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Sono passati trent’anni dal 23 luglio 1993, l’ultimo giorno di vita di Raul Gardini. Che cosa è successo nel frattempo? E cosa resta di quel periodo, di quell’uomo? Nell’ultimo episodio di questa serie proviamo a raccontare l’eredità dell’imprenditore ravennate, partendo da un paio di oggetti: la macchina fotografica di Topolino, costruita in Mater-Bi, simbolo del Gardini visionario e innovatore, che già alla fine degli Anni 80 parlava di ecosostenibilità, impatto ambientale e biotecnologie applicate all’agricoltura. Poi un’agendina inglese, il taccuino da cui Raul non si separava mai, che svela alcuni segreti sul piano di ristrutturazione che avrebbe dovuto garantire la continuità della Ferruzzi Montedison oltre la seconda generazione e che, invece, rivela intenzioni monocratiche. «È stato questo progetto, non gli strascichi della vicenda Enimont, a segnare la rottura con la famiglia», rivela Carlo Sama, cognato di Raul Gardini e poi capo del Gruppo al suo posto.
L’eredità di Gardini è la parabola esemplare di un sognatore che, tuttavia, non riesce a levarsi di dosso fino alla fine l’etichetta di parvenu. L’eredità dei grandi sommovimenti di inizio Anni 90 è invece l’atto finale dell'impero Ferruzzi che, a meno di 15 anni dalla scomparsa del fondatore Serafino, viene smembrata e annichilita. Di quello che fu il secondo gruppo industriale italiano, e forse il primo in quanto a visione internazionale, è rimasto poco o nulla.
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Nel febbraio del 1990, a Padova, davanti ai dirigenti Enimont, Raul Gardini tiene il suo discorso più famoso. È il momento in cui pronuncia (o meglio, i giornalisti le sintetizzano così) le parole “La chimica sono io”, quelle che meglio rappresenteranno l’ultima fase della sua vita imprenditoriale. Da quel momento tutto sembra prendere velocità e scivolare lungo un piano sempre più inclinato: il rapporto impossibile con la politica per il controllo di Enimont, la turbolenta chiusura dell’avventura della joint venture, l’inizio della stagione di Mani Pulite, la tempesta che spazzerà via un’intera classe politica, il cerchio che si stringe intorno alla Ferruzzi.
Con l’aiuto delle testimonianze dei protagonisti di quel triennio 1990-1993 - dal giudice Piercamillo Davigo all’amministratore delegato di Montedison Carlo Sama - in questo episodio raccontiamo l’inizio e la fine dell’affare Enimont, il sorgere di Tangentopoli, il sistema di pagamento delle tangenti, ma anche l’inizio della fine dell’impero Gardini e il mistero del tesoro estero di Serafino Ferruzzi che venne dilapidato.
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Il primo, ancora una volta. Il Moro di Venezia, sintesi dell’eccellenza tecnologica, della volontà di stupire e anche del carattere di Raul Gardini, è la prima barca europea, nel 1992, a vincere la Louis Vuitton Cup, semifinale della più famosa gara velica del mondo, la Coppa America. Il Moro, che pure perderà in finale, sorprende il mondo. Sotto il sole di San Diego, Gardini incanta l’Italia, su cui, negli stessi giorni, si stanno addensando le nubi che porteranno alla tempesta di Tangentopoli. Nella vela come in tutte le sue passioni, Raul manifesta l’intera sua personalità, pregi e difetti compresi. Leadership e carisma, per perseguire la ricerca della vittoria, a ogni prezzo, visto che anche l’impresa del Moro lascerà un discreto buco finanziario in eredità alla Ferruzzi, da cui Gardini, peraltro, è già fuori da un anno. Grazie alle testimonianze del suo skipper Paul Cayard e di quanti lo hanno frequentato anche lontano dal ring degli affari, raccontiamo l’uomo oltre l’imprenditore, attraverso le sue passioni e le sue avventure personali.
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Il 10 dicembre 1979 Serafino Ferruzzi muore in un incidente aereo, in circostanze mai del tutto chiarite. Il suo aereo privato si chiama I-AIFA, dalle iniziali dei figli, Arturo, Idina, Franca e Alessandra. E proprio ai quattro figli va un’eredità colossale, secondo le quote già determinate dal patriarca. Serve però un leader, che porti avanti il sogno del fondatore e guidi un’azienda che sta crescendo a passo impetuoso verso nuove sfide. E proprio i figli indicano in Raul Gardini, marito di Idina, l’erede incaricato. 11 Giugno 1991: è il momento di un’altra successione, questa volta meno pacifica. Raul Gardini viene estromesso dall’azienda. Un “tradimento” secondo lui, una necessità secondo la famiglia, per salvare un’azienda sull’orlo del collasso, dopo i fasti della conquista di Montedison e le ferite lasciate dalla vicenda della fusione fallita tra la chimica pubblica di ENI e quella privata in Enimont. È un punto di non ritorno, raccontato dalle voci dei protagonisti e in particolare da chi prese il posto di Gardini alla guida del gruppo Ferruzzi, Carlo Sama, che consegna la sua verità a questo podcast e rivela scenari sconosciuti fino a oggi.
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Il 23 luglio 1993 l’Italia si sveglia con la notizia del suicidio di Raul Gardini. Improvvisa, inattesa, incomprensibile. Eppure, se si ricostruisce quello che è accaduto nei mesi precedenti, si scopre che la morte di Gardini è solo l’ultima mossa di un grande “effetto domino” in cui il tavolo di gioco è l’Italia intera: dal Palazzo di Giustizia di Milano alle sedi della politica romana, fino a piazza Affari e alle Borse europee e americane. Una storia, però, che parte e si chiude a Ravenna, la città di Gardini e del secondo gruppo industriale italiano per dimensioni e fatturato, il Gruppo Ferruzzi Montedison, al centro di una clamorosa vicenda di corruzione che diventerà il simbolo di Tangentopoli.
Testi di Carlo Annese ed Enrico Racca. Editing audio di Giulia Pacchiarini. Montaggio di Federico Caruso. Produzione di Carlo Annese.
L'illustrazione della cover è di Marco Campedelli.
L'audiolibro L'ultima notte di Raul Gardini, di Gianluca Barbera e letto da Riccardo Ricobello, è disponibile nelle app di audible, Storytel e nel sito ilnarratore.com.
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