Episódios
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[Episodio n. 18] Nell’estate del 2001 gli Afterhours sono il gruppo rock più importante d’Italia. Hanno passato buona parte degli anni novanta a costruirsi un pubblico voglioso di ascoltare musica alternativa a quella che passavano radio e tv sul territorio nazionale. Un desiderio intercettato anche dalla Mescal, etichetta simbolo della musica indipendente italiana, che contribuì a creare uno scenario alternativo di band e cantautori di enorme talento. Grandissima arte che meritava un pubblico più ampio, ed è con questo obiettivo che Manuel Agnelli propose alla Mescal di creare un festival musicale itinerante: il Tora! Tora!
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Another Brick In The Wall (Part II) dei Pink Floyd, non ha mai smesso di stupirci, di confonderci, di farci riflettere. Una vera e propria denuncia contro il sistema educativo che massifica le menti dei giovani. Pink, il protagonista della storia, viene umiliato dal suo insegnante, che deride una poesia scritta dal ragazzo, davanti alla classe. In lui si fa strada una lucida visione del sistema sociale, che tritura le giovani menti in età scolare allo scopo di creare adulti senza coscienza di sé: dei cloni, degli schiavi consenzienti!
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Estão a faltar episódios?
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”Centro di gravità permanente” è una canzone magica, un misto tra il mondo colto e quello irriverente e giocoso, tipici della natura di Franco Battiato.
Lo stratagemma lirico di Battiato è quello di fondere realtà e finzione, mettendo l’ascoltatore nella sua stessa posizione come in un gioco di ruolo.
Battiato immagina e ci fa immaginare alcune situazioni come fossero vissute da lui in prima persona, al limite del surreale, mettendo dentro citazioni letterarie e dislocando nello spazio e nel tempo il protagonista, in un susseguirsi di immagini e situazioni. -
Quando si parla di illustri personaggi del Rock’n’roll, non si sa mai dove finisca la verità e dove inizi la leggenda. Nel caso di Keith Moon, il pazzoide batterista degli Who, è tutto vero. Definirlo un bambino vivace è poco. Era ossessionato dagli scherzi più di Burt Simpson. Ne faceva ogni giorno a casa così come a scuola. Oggi a un bambino così danno dei sedativi, ma negli ‘50 gli regalavano una batteria. Il resto è storia, quella di un batterista geniale, di un gruppo geniale e uno dei più grandi giullari della storia Rock.
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Il 12 ottobre del 1978 a New York, nel famigerato Chelsea Hotel, rifugio storico di artisti, tossici, travestiti e lunatici, John Simon Ritchie, detto Sid Vicious, si è appena svegliato da una massiccia dose di eroina. La luce filtra dalle dalle serrande abbassate mentre si guarda intorno in cerca della sua ragazza Nancy Spungen. Si alza e va verso il bagno, apre la porta e l’orrore si materializza davanti i suoi occhi: Nancy è a terra in un lago di sangue...
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Nel febbraio del 1980 gli AC/DC sono a Londra per lavorare a Back in Black, il lavoro successivo ad Highway to Hell, quello che si rivelerà essere l'ultimo disco con Bon Scott dietro al microfono. Per il frontman degli AC/DC la vita è stata un eterno brindisi e il 18 febbraio di quel 1980, Scott stava facendo baldoria al Music Machine insieme al suo amico Alistair Kinnear. Dopo aver bevuto come spugne decidono di tornare a casa. Salgono sulla Renault 5 di Alistair e Bon si mette sul sedile posteriore. Arrivati a casa di Kinnear, questi si accorge che Scott si è addormentato e nulla serve a farlo svegliare...
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Il 25 febbraio 1968 la Jimi Hendrix Experience arrivò a Chicago per fare due concerti alla Civic Opera House. Al termine del live pomeridiano tre strane ragazze seguirono con la loro auto la limousine della band. Al primo semaforo affiancarono la limo, mostrando a Jimi la valigetta col logo “The Plaster Caster”. Quella che ha l'aria di essere la capa, Cynthia Albritton, una moretta un po' in carne e dal visino dolce, si sporse dal finestrino e disse: “Siamo le Plaster Caster di Chicago e vorremmo prendere il calco del tuo pene”...La storia è tratta dal libro “Sesso, droga e calci in bocca” di Renzo Stefanel edito da Giunti. Buon ascolto!
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Il 6 novembre 1955, Elvis Prestley si trovava a Biloxi, vicino New Orleans. Sotto l’influenza demoniaca della città del Jazz, il futuro Re del Rock’n’roll, decise di rilassarsi nel malfamato Biloxi Beach Club, un locale di spogliarelliste. Qui incontrò Tura Satana, forse la donna più importante della sua vita, con la quale ebbe una breve, ma intensa relazione. Sensuale, sfacciata, esotica, Tura non assomigliava a nessun’altra ragazza che Elvis avesse mai visto. Lui le chiese di sposarlo e Tura accettò, ma tra loro c’era il Colonnello Parker, l’ingombrante manager che teneva a guinzaglio il Re del Rock’n’roll. Una storia d’amore pulp, tratta dal libro “Sesso, droga e calci in bocca” di Renzo Stefanel edito da Giunti. Buon ascolto!
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Lo Scene Club di Broadway, fondamentalmente un tipico scantinato newyorkese, era un rifugio per celebrità nottambule. Era un “banale” lunedì come tanti allo Scene: Jimi Hendrix sul palcoscenico suonava Red House, Janis Joplin lo ascoltava al suo tavolo tra un drink e l’altro, e “Jimbo” Morrison era intento varcare la soglia delle “porte della percezione”. Una storia di antipatie elettive tratta dal libro “Sesso, droga e calci in bocca” di Renzo Stefanel edito da Giunti. Buon ascolto!
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All’inizio degli anni 70 i Led Zeppelin fecero di Los Angeles la loro personale Suburra. L’epicentro del baccanale era il Continental Hyatt House Hotel, ribattezzato dalla band “Riot House”, ovvero “la casa dei bagordi”. Alluvioni di alcol, colline di cocaina e grupies legate ai letti, mentre John Bonham scorrazzava in moto per i corridoi dell’hotel. Gli Zeppelin sono stati la perfetta incarnazione della loro stessa musica e Whole Lotta Love rappresenta la title-track perfetta di questa storia a luci rosse, tratta dal libro “Sesso, droga e calci in bocca” di Renzo Stefanel edito da Giunti. Buon ascolto!
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La storia dell'uomo che avrebbe modellato il sound della Stax diventando non solo un performer immortale ma anche uno dei produttori e talent scout più influenti della sua generazione è simile a quella di molti altri grandi di una discografia che non esiste più: prima la gavetta a cottimo alle dipendenze di Little Richard e Johnny Jenkins, poi la fama, quella vera, con canzoni salite in vetta alle classifiche di vendita. Da "These Arms of Mine" a "I've Been Loving You Too Long", fino a "(Sittin' On) The Dock of the Bay". Quest'ultima, scritta insieme al chitarrista Steve Cropper, è la più famosa tra tutte le sue canzoni e gli è legata indissolubilmente poiché venne pubblicata solo dopo la sua morte. Otis Redding iniziò a scrivere il testo della canzone nell'agosto del 1967, quando viveva su una casa galleggiante presa in affitto a Sausalito, in California. La completò in seguito a Memphis con l'aiuto di Cropper, che era un produttore dell'etichetta discografica Stax e il chitarrista di Booker T. & the M.G.'s. Ma non ebbe la ventura di poterla mai ascoltare in radio.
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “Great Balls Of Fire” di Otis Blackwell e Jack Hammer. Universalmente riconosciuta nella versione pubblicata da Jerry Lee Lewis, registrata nei Sun Studios a Memphis l'8 ottobre 1957, e pubblicata su disco singolo per la Sun Records nel novembre dello stesso anno. Il singolo raggiunse la seconda posizione della Billboard Hot 100, la terza della classifica R&B e la prima nella classifica country. Inoltre il singolo arrivò in vetta anche alla classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito. La canzone è stata inserita nella lista delle 500 migliori canzoni stilata dalla rivista Rolling Stone. La storia è una versione abbreviata dell’episodio “Jerry Lee Lewis: tutto in una notte!” contenuto nel libro “Sesso, droga e calci in bocca” di Renzo Stefanel edito da Giunti. Buon ascolto!
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “Hurt” dei Nine Inch Nails, pubblicata nel 1995. La storia è una versione abbreviata dell’episodio “Johnny Cash. Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. O no?” contenuto nel libro “Sesso, droga e calci in bocca” di Renzo Stefanel edito da Giunti. Sono state realizzate diverse cover della canzone, ma quella di Johnny Cash, pubblicata nel 2002, è indubbiamente la più toccante. Nella versione di “The Man In Black” il verso: «I wear this crown of shit» ("indosso questa corona di merda"), è stato cambiato in «I wear this crown of thorns» ("indosso questa corona di spine"), sia per rendere il verso meno ruvido, ma soprattutto come diretto riferimento a Cristo ed alla profonda devozione cristiana di Cash. Quando fu chiesto a Trent Reznor, autore del brano, cosa ne pensasse dell'idea che Johnny Cash incidesse una cover della sua canzone, Reznor espresse qualche perplessità, ma quando l’ascoltò fu così colpito da dichiarare: «Questa canzone non è più mia!». Buon ascolto!
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “Are You Gonna Be My Girl” dei Jet, band australiana che nel 2003 pubblicò Get Born, un album di successo dal quale è estratto il brano in questione. La storia è immaginaria, in parte ispirata dalla canzone, in parte al flirt tra Iggy Pop e Nico. Probabilmente è una delle esperienze che un giovane rocker avrebbe potuto vivere nella Melbourne degli anni novanta, in uno dei tanti live-pub che hanno ospitato band sconosciute che sono riuscite a conquistare il mondo. Buon ascolto!
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “Ain’t No Sunshine” di Bill Withers, pubblicata nel 1971. Withers era cresciuto povero in una cittadina mineraria nel West Virginia, era balbuziente e perse suo padre quando aveva 13 anni. A 17 entrò in marina e poi lavorò come operaio mentre cercava di far carriera nella musica. “Ain’t No Sunshine” fu la canzone che gli permise di diventare un professionista e di lasciare il lavoro in fabbrica. “Just As I Am”, l’album che contiene il brano in questione fu premiato con un Grammy nel 1972, aprendo a Bill Withers le porte per entrare a far parte dei Grandi del Soul e del Rhythm & Blues. Buon ascolto!
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “Biko” di Peter Gabriel, pubblicata nel 1980. La canzone è un omaggio all’attivista sudafricano anti-apartheid Steve Biko ucciso dalla polizia nel 1977. Secondo Gabriel è un pezzo ancora significativo, come racconta in una recente intervista a Rolling Stone: «Anche se in Sudafrica non c’è più un governo della minoranza bianca, il razzismo rappresentato dall’apartheid non è mai finito. Anzi, fenomeni di razzismo e nazionalismo sono purtroppo sempre più presenti. In India, Myanmar, Turchia, Israele e Cina il razzismo è usato come arma politica. Negli Stati Uniti il movimento “Black Lives Matter” ha fatto chiaramente capire quanta strada dobbiamo ancora fare prima di dire che ci siamo messi il razzismo alle spalle». Buon ascolto!
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “The Man Who Sold The World”, una canzone di David Bowie pubblicata nel 1970. Oltre che dal testo, la narrazione è ispirata da un’intervista del 1997 nella quale Bowie parlò del brano durante lo special radiofonico della BBC “Changes Now Bowie”: «Penso di averla scritta perché c'era una parte di me che stavo ancora cercando. Per me quella canzone ha sempre esemplificato lo stato d'animo che si prova quando si è giovani, quando ci si rende conto che c'è una parte di noi che non siamo ancora riusciti a mettere insieme, c'è questa grande ricerca, un gran bisogno di comprendere realmente chi siamo». Buon ascolto.
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In questo episodio de “Le Storie del Suonatore” racconto “Henry Lee”, una canzone che dal XVIII secolo attraversa epoche e confini fino ad arrivare a noi. Questo grazie anche alla splendida versione di Nick Cave e PJ Harvey alla quale è ispirata la mia versione acustica del brano contenuta nel podcast. Buon ascolto.