Episódios
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Quando vuoi colmare i vuoti affettivi della tua storia con le relazioni, corri il rischio di costruire sui bisogni estremi e sulle mancanze.
È molto probabile che così facendo ripeterai le modalità che hai imparato in passato per proteggerti dalle tue ferite emotive, finendo per soffrire e ravvivare vecchi dolori.
Non colmare, allora, i vuoti affettivi con le relazioni.
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Liberati dalle tue trappole emotive e dagli schemi dolorosi della tua vita.
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Cos'è il senso di colpa? Da dove ha origine e che funzione svolge nella nostra vita?
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Estão a faltar episódios?
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Come affrontare l'ansia anticipatoria e smettere di pensare sempre al peggio?
In questo episodio, ti spiego quali sono le motivazioni dietro il pensiero catastrofico e ti mostrerò due esercizi efficaci per superarlo. Impara a riconoscere e valutare i tuoi pensieri ansiosi, scopri come distinguere la realtà dagli scenari catastrofici che immagini e liberati dal loop del rimuginio e dell'ansia anticipatoria!
00:00 Introduzione
00:28 Perché pensi sempre e solo al peggio
3:02 Preoccuparsi e Catastrofizzare: differenze
04:54 Pensare il peggio nelle relazioni
06:42 1 Come smettere di pensare al peggio: Riconosci i pensieri
08:16 2 Come smettere di pensare al peggio: Valuta se i pensieri sono reali
11:18 Indicazioni finali e info sui percorsi -
Oggi scopriamo insieme quali sono le cause della sofferenza emotiva, partendo da ciò che comunemente (ed erroneamente) si crede rispetto alla provenienza del dolore.
Passiamo dunque a capire come gestire i pensieri negativi che generano sofferenza attraverso una tecnica della Terapia cognitivo-comportamentale: l'esercizio ABC.
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Compiacere gli altri: perché tendi a farlo sempre?
Come fare, invece, per smettere di compiacere?
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"Ciò che neghi ti sottomette. Ciò che accetti ti trasforma". Questo diceva Jung, e mi sembra un'ottima frase per approfondire il tema della proiezione psicologica e rispondere a qualche commento di disappunto all'ultimo video.
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Come riconoscere i propri bisogni attraverso l'ascolto di sé stessi?
Riconoscere i propri bisogni è importante per capire come agire nel mondo. Attraverso l'ascolto di sé, infatti, è possibile orientare le proprie azioni al fine di sentire che le proprie necessità sono state soddisfatte.
Ascoltarsi, allora, vuol dire creare uno spazio di contatto: una relazione profonda con sé stessi, che porta di conseguenza a una relazione profonda con gli altri. Ma come fare ad ascoltarsi e riconoscere i propri bisogni?
Questo è quello che facciamo con le persone sensibili con cui lavoro. Nel mio percorso "Afferma chi sei" le aiuto a trasformare la sensibilità nella loro forza per prendersi lo spazio nel mondo che meritano. Se senti che un percorso del genere possa aiutare anche te, puoi richiedere la prima chiamata gratuita compilando il modulo su https://sebastianodato.it/percorso . -
Se ti è stato detto di essere esagerato con le emozioni, troppo sensibile, di prendere le cose più alla leggera, probabilmente hai un'elevata sensibilità. O addirittura, potresti essere una Persona Altamente Sensibile, ed è importante prenderne consapevolezza per comprendere come funzioni.
00:40 Chi sono le persone altamente sensibili?
Negli anni 90, la dott.ssa Elaine Aron ha ritrovato un tratto in alcuni animali che ha in seguito osservato nell'uomo, corrispondente alla neuro-sensibilità. Ha notato che circa il 15-20% delle persone percepisce in modo più elevato gli stimoli, sia interni che esterni, e li elabora in modo più approfondito.
La dott.ssa Aron ha dunque definito Persone altamente sensibili (HSP in inglese) coloro che processano i vissuti emotivi in modo estremamente profondo, a partire da stimoli che percepiscono all'interno e all'esterno.
Nota che il 20% è una stima troppo alta per far sì che l'ipersensibilità sia considerata un disturbo. L'alta sensibilità infatti non è un problema ma un tratto innato, con determinate caratteristiche genetiche, fisiologiche e comportamentali.
02:28 Caratteristiche delle persone altamente sensibili
Il tratto dell'alta sensibilità comporta alcune caratteristiche a carattere fisiologico, in quanto il cervello dei PAS funzione in modo differente: vi è infatti una maggiore attivazione delle aree corrispondenti alle emozioni, all'empatia e all'elaborazione degli stimoli.
Sono inoltre importanti le caratteristiche comportamentali delle Persone Altamente Sensibili, che la dott.ssa Aron ha riunito sotto l'acronimo DOES:
- Depth of Processing. I PAS elaborano i vissuti in modo molto approfondito. Vanno a fondo nelle questioni, pensando a lungo a ciò che hanno vissuto e cercando di trovare mentalmente una soluzione a situazioni difficili. Un processo che richiede grandi investimenti di energie e che risulta stancante.
- Overarousability. I PAS tendono ad attivarsi più facilmente di fronte agli stimoli: in presenza di rumori, nella folla o di fronte alle emozioni altrui.
- Emotional Intensity/Empathy. Le persone altamente sensibili vivono più intensamente le proprie emozioni e quelle degli altri. Il fatto di sentirsi coinvolti profondamente a livello emotivo comporta un grande lavoro sulla capacità di stare in empatia con l'altro, che non può essere di tipo reattivo (facendosi carico delle situazioni altrui) ma deve essere di tipo ricettivo (rimanendo con il proprio vissuto mentre si sta con l'altro) (Srouf, Siegel 2011).
- Sensory Sensitivity. I PAS percepiscono maggiormente gli stimoli, anche quelli sottili e i dettagli che gli altri non notano.
09:37 Le persone altamente sensibili sono introverse o estroverse?
Le persone altamente sensibili sono sia introverse sia estroverse, e questo perché secondo la dott.ssa Aron l'alta sensibilità è da distinguere dalla timidezza e dall'introversione. Nei suoi studi, ha evidenziato però che i PAS hanno spesso bisogno di ritiro per ricaricarsi, ed è per questo che spesso vengono considerate erroneamente introverse dagli altri.
10:02 Come proteggerti se sei una persona altamente sensibile
Veniamo ad alcuni consigli e alcune riflessioni per persone altamente sensibili.
1) Dato che percepire ed elaborare costantemente molte informazioni è stancante, è necessario ritagliarsi un proprio spazio per ricaricarsi. Metterti al centro, dedicandoti alle cose che ti fanno star bene per recuperare energie fisiche ed emotive.
2) Proteggi la tua sensibilità evitando di esporti a situazioni che creano in te disagio. Se scene violente di un film ti fanno star male, evita di guardare horror o film cruenti. Se i luoghi affollati e rumorosi ti stancano, prova a frequentarli in orari in cui sai di trovarli piuttosto liberi (per esempio i supermercati).
3) Impara a mettere dei confini nelle relazioni, partendo dal dire "no". Affidati lentamente all'altro, lasciati scoprire poco per volta, così da comprendere se la relazione rappresenta un luogo sicuro o un terreno che vacilla sotto i piedi.
4) Prendi consapevolezza della tua alta sensibilità e accettala. Ti permetterà di rileggere la tua storia e le tue relazioni passate sotto una nuova luce. Senza cedere ai giudizi e senza sentirti sbagliato per la tua sensibilità unica.
14:40 Riflessioni finali
L'alta sensibilità non è sbagliata, ma è un tratto evolutivo della propria personalità. Diventarne consapevole ti permette di ricollocare le tue esperienze di vita in base al tuo modo di essere, di prendere bene le misure di protezione per la tua persone e di lavorare su di te, sulla tua gestione emotiva e dei rapporti.
Questo è quello che facciamo con le persone sensibili con cui lavoro. Nel mio percorso "Afferma chi sei" le aiuto a trasformare la sensibilità nella loro forza per prendersi lo spazio nel mondo che meritano. Se senti che un percorso del genere possa aiutare anche te, puoi richiedere la prima chiamata gratuita compilando il modulo su https://sebastianodato.it/percorso . -
“Perché sono troppo sensibile?” – Questa è la domanda che più in assoluto mi viene fatta dalle persone che seguo nel mio lavoro. Siamo però sicuri che chiedersi questo sia la domanda giusta da farsi?
Quando ti chiedi il perché della tua sensibilità, definendola “troppo”, ti stai giudicando: implicitamente, stai ripetendo dentro di te la storia che essere troppo sensibili è sbagliato.
Pensaci: ti sei mai chiesto perché sei troppo simpatico? Perché piaci troppo agli altri? Probabilmente no, e questo perché sono caratteristiche che non ti creano disagio.
La sensibilità di per sé non è causa di malessere. Va piuttosto tutelata, quindi una domanda corretta da farsi è: “Come posso proteggere la mia sensibilità?”
L’alta sensibilità emotiva è come una pelle sottile
Immagina di avere la pelle sottilissima. Sarà molto ricettiva al sole e agli stimoli che provengono dall’esterno. Sicuramente, quindi, la proteggeresti al meglio mettendo una crema solare e cercando di preservarla da eventuali urti o sostanze che potrebbero irritarla.
Ecco, la sensibilità è come quella pelle sottile: va protetta nelle relazioni, tutelata da esperienze troppo forti che potrebbero turbarla.
E nota bene che non è un caso il paragone tra sensibilità e pelle, poiché quest’ultimo non solo è l’organo che si forma dagli stessi foglietti embrionali da cui si sviluppa il cervello (quindi un organo molto ricettivo), ma è anche la parte di noi che mette in comunicazione l’interno con l’esterno. Ci fa stare in contatto.
Sensibilità e insicurezza : come gestire e proteggere la propria sensibilità
L’altro giorno durante un colloquio una persona mi dice: “Sai, forse la mia sensibilità mi rende molto insicuro… ed è per questo che mi prodigo a dare tutto per l’altro! Ma non avevo capito che la mia sensibilità va collocata: non mi stava dicendo che sono insicuro, ma che era la mia relazione a essere instabile! Il mio corpo sensibile me lo stava già dicendo, ma ero io a non volerlo ascoltare per paura!”.
Usare la propria sensibilità vuol dire riuscire a stare maggiormente in contatto con ciò che succede nei rapporti. Prendere consapevolezze delle proprie emozioni permette di comprendere che forse la tua insicurezza non appartiene a te, ma alla relazione: il tuo corpo, quando attiva l’ansia, ti sta dicendo che non sente stabile quel rapporto, ti avverte, e ti comunica di fare attenzione ad affidarti.
Per proteggere la propria sensibilità, occorre ascoltarla per riuscire a creare la giusta vicinanza con l’altro: quella che ti tutela e che allo stesso tempo vi mette in relazione in modo sano.
Parte tutto dall’ascolto.
Riflessioni finali
La sensibilità, quindi, non è una condanna. Può diventare un vero e proprio dono se si impara a gestire e proteggere la propria sensibilità.
Questo passaggio può essere difficile farlo da soli, ed è per questo che se vuoi possiamo farlo insieme!
Ho creato il percorso #AffermaChiSei proprio per persone sensibili, che rinunciano a sé stesse per gli altri, per aiutarle a trasformare la sensibilità nella loro fonte di sicurezza e autostima e riuscire a prendersi lo spazio nel mondo che meritano.
Richiedi la prima chiamata gratuita dalla pagina del percorso compilando il modulo, così da conoscerci e comprendere se possiamo intraprendere questo cammino insieme. https://sebastianodato.it/percorso
Un abbraccio, alla prossima! -
Stabilire i propri confini personali vuol dire davvero mettere distanza con le persone? Oppure possiamo imparare a vedere i confini come ciò che ci aiuta a creare la giusta vicinanza con l'altro?
Ecco, in questo episodio ti parlo di cosa significa mettere dei confini sani e perché è importante farlo.
01:09 Cosa significa stabilire dei confini sani?
Pensa a due nazioni geograficamente vicine. Il confine che c'è tra i due paesi fa sì che ognuno mantenga la propria identità.
Si tratta però di un confine che non condivide, ma che mette in comunicazione: entrambe le nazioni mantengono le proprie usanze, culture, lingue, e grazie a quello spazio sono unite l'una all'altro.
Il loro è un confine che unisce. Un confine che contemporaneamente appartiene a tutte e due.
Nelle relazioni, dunque, i confini sono indispensabili perché permettono alla stessa relazione di esistere. Senza confini, non è possibile riconoscersi: si crea confusione tra chi sei tu e chi è l'altro.
Immagina cosa accade quando non ci sono confini chiari. Ci si sente invasi, schiacciati dall'altra persona e si prova la sensazione di voler respingere tutti ad una certa distanza.
Oppure si asseconda l'altro, spendendosi totalmente per lui o lei, non capendo però perché non si è ricambiati.
Non avere confini crea confusione.
Ognuno invece deve mantenere ed esprimere la propria identità, i propri progetti, i propri bisogni.
04:15 Perché è importante stabilire i confini in una relazione?
I confini personali, allora, vanno pensati come un aiuto a creare la giusta vicinanza: quella che permette ad ognuno di rimanere sé stesso.
E' importante mettere dei paletti proprio perché permettono di stare al confine, dove le cose si costruiscono in due. Insieme.
Quando comunichi dei confini chiari, le persone percepiscono ciò che possono e non possono fare nel rapporto con te. Sanno come muoversi, come se avessero una mappa per stare con te nel modo sano.
06:07 Come stabilire i confini?
Nei confini, lascia emergere chi sei. Puoi infatti costruirli se esprimi:
- I tuoi bisogni, alla base per creare una vera connessione con gli altri. Entrare in contatto, infatti, significa lasciare che i propri cuori stiano l'uno di fronte all'altro. Per farlo, hanno bisogno di connettersi proprio a livello dei bisogni reciproci.
- Le tue richieste, per aiutare l'altro ad aiutarti.
- I tuoi no, per dar spazio alle richieste che tu hai nei tuoi stessi confronti.
Solo attraverso i confini sarà possibile passare da un Io e un Tu ad un Noi, con una direzione comune che parte dalla costruzione condivisa di un incontro.
08:30 Riflessioni conclusive
In conclusione, rifletti sul modo in cui stabilisci i tuoi confini.
Sono confini vaghi, confusi?
Oppure sono confini netti, rigidi?
Quali sono i rapporti in cui senti di volere più distanza? In quali desideri più vicinanza?
Fammelo sapere nei commenti.
NB: hai già provato a lavorare sui confini e non trovi la giusta forma? Facciamolo insieme!
Nel mio percorso "Afferma chi sei" è proprio questo uno dei passaggi che affronto con i miei allievi. Posso accompagnare anche te passo passo nella costruzione di confini sani, per costruire relazioni profonde e reciproche. Compila il modulo per la prima chiamata conoscitiva: https://sebastianodato.it/percorso -
Se in una relazione si insinuano dubbi, paure e insicurezza, quel rapporto rischia di non essere vissuto pienamente. Ciò può portare a tenere l'altro distante per paura di essere feriti, abbandonati, e a non lasciarsi andare pienamente a causa della paura.
In questo episodio vedremo perché si vivono i rapporti con insicurezza e faremo delle riflessioni per imparare a sentirsi sicuri nelle relazioni.
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➡️ Ameresti avere gli strumenti pratici che ti aiuteranno ad avere autostima e sicurezza, per trasformare la sensibilità nella tua forza per costruire relazioni profonde e prenderti il tuo spazio nel mondo?
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La sofferenza non nasce dai problemi, ma dai pensieri irrazionali nei confronti dei problemi.
Il pensiero più doloroso che riscontro lavorando con le persone è quello correlato al bisogno di approvazione.
Lo ritrovo in varie formule:
🔴 “Devo piacere agli altri”.
🔴 “Devo fare le cose alla perfezione per andare bene”.
🔴 “Non devo deludere nessuno”.
Questi, però, non sono dei fatti concreti e reali!
➡ Sono le storie che ognuno di noi si racconta, e che alla base hanno un solo giudizio: "Sono sbagliato"
E' così che diventano richieste e pretese verso se stessi. Devi, devi, devi.
🌟 Credere a queste storie ostacola le tue scelte, come cambiare un lavoro diventato insofferente o lasciar andare una relazione divenuta tossica.
Sii gentile con te. Probabilmente un tempo ti sarà stato utile dover avere l'approvazione degli altri, magari per farti accettare o amare.
Oggi, però, puoi iniziare a mettere in dubbio questi pensieri se non ti servono più, e lasciare andare i panni che indossi ma che non ti appartengono più.
📘 Ti lascio allora un esercizio.
Ogni volta che il bisogno di approvazione ti impedisce di fare qualcosa, scrivi le richieste in un foglio. (Per esempio: “Non cambio lavoro perché non devo deludere nessuno“).
1️⃣ Chiediti: “E' vero questo pensiero? Esiste una legge universale che lo dice? Ho dei controesempi che possano dimostrare il contrario?”
Scrivi la risposta.
2️⃣ Riformula un nuovo pensiero. Elimina i "devo" e "ho bisogno di", ed esprimi lo stesso pensiero come una preferenza.
“Voglio cambiare lavoro e mi piacerebbe avere il sostegno dei miei cari. Ma non ho bisogno del loro consenso per farlo, perché so quanto valgo e so che in questo posto non mi trovo bene. Rimanendo, deluderei prima me stesso”
3️⃣ Lascia che questo pensiero lavori dentro di te e senti le nuove emozioni che emergono.
Cosa provi?
Questo esercizio ti aiuterà a validare ciò che senti davvero e a darti il permesso di valorizzarti e seguire le tue scelte. Ti farà percepire di avere controllo sulla tua vita e di essere tu la tua fonte di certezze.
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Nello scorso episodio, abbiamo visto che l'autostima è un giudizio di valore verso noi stessi. Per questo, l'autostima dipende dai pensieri che si nutrono verso se stessi.
Potresti allora pensare che per aumentare l'autostima basti avere pensieri positivi. Può essere anche vero, ma probabilmente anche tu come i miei clienti ti sei reso conto che per ogni pensiero buono che fai nei tuoi confronti ne emergono altri cento più critici e cattivelli.
Per avere autostima, pratica la gratitudine
Oltre all'accoglienza e all'accettazione di tutti i pensieri, il terzo canale per avere autostima è la gratitudine.
Quando ti tratti con rigidità e severità, ti diventa difficile riconoscere i tuoi successi, nel lavoro e nella vita, e finisci per darli per scontati.
Praticare la gratitudine, invece, può diventare un vero e proprio impegno da prendere verso di te. Per amarti.
Esercizio per aumentare l'autostima
Tieni un diario accanto al letto. Ogni sera, prima di dormire, scrivi sul diario le tre cose di cui puoi sentirti fiero di te che sono successe nella giornata.
Soffermati su ogni punto. Inspira, e lascia entrare dentro di te uno stato di gratitudine. Sentila diffondersi in tutto il corpo. Sorridi ed espira.
Puoi anche decidere di concederti un piccolo premio. Un piccolo permesso di coccolarti per rimarcare ciò di cui poter andare fieri.
Di solito si è bravi a riconoscere gli aspetti positivi delle altre persone. Bisogna allenarsi a riconoscere anche i propri.
Allenarsi a vedere le parti di sé di cui essere fieri aiuta a costruire l'autostima e ad accettarsi completamente: non soltanto per le parti più fragili, ma anche per quelle più forti.
✅ Se desideri aumentare la tua autostima e prenderti ciò che desideri dalla vita, puoi candidarti alla prima call di 30 minuti del mio percorso in cui valuteremo se posso esserti d'aiuto.
👉 Puoi farlo qui: https://sebastianodato.it/percorso -
"Il tipo di posto di lavoro in cui ero mi ha messa davanti a una serie di difficoltà che avevo già con me stessa da un po' di tempo, ma le ha amplificate.
Non riuscivo più a essere creativa, né ad affrontare le mie giornate. Iniziava a non piacermi quello che stavo facendo, anche se ero sicura che quella cosa mi piacesse di base. Non ero produttiva e cercavo di compensare facendo corsi."
Quando Miriam ha iniziato il mio percorso #3MesiPerAffermarti, viveva le sue giornate lavorative in preda all'ansia. Non era valorizzata nel contesto in cui si trovava, sentiva di sminuirsi e di doversi adeguare. E così, ogni email era diventata un attacco di panico.
Eppure lei, architetto che ha deciso di cambiare strada e lavorare come graphic designer, quel lavoro l'aveva cercato e scelto. Era sicura fosse il suo, ma era l'ambiente poco sano proprio che non andava.
Tutto ciò influenzava anche la sua vita personale, che sentiva sfuggirle di mano. Per quanto fosse abituata a cavarsela da sola, era in un momento in cui aveva bisogno di conferme, ma all'esterno trovava solo giudizi.
"Stavo riscontrando difficoltà anche con altre persone: paura dei giudizi, di colleghi e amici. Non c'era nulla sotto il mio controllo, niente che mi rendesse felice. La mia vita non stava andando come volevo io, e ho accettato di essere aiutata, per quanto fossi una persone che si arrangia da sola e in qualche modo ne viene fuori. "
Nel percorso insieme, Miriam ha:
➡️ Imparato a gratificarsi ed esprimere gratitudine per i suoi successi, non dandoli per scontato o cedendo all'ansia del raggiungere altri obiettivi. Al contrario, godendoseli e accorgendosi di quanta strada abbia già fatto.
➡️ Cambiato visione delle cose, smettendo di considerare "catastrofi" le cose negative e prendendo ciò che la vita ha da offrirle come "genuino", autentico. E se ci sono difficoltà, non si demolisce ma sa essere costruttiva e superarle.
➡️ Lasciato il suo lavoro! Si è licenziata per abbracciare il suo modo di lavorare e la possibilità di scegliere con chi farlo. Oggi è una libera professionista ed è felice di aver seguito la pancia, più che la testa.
"Durante il percorso mi sono licenziata da quel lavoro. Se prima neanche pensavo di esserne in grado perché ero legata al lavoro sicuro, alla paura di sbagliare o di pentirmene, a un certo punto del percorso è diventato ovvio che quella fosse la naturale scelta da fare.
Ho deciso di mettere me stessa al centro della mia vita e di lasciarmi guidare nelle mie scelte da ciò che sentivo dentro.
Ho in mano la mia vita e faccio il meglio che posso fare ogni giorno."
✅ Se la storia di Miriam ti rispecchia e anche tu vuoi realizzare questo tipo di risultati, puoi candidarti alla prima call di 30 minuti del mio percorso in cui valuteremo se posso esserti d'aiuto.
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Sei cintura nera nel riconoscere i pregi degli altri, ma ti senti un disastro quando si tratta della tua AUTOSTIMA?
Fino a qualche anno fa, la bassa autostima era la mia sorellastra cattiva. Mi sentivo insicuro, e per questo ero quello silenzioso nei gruppi che aveva paura a dire come la pensava, che studiava fino a tardi e si mangiava le unghie per lo stress, che cercava di fare tutto alla perfezione ma si sentiva lo stesso inferiore agli altri.
Sapevo però vedere il bello negli altri, anche quando loro non lo vedevano. Mi piaceva incoraggiarli, pensare a loro in chiave positiva, ma ero una frana quando si trattava di me. ⏬
Volevo sentirmi più sicuro, ma all’atto pratico non sapevo cosa fare. L’autostima mi sembrava un'entità astrale impossibile da raggiungere. Tutti ne parlano, ma come si aumenta davvero?
🌟 Sappi che l’autostima non è altro che un giudizio di valore che ogni persona da a sé stessa.
E cosa sono i giudizi se non semplici pensieri?
➡ L’autostima è quindi la serie di pensieri che dedichi a te.
In una sessione una mia cliente, Stefania, non riusciva a immaginare un futuro felice. Ogni volta che provava a pensare ad una vita diversa si diceva che era troppo poco brava/bella/interessante per realizzarla.
Provava a scacciare via quei pensieri, e più lo faceva più tornavano.
Lottare contro i propri pensieri è infatti una guerra persa già in partenza.
Ci sono due passaggi che devi fare se vuoi aumentare l’autostima:
🟢 Accogli i tuoi pensieri, e sospendi i giudizi). Non prenderli per oro colato. Osservali invece, dà loro l’attenzione che richiedono e accompagnali con gentilezza alla porta dicendo: “Grazie, non è il momento!”.
Quando lo fai, torna nel presente guardandoti intorno, ascoltando i suoni del luogo in cui ti trovi, i profumi e le sensazioni del tuo corpo. Tu non sei i tuoi pensieri.
🟢 Accetta qualsiasi pensiero, sia quelli positivi che negativi, senza lottare contro di essi. Quando ti giudichi, puoi aggiungere alla fine la frase “... e vado bene così come sono”.
“Sono brutto… e vado bene così come sono”.
“Sono incapace… e vado bene così come sono”.
“Sono generoso… e vado bene così come sono”.
💞 Quando Stefania ha osservato i suoi pensieri e li ha sospesi, sono sparite subito la vergogna e l’agitazione che provava. Si è sentita calma.
Più serena, è riuscita a pensare a cosa le piace di sé e a vedersi più bella e forte, senza più interrompersi per giudicarsi.
Perché è questa la base dell’autostima: accettarti nelle tua forza e nelle tue fragilità.
Insieme ad esse, tu vai già bene. ❤️
Riepilogando: l’autostima non è altro che l’insieme dei pensieri che hai di te. Spesso ci si identifica con essi, e da questo dipende la bassa autostima.
Impara invece a sospendere i tuoi pensieri, accogliendoli, e ad accettarti per la persona che sei.
Nel percorso con i miei clienti, questo è una delle tappe fondamentali. Facciamo in modo che i pensieri non influenzino più l’autostima.
Se vuoi, possiamo lavorarci insieme. Puoi candidarti alla prima chiamata gratuita di 30 minuti in cui capiamo se possiamo iniziare questo viaggio insieme.
Qui: https://sebastianodato.it/percorso
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Quando le persone iniziano il mio percorso perché vogliono lavorare sul tema della gelosia, partono sempre col raccontarmi che a causa del loro essere gelosi hanno distrutto le loro relazioni.
Soffrono, non riescono a perdonarsi, sono arrabbiate con loro stesse e si addossano la colpa della fine del loro amore. Anche se pensano che in fondo essere gelosi significhi amare.
Che la gelosia sia una prova d’amore, è solo una convinzione. Un'idea romantica.
Purtroppo ciò che accede è che anche se le intenzioni sono quelle di tenere la persona vicina, così facendo la allontani e quello che temi finisce per compiersi, come in un copione.
Questo perché viene a cadere uno degli elementi di base di un rapporto: la fiducia.
C’è un passaggio che facciamo insieme ai miei allievi, che alla fine permette loro di superare la gelosia e di riuscire a “lasciare andare” il controllo e il dubbio, per fidarsi e affidarsi. Comprendere, cioè, quale bisogno ti sta comunicando la tua gelosia e cosa eviti di contattare quando metti in atto azioni di controllo.
Ti parlo di questo passaggio nell'episodio di oggi.
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Cosa significa avere una relazione sana?
Pensa ad una relazione: due persone che si incontrano, imparano a condividere, creano intimità tra loro. Ad un tratto, quella relazione che fino ad allora dipendeva dai due, uno di fronte all'altro, diventa qualcosa di più grande.
Come se trascendesse, inizia a fluire da sola. Indipendente dalle stesse volontà delle due persone che l'hanno generata. E' un vortice armonico, che contiene e comprende entrambi e allo stesso tempo è qualcosa di più. Una vita nuova.
Si tratta del "Noi".
Nasce dall'incontro tra un "Io" e un Tu" che sanno stare l'uno di fronte all'altro perché non stanno cercando al di fuori di sé un modo per colmare dei vuoti che sentono dentro.
Quando lavoro con le persone sulle relazioni, vivono rapporti fondati sul bisogno, in cui ciascuno mette sul piatto una merce di scambio: le cure, le attenzioni, la disponibilità in cambio di riconoscimento, attenzioni, sicurezza, ecc.
Un filosofo, Buber, chiamava questo modello di relazione "Io - Esso" perché il rapporto è come un oggetto: lo uso, mi aspetto che mi sia utile in qualche modo e quando non mi serve più posso buttarlo. Ed è proprio così che succede: quando il bisogno alla base viene soddisfatto (solitamente soltanto per una delle due persone), la relazione crolla.
Non è un modello sano, duraturo.
Riconoscere una relazione sana vuol dire prima di tutto "Io e tu, ci stiamo incontrando? Oppure stiamo incontrando un'ideale, un'aspettativa che ognuno ha dell'altro?".
- "Faccio di tutto per te così tu mi amerai (in cambio)".
- "Sei una persona forte che mi fa sentire al sicuro (ma non ci sei mai)".
- "Ci divertiamo insieme (ma non andiamo mai in profondità).
Allora, cosa ci porta a scegliere (o continuare a scegliere) relazioni Io-Esso?
Come costruire i rapporti "Io-Tu"?
Te ne parlo in questo podcast.
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📚 Libri consigliati per la tua affermazione nelle relazioni e la tua realizzazione: https://sebastianodato.it/libri -
Non sono le tue scelte a far soffrire gli altri. Non dipende da te.
Dipende dalla loro interpretazione delle tue scelte.
Ha quindi a che fare più con loro che con te.
Se hai paura di far soffrire gli altri con le tue azioni e le tue decisioni, questa è una cosa importantissima da fare tua.
Nessuno può far sentire gli altri come vuole.
(E questo vale anche per noi)
G. è una mia allieva che non riusciva a prendersi del tempo per sé dopo il lavoro per paura che il suo compagno potesse rimanerci male e si sentisse messo da parte.
Quando ha compreso che, qualora fosse successo, questo non avrebbe avuto nulla a che fare con lei, si è data un bellissimo permesso.
Quello di condividere con il suo compagno il suo desiderio.
E sai cosa è successo? Che dopo lavoro si è ritagliata il suo spazio di solitudine, per le cose che le piacciono, senza ferire nessuno.
Quindi ricapitolando:
- Non sono le tue scelte a far soffrire gli altri.
- E' la loro interpretazione delle tue scelte. Allora, puoi coinvolgerli, darti il permesso di far fluire e condividere i tuoi bisogni così che siano chiari (e non lascino spazio a interpretazioni).
Se porti tutto questo dentro di te, cosa ti piacerebbe fare e quale permesso di puoi concedere oggi?
Se invece senti che le cose non fluiscono facilmente, forse ci sono dei "devo" troppo forti. Cambiamoli, insieme!
Nel mio percorso #3MesiPerAffermarti aiuto le persone proprio a fare questo passaggio evolutivo, aiutandole a trasformare la sensibilità nella loro forza per prendersi i loro spazi nel mondo ed esprimere chi sono.
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Come affrontare la solitudine?
Molte persone con cui lavoro sentono la difficoltà a entrare in contatto con gli altri e vivono il senso di solitudine.
Il lavoro che facciamo e che fa superare la solitudine è su due versanti:
- Che significato ha la solitudine?
- Che significato ha l'altro per me?
Se non trovi il senso, ti getti in situazioni che poco hanno a che fare con te. Situazioni per tamponare, riempire il vuoto, e non per vivere il bello dei rapporti.
Rapporti di cui ti accontenti, di cui non sei felice.
Situazioni fast food, da consumare e gettare via.
Salti da un rapporto all'altro, d'amore o amicizia, ma non ti senti mai soddisfatto.
Il passaggio evolutivo che i miei allievi raggiungono cambia la prospettive delle relazioni.
Non più vissute come un "bisogno", una mancanza su cui ci si ostina e che occorre soddisfare.
Invece, delle occasioni di incontro per creare qualcosa di bello. CON l'altro e PER l'altro.
E questo rende la vita più fluida, più bella.
Ti lascio uno spunto di riflessione: cosa stai costruendo di bello con gli altri?
Te ne parlo in questo podcast.
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Qual è il costo di farsi carico dei problemi degli altri e risolverli?
Una mia allieva mi ha raccontato di relazionarsi con gli altri proprio con questa modalità.
Che siano amici o il compagno, sente spontaneo prendersi cura di loro. Solo che alla fine sente che le persone si prendono ciò che devono prendersi e vanno via. E lei si sente usata e delusa.
Insieme ci siamo resi conto di un meccanismo che per lei è stato importantissimo da vedere: tende a fare la mamma.
E se tu fai la mamma (o il papà), sai cosa trovi dall'altra parte?
Dei figli. Figli di cui prenderti cura.
Se poi sono "adolescenti", con vite complesse, matrimoni in parallelo e mille altre storie, sono sempre distratti dallo stare con te.
Quando senti che magari ci sono, l'attimo dopo non ci sono più.
Accorgerti del ruolo che hai nelle relazioni e di come si comporta l'altro di conseguenza è il primo passo per comprendere cosa fare di diverso.
E la novità da portare nella tua vita è la risposta a questa domanda:
Chi sono io se esco da questo ruolo?
Ne parliamo in questo video.
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