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In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.
LE ALPI - DAL TAGLIAMENTO AL VAJONT
Racconta Mauro Corona che “una sera nonno Frambol mi chiese se me la sentivo di restare solo la notte, in baita con le bestie. Feci il duro, dissi di sì. Lui partì e io accesi un fuoco enorme. Pensavo fosse meglio. Invece le ombre del bosco si gonfiarono e mi circondarono. Allora mi rannicchiai tra le fiamme e la baita. Era l’unico posto sicuro ma così alla lunga mi arrostii e dovetti traslocare nel sottotetto, dove iniziai un dormiveglia pieno di visioni. Fu allora che lo vidi. Stava lì, in piedi, col mantello e le corna: il demonio.”
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LE ALPI - DAL TAGLIAMENTO AL VAJONT
“Ascolta, è il Vajont che si scava la strada.
"Albeggia, l’uomo fiuta la nebbia come un lupo, mastica il sigaro, fruga nel silenzio della sua valle.
Porta una bandana e una canotta nera, i capelli e la barba sono grigio ferro.
E’ Mauro Corona, classe 1950, l’uomo che parla con gli alberi.Alpinista narratore, scultore su legno, superstite ribelle dell’onda del 9 ottobre 1963.
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LE ALPI - DAL TAGLIAMENTO AL VAJONT
“Per capire”, mi aveva detto un giorno una guida alpina e albergatore, “devi andare in posti come Pradumbli, un paese di anarchici dove ogni casa è una biblioteca.
O a vedere la Casa delle cento finestre, dove abitavano i signorotti della Val Degano.
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LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
La tana di Jorg Haider, governatore della Carinzia e uomo nero del populismo alpino, sta in una valle stretta tra il fiume Drava e i confini con la Slovenia, con in basso un torrente costeggiato da vecchi mulini e in alto radure disseminate di arnie dell’autoctona Ape Carnica, iperattiva e ronzante tra margherite e rododendri.
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LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Dopo Caporetto, l’odore umido dell’Alpe si fa più forte, dalla bici vedo i contadini che falciano in fretta prima della pioggia.
Piove su Lubiana la paciosa capitale dello stato di Lilliput, profumata di mele.
Ceno con un piatto di lumache in una taverna dal nome Mrak, “ombra”, in mezzo a brindisi esplosivi e risate corali.
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LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Risalgo l’Isonzo in bici fino a Caporetto, la conca è verde piena di alveari.
Gli sloveni sono matti per le api, se le portano dietro con le loro cassette colorate sistemate su rimorchi.
E poiché in Slovenia ci sono moltissimi orsi, è fatale che i suddetti si facciano scorpacciate leggendarie.
Per questa golosità sono stati ribattezzati medved, dallo slavo med, “miele”, appunto.
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LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Maggio 2005.
Nebbia, silenzio, sui gradoni di Redipuglia nessuno.
In basso, sulla spianata, i due obici come neri ramarri e il sarcofago del Duca d’Aosta, che non morì in trincea ma volle egualmente star lì, a comandare l’armata perduta.
C’è aria di neve sul Carso e, novant'anni dopo l’inizio della Grande guerra, i fanti dell’armata perduta sembrano morti un milione di anni fa.
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LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Era l’estate del 2003, un caldo tremendo.
Mi guidava Vieri Pilepic, un fiumano che conosce quelle cime selvose meglio di una martora.
La montagna incombeva sempre.
L’inizio delle Alpi non era riportato da nessuna guida.
Figurarsi la strada per arrivarci dal mare.
Così dovemmo tracciarla noi, a occhio.
La più diretta saliva lungo pendii invasi da arbusti spinosi che un tempo erano stati vigne.
Non fu una partenza. fu un decollo verticale su una superficie ruvida e senz’acqua, lungo una pietraia abbacinante, sovraccarica di odori.
Poco più in basso, migliaia di macchine arrostivano in coda per la Dalmazia.
E milioni di cicale frinivano nel rosmarino.
Bastò alzarsi di poco per volare con lo sguardo.
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LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Se una sera d’estate in Dalmazia senti un canto di montagna venire da una vela all’ancora, non aver dubbi: è una barca di triestini.
Gente strana, che confonde le baie con le valli, le isole con le cime, le taverne d’angiporto con i rifugi di montagna.
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In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.
Questo libro racconta la più lunga traversata italiana: ottomila chilometri, la stessa distanza che c’è dall’Atlantico alla Cina.
Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta.
Ne ho scritto con rabbia e meraviglia: meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.
Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure.
Ma può essere anche il perfetto luogo-rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocoltura del mondo contemporaneo.
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Longosardo - Antonio Peretti - Blocchi di granito di Santa Reparata - Torre - Panorama
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Andai a Longosardo su una pessima imbarcazione.
Quest’antica città, menzionata nell’Itinerario d’Antonino, oggi è solo il misero villaggio che risale a una trentina d’anni fa.
Ha 745 abitanti e sarebbe suscettibile di un certo miglioramento, perché l’aria è salutare e l’acqua singolarmente tonica e digestiva.
Torre di Longosardo: https://maps.app.goo.gl/7MuDc6K5Yy1UPNPK7
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Sorso - Castelsardo - Fortificazioni - Cattedrale - Seminario - Biscotti - Caserma - Veduta - Santa Maria di Tergu
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Castelsardo, situato su una rupe alla foce del Frisano, fondato dai Doria verso il 1102, fu chiamato successivamente Castel Genovese e Aragonese.
Questo presidio, forte soltanto della sua posizione in riva al mare che, a eccezione di un istmo stretto, lo circonda da ogni parte e di cui le fortificazioni sono in rovina, non viene più riparato perché non ne vale la pena.
Le strade sono delle specie di precipizi costruiti.
Castelsardo: https://maps.app.goo.gl/bWoZnTdQdWXQtmbg7
Sorso: https://maps.app.goo.gl/uamHR6hrftoyLstdA
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Alghero - Catalano - Sonetto algherese-francese - Commercio - Corallo - Margallions - Insegnamento - Antonio Lo Frasso - Domenico Simon - Giuseppe Manno - Cattedrale - Cappella del Santo Sacramento - Mausoleo del duca di Monferrato - Corsa dei sacchi - Casa di Carlo V - Il suo soggiorno ad Alghero - Arsenale - Vecchie armature - Polvere spagnola - Fortificazioni - Mortai francesi - Antichità - Grotta dell’Altare - Chiesa di Nettuno - Vestibolo - Lago - Tribuna - Rotonda - Illuminazione a gas
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
La prima fondazione di Alghero da parte dei Doria risale al 1102.Dopo, nel 1354, fu occupata da una colonia catalana.
Questa graziosa città pulita, comoda, ben costruita, ha conservato l'operosità, l’attivismo, l’allegria e la lingua della madrepatria.
Il porto di Alghero è oggi molto meno frequentato che nel passato e il commercio sembra decadere a vantaggio di quello di Porto Torres e dei suoi rapporti con Genova.
Il porto non è più visitato neppure dai Catalani e annualmente riceve appena una cinquantina di navi sarde, francesi, napoletane e toscane.
La pesca del corallo ad Alghero è cominciato prima del 1372, ma fu interrotta dagli Algheresi, non si sa per quale ragione, poiché il corallo di Alghero è abbondante ed è uno dei migliori del Mediterraneo.
Alghero: https://maps.app.goo.gl/reQAtUZJZ6WPP4XF9
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Bessude - Padre Carboni
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Nonostante le difficoltà e i pericoli, quasi, della strada, andai da Thiesi al piccolo e antico villaggio di Bessude, situato in una valle in seno al monte Pelao e che ha un po’ più di 600 abitanti.
Bessude: https://maps.app.goo.gl/1idEoetKT2Ugpu6R9
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Thiesi - Grotta - Fenestras - Bonnanaro - Vigne
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Thiesi, un bel villaggio di 2.754 abitanti, mi ha lasciato dei piacevoli ricordi per la cortesia della nobile famiglia Grondona che mi ospitò e per la bellezza della vicina grotta di Monte Maggiore, una delle più notevoli della Sardegna.
Bonnanaro, un villaggio di 1.000 abitanti, si estende ai piedi del monte Pelao le cui pendici e le colline sono cariche di vigne capaci di produrre dodici qualità d’uva eccellente.
Thiesi: https://maps.app.goo.gl/LL2CBoRSUf4sGEbL7
Bonnanaro: https://maps.app.goo.gl/71w1jv7wLkHVqDWk6
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Àrdara - Concilio - Libertà sociali nel Medioevo - Assedio -Cattedrale - Georgia - Altare maggiore - Antiche pitture - Campanile - Fortezza - Antichità - Mores - Vecchia sarda
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Il piccolo e povero villaggio di Àrdara, diventato malsano per l’acqua stagnante, per i cumuli d’immondizie e di concime esposti all’ardore del sole, che ha una sola strada praticabile, settanta case e 230 abitanti, fu nel passato la capitale del Logudoro e la residenza dei giudici.
Ardara: https://maps.app.goo.gl/EUBCtfkp7DqXZxwn6
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Bisarcio - Editto delle chiudende - Cattedrale
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Ai confini del campo d’Ozieri, sui fianchi di una lunga collina, c’è Bisarcio, città episcopale fiorente nel Medioevo e completamente abbandonata verso la metà del secolo scorso, senza dubbio a causa dell’insalubrità.
Oggi a Bisarcio rimane in piedi solo l’antica cattedrale di Sant’Antioco salvata dalla devozione popolare e sempre molto venerata.
Cattedrale di Sant’Antioco Bisarcio: https://maps.app.goo.gl/EYJEjaDBzVQtwyZm6
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Ozieri - Pastori proprietari - Rinfresco - Paste - Fontane - Cappuccini - Vista - Sotterraneo del Carmelo - Madonna di Monserrato - Quadro attribuito a Michelangelo - Monte Armadoria
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Ozieri è costruito ad anfiteatro in seno alla catena del monte Acuto e appare come il cratere dei monti che lo circondano e che abbondano di marmo.
Sorge su otto colline e ha una pittoresca, straordinaria posizione.
Questo vasto paese di pastori, molto salubre, che dopo Cagliari e Sassari era il luogo più popolato della Sardegna, ha le case grandi, solide, che per la maggior parte appartengono a opulenti pastori, una classe media rustica, vestita secondo la maniera e i tessuti del paese dove è più influente degli stessi cavalieri.
Ozieri: https://maps.app.goo.gl/FNuq576ecQUAXmNy8
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Pattada - Padre Cubeddu - Buddusò - Api - Monte Acuto - Castello
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Pattada, un villaggio di 3.050 abitanti, ha lo stesso aspetto, la stessa singolarità di costumi, di ubicazione e di linguaggio di Bitti.
Buddusò, un villaggio che sorge su un altopiano elevato, orlato a mezzogiorno da rocce di granito ed esposto a tutti i venti, conta 2.200 abitanti.
Questo paese deve la sua principale ricchezza alle api che danno un eccellente ed energetico miele amaro, prodotto dai fiori dei corbezzoli, dei mirti, dei tassi, dei pini e dei ginepri del Montenero.
Pattada: https://maps.app.goo.gl/brmknw6XVqYLUhQU9
Buddusò: https://maps.app.goo.gl/QPcjfA2ALJPxu7xy9
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Bitti - La pastorizia - Latino - Usanze - Corse - Nostra Signora delle Grazie - San Giorgio - Cappuccini - Fonte Su Cantaru - Fritta - Antichità
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Bitti, uno dei punti più elevati dell’Isola, in mezzo ai boschi, su un picco che taglia una larga vallata, molto salubre, è costruito ad anfiteatro e a forma di triangolo.
Malgrado questa bella apparenza le strade sono strette, tortuose, quasi impraticabili, e le case di granito piccole.
Si vuole che Bitti, che in sardo significa cerbiatto, debba il suo nome al fatto che uno di questi animali sarebbe stato ucciso vicino alla fonte da un contadino dell’antico villaggio.
Bitti: https://maps.app.goo.gl/NnW8s9RzgDik58zv8
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