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Dicembre 2019: Zelensky e Putin si incontrano a Parigi. È il loro primo e unico faccia a faccia. Ridono, parlano, ma l’incontro è un fallimento. Due anni dopo, quando Zelensky prova a chiamare Putin per fermare l’invasione, il telefono squilla a vuoto.
Oggi, nel 2025, Trump annuncia di voler mettere fine alla guerra in Ucraina. Zelensky si dice pronto a negoziare, persino a cedere il Kursk. Ma Trump ha anche un altro obiettivo: le terre rare ucraine.
BuongiornoMondo, partiamo da qui.
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A bordo dell’Air Force One, Donald Trump risponde con una dichiarazione surreale: vuole comprare Gaza e possederla. Una frase che i media internazionali quasi ignorano, ma che si inserisce in un contesto esplosivo.
Alla Knesset, il parlamento israeliano, si scatena il caos: tra urla, accuse e deputati trascinati fuori dall’aula, il primo ministro Netanyahu difende il suo operato e la sua intesa con Trump.
Nel frattempo, Hamas annuncia il ritardo nel rilascio degli ostaggi, accusando Israele di violare il cessate il fuoco. La fragile tregua reggerà ancora?
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In questa puntata parliamo di un'immagine che sta facendo il giro del mondo, una foto pubblicata dalla Casa Bianca che ritrae Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, in un contesto che ha suscitato numerosi commenti: seduto alla scrivania ovale, con lo staff che prega rivolto verso di lui. La didascalia della foto cita un versetto biblico, facendo apparire Trump come un pacificatore e unificatore. Ma sarà davvero così?
Inoltre, approfondiamo un recente evento che ha segnato la sua carriera politica: l'attentato subito nel luglio 2024, dove Trump si salva miracolosamente e attribuisce il suo salvataggio a una volontà divina. Parleremo anche delle sue ultime dichiarazioni riguardo la guerra in Ucraina e il suo rapporto con il presidente russo Putin, in contrasto con le affermazioni del presidente ucraino Zelensky.
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Donald Trump ride e scherza con la stampa mentre annuncia il drastico ridimensionamento dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, considerata “corrotta” e inefficiente. Elon Musk, alla guida del nuovo “Dipartimento per l’efficienza del governo”, ha avviato lo smantellamento dell’agenzia, lasciando in sospeso aiuti vitali per milioni di persone nel mondo. Un tribunale ha bloccato temporaneamente il piano, ma il futuro degli aiuti umanitari resta incerto.
Nel frattempo, in Medio Oriente, Hamas mette in scena la liberazione di tre ostaggi israeliani, scatenando polemiche e tensioni a Tel Aviv. Le immagini dei prigionieri, visibilmente provati, alimentano il dibattito su un possibile cessate il fuoco a Gaza, mentre Netanyahu rientra da Washington tra critiche e accuse.
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L'8 dicembre 2024, la Siria ha vissuto una notte storica, quella in cui il popolo ha festeggiato la cacciata di Bashar al-Assad.Gruppi di uomini saltavano sulle auto, fucili in mano, mentre le donne, in lacrime, gridavano alla stampa: "Finalmente siamo liberi di parlare".
Nei giorni seguenti, la festa si è trasformata in una lunga e dolorosa ricerca: migliaia di siriani si sono diretti verso la prigione di Sednaya, alla ricerca dei propri cari arrestati dal regime. Con le dita scorrevano i registri, cercando i nomi dei prigionieri. E poi, le fosse comuni, le testimonianze di una tragedia che ha segnato la Siria per anni.
In questo episodio esploriamo, poi, il ruolo della Corte Penale Internazionale, un tribunale indipendente, che si occupa di crimini internazionali come genocidio e crimini contro l'umanità. Nonostante 125 paesi siano firmatari del trattato che l'ha istituita, Israele, Stati Uniti, Russia e Sudan si sono astenuti dalla ratifica.
Mentre il mondo si interroga sull'efficacia di tale organismo, Donald Trump emette un ordine esecutivo per sanzionare il tribunale, accusandolo di mirare a Stati Uniti, Israele e ai suoi alleati. La discussione sulla CPI si intreccia con il passato e il presente delle sanzioni internazionali e con le sfide geopolitiche.
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In questa puntata, partiamo dal fastoso giuramento di Vladimir Putin per il suo quinto mandato da presidente della Russia. Ripercorriamo le radici della sua ossessione per la storia russa, nata durante la pandemia, e il documento del 2021 che anticipava l’invasione dell’Ucraina.
Passiamo poi alle ultime notizie dal conflitto: la Francia ha consegnato nuovi caccia a Kiev, mentre si parla di un possibile incontro tra Donald Trump e Putin. Ma un cessate il fuoco sembra ancora lontano, con Mosca che respinge qualsiasi ipotesi di tregua.
Infine, ci spostiamo in Medio Oriente. Trump propone un piano controverso per Gaza, parlando di reinsediamento dei palestinesi nei paesi arabi. Nel frattempo, in Cisgiordania, Medici Senza Frontiere denuncia una situazione drammatica: ospedali assediati, operatori sanitari sotto attacco e pazienti che muoiono perché non possono ricevere cure.
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Sei mesi fa, il 27 luglio 2024, Donald Trump e Benjamin Netanyahu si incontravano a Mar-a-Lago. Un incontro cruciale, che ha segnato il corso della guerra a Gaza.
Trump pone una condizione chiara: se vincerà le elezioni, Netanyahu dovrà firmare un cessate il fuoco prima del suo insediamento alla Casa Bianca. E così accade. Intanto, ieri è emerso che un accordo più vantaggioso per Israele era già pronto ad aprile, rivelazione che getta nuove ombre sulla gestione del conflitto.
Ma l’attenzione del mondo oggi è tutta su un’altra dichiarazione di Trump: vuole trasformare Gaza nella “riviera del Medio Oriente”, sotto il controllo degli Stati Uniti. Un piano giudicato da molti analisti come impraticabile, illegale e irrealizzabile. Bluff o strategia politica? Nel frattempo, da dentro la Striscia, la realtà è ben diversa, come ci racconta Francesco Sacchi di Emergency.
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Analizziamo le recenti dichiarazioni di Donald Trump e la crescente tensione in Medio Oriente.
Durante un incontro con il primo ministro israeliano, Netanyahu, Trump ha suscitato stupore annunciando un futuro radicale per Gaza, sostenendo che due milioni di palestinesi dovrebbero essere trasferiti in Egitto e Giordania, con gli Stati Uniti a "controllare" la Striscia. Le reazioni non si sono fatte attendere: Hamas ha espresso il suo disappunto, minacciando nuove conflittualità.
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Quando cambia un'amministrazione negli Stati Uniti, il mondo intero sente gli effetti. Gli USA, con la loro centralità economica e geopolitica, hanno il potere di mescolare le carte a livello globale, e oggi parleremo proprio di come stanno cambiando le regole del gioco.
L’economia gioca un ruolo cruciale nelle tensioni internazionali. I dazi imposti da Trump sono un altro fronte aperto, con le ultime decisioni che coinvolgono il Messico e l’intero scenario economico globale. Parleremo delle ragioni dietro questa “guerra commerciale” e ascolteremo l’analisi di Gianni Del Vecchio, esperto di economia e co-direttore dell’HuffPost.
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In questa puntata, ci concentriamo sulle ultime mosse di Donald Trump che, dopo aver firmato un ordine esecutivo per imporre dazi su Canada, Messico e Cina, ha scatenato una vera e propria guerra economica che ha le potenzialità di scuotere i mercati globali. Con il 25% di dazi sui prodotti canadesi e messicani e il 10% sui beni cinesi, le previsioni economiche sono in fermento e il Canada ha già risposto con una mossa contro i prodotti americani.
Ma quali saranno le ripercussioni globali nei prossimi mesi?
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In questa puntata, partiamo dall'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, descritto da molti come un tentativo di colpo di stato. La folla inferocita che ha invaso il Campidoglio per protestare contro l'elezione di Joe Biden. Donald Trump, inizialmente entusiasta della manifestazione, è stato costretto a placare i suoi sostenitori solo alla fine. Quel giorno segnerà un punto di svolta nella sua presidenza.
Passiamo poi a un'importante notizia politica: Donald Trump, di nuovo alla Casa Bianca, ha concesso la grazia a 1.500 manifestanti accusati di aver preso parte all'assalto a Capitol Hill. Nel frattempo, il presidente sta attuando una serie di licenziamenti all'interno dell'FBI, rimuovendo chi ha indagato sull'assalto al Campidoglio. Un atto che alimenta preoccupazioni sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Infine, ci spostiamo in Medio Oriente, dove centinaia di persone si sono radunate al valico di Rafah, al confine tra Egitto e Gaza, per protestare contro le dichiarazioni di Trump riguardo alla Striscia. Il presidente ha richiesto a Giordania ed Egitto di accogliere un milione e mezzo di palestinesi. Tuttavia, i leader arabi hanno respinto la proposta, pur lasciando aperta la possibilità di collaborare con l’amministrazione Trump per una "giusta pace".
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Partiamo con le ultime dichiarazioni di Donald Trump, che continua a far parlare di sé: il presidente degli Stati Uniti ha annunciato un piano per imporre nuovi dazi all'Unione Europea, alimentando ulteriori tensioni internazionali. Questa mossa arriva dopo giorni complessi, con il mondo che osserva le sue scelte politiche con crescente attenzione.
Poi ci spostiamo in Medio Oriente, dove raccontiamo la drammatica realtà di chi sta tornando a casa a Gaza, cercando di ricostruire ciò che sembra ormai irrecuperabile.
Infine, un focus sul Congo, dove la guerra per il controllo delle ricchezze minerarie ha gettato Goma nel caos. La testimonianza di Virginie Napolitano, coordinatrice di Medici Senza Frontiere, ci offre uno spaccato della situazione, con ospedali sovraccarichi e una comunità che lotta per sopravvivere.
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Ci addentriamo nel cuore del caso di Almasri. La sua scarcerazione e il rimpatrio in Libia hanno scatenato polemiche, indignazione e un acceso dibattito. La vicenda ha avuto ripercussioni anche sulla politica italiana, con indagini che coinvolgono membri del governo e una crescente attenzione sulla Libia come terreno di scontro geopolitico.
Per approfondire questo caso complesso, intervistiamo Nello Scavo, giornalista di Avvenire, che ci aiuterà a comprendere meglio le ragioni politiche, militari e giuridiche che hanno portato la Libia al centro dell’attenzione internazionale.
In questa puntata, esploriamo le implicazioni di un caso che ha scosso le politiche italiane e internazionali, con riflessi diretti sulle elezioni libiche, il controllo delle risorse petrolifere e le alleanze internazionali.
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Nella giornata di ieri, l’audizione di Robert F. Kennedy Jr. davanti alla Commissione per le Finanze del Senato degli Stati Uniti ha monopolizzato l'attenzione dei media americani. Tra domande scomode, proteste e accuse, la sua conferma come segretario alla salute del governo di Donald Trump è diventata un tema altamente divisivo. Kennedy Jr. è un personaggio controverso, noto per le sue posizioni anti-vaccino, le teorie complottiste e un passato turbolento che gli ha attirato critiche feroci.
In questo episodio, ci concentriamo sul suo destino politico e sulle forti divisioni che ne derivano, con una possibile battaglia decisiva tra democratici e repubblicani al Senato.
Nel frattempo, in Medio Oriente, la visita di Steve Witkoff, uomo di Trump, a Gaza apre nuovi scenari nelle già delicate relazioni tra USA e Israele.
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Un fiume di persone si è messo in marcia verso Gaza Nord: 200.000 gazawi tornano alle proprie case distrutte dopo giorni di attesa.
Ma cosa significa tornare in un luogo in cui il 90% delle abitazioni è stato raso al suolo?
Oggi analizziamo la complessa situazione geopolitica, dalle richieste di Donald Trump a Giordania ed Egitto di accogliere i profughi palestinesi, alle implicazioni economiche e diplomatiche per i paesi arabi.
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Centinaia di cittadini libanesi, nel tentativo di tornare nei loro villaggi, si sono trovati di fronte alla realtà di un paese devastato dalla guerra. Il giorno del ritiro delle truppe israeliane si è trasformato in una nuova escalation di violenza, con scontri che hanno causato 22 morti.
Ci spostiamo poi in Cisgiordania, dove l’arrivo di un nuovo piano di Donald Trump per il Medio Oriente ha sollevato molte preoccupazioni. Il presidente statunitense ha proposto di trasferire un milione e mezzo di palestinesi in Egitto e Giordania, un'idea che non è stata accolta positivamente dai palestinesi, che vedono la loro terra come un bene irrinunciabile.
A seguire, un approfondimento sulla visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Arabia Saudita, dove ha incontrato bin Salman per discutere di politica internazionale e investimenti, in particolare in Africa.
Infine, un tragico resoconto arriva dal Congo, dove la violenza dei conflitti interni e il coinvolgimento delle truppe ruandesi hanno causato una crisi umanitaria. Medici Senza Frontiere ha documentato la drammatica situazione a Goma, con migliaia di sfollati che vivono in condizioni disperate.
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In questa puntata, si parte da un momento emotivo ed intenso: il rilascio delle quattro soldatesse israeliane, liberate dopo 477 giorni di prigionia.
Ma dietro queste immagini di gioia e sollievo, resta la domanda: quanto reale è il consenso che Hamas ha all’interno di Gaza in questo momento? Per cercare di rispondere, un operatore umanitario italiano, che lavora sul campo, ha condiviso un messaggio audio con la sua testimonianza diretta da Gaza.
Poi, Donald Trump continua a far parlare di sé con le sue posizioni controverse. Un eurodeputato danese, inizialmente sostenitore di Trump, ha espresso un giudizio fortemente critico dopo che l'ex presidente ha confermato la sua intenzione di annettere la Groenlandia. Una mossa che, secondo analisti, potrebbe nascondere piani geopolitici più ampi, in risposta agli interessi economici di Cina e Russia nella regione.
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In questa puntata, iniziamo con un evento che ha suscitato scalpore: l’arrivo in Guatemala di voli militari statunitensi con migranti in catene. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, sollevando questioni delicate sulla politica migratoria americana e sulle drammatiche condizioni dei migranti.
Ci spostiamo poi in Russia, dove Putin ha rilasciato dichiarazioni importanti in un’intervista con Pavel Zarubin. La sua visione sulla guerra in Ucraina e sulle relazioni con gli Stati Uniti non lascia indifferenti. E se questo non bastasse, Sergey Lavrov, il ministro degli Esteri russo, accusa l'Italia di non comprendere l'impatto economico e reputazionale della sua posizione sulla guerra.
Nel cuore del Medio Oriente, incontriamo Amjab Shahab, docente universitario a Gerusalemme Est, che ci offre una visione profonda del conflitto israelo-palestinese. Per lui, questa è una guerra di religione per gli israeliani e di territorio per i palestinesi. Le sue parole ci portano a riflettere su un conflitto che sembra senza fine.
Poi, una notizia che accende una piccola speranza: Hamas sta per rilasciare una lista di ostaggi, tra cui soldatesse israeliane, in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi. Un gesto che, almeno per oggi, porta una ventata di speranza in una terra tormentata dalla guerra.
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In questa puntata parliamo della telefonata tra Donald Trump e Mohammad bin Salman, l’erede al trono saudita, e di come gli Accordi di Abramo possano ridefinire gli equilibri del Medio Oriente.
Non solo Medio Oriente: a Davos Trump lancia frecciate all’Europa, minacciando dazi e scuotendo Bruxelles. E poi, il racconto della situazione sempre più complessa che si vive a Ramallah.
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