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E’ un settore in enorme espansione, che sta faticosamente cercando di iniziare un percorso di sostenibilità, per ridurre l’impatto ambientale della produzione. Sto parlando degli spalmati, che sono sempre più protagonisti della moda: la Gommatex è però riuscita a ridurre al minimo l’impatto con Akkadueo® Bio, un coagulato in poliuretano privo di solventi chimici dannosi, con una componente Bio Based nella materia prima poliuretanica. Il tema è abbastanza tecnico, ma Alessandro Artusi, direttore di produzione di Gommatex e protagonista dell’intervista, è riuscito a farmi comprendere anche processi complicati.
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Si può coltivare il cotone in Italia? Si faceva e si può fare ancora oggi, con risultati interessanti. L’idea è venuta tre anni fa a due imprenditori pugliesi, Pietro Gentile e Michele Steduto, fondatori del marchio di camiceria Gest: due pionieri che adesso in tanti vorrebbero imitare. Se qualcuno pensava che la loro iniziativa fosse una meteora, si sbagliava di grosso: adesso sono pronti a mettere anche sul mercato la fibra made in Puglia. Ne ho parlato con loro nell’intervista.
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2500 azienda, 235 mila lavoratori, quasi 1,2 milioni di euro di export: sono questi i numeri dell’industria del tessile, moda e calzature ucraina del 2019 secondo Ucraina Invest. Un bacino di competenze prezioso, una catena produttiva legata a doppio filo con tanti brand, che la guerra potrebbe distruggere in maniera irreparabile. In questo episodio le voci di 4 imprenditori mi hanno aiutato a raccontarvi cosa sta accadendo.
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Quanto è importante la condivisione nella moda sostenibile? Moltissimo, perché la sfida è talmente ambiziosa che solo con la collaborazione tra realtà diverse è possibile definire nuovi paradigmi. Questo è quello che fa Global Fashion Agenda, una organizzazione internazionale con sede a Copenaghen dove i brand sono chiamati a collaborare su temi specifici per trovare nuove soluzioni. Un luogo strategico per il mondo della moda, con al vertice una donna italiana dalla carriera strepitosa: Federica Marchionni, la protagonista dell’intervista di questo episodio.
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Vestirsi in maniera responsabile ma senza rinunciare allo stile. Fino a qualche anno fa sembrava impensabile. Invece si può e può essere più semplice di quello che si pensa. Basta trovare il proprio stile: ne ho parlato nell’intervista di questo episodio con Antonio Mancinelli, giornalista, scrittore, critico di moda, è stato per oltre 15 anni capo redattore di Marie Claire Italia. E’ appena uscito il libro “L’arte dello styling” che ha scritto con Susanna Ausoni.
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La Commissione Europea ha pubblicato uno studio approfondito sul riciclo tessile, per capire meglio quali sono le opzioni disponibili, quanto sono applicabili, quali sono gli ostacoli tecnici e normativi per arrivare a risolvere il problema dei rifiuti tessili e mettere in campo soluzioni di riciclo da tessuto a tessuto applicabili su larga scala. Ho letto il rapporto per voi e ve ne parlo in questo episodio.
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La nuova Strategia per il Tessile sostenibile, che sarà approvata a fine marzo, avrà un impatto importante sull’industria della moda e sulla catena di produzione: rappresenterà un’occasione di cambiamento oppure imporrà un nuovo quadro legislativo che richiederà solo uno sforzo di adeguamento? Ne ho parlato in questa lunga intervista con Paola Migliorini, Deputy Head od Unit Sustainable Production, Products and Consumption della DG Environment della Commissione Europea
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Sono passati gli anni in cui le gambe nude erano un must anche in inverno: adesso i trend della moda hanno riportato i collant nei cassetti delle donne. Bellissimi da indossare, difficili da mantenere intatti, ma soprattutto indistruttibili a fine vita. A meno che…Ne parlo nell’intervista di questo episodio con Rosanna Pegoraro, direttore commerciale di Gizeta Calze, proprietaria del brand Sarah Borghi.
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La corsa ai nuovi materiali non si arresta: è questa la strategia di ogni brand per cercare di comunicare la propria attenzione all’ambiente. Se poi di quei materiali se ne producono scarse quantità e rappresentano più uno spot che una soluzione conta ben poco. Però rendere un materiale alternativo disponibile sul mercato e non solo per una capsule, servono non pochi sforzi. Ne ho parlato in questo episodio con Enrico Cozzoni, direttore Ricerca & Sviluppo di Pangaia Grado Zero: la sua aziende di ricerca ha brevettato il FlowerDown ed è entrata a fare parte della galassia Pangaia. Il brand inglese sta adottando una strategia tutta nuova nel mercato della moda: vende (con successo) i propri prodotti ai consumatori, ma il vero obiettivo aziendale è quello di affermarsi sul mercato del BtoB per la sperimentazione e la vendita di nuovi materiali. Allora investire nel tessile può essere attraente?
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L’impresa sociale può rappresentare un modello di impresa responsabile che persegue una strategia di sostenibilità sociale senza lasciare da parte la sostenibilità economica, fondamentale per qualsiasi progetto destinato ad avere un impatto positivo. A Marzabotto c’è un esempio straordinario di impresa sociale che opera nel mondo della moda: Coop Cartiera.
Si fa formazione e si produce anche per nomi importanti, grazie all’impegno di lavoratori che partono da una condizione di fragilità, ma che qui trovano un’opportunità interessante per poter tornare sul mercato. Ne ho parlato nell’intervista di questo episodio con il fondatore Andrea Marchesini Reggiani. -
Naturale, biodegradabile, isolante. E poi sostenibile da un punto di vista ambientale.
È il Kapok, una fibra dalle mille proprietà sui quali tanti brand stanno puntando gli occhi. Ne ho parlato nell’intervista con Sara Cicognani Head of Marketing and Communication e co-fondatrice di Flocus -
COP26 se ne sta parlando tanto in questi giorni e ne sentiremo parlare anche nelle prossime settimane, perché dal 1 al 12 novembre a Glasgow 190 capi di Stato si riuniranno per parlare del cambiamento climatico. La moda è sul banco degli imputati e lo scenario è destinato a cambiare. Ma qual è la posta in gioco? Ce lo spiega Federica Gasbarro, che porterà la voce dell’Italia a Youth4Climate, e che è la protagonista dell’intervista di questo episodio.
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Inclusione e diversità: sono due temi al centro del dibattito nel mondo della moda in questo momento. Sia dentro le aziende, che nel rapporto con i consumatori, sono due parole d’ordine che ci pongono di fronte a nuove sfide, come quella dell'adaptive fashion. Mettere il design a servizio della disabilità può creare anche nuove opportunità. Elisa Fulco, curatrice di mostre e fondatrice del Cultural Welfare Center, ha predisposto il Manifesto della moda inclusiva dell’associazione svizzera Tu es Canon dedicato al tema della disabilità ed è la protagonista dell’intervista di questo episodio.
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Bello, morbido, prezioso: parlare di cashmere non è semplice, ci sono tanti aspetti da tenere in considerazione, soprattutto quando si parla di sostenibilità. E’ infatti una materia prima che negli ultimi anni è stata al centro di un vero e proprio boom, che ne ha alterato i metodi di produzione e ha reso molto pesante il suo impatto sul pianeta. Alcuni brand hanno deciso di non usarlo più, altri stanno lavorando per soluzioni responsabili. Ma c'è molta strada da fare. Ne ho parlato con Willy Gallia, Chief Sustainability Officer e Buyanaa Damdin Sales Manager Cashmere Authentico del Gruppo Schneider, ospiti dell’intervista di questo episodio.
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Quando si parla di fibre sostenibili, viene subito in mente il Tencel, ormai presente nelle collezioni di tanti brand. Una fibra confortevole, versatile, che si accompagna ad altre fibre creando nuove consistenze. Ma sapete davvero cos’è il Tencel e perché può essere definita una fibra sostenibile? Mi sono fatta spiegare tutto da Carlo Covini, Business developer Italia e Svizzera di Lenzing.
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Gli artigiani italiani sono il bene più prezioso del sistema moda italiano, contribuiscono a rendere speciale quello che viene prodotto qui. Ma cosa succede quando l’artigianato incontra il mondo digitale, con un progetto orientato alla sostenibilità? Vengono fuori miracoli, come il brand Gaia Segattini Knotwear: la sua poliedrica fondatrice è la protagonista di questo episodio.
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Ci accompagna nella vita quotidiana, ma non sempre pensiamo all’impatto che la nostra biancheria intima ha sull’ambiente. Eppure ne ha, eccome. Il settore sta affrontando nuove sfide, sperimentando nuovi materiali, ma sta affrontando anche il tema dell'inclusione. La filiera italiana dell’intimo è anche un capitale prezioso, che stiamo rischiando di perdere. Ne parlo nell’intervista di questo episodio con Federica Tersch Annovazzi, titolare di Iluna, azienda leader nella produzione di pizzo riciclato.
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Tutti pazzi per le sneakers: già prima della pandemia erano un capo di tendenza, ma adesso sono senza dubbio le scarpe più utilizzate da tutti, uomini, donne e bambini e in qualsiasi occasione. Non è una buona notizia, perché sia nella fase di produzione che alla fine della loro vita hanno un impatto notevole. Ma ci sono anche realtà che stanno lavorando in una direzione diversa, e questa è una buona notizia: ACBC è un’azienda italiana che di recente è anche diventata B-CORP. Una bella storia imprenditoriale di cui ho parlato con il CEO Gio Giacobbe nell’intervista.
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Riciclate, riciclabili, bio-based: quando si parla di poliammide e poliestere questi termini vengono utilizzati sempre più spesso. Ma cosa significato? E soprattuto qual è il futuro di questi materiali di origine sintetica molto impiegati nella moda?
L’ospite di questo episodio è Maria Teresa Betti, che fa parte del Sustainability Team di Radici Group, un’eccellenza italiana che opera in questo settore da anni, una “multinazionale familiare che si basa sulla misurazione degli impatti per la costruzione di alternative credibili.
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Quanti sono gli scarti che vengono prodotti lungo tutto il processo di lavorazione di un capo? E quanti sono i filati, i tessuti, i capi, che vengono prodotti e che poi non vengono utilizzati? Barbara Guarducci e Alessandra Favalli hanno creato il progetto Mending for Good per aiutare le imprese a creare valore da quello che sembra non averne più, guardando in maniera diversi ai propri scarti. Mettendo insieme brand, cooperative sociali e artigiani specializzati riescono a creare nuove opportunità che mi hanno raccontato nell’intervista di questo episodio. “C’è in corso una rivoluzione gentile, ma è pur sempre una rivoluzione”, mi ha detto Barbara.
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