Episoder

  • La blockchain è il sistema che ha permesso, tra l'altro, lo sviluppo della moneta digitale. Tutti abbiamo sentito parlare di Bitcoin, la prima tra le valute che esistono solo nei computer e non transitano né dalle banche né dalle nostre tasche. Forse non tutti hanno capito come funzionano, però. In questo episodio lo spieghiamo con parole semplici. E con l'aiuto di un esperto cerchiamo di dipanare il mistero che ancora avvolge le criptovalute: sono un investimento per nerd e spericolati della finanza o rappresentano il futuro del denaro?
    Ma non è finita qui. Scopriremo anche che la “catena di blocchi” o “di nodi” è un procedimento geniale che già adesso può essere impiegato in ambiti insospettabili per i non addetti ai lavori: dalla domotica all'organizzazione dei supermercati, fino alla professione di notaio...
    E se un giorno a regolare persino gli accordi matrimoniali fosse la blockchain? Con un salto nel futuro immaginiamo fin dove potrebbe spingersi questa rivoluzionaria tecnologia.

  • I robot umanoidi cominciano a diventare realtà. E la possibilità di interagire con macchine che ci "capiscono", o meglio, sono in grado di gestire dati che hanno a che fare con la nostra sfera emotiva esiste già. Sarà un convivenza a nostro vantaggio o finirà come in certi film di fantascienza?
    In questo episodio scopriremo le applicazioni positive degli androidi come assistenti nella cura degli anziani o nella terapia per le persone con autismo. Indagheremo i dubbi etici che l’intelligenza artificiale emotiva suscita. E ci porremo un'altra questione affascinante che ha a che fare con il loro aspetto esteriore: ci affascinano oppure ci respingono, le macchine che replicano i nostri visi e i nostri corpi?
    Un esperto di robotica, Alberto Mazzoni, della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ci accompagna alla scoperta di un settore della tecnologia molto suggestivo ma su cui forse non dovremmo far volare troppo la fantasia. A meno che non si abbia uno speciale interesse per i sex robot. Nell'episodio si parla anche di loro...

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  • Siamo pronti per comunicare con le macchine? Gli assistenti vocali nel nostro smartphone o gli smartspeaker in casa ci mettono a nostro agio? Sappiamo parlare con loro?
    Spesso siamo delusi da questa “relazione”. Inconsciamente ci aspettiamo di dialogare con un’intelligenza simile alla nostra: è la voce sempre più umana a ingannarci. Ma gli esperti si sono anche accorti che quando l’assistente vocale non ci risponde come vorremmo, noi ci arrabbiamo e arriviamo a trattarlo male. È un atteggiamento tipico dei bambini lasciati da soli a interagire con questi strumenti, ma anche gli adulti non sfuggono alle cattive maniere tecnologiche.
    Un esperto di chatbot ci aiuta a capire il funzionamento di questa tecnologia per sfruttarne al meglio le potenzialità.

  • Rappresentarsi online non è per niente facile: rischiamo di dare di noi una versione distorta che non sempre va a nostro vantaggio. Alcuni, più abili, si mostrano al loro meglio, altri invece si rovinano la reputazione. La soluzione più semplice potrebbe essere non avere alcun account sulle piattaforme, restarne fuori. Il futuro, però, va nella direzione opposta.
    Sarà sempre più comune avere diverse identità digitali a cui dedicare tempo e attenzione. Sorgeranno realtà virtuali a cui si potrà partecipare con versioni artefatte di sé. Ma nello stesso tempo, per accedere ai servizi della pubblica amministrazione avremo bisogno di un profilo che aderisca perfettamente alla nostra persona fisica reale.
    Insomma, la vita offline sarà sempre più intrecciata a quella online. Ma allora quale sarà la più autentica? Lo abbiamo chiesto a Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione, che ha coniato una nuova, affascinante parola: onlife.

  • Nei film di fantascienza sono state descritti sistemi di sorveglianza che possono osservare e controllare tutti. E se qualcosa del genere esistesse davvero? La tecnologia è già stata sviluppata: è quella del riconoscimento facciale, una tecnica di intelligenza artificiale che permette di verificare l’identità di una persona a partire dal suo volto.
    In Italia, per esempio, possiamo sperimentarla già negli aeroporti, ma in futuro potrà essere impiegata sempre di più in diversi contesti, dalla sorveglianza nelle strade ai sistemi di sicurezza dei pagamenti, allo shopping online. Eppure, tra le tante applicazione dell’AI, questa è una delle più contestate, soprattutto in Occidente (in Cina è già molto più diffusa). Perché gestisce un’informazione estremamente personale: la nostra faccia. Ma non è questo l’unico motivo.
    Gli utilizzi che ne sono stati fatti fino a oggi rivelano che è un sistema ancora non del tutto affidabile. Ha un difetto tipicamente umano: può capitare, infatti, che giudichi in base ad alcuni pregiudizi. E, proprio come un essere umano, fidandosi dei suoi pregiudizi, può sbagliare. Per capire questa inaspettata distorsione, una delle maggiori esperte in Italia di intelligenza artificiale, Emanuela Girardi, ci spiega come vengono "allenati" gli algoritmi nei data center che raccolgono informazioni sulle immagini.

  • Immaginate una città dove i mezzi sono a guida autonoma, i lampioni si accendono solo quando ci si passa sotto per risparmiare energia, gli edifici mandano una richiesta di intervento se c’è qualcosa da sistemare. Poco inquinamento, grandi spazi verdi. È il luogo ideale dove vivere: una Smart City.
    Molte città nel mondo stanno già impiegando le più moderne tecnologie - l’Internet delle cose, soprattutto - per rendere intelligenti le case, le strade e gli spazi comuni, e collegarli tra loro per creare ambienti urbani più vivibili e sostenibili. In questo episodio raccontiamo gli esempi e le buone pratiche che sono state messe in atto per liberarsi dal traffico, risolvere lo spreco energetico e idrico, migliorare la sicurezza, la sanità, l’istruzione dei cittadini. Ci interroghiamo su potenzialità e zone d’ombra di questa innovazione che potrebbe cambiarci la vita.
    Anche in Italia, a Milano, sta sorgendo un distretto che ha le caratteristiche di una smart city, o meglio di una “wellbeing city”, un luogo altamente tecnologico al servizio della comunità che vi abita. Ne parliamo con il presidente della società immobiliare che la sta costruendo, per scoprire le alleanze possibili tra urbanistica e tecnologia.

  • UPDATE 30/10/2020: Ascolta la nuova versione di questo episodio. Sostituisce la precedente che conteneva alcune inesattezze.

    Il mistero degli oggetti che appaiono sotto forma di pubblicità sullo smartphone appena vengono nominati non è una fantasia e nemmeno una coincidenza. I telefoni, gli smart speaker, ma anche gli elettrodomestici collegati in rete, quando li attiviamo per fare una ricerca online o per soddisfare una curiosità, raccolgono informazioni e li incrociano con altri dati memorizzati dai cookies sul nostro computer. La maggior parte sono utili e necessari al loro buon funzionamento, ma le insidie non mancano.
    In questo episodio cerchiamo di capire quali rischi corriamo quando siamo connessi online attraverso i giochi, i social, gli smart speaker, i motori di ricerca, le app. Esiste davvero un sistema di sorveglianza creato dalla rete, sfruttato a fini commerciali e non solo, che deve essere regolato dalle leggi.
    Poi, però, ci siamo noi, utenti quotidiani: a volte abbocchiamo troppo facilmente a un download accattivante e rinunciamo a proteggerci senza pensarci troppo. Insieme a un esperto di etica della tecnologia, quale è Paolo Benanti, facciamo chiarezza su qual è la vera privacy da difendere e come si fa.

  • Tra 30 anni giocheremo a ogni età per buona parte della giornata. Non solo per intrattenimento, ma per studiare e lavorare. È l’effetto della gamification, l’uso di elementi tipici dei videogame per rendere più divertente ed efficace l’apprendimento.
    Le neuroscienze confermano che quando impariamo con gratificazione, senza ansia o noia, la nostra mente si apre. Alcuni professori lo stanno già sperimentando a scuola, come ci racconta in questo episodio un’insegnante di tecnologia delle medie. Con lei scopriamo che la gamification attiva competenze utili come autonomia, attenzione, pensiero logico-deduttivo, collaborazione, competizione, coordinamento. Qualità che servono a scuola ma anche nel lavoro.
    Proprio nella formazione professionale, che nei prossimi anni sarà continua, la gamification mostrerà il suo potenziale: dai "serious game" per imparare a relazionarsi con i clienti ai simulatori di volo, ci accorgeremo che il vecchio “giocando s’impara” è un concetto modernissimo.

  • La tecnologia ha invaso le nostre vite. Ogni giorno sentiamo parlare di innovazione, robot, intelligenza artificiale e algoritmi. Ma noi, semplici utenti quotidiani, che trascorriamo ore attaccati ai telefonini, ascoltiamo davvero quello che ci viene raccontato? E soprattutto, ci capiamo qualcosa?
    Nasce da qui "Casual Future", una serie in 8 episodi che fornirà gli strumenti essenziali per orientarsi tra le innovazioni più diffuse. Con un approccio semplice, divulgativo, tutt'altro che accademico – casual, appunto – e una forte impronta femminile.
    Lo farà attraverso il dialogo tra Marina D'Incerti, giornalista di "Donna moderna", e Cristina Pozzi, future maker, cofondatrice di Impactscool (organizzazione per la diffusione delle conoscenze sul futuro), e Young Global Leader italiana nominata dal World Economic Forum per il 2019 –. E con l'intervento di esperti di tecnologia, ma anche di insegnanti, filosofi e imprenditori, tra i quali Luciano Floridi, Paolo Benanti ed Emanuela Girardi.
    Ascolta "Casual Future": ogni venerdì, per 8 settimane, a partire dal 16 ottobre. Un podcast di Piano P con il sostegno di UpTown, dove Milano cresce.