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Andrea Piva
"La ragazza eterna"
Bompiani Editore
www.bompiani.it
Dal 5 al 7 luglio 2024, Bari ospiterà la quinta edizione di “Lungomare di Libri“, un evento culturale che trasforma il lungomare della città in una libreria a cielo aperto. Organizzato dal Comune di Bari in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino, l’evento coinvolge circa 25 librerie e oltre 30 editori pugliesi.
Andrea Piva, sarà ospite venerdì 5 luglio.
Renata è una fuoriclasse, una donna che indossa bellezza e intelligenza con la grazia di una farfalla tropicale: per questo, forse, Boccia si è sempre fatto una ragione che il loro amore non potesse assumere la forma della coppia borghese, e ha addirittura trovato il coraggio per partecipare al matrimonio di lei con un altro. Ma un giorno Renata suona alla porta del suo appartamento nel centro di Bari e gli rivela di aver ricevuto una diagnosi che non lascia speranza; il suo ritorno è una richiesta di aiuto. Secondo il suo stile imprevedibile, però, Renata sceglie la via della rimozione tuffandosi nella variopinta vita mondana barese, e tocca a Boccia – che è psichiatra e ha un alto sentimento della sua missione – fare i conti con l’ombra del male che li ha lambiti. È così che, insieme a un collega, comincia a pensare alla possibilità di sperimentare proprio con Renata una terapia illegale per la legge italiana ma della cui efficacia è molto convinto: quella psichedelica, che la comunità scientifica sta riscoprendo nelle sue potenzialità di cura della depressione, delle dipendenze e delle angosce più profonde tramite sostanze come la psilocibina, l’ayahuasca, l’lsd. Questo romanzo è un viaggio dentro la psiche umana, le sue sofferenze ma anche le sue possibilità di apertura, condivisione, generazione di nuovi universi. È un romanzo sociale che, nel raccontare la desacralizzazione della vita contemporanea, mette in scena la nostra commedia umana con irresistibile umorismo. Ed è una grande storia d’amore: quello di Boccia e Renata ma anche quello che ciascuno di noi può riscoprire per sé stesso e per i propri fantasmi, decidendo di aprirsi a un nuovo sentimento del tempo e dell’identità. Gli antichi greci intraprendevano il viaggio a Eleusi per essere iniziati ai misteri di Demetra, Persefone e Ade: i protagonisti di Andrea Piva portano fino a noi le ultime schegge della luminosa forza sprigionata da quei riti di morte e di rinascita.
Andrea Piva, nato a Salerno nel 1971, esordisce nel 2000 scrivendo LaCapaGira, film recitato interamente in dialetto barese e diretto dal fratello Alessandro. La pellicola riscuote grandissimo consenso e vince il David di Donatello, il Nastro d’argento e il Ciak d’oro per la migliore opera prima. Nel 2002 scrive, sempre per la regia del fratello, il film Mio cognato, e nel 2008 firma la sceneggiatura di Galantuomini, per la regia di Edoardo Winspeare. Nel 2009 collabora con il regista austriaco Thomas Woschitz alla scrittura di Universalove, premio Max Ophüls in Germania alla migliore opera prima.
Nel 2006 esordisce come narratore pubblicando da Einaudi il romanzo Apocalisse da camera.
Nel 2009 inizia la carriera di giocatore di poker professionista diventando in breve uno dei nomi di maggiore spicco della scena online internazionale.
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Francesco Carofiglio
"La stagione bella"
Garzanti Editore
www.garzanti.it
Dal 5 al 7 luglio 2024, Bari ospiterà la quinta edizione di “Lungomare di Libri“, un evento culturale che trasforma il lungomare della città in una libreria a cielo aperto. Organizzato dal Comune di Bari in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino, l’evento coinvolge circa 25 librerie e oltre 30 editori pugliesi.
Francesco Carofiglio, sarà ospite sabato 6 luglio.
Viola ha quarant’anni. Nuota, ogni giorno. Sin da quando era bambina. Decine di vasche avanti e indietro, mentre fuori, il mondo, sparisce. Le sue giornate sembrano muoversi nell’ipnosi leggera di un tempo fermo, e invecchiare non c’entra, c’entra la sua vita, quella che esiste, quella che non è mai esistita. Forse tutto è cominciato quando sua madre è andata via, troppo presto. O forse molto prima, Viola non può saperlo. Figlie uniche entrambe, orfane entrambe di un padre mai esistito. Strette da un legame felice e indistruttibile, per tutta la vita. Nella sua bottega, a Milano, Viola crea fragranze per una Maison francese. Dentro quella bottega riceve persone che grazie agli odori cercano, e a volte ritrovano, una strada perduta, curano la memoria ferita con l’olfatto. E mentre Viola compie l’operazione minuziosa del riordino nella casa della sua infanzia, succede qualcosa, tra gli odori di canfora e di lavanda. In un cassetto c’è una scatola, mai vista prima, ci sono lettere, fotografie e un nastro registrato di quando Barbara viveva a Parigi, prima che lei nascesse. Forse dentro quella scatola si nasconde un segreto. Il segreto di tutta la vita.
Con il suo stile inconfondibile, Francesco Carofiglio torna con un nuovo romanzo, magico, misterioso, che fa riflettere sulla vita, sulle scelte, sul dolore e sulla speranza. Una storia intima, intensa, dentro cui tuffarsi e perdersi. E alla fine, ritrovarsi.
Francesco Carofiglio è scrittore, architetto, illustratore e regista. Ha pubblicato con alcuni tra i più grandi gruppi editoriali, in Italia e all’estero. Tra i suoi numerosi romanzi L’estate del cane nero (Marsilio 2008), La casa nel bosco col fratello Gianrico (Rizzoli 2014), L’estate dell’incanto (premio selezione Bancarella 2020) e Le nostre vite (Piemme 2021
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Simonetta Cerrini
"Festival Internazionale dei Templari"
Dopo il successo delle precedenti edizioni, venerdì 5 e sabato 6 luglio torna l’innovativo Festival internazionale dei Templari' (5-6 luglio), diretto dalla storica e saggista Simonetta Cerrini e da Gian Piero Alloisio, drammaturgo e cantautore.
Ad Alessandria, nella suggestiva Piazza Santa Maria di Castello, i due mondi degli storici e degli artisti si comporranno in due serate-spettacolo (venerdì 5 luglio ore 21, Le sorores del Tempio e sabato 6 luglio ore 21, Maria e i Templari) volte a raccontare a un largo pubblico come i frati cavalieri più affascinanti del Medioevo incrociarono i volti delle donne.
Era possibile che un ordine già di per sé paradossale, che aveva rivoluzionato gli schemi medievali unendo in una sola persona il religioso e il combattente, il guerriero e il monaco, potesse accogliere al suo interno delle donne? E comunque, sono davvero esistite delle sorelle templari? Delle suore templari? Suore, consorelle, mogli, serve, amanti, sante e regine: qual era l’atteggiamento dei celebri frati-cavalieri verso le donne? A quali sante i Templari dedicavano le loro chiese, di quali sante conservavano le reliquie, quali sante pregavano?
Tra i relatori, oltre a Simonetta Cerrini, Maria Giuseppina Muzzarelli (Professore Alma Mater, già ordinario di Storia medievale all’Università di Bologna), studiosa di storia della cultura, della moda, del ruolo della donna nel Medioevo, e parte del comitato scientifico di Passato e Presente (RAI3); Valérie Alanièce, studiosa delle sorores Templi nella Champagne, promotrice e vice-segretaria della Templars Route European Federation; François Gilet, già proprietario della commenda templare di Avalleur; don Stefano Tessaglia (Università del Piemonte Orientale). Helen Nicholson, emerita dell’Università di Cardiff, tra i massimi studiosi dei Templari, sarà presente con alcuni interventi in video.
Tra gli artisti, oltre a Gian Piero Alloisio, Juan Carlos “Flaco” Biondini, storico chitarrista di Francesco Guccini, la cantante e pianista Elisabetta Gagliardi, Antonio Marangolo, arrangiatore di Paolo Conte e musicista di Francesco Guccini e il coro alessandrino Cor’Allievi. I ricostruttori della compagnia Mansio Templi Parmensis 1275 rappresenteranno momenti della vita dei Templari. Sarà presente anche l’associazione di rievocatori Custodes Viarum. Il poeta, cantautore e scrittore Francesco Guccini ricorderà Umberto Eco in un intervento in video.Sabato 6 luglio, Sala del Museo Civico di Palazzo Cuttica - ore 16.15: presentazione della Templars Route European Federation con Valérie Alanièce, François Gilet e Simonetta Cerrini; presentazione dei libri di Maria Giuseppina Muzzarelli, A capo coperto. Storie di donne e di veli (il Mulino 2016) e, con Luca Molà e Giorgio Riello, Tutte le perle del mondo. Storie di viaggi, scambi e magnifici ornamenti, (il Mulino 2023). In collegamento da remoto, la scrittrice, poetessa e drammaturga Dacia Maraini, autrice di Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza (Rizzoli, 2013).
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Giaime Maccioni
"All'universo non piace"
Manni Editori
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Una straniera in fuga compare improvvisamente a casa di un eremita. Un misantropo pedina, tra la folla di una spiaggia, una ragazza che gli ricorda il suo unico amore. Una giovane coppia entusiasta non riesce più a fare sesso a causa di un naso. Una moglie viene tradita durante il pranzo di Natale per un esperimento. Un marito muore due volte.
Congiunture che non trovano posto nelle caselle dell’universo. Per quanti sforzi facciano, i protagonisti di questi dodici racconti non riescono a sovvertire l’ordine delle cose. L’unica possibilità è provare ad accettare un senso cosmico di perdita o, addirittura, amarlo.
Giaime Maccioni
È nato nel 1975 a Roma, dove vive dopo alcuni anni passati in Sardegna, terra d’origine della sua famiglia.
Insegna nella scuola di scrittura “Come si scrive una grande storia” e lavora come editor e story editor per narrativa, cinema e serie tv.
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Marco Revelli
"Questa sinistra inspiegabile a mia figlia"
Dialogo immaginario con un'adolescente
Einaudi Editore
www.einaudi.it
Un dialogo immaginario con una figlia ipotetica. Trovarsi a discutere con un adolescente e provare a disinnescare un ordigno esplosivo sono esperienze non del tutto prive di affinità. Può quindi sembrare curioso che Marco Revelli scelga di svolgere questa sua riflessione sulla Sinistra in una forma tanto anomala, tra la conversazione pedagogica e il duello con un’interlocutrice agguerritissima che non fa sconti… In realtà, l’espediente si rivela efficace. Permette di intrecciare concetti generali ed esperienze di vita vissuta, gli ideali e i valori che hanno infiammato il secolo scorso e il romanzo di formazione della generazione che ha fatto il ’68 con tutto ciò che ne è seguito: il coacervo di impegno e musica, di libri e scioperi, di sogni di pace e di derive sanguinose. Quella stessa generazione di padri che per la Grande Delusione dell’esito attuale è oggi sotto accusa da parte dei propri figli. Infatti, nel ricordare quel periodo si presta subito il fianco a ritorsioni scomode (bene, bravo, ma quanto è durato?) e ad ancor piú scomodi rimproveri basati sulle evidenze dello sciagurato panorama odierno. Dalle lotte sindacali di ieri, al fianco degli operai, ecco che oggi bisogna fare i conti con forme di lavoro flessibili… quanto un cappio; dall’attesa del Sol dell’avvenire, si è passati ai cieli da incubo delle «ecoansie» (ma come avete osato?); dalla ricerca della propria strada in un coinvolgimento politico sentito come necessario, ci si ritrova davanti al sospettoso disinteresse per quella stessa politica ormai diffuso tra i giovani. Tutto vero. Ma è corretto sconfessarsi di fronte a una fi glia, oppure c’è una distinzione identitaria connessa alla Sinistra ancora e sempre valida che può (deve) esserle consegnata come un lascito? Reduce dall’estenuante e talora doloroso testa a testa, Revelli risponde con fierezza e speranza di sí: «Nonostante tutto… resta comunque, indelebile, ben piantata nella quotidianità caotica che viviamo, una differenza di fondo tra chi, fra noi, continua a soffrire e indignarsi alla vista delle diseguaglianze vecchie e nuove, e chi, dall’altra parte, vi convive distratto, o ne teorizza la naturale necessità. Chi le considera un’ingiustizia da rimuovere, e chi uno stato di fatto da conservare ». Non ci è dato sapere il nome della metaforica ragazzina che abita queste pagine, ma se anche fosse Coscienza Critica, su questa eredità avrebbe poco da obiettare.
Marco Revelli è nato a Cuneo nel 1947. Laureato in Giurisprudenza, ha insegnato Scienza della politica all'Università del Piemonte orientale. Fra le sue numerose pubblicazioni si ricordano, per Einaudi: Oltre il Novecento (2001), La politica perduta (2003), Poveri, noi (2010), Finale di partito (2013), Non ti riconosco (2016), Populismo 2.0 (2017), La politica senza politica (2019), Umano Inumano Postumano (2020), Questa Sinistra inspiegabile a mia figlia. Dialogo immaginario con un'adolescente (2024).
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Luca Gallesi
"Ezra Pound a Pisa"
Un poeta in prigione
Edizioni Ares
www.edizioniares.it
Questo libro ricostruisce le vicende che portarono Ezra Pound (1885-1972) alla reclusione prima in una gabbia di ferro a Pisa e poi, senza processo, alla detenzione per tredici anni in un manicomio criminale statunitense. Viene anche analizzato il contenuto dei Canti pisani, senza trascurare le vicissitudini legate al conferimento del prestigioso Premio Bollingen, vinto da Pound con questa opera nel 1949.
I Canti pisani – divenuti giustamente la sezione più famosa dell’opus magnum del poeta, i Cantos – sono l’esame di coscienza di un uomo che faceva sinceramente il punto sulle sue azioni, sapendo che a breve sarebbe potuto finire sulla forca, come stava succedendo ad altri intellettuali accusati di collaborazionismo.
Luca Gallesi (1961) collabora con le pagine culturali de “il Giornale” e “Avvenire”. Dirige una collana specializzata in economia per la casa editrice Mimesis e la collana Poundiana delle Edizioni Ares, in cui ha pubblicato Le origini del fascismo di Ezra Pound (2005) e I Cantos di Ezra Pound. Una guida (2022). Tra le altre opere, ha scritto un libro sull’economia nelle fiabe, C’era una volta l’economia (2012), tradotto anche in francese da Pierre-Guillaume de Roux, e un saggio sulle vite parallele di Ezra Pound e Gore Vidal, “Amo l’America, nonostante...” (Mimesis 2023).
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Michele De Beni, Claudio Girelli
"Perché insegno? Perche ci credo"
Un bravo insegnante fa la differenza
Città Nuova
www.cittanuova.it
Perché insegno? Una domanda che moltissimi insegnanti si fanno, una volta entrati nel mondo della scuola, e a cui spesso non riescono a dare una risposta illuminante.
Il nuovo libro di Michele De Beni e Claudio Girelli (Perché insegno? Perché ci credo – Un bravo insegnante fa la differenza – Città Nuova 2024) è quello di cui c’è bisogno per confermare, sostenere, aprire un mondo decisamente più rassicurante e soprattutto alternativo, rispetto al clima oscuro e soffocante che opprime i docenti in questi anni. Un testo che sprigiona gentilezza e autorevole saggezza.Vuoi fare l’insegnante? Ecco una raccolta avvincente di racconti esperienziali di uomini e donne che la scuola l’hanno scelta davvero e di pratiche e metodologie eccellenti per fare della tua vita, innanzitutto, e della tua professione di conseguenza, una sfida vincente, per te e per coloro che ti saranno affidati.
Sei un insegnante e di fronte a disistima, attacchi mediatici e personali, fatiche burocratiche inutili e pressioni psicologiche da burnout, ti chiedi “chi me l’ha fatto fare?”. Questo testo ti invita ad alzare lo sguardo nella direzione giusta e a tornare a entusiasmarti, a riprendere coraggio, perché qualcuno ce l’ha fatta e abbraccia questa sua professione come una grande opportunità, per se stesso e per gli altri.
«Il testo raccoglie l’appassionata testimonianza educativa e didattica dei docenti italiani inclusi tra i 50 finalisti del prestigioso premio internazionale “Global Teacher Prize” dal 2015 al 2023 e del “Global Teacher Award” del 2021 e 2022. Un libro scritto, quindi, da Insegnanti per Insegnanti e per quanti, genitori ed educatori per primi, hanno a cuore una scuola di qualità. In un mondo frenetico e disorientato come il nostro, un bravo insegnante, con la sua passione e competenza, può effettivamente fare la differenza e dare speranza al futuro delle giovani generazioni» (dalla Introduzione di Michele De Beni).
Allora appare chiaro che insegnare non è il solo obiettivo, ma è la vita che pulsa in ogni aula ad avere fame di educazione vera, intesa come incontro, attenzione, condivisione per costruire insieme un vissuto competente ma anche di solidarietà e di accoglienza.Bene introduce il professor De Beni, quando sottolinea che i saggi sono proposti da insegnanti di diversi ordini di scuola e di diverse discipline, ma che scorrono, come per uno straordinario viaggio, su un unico binario: «il diretto coinvolgimento degli studenti nel processo d’apprendimento, percorsi pratico-induttivi per la costruzione dei concetti, approcci finalizzati alla promozione dell’autonomia e della collaborazione tra pari, dell’autostima, della cittadinanza attiva, del senso di iniziativa e di imprenditorialità» (idem).
Gli insegnanti quindi in queste pagine si raccontano. La trama della loro vita, il loro essere donne e uomini di questa società, la scelta precisa di stare nella scuola, incrocia quella di studenti desiderosi di abbracciare e costruire percorsi affascinanti, per cui vale la pena di lavorare, ricercare, sperimentare, soffrire e condividere. Il “noi”, filtrato attraverso insegnanti attivi e consapevoli diventa ragione di futuro, gli errori delle opportunità, molti sogni diventano realtà e scelte di pace: le uniche risposte alla durezza di questi tempi.
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Vittorino Andreoli
"Lettera sull'amore"
(a tutte le età)
Solferino Libri
www.solferinolibri.it
Premio Hemingway 2024, Lignano Sabbiadoro
Sabato 29 giugno, ore 17:00
“Lettera sull’amore”
Incontro con Vittorino Andreoli
www.premiohemingway.it
Il premio Hemingway “Avventura del pensiero” va allo psichiatra Vittorino Andreoli per averci accompagnato con i suoi libri e i suoi interventi sui media, in modo critico, lucido e profondo attraverso i più urgenti problemi del mondo contemporaneo. Con un linguaggio diretto, ma sempre rigoroso e stratificato in una conoscenza amplissima, Andreoli è stato il testimone di un momento di malessere diffuso nel mondo contemporaneo, una sorta di intossicazione da io, e ci ha insegnato che l’unico io possibile è l’io fragile, che avverte i propri limiti e accorgendosene scopre di aver bisogno dell’altro. In un mondo dominato dal mito dell’uomo vincente, e da tanta fatica di vivere sommersa, abbiamo così scoperto che la vera gioia è passare dalla dimensione dell'”io” a quella del “noi”.
L’amore è un bisogno dell’uomo: un legame che mette insieme due persone facendo trovare a ognuno sicurezza nell’altro. La sorgente dell’amore si lega alla percezione del proprio limite, della fragilità umana. Non riguarda solo «lui» e «lei», esiste anche tra fratelli, tra padre e figlio, tra madre e figlio. C’è nell’adolescenza, diverso da quello che nasce nella vecchiaia. Domina la convinzione che l’amore appartenga alla magia, che sia promosso da «un colpo di fulmine», da «un’attrazione fatale», fino all’immagine di due mezze mele che per caso costituiscono, nell’unione, un frutto unico. Ma è una mitologia da superare.
Questa Lettera è rivolta a tutti, giovani e adulti, e mostra che un «vero» amore è una costruzione e richiede la verifica di condizioni che emergono dall’esperienza quotidiana. Non si riducono all’attrazione o alle emozioni di una «sera indimenticabile». Non basta un semplice contratto, ma occorre godere della condivisione e ancor più del compromesso, inteso come saper trasformare due idee diverse in un’unica visione: una risorsa sottovalutata ma necessaria, affinché la relazione d’amore disegni una storia esistenziale che gode del presente, ma senza dimenticare il futuro, come lo spazio dei desideri. Solo così si perpetua quella «forza straordinaria che è parte inestricabile dell’umano».
Vittorino Andreoli, studioso del cervello e psichiatra di fama internazionale, è stato direttore del dipartimento di Psichiatria di Verona-Soave ed è membro della New York Academy of Sciences.
È autore di numerosi libri di successo, tra cui, per Solferino, L’uomo col cervello in tasca (2019), Una certa età (2020), La famiglia digitale (2021), L’origine della coscienza (2021), Contaminazione (2022), Lettera a un vecchio (da parte di un vecchio) (2023), Insieme si vince (2023), La dittatura del denaro (2024).
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Maria Caterina Cicala
"La collezione Gurlitt"
Acquario Libri
www.acquariolibri.it
Disegni a matita e a china, litografie, acqueforti, acquarelli e dipinti a olio di grandi artisti, soprattutto del primo Novecento: Picasso, Renoir, Monet, Cézanne, Signac, Klee, Matisse, Heckel, Kirchner, Liebermann, Marc, Beckmann, Munch, Chagall, Nolde, Corinth, Schmidt- Rottluff, Dix, Grosz, Kokoschka, solo per fare qualche nome. Per Cornelius Gurlitt la collezione di famiglia è amore e angoscia, gioia e ricordo.
È la storia della sua famiglia e della vita precaria di grandi artisti in fuga dall’orrore nazista, dell’ambiguità del padre Hildebrand grazie al quale si sono salvati gli artisti che il Reich aveva catalogato come degenerati e di un segreto custodito troppo a lungo. Di come la collezione dei più grandi artisti del Novecento sia finita nelle sue mani, quelle di un personaggio minore che vive ai margini della società. Arrivato alla fine della vita, Cornelius si rende conto che alla sua collezione manca soltanto una cosa: un erede. Cicala segue le tracce della vera storia dei protagonisti, lasciando che l’immaginazione colmi i pezzi mancanti del disegno.
Maria Caterina Cicala vive a Napoli, ha insegnato Storia e Filosofia nei licei, nel 2000 ha pubblicato con Sellerio Per gioco e nel 2021 per Acquario Il teatro dei pappagalli.
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Maddalena Crepet
"Ci siamo traditi tutti"
Solferino Libri
www.solferinolibri.it
Lui fa l’operaio alla Breda, a Milano, e lo chiamano Husky per via dei suoi strani occhi chiari. Lei è la figlia di una famiglia romana benestante, la bella e spregiudicata Costanza. La loro prima vittima è Enea Cassini, un magistrato che indaga sull’Autonomia milanese: ucciso a sangue freddo con tre colpi di pistola. E in quel cupo inizio degli anni Settanta, per chi sceglie la lotta armata non c’è ritorno. Husky e Costanza, assieme a un manipolo di amici, sono usciti da Lotta Continua per fondare Prima Linea e sono decisi a punire o eliminare, con le loro operazioni, i «nemici del popolo». All’inizio è un’avventura che salda la loro relazione e i rapporti con gli altri compagni in un potente coagulo di passione e sangue, lealtà e missione. Poi cominciano le liti all’interno del gruppo e, con altre formazioni, la vita diventa clandestina, il pericolo si aggrava. Finché Husky capisce che non sta più combattendo per un ideale come credeva: l’unica cosa che gli interessa ormai è l’amore di Costanza.
E lei, invece, per cosa combatte?
Crepet fa rivivere con accuratezza una stagione di terrorismo, scontro politico, fermento sociale, accendendo uno sguardo partecipe anche sugli amori e i tradimenti, le speranze e gli orrori. Strappa la patina opaca del passato per indagare la verità di una gioventù tragicamente perduta eppure simile, negli slanci e nelle illusioni, a quella di ogni tempo. E restituisce la guerra civile italiana degli anni Settanta a tinte forti e inattese, come un’immagine restaurata che torna in vita per occhi nuovi e nuove riflessioni.
Maddalena Crepet si è laureata in Storia contemporanea con una tesi sul tentato omicidio del professor Sergio Lenci da parte della banda armata Prima Linea, avvenuto nel 1980. Ha frequentato il corso biennale Scrivere presso la Scuola Holden di Torino. Rientrata a Roma, lavora come ufficio stampa e consulente editoriale.
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Anna Lina Molteni
"Lo specchio verde"
I libri e le montagne di Giovanna Zangrandi
Prefazione di Giuseppe Mendicino
Monterosa Edizioni
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Lo specchio verde è un viaggio, anzi, come direbbe l’autrice, un vagabondaggio tra le parole e i luoghi di quella donna complessa e straordinaria che fu Giovanna Zangrandi: montanara per scelta, insegnante. partigiana, alpinista fortissima e rifugista, scrittrice di talento fino a oggi ingiustamente dimenticata. Il lavoro accurato e appassionato di Anna Lina Molteni approfondisce il contenuto delle opere di Zangrandi più conosciute e di quelle ormai quasi irrintracciabili, fruga in archivi che custodiscono lettere, diari, racconti e articoli inediti cercando di superare la frammentazione e a volte il “travestimento letterario”, nel quale la scrittrice mischia verità e finzione, realtà e fantasia, soprattutto quando intreccia la sua vicenda personale con la storia dei suoi anni, in particolare quelli della Resistenza veneta. Per conoscere Giovanna Zangrandi è però impossibile prescindere dai luoghi, in particolare le montagne del Cadore e d’Ampezzo. Da qui l’esigenza degli otto “vagabondaggi” di Anna Lina Molteni, scritti in prima persona e inseriti come un controcanto a distanza di più di mezzo secolo. Un modo per entrare in contatto diretto con la Zangrandi e le sue storie, con un contesto fatto di bellezza, libertà e tanta fatica.
Anna Lina Molteni ha scritto per le edizioni MonteRosa L’ombra dei walser (Finalista al Premio Mario Rigoni Stern nel 2022).
Dal 1992 a oggi ha pubblicato romanzi ambientati nel mondo della natura e degli animali e a sfondo storico-antropologico. È autrice delle biografie: L’astuccio delle ambre: un mistero ungherese, Equitare 2004 (con lo pseudonimo Egée Berta); Due donne una bandiera: Laura Solera Mantegazza e Adelaide Bono Cairoli (con Gianna Parri), Magazzeno Storico Verbanese (Premio Stresa Giuria dei critici nel 2014); Il walser dell’imperatore. Magazzeno Storico Verbanese (Premio Stresa Giuria dei critici e Finalista al Premio Mario Rigoni Stern, entrambi nel 2019).
È Socio Accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e vive Sarigo, sul lago Maggiore.
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Marco Musazzi
"Il tipografo di Vichy"
Solferino Libri
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Vichy, 1942. Dal pulpito della chiesa, padre Charles esorta i fedeli a segnalare alla gendarmeria gli ebrei apolidi, che devono essere allontanati per il bene del Paese. Constantin Millon, tipografo, torna a casa turbato: è davvero questa la cosa giusta? Gli amici al bistrot sono sicuri di sì: senza ebrei staranno tutti meglio, ci saranno più lavoro e più soldi per tutti e la Francia sarà restituita ai francesi. Ma Constantin, che pure non si è mai interessato di politica, comincia a provare un sottile disagio, che infine esplode in aperta discussione con la moglie Rose quando la loro amata figlia, Jeannine, rivela di avere una carissima amica ebrea, Ester. Può continuare a frequentarla? Rose non ha dubbi: certo che no. Ma il marito esita, la piccola crepa che si è aperta nella sua mente si allarga via via che arrivano voci sul trattamento riservato agli ebrei. Finché Jeannine sparisce e il sospetto che sia stata presa insieme a Ester in un rastrellamento, e deportata in Germania, diventa pian piano certezza. È ancora possibile salvarla? Ora Constantin, l’uomo incapace di slanci e che si definisce «un pezzo degli scacchi dal colore incerto, né bianco né nero, un pezzo fuori dal gioco», è stato toccato dalla Storia e non può più restare a guardare. Deve agire. E l’incontro con un vecchio prete dalla fede vacillante sarà determinante per il suo futuro.
La storia del tipografo Millon è la storia di una ricerca e di una presa di coscienza che sono il contrario dell’eroismo: improvvisate e riluttanti, piene di umanissimi dubbi. Ma proprio per questo è una storia avvincente e che parla a ogni tempo: perché magistralmente disegna le incertezze e le paure di tutti di fronte al Male, la tentazione della resa, le conseguenze del coraggio.
Marco Musazzi è nato in provincia di Milano nel 1963. Ha lavorato per più di trent’anni in diverse case editrici: Bruno Mondadori, il Saggiatore, Marco Tropea, De Agostini Publishing.
Ha pubblicato nel 2000 e nel 2011 per le Edizioni Dedalus due raccolte di poesie. “Il tipografo di Vichy” è il suo primo romanzo.
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Nora Venturini
"Una morte senza peso"
Una nuova indagine per Debora Camilli
Mondadori Editore
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È appena passato Capodanno, e Debora Camilli, la tassista più perspicace e simpatica di Roma, decide eroicamente di salire sulla bilancia - che spietata segna due chili in più. Basta, è giunta l'ora di mettersi a dieta. Nemmeno a farlo apposta, a metà di un turno fiacco e sfibrante sul suo taxi sale la dottoressa Longobardi, medico nutrizionista. Per Debora è la chiamata del destino. Ma c'è appena il tempo di un appuntamento e una visita che la Longobardi viene investita da un'auto fuori dal suo studio. Possibile che sia davvero un incidente? Debora ha più di un dubbio. Avvalendosi delle sue principali doti - grande intuito, spirito di iniziativa e bella faccia tosta - inizia a indagare. Come al solito, questo significa tornare a frequentare il commissario Edoardo Raggio, con tutti i pasticci di cuore del caso, ma anche con tutte le discussioni di lavoro, perché se le indagini ufficiali fin da subito si concentrano su un'unica pista, Debora scopre che un'altra persona avrebbe potuto trarre benefici dalla morte della dottoressa...
Nora Venturini è regista teatrale e sceneggiatrice. Ha esordito nella narrativa con L’ora di punta, prima indagine della tassista Debora Camilli (Mondadori, 2017, ora in Oscar), cui ha fatto seguito Lupo mangia cane (Mondadori, 2018). Nel 2019 è uscita la terza indagine di Debora Camilli, Buio in sala, e nel 2022 Paesaggio con ombre. La serie della tassista detective è stata pubblicata in Germania, in Spagna e in America Latina.
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Matteo Nucci
"Sognava i leoni"
L'eroismo fragile di Ernest Hemingway
Harper Collins
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Hemingway ha capito infine il ruolo decisivo della pietà umana. La pietà che ci unisce a tutti gli esseri che nella natura vivono e muoiono, la pietà che gli esseri umani possono dirsi fino a non dirsi più. La più grande altezza che ci è concessa durante la nostra breve vita.
Pescatore, cacciatore, bevitore, sempre in viaggio fra guerre, corride e matrimoni, Ernest Hemingway è ricordato per aspetti che ne hanno fatto un personaggio da copertina. Eppure, egli fu innanzitutto scrittore. Anzi, il più influente scrittore del Novecento, per larghi tratti il più amato, sicuramente il più imitato.
Matteo Nucci decide di liberare il campo dai falsi miti e partendo dalle opere, prima ancora che dalla vita, ce ne offre un ritratto nuovo e decisivo. Quello di un uomo tormentato, sempre in lotta con la morte sfiorata in Italia durante la Grande Guerra, e soprattutto scrittore straordinario, ossessionato dallo stile e ancor più dalla ricerca della verità profonda, che non coincide mai col mero resoconto dei fatti realmente accaduti.
Nucci rilegge Hemingway con i suoi occhi di autore, oltre che di amante della letteratura più antica. Omero e Platone entrano in scena per aiutarci a gettare nuova luce su alcune delle teorie più celebri e fraintese dello scrittore, come quella secondo cui la vera letteratura è un iceberg, una montagna di cui si vede solo la punta, e che resta quasi interamente nascosta dalle profondità marine, o come l’espressione, meravigliosa, “grace under pressure”, “grazia sotto pressione”. Perché, nella sfida costante al mondo, alla pagina e soprattutto a sé stesso, Hemingway cercò di non perdere mai la grazia. Quella stessa grazia che pervade i suoi libri, raccontando la semplicità, la fragilità e la pietà di eroi indimenticabili. L’immagine con cui chiudiamo il libro finirà per sorprenderci. Ci troveremo davanti a uno scrittore che si è avviato verso le vette mistiche dell’amore assoluto. Uno scrittore che ci chiede infine di fare i conti con noi stessi.
Sognava i leoni è un libro importante e rivelatore su Hemingway e sulla scrittura in generale. Un libro indispensabile per chi crede che letteratura e vita siano inesorabilmente e inestricabilmente intrecciate.
Matteo Nucci nato a Roma nel 1970. Ha pubblicato con Ponte alle Grazie i romanzi Sono comuni le cose degli amici (2009, finalista al Premio Strega), Il toro non sbaglia mai (2011), È giusto obbedire alla notte (2017, finalista al Premio Strega) e il saggio narrativo L’abisso di Eros (2018). Per Einaudi sono usciti una nuova edizione del Simposio di Platone (2009) e i saggi narrativi Le lacrime degli eroi (2013) e Achille e Odisseo. La ferocia e l’inganno (2020). I suoi racconti sono apparsi in riviste e antologie. Collabora con il Venerdì di Repubblica e l’Espresso.
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Aldo Canestrari
"Premio Ostana"
www.premioostana.it
Sabato 29 giugno 2024, ore 17:15
Sono affetto da un virus letterario, la mia lingua è il mio rifugio
Conversazione con Firat Cewerî, Premio Internazionale
A cura di: Aldo Canestrari
lingua curda
Firat Cewerî riceve il Premio Internazionale 2024 per il suo impegno e la sua determinazione a promuovere in tutta la sua ricchezza l’uso della sua lingua, il Kurdo, in particolare nella sua versione parlata in Turchia, il Kurmanji.
In un contesto storico, culturale e politico, come quello curdo, in cui la difesa della propria lingua dal tentativo di annientarla da parte dei poteri dominanti costituisce un fattore fondamentale della salvaguardia della propria identità individuale e collettiva, Firat Cewerî ha dedicato alla propria lingua tutta la sua attività ed il suo impegno, scrivendo e pubblicando poesie, racconti e romanzi in curdo, occupandosi della traduzione in curdo della letteratura mondiale, e lavorando assiduamente alla promozione dell’editoria in lingua curda. I suoi libri sono stati tradotti in turco, svedese, persiano, arabo ed italiano.
È stata proprio la sua dedizione alla scrittura poetica in lingua curda ad indurlo ad abbandonare il proprio Paese: in quei tempi in Turchia era severamente proibito scrivere in curdo, mentre in Svezia si era formata una vivace comunità di intellettuali curdi in esilio. Ma anche dall’esilio Firat Cewerî non ha mai smesso di occuparsi della popolazione curda in Turchia, e ha sempre contribuito allo sviluppo della sua conoscenza della propria lingua e della propria letteratura.
Firat Cewerî è uno scrittore, editore e innovatore della moderna letteratura curda, nato nel 1959 nel Kurdistan turco, a Derik, distretto e municipalità in provincia di Mardin, il cui nome in curdo è: Dêrika Çiyayê Mazî (“Derik del Monte Mazi”, ovvero “Chiesa del monte Mazi”).
Ha iniziato a scrivere poesie in curdo già quando era adolescente, a 16 e 17 anni. All’inizio degli anni settanta si trasferì con la famiglia a Nişebin (Nusaybin), dove si unì presto al movimento rivoluzionario, fondò con alcuni suoi amici un’associazione culturale e negli anni sviluppò anche la sua scrittura in curdo.
Firat Cewerî lasciò il paese nel 1980 con l’obiettivo di scrivere liberamente e si stabilì in Svezia. Nello stesso anno pubblicò il suo primo libro e venne coinvolto nei movimenti e nelle attività letterarie curde. All’inizio degli anni Ottanta ha contribuito con i suoi scritti e racconti alle riviste curde di tutto il mondo. Ha iniziato a pubblicare la rivista Nudem (“Tempi Nuovi”) nel marzo 1992 e l’ha pubblicata per dieci anni senza interruzioni: Nudem ha svolto un ruolo importante nello sviluppo della letteratura curda ed ha incoraggiato molti nuovi scrittori.
Cewerî fondò la casa editrice Nûdem e pubblicò una speciale rivista di traduzione chiamata NÜDEM WERGER, dedicata esclusivamente alle traduzioni della letteratura mondiale in curdo. Ha riassemblato inoltre la rivista HAWAR, che è il fondamento della moderna letteratura curda, e l’ha pubblicata in due volumi.
I romanzi ed i racconti di Firat Cewerî sono stati tradotti in svedese, tedesco, italiano, arabo, turco, persiano e dialetto sorani (variante curda irachena) e inclusi in antologie tedesche, svedesi, arabe e turche, oltre ad essere letti dalla radio pubblica svedese.
Ha scritto finora cinque romanzi intitolati Late Payza, Ucciderò qualcuno (“Il Matto, la Prostituta e lo Scrittore”), Lehi, Maria era un angelo e Derza hile min, ed è seguito da vicino sia nel mondo letterario curdo che in quello turco.
Firat Cewerî è membro dell’Associazione degli scrittori svedesi dal 1987 ed è stato membro del consiglio del P.E.N. svedese (Poets, Essayists, Novelists), presidente del Comitato per l’esilio.
Nella primavera del 2023 è stato redattore ospite per la rivista svedese “PEN/Opp”: è una rivista online internazionale fondata nel 2011 dal P.E.N. svedese con l’obiettivo di dare spazio a scrittori e giornalisti a cui non è consentito pubblicare nei loro paesi d’origine. Oggi è una piattaforma unica per discutere di libertà di espressione, letteratura, cultura e politica da una prospettiva globale.
Nel 2018 Firat Cewerî ha ricevuto il premio dell’Accademia svedese per la traduzione della letteratura svedese. Nel 2020 gli è stato conferito il premio Penna d’Oro dal Ministro della Cultura del Kurdistan iracheno.
L’Accademia svedese ha assegnato a Firat Cewerî, insieme all’italiano Massimo Ciaravolo, il premio dell’Accademia svedese per l’introduzione della cultura svedese all’estero per l’anno 2023.
Firat Cewerî vive ancora in Svezia e lì continua la sua opera letteraria.
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Paolo Armelli
"Altricorpi"
Guida erotica all'amore queer contro tutti i pregiudizi
Blackie Edizioni
www.blackie-edizioni.it
Dating app, porno fai da te, crociate politiche in camera da letto: siamo circondati da immagini erotiche che diventano desideri che non sappiamo gestire, identità a cui non sappiamo dare un nome. Capita a tutti, tutti i giorni. Non ne è esente la comunità LGBTQIA+, pur da sempre all’avanguardia nel processo di liberazione degli stili di vita. Riappropriandosi di parole, storie e pratiche erotiche, Altricorpi vuole fare chiarezza sulla multiforme sessualità queer. Ma è anche un invito a ribellarsi al sesso come ci viene proposto e imposto. In questo libro incontreremo pionieri dei diritti e «gay cattivi», lesbiche seducenti e altre escludenti, persone transgender che lottano per i propri spazi, bisessuali mai del tutto accettati, non-binary alla ricerca di nuovi linguaggi, asessuali fieri e intersessuali dimenticati. Incontreremo noi stessi, con le nostre infinite molteplicità.
Perché è giunto il momento di guardarci allo specchio, e riscoprirci finalmente un po’ più liberi.
Paolo Armelli è nato ad Arzignano, in provincia di Vicenza, nel 1988. Ha studiato traduzione letteraria, e non ha mai tradotto una pagina in vita sua.
Ha sempre saputo di voler scrivere, perciò ha sempre saputo che non avrebbe mai visto un contratto a tempo indeterminato. Fin da bambino lo hanno attirato le storie, le dive, il cioccolato e i lavori che non sembrano seri ma lo sono eccome.
Oggi scrive di libri, serie tv, spettacolo, costume e società per riviste come Wired, Vogue, Vanity Fair, Donna Moderna, Link e altre.
Nel 2020 ha cofondato QUiD Media, una piattaforma di informazione e cultura Lgbtq+ che è un profilo Instagram, una newsletter e un podcast, e dallo stesso anno è codirettore artistico del MiX Festival Internazionale di Cinema Lgbtq+ e Cultura queer. Il suo primo libro è L’arte di essere Raffaella Carrà (2022).
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Ilaria Cazziol
"Destinazione viaggio"
Per cambiare vita e trovare sé stessi
Rizzoli Editore
www.rizzolilibri.it
Passaggi Festival, Fano
Giovedì 27 giugno 2024, ore 09:30
Ilaria Cazziol conversa con Ilaria Triggiani
www.passaggifestival.it
Non iniziare a viaggiare, davvero, non farlo mai. Faresti l’errore più bello della tua vita.
Cambiare vita e partire per un viaggio solo andata: un sogno per molti, a cui è facile applicare l’etichetta “Impossibile”. E se non lo fosse? E se esistesse un percorso, una guida, una mappa? Un modo per scoprire quando è il momento giusto, come calcolare il budget, cosa mettere nello zaino, come mantenersi lavorando da qualsiasi angolo del mondo… Ma soprattutto per capire se fa davvero per noi. Le risposte sono racchiuse in queste pagine. Ilaria Cazziol, fondatrice del blog Viaggiosoloandata.it e nomade digitale, ci guida alla scoperta del potere trasformativo del viaggio “a lungo termine”. Partendo dalla sua esperienza personale, esplora le sfide e le opportunità della vita itinerante, affronta le paure che ci trattengono dal metterci in moto, spiega come prepararsi alla partenza, come gestire le finanze e come lavorare da nomadi digitali. Un viaggio tanto fisico quanto interiore, che celebra il minimalismo, la libertà e la scoperta di sé e del mondo. Con questo libro Ilaria condivide un racconto intimo del suo percorso e ci rivolge un invito a riconsiderare le possibilità che la vita può offrire quando si è pronti a uscire dalla nostra zona di comfort. Una guida sia pratica che ispirazionale, adatta non solo a chi desidera partire con un biglietto di sola andata in mano, ma anche a chi vuole rendere il viaggio uno strumento di cambiamento sostenibile, capace di portare a grandi e piccole rivoluzioni.
Ilaria Cazziol, content writer e fondatrice insieme a Marco Mignano del progetto Viaggiosoloandata.it, è una nomade digitale e appassionata esploratrice di stili di vita alternativi, temi su cui scrive anche per diverse testate online. Dal 2017 ha lasciato una normale esistenza d’ufficio per ricercare un modo di vivere più libero, viaggiando a lungo termine in tutto il mondo.
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Marco Ghezzo
"Premio Ostana"
www.premioostana.it
Sabato 29 giugno 2024, ore 14:30
Giovane poesia romanì: una scrittura per andare oltre la vergogna
Conversazione con Daniel Petrilă, Premio giovani
A cura di: Marco Ghezzo
lingua romanì
Motivazione Premio
La presenza della popolazione rom (originaria dell’India settentrionale e diffusa in Europa e in tutto il mondo negli ultimi 700 anni) ha generato le reazioni più contrastanti da parte dei gruppi autoctoni europei. Se da un lato nella letteratura i cosiddetti “zingari” (o tsiganes, gypsyes, gitane ecc) sono descritti come artisti prodigiosi dotati di un talento innato e trasmesso dal sangue, la realtà sociale vede i Rom come una popolazione segregata ai margini della società, portatori di innumerevoli stereotipi e pregiudizi, con limitate prospettive di realizzazione sociale e inserimento lavorativo. Questo è particolarmente evidente in Romania, dove i Rom fino al 1861 venivano acquistati insieme alle terre che lavoravano, una condizione di schiavitù simile alla “servitù della gleba” medievale.
Figure come Daniel Petrila sono una speranza per la popolazione rom.
La trasmissione della cultura e tradizione rom sono state da sempre legate all’oralità, ma recentemente, nel 1961, assistiamo alla nascita della lingua scritta, si ha una standardizzazione della lingua e con il tempo nascono eccellenti poeti e scrittori. Daniel Petrila è uno di questi e riceve il Premio Giovani del Premio Ostana dal momento che in soli trent’anni di vita ha pubblicato tanto nella sua lingua materna Romanes (rom) oltre che in romeno e spagnolo. In Romania è già una figura di riferimento nel mondo intellettuale rom, che sta fiorendo nonostante nella popolazione rom rimanga un elevato tasso di analfabetismo. La diffusione della scrittura rappresenta la speranza tangibile per colmare il gap socio-culturale e permettere a chi è Rom di accedere a migliori condizioni sociali: Daniel Petrila – insieme ad altri giovani artisti – sta facendo un lavoro inestimabile in questa direzione.
Daniel Samuel Petrilă (nato il 24 agosto 1993 a Salonta, contea di Bihor) è un poeta e traduttore romeno di origine rom. Si è laureato presso l’Universidad de Bucarest (Facoltà di lingue e letterature straniere) nelle sezioni di Lingua e Letteratura Rom e Lingua e Letteratura Romena e ha svolto il Master in Studi Letterari presso la Facoltà di lettere (Universidad di Bucarest). Nato da madre rom e padre romeno, Daniel vive la sua infanzia in una comunità rom tradizionale dove il romanes (lingua rom diffusa in tutto il mondo) è praticato quotidianamente.
A 19 anni ha iniziato a pubblicare poesie su “Adolescenţa Tini”, la rivista del Collegio Nazionale “Arany Janos” da Salonta. La prima pubblicazione bilingue (rom, romeno), fu Memorrie si infantería, Memorria e infantería, Ediciones Metropolis, Oradea 2017. Ha pubblicato anche il libro Am strigat- o pe mama de la capătul pământului (in italiano: “Ho gridato per mia madre dai confini della Terra”), Bucarest, Edizioni del Centro Nazionale per la Cultura dei Rom – Rromano Kher/Casa dei Rom, 2018.
Parallelamente all’attività poetica e letteraria, Daniel si occupa di linguistica e in particolare di linguistica rom, e la sua più importante pubblicazione in questo ambito risulta essere “Dicționar dialectal al limbii rromani,”, dizionario dialettale della lingua rom București: Editura Centrului Național de Cultură a Romilor, Romano Kher, 2019.
Nel 2022 ha pubblicato il volume di poesie Piedi d’argilla, Slatina, Casa Editrice Alana.
È stato redattore della rivista online “Literatura de azi”, (“Letteratura di oggi”).
Attualmente coordina la rivista online “Rromano Vak” (”Voce dei Rom”), dove ha organizzato il Concorso internazionale di creazione letteraria e traduzioni “Bronisława Wajs”. Daniel è oggi una voce importante e riconosciuta del giovane mondo intellettuale rom romeno.
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Marco Santambrogio
"Filosofia e Storia"
Viste da un filosofo parziale e pieno di pregiudizi
La nave di Teseo
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Passaggi Festival, Fano
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Giovedì 27 giugno 2024, ore 19:30 - Ex Chiesa di San Francesco, Fano
Marco Santambrogio con Armando Massarenti
“A scuola, a parte le discipline scientifiche, in realtà si studia solo la storia. Se avete fatto il classico vi sarete accorti di non aver studiato la letteratura italiana ma la storia della letteratura italiana. Lo stesso vale per la storia della letteratura latina e la storia della letteratura greca. Poi non avete studiato la filosofia ma la storia della filosofia (con lo stesso insegnante di storia). E non avete studiato né musica né arti visive, ma storia dell’arte. E naturalmente avete studiato storia − politica, militare, culturale, economica, sociale… C’è solo la storia. Nei licei diversi dal classico i programmi delle materie umanistiche sono ridotti, di poco o di molto, ma seguono gli stessi criteri generali, perché all’epoca in cui sono state stabilite le linee fondamentali dei programmi ministeriali il liceo classico era il modello di tutti gli altri. Ma come si dovrebbero studiare altrimenti le materie umanistiche? I programmi, che ancora si ispirano alla filosofia storicista, sono un grave ostacolo per quegli insegnanti intelligenti e innovatori che cercano di rendere la scuola un’esperienza entusiasmante per i loro allievi. In questo libro ho cercato di mostrare che l’impostazione storicista, con l’esagerata importanza attribuita alla storia e la parallela sottovalutazione del sapere tecnico e scientifico, impone agli studenti una dieta intellettuale monotona. Non li incoraggia a leggere i classici né a dedicarsi seriamente alle arti. Non insegna loro a scrivere. Soprattutto non insegna loro che cosa voglia dire, in teoria e in pratica, in filosofia come nella vita, prendere una posizione sulla base di argomenti, prove, ragioni, valutando i pro e i contro, ascoltando le ragioni degli altri.”
Marco Santambrogio ha insegnato Filosofia del linguaggio presso l’Università di Parma e l’Università San Raffaele di Milano. È socio fondatore della European Society for Analytic Philosophy (ESAP) e della Società Italiana di Filosofia Analitica (SIFA). Ha scritto numerosi contributi per riviste scientifiche italiane e internazionali. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo Chi ha paura del numero chiuso? Dialogo tra un professore e una studentessa sullo stato dell’università, la competizione e la giustizia sociale (1997), Manuale di scrittura (non creativa) (2006) e Il complotto contro il merito (2021).
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Loris Emanuel
"Visione: la cultura è innovazione?"
Nuovi Mondi Festival
Rittana, Roccasparvera, Valloriate, Moiola
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Innovare la montagna
incontri e confronti sul tema della rigenerazione dei territori marginali
Nuovi Mondi Festival torna per la sua 13ª edizione!
Un festival partecipato e diffuso che si svolge dal 25 giugno al 5 luglio e che quest’anno ha come motto: Il mondo è nostro.
All’interno del Festival si terranno una serie di incontri attorno al tema “Innovare la montagna. Incontri e confronti sul tema della rigenerazione dei territori marginali”. L’appuntamento, organizzato in stretta collaborazione con il Distretto Montagna Futura, vuole essere un seminario di confronto su esperienze di rigenerazione con un dialogo con le Fondazioni.
Giovedì 27 giugno dalle ore 15:00 alle ore 18:00 interverremo al primo incontro del festival: Visione: la cultura è innovazione?
La cultura è un motore essenziale per lo sviluppo delle aree interne, capace di unire le comunità, promuovere l’economia e guidare l’innovazione, mantenendo al contempo un legame con le radici e le tradizioni locali. Promuovere cultura nelle aree interne è un modo di costruire nuovi mondi?
Saluti: Giacomo Doglio, Silvia Bongiovanni, Uncem Piemonte
Introducono: Giampiero Lupatelli e Antonio De RossiIntervengono:Distretto Culturale Montagna Futura, Loris EmanuelAssesora Metromontagna di Cuneo, Sara TomatisComunità in rilievo, Fondazione CRC, Enea CesanaRadiS, Fondazione Arte Moderna e Contemporanea, CRTPercorsi spericolati, Fondazione Pittini, Marina PittiniInclusione e marginalità, Fondazione Time2, Chiara BasileInnovaree, Elena Jachia e Montagne in transizione, Matteo Barbato, Fondazione CariploFondazione Goria, Marco GoriaCreativity for Social Change, Moleskine Foundation, Tania GianesinL’appuntamento è al Centro Incontri di Rittana (CN), in piazza Galimberti 7.
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