エピソード

  • Il prodotto interno lordo italiano potrebbe subire un contraccolpo molto duro a causa della pandemia. Le stime parlano di un -6% (Confindustria) fino a un più negativo -9% (Commissione Europea) e potrebbero volerci 2 anni per ritornare a produttività e consumi del 2019.

    Secondo Banca d’Italia il prossimo anno si potrebbe poi registrare un aumento del PIL che va dal 2% al 13%, anche se viene precisato nella relazione che è «estremamente arduo» in questo momento poter fare previsioni corrette. «Lo scenario centrale» secondo l’istituto sarebbe quello di una perdita del 9% del PIL nel 2020, seguita da una ripresa del 4,8% nel 2021.

    L’Italia è il paese europeo che è stato colpito più duramente dall’epidemia ed è stata la prima a mettere in atto le misure di lockdown, chiudendo di fatto quasi totalmente l’economia per circa due mesi. Solo alcune attività essenziali e alcune catene produttive hanno proceduto senza fermarsi, ma tanti altri settori sono andati in sofferenza.

    Ora la situazione sta tornando lentamente alla normalità e per metà giugno anche le ultime attività ancora contingentate dovrebbero tornare operative. Preoccupa un calo dell’occupazione che secondo altre stime di Banca d’Italia potrebbe arrivare a circa -10%, recuperabile per metà l’anno prossimo.

    Voce di Alex Mur

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  • Francia e Germania hanno proposto un fondo di ripresa economica per i paesi dell’Unione Europea di 500 miliardi di euro. La somma dovrebbe provenire dal bilancio europeo e consistere in dotazioni agli stati (trasferimenti di denaro) e non in prestiti.

    Da palazzo Chigi fanno sapere che questa proposta va «nella giusta direzione». Da tempo il premier Giuseppe Conte ha chiesto agli stati europei di mettere al centro una proposta del genere, ovvero «un recovery fund» ambizioso per la ripresa economica dei paesi colpiti dal virus.

    Il Presidente della Repubblica Francese Macron in merito ha dichiarato: «credo che questa sia una trasformazione molto profonda e che sia ciò di cui l’Unione Europea e il mercato unico hanno bisogno per rimanere coerenti».

    Fattore inaspettato il parere favorevole della Germania al fondo di ripresa, da sempre contraria a questo tipo di soluzioni. Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea ha commentato: «questo accordo riconosce la portata e l’entità della sfida economica che l’Europa si trova ad affrontare, e pone giustamente l’accento sulla necessità di lavorare ad una soluzione con il bilancio europeo al suo centro».

    Non mancano però voci in disaccordo col piano proposto da Francia e Germania: Austria, Danimarca, Svezia e Olanda sarebbero contrari al fondo ripresa e auspicherebbero invece un programma di aiuti diverso.

    Voce di Alex Mur

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  • Il Primo Ministro inglese Boris Johnson ha annunciato che entro il 2023, l’UK azzererà la presenza di apparecchiature Huawei all’interno della propria infrastruttura 5G. Ciò porterà di fatto alla completa sostituzione dei dispositivi su tutta la rete presente all’interno della nazione.

    Questa decisione è arrivata in un momento in cui le relazioni Regno Unito – Cina risultano tese. Molti stati occidentali stanno valutando i rischi rappresentati da Huawei per la sicurezza nazionale a livello strategico e tecnologico. Gli USA considerano il gigante delle telecomunicazioni un’azienda che agisce per conto diretto del Partito Comunista Cinese nel mondo.

    Johnson stesso è stato ricoverato in ospedale a causa del Virus del PCC e ha dovuto sottoporsi a un periodo di quarantena. Dominic Raab, il segretario agli esteri lo ha sostituito temporaneamente. Il 16 aprile Raab ha dichiarato che passata l’epidemia, l’UK non sarebbe tornato a fare «business come al solito» con la Cina e a quanto pare sono arrivate le prime decisioni in merito a Huawei.

    Sembra chiara la volontà del paese anglosassone di accertare le reali responsabilità cinesi sulla copertura e diffusione nel mondo del virus. Il paese ha infatti appoggiato la bozza dell’UE all’Assemblea Mondiale della Sanità, che chiede un’indagine indipendente sulla pandemia, unendosi a Stati Uniti, Canada, Australia e più di oltre 100 nazioni.

    Voce di Shawn Zheng

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  • Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto alla fase conclusiva della settantatreesima Assemblea mondiale della Sanità. Conte ha ricordato le iniziative attuate dall’Italia per contrastare l’epidemia del Virus del PCC.

    Il Presidente inoltre ha voluto sottolineare l’impegno dell’Italia che «ha lanciato l’ACT Tools Accelerator, cioè una piattaforma globale utile per aumentare velocemente gli sviluppi di un vaccino e di altri strumenti terapeutici e diagnostici».

    «Ora stiamo allentando la maggior parte delle restrizioni, mantenendo però rigorose misure di sicurezza per ogni attività sociale e commerciale. Continuiamo a rafforzare le nostre infrastrutture sanitarie, aumentando le unità di terapia intensiva e assumendo medici e operatori sanitari».

    «Abbiamo ampliato i test e sviluppato un piano di monitoraggio a livello nazionale in sinergia con le nostre autorità locali».

    Ai rappresentanti delle nazioni, Conte dice che la crisi in atto «non conosce confini e non risparmia nessuna regione» e ha rinnovato il suo appello: «Possiamo superarla solo insieme, attraverso la solidarietà, la cooperazione e la responsabilità reciproca».

    Per il Presidente del Consiglio Italiano, gli stati devono «rafforzare i meccanismi di allarme rapido, lo scambio di informazioni, l’identificazione delle migliori pratiche per migliorare la preparazione della comunità internazionale alla pandemia».

    Voce di Alex Mur

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  • Il Partito Comunista Cinese vuole far passare una legge a Hong Kong che impedisca «secessione, eversione, terrorismo e interferenze straniere». Ma in sostanza potrebbe tradursi in una stretta ulteriore sulla libertà d’espressione e di manifestazione della città da parte di Pechino.

    L’anno scorso Hong Kong è stata teatro di massicce manifestazioni in cui la popolazione protestava contro l’introduzione della legge sull’estradizione. Oltre 2 milioni di persone sono scese nelle strade della città e per molti mesi i manifestanti hanno bloccato la città e richiamato l’attenzione internazionale su questa questione.

    Non sono mancate le risposte da parte degli attori internazionali e degli USA. Donald Trump in merito alla questione ha dichiarato che se la legge sicurezza verrà imposta con la forza ci sarà una forte reazione da parte della sua amministrazione.

    Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che, se tale legge dovesse effettivamente passare, gli Stati Uniti potrebbero decidere di revocare quello «status speciale» garantito ad Hong Kong che contribuisce a farne un centro finanziario internazionale e danneggiando quindi anche la Cina.

    Questa è l’ultima mossa da parte del Partito Comunista Cinese per cercare di «limitare» la libertà d’espressione in Hong Kong e di fatto aggirare il governo di Carrie Lam. La legge permetterebbe l’apertura di un «Ufficio sulla sicurezza nazionale cinese» che agirebbe senza dover rispondere al governo locale e potrà portare un’azione più diretta da parte del regime comunista.

    Australia, Canada e Regno Unito si sono uniti in una dichiarazione comune in cui si dice che questa legge potrebbe mettere a rischio l’indipendenza della città. L’Unione Europea ha dichiarato che l’autonomia di Hong Kong deve essere preservata e anche Taiwan ha espresso il suo supporto per i cittadini di Hong Kong e criticato l’iniziativa di Pechino.

    Voce di Alex Mur

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  • Il Segretario di Stato U.S.A. Mike Pompeo ha chiesto che Taiwan sia ammessa, come osservatore esterno, alla prossima sessione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 18 maggio. Molti la vedono come un’altra mossa della competizione globale fra USA e Cina. Non è la prima volta infatti che il capo della diplomazia degli Usa si fa portavoce della causa di Taiwan.

    L’appello è stato rivolto anche all’organizzazione dell’ONU e al suo direttore generale Tedros Ghebreyesus, divenuto oggetto di polemica. L’accusa è quella di dipendere dal Partito Comunista Cinese che «ha il potere» di garantire o meno all’isola lo status di osservatore.

    La Presidente Taiwanese ha denunciato che sin dall’inizio della pandemia la Cina e l’OMS hanno tagliato fuori Taiwan dai canali di informazioni sul virus, considerandola come una provincia cinese e fornendo dati non affidabili.

    L’argomento Taiwan è molto delicato: Pechino considera l’isola un’estensione della Cina continentale e vuole accelerare i tempi per attuare la «great rejuvenation», il piano di ringiovanimento per riportare Taiwan sotto il suo pieno controllo per il 2049.

    Anche l’amministrazione Trump negli ultimi mesi ha difeso l’indipendenza di Taiwan. Una scelta che ha trovato il consenso generale nella politica americana a partire dal Congresso, che lo scorso anno ha approvato il Taiwan Allies International Protection and Enhancement Initiative (TAIPEI) Act. Il documento, firmato da Trump un mese fa, è in effetti una legge che impegna il governo americano a rafforzare i rapporti diplomatici e strategici con l’isola.

    La questione rappresentata nel fascicolo risulta essere molto scottante e spinosa da risolvere e i paesi europei che intrattengono rapporti diplomatici ufficiali con Taiwan è piuttosto corta: infatti c’è solo uno Stato, il Vaticano.

    Ciononostante l’isola ha voluto giocare un ruolo nella campagna di aiuti nel Vecchio continente, inviando mascherine e dispositivi medici ad alcuni paesi membri dell’Unione Europea. Fra questi c’è l’Italia, a cui l’ambasciatore Andrea Sing-Ying Lee in una recente intervista a Formiche.net, ha chiesto di schierarsi contro «discriminazioni ingiustificate per pure ragioni politiche» all’interno dei fori internazionali.

    Per quanto ampia sia la formazione di Stati che gli USA con Pompeo e in seconda battuta l’Australia, vogliono mettere insieme per chiedere il riconoscimento di osservatore a Taiwan, rimane un problema di fondo: la Cina il 17 maggio potrà avvalersi del diritto di veto nell’Assemblea generale dell’OMS. Resta da vedere se nella battaglia per l’approvazione di Taiwan si presenti un altro ostacolo procedurale.

    Voce di Shawn Zheng

  • Il primo vero caffè dopo due mesi di quarantena. E’ così che l’Italia riparte provando a lasciarsi alle spalle i mesi difficili della pandemia, ricominciando dal principale rito quotidiano di normalità: la colazione al bancone o al tavolino di un bar.


    “Mi è mancato molto, tornare alle proprie abitudini è il modo migliore per provare a ripartire”, raccontano molti clienti dei locali del centro di Milano.


    Intanto le modalità dei servizi, si conformano alle linee guida della regione munendo i locali di mascherine, plexiglass, gel disinfettante e termometri. “Ovviamente è solo l’inizio, al momento abbiamo molti meno clienti del solito. Speriamo che le cose migliorino e si possa tornare in fretta alla vera normalità”,affermano i gestori delle attività. Anche le storiche strutture riaprono con tutte le precauzioni del caso, negozi di abbigliamento, parrucchieri estetiste.


    La realtà di Bergamo invece è leggermente diversa, infatti anche se la ripartenza ha riportato più gente, complice anche una bella giornata di sole, la realtà per il mondo del commercio è ancora poco rasserenante. A fornire premesse poco rassicuranti è Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo che cita una ricerca fatta dall’associazione circa un mese fa: “Le imprese sono in difficoltà, dall’indagine che abbiamo svolto il 12 per cento era già certo che non avrebbe riaperto dopo due mesi di lockdown, spiega.


    Intanto anche la capitale d’Italia, Roma, riparte e riapre per fasce orarie progressivamente, per tipologia di esercizi: per primi gli alimentari, poi i laboratori non alimentari, mentre a metà mattinata gli attesissimi parrucchieri ed estetisti. Le fasce orarie decise dalla sindaca Virginia Raggi con una ordinanza valida dal 18 maggio al 21 giugno interessano le attività commerciali, artigianali e produttive autorizzate dal governo e dalla Regione.


    Dai parrucchieri ai negozi di abbigliamento e ai bar, dal Bosco di Capodimonte a via Toledo: Napoli manifesta il suo entusiasmo così tra i negozianti, la fase 2 per il Bosco inizia un po’ in ritardo rispetto ad altre attività, sempre nell’ambito delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus, mentre l’apertura del Museo avverrà il 2 giugno,folla in strada ma ancora pochi gli acquisti.

    Voce di Alex Mur

  • Il blogger Chen Jieren, ex dipendente del quotidiano controllato dal regime del Partito Comunista Cinese People’s Daily, nella provincia centrale dell’Hunan, è stato giudicato colpevole di aver pubblicato sul web informazioni false e negative.

    Il tribunale del popolo della contea di Guiyang infatti lo ha condannato a 15 anni di carcere.

    Nelle sue motivazioni, il tribunale ha dichiarato che dal 2015 egli ha diffuso sui social network «informazioni false allo scopo di ricattare le persone implicate nei suoi articoli e di aver estorto loro denaro, oltre che per commercio illegale e corruzione».

    L’accusa ha sostenuto che: «L’imputato ha pubblicato informazioni false su blog, account pubblici di WeChat e altri mezzi di informazione per pubblicizzare casi rilevanti, con il pretesto di fornire consulenza legale».

    Chen è stato inoltre accusato di aver lavorato come parte di una «forza malvagia». Insieme alla sua ex moglie e ad altre tre persone avrebbero accumulato illegalmente 7,3 milioni di yuan (1 milione di dollari USA) da questo business.

    La corte ha affermato che l’ex giornalista cinese ha anche «attaccato e denigrato il Partito e il Governo, la magistratura e il loro personale».

    In una dichiarazione, l’associazione Chinese Human Rights Defenders (CHRD) ha esortato Pechino a rilasciare immediatamente il giornalista. Secondo l’organizzazione Chen sarebbe semplicemente stato punito a causa dei suoi commenti politici su WeChat e altri social media.

    Voce di Alex Mur

  • Un dossier rilasciato dalle intelligence congiunte dei paesi detti «Five Eyes» accusa la Cina di aver insabbiato i dati sull’inizio del contagio a Wuhan, di aver mentito sulla trasmissione uomo a uomo della malattia e di aver negato aiuti agli altri paesi per la formulazione di un vaccino.

    I «Five Eyes», ovvero gli U.S.A., il Regno Unito, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, che collaborano in materia di sicurezza e di intelligence, hanno unito i loro sforzi investigativi per cercare di capire quali sono state le cause a monte della pandemia e di accertare le reali responsabilità del regime cinese.

    Il documento di 15 pagine rilasciato di recente dalle loro agenzie, non ha mancato di sottolineare l’atteggiamento del regime di Xi Jinping nella soppressione di medici e giornalisti che hanno cercato di mettere in allarme l’opinione pubblica.

    Questa ed altre tattiche di controllo mediatico hanno impedito alle vere informazioni di giungere agli altri paesi e di fatto hanno impedito al mondo intero di prepararsi adeguatamente alla minaccia pandemica.

    Voce di Alex Mur

  • L'Eurogruppo è arrivato all’accordo economico, frutto delle negoziazioni delle ultime settimane. È il «MES ultralight», cioè l’attivazione, per i paesi che lo richiedono, del Meccanismo Europeo di Stabilità con tassi d’interesse bassi e restituzione del denaro entro 10 anni. Saranno i governi a decidere l’attivazione o meno del meccanismo e la cifra da chiedere può arrivare fino al 2% del PIL: per l’Italia vuol dire fino a 37 miliardi di euro. Questo denaro però sarà utilizzabile solo per spese sanitarie.

    In Italia sono molte le voci critiche che ancora si levano nei confronti di queste misure che sono state approvate per far fronte all’emergenza economica causata dalla pandemia. Fa anche discutere quel «grado di sorveglianza» che le istituzioni europee potranno esercitare nei confronti dei paesi per potersi assicurare il rientro dei prestiti, grado di cui ancora non si conoscono i dettagli e che potrebbero cambiare in base ai paesi stessi.

    Per Nicola Zingaretti, leader del Partito Democratico che fa parte del governo «è un’opportunità» da cogliere al volo. Matteo Salvini invece, leader della Lega (maggiore partito di opposizione e notoriamente critico nei confronti delle politiche UE anche sull’euro), ha dichiarato che quella del MES «è una strada pericolosa e priva di certezze».

    Anche il Movimento 5 Stelle resta critico: «sebbene debolmente migliorato, il Mes resta uno strumento inadeguato sia per la quantità di risorse che può mettere in campo, sia perché continua a essere insidioso nelle potenziali condizionalità future, sulle quali non sono stati ancora fugati tutti i dubbi». Il Premier Giuseppe Conte ha comunque precisato che quanto fatto finora dall’Europa, ovvero «le tre misure Sure, Bei e Mes sono insufficienti» e servirà un «Recovery Fund di notevoli dimensioni».

    L’Eurogruppo è un consiglio informale costituito da tutti i ministri dell’economia dei paesi della zona euro (ovvero che adottano l’euro come valuta), il quale si riunisce per trattare le questioni economiche tra e per i paesi membri. L’attuale ministro dell’economia e delle finanze italiano è Roberto Gualtieri.

    Voce di Alex Mur

  • Chen Guangcheng, attivista e avvocato per i diritti umani cinese, in una conferenza online all’Università Cattolica dell’America, ha dichiarato che «il Partito comunista cinese (PCC) è il più grande e più pericoloso virus al mondo» (AsiaNews, 27 aprile 2020).

    Nel 2012, Chen è stato accolto negli Stati Uniti come profugo. A seguito delle sue denunce riguardo diverse violazioni dei diritti umani in Cina, ha subito anni di persecuzioni e di carcere. Tra i reati da lui segnalati spicca la politica del figlio unico, gli aborti e le sterilizzazioni forzati. Per l’attivista cieco il PCC è una minaccia per tutta l’umanità e ha esortato i governi a prestare attenzione e a non seguire il modello cinese: esso nasconde e manipola le informazioni per mantenere e rafforzare il suo potere, senza nessuna considerazione per le vite umane. In Cina è consueto opprimere chiunque osi denunciare la verità su ciò che accade.

    Il regime dittatoriale, secondo Chen, ha infatti taciuto sulla diffusione del virus. Inoltre ha manipolato le cifre dell’epidemia e delle morti, violando i diritti umani dei suoi cittadini. Secondo Asia News, ha raccontato che «famiglie intere sono state trovate morte nel loro appartamento, perché non potevano uscire».

    Il PCC ha ordinato a tutti i cittadini di ritornare al lavoro: una strategia per mostrare al mondo esterno di avere l’epidemia sotto controllo. Tuttavia, alcune regioni sono ancora completamente isolate. «Il riemergere del virus è direttamente collegato al fatto che il PCC nasconde la verità e schiaccia le persone che cercano di condividere le informazioni».

    Voce di Alex Mur
    Musica di https://www.youtube.com/channel/UCa5w-Bul3Qsl78e-1dBvCjA - Vincent V.S.

  • Lo stato del Missouri denuncia il governo della Cina, accusandolo di aver gestito male l’epidemia di «Virus del PCC» e per aver nascosto i dati relativi alla grave situazione di contagio.

    La denuncia
    Sul sito del sole 24 ore è stato pubblicato un articolo in cui il procuratore generale del Missouri, Eric Schmitt esprime il dissenso in modi concreti e pratici riguardo le accuse del presidente Donald Trump, affermando: «ho depositato l’atto al tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale del Missouri, sostenendo inoltre che ‘il virus ha scatenato una pandemia come risultato diretto delle azioni intraprese dal regime del presidente cinese Xi Jinping’».

    «Durante le settimane decisive dell’epidemia iniziale, le autorità cinesi hanno ingannato l’opinione pubblica, occultato le informazioni cruciali, arrestato gli informatori anonimi, negato la trasmissione da uomo a uomo di fronte a prove crescenti, distrutto la ricerca medica critica, permesso a milioni di persone di essere esposte al virus e persino accumulato dispositivi di protezione individuale, causando così una pandemia globale che non era necessaria ed era prevenibile».

    A conferma di ciò Schmitt cita articoli del New York Times, del Wall Street Journal e del Washington Post sulla gestione dell’epidemia da parte della Cina. Il Missouri chiede un risarcimento «per l’enorme perdita di vite umane, la sofferenza inflitta e i tumulti economici vissuti da tutti gli abitanti del paese a causa della pandemia di Covid-19 che ha sconvolto il mondo intero».

    Crescente dissenso
    Pechino ha risposto negando le accuse e il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha ricordato come le misure adottate dalla Cina siano «al di fuori della giurisdizione dei tribunali americani»; riferendosi nello specifico alla denuncia, egli l’ha definita «completamente assurda», asserendo che il governo ha fornito agli Stati Uniti aggiornamenti sull’epidemia sin dal 3 gennaio. Il proliferare di contenziosi legali, conclude Shuang, «non contribuisce alla risposta interna degli Usa all’epidemia e ostacola la cooperazione internazionale».

    Questo e altri atti di condanna possono dare il polso del giudizio attuale degli Stati Uniti nei confronti del Partito Comunista Cinese: secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, due americani su tre ne hanno un’opinione negativa.

    Tra le cause di avversione ci sono i problemi ambientali e la concorrenza commerciale, il timore di attacchi mediatici e la questione sempre attuale dei diritti umani.

    Voce di: Alex Mur

  • MATHIAS DÖPFNER, amministratore delegato di Alex Springer SE, grande colosso dell’informazione tedesca, ha scritto un editoriale molto duro sulla situazione geo-politica europea, alla luce delle conseguenze della pandemia che ha colpito duramente il vecchio continente. Egli ha messo in chiaro come sia cruciale in questa fase essere consapevoli di cos’è la Cina odierna e di doversi schierare dalla parte dei diritti umani e delle democrazie occidentali.

    DÖPFNER è il presidente della Federazione Tedesca degli editori di giornali ed ex direttore della testata Welt, che ha pubblicato il suo editoriale. Il colosso di cui è amministratore ha un fatturato di circa 3 miliardi di euro all’anno. Secondo quanto scritto, il tempo per l’Europa e per la Germania sta finendo ed è ora di scegliere quale direzione prendere: seguire gli alleati occidentali e gli Stati Uniti o se seguire la dittatura comunista della Cina.

    Europa al bivio
    Queste dichiarazioni arrivano nel momento in cui uno dei temi centrali europei è proprio quello del rapporto con la Cina. Gli Stati Uniti, la stessa Germania, il Regno Unito e altre nazioni stanno ragionando in queste settimane quali azioni di risarcimento intraprendere per i danni del Virus del PCC. Le sue affermazioni sono particolarmente dure con l’Italia, che nel 2019 ha firmato gli accordi per la «Nuova via della seta», il progetto di dominio geo-politico di Pechino: «All’economia europea piace fare accordi con la Cina e non vuole essere disturbata da queste attività. I politici traballano. Gli italiani sono stati persino disposti a sottomettersi al ridicolo eufemismo cinese della ‘Nuova via della seta’».

    L’editoriale arriva a descrivere il punto centrale della questione attuale, mettendo a confronto la democrazia U.S.A. e i suoi valori con il regime totalitario del Partito Comunista Cinese e i suoi brutali metodi di soppressione e controllo. Secondo DÖPFNER dalla dipendenza economica (chiaro riferimento all’Italia), si potrà arrivare presto alla dipendenza tecnologica e politica.

    Egli conclude: «Che tipo di futuro vogliamo per l’Europa? Un’alleanza con una democrazia imperfetta o con una dittatura perfetta?[…] Riguarda la nostra libertà, l’articolo 1 della Legge fondamentale della Germania, il più grande vincolo legale che sia mai esistito: la dignità umana».

    Voce di:

  • Gli africani residenti in Cina stanno denunciando atteggiamenti discriminatori nei loro confronti da parte della popolazione locale. (Immagine: Screenshot/Youtube)

    Da quando il coronavirus del PCC ha preso piede in Cina, sembra che gli africani che risiedono nel paese ne siano vittima. Molti di loro stanno segnalando atteggiamenti discriminatori nei loro confronti da parte della popolazione locale, accusandoli di essere in qualche modo la causa del virus.

    Razzismo contro gli Africani
    «Non ho ne cibo ne soldi. Questo non è giusto. Non abbiamo il permesso di usare i mezzi pubblici, di entrare nei supermercati, non possiamo uscire dalle nostre case. Continuano a dire che gli Africani ora sono quelli con il virus. La polizia insegue le persone in città. Anche se vai da loro a chiedere aiuto, dicono che non ti possono aiutare» dice una keniana a Nairobi Wire. Ha anche rivelato che alcuni dei suoi amici a Pechino sono stati forzati a dormire fuori per almeno tre giorni prima di trovare alloggio.

    Secondo quanto riferito, molti di essi vengono radunati e costretti a entrare in quarantena per 14 giorni, anche se vivono nel paese da molti anni. Una cittadina africana si è nascosta dopo che molti cinesi bussavano alla sua porta. Un altro studente africano ha affermato che gli è stato negato il servizio medico. Sebbene l’amministrazione statale stia sostenendo che gli incidenti razzisti sono causati da bande generiche, il fatto che la polizia sia stata impiegata per accompagnare africani fuori dalle loro case indica che vi è un certo livello di condiscendenza da parte del governo.


    (Image: Screenshot / YouTube)
    Il fatto che la polizia sia stata impiegata per accompagnare africani fuori dalle loro case indica che vi è un certo livello di condiscendenza da parte del governo. (Immagine: Screenshot / YouTube)

    Gli attacchi razzisti cinesi contro gli africani hanno fatto infuriare le personalità Africane. Il politico keniano Moses Kuria ha richiesto come ritorsione che i cittadini cinesi che vivono nel paese siano espulsi con effetto immediato. Ha inoltre messo in dubbio la logica di incolpare gli africani per un virus che i cinesi «hanno prodotto in un laboratorio di Wuhan». Anche un altro politico, Charles Njagua, ha fatto eco a tali pensieri e ha affermato che ciò che sta accadendo ai keniani in Cina è completamente inaccettabile.

    Gli ambasciatori dei paesi africani hanno inviato congiuntamente una nota diplomatica al ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Con questa hanno chiesto che il paese fermi tali pratiche discriminatorie per dare la falsa impressione che gli africani sarebbero responsabili del coronavirus. «Il gruppo di ambasciatori africani a Pechino chiede la sospensione di test forzati, della quarantena e altri trattamenti disumani erogati agli africani», afferma la nota, come riportato dall’Agenzia Anadolu.

    L’impatto del coronavirus del PCC
    L’Africa è gravemente colpita dal coronavirus del PCC, sebbene non possieda né il sistema sanitario né i finanziamenti sufficienti per far fronte a focolai su larga scala. La Banca Mondiale avverte che l’Africa sub-sahariana potrebbe andare in recessione per la prima volta in 25 anni. L’anno scorso, la regione ha registrato un tasso di crescita del 2,4 per cento. Ma per il 2020, l’economia dovrebbe contrarsi tra il 2,1% e il 5,1%. Il finanziamento e la riduzione del debito sono le due necessità urgenti del continente.


    (Image: Screenshot / YouTube)
    La Banca Mondiale avverte che l’Africa sub-sahariana potrebbe andare in recessione per la prima volta in 25 anni. (Immagine: Screenshot / YouTube)


    «Per affrontare la crisi, l’Africa necessita di un immediato supporto fiscale d’emergenza del valore di 100 miliardi di dollari USA, in aggiunta al sostegno programmato da 50 miliardi di dollari Usa del Fondo Monetario Internazionale. La crisi non avrà vita breve: è necessario un sostegno aggiuntivo nei prossimi 2-3 anni. I pagamenti del debito del continente ai creditori bilaterali nel 2020 ammontano a circa 14 miliardi di dollari USA», scrive il Primo Ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed a Bloomberg.

    Più di 14.000 persone sono state infettate dal coronavirus del PCC in tutto il continente. La maggior parte dei paesi mostra una tendenza al rialzo del numero di infezioni a incominciare dall’Algeria, con quasi 2.000 casi confermati.

  • Il quotidiano più famoso e venduto d’Europa, il tedesco «Bild» ha pubblicato di recente una serie di cifre economiche che corrispondono alle perdite in euro dei diversi settori dell’economia. C’è poi un titolo, «quello che la Cina ci deve»: sembra chiara la consapevolezza dei cittadini tedeschi riguardo alle responsabilità e colpe del PCC. Altrettanto chiara sembra la volontà del governo di voler fare causa al regime cinese e chiedere un ingente rimborso.

    La Germania è uno dei paesi europei che ha stretti legami economici e commerciali con Pechino e anch’essa sta soffrendo a causa del Virus del PCC. L’articolo del Bild ha fatto molto scalpore in Europa e ha fatto «infuriare» il Partito Comunista Cinese, sempre più sotto pressione a causa dei problemi sia interni sia esterni al paese.

    È di alcuni giorni fa la dichiarazione del presidente degli USA Donald Trump di voler ritenere responsabile il regime cinese per l’insabbiamento sulla gravità del virus e il diffondersi dell’epidemia a livello globale, a cui si aggiungono dichiarazioni simili del Regno Unito, dell’India e dell’Italia. Con questo ulteriore colpo il regime di Xi Jinping, nonostante tutti i suoi sforzi di propaganda delle ultime settimane, vede aumentare la platea delle nazioni che l’accusano.

    Il «conto» presentato dal Bild alla Cina è salato: 150 miliardi di euro; beninteso, è una cifra che si basa solo sui calcoli delle perdite fino ad oggi. Il conto potrebbe salire con l’ulteriore protrarsi della crisi, se la Germania dovesse arrivare a perdere il 5 o il 10 % del suo PIL nazionale annuo.

    L’ambasciata Cinese a Berlino ha dichiarato in risposta che: «Chiunque faccia dei calcoli come quelli del quotidiano Bild, fomenta il nazionalismo, il pregiudizio, la xenofobia e l’ostilità verso la Cina.[…]

    Voce di: Alex Mur

  • Il 25 aprile è un giorno speciale per il nostro mondo. È la giornata mondiale per la lotta alla malaria e per la sensibilizzazione sull’alienazione genitoriale. La Germania festeggia la giornata degli Alberi, prendendo spunto dai romani, dai greci e dall’oriente, nell’educare il popolo alla loro preziosa custodia e coltivazione.
    Ma se l’occidente ha visto in gran parte la caduta dei regimi autoritari, nel frattempo, cosa accadeva in Oriente?

    Lo sappiamo, il 25 aprile del 1945 la Repubblica Italiana festeggia la vittoria delle forze armate alleate, e dei partigiani contro il governo fascista e l’occupazione nazista. Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamava l’insurrezione generale e il corpo Volontari della Libertà attaccava i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa. Finiscono 20 anni di fascismo, finisce la guerra.

    Il Portogallo, con la rivoluzione dei garofani, invece vide la caduta del regime autoritario di Antonio Salazar ad opera di militari delle forze armate portoghesi e il ripristino della democrazia, la decolonizzazione e lo sviluppo economico. La fioraia Celeste Caeiro offriva in piazza garofani ai soldati che furono infilati nelle canne dei fucili, simbolo del cambiamento.
    Australia e Nuova Zelanda, con L’ANZAC DAY, ricordano i soldati delle forze armate e il loro contributo durante la prima guerra mondiale nella liberazione dallo stato di colonie.
    Ma in oriente? Ecco tre simboli del 25 aprile orientale, alla conquista della terra, del mare e della fede.

    Oriente

    Egitto – Festa della liberazione del Sinai.

    Il 25 aprile di ogni anno gli egiziani omaggiano i funzionari e soldati delle forze armate che nel 1982 si sono sacrificati recuperando il Monte Sinai dall’occupazione israeliana. Questo dopo lunghe dispute diplomatiche e il trattato di pace internazionale del 1979. Il ritiro dell’ultimo soldato israeliano dalla città di Taba avveniva nel 1988.
    Si celebra anche la bellezza del monte, grande risorsa mineraria, agricola e turistica per l’Egitto dove vivono principalmente le tribù beduine, oppresse fino al 2011 dal regime di Mubarack. Le loro terre venivano sottratte e sfruttate da ricchi uomini d’affari, venivano proibiti gli accessi agli studi, alla politica e molti intellettuali incarcerati. Ora chiedono giustizia. Oggi Il primo ministro Sharaf in visita alle tribù ha voluto ascoltare le loro richieste.


    Cina, Pechino – Dimostrazione pacifica del Falun Gong.
    25 aprile 1999.

    Più di 10.000 praticanti del Falun Gong tengono una dimostrazione pacifica presso la Corte d’Appello Nazionale di Pechino. È un’antica disciplina cinese per mente, corpo e spirito basata sui principi di verità, compassione e tolleranza e composta da esercizi di qigong. Si è diffusa ampiamente in Cina in modo gratuito contando, nel 1999, 100 milioni di praticanti. Molte persone ne riscontrano benefici in tutto il mondo.
    Viene tutt’ora perseguitata in Cina, e da 21 anni i praticanti hanno contrastato in modo pacifico la persecuzione, seguendo i principi i cui credono. Quel giorno chiedevano la liberazione di alcuni praticanti ingiustamente arrestati, alcuni giorni prima, per aver chiesto ad un giornale di ritirare un articolo diffamatorio che paragonava il Falun Gong alla rivolta dei boxer che aveva «rovinato il paese».
    Già dal 1996, tre anni prima, il regime comunista aveva iniziato a sopprimere la pratica diffamandola, proibendo la pubblicazione del libro principale e i praticanti erano stati maltrattati nei luoghi di pratica locali.


    Fujian (Cina), Taiwan e Hong Kong – Festa della dea Mazu.
    Il 25 aprile in questi paesi orientali si festeggia la Dea dei Mari della mitologia cinese, protettrice dei pescatori e dei marinai, colei che calma le tempeste. Nacque nel sud est della Cina ed era una bambina che non piangeva mai, per questo il suo nome significa «fanciulla silenziosa».
    Lei aveva delle capacità. Poteva prevedere i disastri in mare, i tifoni e le tempeste burrascose. Riusciva a sentire quello che capitava molto lontano e da giovane cominciò a studiare buddismo e la medicina tradizionale cinese. Guariva dalle malattie ma soprattutto, col suo terzo occhio vedeva oltre, guidava i marinai apparendo come luce sulla prua delle navi o sulle rocce. Vestita di rosso per essere visibile alle navi, venne ricordata per sempre come una giovane dama in rosso, che avrebbe vagato per sempre sui mari in soccorso dei navigatori. È riconosciuta come la protettrice del popolo taiwanese.

    Voce di: Alex Mur

  • In un comunicato dell’11 aprile 2020 il Presidente Donald Trump ha annunciato la firma di un decreto che stabilisce aiuti in materiale sanitario alla Repubblica Italiana per un valore di 100 milioni di dollari.
    Inoltre egli ha dichiarato che gli USA aiuteranno l’italia nella fase della “ricostruzione”, a causa dei problemi economici che il Bel Paese si trova ad affrontare dopo lo shutdown dell’intera nazione. Il governo americano ha quindi accolto la richiesta d’aiuto, confermando il rapporto molto stretto tra i due paesi, alleati storici.
    Il sito dell’AGI riporta le parole di Trump: «La Repubblica Italiana – scrive in apertura il presidente degli Stati Uniti – uno degli alleati più stretti e di vecchia data, è stata devastata dalla pandemia di Covid-19, che ha già reclamato più di 18 mila vite e portato la maggior parte del sistema sanitario a un passo dal collasso, minaccia di spingere l’economia italiana verso una profonda recessione».
    Il governo italiano quindi ha «chiesto l’aiuto degli Stati Uniti. Sebbene la prima e più importante responsabilità del governo degli Stati Uniti sia nei riguardi del popolo americano, andremo in aiuto dell’Italia per sconfiggere l’epidemia di Covid-19 e mitigare l’impatto della crisi, mostrando allo stesso tempo la leadership degli Usa davanti alle campagne di disinformazione cinese e russe, riducendo il rischio di una nuova infezione dall’Europa verso gli Stati Uniti».
    Queste ultime parole colgono il segno di una questione che ora è al centro del dibattito italiano ed anche europeo: il pericolo della propaganda e dell’infiltrazione economica e politica cinese in Italia. Sia gli USA che i paesi europei hanno fortemente criticato l’Italia per aver aderito alla «Nuova Via della Seta», il progetto Geo-Politico di Pechino, nonchè il via libera per il colosso Huawei per realizzare una parte della rete 5G italiana.
    Sebbene il governo abbia più volte rassicurato gli alleati occidentali, gli ultimi mesi di questa crisi pandemica hanno visto una crescente azione propagandistica del PCC in Italia e in Europa. Ciò ha alzato il livello di allerta da parte di giornalisti ed esponenti politici, nonchè di organizzazioni non governative, che da tempo denunciano gli abusi del regime cinese su questioni di diritti umani, libertà di espressione di credo all’interno della RPC.


    Voce di: Yi Xiao

  • Il Presidente USA Donald Trump e la sua amministrazione hanno deciso di bloccare i fondi all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli Stati Uniti D’America sono il primo contributore dell’organizzazione internazionale.

    Il 14 aprile in una conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato: «Sto dando istruzione alla mia amministrazione di bloccare i finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre è in corso un’indagine sul ruolo dell’organizzazione nella gestione e nella copertura del diffondersi del coronavirus. Tutti sanno cosa sta succedendo lì. […]»

    «I contribuenti Americani forniscono tra i 400 e i 500 milioni di dollari all’anno alla OMS e in contrasto la Cina ne fornisce circa 40. […] Una delle decisioni più pericolose e pesanti della OMS è stata la disastrosa decisione di opporsi ad un divieto dei voli dalla Cina e da altre nazioni. […]
    «[…]

    La realtà è che L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fallito nell’acquisire e diffondere informazioni e dati in maniera trasparente e rapida. Il mondo dipende dal fatto che l’OMS lavori con altre nazioni per assicurare che informazioni accurate riguardo a minacce sanitarie internazionali vengano condivise con il giusto tempismo e se non questo, di dire in maniera indipendente al mondo la verità su ciò che sta accadendo. L’OMS ha fallito in questo basilare compito e deve essere ritenuto responsabile, è tempo, dopo tutti questi decenni. […]»

    L’organizzazione nelle ultime settimane è al centro delle critiche internazionali per aver avuto un atteggiamento ritenuto troppo morbido nei confronti della Cina. Le autorità cinesi hanno rassicurato il pubblico fino al 21 gennaio, quando poi Zhong Nanshan, l’esperto virologo cinese, ha annunciato che il virus poteva effettivamente trasmettersi da persona a persona.

    Resta da vedere l’indagine a quali risultati porterà e se i fondi verranno definitivamente rimossi dalle casse dell’OMS oppure se si tratterà solo di un congelamento temporaneo. Diverse altre organizzazioni internazionali e paesi hanno criticato la scelta del presidente USA.


    Voce di: Yi Xiao

  • La Cina continua ad accusare l’America di essere responsabile della propagazione del coronavirus. Tutto questo causa squilibrio e agitazione sia nello stato cinese, che in tutto il resto del mondo.
    Perchè? Ebbene, già dagli inizi di quest’anno, si sosteneva che un ipotetico errore sfuggito ai controlli e addirittura di una creazione dello stesso micidiale virus, provenisse proprio da un centro di ricerche di biosicurezza a Wuhan.
    Tuttavia, ora circola in Cina un’altra teoria, e cioè quella che si ritiene che il Virus del PCC, non provenga da Wuhan, ma bensì dagli spogliatoi degli atleti americani che a ottobre hanno partecipato ai Campionati Mondiali Militari.
    Il ministero degli Esteri cinese alimenta teorie cospirative sul virus per nascondere le responsabilità del governo.
    Come?
    Cercando di replicare via Twitter al consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Robert O’Brien, che poche ore prima aveva dichiarato che i ritardi della Cina erano costati al mondo intero circa due mesi di tempo.
    Tuttavia, in un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa Xinhua, un media controllato dal Partito Comunista Cinese, Pechino ha minacciato di bloccare l’esportazione dei prodotti farmaceutici dopo che gli Stati Uniti sarebbero “precipitati nel potente mare del coronavirus”. Il pezzo era in realtà titolato “Abbiate coraggio: il mondo deve un ringraziamento alla Cina”.
    Inoltre,Il conduttore della Fox News, Tucker Carlson, ha criticato alcuni membri dell’élite americana accusandoli di aver venduto il loro Paese agli interessi economici cinesi. I leader cinesi forse credono che non si possa sfidare una potenza che sta vendendo la maggior parte dei farmaci vitali che consumiamo.

    Per giunta, se consideriamo valida la tesi di Zhao Lijian,la quale afferma di valutare il periodo di incubazione, allora Pechino sembra confermare i sospetti che il virus sia nato ben prima delle segnalazioni di fine dicembre, cioè tra ottobre e novembre.

    Due cose vanno valutate, la prima: il portavoce ha chiesto che a parlare sia la scienza. Non si spiega quindi come mai tra le donazioni cinesi arrivate in Italia ci sia, come ha evidenziato Giulia Pompili del Foglio via Twitter, il Lianhuaqingwen: «una pillola che si usa nella medicina tradizionale cinese e che non ha avuto trial da nessuna parte in occidente», ma che è «molto sponsorizzata dai media cinesi».

    La seconda: diamo credito alla tesi di Zhao Lijian e consideriamo il periodo di incubazione, allora Pechino sembra confermare i sospetti che il virus sia nato ben prima delle segnalazioni di fine dicembre, cioè tra ottobre e novembre.
    La natura del regime cinese – il divieto di esercitare la libertà di stampa e di espressione; l’assoluto dominio del Partito comunista sugli attori sociali, religiosi ed economici; le minoranze perseguitate e imprigionate, la libertà di coscienza calpestata, l’espianto forzato di organi sui prigionieri di coscienza – è ormai allo scoperto e il mondo intero sembra sempre chiaro su di esso: resta da vedere quale paese chiederà i danni al PCC per il disastro causato dal virus.


    Voce di: Alex Mur

  • Molti media in Italia e nel mondo sembrano essersi accorti del fatto che i numeri “ufficiali” rilasciati da Pechino sul coronavirus potrebbero non essere veritieri. In molti iniziano a domandarsi se, oltre ad avere insabbiato e coperto l’esistenza dell’epidemia, permettendo di fatto il contagio mondiale, le autorità cinesi stiano mentendo anche sul numero dei decessi avvenuti nel paese.

    Qingming, la festa dei morti e le code ai crematori

    Secondo il quotiano cinese Caixin, i numeri dei morti potrebbero superare i 40.000. I crematori della città sono in queste ore molto impegnati a consegnare migliaia e migliaia di urne cinerarie ai parenti dei deceduti. Nelle immagini si possono vedere lunghe file di persone in attesa all’esterno dei crematori della città.

    Il 4 aprile è «Qinming» in Cina, la festa dei morti. Stando ai dati forniti, i crematori di Wuhan stanno consegnando urne cinenarie ad un ritmo forsennato (dal 23 marzo in poi, 3500 urne al giorno). Fino al 3 aprile, giorno prima della festività, facendo un rapido calcolo si arriva a 42.000 urne consegnate.

    La nota rivista TIME ha pubblicato un intervista fatta a due residenti di Wuhan, che hanno affermato che : «Se a fine dicembre o inizio gennaio, all’inizio dell’epidemia, la prima cosa che le autorità avessero fatto sarebbe stata non prendersela con i medici, ma avessero messo in quarantena tutti gli infetti, e sistemato il problema al mercato del pesce, forse questa cosa si sarebbe risolta senza attirare troppa attenzione. E un’infezione su così ampia scala non sarebbe accaduta.» […] «Ci è stato detto che non era grave, che non stava succedendo nulla».

    Un altra cittadina intervistata dichiara con rabbia che: « Quando vedo ogni giorno persone che si sono ammalate, ma che non possono accedere alle cure, mi sento molto triste. Mio malgrado non posso fare a meno di sentirmi depressa. C’era una donna, che non poteva trovare un ospedale in cui far ammettere sua madre. Era disperata e continuava a battere un gong sul suo balcone, piangendo e chiedendo aiuto. […] Se tutte le misure di precauzione fossero state prese in tempo, tutte queste famiglie in cerca di aiuto sarebbero ancora vive e felici come prima.»

    Miliardario Cinese racconta la verità

    Guo Wengui, miliardario cinese in esilio negli USA, è stato critico nei confronti dei dati rilasciati dal PCC fin dal primo momento. Della serie “Se li conosci li eviti”. Il 6 febbraio, in un episodio del programma “America’s Voice” condotto da Steve Bannon, ex-consigliere della Casa Bianca, il miliardario cinese fornisce dei dati preoccupanti sulla vera situazione in Wuhan.

    Guo Wengui afferma con decisione: «Lasciate che vi dia un esempio. In Wuhan, il numero totale dei crematori è 49 e lavorano 24 ore al giorno, hanno bruciato 1200 copri ogni giorno e stanno lavorando da più di 17 giorni. E questo è solo in Wuhan. E ora questo sta avvenendo in altre Metropoli. Il numero totale delle persone in quarantena in tutta la Cina è 250 milioni di persone. […] E il numero totale di persone morte, come mostra il numero di corpi bruciati, è più di 50.000 e non 30.000.»

    I media controllati dal Partito Comunista Cinese nelle ultime settimane hanno spinto la narrazione per cui potrebbe essere stata l’America o l’Italia la prima nazione a diffondere il virus. Ma è possibile fidarsi di un regime dittatoriale che non rilascia dati accurati? O che copre i problemi interni con la propaganda per mantenere una facciata di “forza”?

    Non è una novità nella storia del PCC mentire o coprire sui dati di un’epidemia. Si pensi alla SARS. L’insabbiamento con conseguente arresto di chi denunciava sono alcuni dei motivi per cui ora il virus è chiamato “Virus del PCC” da molti. Se il Partito Comunista Cinese avesse informato il mondo, avrebbe dato a tutte le nazioni il tempo di reagire e prepararsi al peggio. È lecito pensare che probabilmente, oggi il mondo intero non si troverebbe in questa grave situazione.