimo ritorno con tre punti esclamativi!!! -
E se ci accelerassimo? Perché alla fine i vocali, i podcast, forse anche le serie dovremmo guardarle a 1,5x almeno. O no?
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-26/
È il dubbio della giornata anche se, diciamocelo, la cosa che emoziona di più i nostri due noti ladri di tè è che è arrivato il pacco dal Giappone. Riccardo apre un nuovo fronte: intanto si è comprato una Dreamcast con GDEmu e spiega bene come funziona tutta quella scena di giochi, hardware e modifiche che stanno aumentando a vista d’occhio negli ultimi anni. Un pochino se ne era occupato anche Antonio nel suo ebook L’impero dei videogiochi che sta per (ri)mettere online. Ha avuto solo un piccolo contrattempo con il docker che gestiva il motorino della sezione “sfoglio” del sito, ma tutto si rimedia, con il tempo.
Sempre parlando di cose serie, c’è da decidere la dotazione tecnologica di Antonio che tra qualche giorno va a Buenos Aires a far prendere aria alla sua partita Iva. Cosa andrà nello zainetto ultraleggero per due settimane da nomade digitale? L’unica certezza sono il MacBook Air M1 e l’iPhone. Poi Kindle, ReMarkable 2, iPad Mini o forse altro se la litigano con la Ricoh GR II. Intanto, Riccardo si prepara al suo personale tour de force: maratona di Milano e mezza di Orbetello, poi commercializzazione della Marea, che finalmente è pronta.
Cose da leggere e cose lette: Riccardo ha trovato una grande soddisfazione nel Vagabondo delle stelle di Jack London (gran libro!) e sta divorando Sulle tracce del Nazareno di Adriano Virgili, che è una indagine storica piena di rimandi ai Vangeli ma scritta non per i religiosi, quanto per le persone curiose.
Antonio invece ha finito di leggere La vita di Vivian Maier di Ann Marks, notevole divorato tutto sull’iPad mini, mentre in rampa di lancio adesso c’è Kiki. Consegne a domicilio (volume uno e due) da cui Hayao Miyazaki ha tirato fuori il film a cartoni animati omonimo (e c’è anche da ricordare The Incredible Tide di Alexander Key, da cui è stato tratto Conan il ragazzo del futuro).
Così, tra un breve excursus sulla qualità degli adattatori per cuffie analogiche su USB-C, la proposta di fare un video su come si mette Linux sui vecchi Mac e qualche osservazione sulla storia dei Kappa Boys (ma c’era anche una ragazza!) anche questo episodio di Tilde finisce in bellezza. -
Questa volta abbiamo capito tutto: leggere “Cime tempestose” è come leggere Dostoevskij, e altre amenità (soprattutto sulla fotografia)
→ Note della puntata: https://tilde.show/podcast-25/
I nostri eroi sono decisamente alle prese con la mezza età digitale. Antonio è appena tornato da Nashville (città moderna ma povera e con la solita americanata: questa volta il Partenone in scala 1:1) e ha visto il suo giovane vicino di sedile passare sette ore incollato all’iPad Pro a guardare il walkthrough di Harry Potter - Hogwarts Legacy. Cosa ha imparato? Che si potrebbe fare qualcosa del genere con la realtà virtuale e il metaverso. Lo pensa anche Riccardo che già si immagina a guardare la gente che gioca a Sega Rally.
C’è chi sperimenta cose strane in realtà virtuale come l’aggeggio di realtà virtuale con i puntali interattivi per le dita. Ma c’è un posto dove sicuramente il metaverso non arriverà (speriamo) e cioè nella pubblica amministrazione, che è già devastata oggi con le sue app sgangherate, figuriamoci come sarebbe dentro la VR.
Riccardo intanto è ricaduto nel gorgo dei netbook e si è comprato “qualche” Nokia di un bel po’ di anni fa, e ci sta facendo una rice da paura con Alpine Linux: i3, tmux, carica tutto in RAM e su framebuffer per renderlo velocissimo e avere il sistema dentro una chiavetta. Ci vuole un po’ di più per avviare ma poi va come un missile.
Parliamo anche di tastiere: lo sapete che sono le cyber-chitarre elettriche posmoderne? Le asce digitali? E che sono il vero “strumento” suonato da Antonio e Riccardo. Quest’ultimo sta diventando un vero e proprio cyber-liutaio: ha passato anni a misurare la distanza e l’altezza delle file dei tasti dal bordo delle tastiere dei portatili che ha comprato o provato. Tutta questa sapienza a qualcosa servirà pure, no?
Intanto, mentre aspettano che arrivino i famosi acquisti dal Giappone (ci vuol pazienza per certe cose), Antonio si è comprato un visore con pentaprisma per la sua vecchia Hasselblad 500C. La macchina è originale, il visore è un clone russo della Kiev 88: la famosa Hasselblaski (nota: nel frattempo è arrivato e va alla grande). Bello scattare a pellicola, per carità, ma Antonio sta aspettando da quindici anni che i dorsi digitali dell’Hasselblad diventino economicamente abbordabili. Prima o poi ce la farà.
Cose lette a questo giro: Cime tempestose nella nuova traduzione, che secondo Riccardo è come leggere Dostoevskij. Poi L’immagine infedele di Claudio Marra sulla falsa rivoluzione della fotografia digitale (saccente per come è scritto ma l’idea di fondo è buona, dice Antonio) e infine Sapere di Alessandro Carrera (perché la conoscenza è importante e va comunicata).
Da ultimo, l’intelligenza artificiale: perché ChatGPT è il Commodore 64 della generazione che sta
nascendo adesso. Lo avranno avuto a disposizione fin dal principio e crescendo lo daranno per scontato. Ma fare arte, la sensibilità artistica, è un’altra cosa e non dipende dalla macchina, analogica o digitale che sia. Invece, bisogna guardare le cose dalla giusta prospettiva, che è quella della strana teoria di Antonio sul cavernicolo con le mani intinte nella pasta colorata che disegna gli animali sulla volta della caverna.
Tutto si tiene, le tastiere, ChatGPT, la rice di Riccardo che è un ambiente per essere creativi, e la modernità degli antichi romani, che erano gente sofisticata come lo siamo noi. Per dire: è presuntuoso pensare che quelli prima di noi fossero tutti dei pirla e che solo noi abbiamo capito tutto. Non è così, e non è mai stato così.
Dopodiché, una volta bisognerà riprenderlo per bene, questo maledetto argomento. -
Siamo sbarcati nel 2023 e abbiamo subito capito che era come l’anno precedente, solo con nuovi libri da comprare
→ Note della puntata: https://tilde.show/podcast-24/
Due cari ragazzi che si parlano una volta ogni tanto ma religiosamente a distanza. Per esempio, questa volta Antonio è un po’ in crisi perché sta leggendo poco. Ma Riccardo viene in soccorso con un paio di consigli niente male, come Immaginare le storie di Giulio Mozzi e Valentina Durante oppure l’Harry Potter illustrato da MinaLima. Costicchia, ma non bisogna dimenticare che tra le altre cose belle del Natale c’è che il giorno dopo sui mercatini si trova tantissima roba “usata-ma-nuova” a prezzi molto bassi.
Non è finita qui, ovviamente. In realtà Antonio qualcosa compra sempre e fa i suoi mucchietti di libri che non legge. Come Ready Player Two di Ernest Cline, il seguito del romanzo diventato il filmone di fantascienza sui metaversi, una raccolta in inglese di cose di Antoine de Saint-Exupéry, lo Schiaccianoci (pardon, The Nutcracker) e soprattutto il libro Emerging Tokyo di Jorge Almazán, che racconta la ricetta magica della capitale giapponese, cioè la sua capacità di essere gigantesca ma non schiacciante grazie a un modo di svilupparsi dal basso molto interessante. Più di quello di Milano, che negli ultimi venti anni si è gentrificata, cioè si è fatta bella, ha cacciato i suoi abitanti e ce ne ha messi di nuovi e più ricchi.
Riccardo sorride, perché questa volta Antonio con Milano sembra lui quando parla di Roma. Ma si sa che quando ci abiti da un po’ di anni, a una città cominci a volergli bene e quindi ne parli male. A Milano comunque c’è sempre la Hoepli, il tempio del libro, oltre che casa editrice, che vale la pena visitare. L’invito di Antonio è partito: Riccardo lo ascolterà?
Parliamo d’altro: software. Come si fa a vendere un software che dovrebbe essere open source ma invece, dopo due anni di lavoro, viene proposto a pagamento? Superbacked è questo, una app costosa per creare qualcosa di supersicuro (codici QR per gestire le passphrase) che la community non accetta non sia open source e non vuole pagare. C’è anche il clone in Rust, Hyperbacked. Una vicenda che il titolare di Superbacked, Sun Knusden, spiega così. La domanda a questo punto diventa: come si vende il software, allora?
Altro tema “scottante”: le fotocamere degli smartphone sono razziste? Se lo chiede uno dei più grossi creator americani (e quindi del mondo), Marquis Bronlee, alias mmkbhd. La risposta non vi piacerà.
Questo porta a un altro ragionamento sul funzionamento dei siti: se Inps, banca e poste funzionassero come Amazon, tutto il nostro Paese avrebbe fatto un bel salto in avanti. Invece, indovinate con chi ha fatto una convenzione l’agenzia nazionale per la cybersecurity? Inizia con la M e finisce con ft.
Beh, chiudiamo con un pensiero alternativo, I video di Sprouht, che è andato in giro a chiedere ad anziani scelti a caso per strada quali sono stati i loro più grandi errori e rimpianti. Fate tesoro, gente. -
Puntatona natalizia dove si scoprono cose come l’Odissea in prosa, la voglia di fare libri a mano, e gli NFC mancati.
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-23/
Prima di parlare della rivoluzione del web ai tempi dell’intelligenza artificiale parliamo dell’home-office di Antonio. Ma voi lo sapevate che Riccardo ha cambiato la vita di Antonio? No? Neanche Riccardo. Però ormai il piccolo studio di Antonio è costruito a immagine e somiglianza di quello di Riccardo. Son cose che capitano anche queste.
E poi parliamo della rivoluzione del web. Altro che software che mangia il mondo. In realtà il problema è l’intelligenza artificiale che si mangerà tutto, a partire dal web. Crudo e senza neanche condirlo. Perché il web è pieno di cose scritte, e adesso saremo sommersi da quelle tirate fuori a nastro dall’AI. La scrittura di contorno verrà schiacciata e noi ne vedremo delle belle.
Mica è finita: anche questa è una puntata ricca, come al solito. Alla fine dell’anno gli altri podcast fanno previsioni, raccontano le cose successe e quelle che faranno, e in generale si parla di feste e di relax. Ci si vuole bene. Noi invece no, neanche per sogno, maledetti Toscani che non siamo altri. Sembra un lunedì qualunque. Quindi, si parla di giornali che fanno i furbetti pubblicando le foto prese dalla rete e di troll delle immagini che raccattano soldi minacciando cause ai siti che pubblicano la jpg sbagliata.
Si parla anche di motori di ricerca. E delle penalizzazioni che il loro strapotere ha portato a tutti i siti. Ma siamo anche usciti dalla nostra bolla tecnologica e Antonio ha parlato della sua cartolina Mostly Happy New Year per i lettori del suo sito (ma la potete prendere anche voi qui, se volete) con l’idea poi di fare anche un libro tutto a mano, perché no. La cartolina è bella, però, e ve la spedisce lui a mano con tanto di francobollo e tutto il resto.
Ovviamente abbiamo parlato di Elon Musk (come evitarlo?), che sta mettendo sul piatto dei problemi enormi come la privacy, il tracking degli utenti e la loro libertà di espressione, ma in modo assolutamente idiota.
Ci sono poi i libri, argomento di cui si parla sempre volentieri da queste parti: Riccardo ha finito quello sullo storytelling e sta leggendo Human Hacking pubblicato da Apogeo, un manuale sull’ingegneria sociale. Abbiamo citato Cime tempestose di Emily Brontë, morta a quanto pare assieme alle due sorelle (e al fratello) per via della falda inquinata dal vicino cimitero del loro piccolo paese nella provincia inglese dove vivevano.
Invece, quell’episodio della caccia alle streghe di Salem a cui fa riferimento Riccardo forse è questo (ma più probabilmente un’altra cosa che non ci ricordiamo). Riccardo poi ha tirato fuori dal cilindro anche Morti favolose degli antichi di Dino Baldi, libro spettacolare sui casi di morte più ammirevoli, impressionanti ed esemplari tratti dall’antichità greca e latina.
Antonio invece ha scovato una collana che adesso adora: i libri della Penguin Classic formato “telato” (anzi, “clothbound”) creati da Coralie Bickford-Smith, una designer britannica spettacolare e talentuosa, e vorrebbe quasi quasi fare il libro con gli estratti della sua newsletter usando questo tipo di legatura e copertina, ma facendo tutti a mano. Artigianato estremo: dopo la tastiera di Riccardo, potremmo veder arrivare anche il libro di Antonio, insomma. Si prospettano tempi non brevi.
Tra l’altro, Antonio in questi giorni ha letto Breakfast at Tiffany’s di Truman Capote, che è un libro semplicemente spettacolare, facile da leggere anche in inglese e molto più moderno di quanto non potremmo pensare. E attenzione, attenzione, per leggerlo si è dovuto fare gli occhiali da lettura (ci teneva a farvelo sapere).
Finiamo parlando di serie da vedere (Wednesday su... -
Fare lezione stanca, ma anche scrivere: eppure la creatività non si esaurisce mai. E poi un giro di tavolo sui social, tra quelli che ci piacciono e quelli che anche no.
Siete pronti? Perché nei prossimi 46 minuti sarà un vero ottovolante di temi, libri e ragionamenti vari.
→ Note della puntata: https://tilde.show/podcast-22/
Intanto, Riccardo è da solo a casa (niente di grave, ma la sua ragazza è bloccata dai genitori con il Covid) e lui può realizzare quel sogno di fare l’eremita cittadino che coltiva da anni. Antonio invece è bello brasato dopo due settimane di lezioni fatte a un corso serale 18-22: insegnare stanca.
Anche per questo si parla di sforzo fisico e sforzo di creatività: il lavoro di scrittura e l’importanza di “avere una voce” più che di essere tecnicamente esperti. Tante idee, forse un po’ troppe, ma decisamente interessanti.
Riccardo, poi, ce l’ha con Youtube (e come dargli torto), mentre Antonio cerca di spiegare il suo punto di vista su Twitter, che usa in modo molto basico ma comunque ha un’opinione. Tuttavia Antonio, seguendo la filosofia di riportare le sue parole disperse dentro il recinto del suo sito, con un paio di ricette su IFTT salva una copia di tutto il suo flusso Twitter e Instagram su Dropbox. Sono cose di cui poi non se ne farà mai niente, sia chiaro, però l’idea è buona.
Poi c’è anche da ragionare un po’ sull’identità digitale: da questo punto di vista Riccardo ha la vista lunga: il futuro è peer-to-peer. Antonio invece è ancora sotto shock perché i suoi studenti sono tutti nati dopo il Duemila. Un po’ fa impressione invecchiare, ammettiamolo.
Sarà per questo che, tra qualche protesta, lamentazione e commento inacidito, i nostri due ladri di tè alla loro ormai venerandissima età somigliano sempre più a Statler e Waldorf, i due vecchietti del Muppet Show. Anche fisicamente? Un po’ sì, dai. -
Nonostante un problemino di produzione (ci siamo persi una registrazione) siamo ancora qui, con qualche storia nuova da raccontare
→ Note della puntata: https://tilde.show/podcast-21/
Tra inghippi fisici di Riccardo, diete di Antonio e qualche disastro nella registrazione precedente andata ahimè perduta, i nostri eroi tornano sulla ribalta dei podcast. E questa volta si è parlato di poco meno di mille e una cosa.
A cominciare dal buon Antonio, che si stupisce ancora (alla sua tenera età e nel 2022!) di poter comprare degli adesivi a mezzanotte dal letto con il telefonino. E Riccardo che giustamente gli ricorda che la notte il telefonino va tenuto spento, non acceso per di più a letto.
In questo podcast, voi lo sapete, ci sono come sempre i famosi “momenti libro” e neanche questa volta ci smentiamo. Ad Antonio per esempio arriva il nuovo volume di James Bond in diretta (letteralmente, suona il campanello e c’è il corriere) mentre Riccardo spiega che sta facendo una collezione “usata” di vecchi libri di Giulio Verne: filoni della fantasia, della fantascienza e varie altre cose tutte prese nei mercatini.
Ma quale sarà il futuro del libro? Secondo Antonio potrebbe essere qualcosa di unico e fatto a mano, come nel finale del terzo film del Signore degli Anelli. È il motivo per cui, per la sua newsletter Mostly Weekly sta preparando qualche sorpresa (cartoline personalizzate? stampa del primo anno della newsletter? rotolini di carta termica con una raccolta di parole giapponesi?) anche se Riccardo ricorda che, ahimè, il 40% di quello che viene spedito per corrispondenza postale va perduto.
Parlando sempre di libri, Antonio sta finendo di mettere online il primo dei suoi vecchi libri (finalmente!). Il primo è Dino Zei, il mago degli orologi ma il merito è di Riccardo che gli ha indicato il framework da usare (guardatelo, è davvero carino).
Ancora a proposito di libri: ringraziamo Matteo per aver regalato a Riccardo il libro su Patagonia!
Ma qui si legge o si parla solo? Beh, Antonio un manga se lo sta leggendo. È Frieren, un manga che racconta cosa succede quando è finita l’avventura, ed è un piccolo gioiello; invece Riccardo sta provando a leggere e scrivere con un monitor eInk costoso ma fenomenale in quanto a resa. Si chiama Boox Mira e se Riccardo lo vende a qualcuno di Milano prima lo manda su ad Antonio, così lo prova un po’ anche lui e poi lo consegna di persona. Che ne dite?
Fine. Anche questa è stata una puntatona, dentro c’è molto di più di quanto abbiamo messo qui, ma non vogliamo rovinarvi la sorpresa. Invece, avanti tutta, e ricordate di lasciare le recensioni a Tilde sulle app per far andare avanti il nostro. Ma già lo sapete come funziona. Grazie! -
Sopravvissuti alla bella stagione con danni contenuti, adesso siamo belli carichi e ne abbiamo di cose da dire!
Lo sapevate che le trackball si lubrificano con un po’ di grasso del naso? Antonio no, e visto che (forse) gli sudano le orecchie, potrebbe essere una nuova opportunità lavorativa per quest’inverno di crisi che avanza!
→ Note della puntata: https://tilde.show/podcast-20/
Scherzi a parte (ma neanche poi tanto), dopo una pausa estiva particolarmente intensa siamo tornati. Riccardo con un nuovo microfono dinamico (lo sentite quando parla) e Antonio con un giro a Cupertino a vedere i nuovi aggeggi di Apple appena sfornati da Tim Cook.
Intanto, sappiate che a Riccardo si è rotta la cancellazione del rumore delle AirPods Pro, mentre Antonio è andato a far flanella a Madrid, cercando locali con estetica Instagram dove scrivere la sua newsletter (ne ha trovati una dozzina). Casomai ve lo steste chiedendo, il trucco per collegare il MacBook al cellulare italiano e non finire i giga del roaming europeo è un’utility che si chiama TripMode, fedele compagna di viaggio da anni.
Ma Tilde~ non è un podcast in cui si parla solo di fatti nostri: ci sono anche ragionamenti sull’opportunità mancata del software libero per la pubblica amministrazione, la sicurezza dagli attacchi di malintenzionati e un po’ di altre cose che non vi spoileriamo (forse).
Abbiamo parlato di libri, come al solito: quelli letti da Antonio e quelli letti da Riccardo: la lista è qua sotto. Attenzione, a proposito, che Antonio sta preparando una cosa per pubblicare online i suoi vecchi libri sul sito. Grazie a una dritta di Riccardo, ovviamente. Ma ci vuole ancora un po’ di tempo, vi avvertiamo noi casomai.
E poi, un po’ alla rinfusa perché sennò vi spoileriamo davvero tutto il podcast: Patagonia, che adesso ha come azionista unico il pianeta Terra; il Watch Ultra di Apple: modaiolo come un Rolex o strumento vero per lo sport? E poi, a cosa serve il Quantified Self? (Spoiler alert: a poco o niente: imparate ad ascoltarvi e a meditare, perché raccogliere solo numeri non serve a niente).
Infine, visto che non è un vero libro lo citiamo qui: Se Tony Fadell con il suo Build è lo zenith, al nadir c’è Steven Sinofsky che sul suo Substack sta scrivendo in pubblico il libro sulla grande storia di Microsoft vissuta in prima persona. Uno si è inventato l’iPod e l’altro ha fatto uscire Office e Internet Explorer, per dire.
Insomma, una puntatona che apre la nuova stagione: arriva l’inverno ma noi teniamocela vicina al cuore e andiamo avanti con coraggio! Come sempre, del resto. -
Sempre noi, sempre qui: leggermente laggati rispetto alla nostra rispettiva percezione del tempo ma si sa, è anche il nostro bello.
→ Note della puntata: https://tilde.show/podcast-19/
Una super puntata XL dove abbiamo parlato un po’ di tutto: dal documentario sui Beatles, che è piaciuto parecchio a Riccardo, alla nuova postazione di lavoro di Antonio passando per un bel po’ di libri, intelligenze artificiali, viaggi, M2 e tanto altro.
Soprattutto: dovevamo fare anche il punto di com’è andato quest’anno. E poi, dopo i viaggi di Antonio (la WWDC di Apple e AWS re:MARS di Amazon durante giugno) e la vacanza in Sicilia di Riccardo, abbiamo anche parlato di libri letti. Trovate la lista qui sotto ma insomma, Autostop con Buddha di Will Ferguson è davvero tanta roba. E potrebbe essere la base per un viaggio in Giappone di Riccardo e Antonio. Ma non per fare la maratona, bensì per comprare videogiochi! Ebbene sì, lo abbiamo ammesso. È l’obiettivo del 2023.
Abbiamo anche avuto modo di parlare di Apple e della WWDC, i nuovi MacBook Air M2 e soprattutto l’Apple Park: chissà cosa se ne faranno tra cento anni… Mentre Riccardo pianifica l’acquisto di un nuovo MacBook (solo per l’estate), Antonio discetta delle specifiche dei nuovi computer e del loro aspetto estetico.
E poi libri, libri, libri. Veramente tanti libri (dopotutto è passato un anno). Nel frattempo Antonio ci ricorda che, oltre alla sua newsletter, ha fatto anche un mini programma radio in cui parla di un libro in 5 minuti (si trova qui). Tutto per dire: meglio leggere meno ma meglio.
Ah, c’è stato anche da parlare di Intelligenza Artificiale: oltre all’intervista, al podcast (entrambi in inglese) e al video di Mr Rip (in italiano), c’è anche la vecchia puntata di Tilde (la 17ª). E cosa abbiamo detto noi? Che queste idee di AI che sono davvero intelligenti è ahimè una presa in giro. E anche i filosofi purtroppo parlano parlano ma non sono mica tanto all’altezza. Forse perché non capiscono l’aspetto tecnico?
Infine: il sociale su Internet. Non cresce e non ha memoria. I Covid non ci ha insegnato niente. Ma abbiamo un’idea: cercare un’Internet diversa, forse noiosa ma fatta da persone che trattano di cose interessanti e lo fanno per bene. Ad esempio, spiegando senza pregiudizi cosa sta succedendo nel mondo delle cripto. O come fare a mangiare più sano, magari anche un po’ vegano, che tra l’altro fa bene al pianeta. Ce ne saranno di cose da dire, nella nuova stagione di Tilde! -
Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo usato l’intelligenza artificiale di Trenitalia! Anzi no. Stiamo scherzando. La puntata 17 di Tilde è stata condotta dall’intelligenza artificiale di OpenAI, GPT-3, questo lo sapete. È stato un lavorone, ma per capirlo ci vuole qualche spiegazione, sennò sembra davvero che abbiamo giocato con Siri sull’iPhone.
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-18/
Invece, è un po’ più complicato di così: abbiamo fatto molte più cose e le abbiamo spiegate passo passo in questa che è veramente l’ultima puntata della stagione.
In questo lungo dietro le quinte, spieghiamo il perché e il percome di tutto. Da dove siamo partiti (c’è anche il trailer che avevamo preparato all’inizio dell’anno per il primo tentativo andato miseramente in buca), come abbiamo operato e poi perché le reti neurali sono una gran cosa e tutto il lavoro di cesello che c’è stato per consentire al computer di esprimersi al meglio delle sue possibilità.
Attenzione, perché vi spieghiamo non solo come abbiamo fatto a fare la puntata del podcast condotto dall’intelligenza artificiale, ma vi spieghiamo anche come funziona GPT-3 dal punto di vista pratico: non è una cosa che trovate da tutte le parti.
Alla fine siamo riusciti a fare quel che ci interessava, cioè provarci, capire questa cosa e poi condividerla. Secondo noi la volta scorsa abbiamo tirato fuori una chicca di quelle buone, da spilluzzicare con gusto; ne siamo soddisfatti. Però, prima di salutarci e andare in villeggiatura a ricaricare le batterie, ci siamo messi un attimo anche a parlare di libri per l’estate. Li abbiamo indicati qui sotto. -
Ci siamo riusciti e ne siamo molto orgogliosi: abbiamo fatto condurre un’intera puntata di Tilde all’intelligenza artificiale. In questa puntata il nostro è stato solo un ruolo di intervistati e di tecnici del suono, gestori del mixaggio e facilitatori, ma il “pensiero originale” è quello della rete neurale di GPT-3 in italiano.
Note dell'episodio: https://tilde.show/podcast-17/
Abbiamo scelto l’argomento (podcast e libri) e risposto alle domande dell’intervista che la nostra intelligenza artificiale (non abbiamo voluto darle un nome perché i computer si arrabbiano se li antropomorfizzi) ci ha posto e ai commenti che ha fatto dopo aver “capito” le nostre risposte. Abbiamo scelto una voce femminile solo per contrasto con le due nostre maschili, per il resto quello che sentite è stato veramente e solamente “pensato” dalla macchina.
Non è stato un lavoro facile, intendiamoci: convincere una intelligenza artificiale a fare una cosa complicata come condurre un podcast con due ospiti non è per niente banale e richiede molto lavoro intorno; ve ne parleremo in una puntata di coda a questa prima stagione di Tilde, che arriverà più avanti. Per adesso noi ci si ferma qui. A voi, intanto, giudicare il risultato.
E ricordate: state ascoltando il primo podcast in Italia (e forse nel mondo) condotto in modo autonomo da una intelligenza artificiale. Oh yeah! -
Un doppelgänger è un doppione, un sosia, addirittura un gemello nascosto e maligno. In questo caso no, giochiamo semplicemente con il termine per indicare un omonimo, di cui sono dotati sia Antonio che Riccardo. Altri Antonio Dini e altri Riccardo Palombo che si aggirano per l’Italia e mondo (e che magari potrebbero fare un altro podcast insieme, oppure magari sposarsi tra loro).
Note dell'episodio: https://tilde.show/podcast-16/
In realtà il podcast di oggi era partito con tutto un altro tenore: c’era da parlare dell’iMac 24 M1, che Antonio ha provato e a cui è piaciuto molto, mentre Riccardo è decisamente perplesso e ha le sue buone ragioni per esserlo. Ma poi come succede sempre gli argomenti hanno cominciato a inseguirsi e cambiare rapidamente. Però uno molto importante è stato toccato: il tema dell’eredità digitale. Cosa ne sarà di tutte le nostre cose fatte di bit dopo che non ci saremo più? Non è un argomento secondario e qui Riccardo ha cominciato a fare un gran lavoro a partire dal suo articolo “Sopravvivere a se stessi” di qualche giorno fa: se ne riparlerà ancora e in maniera più strutturata, ma per adesso basti sapere che da questo argomento sono seguiti discorsi sui token, le blockchain (e i domini .crypto), insomma tanta roba come al solito, inclusa una piccola apologia a Wordpress fatta da Antonio (bravo, era l’ora).
Potevano mancare un po' di libri da leggere? Certo che no: li trovate qui sotto, nella lista dei libri citati. Tra questi purtroppo uno che non troverete: si chiama Tokāidō ed è stato scritto da John McBride: è fuori commercio ma in giro per la rete a guardare bene se ne trovano versioni scaricabili. È un peccato ma è anche la base dell’idea che i libri vadano comunque preservati, e che quelli in digitale dovrebbero essere parte di una conoscenza comune, patrimonio dell’umanità. Ci credeva un grande come Aaron Swartz e ci credono i volontari che fanno progetti per preservare i contenuti, ma dovrebbe essere un pensiero di cui si prendono cura anche gli autori stessi, anziché lasciare tutto in mano alle case editrici.
Infine, un aneddoto: alla posta un povero straniero è stato mandato via da un impiegato perché, come testimonia Riccardo, “Non siamo tenuti a parlare inglese”. Quanta tristezza. -
Puntata veloce ma soda, come si dice. Questa volta siamo stati belli concentrati e abbiamo cambiato argomento solo venti volte, o giù di lì. Forse una o due meno della media.
Note (e link) della puntata: https://tilde.show/podcast-15/
È difficile spiegare dove siamo andati a parare e soprattutto come ci siamo arrivati: meglio ascoltare la puntata. Però, per i più curiosi, abbiamo parlato di libri belli (“Compro libri, anche in grande quantità” di Giovanni Spadaccini) e libri davvero molto belli (i diari di Virginia Woolf) che quasi ti rovinano il gusto di quello che leggi dopo. Però anche fumetti belli, come quello di Osamu Tezuka, che ci ha fatto pensare a come si fa a gestire un’opera complessa facendo attenzione al dettaglio e all’architettura complessiva. E poi Riccardo è rimasto molto perplesso perché c’era la biografia di Matthew McConaughey che è stata recensita un po’ troppo bene (attenzione: la versione per Kindle del libro non funziona).
Poi tra gli altri ci sono due temi e mezzo che sono più caldi del solito, in questa puntata: le AirTag, che Antonio ha recensito in anteprima (e un po’ ci chiediamo: ma ci sono davvero così tanta persone che perdono le chiavi di casa ogni giorno? E poi, perché tutte queste paranoie sugli stalker? Possibile che il mondo sia solo pieno di gente brutta?) e la tastiera che Riccardo sta montando un pezzettino alla volta, saldatore alla mano. È un progettone, lo vedrete presto in video (forse) ma soprattutto, dice Riccardo, credevo di aver saperne di tastiere ma adesso ho capito che non ne sapevo quasi niente. Bisogna costruirla una cosa per capire come funziona. Come diceva Richard Feynman, dopotutto, “quello che non posso ricreare non lo posso capire”.
A proposito di costruire, il mezzo tema che avanzava è il bonsai della Lego, che Antonio ha costruito facendosi aiutare da suo figlio ottenne, sennò era ancora là che cercava di finirlo. A Riccardo non piace, ma sul Mac Mini M1 di Antonio illuminato di tre quarti ci sta alla grande. Infine, sia Antonio che Riccardo sono al lavoro su un po’ di articoli e cose varie da chiudere perché tutti e due hanno una gran voglia di andarsene un po’ in vacanza, quando riapre l’Italia. Come dargli torto? - もっと表示する