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Animale simbolo delle Alpi, emblema di forza e di agilità, lo stambecco è stato protagonista di una storia fra le più singolari. Per raccontarvela Laser sale oggi in alta montagna sulle tracce di questi animali, che, vecchi di 14 milioni di anni, due secoli fa hanno rischiato di estinguersi. Erano sopravvissuti una cinquantina di esemplari solo fra le vette del Gran Paradiso in Valle d’Aosta. Grazie all’opera pionieristica di un ispettore forestale della valle di Gressoney e all’istituzione della Riserva Reale di caccia dei Savoia, lo stambecco venne salvato e dalle montagne di Cogne ha potuto essere reintrodotto in tutto l’arco alpino. Anche gli ungulati oggi presenti nel Parc Naziunal svizzero vengono da quella colonia salvata quasi per miracolo.
Laser vi porterà in pieno inverno fra le nevi del Gran Paradiso per scoprire insieme a un guardaparco che esercita questo mestiere da tre generazioni la storia e le caratteristiche del re delle Alpi. Poi scenderemo nel castello di Sarre, la base avanzata dei re italiani che cacciarono questi animali, salvandoli dall’estinzione. Sarà il più celebre storico valdostano dello stambecco, il professore Pietro Passerin d’Entreves, a guidarci nella scoperta del bizzarro sistema decorativo utilizzato a Sarre: centinaia di corni di stambecco e camoscio provenienti dalle cacce reali composti in motivi geometrici.
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La prima puntata andata in onda il 29 maggio 2024 si chiudeva con le parole di Adelina…
“avevo 32 anni quando io sola decisi di diventare madre di 43 orfani di guerra…”
Questa seconda puntata ci racconterà in prima persona con la voce di Emma Tarducci altri particolari inediti di Adelina dalla sua permanenza in Svizzera alla creazione ad Intra (1946) di una casa per comporre una grande famiglia con bambine e bambini orfani di guerra.
A completare la storia questa volta avremo due di quei bambini, i fratelli Silvio e Giuseppe Riccardi che all’epoca nel 1946 avevano rispettivamente 11 e 6 anni, a completare il racconto dedicato ad Adelina Guadagnucci avremo la presenza di colei che ha reso pubblica questa donna straordinaria , la scrittrice e giornalista Angela Maria Fruzzetti.
Con Angela Maria Fruzzetti , Silvio e Giuseppe Riccardi e con Emma Tarducci.
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Lo svizzero Alfred Rittmann (Basilea, 1893 – Piazza Armerina, 1980) è considerato il padre della vulcanologia moderna. Gran parte di ciò che è diventata la vulcanologia lo dobbiamo al suo lavoro e alle sue intuizioni, oltre a essere stato fonte d’ispirazione per tanti di coloro che oggi fanno ricerca sui vulcani. Arrivato in Italia a cavallo delle due guerre, ovunque sia andato ha lasciato un segno, prima a Napoli a studiare il Vesuvio e i Campi Flegrei – fu lui a capire che si trattava della caldera di un vulcano – e poi a Catania, sull’Etna, il vulcano attivo più grande d’Europa, dove fu motore di un profondo cambiamento, grazie a lui furono gettate le basi dell’attuale sistema di monitoraggio e dell’Osservatorio Etneo.
Fabio Meliciani racconta la storia di questo straordinario uomo di scienza a partire da chi l’ha incontrato e da chi ne ha seguito le orme; un racconto appassionato che mostra come sia cambiato nell’ultimo secolo il rapporto fra l’uomo e questi “draghi sepolti”, con le parole di chi vive oggi alle pendici di un vulcano, e da anni lo racconta, lo osserva e lo studia: il giornalista Giuseppe Riggio, lo storico della scienza Daniele Musumeci, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Antonio Di Vito e Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio Etneo.
Prima emissione: 28 ottobre 2024
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Nel novembre 2024 il Castelgrande di Bellinzona ha ospitato il convegno Orizzonti numerici, dedicato all’utilizzo delle misurazioni statistiche nelle politiche culturali. Il tentativo di raccontare la cultura con i numeri è recente ma ha già mostrato le sue potenzialità, per esempio nell’orientare il finanziamento delle diverse proposte e poi nel valutare l’efficacia dei progetti.
Questi sono i compiti dell’Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale del nostro cantone, qui rappresentato dal suo direttore Roland Hochstrasser.
Barbara Antonioli Mantegazzini spiega invece come i numeri non offrono solo una fotografia della realtà, ma possono aprire nuove prospettive. Le statistiche sostengono e in qualche misura indirizzano anche le scelte dei politici, secondo
Alessandra Ferrighi. Di particolare interesse il caso della produzione libraria, analizzato da Alessandro Caramis. Da qualche tempo però lo stesso oggetto dell’indagine sembra diventato sfuggente, come sottolinea Luca Dal Pozzolo, mettendo a dura prova gli strumenti statistici. E naturalmente la transizione digitale ha ulteriormente arricchito e complicato il quadro, anche se proprio la natura sfuggente della cultura è forse la garanzia della sua ricchezza, conclude Lorenzo Cantoni.Prima emissione: 9 dicembre 2024
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La carbonara ha avuto un successo planetario. La ricetta è spesso oggetto di polemiche e discussioni. C’è chi la vuole con il guanciale, chi con la pancetta, chi ancora con il prosciutto o addirittura con il pollo. Per non parlare delle persone che litigano sul formaggio: pecorino, parmigiano o gruyère? In Asia, poi, alla salsa alla carbonara si aggiungono funghi, legumi e verdure.
Laser ci porta al ristorante Amore’s di Beeston, alle porte di Nottingham, in Inghilterra. Un cuoco lucano, Salvatore, e il proprietario del locale, Saied, raccontano del loro rapporto con la carbonara e parlano dei gusti della clientela inglese.
Inoltre, abbiamo avuto come ospiti il londinese Giuliano Mai, responsabile commerciale di numerose aziende britanniche e italiane, che operano nel settore alimentare in tutto il mondo, e lo storico dell’alimentazione bolognese Luca Cesàri, autore del saggio Storia della pasta in dieci piatti e collaboratore di diverse testate giornalistiche.
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La voce di Oliviero Toscani conservata nelle Teche RSI ci aiuta a percorrere la carriera professionale unica e irripetibile di questo protagonista della cultura e della comunicazione degli ultimi sessant’anni.
Dalla fotografia al cinema, dalla pubblicità alla moda, Toscani ha lasciato un segno indelebile, controverso ma efficace di denuncia, utilizzando l’immagine e rappresentando la realtà. I suoi scatti non sono mai stati banali. Semplici forse ma in grado di fare pensare: una nascita, un uomo nudo, una donna nera intenta ad allattare un neonato bianco, sono alcuni esempi di una lista lunghissima di immagini iconiche.
Laser non dimentica il lungo rapporto di Toscani con la Svizzera. Dai quattro anni passati a Zurigo alla Scuola di Arte grafica, che per sua stessa ammissione ha fatto la differenza in un mondo – quello della fotografia – dove altrimenti si imparava il mestiere solo praticandolo, fino alle esposizioni a Chiasso, alla partecipazione ai festival cinematografici a Locarno e Bellinzona, alle innumerevoli presenze sui canali radio e TV della RSI.
In fondo la vecchiaia non è altro che il castigo di essere ancora viviundefined -
A 95 anni la cinese Zheng Xiaoying è la direttrice d’orchestra attiva e più longeva del pianeta: a lei si deve la diffusione dell’Opera occidentale e del melodramma in Cina. Dopo avere iniziato la sua carriera con la direzione della Tosca al Teatro Nazionale di Mosca a soli 31 anni, Zheng Xiaoying ha introdotto la sua campagna di “canto dell’opera occidentale in cinese”, avviando un progetto di traduzione di opere italiane per la messa in scena cinese. La sua missione è quella di trasmettere al pubblico cinese la bellezza dell’Opera occidentale nella sua completezza, donando i giusti strumenti di comprensione affinché l’Opera non resti soltanto un esercizio di stile musicale ma diventi un vero e proprio ponte culturale fra i popoli.
Praticamente ogni sera, durante il mio soggiorno a Mosca, ero in un Teatro d’opera o in una sala da concerto e credo sia stato quello il modo in cui ho imparatoundefined -
L’organizzazione no-profit Riwaq è nata dall’intuizione dell’architetta e scrittrice siriano-palestinese, Suad Amiry, con l’obiettivo di documentare e far rivivere, restaurando, i villaggi e gli edifici storici sopravvissuti alla Nakba (espulsione e distruzione del popolo e patrimonio palestinese nel 1948). Fin da subito, nel 1991, l’idea fu quella di creare un’alternativa culturale e urbanistica alla frammentazione geografica imposta da Israele, concentrandosi principalmente sui villaggi con una forte rete comunitaria e promuovendo, così, il recupero del patrimonio architettonico come strumento di sviluppo socio-economico.
Amiry ha successivamente ceduto la direzione di Riwaq a Shatha Safi, che ha continuato il lavoro introducendo il “progetto dei 50 villaggi” e il “progetto salvagente”, volti a rafforzare i legami tra comunità sempre più frammentate. Due esempi emblematici per capire il lavoro di Riwaq sono i villaggi di al-Jib e Kufr Aqab, ben rappresentati, rispettivamente, dall’attivista locale Linda Farraj, che lavora per mantenere vivo lo spirito di uno degli insediamenti più antichi e, parimenti, minacciati della Palestina, e di Fidaa ’Ataya, cantastorie impegnata a raccogliere la memoria orale del suo popolo.
Il tema centrale è la resilienza palestinese, con il patrimonio culturale come mezzo di resistenza e speranza, nonostante l’occupazione e le sfide interne.
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La recente apertura della nuova sede di Palazzo Citterio ha ampliato gli orizzonti della Pinacoteca di Brera nella direzione di una Grande Brera; i nuovi spazi espositivi accolgono le collezioni di arte contemporanea e mostre temporanee. E tuttavia tutte queste novità sono solo l’ultima tappa di un lungo percorso iniziato nel Medioevo, quando Brera era uno spazio vuoto ai margini della città. La vocazione di Brera per le arti e le scienze prende forma con l’arrivo dei Gesuiti nella seconda metà del Cinquecento; la loro missione è la formazione delle classi dirigenti milanesi, come racconta Flavio Rurale. Dopo la soppressione dell’ordine nel 1773, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria fonda qui l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca braidense. Infine con l’arrivo dei Francesi di Napoleone Milano assume un’importanza nuova come capitale del Regno d’Italia; e l’apertura della Pinacoteca di Brera sul modello del Louvre, nelle parole di Antonio De Francesco, rafforza proprio l’identità cittadina.
L’identità di Brera prende forma così, secolo dopo secolo, strato dopo strato, integrando il passato senza rigide contrapposizioni, riflette lo storico dell’arte Marco Carminati passeggiando per le vie di un quartiere ormai centrale e prestigioso; mentre l’architetto Luca Molinari ha cercato di dare ordine e senso a questo lungo cammino curando la mostra «La Grande Brera. Una comunità di arti e scienze».
Prima emissione: 27 dicembre 2024
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A un anno e mezzo dalla nomina come inviato di pace in Ucraina per conto di papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e capo dell’episcopato italiano, racconta alla RSI la sua strada per la pace, “che nasce anzitutto dall’interrompere il meccanismo del rialzo degli strumenti bellici”. Dalla sua abitazione in centro a Bologna, Zuppi parla del conflitto in Ucraina, che “è iniziato nel 2014 e non si è mai arrestato”, della necessità di trovare “una pace duratura” con un negoziato nel quale tutte le parti “sono convinte per la pace”. E ancora il ruolo dell’Europa e l’allarme perché “il seme del nazismo e del fascismo, nonostante la lezione terribile della guerra, purtroppo ha ancora dei seguaci”.
Prima emissione: 31 dicembre 2024
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Autore e attore, ma anche artista: anzi “artrista”, come si definisce lui. Alessandro Bergonzoni, nato a Bologna nel 1958, laureato in legge, ha al suo attivo 15 spettacoli teatrali e sei libri. Ma dal 2005 ha iniziato anche un percorso artistico, esponendo i suoi lavori in gallerie e musei: nel 2011 mostra personale alla Cittadellarte – Fondazione Pistoletto di Biella dal titolo “Grembi: soglie dell’inconcepibile” e nello stesso anno, “BonOmnia 2006 rivisitata”, collettiva a cura di Philippe Daverio presso Palazzo Fava a Bologna.
Nel 2012 partecipa alla collettiva “Data on imperfection”, a cura di Martina Cavallarin, alla Factory Art a Berlino; nel 2015 espone alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, due anni dopo è presente alla Biennale e alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e nel 2018 nella Sala delle Maestà degli Uffizi all’interno delle manifestazioni dell’Estate Fiorentina.
La sua attività di artista resta tuttora poco conosciuta. E per scoprire Bergonzoni artista lo abbiamo incontrato a Milano, dove alla Fondazione Mudima di arte contemporanea i lavori di Bergonzoni sono stati accostati all’opera di Bill Viola. L’occasione per una conversazione appassionata sui rapporti tra scrittura e immagine, sul ruolo dell’arte e dell’artista in una società che sembra aver perso alcuni fondamentali valori. In Laser incontro con l’artrista Bergonzoni.Prima emissione: 30 dicembre 2024
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“Cabu, Elsa Cayat, Charb, Honoré, Bernard Maris, Mustapha Ourrad, Tignous, Wolanski ci mancate”. Inizia così il libro Charlie Liberté, quasi un diario tra fotografie di redazione e vignette, da oggi nelle librerie francesi. Un libro per conservare la memoria della “loro gioia di essere liberi” che guida Charlie Hebdo ogni giorno, da quel 7 gennaio 2015 quando, in un minuto e quarantanove secondi, i fratelli jihadisti Cherif e Said Kouachi hanno assaltato armati la redazione del giornale satirico a Parigi, uccidendo 12 persone. Il 7 gennaio del 2015 per la prima volta in Francia, in un paese democratico, un giornale, Charlie Hebdo, è stato attaccato.
“È stato un attentato politico ma i terroristi non hanno ucciso Charlie Hebdo”, ribadisce a Parigi, dove lo incontriamo, il caporedattore Gérard Biard, scortato dalla polizia, sfuggito all’attentato perché quel 7 gennaio era a Londra. Il diritto alla caricatura e il diritto al blasfemo, intanto, sono messi in discussione. Dopo una polemica, nel 2019 The New York Times ha deciso di non pubblicare più caricature. Lo scorso anno la Danimarca ha reintrodotto il reato di blasfemia. Charlie Hebdo continua a difendere la libertà e laicità di pensiero, nonostante le minacce continuino, anche di morte, costretti a lavorare in una redazione segreta, che assomiglia a un bunker, protetta da 85 agenti di polizia e sei porte blindate.
L’attentato contro Charlie Hebdo rappresenta un fatto inedito e ha cambiato tutto, ha reso Charlie Hebdo “un simbolo della libertà di espressione e della lotta al terrorismo”, spiega Christian Delporte professore di Storia contemporanea all’Università di Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, specializzato in media, autore del libro Charlie Hebdo. La folle histoire d’un journal pas comme les autres (Flammarion, 2020).
Prima emissione: 5 dicembre 2024
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Il turismo ha un lato oscuro, il Dark Tourism, ovvero il viaggio verso luoghi dove sono avvenute tragedie o disastri naturali; campi di battaglia, prigioni, cimiteri, edifici abbandonati, luoghi contaminati sono solo i primi esempi di una lunga lista.
Con Philip Stone (Institute for Dark Tourism Research) ci addentriamo nella riflessione su questa particolare forma di turismo, sempre più praticata e sempre più raccontata dai media. Se gestito con la dovuta attenzione e con sensibilità etica il Dark Tourism perde molto del suo carattere morboso, aprendo invece una riflessione sul tempo, il passato, la morte.
Luca Bravi, Università di Firenze, cerca di rispondere a una domanda ineludibile: è possibile essere “turisti” ad Auschwitz? Fabio Carbone, Università di Northampton, ha invece introdotto la categoria di War Porn, qui applicata al Museo dell’assedio di Sarajevo, per sottolineare l’inadeguatezza e le carenze di molte narrazioni. Infine Marco Trovato, direttore della rivista Africa, ci accompagna nell’isola di Gorèe, in Senegal, tra le memorie dolorose della tratta degli schiavi e lo sforzo dei loro discendenti per riallacciare i fili della memoria.
Prima emissione: 3 dicembre 2024
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“Esseri paralimpici dà l’opportunità di credere in se stessi, dà a una persona con disabilità l’opportunità di vincere nella vita” dice il presidente del Comitato paralimpico ucraino, Valeriy Sushkevych. Alle ultime Olimpiadi paralimpiche l’Ucraina si è classificata settima, un risultato ancora più ancora più impressionante se si considerano le morti e le distruzioni avvenute dopo l’invasione della Russia nel febbraio 2022. Oltre 500 tra atleti, allenatori e preparatori sono stati uccisi dall’inizio del conflitto e circa 520 strutture sportive sono state danneggiate o distrutte. Se fino a qualche decennio fa la disabilità portava all’isolamento sociale, oggi, con un sempre più crescente numero di persone diversamente abili a causa della guerra, lo sport diventa un mezzo per sopravvivere alla violenza e ridare speranza a nuove generazioni ferite dalla guerra.
Prima emissione: 11 dicembre 2024
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È ricordato per aver previsto la pandemia di Coronavirus del 2019, prospettiva raccontata nel libro Spillover (Adelphi, 2014). Lo scrittore saggista e divulgatore statunitense David Quammen ci propone un viaggio straordinario attraverso realtà selvagge, magnifiche e fragilissime in giro per il mondo. Lo fa attraverso una nuova pubblicazione (Il cuore selvaggio della natura, Adelphi 2024) e raccontando la propria esperienza in angoli sconosciuti del pianeta, ma messi in pericolo dall’attività umana e dalla scarsa attenzione che la popolazione globale dedica al tema della biodiversità e all’equilibrio con la flora e la fauna. Dal Serengeti al Gabon, dalla penisola russa della Kamchatka alla Repubblica Democratica del Congo, Quammen ci porta con lui ad esplorare mondi lontanissimi e affascinanti ma allo stesso tempo messi in pericolo dal nostro comportamento.
Prima emissione: 12 settembre 2024
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Come trovare le parole quando il dialogo sembra una parola vuota. E quando anche provare a pronunciare il termine “pace” sembra un esercizio inutile. In un momento particolarmente complesso e doloroso per il Medio Oriente, Laser incontra il custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton, autore di Come un pellegrinaggio (edizioni Terra Santa) dove racconta la propria esperienza di responsabile di conventi e luoghi sacri della cristianità, da Rodi ad Aleppo.
La crisi siriana, il confronto con i musulmani moderati, la preoccupazione per le derive fondamentaliste che la regione sta subendo, le speranze dettate dall’impegno costante – soprattutto nei momenti difficili – a favore del dialogo.
Il Medio Oriente può trasformarsi in un laboratorio internazionale per formare una cultura di pace. Servono piccoli passi, pazienza, attenzione a valori come dignità e rispetto dell’altro. Dopo il 7 ottobre 2023 tutto è più difficile, ma la speranza si legge tra le righe del messaggio francescano, a ridosso del Natale e dell’Anno SantoPrima emissione: 20 dicembre 2024
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In questo Laser racconteremo la vicenda di una cittadina straordinaria, Betlemme. Qui duemila anni fa accadde un evento che avrebbe sconvolto le sorti del mondo. Il borgo a una decina di chilometri da Gerusalemme si ritrovò al centro dell’interesse dell’intera cristianità, ma anche altre religioni e altri popoli passarono di qui. Per gli ebrei Betlemme è la città di Davide e nei pressi è venerata la tomba di Rachele, mentre i musulmani riconoscono nel figlio di Maria che qui ebbe i natali la potenza divina.
Come nacquero le tradizioni di pellegrinaggio che non sono mai venute meno nei millenni? Come cambiò sovente padrone questa città, passando da bizantini, a musulmani, a crociati, a ebrei? Qual è la Betlemme del nostro immaginario, legata al presepe e alla festa di Natale, e qual è quella reale, dove si stanno vivendo proprio in questi mesi momenti altamente drammatici?
Intervengono Antonio Musarra, uno storico del Medioevo dell’Università La Sapienza di Roma, esperto di storia delle Crociate e di oriente mediterraneo, che ha appena pubblicato dal Mulino I Magi e la Stella. Viaggio a Betlemme. L’italianista Vincenzo Guerci ripercorrerà il mito letterario di Betlemme, mentre il filosofo Ivo Lizzola, che insegna Pedagogia del conflitto, ci aiuterà a capire il senso di Betlemme nel mondo dominato dalla violenza.
Prima emissione: 15 dicembre 2024
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Lina Bertola è filosofa ed ha insegnato filosofia al Liceo Lugano 1 ed etica alla Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale. È autrice di opere come Kill Venus. Liberare il femminile tradito negli uomini e nelle donne e Per una vita autentica. Coltivare l’intimità con noi stessi e con il mondo (entrambi pubblicati dall’editore Armando Dadò e l’ultimo appena uscito). I suoi scritti indagano temi centrali come l’etica, l’autenticità e il femminile, proponendo una visione capace di connettere la riflessione filosofica con la quotidianità.
Al microfono di Lina Simoneschi Finocchiaro, la filosofa parla del suo percorso intellettuale e del suo impegno nell’elaborare strumenti per comprendere la complessità del nostro tempo.
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Mentre altre repubbliche post-sovietiche hanno fatto di tutto per cancellare la memoria di Joseph Stalin, uno degli uomini più temuti della storia, proprio il Paese che, per primo, è sceso in piazza per rivendicare l’indipendenza dall’Unione Sovietica, la Georgia, ha continuato a mantenere la posizione più ambigua al riguardo.
Questa ambivalenza è particolarmente evidente a Gori, una città anonima e senza particolari attrattive, se non fosse che ha dato i natali al dittatore sovietico. Oltre al famoso e gigantesco museo a lui interamente dedicato, in città si trovano molti riferimenti a Stalin, tra cui statue, negozi, strade e ristoranti. Ma c’è di più. Ogni sabato a Gori si riunisce la Società degli eredi nostalgici di Stalin, un’organizzazione politica che ha l’obiettivo di mantenere vivo e trasmettere il “messaggio stalinista” alle nuove generazioni.
A ridosso di elezioni che, anche grazie a brogli e manipolazioni, hanno visto affermarsi per la quarta volta consecutiva il partito filo-russo Sogno Georgiano, ho trascorso un pomeriggio con gli anziani membri di questa Società, cercando di capire come si posizionano rispetto ai fatti correnti, e cosa li spinge ad amare così ciecamente uno dei dittatori più spietati di tutti i tempi.
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Il 17 e 18 settembre 2024 i cercapersone e i walkie-talkies in possesso ai combattenti di Hezbollah, sono stati fatti esplodere nella periferia meridionale di Beirut, nella valle della Bekaa e nel sud del Libano. Quanto accaduto, oltre a dare il via al conflitto tra lo stato dei cedri e Israele a seguito di una strutturata operazione di intelligence sorprendente nella sua articolazione, porta con sè altro rispetto all’efferatezza dell’attacco perpetrato che ha raggiunto sia i miliziani che la cittadinanza inerme.
Il livello di crudeltà toccato rappresenta un punto di non ritorno: la violazione dello spazio personale privato legato agli apparecchi digitali che usiamo quotidianamente, la consapevolezza che l’identità personale sia perforabile e raggiungibile da altri, l’ansia e la paura che da ciò derivano, mettono assieme le aberrazioni della datacrazia e l’imminente arrivo dell’era quantistica.
L’intreccio tra le vicende ospedaliere, la pianificazione dell’attentato in ambiti di supply chain e delivery, la costruzione dei dispositivi tramutati in armi e l’identificazione di chi e dove sia il nemico, è raccontato dal chirurgo oculista Elias Jaradeh di Beirut, dall’avvocato Stefano Mele che si occupa di diritto delle tecnologie, cybersecurity e data protection, dall’informatico forense Paolo Dal Checcho e dall’accademico Derrick de Kerckhove, erede intellettuale di Marshall McLuhan, autore del recente libro Quantum Ecology [Mit Press].
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