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Il rito è una performance, ovvero un'azione comunicativa che si avvale di simboli per comporre e trasmettere un messaggio nel quale sono coinvolti tanto gli individui che la compiono, quanto quelli che vi assistono e - nel caso della performance magico-religiosa - anche quegli esseri sovrannaturali (Spiriti, Divinità,...) che vengono chiamati o si ritiene la assistano.
Pensare il rituale come una performance dà molti vantaggi, perché permette di scorporarla in momenti più circoscritti e di avvalersi di tecniche mirate ad esaltare l'aspetto performativo, e dunque la forza con cui il linguaggio simbolico viene messo in atto e utilizzato per la trasmissione di un messaggio.
Non solo: comprendere come il rito sia performance permette di comprendere come mai, anche davanti a un buon libro e a buone istruzioni rituali, sul foglio ci sia soltanto una parte delle cose che fanno davvero funzionare il Rito. Le altre sono incorporate in chi lo copie sotto forma di strumenti di vario genere che devono essere messi in campo e mobilitati in maniera opportuna.
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Insieme a Gianmarco Geti – insegnante di Qi Gong e Xin Yi Quan – parleremo del Qi Gong e del Qi, parliamo dell'attitudine cardine con cui è fondamentale approcciarsi al Qi Gong: la naturalezza. In effetti, è funzionale anche a qualsiasi arte marziale, al percorso spirituale... e alla vita. Significa “fluire” nella direzione che può condurci alla nostra natura, a ad alimentare un benefico circolo virtuoso.
Tuttavia, ci sono alcune qualità che sono in effetti un importante prerequisito e, non di meno, la necessità di testare in maniera oggettiva gli effetti di quello che si sta facendo, per fugare la sensazione di essere in preda all’auto-suggestione e rafforzare la propria disciplina.
La puntata non è rivolta soltanto ai praticanti principianti o esperti di Qi Gong, ma più in generale a chi si interessa di discipline interne-esterne, di Spiritualità e di Magia perché – come noterete fin dai primi minuti – metteremo a confronto tre punti di vita e tre esperienze diverse... ma con molti punti di contatto, per riflettere insieme
sulla sostanzialità di quella “energia trascendente” che è
l'altra faccia della medaglia del nostro stesso esistere ed essere vivi!
GIANMARCO GETI ha iniziato il suo percorso nella "spiritualità" per un bisogno: quello di stare meglio. Dopo aver subito un infortunio che l'ha costretto a smettere di praticare la sua passione a 17 anni, ha cercato come unico obiettivo qualcosa che potesse praticare senza problemi fino al giorno della sua morte.
Dopo tre anni di pratica di meditazione Vipassana, è incappato nel Tai Chi Quan grazie prima alla maestra Giuliana Romanisio, e successivamente ai maestri George
Xu e Flavio Daniele. Quel che lo conquistò di quest'arte non fu solo la possibilità di mantenere la pratica fino alla tarda età, ma anche la sicurezza di poter migliorare continuamente, avendo avuto nei maestri che ha conosciuto prove pratiche di questa possibilità.
Il suo interesse principale in questo ambito è il rapporto tra corpo, mente ed energia, e nel creare sempre di più un'interazione immediata tra queste tre realtà.
Dal 2018 ha preso le qualifiche per insegnare Nei Gong/Qi Gong (allenamento tradizionale per insegnare a muovere l'energia e il "corpo interno") e Xin Yi Quan ("pugilato del cuore e dell'intenzione", particolarmente incentrato
nel lavoro energetico e di identificazione nello spirito degli
animali).
Il suo interesse maggiore nella pratica è sviluppare un'armonia sempre più concreta tra corpo, mente ed energia, in modo che il lavoro su uno dei tre aspetti vada a influenzare gli altri due nel modo più diretto possibile.
Potete contattare Gianmarco attraverso i suoi canali social:
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Spesso si tende a vedere la magia attraverso la lente delCristianesimo, applicando lo stesso concetto di “persecuzione”alla normativa greco-romana.
Tuttavia, l'Antichità greco-romana offre uno scenario moltodiverso: streghe, maghi, compositori di filtri e venditori di amuletinon erano perseguitati di per sé.
Questo perché la "magia", una categoria difficile dadefinire, era strettamente legata al Sacro e faceva parte dellaquotidianità.
Esistevano comunque leggi specifiche che proibivano certi tipi diriti magici, e ci sono pervenuti alcuni casi legali in cui l'accusatoaveva utilizzato incantesimi o pharmaka/venena illegalmente.
In questo episodio, insieme a Emanuele, ci concentreremo propriosu questi rari esempi di "leggi contro la magia" e suiprocessi giuridici relativi, per delineare la reale situazionenormativa dell'epoca.
EMANUELE VIOTTI, divulgatore storico e amministratore di Ad Maiora Vertite, fondato nel 2012 e oggi una delle principali realtà tradizionaliste romane esistenti. Nel 2013 è co-fondatore dell'associazione Communitas Populi Romani, per la quale ricopre cariche amministrative e sacerdotali fino al 2015.
Attraverso le attività di Ad Maiora Vertite, nel mentre apertosi anche ad altri collaboratori, ha avuto modo di tenere conferenze e convegni in tutta Italia, lezioni nellescuole e guidare visite presso in collaborazione con alcuni musei.
Nel 2023 vince il premio internazionale della cultura “Rimini Europa in the World” per la divulgazione storica.Nel 2024 tiene “Pensare e fare il sacro: un percorso religioso romano”, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, presso il Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo.Ha curato la pubblicazione del volume “Tradizione Romana: decennale di Ad Maiora Vertite” che ospita articoli di divulgatori e accademici, presentato in aprile presso il Palazzo Senatorio, in Campidoglio. Autore di “La Via Romana agli Dèi” edito Armenia. Curatore degli annuali “Kalendaria” di Ad Maiora Vertite. Collabora con diverse riviste dell’ambiente della spiritualità in Italia, come Luna Nuova Magazine.
Potete contattare Ad Maiora Vertite attraverso i social:
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Insieme aGianmarco Geti – insegnante di Qi Gong e Xin Yi Quan – parleremodel Qi Gong e del Qi, e di come la “coltivazione dell'energiavitale” (come può grossolanamente tradursi il nome di taledisciplina) influisce sul benessere dei tre aspetti fondamentalidella persona (corpo, mente e spirito) apportando un benesseredifficile da definire se non con il termine “olistico”.
Come le altrediscipline interne-esterne (nelle quali figurano diverse ArtiMarziali, ma anche lo Yoga e pure alcune tecniche connesse agliaspetti misterici della spiritualità) lo scopo del Qi Gong è creareuna condizione di benessere che non riguarda solo aspetti fisici, mala maniera in cui corpo, mente ed energia sono fra loro integrate.
Questo podcast– primo di una coppia in compagnia di Gianmarco – si concentrerànello specifico sulle interazioni fra corpo, mente ed energia,fornendo una (non) definizione del Qi e indicazioni sulla maniera incui questo si manifesta nel corpo attraverso la sua disciplina.
La puntata nonè rivolta soltanto ai praticanti principianti o esperti di Qi Gong,ma più in generale a chi si interessa di discipline interne-esterne,di Spiritualità e di Magia perché – come noterete fin dai primiminuti – metteremo a confronto tre punti di vita e tre esperienzediverse... ma con molti punti di contatto, per riflettere insiemesulla sostanzialità di quella “energia trascendente” che èl'altra faccia della medaglia del nostro stesso esistere ed esserevivi!
GIANMARCO GETI ha iniziato il suopercorso nella "spiritualità" per un bisogno: quello distare meglio. Dopo aver subito un infortunio che l'hacostretto a smettere di praticare la sua passione a 17 anni, ha cercato come unico obiettivo qualcosa che potesse praticare senza problemi fino al giorno della sua morte.
Dopo tre anni di pratica di meditazione Vipassana, è incappato nel Tai Chi Quan grazie prima alla maestra Giuliana Romanisio, e successivamente ai maestri GeorgeXu e Flavio Daniele. Quel che lo conquistò di quest'arte non fu solo la possibilità di mantenere la pratica fino alla tarda età, ma anche la sicurezza di poter migliorare continuamente, avendo avuto nei maestri che ha conosciuto prove pratiche di questa possibilità.
Il suo interesse principale in questo ambito è il rapporto tra corpo, mente ed energia, e nel creare sempre di più un'interazione immediata tra queste tre realtà.
Dal 2018 ha preso le qualifiche per insegnare Nei Gong/Qi Gong (allenamento tradizionale per insegnare a muovere l'energia e il "corpo interno") e Xin Yi Quan ("pugilato del cuore e dell'intenzione", particolarmente incentratonel lavoro energetico e di identificazione nello spirito deglianimali).
Il suo interesse maggiore nella pratica è sviluppare un'armonia sempre più concreta tra corpo, mente ed energia, in modo che il lavoro su uno dei tre aspetti vada a influenzare gli altri due nel modo più diretto possibile.
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"Podcast extra", tratto da una live che abbiamo condotto su IG a fine Marzo, in collaborazione con Ad Maiora Vertite
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Come sostiene la Dott.Skogstran "il genere ha più a che fare con cosa facciamo, rispetto a cosa siamo", ovvero non si è una donna o un uomo perché si nasce con certi genitali, ma perché nella società si assumono certi ruoli!
La Gender Archaeology si occupa proprio di questo: lo studio del genere nella storia. Possiamo dire che sia una "archeologia senza genere", cioè non basata sui bias che hanno caratterizzato la storia delle scienze umanistiche fino agli ultimi decenni. Per quanto sia una branca formalizzatasi soltanto negli ultimi anni, le prime riconsiderazioni di tali bias iniziano negli anni '70.
Nella live, insieme a Emanuele, ci siamo occupati di fornire una panoramica su questo nuovo approccio di studio, portando alcuni esempi interessanti che mettono in discussione i preconcetti.
EMANUELE VIOTTI, divulgatore storico e amministratore di Ad Maiora Vertite, fondato nel 2012 e oggi una delle principali realtà tradizionaliste romane esistenti. Nel 2013 è co-fondatore dell'associazione Communitas Populi Romani, per la quale ricopre cariche amministrative e sacerdotali fino al 2015.
Attraverso le attività di Ad Maiora Vertite, nel mentre apertosi anche ad altri collaboratori, ha avuto modo di tenere conferenze e convegni in tutta Italia, lezioni nelle
scuole e guidare visite presso in collaborazione con alcuni musei.
Nel 2023 vince il premio internazionale della cultura “Rimini Europa in the World” per la divulgazione storica.Nel 2024 tiene “Pensare e fare il sacro: un percorso religioso romano”, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, presso il Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo.
Ha curato la pubblicazione del volume “Tradizione Romana: decennale di Ad Maiora Vertite” che ospita articoli di divulgatori e accademici, presentato in aprile presso il Palazzo Senatorio, in Campidoglio. Autore di “La Via Romana agli Dèi” edito Armenia. Curatore degli annuali “Kalendaria” di Ad Maiora Vertite. Collabora con diverse riviste dell’ambiente della spiritualità in Italia, come Luna Nuova Magazine.
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In questo parleremo di offerte, dell'atto e del sentimento di condivisione alla base delle stesse, del culto e della pratica dell'Arte. A dispetto di come spesso l'argomento viene recepito, le offerte non sono uno “spreco”, ma dono e la prima maniera per sacralizzare atti di culto e pratica.
Sacrificare qualcosa, letteralmente “renderlo sacro”, è un gesto di partecipazione profonda nel momento del rituale e nel coinvolgimento quotidiano nel proprio culto.
Per questa ragione le offerte non sono soltanto atti e scelte meccaniche sulla base di “tabelle di corrispondenze”, ma un elemento che definisce la relazione unica che il praticante stringe con Spiriti, Divinità, Antenati e tutte le entità trascendenti che partecipano del suo culto e della sua Arte.
Perciò questo episodio non si concentrerà tanto su come scegliere le offerte e gestirle – cose che sono già state trattate nella prima stagione del podcast! - ma piuttosto sarà dedicato ad alcuni dubbi che le persone ci hanno rivolto e a sfatare certi luoghi comuni che rendono il fare offerte non un momento di condivisione, ma piuttosto diparanoia.
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Oggi affianca Dee ai microfoni... Emanuele Viotti di @ad_maiora_vertite , per esplorare il concetto di "religione" per i Romani, un tema ricco di sfumature e significati profondi.
I Romani avevano una concezione unica del Sacro, che sidistingueva nettamente da ciò che comunemente riteniamo. Per loro, il Sacro permeava ogni aspetto della vita, ma non era necessariamente legato ad una “fede” o ad un’imposizione dogmatica. Anzi! Benpiù importante era la corretta pratica religiosa.
I Romani distinguevano il concetto di "sacro" da quello di "religioso": riguardavano ambiti diversi del loro rapporto col divino.
E la stessa "religione romana" era tutt'altro che uniforme. Esisteva una grande varietà di culti e credenze, sia pubblici che privati, cheriflettevano la complessità della società romana e le sue influenze culturali. Questa diversità contribuiva alla ricchezza e alla complessità della vita religiosa romana, rendendola unica nel suo genere. Un viaggio nell'universo della religione romana (o, come direbbe J. Shied, “delle religioni romane”) ci offre uno sguardo affascinante su una cultura antica che ha plasmato il corso della storia occidentale.
Scopriamo insieme le sfumature e i segreti di questa antica religione, e come ha influenzato la vita e la società dei Romani.
EMANUELE VIOTTI, divulgatore storico e amministratore di Ad Maiora Vertite, fondato nel 2012 e oggi una delle principali realtà tradizionaliste romane esistenti. Nel 2013 è co-fondatore dell'associazione Communitas Populi Romani, per la quale ricopre cariche amministrative e sacerdotali fino al 2015.
Attraverso le attività di Ad Maiora Vertite, nel mentre apertosi anche ad altri collaboratori, ha avuto modo di tenere conferenze e convegni in tutta Italia, lezioni nellescuole e guidare visite presso in collaborazione con alcuni musei.
Nel 2023 vince il premio internazionale della cultura “Rimini Europa in the World” per la divulgazione storica.
Nel 2024 tiene “Pensare e fare il sacro: un percorso religioso romano”, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, presso il Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo.Ha curato la pubblicazione del volume “Tradizione Romana: decennale di Ad Maiora Vertite” che ospita articoli di divulgatori e accademici, presentato in aprile presso il Palazzo Senatorio, in Campidoglio. Autore di “La Via Romana agli Dèi” edito Armenia. Curatore degli annuali “Kalendaria” di Ad Maiora Vertite. Collabora con diverse riviste dell’ambiente della spiritualità in Italia, come Luna Nuova Magazine.Potete contattare Ad Maiora Vertite attraverso i social:
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La risonanza mediatica e la prolificazione dei serial killer negli anni 60-90 è stato uno dei motori che più di altri hanno alimentato il Panico Satanico, costituendo una base fertile di terrore, incertezza e ansia sociale, sulla quale sviluppare ed innestare tutta una serie di urban legend che furono alla base del Panico Satanico stesso e che ancora oggi vengono adottate, talvolta sotto maschere similari, per portare avanti il medesimo regime di paura, incertezza e sfiducia nei confronti delle istituzioni – tutte tematiche che fanno da base ad entrambi i fenomeni.
Nel podcast consideriamo il ruolo dei Serial Killer e il trattamento mediatico che hanno ricevuto in relazione al Panico Satanico, prendendo in esame in maniera particolare due “non-serial killer” passati ignorati dalla storia: Lucas e Toole, i quali (se prendessimo per buone le loro confessioni) avrebbero dichiarato agli inquirenti di appartenere a una enorme organizzazione satanica a natura criminosa nota come “Mano della Morte”. Proprio tale organizzazione diventa, negli anni seguenti, la base di leggende riguardanti organizzazioni inesistenti costruite a tavolino con lo scopo di alimentare un senso di insicurezza sociale e il Panico Satanico stesso (… e anche quel senso di persecuzione tutto cristiano che ha più riprese ha gettato benzina sul fuoco, anziché aiutare a spegnere il fenomeno).
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Questo "podcast extra", tratto da una live che abbiamo condotto su IG settimana scorsa, è un piccolo "riassunto delle puntate precedenti", raccogliendo in un unico podcast diversi concetti inerenti lo Sciamanesimo e l'Animismo che erano stati sparsi in post, podcast, conferenze e video.
Nell'ultima parte, accenna al Core Shamanism e alla sua prospettiva riguardo alla possibilità per chiunque di sciamanizzare, ben diverso dal dirsi sciamano, e all'approccio olistico alla guarigione.
Inoltre, si affronta il tema dello sciamanesimo "di ricostruzione", in particolar modo per quanto riguarda la Tradizione Norrena e i limiti nel rimetterla in atto, come religione, nel mondo contemporaneo.
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Questo "podcast extra", tratto da una live che abbiamo condotto su IG settimana scorsa, esplora parte dell'evoluzione del termine "demone", che sì deriva dal Greco daimon/daimones con il significato di "intelletto divino", ma che al contempo si è vestito, attraverso i secoli, di molti altri significati.
Applicato alle demonologie di cui troviamo innumerevoli esempi nei grimori medievali e rinascimentali, il termine "demone" non significa più "intelletto divino" né fa esclusivo riferimento all'estraneità delle figure etichettate come "demoni" rispetto al culto Cristiano: ha una sua specifica dimensione e impiego, relazionato alla demonizzazione, cioè quella necessità politica di condannare in maniera attiva e sistematica "il male esterno al Cristianesimo, che osteggia i buoni cristiani".
Per questa e altre ragioni, come spiegato durante la live, ritenere antica la composizione proposta delle demonologie è fallace e non riguarda il recupero di fonti o modalità di culto arcaiche, bensì il riproporsi di uno schema di pensiero cristiano.
Un percorso simile lo segue anche la figura della strega, che diventa centrale nei processi inquisitori, i quali non hanno come primo scopo lo "sterminio degli eretici", ma la loro conversione e rieducazione. Strumento preferenziale per fare questo sono proprio le demonologie, che si propongono trattazioni organiche, sistematiche e gerarchizzate delle schiere di demoni al fine di aiutare il teologo e l'inquisitore a comprendere l'entità del male, descriverlo, individuarlo e combatterlo.
Infine, nella live si è parlato anche della rivendicazione di simboli e idee, e della loro sovversione, come atto di catarsi e liberazione. Lo facevano gli inquisiti nei processi, lo ha fatto il femminismo... ma lo ha fatto anche il Black Metal!, che usiamo come metro di paragone preferenziale perché, ad oggi, è uno dei soggetti di studio preferiti quando si analizzano gli effetti della rivendicazione, sull'individuo e sulla società.
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Non si contano le persone che vengono da noi terrorizzate dall'idea di essere state maledette, o con storie incentrate su sfortune, disastri e incidenti provocati dalla presenza di un amico, parente o collega “iettatore” o da loro regali.
Quando poi si chiede loro se queste persone praticano, o effettivamente hanno fatto attivamente qualcosa, che lasci pensare a una maledizione o un malocchio, la risposta è quasi sempre un no convinto.
Se si dovesse guardare i “sintomi” con cui queste persone si presentano a noi (malesseri vari, serie di sfortunati eventi, incidenti più o meno grandi...), si potrebbe quasi cascare nell'idea che maledetti lo siano davvero. Sennonché, analizzando la situazione con occhio esterno, diventa presto palese che tutti questi sintomi non si riferiscono a una maledizione, ma a forme di autosuggestione o somatizzazione di un altro tipo di problema.
Poiché in tanti anni siamo riusciti a convincere un numero relativamente piccolo di persone che la soluzione in molti di questi casi è più banale di quello che sembra, abbiamo pensato che sarebbe stato più utile e rassicurante spiegare la meccanica indotta da questi pensieri, che si trasformando in bias, e cosa comportano una volta che il pregiudizio è acquisito come verità.
Il podcast è quindi ancora una volta dedicato al concetto di “credenza”, in questo caso applicata all'auto-diagnosi per distinguere le situazioni in cui effettivamente è presente una maledizione, da quelle in cui, al contrario, si è vittima di autosuggestione o di forme di somatizzazione di altri malesseri (i quali, chiaramente, avranno altre soluzioni diverse dall'Arte).
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Torniamo con i buoni propositi per la quinta (quinta!) stagione, puntuali come i fusi il 1° Gennaio per augurarvi buon anno!
Sì, abbiamo cambiato il logo! ;)
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Jonestown è tutt'oggi (tristemente) ricordata come uno dei peggiori casi di psico-sette nel mondo, di sicuro in testa nella classifica americana.
Nel podcast analizzeremo oltre alla storia del pastore Jones e del suo Tempio del Popolo, anche le dinamiche che portano a credere a promesse di utopie irrealistiche e come si spingono più di 1000 persone al suicidio-omicidio.
Per questa volta, il riassunto si ferma qui: dopotutto Jonestown è un nome che parla da solo.
Sconsigliamo l'ascolto a persone particolarmente sensibili e vi ricordiamo che in questa vicenda, a differenza di Heaven's Gate, sono coinvolti bambini.
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Heaven's Gate è una delle più famose "sette sataniche", così come erano definite nella criminologia fino ai primi anni del Duemila. In realtà, è una delle prime "UFO religion" e, costruita dai fondatori con la natura di una psico-setta, è stata anche un caso di cronaca nera di grande rinanza alla fine degli anni '90, poiché il suo epilogo è stato un suicidio di massa.
Attraverso il podcast ripercorriamo la fondazione di Heaven's Gate da parte di Marshall Applewhite e Bonnie Nettles, e il degenero del loro delirio a due, dagni anni Settanta fino al Marzo del 1997, quando Marshall decide che è tempo di mettere in atto la grande Dimostrazione e produrre la prova inconfutabile della veridicità delle loro credenze... attraverso un suicidio di massa coincidente con il passaggio della cometa Hale-Bopp, e preceduto dalla registrazione di videomessaggi di gioia da parte degli adepti.
Sfrutteremo questo episodio per parlare di sette e di dinamiche che costituiscono dei campanelli di allarme, di atteggiamenti e filosofie problematiche che tutt'oggi fanno parte della New Age e di altri movimenti filosofici.
In particolare ci concentreremo sul ruolo carismatico del medium, sulla doppia faccia dei così detti "crociati morali" (che approfondiremo a Ottobre con un articolo su Patreon), sulla manipolazione costituita dall'introdurre una possibilità fingendola ragionata e remota, e sulla fragilità innescata nell'individuo dal processo di omologazione al resto "dell'equipaggio".
PS. Se vi piace giocare, ascoltate il podcast e poi riguardate le immagini di presentazione su Instagram, trovate le due induzioni psicologiche che vi abbiamo nascosto e lasciateci un commento!
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Ogni tanto siamo "Let's Speak Magick" per il sociale.
Dopo anni a rimandare, abbiamo deciso di dedicare una serie di podcast al panico satanico e al fenomeno delle sette, argomenti che solo apparentemente non fanno più parte del panorama spirituale e pagano contemporaneo. Moltissime sono le dinamiche che invece continuano a influenzarci e riguardarci da vicino: non soltanto le illazioni assurde lanciate contro persone che professano una fede effettivamentamente satanica, o le accuse recenti mosse contro festival pagani di vario genere, ma soprattutto il modo di pensare e di interfacciarsi con il diverso, lo straniero, l'incompreso che viene attuato da persone che fanno loro per prime parte di una qualche minoranza religiosa o simili.
Si pensa spesso che la setta sia soltanto una realtà satanica (nel senso di un gruppo religioso volto all'adorazione di Satana), in realtà così come definita nella criminologia e come evidente da molti fatti di cronaca, la "setta satanica" non soltanto è un mito, ma il fenomeno delle sette - strettamente correlato a quello del panico satanico - riguarda ben altre realtà religiose o spirituali.
Abbiamo ritenuto necessario deciderci finalmente a parlare di questi argomenti scomodi per la china che negli ultimi anni sta riprendendo il panorama spirituale e pagano, a nostro parere preoccupante nella dinamica attraverso la quale muove critiche e accuse (a volte anche gravi) contro ciò che esula dalla propria comprensione o approvazione, contro quelle persone che non fanno parte del "gruppo" - con atteggiamenti che scimmiottano quelli dei bulletti delle superiori, ad altri che sono davvero preoccupanti nella loro violenza (psicologica per lo più).
Iniziamo quindi con una breve disamina del fenomeno storico del panico satanico e delle motivazioni sociali per cui nasce, e un'iniziale prima analisi del fenomeno delle sette - sottolineando come entrambe le cose non hanno niente a che fare con il Satanismo inteso come religione (cosa che non ci sembra essere molto chiara soprattutto ad alcuni Satanisti...).
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Una delle domande più gettonate fra quelle che riceviamo è:
come inizio a praticare l'Arte?
Seguita da:
ci sono rituali semplici e privi di controindicazioni, per iniziare a praticare?
Nel podcast, rispondiamo a queste e altre domande, ma soprattutto proponiamo un cambio di prospettiva a nostro parere essenziale, per spostare l'attenzione da una concezione dell'Arte a livelli di difficoltà ed evoluzione, a una concezione dell'Arte "orizzontale", come insieme di pratiche, tecniche, abilità che si integrano le une con le altre.
In seconda battuta, il podcast si concentra sullo spiegare i due elementi che, all'inizio della pratica, è necessario coltivare: il rapporto con il Trascendente, e tutto il dialogo interiore-esteriore che ne deriva, e la crucialità della preparazione degli strumenti rituali, come forma di ordalia e dignificazione.
Fra le domande alle quali rispondiamo nel podcast:
quali sono le tecniche più semplici e adatte a un neofita?
come inizio a praticare l'Arte?
le pratiche "semplici" possono comunque creare dei problemi?
quali rituali semplici sono adatti per iniziare?
ci sono rituali proibiti ai neofiti?
è pericoloso mischiare riti, divinità e tecniche diverse in un unico rituale?
il contatto con gli Antenati è adeguato alla pratica di un neofita?
ci sono rituali privi di controindicazioni?
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Il rituale è il cuore della pratica dell'Arte, e un aspetto specifico della parte più pratica e "immediata" è proprio la produzione di risultati "straordinari" per mezzo dell'esercizio di varie tecniche e prassi magiche.
Tuttavia, nella contemporaneità della società a noi vicina, la magia non è più una credenza intrinseca nella comunità, vissuta a livello quotidiano, ma qualcosa che riguarda il fantastico e l'irrealistico. Anche se ci avviciniamo all'Arte per sincero interesse e alla ricerca di un percorso spirituale/magico realistico, è difficile non venire toccati dalla pletora di aspettative, luoghi comuni e false idee - contaminate, o direttamente mutuate, dalla fiction. Idee che impregnano la società in cui viviamo.
Per questa ragione, approcciarsi all'Arte è innanzitutto l'esercizio di un senso critico affinato e capace di distinguere la realtà dalla fantasia.
Nel podcast, parleremo innanzitutto delle false aspettative e di come queste sono la porta del fallimento, ma anche di aspetti tecnici di rituali per raggiungere scopi specifici, fra cui il "punto critico" e come questo si colloca rispetto ai limiti personali, la necessità di molti casi di una veritiera assunzione di responsabilità, il problema delle tempistiche e il senso della misura prodotto dall'esperienza.
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La sigillazione è una delle tecniche magiche più versatili, e più usate: ne abbiamo infiniti esempi storici (praticamente quasi qualsiasi oggetto in cui la forma grafica non ha un valore rappresentativo della "realtà", ma è composizione simbolica) e altrettanti esempi contemporanei, da autori che parlano di specifici metodi per arrivare la sigillo.
Troviamo però che la magia dei sigilli sia da un lato sottovalutata nella sua utilità e implicazioni, e dall'altro che se ne perda di vista il senso profondo, magico e mistico - cioè il fatto che il sigillo è un distillato della gnosi e uno strumento che ha come fine la rappresentazione (in varie forme, con vari medium e tecniche), l'incorporazione o l'individuazione di un'identità. Sia questa la Volontà o il desiderio del praticante, oppure uno spirito servitore, un'entità trascendente di qualche genere, un individuo, un gruppo rituale, e così via.
Proprio nel rapporto fra identità e processo di individuazione si gioca il profondo potere del sigillo, al quale viene affidato il compito di localizzare un certo potere in un certo luogo-forma-momento e, non di rado, di ridurre la portata della Forza trascendente invocata per renderla intelligibile all'essere umano.
Dedichiamo quindi finalmente un podcast ai sigilli e alla loro magia, per approfondire alcuni aspetti, sfatare qualche luogo comune e parlare della molteplicità di scopi, tecniche e metodi che convergono nella sigillazione.
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Perché non posso avere le Rune su foglio di carta, e fotocopiare un talismano?
Perché la materialità tradizionale associata al simbolo non viene rispettata!
Cos'è la materialità?
Una parte importantissima della trasmissione della cultura, religiosa e magica!
Abbiamo parlato spesso di materialità in relazione alla pratica dell'Arte, del fatto che l'Arte è una pratica, e che senza questa dimensione del fare si perdono di vista i problemi salienti, non si riesce a produrre e incorporare davvero l'esperienza mistica... ma forse non ci siamo mai soffermati a dovere sulla questione della materialità "tradizionale", cioè di quanto sia importante rispettare il veicolo fisico (in termini di materiali, tipi di oggetto e di manifatture) che è storicamente associato a determinati strumenti. E quanto sia importante, a volte, porsi prima altri problemi, per trovare lo stimolo a superare le sfide che il rispetto di una certa materialità pone.
Ci concediamo un podcast per parlare di rispetto e recupero di materiali tradizionali, ma soprattutto per chiarire come il simbolo non abbia bisogno soltanto di una comprensione intellettuale, ma anche di essere portato nella fisicità della pratica dell'Arte.
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Pensando a una possibile magia ebraica, la mente rimanda all'immaginario della magia salomonica e dei grimori. In realtà, il contenuto dei grimori è più vario delle sole reminiscenze ebraiche, e la magia salomonica è soltanto una delle tante correnti della "magia cerimoniale" sviluppatesi in Europa.
Oppure, si pensa alla Kabbalah dandole connotati soltanto mistici, talvolta ascetici, dimenticando che la Kabbalah si sviluppò piuttosto tardi nella cultura ebraica, come risultato di un processo di evoluzione e contaminazione culturale.Sorge spontaneo chiedersi se sia mai esistita una magia ebraica "antica" (la risposta è sì), quando questa si localizzi e quali elementi la caratterizzino.
Si tratta davvero di un tipo di magia con caratteristiche proprie, o nasce e vive di un sincretismo che integra e scambia elementi culturali con i popoli del Medioriente, lo Gnosticismo, l'Ellenismo, il Regno d'Egitto, l'Impero Sasanide, lo Zoroastrismo, ...?
E come mai, pur a fronte di un corpus materiale abbastanza fornito, ci manca quasi completamente un corpus di tradizioni scritte o orali?Negare l'esistenza di una forma di magia ebraica antica significa avallare la censura rabbinica e commettere l'errore di etichettare tutto quello che non è pratica religiosa o para-religiosa come "superstizione", come per altro è stato fatto negli ultimi secoli.
E, naturalmente, è mero esercizio di logica capire perché non possa essere così: tutte le società, insieme al corpus religioso, ne sviluppano altri (di magia e di stregoneria) e siamo in possesso di reperti che provano – senza ombra di dubbio – l'esistenza di pratiche magiche “illecite” all'interno delle comunità ebraiche, e tecniche magiche che, seppur non trasmesse, hanno giocato un ruolo cruciale nell'interazione delle comunità ebraiche con altre realtà culturali.
Una breve introduzione, per guidarvi alla scoperta di un aspetto poco noto della cultura ebraica antica.
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