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È un principio che si applica più o meno dappertutto, ma per qualche strano motivo nelle vicende dei cambiamenti climatici l’onere del risarcimento sembra che non valga. Sulla base dei dati scientifici, le grandi compagnie petrolifere dovrebbero compensare le vittime degli impatti climatici, ripulire il proprio business e quindi smettere di contribuire in modo così massiccio alla crisi climatica. La realtà è che non sono obbligate a fare nulla di tutto questo. E quando lo fanno, lo fanno in modo del tutto volontario.
Serve un cambiamento radicale, che può essere imposto solo dai governi, ma con il sostegno di altri agenti e di iniziative mirate. Come le cause legali sul clima, che stanno rapidamente aumentando in tutto il mondo, Italia compresa, e la pressione perché le compagnie fossili attuino una reale decarbonizzazione e non si nascondano dietro un impegno per le emissioni nette zero che spesso è solo di facciata.
Ne abbiamo parlato in questo ultimo episodio della serie con Verona Dini, avvocata esperta in contenzioso climatico, e Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia -
Da qualche anno – la prima manifestazione risale all’autunno del 2018 – il dibattito sui cambiamenti climatici ha trovato nuovi protagonisti nei gruppi di attivisti: giovani, competenti, appassionati e anche molto coreografici, come i ragazzi di Fridays for Future ed Extinction Rebellion, che hanno un obiettivo preciso: contrastare la crisi climatica e andare verso un mondo senza petrolio, imponendo una trasformazione ancora più profonda e radicale dei comportamenti di ciascuno di noi.
Come si è visto prima e durante la Cop26 di Glasgow, finalmente anche la loro voce conta ed è stata ascoltata dai governanti di mezzo mondo. Ma chi sono questi ragazzi? Che cosa chiedono? Propongono soluzioni irrealizzabili o hanno i piedi per terra? Abbiamo raccolto le loro voci e le loro idee, convinti comunque che per una svolta globale sia necessario coinvolgere nella protesta anche categorie della società che sono spesso trascurate da questi movimenti. -
Estão a faltar episódios?
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Esiste una probabilità su un milione che i cambiamenti climatici non siano causati dalle attività umane, la stessa certezza scientifica dell’esistenza della cosiddetta particella di Dio, il bosone di Higgs. Perché, allora, questa verità viene ancora oggi negata? Perché molte persone hanno ancora dubbi sulle cause dei cambiamenti climatici?
La risposta sta in una parola: negazionismo. E in una politica, perseguita sistematicamente dalle grandi compagnie petrolifere, con la collaborazione – spesso distratta – dei media. In questo episodio scoprirete di cosa si tratta davvero, insieme a Stefano Caserini, professore di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, e alla giornalista Stella Levantesi, autrice del libro "I bugiardi del clima" (Laterza). -
Da almeno quarant’anni, alcune delle più grandi compagnie petrolifere al mondo sanno che le loro attività sono alla base dei cambiamenti climatici. Addirittura nel 1959 lo scienziato Edward Teller (il padre della bomba atomica) fu invitato a un convegno per il centenario dell’American Petroleum Institute e tenne un discorso premonitore sulla correlazione tra combustibili fossili, anidride carbonica e riscaldamento globale.
Eppure, quelle compagnie non hanno fatto nulla (e tuttora fanno molto poco) per cambiare il proprio modello di business. Anzi: hanno finanziato e diffuso la disinformazione sulla scienza del clima, e ancora di recente, mentre i leader di 200 Paesi cercavano nuovi accordi alla Cop26 di Glasgow, i loro responsabili si sono nascosti dietro una cortina di parole durante un’audizione al Congresso degli Stati Uniti.
In questo episodio scoprirete i nomi e le responsabilità di queste aziende, grazie anche alle testimonianze dei giornalisti Stefano Vergine e Serena Tarabini. -
I vestiti, i mobili, i computer, gli smartphone, i dentifrici, i rossetti: qualsiasi cosa è un prodotto del petrolio, sia pure indiretto. Il petrolio è la fonte primaria di energia, il principale carburante dell’economia globale, la risorsa più importante del mondo, con effetti drammatici sul clima. La temperatura globale del pianeta è aumentata di 1,1 gradi centigradi rispetto all’epoca preindustriale, nel XVIII secolo. Il decennio 2010-2020, in particolare, è stato un periodo di caldo eccezionale su tutta la Terra. I sei anni più torridi della storia umana sono tutti successivi al 2015, e in particolare l’estate del 2021 è stata la più calda di sempre, sia in Europa che negli Stati Uniti. Se questa tendenza dovesse proseguire, le temperature potrebbero aumentare fino a 5 gradi entro la fine di questo secolo.
Partendo da una serie di dati e lavori scientifici, il professor Marco Grasso afferma che se siamo arrivati a questo punto un responsabile c’è, ed è l’industria petrolifera. A cui, però, nessuno ha ancora chiesto conto dei danni.
Il secondo episodio sarà disponibile giovedì 11 novembre 2021.
L'illustrazione della cover è di Studio Pym.