エピソード

  • Festival del Respiro: la respirazione come pratica fondamentale

    Oggi a Unica Radio si è svolta l'intervista a Giulia Muroni, curatrice del Festival del Respiro, un festival nomade di arti performative di Sardegna Teatro che si terrà dal 19 al 29 giugno 2024. L'intervista è partita proprio dall'idea del festival, dove Giulia ci ha spiegato che nasce nel 2020 con la drammatica parentesi pandemica che ha costretto tuttə a interrogarsi sull'importanza del respiro, quindi quasi a fermarsi ed esplorare questa pratica apparentemente semplice e comune ma che racchiude dentro se un grande potenziale.

    Il Festival del Respiro parte sia da questa considerazione che da altre che sono da ricercare in un fattore geografico, partito da un luogo ex minerario nel quale si è iniziato a pensare e sperimentare le capacità delle arti performative: l'idea era quella di dialogare con le nuove ecologie e con una mutata percezione dell'ambiente. Fondamentale quindi la comprensione dell'importanza del respiro, pratica da cui prende il nome lo stesso festival.

    Successivamente si è passati a parlare di quanto effettivamente sia importante la respirazione e qui emerge che questo aspetto è dato soprattutto dall'essere comune a tutti gli esseri viventi, poiché permette le loro esistenze. La respirazione di fatto unisce i viventi all'ambiente, ambiente da cui trae possibilità e pulsazioni agendo in un territorio di interdipendenza.

    Parlando dell'organizzazione del festival Giulia Muroni spiega che inizierà con un lavoro già precedentemente proposto dal titolo "Città che cammina", un lavoro che ha una lunga attraversata dentro la città di Cagliari per rimarcare l'importanza di un profilo side specific, vale a dire delle performance proposte declinate e lavorate sul luogo. Si parla quindi del teatro non come contenitore di prodotti già finiti ma come un luogo in cui i processi vengono modellati e di volta in volta forniscono dei modelli differenti per chi assiste.

    Gli artisti presenti

    Si parla poi dei numerosi artisti che saranno presenti al festival, tra cui i Dom, un gruppo anarchico, queer, ibrido che ha base a Roma ma che lavora in tutta Italia, i Motus, altro gruppo della zona di Rimini molto importanti nella storia contemporanea della performance in Italia con un lavoro interessante che si chiama MDLSX, ci saranno Industria Indipendente, Cristina Kristal Rizzo, Parini Secondo e Thjerza Balaj, un'artista più legata al mondo della danza.

    Ci sarà inoltre Basel Zaraa che proporrà, in una performance uno a uno dal 23 al 29, un racconto fatto attraverso gli oggetti della propria casa natale in un campo profughi che ormai non c'è più. Un racconto, quello di Zaraa, che nasce dall'esigenza di raccontare alla propria figlia che cosa accadde alla sua casa d'infanzia, una storia che merita indubbiamente di essere raccontata e che con l'arte trova la sua massima espressione.

    Successivamente Giulia si sofferma brevemente, un pò come nella pratica della respirazione, a riconoscere la gratitudine verso la sua opportunità per aver lavorato e di lavorare a questi progetti che insegnano tanto e che lasciano tanto, di poterli vedere e toccare con mano. Una grande ricchezza che va a sviluppare una forma di spettatorialità critica, aperta e senziente in un territorio di continuo confronto.

    Il contatto fra la natura e i suoi viventi

    Ci si sofferma poi sul tema della natura e del suo contatto con i viventi, dove secondo Giulia la natura non è qualcosa di distinto e distante dai viventi, bensì pensa che loro stessi siano natura e che questa dicotomia tra natura e cultura sia ormai superata. Pensa quindi che questo processo sia necessario e che sia come un atto di posizionamento per immaginare dei futuri possibili.

    L'intervista si conclude discutendo dei progetti per il futuro, progetti per i quali Giulia si definisce entusiasta. Numerosi di questi lavori saranno sempre rivolti a quello che non hanno ancora raggiunto, creando possibilità a partire dai primi anni dell'infanzia, contesto su cui stanno rivolgendo lo sguardo, un contesto di incontro perfetto fra l'infanzia e le magie delle arti performative, partendo proprio dall'idea che non esista un luogo e un'età adatta per farlo e che quindi ogni età e ogni luogo si debbano adattare a ricevere tutte queste possibilità di sognare i futuri.

    Qui sotto il programma del festival:

  • Abbiamo intervistato Roberto Zucca, autore della collana "Storie di Sportisola". Il quarto volume tratta del volley maschile

    Lo sport è la passione di Roberto Zucca, giornalista pubblicista, blogger e autore di "Storie di Sportisola", la collana che raccoglie i racconti dei personaggi più importanti del panorama sportivo sardo. Ogni volume affronta uno sport diverso; il volume IV, l'ultimo pubblicato, raccoglie le vicende dei protagonisti del volley maschile. Sul suo blog Sportisola, Zucca aggiorna i suoi lettori sulle ultime novità dello sport isolano che preferisce e sui suoi personaggi più importanti. I suoi libri sono una selezione e un ampliamento delle storie del suo blog, persone che si sono distinte nel corso di questi anni per il proprio talento sportivo.

    Ai nostri microfoni, Zucca ci ha raccontato i suoi inizi come cronista e come redattore, da cosa scaturisce la sua passione per lo sport e come mai ha deciso di creare questa collana di volumi tematici. Ci ha anche raccontato le sue esperienze come consulente e autore di diverse trasmissioni televisive e radiofoniche, spiegandoci come è riuscito a renderle interessanti per il pubblico. Inoltre, ci ha spiegato quanto la sua presenza sul web lo abbia aiutato a differenziarsi dagli altri: Sportisola, infatti, è il suo modo di condividere la sua passione con i suoi follower più affezionati. Per concludere, ha dato un consiglio a chi sta muovendo i primi passi come cronista sportivo e ci ha dato un parere sull'importanza dello sport nella nostra vita quotidiana.

    Classe 1984, Roberto Zucca è laureato in Filologie e Letterature Classiche e Moderne presso l’Università degli Studi di Cagliari. Oltre a scrivere per il suo blog, collabora con diverse testate nazionali in qualità di redattore in ambito sportivo e non solo. Ha anche lavorato come consulente di alcune trasmissioni televisive e radiofoniche del Gruppo Mediaset.

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  • Le donne raccontate attraverso le opere di Mabi Sanna e Augusto Mola all'interno della mostra Di Cielo in Terra a cura di Ivana Salis

    Ivana Salis ha curato una nuova mostra il cui tema centrale, richiamato dalla citazione dantesca, è la donna. Questo metterà d'accordo due espressioni artistiche agli antipodi, ma che troveranno la quadra attraverso proprio la figura femminile. "Di Cielo in Terra", qualcuno aggiungerebbe, "a miracol mostrare", citando proprio il famoso sonetto "Tanto gentile e tanto onesta pare" dell'Alighieri. Il tema della donna, di questi tempi, è spaventosamente attuale: nonostante le tante battaglie, la vita in società per la donna è ancora un cruccio, ben lontana dall'immagine angelica della Beatrice stilnovista.Tanta ancora la discriminazione, tante le violenze, l'annichilimento, il sangue. Questa esposizione vuole però mettere in luce l'aspetto della delicatezza e, per certi versi, dell'etereità che sono propri della femminilità.

    Pennellate eteree e sculture delicate

    Due artisti, due diversi linguaggi. Un connubio perfetto fra due espressioni artistiche agli antipodi.La prima è Mabi Sanna: pittrice. Le sue pennellate descrivono una donna senza volto, e danno un senso di etereità. I colori a olio creano atmosfere che si confondono fra loro, indefinite, ora terrose, ora celesti, poi fosche, e limpide. Imprescindibile la componente contemplativa, tipica della Sanna, che si rifà alle sacre scritture nelle sue composizioni pittoriche.Il secondo è Augusto Mola: scultore. Il suo linguaggio ha echi molto antichi, che risalgono all'arte di suo nonno, che in lui ha perdurato e si è evoluta. La sua scultura si caratterizza per delicate figure di ceramica smaltata, che richiamano i diversi luoghi della Sardegna, specie negli abiti.

    La mostra sarà visitabile sino al 22 giugno con orari di apertura il giovedì e venerdì, dalle 18.30 alle 21.30. Il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 13 e la sera dalle 18.30 alle 21.30.

  • Il progetto "La mia casa è la tua casa" dell'Istituto Comprensivo di Quartu Sant'Elena si è rivelato un’esperienza straordinaria per i giovani studenti, arricchendoli sotto molteplici aspetti.

    In un'epoca sempre più digitale, in cui i giovani tendono ad allontanarsi dalle attività fisiche, il parkour rappresenta un valido strumento per contrastare i ritardi nell'apprendimento degli schemi motori e gli scompensi cognitivi associati. Rispetto agli sport tradizionali, il parkour è meno specializzante e non competitivo, offrendo un vasto vocabolario di movimenti e un approccio più inclusivo e versatile.

    Durante gli incontri svolti nel cortile della scuola per il progetto "La mia casa è la tua casa", i bambini hanno esplorato diverse tecniche attraverso progressioni graduali, adattandosi all’attrezzatura disponibile. Hanno praticato esercizi di scavallamenti, arrampicata, equilibrio e salti, attività che, sebbene possano sembrare semplici, sono spesso eseguite male dai bambini non abituati a tali movimenti. Il coach Matteo ha svolto un ruolo cruciale nel motivare e incoraggiare gli studenti, aiutandoli a superare le loro difficoltà emotive e promuovendo la responsabilità disciplinare come valore fondamentale.

    Le testimonianze dei bambini rivelano l'impatto positivo che questa esperienza ha avuto su di loro. Marco ha imparato l'importanza di non arrendersi mai e di continuare a provare.

    Il parkour

    Il parkour, disciplina sportiva ora riconosciuta anche dal CONI, offre un'opportunità unica per sviluppare un miglior utilizzo del corpo sia dal punto di vista delle abilità condizionali che coordinative. Attraverso tecniche specifiche, questa disciplina consente di lavorare contemporaneamente su forza, coordinazione e agilità, qualità essenziali per una crescita equilibrata.

    Le interviste

    Le classi quinte hanno giocato un ruolo fondamentale, documentando le attività dei loro compagni delle classi quarte attraverso interviste e la creazione di podcast. I ragazzi delle quinte hanno intervistato i giovani parkouristi e artisti, raccogliendo testimonianze dirette sulle loro esperienze, sfide e successi. Questi podcast non solo hanno fornito un resoconto accurato delle attività di parkour e graffiti, ma hanno anche creato un ponte comunicativo tra le diverse classi, promuovendo la condivisione e la collaborazione. Il progetto ha stimolato le competenze comunicative e tecniche degli studenti delle quinte, rafforzando la loro capacità di ascolto e narrazione.

    Il murale

    Durante il progetto gli studenti hanno avuto l'opportunità di esplorare la loro creatività attraverso l'arte del graffito, iniziando dalla creazione della TAG del proprio nome. Ogni studente ha progettato e realizzato un graffito unico, utilizzando colori vivaci e tecniche apprese durante le lezioni. Questo lavoro ha permesso ai ragazzi di esprimere la propria identità e individualità, incoraggiandoli a scoprire e valorizzare il proprio stile personale. Il cortile della scuola si è trasformato in una galleria d'arte a cielo aperto, dove ogni TAG racconta una storia e riflette l'impegno e la passione di ciascun alunno.

  • Manod'Opera: oltre la trasmissione dei saperi antichi

    Su Unica Radio si è svolta l'intervista ad Antonio Murgia, referente dell'Associazione Culturale degli Uffici d'Arte di Villanova per la mostra Manod'Opera prevista il 16 Giugno a Sassari. La mostra nasce da uno studio svolto dall'Associazione circa la produzione della ceramica in Sardegna ma il loro obiettivo per questa esposizione è stato concentrarsi e proporre qualcosa di diverso, che non fosse la solita mostra di ceramica con oggetti di uso quotidiano. Si è pensato quindi di coinvolgere artisti che lavorassero manufatti, da qui il nome della mostra "Manod'Opera", adatti ad una rappresentazione dell'arte contemporanea attraverso questi materiali.

    Antonio Murgia ci ha spiegato com'è nato lo stretto legame che ha caratterizzato l'unione nella mostra tra la panificazione e la ceramica, che si traduce in niente di più vicino alle abilità della panificazione e la della produzione ceramografica, due modalità di vita e di lavoro accomunati dal processo di realizzazione di manufatti. La loro vicinanza è data anche per i sorprendenti risultati che si hanno nel tempo, la preparazione di materie vive parte già dalla lavorazione dell'impasto, dalla sua modellazione sino alla cottura e anche alla decorazione. In Sardegna è infatti diffusa la panificazione attraverso l'utilizzo di forme di decorazione per la produzione di pani che solitamente vengono utilizzati in occasioni particolari della vita di noi sardi come matrimoni, cresime e battesimi. Le procedure delle due lavorazioni, sorelle di sapere, sono due tecniche da sempre utilizzate in modo parallelo.

    L'importanza della memoria e del ricordo

    Sono otto gli artisti che hanno partecipato alla mostra, tra cui troviamo Silvia Cara, Antonello Cuccu, Paola Dessy, Marta Fontana, Caterina Lai, Genc Mulliqi, Simonetta Secci e Ebe Tirassa. Questi differivano per età, formazione, esperienza, linguaggi operativi, ma sono tutti accomunati dallo stesso interesse: la passione per le materie plastiche naturali. Una cosa che ha colpito particolarmente Antonio è stata la sperimentazione formale e la ricerca estetica degli artisti, nonostante le differenze di soluzioni.

    Successivamente si è parlato dell'importanza del processo di trasmissione del sapere tra le generazioni odierne, aspetto che reputa fondamentale sia Antonio che l'intera associazione, ricordando l'importanza del ricordo e della trasmissione di una memoria che non può essere abbandonata e dimenticata. A tal proposito l'associazione ha pensato di proporre la mostra al sindaco Giovannina Fresi di Monteleone Rocca Doria, che l'ha gentilmente ospitata nel museo della panificazione. Attraverso questa esposizione l'associazione propone una doppia opportunità all'utenza permettendo di fare sia un viaggio nella memoria con il museo della panificazione e andare a rileggerla in una chiave un pò più contemporanea.

    L'associazione si muove da tempo per l'inclusione dei più giovani in questo viaggio della memoria sollecitando la loro partecipazione auspicandosi di suscitare in loro curiosità e avvicinamento ai temi trattati. Per il futuro, Antonio e la sua associazione, si mostrano disponibili a riproporre mostre come Manod'Opera, ricordandoci che il loro obiettivo è quello di stare ancorati al passato perché operando in un territorio come quello di Villanova con una forte tradizione storica, sembra doveroso partire dalle proprie radici per portare nuove proposte legate alla loro storia e alla memoria. L'ingresso è gratuito e sarà presente una guida che condurrà questa imperdibile visita.

  • Ai microfoni di Unica Radio lo speaker Matteo Angioni ci racconta il suo libro "Il mio nonno speaker" la voce del nonno che arrivò nelle case di tutti i Sardi

    Ultima data estiva per "Il mio nonno speaker" Il libro di Matteo Angioni, fa il giro del mondo del suo amatissimo Nonnu Tore. Questa volta, per l'ultima data estiva a Cagliari, ci troviamo il 13 giugno alle 19,30 in Via Regina Margherita, 30 a Cagliari, al Wall Street English. E' qui che Matteo, insieme a Andrew, dialogheranno e racconteranno di Nonnu Tore di tanti altri aneddotti.

    "Il mio Nonno Speaker" è un libro che va oltre la semplice biografia. È un'immersione profonda nella vita straordinaria di un uomo e nella sua eredità radiofonica, che ha lasciato un segno indelebile in Sardegna.

    Le pagine del libro ci trasportano in un viaggio ricco di emozioni, tra ricordi commoventi, aneddoti divertenti e riflessioni profonde. L'autore ci guida alla scoperta di un nonno fuori dal comune, capace di trasmettere la sua passione per la radio e la sua saggezza di vita attraverso le onde sonore.

    Oltre a celebrare la figura del nonno, il libro ci invita a riflettere sul potere della voce umana. La radio diventa un mezzo attraverso cui trasmettere valori, emozioni e storie, unendo le persone e creando una comunità.

  • Un inno alla Sardegna e alla difesa della sua Terra

    Dal 6 giugno ha fatto il suo debutto nelle sale sarde il nuovo lavoro del regista palermitano Marco Amenta, un film interamente girato nella nostra splendida isola. Il film, intitolato "Anna" e distribuito da Fandango Distribuzione, ha già ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio "Fedic" all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Attualmente, il film è in programmazione al "Notorious" di Piazza Unione Sarda e al "Cinema Odissea" di Cagliari. Il 13 giugno segnerà il suo debutto su scala nazionale.

    "Anna" porta sul grande schermo una storia profondamente legata alla Sardegna. La protagonista, Anna, è interpretata da Rose Aste, giovane attrice originaria di San Sperate. Il film trae ispirazione dalle numerose storie di ribellione dei pastori sardi contro gli usurpatori che, con la costruzione di resort, hanno devastato le coste della Sardegna negli anni. Una di queste storie è quella di Ovidio Marras, ma il film prende una direzione autonoma, centrando la narrazione su una pastora che ha un rapporto profondamente femminile con la terra e con gli animali, un legame che gli uomini non riescono a comprendere.

    Trama

    Anna, una trentenne che vive in simbiosi con la sua terra, affronta le difficoltà del passato che l'hanno segnata ma non spezzata. Immersa nella natura incontaminata, il casale di famiglia rappresenta tutto per lei. La giovane donna si occupa di pascolare le pecore, produrre formaggio e vivere dei frutti della sua terra. Anna è genuina e la sua vita segue il ritmo naturale della sua amata isola. Quando la zona in cui vive viene minacciata dalla costruzione di un resort turistico, rischia di perdere tutto perché non risulta proprietaria dei suoi terreni. Inizia così una battaglia legale per difendere ciò che ha di più prezioso: la sua terra.

    Anna non cederà ai tentativi di corruzione o alle intimidazioni, ma affronterà con coraggio e determinazione ogni ostacolo, giurando a se stessa e alla memoria di suo padre di salvare la fattoria di famiglia. La sua lotta per proteggere la terra dai "mostri meccanici" diventa una battaglia per la bellezza e la libertà, spingendola a fare scelte difficili e sacrifici dolorosi. La storia di Anna è un potente inno al rispetto di sé stessi e delle proprie convinzioni.

    Nel cast artistico, oltre a Rose Aste nei panni di Anna, troviamo Daniele Monachella, Marco Zucca, Daniela Vitellaro, Giuseppe Boy, Ignazio Gavino Chessa, Francesco Falchetto, Fiorenzo Mattu, Carlo Porru, Joe Perrino, Stefano Cancellu, Sergio Cugusi e Salvatore Crisponi.

  • Il podcast che racconta il volontariato in Sardegna ci porta a conoscere una nuova realtà. L'appuntamento di oggi è con Vita, associazione del terzo settore

    Quali sono le ricadute economiche della realtà non profit nel panorama italiano e sardo? Ne parliamo con Stefano Arduini, direttore di VITA che da 30 anni si occupa di Terzo settore e innovazione sociale in tutte le sue declinazioni, e Michela Floris, docente di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Cagliari, sono gli ospiti di questa puntata di “Volontariato: un’occasione per fare la differenza”. Ascoltate le loro risposte.

    Vita.it è una piattaforma editoriale dedicata al Terzo settore, all'innovazione sociale e all'attivismo civico. Fondata nel 1994 da Riccardo Bonacina insieme a un gruppo di giornalisti e organizzazioni sociali, Vita promuove la cultura della solidarietà, del volontariato e della sostenibilità. La missione dell'organizzazione è di creare un dialogo tra i diversi attori sociali, contribuendo al dibattito pubblico e favorendo leggi e politiche a sostegno della società civile. Dal settimanale originario, è diventata una pubblicazione mensile con un portale online attivo dal 1997.

    Una struttura partecipativa

    Vita si distingue per la sua struttura partecipativa, essendo una società per azioni con una composizione mista di persone fisiche, organizzazioni non profit e imprese, riconosciuta come impresa sociale dal 2021. Nel corso degli anni, ha influenzato la legislazione italiana in vari ambiti, come la legge sulle Onlus, la normativa sul volontariato e il Servizio Civile Universale. Ha anche promosso iniziative per il contrasto agli sprechi alimentari e farmaceutici e ha aderito a reti innovative come il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta (Mean).

    L’obiettivo di Vita è di fungere da catalizzatore per il cambiamento sociale, sensibilizzando l'opinione pubblica sui temi del welfare, della sostenibilità e della responsabilità sociale. Attraverso il suo magazine, podcast, newsletter e infografiche, Vita fornisce un'informazione approfondita e accessibile, supportando il dialogo tra profit, non profit e amministrazioni pubbliche.

    Il CSV, operativo dal 1 Giugno 2021, è gestito dal CSS e si impegna a sostenere il Terzo Settore con risorse finanziarie e umane. Il podcast, condotto da giornalisti esperti del settore sociale, presenterà interviste con ospiti provenienti da realtà come Mondo X-Sardegna, Soccorso Alpino e Speleologico, Domus de Luna e molti altri.

  • La matematica raccontata da Caterina Fenu

    Caterina Fenu, nata a Cagliari nel 1983, si distingue come una figura emergente nel campo dell'analisi computazionale di reti complesse e problemi inversi di grandi dimensioni. Il suo percorso accademico è costellato di successi, a partire dalla laurea triennale e specialistica in Matematica conseguite presso l'Università di Cagliari, rispettivamente nel 2007 e nel 2011.

    Nel 2015, la sua dedizione agli studi culmina con il titolo di Dottore di Ricerca in Matematica e Calcolo Scientifico, ottenuto sotto la supervisione del Professor Giuseppe Rodriguez. La sua tesi, intitolata "Applications of low-rank approximation: Complex Networks and Inverse Problems", anticipa già il suo interesse per le tematiche che la porteranno alla ribalta.

    La sete di conoscenza di Caterina Fenu non si limita all'Italia. Durante il suo percorso formativo e di dottorato, ha trascorso periodi di ricerca all'estero, arricchendo il suo bagaglio di conoscenze e ampliando la sua visione.

    Una carriera ricca di successi

    Esperienze significative si concretizzano presso l'Università di Pisa, dove assume il ruolo di assegnista di ricerca dal 2015 al 2016, e presso l'Aachen Institute for Advanced Study in Computational Engineering Science della Rheinisch-Westfälischen Technischen Hochschule di Aachen, in Germania, dove opera come Postdoctoral Research Associate dal 2016 al 2017.

    Rientrata in Italia, Caterina Fenu prosegue la sua brillante carriera presso l'Università di Cagliari, ricoprendo il ruolo di borsista di ricerca dal 2017 al 2018 e di contrattista di ricerca presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli nel periodo gennaio-ottobre 2018.

    Dal 2018 al 2022, ottiene il titolo di Ricercatore a tempo determinato (tipologia A) presso il Dipartimento di Matematica e Informatica dell'Università di Cagliari, posizione che ricopre tutt'oggi con la qualifica di Ricercatore a tempo determinato.

    L'attività di ricerca di Caterina Fenu si concentra su due filoni principali: lo sviluppo di metodi computazionali per l'analisi di reti complesse e la risoluzione di problemi inversi di grandi dimensioni. La sua passione per questi ambiti si traduce in un corpus di pubblicazioni scientifiche di alto livello, che la rendono un punto di riferimento emergente nella comunità scientifica.

    A coronamento dei suoi successi, Caterina Fenu entra a far parte del Gruppo Nazionale per il Calcolo Scientifico (GNCS) nel 2011, testimonianza tangibile del suo contributo significativo al panorama STEM italiano.

    La Fenu rappresenta una figura di spicco nel panorama della ricerca computazionale, con un futuro radioso all'orizzonte. La sua dedizione, il suo talento e la sua passione per l'analisi di reti complesse e problemi inversi la pongono come protagonista indiscussa nel panorama accademico italiano e internazionale.

  • Per la casa editrice Imago, Giulio Concu ha scritto un libro che racconta il coltello artigianale nell'isola

    Giulio Concu, della casa editrice Imago, ha di recente prodotto uno scritto che narra un tema antico e sempre nuovo. Un qualcosa che finisce per rimanere nell' underground, ma sempre pronto a riemergere quando meno ce lo aspettiamo. In effetti, nell'immaginario collettivo, la Sardegna, in particolare il centro nord, si identifica in un particolare prodotto artigianale. Un prodotto che spesso ritroviamo sulle nostre tavole, ma non come cibo. Un oggetto che possiamo vedere su alcune pareti, specie di appassionati dell'argomento, ma non è un quadro. Si tratta del coltello a serramanico: dall'alba dei tempi utensile ed arma per eccellenza in Sardegna e non solo. In questo caso, si trova ad essere protagonista dell'opera di Concu.

    Una lama che attraversa i luoghi e i secoli

    Il libro racconta il coltello in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi possibili luoghi. E' infatti erroneo pensare che il coltello artigianale sardo sia un prodotto unitario. Come ogni utensile di bottega, specialmente in una realtà variopinta come quella sarda, ha molti aspetti e declinazioni. Ciò può dipendere dalla zona, come dalle singole botteghe. La necessità di uno scritto che lo racconti dipende da quella che è la crisi dell'artigianato, che purtroppo non risparmia nemmeno il coltello. Lo scrittore, oltre che con le lettere, ce lo mostra con delle immagini, in fase di realizzazione e di prodotti finiti. Il dialogo con gli artigiani è stato importante per la scelta delle parole e degli scatti. Lo spaccato che ci fornisce lo scritto edito Imago è qualcosa che contribuisce a blindare il coltello artigianale nella memoria collettiva.