Bölümler

  • di Riccardo Gazzaniga

    Novembre 1989. Il muro di Berlino traballa da mesi, ma a farlo crollare definitivamente il 9 novembre è un'informazione sbagliata: quello data da Gunther Shabowski, ministro della propaganda della DDR, che in conferenza stampa annuncia troppo prematuramente la fine delle restrizioni per gli spostamenti da est a ovest. L'apparato dello stato non è pronto a gestire la massa di persone che si riversa subito in strada alle barriere e ai checkpoint, e le guardie di confine nel vuoto di potere che si crea sono costrette ad aprire i varchi verso l'ovest: è la fine di un incubo lungo 28 anni.
    L'evento fa da acceleratore del vento di cambiamento che sta investendo tutti i paesi dell'Europa dell'Est: in Cecoslavacchia la transizione avviene in maniera rumorosa ma pacifica, tanto da passare alla storia come Rivoluzione di velluto. Nulla a che vedere con i drammatici eventi in Romania, dove le proteste contro ila dittatura di Ceusescu sfociano in una vera e propria guerra civile.
    Tante cose succederanno ancora nei mesi e negli anni seguenti, prima di poter dichiarare definitivamente chiusa l'avventura del comunismo europeo. Ma tutto cominciò lì, in quell'indimenticabile anno di lotta e libertà, chiuso da un
    grande concerto nella Berlino riunita che festeggia la ritrovata unità e la speranza in un futuro che si rivelerà poi meno semplice del previsto.

  • di Riccardo Gazzaniga

    Alla fine dell'estate 1989, il vento del cambiamento inizia a investire anche il paese dell’Est Europa più ostile alle aperture della Perestrojka di Gorbaciov: la DDR, governata da un regime liberticida come quello di Eric Hoenecker e sottoposta al rigido controllo di una polizia segreta spietata come la Stasi. L’onda cresce a partire dagli unici luoghi dove le persone possono riunirsi liberamente: le Chiese. Per tracimare nelle strade. Ogni lunedì, dalle messe che si celebrano a Lipsia partono manifestazioni contro il regime sempre più coraggiose, mentre a Berlino i ragazzi sfruttano la visita di Gorbaciov per contestare il Governo. Ma il paese, e l’Europa tutta, corrono un grande pericolo, quando Hoenecker ordina di usare qualsiasi mezzo necessario per fermare le proteste. E il capo della Stasi Erich Milke fa aprire le buste che da tempo aveva spedito ai suoi ufficiali e agenti per dare ordini circa il giorno in cui il regime dovrà schiacciare l’opposizione. Il giorno X. Di fronte al montare delle proteste pacifiche, Hoenecker perde però l’appoggio del partito e dell’apparato, che con un clamoroso colpo di scena sconfessano la sua linea e lo costringono alle dimissioni, sostituendolo col suo delfino, Egon Krenz. E mentre centinaia di migliaia di tedeschi dell’est continuano a fuggire nei paesi confinanti, con l’obiettivo di arrivare oltre cortina, per chi resta si apre la strada di un obiettivo che fino a pochi mesi prima sembrava irraggiungibile: abbattere, senza spargimenti di sangue, il muro che da decenni divide la Germania in due nazioni.

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  • di Riccardo Gazzaniga

    Estate 1989: nell’URSS di Gorbaciov che inizia ad aprirsi al mondo, il rocker dissidente Stas Namin realizza il suo sogno. Con l’aiuto dello spregiudicato manager americano Doc McGhee, che gestisce alcune delle band Hair Metal più popolari del periodo, Stas dà vita al primo festival rock della storia sovietica. Nonostante conflitti e cazzotti tra gli artisti coinvolti, e una serie di eccessi alcolici e stupefacenti che stridono con la presunta missione del festival di sensibilizzare i giovani sui rischi delle dipendenze, l’evento allo stadio Lenin, nel cuore di Mosca, è un successo: Skid Row, Scorpions, Motley Crue, Ozzy Osbourne e Bon Jovi scatenano la voglia di libertà di tantissimi ragazzi, finalmente liberi di cantare e ballare insieme ai loro idoli. In tutto questo il cantante degli Scorpions Klaus Meine trova l’ispirazione per scrivere la canzone che diventerà la colonna sonora del vento di cambiamento che sta travolgendo l’Europa dell’est, e che in Polonia porta in quello stesso Agosto alla creazione del primo governo democratico nei paesi oltre-cortina. Il vento soffia anche nelle Repubbliche Baltiche di Lettonia, Estonia e Lituania, dove due milioni di persone si tengono per mano formando una catena umana di 600 chilometri per chiedere l’indipendenza dall’Unione Sovietica.

  • di Riccardo Gazzaniga

    Nei primi mesi del 1989, in Russia, lo spirito riformista di Gorbaciov fa sognare i giovani sovietici che da anni lottano per un paese più libero. Fra questi c’è un rocker dissidente di nome Stas Namin, che sogna di portare le band hair-metal americane nella sua Mosca per un grande concerto di rock e libertà. Nel frattempo, in Polonia, Solidarnosc di Lech Walesa diventa un partito politico e trionfa alle prime elezioni democratiche del paese: un terremoto che fa tremare i confini degli altri stati del Patto di Varsavia, aprendo la frontiera tra Ungheria e Austria. Solo in un paese la transazione verso la libertà non si compie e viene, anzi soffocata nel sangue. Le proteste dei giovani cinesi che chiedono più diritti e libertà civili si scontrano con l’atteggiamento intranisgente e repressivo del regime ancora guidato, dietro le quinte, da Deng Xiaoping. In piazza Tienamen, si consuma così la più grande tragedia del 1989 e forse dell’intero decennio. Ai cinesi non resta cheportare una benda rossa ai concerti del rocker Cui Jan, che non si piega al regime. Perché la musica può essere anche questo, strumento di resistenza e libertà.

  • di Riccardo Gazzaniga

    Se sul finire degli anni '80 la cortina di ferro vacilla sempre più pesantemente, c’è invece un muro ancora solidamente in piedi, all’inizio del 1989. Ufficialmente si chiama Barriera di protezione antifascista, per tutti è e sarà per sempre il Muro di Berlino. Voluto dalla autorità della Germania Est, che a lungo avevano negato l'esistenza del progetto, e costruito a sorpresa in pochi giorni, nell'agosto del 1961, il muro taglia in due la città tedesca, separando famiglie, amici e colleghi. Ma la storia insegna che, quando ci sono recinzioni che dividono esseri umani dalla libertà o da altri esseri umani, ci sono anche inevitabili tentativi di superarle. Tentativi che, per 28 anni, dovranno però scontrarsi con il rigido apparato di sicurezza messo in piedi dalla DDR, guidato dalla terribile Stasi.

  • di Riccardo Gazzaniga

    All'alba del 1989, l'Europa è ancora un continente diviso in 2 dalla cortina di ferro che separa i paesi occidentali dal blocco comunista riunito nel Patto di Varsavia e sottoposto al rigido controllo dell'Unione Sovietica. Ma il vento di libertà ha già iniziato a soffiare: in particolare in Polonia, dove le proteste operaie contro il regime che dai primi anni '70 scuotono periodicamente il paese trovano un nuovo carismatico leader in Lech Walesa, fondatore del sindacato Solidarnosc. Sotto l'azione congiunta di Walesa e del suo connazionale Karol Woijtila, salito al soglio pontificio nel 1978, la Polonia diventa così la più dolorosa spina nel fianco del Patto di Varsavia. Ma nel frattempo nella stessa Unione Sovietica qualcosa è cambiato, da quando a guidare il paese c’è Michail Sergeevic Gorbaciov, l’uomo che ritiene necessaria un’apertura in politica interna e, soprattutto, in quella estera, riconoscendo il diritto all'autodeterminazione dei paesi satelliti. L’URSS stessa ha dimostrato tutta la sua debolezza prima con la tragedia di Chernobyl, poi quando un ragazzino tedesco, a bordo di un Cessna, ha beffato le difese aeree ed è atterrato nel cuore di Mosca. Intanto, alla fine del 1988 altri ragazzi tedeschi sono arrivati in Unione Sovietica. Gli Scorpions, per la prima volta, hanno portato nel paese qualcosa di mai visto che pure significa libertà: l’hard rock.

  • di Riccardo Gazzaniga

    La bufera di libertà che soffia sull'Europa nel 1989 arriva da lontano: inizia con la salita al soglio pontificio di Papa Wojtyla nel 1978, continua con l'azione di Lech Walesa in Polonia e deflagra grazie alle mosse di Mikhail Gorbachev in Russia. Nell'estate del 1989, due mesi prima della caduta del Muro, trova anche la più improbabile delle colonne sonore: un festival che per la prima volta porta il rock occidentale al di là della cortina di ferro. Si chiama Moscow Music Peace Festival, e per due giorni ospita dentro lo stadio Lenin esaurito Bon Jovi, Motley Crue, Ozzy Osbourne, Skid Row, Cinderella, Scorpions e molti altri: un evento che rappresenta per il blocco sovietico quello che Woodstock è stato per l'Occidente. E chissà che la fine dell’Unione Sovietica per come il mondo l’ha conosciuta non cominci proprio qui, mentre una rockstar americana taglia in due la folla dello Stadio Lenin e tutto il 1989.
    Inizia con questo prologo il nuovo viaggio di Riccardo Gazzaniga in quell'anno di ribellione, scontri, musica e libertà, dopo il quale nulla sarà più come prima.

  • Dal 27 giugno Riccardo Gazzaniga racconta il periodo storico che ruota intorno all'anno 1989 e ai suoi avvenimenti principali, punto di svolta nella storia europea e mondiale. Iscriviti per essere informato sull'uscita dei nuovi episodi