Episódios
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Figlio di due genitori separati, uno che gli rubava la paghetta fornita dallo Stato svedese, il papà, e la madre che si faceva in 4 per dargli da mangiare. A lui non mancava niente, se lo procurava da solo. Quello che gli mancava lo rubava perché era stufo di sentirsi preso in giro dai compagni di scuola.
La svolta è capitata proprio grazie a quel Select, quel pallone che in modo indiretto lo ha portato via dalla strada. Anche il suo storico procuratore Mino Raiola non è stato da meno.
E poi la moglie, Helena, ha fatto la sua parte.
Lui stesso ha definito Helena e Mino le persone più importanti della sua vita. -
Da giocatore ho imparato che sono quattro le mansioni al centro di tutto:curare il manto erboso, tenere in ordine gli spogliatoi, pulire le scarpe, sistemare le reti. Ogni altra cosa - abilità e velocità, tecnica e gol - viene dopo. Questa è la mia filosofia del calcio e della vita. Ho messo questo mio impegno in ogni mia attività: nel calcio totale, nella mia famiglia e nella Cruyff Foundation. Ho sempre guardato all'avvenire con l'intento di migliorare. Ho sempre vissuto con l’obiettivo di migliorare, me stesso e gli altri. E ho perseguito questo impegno in ogni mia azione.
"La tecnica nel calcio non è palleggiare tenendo su la palla per mille volte. Tutti lo possono imparare con la pratica e poi andare a lavorare al circo. La tecnica è passare il pallone a un tocco, con la giusta velocità, sul piede preferito del compagno di squadra". - Johan Cruijff -
Estão a faltar episódios?
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La licenza di sognare non è concessa a nessuno perché il resto è storia dei giorni nostri.
L’unico sogno lo lasciamo ai Rosarini e a Messi. Quello di vederlo giocare allo stadio Marcelo Bielsa con la casacchina rossa e nera, così come la prima indossata all’età di 5 anni, grazie alla nonna scomparsa a cui Leo dedica ogni esultanza con le braccia in alto indicando il cielo. -
«lo avrei pagato per farmi allenare da un uomo così. Però giustamente porto il mio numero dieci anche nel mio modo di allenare, per questo ti dicevo prima che ho un'altra idea. L'esercitazione più di tre volte uguale mi stufa, la cambio sempre, anche in base al tipo di squadra, i giocatori io non penso si debbano muovere a livello scientifico. Io sono una persona che vive nell'ordine, mi piace che le mie squadre lo siano sempre, che ci sia simmetria, geometria nelle giocate, però ricerco dentro a tutto ciò la fantasia, quasi la esigo. Non ci deve sempre essere lo stesso ritmo, anzi deve esserci un continuo cambio di ritmo, in base a diversi fattori. Non si deve per forza andare dritto per dritto, si deve leggere la situazione e infatti, come altri, cerco di spiegarla al giocatore. Gliela mostro, poi certo in partita deve riconoscere quando e se fare una determinata scelta. Alleno alla scelta. Bielsa va più sul metodo, per lui passa attraverso la ripetitività del gesto la comprensione, l'assorbimento del concetto. Lo fai, lo fai, lo fai: apprendi. Anche di questo abbiamo parlato, in quei giorni in Francia. Penso che la maggior parte degli allenatori, in fondo, siano degli artisti a tutti gli effetti, perché esprimono se stessi, nel far giocare in un certo modo o in un altro la propria squadra.»
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Faustino Asprilla: Le 10 cose che non sai su Asprilla.
Il Napoli è una squadra che mi piace. Osimhen è davvero bravo. Se è più bravo di me? Attenzione perché partono le querele... Vi ricordo che io ho giocato in Serie A quando c’erano Van Basten, Gullit, Baresi, Maldini, Del Piero, Roberto Baggio... Devo andare avanti? Io, per fare gol, dovevo superare gente come Baresi, Costacurta, Vierchowod. E qualche volta me li sono pure bevuti. Adesso chi sono i difensori? Contro chi gioca Osimhen? Non esiste paragone tra il calcio di oggi e quello in cui ho giocato io. Chi mi piace? Leao ha dei numeri, ma deve essere più concreto. Se salti due uomini, poi devi fare gol. Non mi basta un cross e un passaggino in mezzo all’area. Lautaro è bravo, però non ha un centesimo della classe di Crespo o di Balbo, tanto per citare due miei ex compagni di squadra. E Lukaku è tutto muscoli, tutta forza: ma il calcio è libertà, è fantasia, è invenzione”. -
Un giocatore che alle regole era allergico. Ricorda poco di quella sera, ma la tv gli è stata d’aiuto, il cartellino giallo lo aveva letteralmente cancellato dalla memoria, ma la richiesta fatta al rientro negli spogliatoi al presidente Matarrese, quella se la ricorda ancora ora:
«Preside', guadagno due milioni e settecentomila lire al mese, il minimo contrattuale, mi dia l'aumento che non c'ho una lira...». Lui mi disse: «Tranquillo». Ma ovviamente non arrivò nulla, se non una Golf nera che è ancora parcheggiata nel suo giardino. Ma prima della golf come girava per le strade di Bari?
Con un Booster 50 color bordeaux Acquistato con il primo stipendio Al minimo contrattuale. “A sedici anni del resto quasi tre milioni al mese erano comunque una cifra che obbligava a farti un regalo e io presi lui.” -
Era il Porto di Postiga, Costinha, Deco, Dmitri Alenichev e Ricardo Carvalho. Era il 23 gennaio del 2002 e viene presentato come nuovo allenatore del Porto che non vinceva la Liga portoghese da tre anni. Al suo arrivo, la squadra, viaggiava al limite per la qualificazione alle Coppe Europee. Nonostante questo, lanciò una bomba durante la sua presentazione: «Non ho il minimo dubbio che il prossimo anno saremo campioni». Disputò 15 partite (undici vittorie, due pareggi, due sconfitte) Chiudendo il campionato al terzo posto. Ma l'anno successivo, come aveva «previsto» il Porto vinse il campionato. Il 4 maggio 2021 sceglie la Roma, il 25 maggio 2022, porta nella capitale il primo trofeo europeo dopo 95 anni. I suoi tituli, non lasciano spazio alle chiacchiere, le sue parole, si.
Alcuni si nascondono dietro la panchina, lui invece la scavalca.
Dal miracolo Porto, alla rinascita della Città Eterna, l'Imperatore della panchina ha un solo nome,
Josè Mourinho. -
"Quando ero all’Atalanta mi cercarono il PSG, il Fulham e il Monaco. Ma Bergamo era la mia seconda casa, non potevo andare via. La ciliegina sulla torta sarebbe stata la maglia azzurra…peccato! Non mi manca aver giocato in una big.
«Quando mi hanno detto “Sarai un giocatore della Ternana”, mi sono venuti i brividi. Sono andato sotto la curva per togliermi la maglia. Guardo tra i tifosi per vedere chi conoscevo, e sapevo tutti chi erano. Ad un certo punto, vedo mio cugino che piange».
"All’esordio contro la Roma a tu per tu col portiere provai il pallonetto. Avevo 3/4 opzioni, il pallonetto era l’ultima cosa da considerare. Ma lo feci per pazzia. Se avessi sbagliato mi avrebbero linciato” -
“Sono andato a casa sua prima che salutasse il popolo Blaugrana”, Racconta Laporta, “La partenza di Ronaldinho è stata una delle giornate più tristi della mia vita. Sapevo che il sogno stava per finire. Ci ha portato nel mondo, ci ha globalizzato, ci ha reso dei campioni, un club allegro e divertente, un'icona".
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C’è chi si ricorda di lui perché lo ha visto giocare con la maglia della sua squadra del cuore, c’è chi gode perché lo ha al fantacalcio e con i più tre alza il tasso alcolemico, di ogni fantallenatore. Invece c’è chi se lo ricorda Per quel foglio che mostrò alle telecamere dopo il primo dei suoi due gol in Sassuolo-Brescia del 9 marzo scorso quell’ultima partita prima che il calcio italiano entrasse in quarantena. Era scritto in stampatello. "Andrà tutto bene #Restate a casa".
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Il suo mancino I portieri di mezza Europa se lo ricordano ancora ora.
Lui stesso ha dichiarato che ha sbagliato più rigori che punizioni.
Lui, il Sergente, così era soprannominato, nella stagione 1990-91 ha vinto una Coppa dei Campioni con la Stella Rossa. Lui che in molti se lo ricordano con la maglia di Samp, Lazio e Inter è arrivato in Italia grazie alla Roma ma soprattutto grazie al suo secondo padre:
Vujadin Boskov.
Lo faccio al 29’: e uno.
Ripeto la dinamica al 45’: e due.
Concludo la trilogia al 52’: e tre”.
Vi sto parlando del record di punizioni, battute e segnate in un’unica partita.
Sono tre gol che valevano una fraccata si soldi.
E tra poco vi dico il perché. -
Nella strategia che abbiamo elaborato, c'è stato un momento in cui Antero Henrique (ds del Psg) ed io siamo andati a trovarlo a casa sua nel quartiere di Bondy. Era la fine di maggio e quasi la fine della stagione. All'improvviso vado in bagno, e anche nel bagno stesso c'erano le foto del Real Madrid. Ho chiamato Antero e gli ho detto ‘vai in bagno e guarda cosa c'è'. Quella era la nostra situazione".
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Ha vestito la numero 4 e lo ha fatto per 858 volte, per 73284 minuti, 160 volte in Europa, 47 nel derby, tredici anni da capitano, sedici trofei sollevati.
Un gol alla Roma che valse uno scudetto, un assist a Milito, a Siena, ne valse un altro.
Arrivò da straniero, ormai è italiano, anzi “milanese” E ANCHE QUESTO è UN RECORD. -
"Sarebbe facile dire Buffon, però io ho avuto in squadra uno che se non è stato il più forte del mondo, ci è andato vicino che è Francesco Toldo, un grandissimo portiere. È arrivato che era un ragazzo alla Fiorentina è andato via da signore. Un grande portiere, ma che giocava con me. Con Buffon, invece, ho fatto più grande fatica. Soprattutto all’inizio quando era a Parma, era impressionante, non riuscivo a segnargli. Poi mi sono ripreso"
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“Una sera eravamo in ritiro, un compagno mi disse “Vieni qui che ci sono 5-6 ragazze" - dal 14 febbraio
"La cosa più audace che ho fatto è stata fare l'amore ad alta quota su un volo da Bogotà a Londra. Il mio sogno è farlo in un campo da calcio con le tribune piene: se la gente apprezza ti applaude altrimenti può lanciarti sassi e pomodori". -
Cassano: "Al Real Madrid sono andato in giro a fare lo stupido" - dal 14 febbraio
«Alla Juve non sono mai voluto andare
perché io sono molto latino e lì
sembrano dei soldati.
Sono dei professionisti e vincono.
Ma io devo essere sovrappeso,
mangiare quello che voglio,
mandare a quel paese qualcuno,
l’ho fatto con quasi tutti gli allenatori».
LE CASSANATE. Ne ha fatte così tante che sono finite nell'enciclopedia. Ed infatti nella Treccani alla voce "Cassanata" troverete questa definizione : Gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano. Fu Fabio Capello ad usare per la prima volta questa espressione. -
Mourinho: Dal Chelsea all'arresto - dal 14 febbraio
Era alla guida del Chelsea Ed era il giorno della premiazione Del giocatore dell’anno Dei blues, Quando nel maggio del 2007 Fu arrestato, dopo una lite con alcuni poliziotti.
“Mi considero un grande allenatore, un allenatore completo e forte in quasi ogni aspetto. Non ho davvero tanti punti deboli e penso di essere molto equilibrato” -
Zampagna: La sua fortuna? Una cara e vecchia VHS - dal 14 febbraio
«Lavoravo dalle 6 alle 13, poi mangiavo un panino guidando verso Perugia». Se è stanco, in campo non si vede: in 22 presenze segna 13 gol. Tanti, tantissimi in quei campi fangosi dove l’erba è un’utopia e i difensori non fanno tanti complimenti. -
Ronaldinho: Dal trasferimento saltato per la pioggia alla paura di guidare - dal 14 febbraio.
Ronaldo de Assis Moreira, meglio noto come Ronaldinho, è considerato uno dei calciatori più forti di sempre. Il suo talento cristallino e la sua infinita fantasia, con cui ha impreziosito le sue giocate e deliziato gli amanti di questo sport, lo hanno reso uno dei giocatori più spettacolari della storia del calcio. -
Caputo: Dalla prima categoria alla Nazionale - dal 14 febbraio.
IL SUO GRANDE IDOLO. Francesco nella sua stanzetta di Altamura, aveva un unico poster appeso al muro ed era quello del suo calciatore preferito, definito da lui stesso come il suo mito e il suo idolo: Alessandro Del Piero. E fu proprio Pinturicchio ad invitarlo poi a cena nel suo ristorante per celebrare insieme i suoi 21 gol in campionato nella stagione 2019/2020. - Mostrar mais