Эпизоды
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In questo episodio, vi spiego come organizzare un viaggio lungo la mitica Route 66; luoghi da non perdere, informazioni pratiche, percorsi completi e suggerimenti.
Il video completo di questo estratto audio potete vederlo qui: https://youtu.be/Z70_oZakDP0Tutte le informazioni qui citate sono consultabili anche sul sito web: https://bit.ly/37NGTTe
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Le miglia corrono via veloci, e ahimè la California è ormai alle porte; superato il confine di stato, la cittadina di Needles, accoglie i viaggiatori mettendoli di fronte alle 314 miglia che li separano dall’oceano. Questa cittadina un tempo era famosa perché i viaggiatori si fermavano qui attendendo la notte per attraversare il terribile deserto del Mojave, infuocato e devastante per le auto poco affidabili con cui viaggiavano. Da qui in poi la Route 66 torna a essere una lingua di asfalto dritta verso l’infinito, proprio come ci si aspetta da una strada che attraversa il deserto; ai lati il nulla intervallato da Ghost Town, una volta rigogliose e piene di vita, adesso ferme nel tempo, polverose e arrugginite. Il vero problema, è che in poco tempo, con la tristezza che prende il sopravvento, San Bernardino, dove nacque il primo Mc Donald’s, accoglie i viaggiatori alla fine della loro avventura. La città di Los Angeles, ha inglobato piano piano la vecchia Route 66 relegandola ad un semplice ricordo, sfilze di semafori, auto incolonnate e case aggrappate una all’altra vi accompagneranno fino al cartello “End of Trail” posto sul pontile che si affaccia sull’oceano, l’avventura finisce qui.
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L’Arizona è uno stato fatto di alti e bassi, dove la I40 ha letteralmente cancellato parte della US66 passandoci sopra, ma allo stesso tempo, regala dei tratti ben tenuti, tra i più affascinanti di tutto il percorso. 395 miglia di pura passione, anche in questo caso è impossibile elencare tutte le attrazioni che qui ancora oggi accolgono i viaggiatori. Il tratto che va da Seligman a Kingman è senza dubbio il più iconico, ha ispirato i creatori di Cars, che hanno ambientato qui la loro Radiator Springs. Questa parte della Route 66 è stato il primo a fregiarsi del titolo di Historic Route 66, anche gli Eagles si sono innamorati di Winslow una cittadina dell’Arizona. A Seligman, un arzillo vecchietto con più o meno gli stessi anni della Main Street of America, è oggi l’ultimo custode vivente di questa strada, Angel Delgadillo è ancora lì, dentro al suo barber shop ad accogliere i viaggiatori, dispensando consigli e raccontando storie e aneddoti. Un’assoluta curiosità riguarda il tratto montano che va da Kingman ad Oatman, un tempo particolarmente pericoloso, sterrato e a strapiombo, che si inerpica su per la collina, arrivando a Oatman, la città dell’oro. Qui in molti si avvalevano di piloti professionisti, che prendevano in mano il volante per accompagnare le famiglie a bordo delle loro auto fino alla cittadina successiva, dove anche oggi si respira un’aria da vero west, strade polverose, deserto, cactus ed animali selvatici. Questo tratto di strada è anche chiamato Golden Desert, sia per la fama guadagnata da Oatman, sia perché ricco di fiori gialli che nel periodo della fioritura rendono questo deserto ancora più romantico e affascinate.
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La dismissione della Route 66 ha avuto effetti devastanti per alcune comunità nate proprio lungo il percorso della Mother Road per offrire supporto ai viaggiatori, oggi ridotte a romantiche ghost town. Da qui in poi, sembra esserci un netto cambio di passo, in New Mexico distese di verde si alternano a zone desertiche di terra rossa, lungo le 379 miglia di questo stato, le cittadine nate lungo il vecchio percorso sono piano piano scomparse sotto la pressione della interstatale, ma c’è una splendida eccezione, una città simbolo di tutta la Route 66, la città per eccellenza che ha saputo ridare vita alla Mother Road. Tucumcari, insieme a Seligman, incarna il fascino del vecchio e del nuovo ed è l’esempio lampante di resistenza e romanticismo, il suo simbolo indiscusso è il Blue Swallow Motel. Anche il 66 Diner di Albuquerque è una delle tappe immancabili della Route 66, entrarci vuol dire ritrovarsi in un attimo avvolti dal profumo di gelatina nei capelli e dalla musica rockabilly, il jukebox che suona gracchianti 45 giri di Elvis; in un attimo siamo dentro Happy Days o Grease, giusto per citare un paio di titoli famosi. Da qui la strada diventa dritta e infinita, si lasciano alle nostre spalle le ultime praterie e si entra definitivamente nel deserto rosso che ci accompagnerà fino in California. Nei pressi di Albuquerque esiste un tratto di strada che suona, percorrendolo a 45 miglia orarie, grazie a dei tagli nell’asfalto, la canzone America the Beautiful uscirà armoniosa dagli pneumatici della vostra auto. Ma torniamo un attimo indietro; quando giungiamo a Santa Rosa, possiamo percorrere la Route 66 verso Albuquerque oppure imboccare la Old Route 66 verso Santa Fe, capitale del New Mexico. Succede spesso di imbattersi in deviazioni come questa, perché la strada ha subito molte modifiche durante gli anni, ma questa che porta a Santa Fe è davvero curiosa; alla fine degli anni 20 il governatore dello stato, dopo aver perso le elezioni, addossò tutta la colpa ai politici della capitale e orchestrò la sua vendetta progettando una variazione al percorso originale della US66, che con la scusa di velocizzarlo isolasse Santa Fe, si dice che gli operai lavorano giorno e notte per realizzarla, permettendo così all’ex governatore di mettere in atto la sua vendetta. Fascino e romanticismo vi accompagneranno lungo il viaggio in questo stato, miglia dopo miglia, passerete dal verde al rosso, dalle praterie al deserto, dalle città alle piccole cittadine e alle Ghost Town, iniziando a soffrire il caldo del deserto.
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Texola, al confine, vi aprirà le porte di ingresso per il Texas, uno stato con poche miglia, soltanto 175, vi accompagnerà piano piano verso i paesaggi desertici che da qui fino alla California rappresentano il viaggio centrale lungo la Route 66. Amarillo, il Cadillac Ranch, U-Drop Inn ed il Mid point, sono solo alcuni dei View point texani. Gran parte del viaggio sarà trascorso, quando il cartello Mid Point comparirà davanti ai vostri occhi, ma in realtà la parte più difficile iniziava proprio qui. Dal Mid Point in poi il deserto infuocato del Texas e degli Stati successivi, metteva a dura prova le auto e le famiglie di viaggiatori dentro alle loro scatole di latta calde e rumorose con cui intraprendevano il viaggio magistralmente raccontato da John Steinbeck. La Mother Road qui cambia decisamente aspetto, il Texas è poco accogliente e si intuisce subito che da qui in poi sarà difficile percorrere fedelmente la US66 perché la interstatale la sovrasta in lunghi tratti privi di segnalazioni. È facile imboccare per errore la highway, odiata e amata autostrada che ha decretato la morte della Route 66, ma non si può fare a meno di uscire nei pressi di Glenrio, cittadina al confine con il New Mexico, per dirigerci verso San Jon lungo un tratto di Route 66 sterrato e desolato. Qui vennero girate molte scene del film Furore di John Ford e rappresenta fedelmente la strada agli inizi del 1926.
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Romanticismo e storia, passione e rispetto, queste sono le parole che meglio descrivono l’Oklahoma ed il tratto di Route 66 che lo attraversa; 404 miglia particolarmente intense, tanti musei, punti di interesse tra i più famosi di tutta la Main Street of America e alcune curiosità molto particolari. L’unico problema è che la US66 qui è poco segnalata, si rischia davvero di perdersi, ma facendo attenzione, questo stato regala degli autentici gioielli. Prendiamo per esempio la Blue Whale, la balena blu di Catoosa, un regalo per un anniversario di nozze rimasto lì a dimostrare l’amore di chi l’ha realizzata per la propria moglie. Oppure il Route 66 Museum di Clinton, che racconta la storia della Mother Road negli anni, con in mostra auto, moto e juke box. Nonostante la US 66 sia lei stessa un museo a cielo aperto, una sosta qui è d’obbligo. Anche in Oklahoma la strada scorre spesso a fianco della interstatale, quasi a volerla sfidare in una sorta di danza. La strada spesso ondeggiante e sinuosa offre panorami interessanti, ma in Oklahoma le vere attrazioni sono i punti storici, diners e stazioni di servizio, ben tenuti e restaurati, capaci di far tornare indietro nel tempo, negli anni ‘50 con musica rockabilly che esce dalla radio. Paesaggi rurali vi accompagneranno lungo il viaggio, fino ad arrivare a Texola. Nei pressi di Miami potrete percorrere anche la Ribbon Road, un tratto a singola corsia stretto ed impervio; si narra che questa strada fu realizzata a singola corsia perché i soldi non sarebbero bastati per unire Miami ad Afton e quindi meglio che farne solo metà, si decise di realizzare una singola corsia a doppio senso.
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Da St. Louis a Joplin, da Galena a Baxter Srings, Missouri e Kansas si dividono una parte molto importante della Route 66; il primo con le sue 316 miglia, è uno dei più significativi del percorso, mentre il secondo è lo stato con meno miglia di tutta la mother road, soltanto 13. Il Missouri, è uno degli Stati più belli, dove la Route 66 si inserisce sinuosa all’interno dei fitti boschi che caratterizzano gran parte del percorso. Ci sono molti ponti lungo il tragitto, uno dei più famosi di tutta la Mother Road è proprio qui, si tratta del Devil’s Elbow Bridge. Lungo le 316 miglia, potrete incontrare cittadine come Cuba famosa per i suoi murales, stazioni di servizio come la Gary’s Gay Parita, gestita fino a poco tempo fa dal mitico Gary. Venuto a mancare da poco, è stato un punto di riferimento per tutti i viaggiatori. Il Missouri è uno stato particolarmente bello, ricco di diners ed attrazioni storiche, romantico ed estremo al tempo stesso; quando inizia, al confine con l’Illinois, risulta essere accogliente, verde e romantico, ma via via che ci dirigiamo verso ovest, diventa meno accogliente, accompagnando piano piano il viaggiatore, a quello che sarà il tratto centrale del viaggio, dove il verde lascia inesorabilmente spazio al marrone delle zone desertiche. La strada si snoda veloce all’interno di boschi e radure, ondeggiando sinuosa tra dossi e cunette tipiche di queste miglia ancora fresche. Qui tante attrazioni ben restaurate si mettono in mostra lungo la strada, costringendo le auto a continue soste fotografiche, scambi di parole con chi vive a contatto continuo con la strada e con chi ogni giorno vede passare turisti incuriositi ed affascinati. Il Kansas, come dicevamo, vanta il tratto più breve di tutta US66, ma non per questo è meno importante. La cittadina di Galena, per esempio, è diventata famosa grazie al film Cars; i realizzatori del film Pixar, in viaggio lungo la Mother Road per cercare idee e spunti per il film, si fermarono proprio davanti al Cars On the Route, e lì nacque l’idea di uno dei personaggi più famosi del film, grazie ad un vecchio carro attrezzi posto al lato della stazione di servizio, mezzo che oggi è stato totalmente restaurato e reso simile al personaggio del film. Il Raimbow Bridge è un altro esempio storico dei tempi che furono, ma tutto il tratto di strada che attraversa lo stato è ben tenuto e semplice da percorrere. Galena è una cittadina splendida, nata per dare supporto ai minatori che lavoravano in questa zona, oggi è poco più che un piccolo centro che ospita poche persone, ma la sua Main Street è favolosa ed è capace di riportare il visitatore indietro nel tempo.
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L’illinois è il primo stato che accoglie il viaggiatore ed è forse il più rappresentativo, di sicuro quello che ha saputo valorizzare meglio la storia e l’importanza della Route 66, mantenendone intatto il fascino fino ai giorni nostri. Lasciata Chicago con i suoi scintillanti grattacieli, i finestrini della vostra auto inizieranno a riempirsi del verde delle praterie e delle coltivazioni, economia e ricchezza di questo stato. Lungo la strada, molti diner e stazioni di servizio ristrutturate e ben conservate, vi introdurranno fin da subito nel mood della strada più famosa del mondo. Senza indugi e compromessi, vivrete lo spirito d’avventura che l’asfalto rugoso e polveroso di questa strada vi regalerà lungo tutto il viaggio, il logo stampato sull’asfalto impreziosirà ancora di più la vostra esperienza e vi costringerà a continue e meritate soste fotografiche. 284 miglia di strada dritta ed infinita, una lama tagliente che divide in due lo stato dal cartello Begin, fino al Chain of Rocks Bridge, passando per cittadine come Pontiac e Springfield che hanno fatto la storia della Main Street of America. Praterie piatte, una sorta di pianura infinita verde e solitaria, alcuni alberi che abbelliscono il paesaggio, un panorama assoluto, dove il verde del terreno si unisce al blu del cielo, regalando un mix di colori favolosi, e dove il cielo sembra appoggiato al terreno, viene davvero il dubbio che la terra sia piatta. I cartelli disposti a ogni incrocio, rendono l’Illinois uno degli Stati più semplici in cui percorrere la Mother Road, tratti di strada che appartengono al percorso più recente lasciano spesso il posto a vecchi tratti chiamati Old Route 66, dove il manto stradale, ormai isolato dal resto del traffico, è percorribile solo a piedi e regala emozioni ad ogni passo; un sentiero stretto e impervio che fa ben capire come era realmente la strada, quando, poco dopo essere stata asfaltata, accoglieva carovane di viaggiatori in cerca di una vita migliore verso l’assolato west americano. In Illinois, è ancora percorribile un tratto di strada risalente al 1930, pavimentato con mattoni rossi risalenti all’epoca in cui venne costruita. La Route 66 in questo tratto prese il posto della precedente IL40, per ragioni pratiche ed economiche molti degli 8 stati usarono tratti di strada esistente rinominati poi US66, qui tra Chatham ed Auburn ne è presente ancora uno tra i più belli di tutta la Mother Road.
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La mia radio suonava una vecchia canzone di Elvis, non ricordo il titolo, una vale l’altra, adoro il re del rock e credo che nessun’altra canzone avrebbe accompagnato in modo migliore il mio viaggio. Stavo lasciando Chicago, ero appena salito sull’auto fotografando il cartello “Begin Historic Route 66”, emozionato come non mai perché La Strada era appena iniziata e mi attendevano chissà quali avventure lungo le sue 2.500 miglia. Ogni viaggio che si rispetti ha un inizio e una fine e iniziarlo sotto lo storico cartello aveva un significato particolare. Mentre i grattacieli scomparivano dai miei specchietti retrovisori e i finestrini iniziavano a riempirsi del verde delle immense praterie dell’Illinois, realizzai che il sogno aveva inizio. Il cartello “Begin Historic Route 66”, si trova all’inizio di E Adams St, poco lontano dal Millennium Park. Purtroppo non è l’originale cartello e non è neanche nella posizione in cui iniziava effettivamente la strada nel 1926, infatti agli albori della Mother Road si trovava tra la E Jackson Boulevard (parallela alla Adams) e l’incrocio con la Michigan Ave prima e con la Lake Shore Dr per i 40 anni successivi. Partendo invece da Santa Monica, il cartello “End Historic Route 66”, di Chicago, si trova su E Jackson Boulevard, in pratica un isolato più a sud dove storicamente fu spostata la seconda postazione di inizio della Route 66. Queste modifiche sono state rese necessarie dalle strade diventata a senso unico. L’altro famoso cartello “End of Trail” si trova invece sul molo di Santa Monica, anche se in realtà è stato spostato qui solo nel 2009. L’originale fine della Route 66 era infatti all’incrocio tra la 7th e la Broadway (ancora oggi è presente un piccolo cartello sul semaforo). Quando la strada fu smantellata il cartello venne via via arretrato, fino arrivare addirittura a Kingman in Arizona. Quando la Route 66 divenne Historic Route 66 fu preso come riferimento il molo di Santa Monica e adesso è ritenuto quello la fine del sogno americano.
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Oggi torniamo a parlare di Route 66, una strada che più di tutte incarna il sogno del viaggio on the road, il mito e la leggenda degli Stati Uniti D’America, il suo nome è Route 66. Lunga 2448 miglia, attraversa 8 stati, distendendosi sinuosa come un vecchio serpente attraverso Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona e California, dalla ventosa Chicago alla scintillante Santa Monica. Ben 3 fusi orari accompagnano il viaggiatore, che a bordo della sua auto, o a cavallo della sua moto, intende percorrere un viaggio nel tempo con motel e stazioni di servizio a fare da contorno ad un’avventura indimenticabile. La strada nata ufficialmente l’11 Novembre 1926, ha avuto una vita travagliata; inizialmente doveva chiamarsi US 60, successivamente US 62, ma varie vicissitudini la portarono ad avere il nome di US 66, perché più facile da ricordare e con un suono piacevole da ascoltare. Si trattava di una strada sterrata, dannatamente difficile da percorrere con i mezzi dell’epoca, pericolosa in molti tratti, dove soltanto il vento caldo del deserto faceva da compagnia ai viaggiatori. Sotto ad un sole cocente capace di sciogliere anche i sogni dei più audaci ed intraprendenti, si macinavano miglia alla ricerca di una vita migliore verso ovest, dove ancora oggi il cartello “End of the Trail” accoglie i viaggiatori alla fine del loro indimenticabile on the road. A proposito di cartelli, ci volle più di un anno affinché facessero la loro comparsa lungo la US 66, e soltanto nel1938 divenne a tutti gli effetti interamente asfaltata, rendendola anche la prima strada americana a potersi vantare di questo primato. la Route 66 ha vissuto un continuo mutamento toccando cittadine nate appositamente per fornire supporto ai viaggiatori ed accarezzandone altre, per poi spostarsi o deviare il suo percorso accorciandone la lunghezza per rendere meno faticoso il viaggio. E’ diventata famosa come la strada più trafficata degli USA, fino a quando la moderna e veloce intestatale non ne decretò la morte il 27 Giugno 1985, ma non preoccupatevi, la Mother Road è più viva che mai, ricca di storia ed aneddoti curiosi, di personaggi affascinanti che ancora oggi la rendono la strada più conosciuta al mondo, incarnando il mito del sogno americano, dove la vera attrazione di questo viaggio è proprio lei, la strada: solitaria, lenta e romantica. Osannata in tanti film e canzoni, il suo vecchio manto di asfalto è lì per accompagnarvi in un viaggio nel tempo, che racconterò stato per stato, guidandovi alla scoperta della Highway di Will Rogers, della Grande Via Diagonale, della Mother Road, della Main Street of America, oppure semplicemente della Route 66, perché nessun soprannome può scalfire il logo Route 66 impresso nel suo asfalto rovente pieno di rughe a dimostrarne l’età. “Get your kicks on Route 66”
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Fin da piccolo ho sempre sognato di visitare gli Stati Uniti d’America; mentre guardavo vecchi film western in bianco e nero con mio babbo, documentari del National Park Service e ogni tipo di film o serie TV. Crescendo ho coltivato la passione per gli USA, per i suoi spazi sconfinati, per la cultura, le persone e le Harley Davidson. Finalmente nel 1990 ho visitato New York City rimanendone affascinato, me ne sono innamorato! Ma, nonostante questo, continuavo a desiderare di percorrere la Route 66 e di visitare i parchi dell’ovest, sopratutto Yellowstone National Park. Sono cresciuto vedendo Easy Rider, leggendo Kerouac e ascoltando musica rock e rockabilly, adoro Elvis Presley. Per me la Route 66 racchiude tutta la cultura americana; diners, vecchi motel, insegne arrugginite, piccole cittadine e tante persone stupende che ho avuto la fortuna di incontrare durante i miei viaggi, la Route 66 è un museo a cielo aperto. In Italia e in tutta Europa, il mito della Route 66 è ancora vivo, incarna il desiderio di libertà e passione per i viaggi in automobile, i tanto amati On The Road. Quando ho percorso tutta la Route 66 per la prima volta non ho potuto trattenere l’emozione, era un sogno che si realizzava, è stato il viaggio più bello della mia vita. Ho scritto appunti durante questa avventura, ho fatto molte fotografie e i mesi successivi al mio ritorno in Italia ho deciso di scrivere un libro per raccontare le mie avventure, tutte le emozioni provate in quel viaggio che mi ha cambiato la vita. Ancora oggi a distanza di anni, continuo a incontrare e conoscere persone stupende, persone che amano la Route 66, la sua storia e che con passione ogni giorno ne descrivono le bellezze e gli aneddoti. È difficile per me descrivere tutte queste emozioni, ma ogni volta che scrivo un articolo sulla Route 66 nel mio blog o nella mia pagina Facebook dedicata al mito della Mother Road, rivivo le esperienze che ho fatto nei viaggi in auto sulla Route 66. Sono grato a tutte le persone che ho incontrato durante i miei viaggi o che ho conosciuto virtualmente in internet e sui canali social. Per noi europei la Route 66 significa ancora oggi libertà. Percorrerla è come tornare indietro nel tempo, la strada è l’attrazione principale del viaggio, un viaggio speciale per chiunque abbia avuto la fortuna di percorrerla tutta almeno una volta: Racchiude la storia degli Stati Uniti d’America, è un prezioso documento storico che spero possa essere mantenuto nel tempo, qui in Italia cerco con passione di mantenerne vivo il ricordo e parlarne ogni giorno. Non è facile percorrerla fedelmente, spesso in Europa molte persone non la conoscono e quando intendono organizzare un viaggio, sono spesso confusi e non ne capiscono a fondo il significato. Sono grato alla Route 66 per avermi cambiato la vita. Vorrei mandare un abbraccio a tutte le persone che con passione ogni giorno mantengono viva la mother road, volontari che con passione e amore ristrutturano vecchi punti di interesse, pubblicano foto e video, ne raccontano la storia. Le stesse storie che anche io condivido nella sezione Route 66 Sotries del blog, dove quasi con cadenza giornaliera pubblico curiosità, aneddoti e storie della strada più famosa del mondo! La cittadina di Tulsa è ancora oggi conosciuta come quella che ha dato ufficialmente vita alla Route 66; qui nacque infatti nel 1927 l'associazione presieduta da John T. Woodruff per la promozione della US66.
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GRAZIE ROUTE 66!
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Sono Roberto Rossi, scrittore, fotografo, Travel wrtiter, ma sopratutto sono un viaggiatore e in questo podcast vi racconto la Route 66, le sue storie, i suoi aneddoti, i personaggi che l’hanno resa la strada per antonomasia, vi darò consigli di viaggio e sopratutto vi porterò in viaggio con me, lungo questo nastro di asfalto pieno di rughe che ne sottolineano l’età, la storia, la sua importanza.
Get Your Kicks on Route 66!