Episoder
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Ha completamente mutato stile di vita. Si è allontanato dal crimine, ha iniziato a lavorare e ha anche svolto attività di volontariato. In una espressione: è un uomo nuovo, cambiato, che ha scontato alcuni anni di cella (per altre rapine e altri fatti di natura penale) e che ha lasciato alle spalle un mondo fatto di violenza e sopraffazione. Sono queste le motivazioni che hanno spinto i giudici della decima sezione del Tribunale di Napoli a rimettere in libertà Salvatore Allard, oggi 59enne, presunto assassino del sovrintendente della Polizia di Stato Domenico Attianese, che - libero dal servizio - intervenne in una gioielleria per sventare una rapina.
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Si è allontanata di casa nel 2022, da allora risulta una delle tante persone sparite in Italia su cui sono in corso le indagini. Poi, a giugno del 2023, la famiglia della donna scomparsa si accorge di un retroscena: la donna sparita nel nulla avrebbe svenduto per pochi euro a giugno del 2023 la propria casa romana, a due passi dal Vaticano. È il giallo di Caterina Ausilio, su cui indaga la Procura di Milano: già perché il contratto di compravendita sarebbe stato stipulato in uno studio di un noto notaio milanese.
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Mangler du episoder?
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Gilda Ammendola viene trovata morta in un carcere parigino a gennaio del 2023, dove sta scontando una condanna per traffico internazionale di droga. La Procura di Parigi archivia subito: si tratta di un suicidio. Non ci stanno i parenti della 32enne di origine vesuviana, che ottengono l'apertura di una inchiesta a Roma, mentre a Napoli emerge il giro di affari legato al traffico di eroina dal Sudafrica. Resta una domanda: a chi conveniva la morte di Gilda.
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Renato Cinquegranella è morto. È l’ultima pista investigativa che riguarda un anziano killer della camorra che, all’inizio degli anni Ottanta, ospitò e accudì gli assassini dell’ex capo della mobile Antonio Ammaturo e l’agente scelto Pasquale Paola. A distanza di 41 anni dall’agguato di piazza Nicola Amore (era il 15 luglio del 1982), si diffonde la voce di un possibile decesso di Cinquegranella, formalmente da venti anni latitante e ricercato dalle polizie di mezzo mondo. Resta una domanda sullo sfondo: si tratta di un decesso vero o di un trucco del killer amico delle Br per eludere le indagini?
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Sparito nella notte napoletana, ritrovato morto in un palazzo di via Duomo, edificio storico, monumentale nel quale non aveva alcun contatto. La polizia non crede al suicidio, la Procura indaga, è il giallo della morte di Eduardo Granato, pizzaiolo morto lo scorso gennaio a 28 anni in circostanze sospette. Si parte da una ipotesi: qualcuno o qualcosa ha attirato Eduardo in quell'edificio; qualcuno gli ha spalancato il portone di ingresso. Chi sa qualcosa - dicono gli inquirenti - è libero e impunito.
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La corsa disperata verso l’auto in fiamme, quella in cui è stato ucciso Vincenzo Casillo, il suo uomo, poi la ricerca di una vita normale, al riparo da camorra, agguati e trame oscure. Eccola Giovanna Matarazzo, ballerina nei night della capitale, conosciuta come dolly peach. Sta per lasciare Caserta, ha accettato di vivere a Milano sotto falso nome, lei custode di tanti segreti, quando entra nell’auto di alcuni amici del convivente ucciso. Ha raccontato tutto al magistrato Alemi, quello che indaga sulla trattativa per la liberazione di Cirillo, spera in una vita normale. I suoi ultimi giorni di vita ricostruiti nel podcast di Leandro Del Gaudio, letti e interpretati da Maria Chiara Aulisio.
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Pentiti paranoici a caccia di benefici carcerari, disponibili a sostenersi reciprocamente, un’inchiesta priva di riscontri, ma ancorata ad alcuni colpi ad effetto: come la storia di una paginetta di agendina telefonica nella quale spiccava il nome del presentatore più famoso in Italia; il riferimento ad alcuni centrini fatti da un detenuto per camorra, scambiati per parole in codice per celare traffici di droga; ma anche la strana testimonianza di una coppia di coniugi, pronti a vendere il finto scoop di uno scambio di cocaina e soldi in uno studio televisivo milanese. Sono questi gli ingredienti dell’inchiesta napoletana culminata il 17 giugno di 40 anni fa nell’arresto di Enzo Tortora, giornalista e presentatore al top della sua fama, che - ogni venerdì sera - inchiodava 26 milioni di italiani alla tv con il suo Portobello.
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La tessera in tasca del Pd, la conversione all’Islam, la tesi di laurea - in cella - sull’omicidio consumato quando aveva appena 19 anni. È questo il profilo di uno dei killer di Luigi Tommasino, consigliere comunale del Pd ammazzato a febbraio del 2009 nella sua castellammare di Stabia. Su questo delitto mancano due cose, dopo la condanna dei quattro esecutori materiali: il movente e il mandante (che è a piede libero e impunito).
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Un omicidio illustre, due verità opposte. È l'ultimo cold case napoletano.
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Ne mancava uno solo, come una sorta di highlander della camorra. E fu ucciso il due settembre del 2006, a distanza di nove anni da un episodio conosciuto come la faida della minigonna. Modestino Bosco venne ucciso il due settembre del 2006, in circostanze rimaste sulle prime misteriose. Poi, nel corso del tempo, si è scoperto un retroscena choc: Modestino Bosco era stato inserito in una lista di morte, dopo l'omicidio del Principino, nipote di Gennaro Licciardi, colpito a morte nel 1997, al termine di un litigio nato per motivi di gelosia. Una faida scoppiata per uno sguardo di troppo in discoteca: uno sguardo rivolto a una bella ragazza in discoteca.
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Lo hanno trovato appeso al soffitto. Impiccato, un probabile suicidio. Anno 2006, in un appartamento anonimo di Firenze, l’ex killer del clan Mariano si sarebbe ammazzato in preda alla solitudine che aveva segnato gli ultimi anni di vita. Pasquale Frajese, detto Linuccio e Secondigliano, prima di morire, ha rivisto i momenti clou della sua vita da killer: la strage del Molosiglio; il delitto del by night San Francisco e l’agguato che costò la vita dell’agente D’Addario, che sacrificò se stesso per salvare la figlia durante un conflitto a fuoco nella terribile Pasqua napoletana del 1991. Una galleria di mostruosità, una sola convinzione: «Ho pagato solo io, che fine hanno fatto i killer che ho accusato?»
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Chi è il complice dell'assassino Antonio Metafora? Chi ha accompagnato il genero del boss Licciardi nello studio dello stimato professionista napoletano? Due pentiti e una intercettazione riaprono il caso, dopo la condanna di Salvatore Altieri: c'è un nome agli atti, che riguarda un narcos tuttora a piede libero, sospeso tra le due Napoli: quella dei talenti e delle professioni e quella nera, delle coperture e dei vuoti investigativi, capaci di coprire anche un killer a piede libero
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Norina Matuozzo di uccisa quattro anni fa a casa dei genitori. Colpita a morte per la sua scelta di libertà e autonomia, per aver detto no a un matrimonio fatto di violenza e minacce. La sua scelta di libertà coincide con la più importante cattura di un boss della camorra a Napoli, che pose fine alla “strana” latitanza di Marco Di Lauro, dopo 14 anni di ricerche. Norina e Marco, due destini che si incrociano in uno scenario segnato da tanti atti mancati.
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Mancano pochi giorni a un evento che sconvolgerà il mondo. E qui a Marano, in una masseria riconducibile a un boss della camorra, sanno tutto prima del tempo. Sanno che uno dei loro ospiti - un magrebino ricercato in un’inchiesta per traffico di droga - è pronto “ad andare sugli aerei”. Una storia raccontata dal pentito Biagio Di Lanno, a proposito del soggiorno - da clandestino - di uno dei terroristi di Al Qaida che entrò in azione nell’attentato alle Torri gemelle, l’undici settembre del 2001. A distanza di anni dall’attentato di Manhattan, si scoprono contatti tra camorristi e terroristi.
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Fu ucciso nel 1991, un anno prima che a Milano scoppiasse tangentopoli. E dietro il suo agguato, c’erano già i torbidi che sarebbero stati svelati dalle inchieste di mani pulite, a proposito dei rapporti tra imprenditori e politici, clan e mazzette. Parliamo dell’omicidio del re delle cliniche private Pasquale Crispino, massacrato a Miano nel lontano 1991. Un delitto per molti versi irrisolto, come hanno spiegato due pentiti di camorra.
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Hanno atteso il lockdown, quello più duro imposto dalla pandemia all’inizio del 2020, per entrare in azione. E hanno rubato un’opera del Cinquecento, il Salvator mundi, un dipinto di scuola leonardesca la cui valutazione si aggira intorno ai 500 milioni di dollari. L’opera è stata rubata dalla sala più prestigiosa della basilica di San Domenico Maggiore ed è stata poi ritrovata grazie al lavoro della Mobile e dei carabinieri del Ros. Sei persone - i presunti ladri - sono stati arrestati, ma il caso non è chiuso del tutto. In questa vicenda, resta da capire il ruolo di un misterioso esperto di arte e di un intermediario svizzero.
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È durata poco la vita nuova (e felice) di Patrizia Ambrosio. Bella 29enne di Pianura, era contenta per l’assunzione come domestica in una villa di Posillipo. Venne attirata in una trappola e uccisa dal suo ex fidanzato, che non aveva accettato la fine della relazione. Una intercettazione choc chiuse il caso , mentre a distanza di anni resta sullo sfondo il ruolo di una donna celata nell’ombra.
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Stava per essere ucciso dopo una lunga prigionia scandita da sevizie fisiche e mentali. Poi la scelta di vita: la decisione di convertirsi all’Islam, di abbracciare la fede musulmana. Una scelta opportunistica, sulle prime, via via diventata sentita, sincera. Ed è così che, con l’adesione al Corano, il narcotrafficante Bruno Carbone è riuscito a salvarsi, all’interno di un campo di prigionia gestito da milizie jiadiste in Siria. È il retroscena inedito della cattura del braccio destro di Raffaele Imperiale, il boss che custodiva i Van Gogh trafugati ad Amsterdam, che nasconde uno sbocco processuale destinato ad incidere nelle inchieste su soggetti insospettabili.
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Lo ha fatto mettere in ginocchio e lo ha ucciso. No, non era una punizione in stile camorristico, ma il battesimo di un killer. Succede a Napoli, dove un clochard viene sacrificato in una sorta di cimento criminale: premere il grilletto, sparare, ma non contro un muro, contro una panchina, ma contro una persona. Uccidere per dimostrare la propria affidabilità, la propria maturazione in una Gomorra perenne. È questa l’ipotesi battuta sulla morte di Davide Fogler, clochard ucciso a luglio del 2022 a Bagnoli. Omicidio senza movente, l’assassino vive impunito, forte di una certezza: nessuno sarebbe capace di risolvere questo delitto, perché si tratta di un omicidio senza movente. Davide è morto per nulla.
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Ucciso o morto suicida. Trovato a Milano con la gola squarciata, con un taglio non netto ma impreciso, difficile da attribuire a un chirurgo. Sono i punti dell’inchiesta sulla morte del ginecologo Stefano Ansaldi, morto in via Vacchi il 19 dicembre del 2020. Agli atti anche una telefonata fatta dal professionista - un luminare nel campo della fecondazione assistita - pochi minuti prima di morire. Una telefonata alla moglie: stasera compriamo le pizze? Strana domanda per uno che sta per togliersi la vita.
- Se mer