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  • “Negli ultimi 20 anni il mercato finanziario ha registrato un grande cambiamento: l’ingresso della tecnologia. Questo vuol dire trasformazione dei processi e l’adeguamento delle norme che li regolano”. Così Carlo Panella, Head of Direct Banking di illimity, ospite di “Educazione finanziaria: partire dalle basi”, un podcast di Fortune Italia in collaborazione con Bitpanda.

    Stando ad una ricerca Ocse, l’Italia è molto indietro in termini di alfabetizzazione finanziaria. Panella sostiene che ci sia un’oggettiva difficoltà a far interessare le persone alle tematiche finanziarie a fini formativi. In questo senso illimity ha cercato di semplificare alcune procedure bancarie attraverso automazioni come il Personal financial manager, uno strumento che aiuta il cliente a gestire le sue spese. Le banche si stanno mobilitando per consentire ai clienti di usufruire sempre di più dell’home banking. L’obiettivo auspicabile per il futuro è quello di creare una gender equality: avere la stessa percentuale di uomini e donne che utilizzano questi servizi.

  • “Si è molto abbassata la soglia di età in cui vi può essere interesse ad avere un patrimonio conoscitivo utile per approcciare con sicurezza ai mercati. Oggi sono soprattutto i giovani i più interessati all’educazione finanziaria, per capire meglio il valore del risparmio e quindi la capacità di accumulare per costruire”. Così Matteo Arpe, amministratore delegato di Tinaba, ospite di “Educazione finanziaria: partire dalle basi”, un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda.

    Matteo Arpe, che è anche fondatore del Gruppo Sator, oltre ad essere un manager con profonda esperienza bancaria, ha specificato come oggi gli utenti che vogliono alfabetizzarsi finanziariamente più di altri, “sono le persone che iniziano ad investire e a sottoscrivere piani di accumulo, anche con pochi soldi, ma che vogliono costruire un piccolo portafogli di investimento. I giovani, soprattutto, vogliono avere la possibilità di decidere in maggiore autonomia”. E allora l’educazione finanziaria gioca qui un ruolo fondamentale perché diventa la leva fondamentale per allineare le conoscenze.

    Per Arpe “è profondamente cambiata sia l’offerta del mondo fintech che la domanda del pubblico, soprattutto quello più giovane che vuole essere consapevole delle proprie azioni, e quindi c’è una grandissima richiesta di conoscenza”. Sono inoltre cambiate le modalità e le tecniche con cui si parla con la clientela: “Noi di Tinaba facciamo educazione finanziaria attraverso un blog dove cerchiamo di presentare, in modalità didascalica, cosa sono gli investimenti, dare un’informativa dei rischi e delle opportunità che ci sono nel mondo finanziario, ma anche consentire di comprendere il valore del risparmio”.

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  • “I dati sono utilissimi per creare sempre il servizio successivo. L’innovazione è cultura”. Lo ha affermato Gabriele Benedetto, amministratore delegato di Telepass, ospite di “Educazione finanziaria: partire dalle basi” un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda.
    Telepass, oltre al noto servizio di pagamento del pedaggio autostradale, offre altri servizi con Telepass Pay: strisce blu, bollo, mezzi pubblici, servizi di food and drink. Con 7 milioni di clienti e oltre 10 milioni di dispositivi in circolazione su più di 163.500 chilometri di reti autostradali nei 14 Paesi europei nei quali opera, Telepass è la più vecchia fintech italiana. “Abbiamo una storia preziosa alle spalle – spiega l’AD di Telepass, Gabriele Benedetto - Per i pagamenti digitali è molto importante creare un caso d’uso che il cliente possa apprezzare e il caso d’uso è il fattore più importante nel guidare la digitalizzazione dei pagamenti. Con Telepass Pay abbiamo portato questa esperienza all’ennesima potenza. Pensiamo al pagamento delle strisce blu o al parcheggio in aeroporto, o ancora l’area C di Milano”.
    L’utilizzo dei servizi, secondo Benedetto, è alla base della fidelizzazione del cliente di Telepass che dispone di un’alfabetizzazione finanziaria base. “Grazie agli use case stiamo costruendo servizi sempre più a misura del cliente – spiega l’AD – quali, ad esempio, il lavaggio dell’auto, il rifornimento, la ricarica elettrica, lo skipass: tutto per semplificare la vita del nostro utente. Colleghiamo 7 milioni di conti correnti e a fine mese preleviamo dal conto dei nostri clienti quello che abbiamo speso e versato, ogni giorno, a chi eroga il servizio e quindi gestiamo anche un rischio di credito”.
    Quanto è importante l’esperienza d’uso per far crescere l’utilizzo dei pagamenti digitali? “La modalità d’uso è tutto – afferma Benedetto - Pensiamo al nostro servizio di lavaggio auto. Abbiamo la leadership del mercato delle strisce blu, il pagamento che viene fatto con l’app al posto del parcometro. A Milano, per esempio, tra le 8 e le 10 del mattino facciamo 270 transazioni al secondo: tutte persone che ci dicono dov’è parcheggiata l’auto e quanto tempo resta ferma. A loro possiamo offrire il servizio di lavaggio auto a domicilio e dire ‘nel giro di 2 ore posso farti trovare l’auto pulita’. Credo che questo sia un esempio di come abbiamo preso una startup che aveva difficoltà di crescita e l’abbiamo portata a un caso di successo, perché abbiamo migliorato l’esperienza d’uso”.
    Dove ci porta il futuro? “A valorizzare sempre più i dati che raccogliamo dai nostri clienti per generare le nuove occasioni di pagamento. Tutti ambiscono ad avere i dati legati alla mobilità. Noi li abbiamo e non intendiamo monetizzare vendendoli all’esterno perché il nostro guadagno è solo legato all’abbonamento che i nostri clienti pagano ogni mese”.

  • Promuovere l’educazione finanziaria tra donne e continuare a rafforzare le azioni di empowerment nell’universo femminile sono due ingredienti essenziali per ridurre il gap di conoscenza e cultura finanziaria tra uomini e donne in Italia e in Europa. È la ricetta di Claudia Vassena, responsabile di Buddybank, la banca per smartphone di UniCredit, intervenuta a “Educazione finanziaria: partire dalle basi” un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda.
    “Spesso le donne si sottovalutano o si considerano poco brave ed esperte – spiega l’ingegner Vassena - Invece spesso ne sappiamo più del nostro compagno e dei nostri amici. Bisogna dare un empowerment alle nostre figlie, alle nostre sorelle o cugine per dare loro più forza e consapevolezza nel raccontare quello che pensano e che hanno conosciuto e appreso. Inoltre è opportuno evitare di commettere l’errore di credere che chi sia altamente digitalizzato o altamente formato lo sia anche a livello finanziario. Pensiamo ai ragazzi che spendono gran parte della loro vita nel mondo digitale, ma non sono finanziariamente evoluti perché basano le loro conoscenze solo sui post che leggono sui social; o ancora alle donne laureate nelle facoltà “Stem” che rappresentano una percentuale nettamente inferiore a quella degli uomini”.
    Quali sono le possibili soluzioni? “Per risolvere questi problemi – sostiene Claudia Vassena - bisogna incentivare le donne a un corso di studio diverso. L’altissima percentuale di donne laureate in matematica o fisica dimostra che non c’è un gap culturale tra uomini e donne. Se invece andiamo a vedere le laureate in ingegneria o informatica c’è un mondo decisamente più maschile. È un tema culturale, bisogna incoraggiare le donne, sin da ragazze, a intraprendere quelle facoltà che permettono di accedere a determinati mondi o determinati lavori”.
    Essenziale partire dalla scuola e dalla famiglia. “Si parla tanto dell’ora di educazione civica a scuola, è importante sottolineare che anche sapere cos’è un conto corrente è educazione civica. Ma bisogna partire anche dalle famiglie. La paghetta della figlia femmina, per parità di età e competenza, è inferiore a quella del figlio maschio. Se una ragazza cresce con questa convinzione e accetta che il fratello abbia denaro in più rispetto a lei, da adulta penserà che sia normale che il suo collega uomo abbia il 30% in più di stipendio. La scuola e la famiglia possono interrompere questo circuito, andando a spiegare l’importanza di strumenti come il conto corrente o un piano risparmio per realizzare un progetto futuro”.
    Cos’è cambiato nelle aziende? “Le aziende nel passato hanno comunicato molto al segmento maschile – conclude Vassena - Anche perché una volta c’erano soprattutto uomini in ufficio e l’azienda aveva dei connotati molto maschili. Io, invece, faccio delle scelte condizionate molto più dal segmento femminile per proporre la diversità nelle aziende e avviare campagne pubblicitarie che possano rappresentare l’intero portafoglio e non solo un tipo di clientela. Una delle nostre iniziative è il progetto “Morgana” con Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, un podcast sull’empowerment femminile, per parlare con voci di donne di storie di donne, spiegando che i grandi personaggi della finanza non sono solo uomini. Inoltre, ai nostri clienti uomini, ribadiamo che c’è tanto e, ad esempio, suggeriamo di aiutare le loro compagne ad avere un proprio conto corrente affinché possano sentirsi economicamente indipendente”.

  • “L’Alfabetizzazione finanziaria è molto importante: un modo per includere tuti e democratizzare. Quindi, in sintesi, un allargare la democrazia. Ci siamo fatti promotori di un nuovo paradigma economico, la better being economy, l’economia del miglioramento. Oggi, oltre a perseguire il profitto, dobbiamo mettere a terra un impatto sociale ed educare la generazione futura all’innovability, ovvero all’innovazione funzionale alla sostenibilità, per favorire un aumento di consapevolezze nella propria relazione con le risorse”.
    Ivan Mazzoleni, Ceo di Flowe, società benefit del Gruppo Mediolanum rivolta all’innovazione e alla sostenibilità nel campo dei servizi bancari digitali, è definito Cultural Energy Orchestrator di Flowe e, ospite di “Educazione finanziaria: partire dalle basi”, un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda, ha sottolineato che “la sostenibilità non può prescindere dal miglioramento dell’individuo e che il cambiamento, prima ancora che fuori, va cercato in noi stessi perché persone migliori creano un mondo migliore”.
    Secondo Mazzoleni “bisogna accelerare il passo sulla sostenibilità in tutti i settori dell’economia”. “La finanza, non avendo processi produttivi e industriali – ha spiegato Mazzoleni –ha sempre vissuto la sostenibilità come qualcosa di un po’ distante. Ma proprio per questa sua distanza può giocare un ruolo cruciale. Sotto gli stimoli del marketing vogliamo essere vicini alle persone per renderli consapevoli di come stanno spendendo i propri soldi”.
    Cosa significa oggi non avere un’adeguata alfabetizzazione finanziaria? “Significa creare una barriera verso un’economia sempre più digitalizzata – spiega Mazzoleni – Oggi i giovani studiano tutti i tipi di tassi d’interesse, ma solo applicati al contesto aziendale, non alle proprie finanze. Oggi i giovani rischiano di non avere consapevolezza del proprio denaro anche per scarse conoscenze digitali. Diventa, quindi, fondamentale educare i giovani agli aspetti economico-finanziari, ma c’è un deficit nel sistema educativo. Oggi i giovani sentono l’educazione finanziaria come una tematica importante, vogliono occuparsi in prima persona dei propri soldi, ma c’è un limite di conoscenza”. Mazzoleni ha, infine, trattato il tema della paghetta. “Quasi 2 italiani su 3 ritengono che la paghetta sia lo strumento più efficace per far familiarizzare i propri figli con i soldi. E relativamente al digitale cash? – si chiede - bisognerebbe essere contemporanei e andare sul digitale. Quello che ci dicono gli esperti medico-scientifici, però allo stesso tempo, è che possono sorgere problemi evolutivi nell’avere una sorta di sudditanza o di dipendenza nel dover chiedere soldi ai propri genitori, laddove questo potrebbe essere disciplinato da una relazione stile paghetta”.

  • “In Italia abbiamo un’opportunità straordinaria: possiamo fare un salto generazionale e passare dai pagamenti in contanti a pagamenti più evoluti. Abbiamo, in un certo senso, un vantaggio rispetto a quei Paesi dove l’abitudine di pagare con la carta è ben distribuita tra la popolazione”. Ne è convinto Antonio Valitutti, CEO di Hype, la challenger bank italiana presente sul mercato dal 2015, che è stato ospite di “Educazione finanziaria: partire dalle basi” un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda.
    “Nei primi 11 mesi di quest’anno -ha spiegato Valitutti - siamo cresciuti, rispetto agli anni precedenti, di oltre il 50% nelle transazioni elettroniche. A questo ha contribuito il cashback di Stato, che ha creato un’abitudine e un’esigenza. Rispetto agli anni pre-pandemia, infatti, la percentuale di clienti over 50 che si sono rivolti a noi per avere una carta o uno strumento di pagamento evoluto è cresciuta di oltre il 40% e nel momento in cui il cashback è finito non si è tornati alla situazione pregressa, ma si è mantenuta la stessa soglia di adozione”.
    Nel percorso che sta portando alla definizione della “banca del futuro” ci si interroga spesso se il mondo finanziario sia più democratico o più competitivo e se gli utenti si stiano muovendo con maggiore facilità o con più timore. “Se riusciamo a far collaborare realtà più tradizionali e più consolidate, più brave a costruire prodotti di credito o di investimento – ha spiegato Valitutti - con realtà più innovative che sono più brave a creare una customer experience e a semplificare l’esperienza di uso del cliente, allora abbiamo fatto bingo. Le challenger bank sono diventate una realtà e le new bank hanno mantenuto la promessa di semplificare un’offerta, che viene sempre vista come complessa, costosa o burocratica, come qualcosa che è alla portata di tutti con una semplice app”.
    “Una parte importante della nostra vita - ha proseguito Valitutti - è la gestione dei nostri risparmi e delle nostre finanze. Creare un’app che crei del valore ai clienti e unisca la creazione del valore con il concetto di semplificazione, è la ricetta vincente”.
    Ma quanto incide sugli italiani il timore che i propri soldi non siano al sicuro? E come possiamo incrementare le nostre conoscenze in ambito di cybersecurity? Secondo Valitutti “i giovani di oggi hanno un gap da colmare sulla sicurezza del proprio denaro”. Ma c’è un dato positivo: gli italiani possiedono, in media, più di 1 smartphone a testa. “Bisogna superare la differenza tra mettere i soldi nello smartphone e gestirli dallo smartphone – ha proseguito il CEO di Hype - Nel momento in cui usiamo i social stiamo già condividendo informazioni e dati personali che sono più preziosi dei nostri soldi, quindi stiamo già dando tutto allo smartphone. Dargli anche la gestione dei nostri soldi è una prosecuzione di un atto di fiducia in cui ho già dato più dell’80% della mia vita quotidiana”. Una menzione speciale va agli under 18. “Il loro è un approccio sano all’utilizzo dello smartphone della gestione finanziaria – ha concluso Valitutti - Nel nostro milione e mezzo di clienti, in Italia, ci sono circa 100 mila giovani tra i 12 e i 18 anni che risparmiano meglio e che fanno un uso più consapevole e più intensivo dello smartphone”.

  • “L’educazione finanziaria è un tema strategico non solo per il Paese di oggi, ma soprattutto per il Paese di domani”. A dichiararlo è stata Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, ospite di “Educazione finanziaria: partire dalle basi” un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda.
    “Il gap di competenze finanziarie tra donne e uomini – ha spiegato la ministra Bonetti - è causa ed effetto della conseguenza della scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro, ma non è certo l’educazione finanziaria che ha creato disparità di genere. Anzi, il gap è effetto di una disparità di genere ampia e pervasiva in tutti i settori della nostra società. Una disuguaglianza che non possiamo più permetterci di accettare e che deve essere superata. Ogni fattore di disuguaglianza, specialmente quello di genere, è un ostacolo per lo sviluppo economico, sociale, finanziario e democratico della comunità”.
    Nel corso dell’intervista la ministra Bonetti ha sottolineato che “questo Governo ha imposto un cambio di passo nel Paese mettendo in campo politiche attive per una sempre maggior partecipazione delle donne al mondo del lavoro, quali ad esempio quelle finalizzate alla decontribuzione del lavoro femminile, ad agevolare il rientro delle donne dopo la maternità e a certificare la parità di genere nelle imprese al fine di garantire pari opportunità di accesso al mondo del lavoro e nella realizzazione della carriera”.
    Tra i temi trattati dalla ministra Bonetti c’è stata anche la “Strategia Nazionale per la parità di genere” che, ha spiegato Bonetti, “ha obiettivi chiari che si rivolgono a colmare molteplici asimmetrie”. In primis quelle che derivano dal percorso formativo ed educativo. “Le bambine – ha spiegato la ministra Elena Bonetti - sono escluse, a causa di un processo di stereotipo culturale, dagli studi delle materie finanziarie o delle facoltà STEM che, in modo del tutto obsoleto e inappropriato, vedono le donne meno partecipanti o meno portate. Uno stereotipo che crea disparità e che fa credere che le bambine siano meno portate verso la matematica: una delle materie fondamentali per entrare nel campo della finanza”.
    Occhi puntati, quindi, verso il mondo dell’istruzione. “Noi vogliamo colmare questo gap innovando anche i metodi didattici per superare quegli Unconscious Bias (“pregiudizi impliciti”, ndr) che gli stessi metodi didattici inseriscono. Pensiamo ai libri di testo o ai percorsi curriculari, fin dalla scuola primaria o dell’infanzia. I nuovi progetti del PNRR vanno verso l’introduzione della matematica come materia di base per i bambini più piccoli, con un approccio di parità di genere e di promozione per una maggiore partecipazione femminile”.
    C’è poi il tema del lavoro. “Una donna che entra nel mondo del lavoro si può trovare svantaggiata rispetto a un collega maschio - ha affermato la ministra Bonetti – Ecco perché stiamo promuovendo politiche che, da un lato, si rivolgono alla promozione dell’equal pay fra donne e uomini, e dall’altro vanno a sostenere le donne nella formazione e riqualificazione delle competenze anche al rientro dalla maternità, considerato che la carriera interrotta è uno dei limiti nel percorso di professionalità e di carriera delle donne”. Capitolo a parte per l’imprenditoria femminile, che Bonetti considera “un tema strategico” spiegando che “il fondo inserito nel PNRR da 400 milioni di euro guarda anche al mondo dell’imprenditorialità femminile”.
    Nel corso dell’intervista, la ministra Bonetti ha anche affrontato il tema dell’indipendenza economica delle donne. “La lotta alla violenza economica è uno degli assi strategici del nuovo piano nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne, perché abbiamo rilevato che la mancanza di indipendenza delle donne nei confronti dell’uomo maltrattante è una delle principali cause che ostacolano la denuncia e ostacolano anche una prospettiva di fiducia delle donne nel chiedere aiuto per uscire dal contesto violento nel quale si trovano spesso come vittime. È per questo che dobbiamo portare avanti un percorso di empowerment economico delle donne e fornire loro strumenti che le sostengano nel riacquisire un’indipendenza finanziaria ed economica nei confronti dell’uomo maltrattante per loro e per i loro figli”.
    “Il reddito di libertà e il microcredito di libertà – ha proseguito la ministra Bonetti - hanno due caratteristiche principali: danno sostegno alle donne che si trovano in condizioni di dipendenza economica e di bisogno economico. In particolare, il reddito di libertà consiste in un assegno di 400 ero al mese per 12 mensilità, rilasciato dall’Inps su segnalazione dei centri antiviolenza in accordo con i servizi sociali del Comune. È un intervento che ha avuto un finanziamento da 7 milioni di euro, ma che vogliamo rendere strutturale e ulteriormente finanziato con la Legge di Bilancio. Uno strumento proattivo, economico e immediato che permette alle donne di affrontare le prime spese per loro e per i propri figli. Diverso è il microcredito di libertà, dove è messa a fuoco la formazione. Questo strumento, infatti, dà la possibilità alle donne vittime di violenza di portare avanti un progetto con una garanzia del 100% a carico dello Stato, per incentivare, ad esempio, l’avvio di un’attività imprenditoriale”.
    Quanto pesa la responsabilità della famiglia nel colmare il gender gap? È una responsabilità grande che compete a tutta la società, al sistema di istruzione e a quello di comunicazione. È fondamentale insistere sul superamento di quella scelta che la società ha imposto alle donne tra essere madri o essere lavoratrici. Le famiglie più paritarie sono famiglie in grado di avere una maggiore potenzialità nel mettere le donne in condizione di esprimere pienamente anche i propri talenti in tutti i livelli sociali.

  • Quanto incidono le conoscenze finanziarie sulla qualità della vita delle persone? Lo abbiamo chiesto ad Annamaria Lusardi, professoressa alla George Washington University Business School; fondatrice e direttrice, sempre negli Stati Uniti, di un centro di ricerca sull’alfabetizzazione finanziaria e direttrice del Comitato interministeriale per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria istituito nel 2017. L’intervento della professoressa Lusardi ha inaugurato “Educazione finanziaria: partire dalle basi” un podcast di Fortune Italia, in collaborazione con Bitpanda.
    Secondo la professoressa Lusardi le conoscenze finanziarie sono molto collegate alla qualità della vita. Chi ha maggiori conoscenze finanziarie, infatti, soffre meno di “ansia finanziaria”: uno stato di malessere determinato dal fatto che non ci occupiamo delle nostre finanze o che non ci sentiamo abbastanza preparati per occuparcene.
    “La finanza è per tutti, non solo per i ricchi – ha spiegato la professoressa Annamaria Lusardi – È molto importante seguire un po’ di regole quando pensiamo ai nostri risparmi. La prima regola è dedicare un po’ di tempo, anche 10-15 minuti alla settimana, per prenderci cura delle nostre finanze, anche se non abbiamo alcun risparmio. Poi bisogna capire quali sono le nostre entrate e le nostre uscite, ciò che possediamo e gli eventuali debiti da fronteggiare, per darci degli obiettivi di risparmio. Molto spesso il risparmio è il residuo, quello che resta tra le entrate e le uscite. Invece deve essere un obiettivo: dobbiamo decidere come risparmiare e come possiamo riallocare il nostro risparmio, ovvero come investire. Le persone pensano che sia molto difficile investire, ma non è così”.
    Sulle marcate differenze di genere che caratterizzano il livello di alfabetizzazione finanziaria in Italia, la professoressa Lusardi ha invitato le donne a occuparsi “maggiormente delle loro finanze, facendosi aiutare anche da qualche amico o da un consulente finanziario al quale porre tutte le domande necessarie”.
    E i giovani? “I giovani che hanno più conoscenze finanziarie sono quelli che vengono da famiglie ricche o da genitori che hanno la laurea – ha spiegato Lusardi – Occorre, quindi, un cambio culturale. La finanza è parte integrante delle nostre vite. Credo che sia essenziale renderla una materia obbligatoria a scuola, altrimenti l’accesso resterà solo appannaggio delle classi privilegiate. Tutti devono avere gli strumenti per capire il mondo intorno a loro e prendere buone decisioni finanziarie. Non può essere più un privilegio di pochi”