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In 1 Corinzi 1:23, l’apostolo Paolo afferma: «ma noi predichiamo Cristo crocifisso». Perché Cristo nella sua Persona e nella sua Opera dev’essere il punto principale di ogni sermone? Tutta la Bibbia riguarda la storia della redenzione di Dio, seguendo il suo sviluppo dalla Genesi all’Apocalisse, si tratta di un libro che narra una storia sul palcoscenico della storia umana.
Quindi, la predicazione fedele a tutta la Scrittura non solo spiega il testo e afferma le richieste di Dio, ma mette anche in luce il Vangelo che rendono possibile la santità del credente. Un sermone non è solo una semplice lezione di teologia sistematica, né è solo semplicemente un’esortazione su come dovremmo vivere. Un sermone deve presentare Cristo, non solo per la conversione di un non-credente, ma anche per la santificazione, la fortificazione e l’edificazione del credente.
Purtroppo, in molte chiese evangeliche oggi, gran parte della predicazione è che devi essere migliore. Ma l’essenza della vita cristiana non è la chiamata ad essere migliori. L’essenza della vita cristiana è vivere nella gratitudine per il Vangelo.
In questa puntata, i pastori Gavino, Vincenzo e Mike parlano di cosa significhi predicare Cristo.
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Qui in Italia l’8 dicembre è una festa nazionale, cioè l’Immacolata concezione di Maria. Questa festa celebra il dogma della Chiesa Cattolica Romana secondo cui Maria, la madre di Gesù, è stata preservata dal peccato originale. Inoltre, la Chiesa cattolica romana insegna ufficialmente che Maria è una vergine perpetua, mediatrice e che non morì mai ma fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima. Per il cattolicesimo, la mariologia non è un elemento secondario della fede, ma centrale. In effetti, il Catechismo della Chiesa cattolica romana afferma che «la pietà della Chiesa verso la Santa Vergine è elemento intrinseco del culto cristiano». Ciò significa che non ci può essere un vero culto senza la devozione per Maria.
Ma cosa insegna la Bibbia? Cosa c’è di significativo in Maria? E che cosa ci insegna il suo ruolo nella storia redentiva? I pastori Mike, Gavino e Vincenzo parlano di quest'argomento con l'ospite speciale Leonardo De Chirico, autore del libro Maria: Una guida evangelica (Alfa & Omega, 2017).
Il dott. De Chirico è pastore della Chiesa Evangelica Breccia di Roma, professore di teologia storica presso l’IFED, direttore della rivista “Studi di teologia” e del podcast “Reformanda Initiative”, e autore di diversi libri e articoli.
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Una chiesa locale che non ha una pluralità di anziani è come un’antica città senza mura. Proprio come i bastioni e le porte fortificate aiutavano a salvaguardare una città in modo che la vita civile potesse prosperare, così anche una pluralità di presbiteri nella chiesa aiuta a preservare la vita nel regno di Dio. Una chiesa in cui il pastore è l’unico anziano o possiede la massima autorità tra i suoi leader si trova in una posizione molto vulnerabile, esposta ai pericoli del potere, della personalità e del conflitto. Basta osservare l’ascesa e la caduta di molte influenti chiese evangeliche negli ultimi anni per rendersi conto di quanto ciò sia vero. Nella maggior parte dei casi, il crollo finale è stato il risultato di una mancanza di autorità condivisa tra un gruppo di anziani.
Il modello biblico per il governo della chiesa non è un sistema gerarchico in cui il pastore anziano è un vescovo superiore agli anziani della chiesa. Il ministero della Parola non dipende soltanto dal ministro della Parola. I cristiani non sono responsabili nei confronti di un solo leader. Invece, Cristo si prende cura della sua chiesa attraverso una pluralità di anziani. Questa responsabilità condivisa aiuta a proteggere il gregge dagli abusi spirituali e dal bullismo che potrebbero verificarsi più facilmente in una chiesa dove tutti siano responsabili verso un solo uomo.
In questa puntata i pastori Vincenzo, Gavino e Mike parlano del presbiterianesimo è perché è importante.
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Il cristianesimo non è una religione individualistica. Il cristianesimo è davvero personale e influenza ogni aspetto delle nostre vite personali. Ma non è mai privato o individualista. Invece è pubblico e corporativo. Quando Dio ci salva attraverso Cristo, ci porta nella comunità di Cristo e ci rende parte del suo popolo, gregge e regno. Il suo regno è manifestato nella chiesa locale. La chiesa non è solo il popolo a cui apparteniamo, ma anche il luogo in cui veniamo per adorare Dio con il suo popolo e ricevere i suoi mezzi di grazia: cioè, la predicazione della Parola e l’amministrazione dei sacramenti. Tale chiesa non è opzionale. Il Nuova Testamento non prevede una categoria per una persona che dice: “Io sono credente ma non vado in chiesa”. Biblicamente, quest’approccio non va. In effetti è un peccato. In quanto cristiani, non siamo liberi di vagare come vagabondi spirituali. Un credente senza una chiesa è un credente in difficoltà. Dobbiamo recuperare una visione biblica della chiesa locale e del significato dell’appartenenza.
In questo episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano della chiesa locale è perché è fondamentale per ogni credente.
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Il culto settimanale è l’attività più importante nella vita cristiana, dove Dio incontra il suo popolo. Egli ci parla attraverso la sua Parola e i suoi sacramenti; noi rispondiamo con la preghiera, la confessione e il canto. Egli nutre le nostre anime, rafforza la nostra fede e ci costruisce come corpo di Cristo. Eppure, oggi, in generale, il culto evangelico è divenuto, come ha detto giustamente uno scrittore: “radicalmente informale, presuntuosamente innovato e teologicamente povero”. Tutto questo deriva in gran parte dall’abbandono di una liturgia storica e regolata dalla Scrittura. Tuttavia, questo problema non è nuovo. Infatti, durante il Medioevo, la chiesa divenne sempre più superstiziosa nel suo culto poiché seguiva i propri desideri piuttosto che il principio regolativo della sola Scrittura. Di conseguenza, i riformatori protestanti cercarono di riformare il culto, conformandolo alla Parola di Dio. Sicuramente, abbiamo bisogno di una nuova riforma dell’adorazione oggi nel nostro contesto contemporaneo. C’è un bisogno urgente di recuperare il valore della liturgia e riscoprire la nostra eredità riformata e protestante in modo che adoriamo Dio con gioia, riverenza e timore secondo la Scrittura.
In questo episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano di liturgia e di come dovremmo adorare Dio. -
La gloria di Dio è la caratteristica fondamentale di Dio alla quale i credenti rispondono dandogli gloria. Infatti, ogni cosa che Dio ha creato e ogni cosa che Dio ha fatto, sia nella creazione sia nella redenzione, e per la sua gloria. Dio crea, sostiene, governa e giustifica i peccatori solo per la sua gloria.
Come l’apostolo Paolo dice in Romani 11: «Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen». Poiché tutte le cose sono da Dio, per mezzo di Dio e per Dio, noi diciamo: “A Dio sia la gloria!” Questo è il quinto caposaldo della Riforma: Soli Deo Gloria. Secondo la Riforma, «soli Deo gloria» è il cuore della fede e della vita cristiana.
Purtroppo, oggi il pensiero della gloria di Dio è stato quasi completamente escluso dalla mente della gente. Viviamo nel mezzo di un’epoca di distrazione e narcisismo. Inoltre, la chiesa moderna ha in gran parte dimenticato o trascurato la dottrina cristiana essenziale e ha abbandonato una fedele predicazione del Vangelo come veniva predicato al tempo della Riforma.
Qui in Italia la colpa non è solo della Chiesa cattolica romana, che nega i cinque sola della Riforma, ma anche delle chiese evangeliche contemporanee che hanno una mentalità consumistica, cercano intrattenimento nel culto e predicano una versione superficiale del Vangelo. In breve, Dio e la sua gloria sono stati dimenticati!
Ascoltate questa puntata in cui i pastori Michael Brown, Vincenzo Coluccia e Gavino Fioretti discutono di come "Soli Deo Gloria" si applichi al modo in cui concepiamo la salvezza, l'adorazione e la vita cristiana. -
La dottrina della giustificazione affronta la domanda: “In che modo un peccatore è giustificato davanti a Dio?” È la grande domanda che interessa alla Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse. Questa domanda era al centro di discussioni e dibattiti durante la Riforma Protestante nel XVI secolo. Per Martin Lutero e i riformatori, la dottrina della giustificazione per sola fede era “l’articolo sul quale la chiesa resta in piedi o cade”. La giustificazione sia l’atto mediante il quale Dio dichiara giusti i peccatori solo per grazia, solo a motivo di Cristo, e solo mediante la fede. Ascolta la conversazione con i pastori Michael Brown, Vincenzo Coluccia e Gavino Fioretti.
Ad Fontes è un podcast che parla di teologia, storia e apologetica della fede cristiana per incoraggiare e aiutare ogni italiano a riscoprire come il Vangelo di Gesù Cristo è vero, buono e bello. Infatti, ogni generazione di cristiani deve riscoprire il Vangelo per applicarlo nella propria epoca. Il nostro desiderio è di vedere al presente una nuova riforma spirituale nelle chiese cristiane italiane. Unisciti a noi ogni settimana per una conversazione sugli aspetti che contano della fede cristiana da una prospettiva teologica riformata.
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Oggi alcuni credenti affermano: “Nessun credo se non la bibbia!” Eppure, Lutero e i riformatori del XVI secolo non rifiutarono i credi e le confessioni. Anzi, abbracciarono i simboli storici e scrissero confessioni di fede. Come possiamo conciliare queste due cose: Sola Scrittura e le confessioni di fede? Se la Bibbia è la Parola di Dio e la somma autorità della fede Cristiana, perché abbiamo bisogno di credi e confessioni? Cosa significa essere una chiesa confessionale? E cosa dire chiese e cristiani che rifiutano l’uso delle confessioni? Questo è l’argomento di quest’episodio di Ad Fontes, con Vincenzo Coluccia, Michael Brown e Gavino Fioretti.
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Ogni volta che leggiamo la Bibbia, la interpretiamo anche. Ma la domanda è: la nostra interpretazione è corretta? Come possiamo interpretare la Bibbia rettamente? Dobbiamo essere responsabili quando leggiamo e interpretiamo la Bibbia. Non possiamo leggere la Bibbia, interpretarla come vogliamo, e poi dire: “Lo Spirito Santo me lo ha rivelato”. La Bibbia è un’opera letteraria. Quindi, dobbiamo usare principi dell’ermeneutica, cioè la teoria e la tecnica dell’interpretazione dei testi antichi. Tramite l’ermeneutica si cerca dunque di ritrovare il significato originale, definendo il pensiero e le intenzioni dell’autore. Ascolta questa discussione con i pastori Gavino Fioretti, Vincenzo Coluccia e Michael Brown, che prendono in considerazione sei principi fondamentali per interpretare correttamente la Bibbia.
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I riformatori del XVI secolo usarono l’espressione “sola Scrittura” per esprimere la loro piena sottomissione nei confronti dell’autorità della Bibbia. Essi affermarono che la Bibbia, da sola, deve essere accettata come la somma autorità, e che essa sola ha il diritto assoluto di vincolare le nostre coscienze. Essi non sminuivano l'autorità della Chiesa o l'importanza dei concili storici della Chiesa come quello di Nicea e Calcedonia. Il suo punto di vista era che anche i concili ecclesiastici non hanno lo stesso livello di autorità della Bibbia. Questo ha focalizzato l'attenzione sulla natura e sulla base dell'autorità biblica. Insomma, non il papa, né le antiche tradizioni o i concili ecclesiastici possono essere posti al di sopra o accanto alla Bibbia. Similmente, affermarono che nemmeno i sentimenti e le intuizioni personali possono essere considerati autorevoli o normativi. Sola la Scrittura lo è. "Sola Scrittura" è stato definito il principio formale della Riforma. Ma cosa significa per noi oggi la “sola Scrittura”? Questa dottrina è ancora importante? Questo è l’argomento di quest’episodio.
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